Tipologie testuali e percorsi tematici
Educazione civica
Visione mentale
Compiti noti e non noti
Competenze non cognitive
Mappe
Logica Linguistica
LIBRO DIGITALE
Letture
Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
Letture Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI SCOPRI RICONOSCI Ritornare
a 6 Ai blocchi di partenza 8 Che cos’è la scuola? 10 La scuola è aperta a tutti CIVICA EDUCAZIONE 12 Tanti tipi di testo 14 IMMAGINI par ole e 16 Le informazioni a scuola 17 Le regole in cucina 18 Cronaca da un quotidiano 20 Vado in edicola 21 Riesco a convincerti? 22 Ce l’ho! Mi manca! 24 Il bullismo… si può smontare! CIVICA EDUCAZIONE 25 descrit tivo il testo UN TESTO DESCRITTIVO 26 Un vero caso clinico! TESTO DESCRITTIVO 28 Mrs. Granger 29 Che tipo sono 30 Micio Macio 31 Un paese della Cornovaglia 32 La spiaggia dietro la scogliera 33 E questa sarebbe la mia scuola? 34 L’Agriturismo Le Rose 35 MAPPA IL TESTO DESCRITTIVO 36 Nell’ufficio del preside 38 Le bugie hanno le vacanze corte! 39 narrati vo il testo UN TESTO NARRATIVO 40 Il racconto di Charlotte TESTO NARRATIVO 42 Non è colpa mia! 43 Una lucertola per amica 44 Il lupo e il riccio FUMETTO 46 Una notte difficile 47 MAPPA IL TESTO NARRATIVO 48 I Bislunghi e i Biscorti 50 Salviamo il pianeta dai rifiuti CIVICA EDUCAZIONE 51 Che cosa dice la nostra Costituzione? 52 fantasc ienza e INCONTRO TESTI CHE PARLANO DI INCONTRI 54 Un petalo di forsizia per Giulia 56 Minerva incontra Uma 58 Micio, micio, dove sei? 60 Incontro con un’autrice 61 Dopo l’incontro con l’autore 62 Il nuovo insegnante 64 Il robot selvatico GENERE FANTASCIENZA 66 Atterraggio su Sigma Sigma 68 Un amico robot 70 Ellico vec Bur 71 Successe una notte… INDICE CONTENUTI DIGITALI DEL VOLUME
SCUOLA
RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI SCOPRI 72 Parole dal futuro 74 I Girovaghi dello spazio 75 MAPPA IL RACCONTO DI FANTASCIENZA 76 Il nonno e il marziano 78 Un incontro ravvicinato 80 e BUGIE/VERITÀ giallo
VERITÀ
82 Giacomo di cristallo 84 Le bugie di Luca 86 I vestiti nuovi dell’imperatore 88 Le ho provate tutte! 90 Un famoso bugiardo 91 Un gatto: di carta o vero? 92 Le avventure di Sherlock Holmes GENERE GIALLO 94 Un misfatto in casa mia 96 I gioielli della regina 97 L’ispettore Bracco indaga 98 Ciccio e il ramo caduto 100 Storia poliziesca 101 MAPPA IL RACCONTO GIALLO 102 L’omino verde di via Pirandello 104 Il gattino, Internet e la verità CIVICA EDUCAZIONE 106 horr o r PAURA e TESTI CHE PARLANO DI PAURA 108 Il Saltapicchio Strizzabudella 110 Il bambino che aveva paura del buio 111 Il buio che aveva paura del bambino 112 Odio il martedì e il venerdì! 113 Perché Jassù impazzì 114 L’ultimo minuto 116 Paure utili 117 Vinci la tua paura 117 Vinci la tua paura 118 Squadra Cacciafantasmi e la pista di ghiaccio GENERE HORROR 120 È arrivato George 122 Terrore per Lord Dufferin 124 All’improvviso… sul treno 125 La casa sulla collina 126 Buonanotte, Zoe 127 MAPPA IL RACCONTO HORROR 128 La donna di neve 130 La virgola fa l’horror 132 umorismo e ALLEGRIA TESTI CHE PARLANO DI ALLEGRIA 134 Allegria e risate 136 Pig-pigiama 138 L’allegria è colorata 140 Mi diverto con i pidocchi 141 Che cosa porta l’allegria? 142 Un’allegra idea geniale INDICE
TESTI CHE PARLANO DI
E BUGIE
RICORDI
RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI 144 Odio la grammatica! Odio la matematica! GENERE UMORISTICO 146 Le mutande di pelo di Yeti 147 Nadir e Maristella 148 Cronaca di una divisione 149 Il Mattino ha l’oro in bocca 150 Chi dorme non piglia Pesci 151 Barzellette per bambini 152 Valentina non parla più 153 MAPPA IL RACCONTO UMORISTICO 154 La princi… 156 Istituisci il giorno del sorriso CIVICA EDUCAZIONE 158 e storia
UN TESTO CHE PARLA DI RICORDI 160 L’idea è venuta dal baule 162 Ricordo che da piccola… 163 Nonno, nonna! Vi ricordate? 164 Avevo una biglia 166 In gelateria 167 In colonia 168 Una vita da violino 169 Memoria 170 Mai più! GENERE STORICO 172 L’intervista impossibile 174 Ramtha alle terme 175 L’oro di Ramtha 176 E da quel giorno la vita cambiò 178 La conta degli avvoltoi 179 MAPPA IL RACCONTO STORICO 180 Achille e Patroclo 182 La macchina del tempo 184 e OPINIONI
TESTI CHE PARLANO DI OPINIONI DIVERSE 186 Bellissima… no, antipatica! 188 So-cia-liz-za-re 190 Lavoro o divertimento? 192 Così va il mondo 194 Opinioni 195 Il cavallo e i difetti altrui 196 Come cane e gatto TESTO ARGOMENTATIVO 198 Diamo a tutti la possibilità di giocare? 200 L’importanza del vuoto 201 Il mondo pieno di suoni 202 Elefanti in guerra: che decisione difficile! 203 MAPPA IL TESTO ARGOMENTATIVO 204 206 INDICE
argomentazioni
233
LE STAGIONI
234 Buongiorno autunno!
235 21 settembre GIORNATA
INTERNAZIONALE DELLA PACE
I bambini giocano alla guerra CIVICA EDUCAZIONE
236 Non fa ancora freddo, però…
238 Nevica!
239 24 gennaio GIORNATA
INTERNAZIONALE DELL’ISTRUZIONE Filastrocca delle buone maestre CIVICA EDUCAZIONE
240 Fa freddo, però…
242 Una strana lettera a Babbo Natale
244 È arrivata la primavera
245 7 aprile GIORNATA MONDIALE
DELLA SALUTE
Se mi ammalo CIVICA EDUCAZIONE
246 Festa di primavera
248 Estate
249 7 settembre GIORNATA
INTERNAZIONALE DELL’ARIA
PULITA E DEI CIELI BLU
La Terra si è sentita male CIVICA EDUCAZIONE
250 Estate nel campo di grano
251 Festa di Mezza Estate
VERSO LE PROVE INVALSI
252 PRIMA PROVA: Il mare di plastica
256 SECONDA PROVA: Obiettivo 14 •
Proteggere oceani e risorse marine
VERSO LA SECONDARIA
260 Che cosa mi dicono?
Per responsabilizzarmi •
Per tranquillizzarmi
262 Scuola Secondaria: primo giorno
SCOPRI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI 208 EMOZIONI
e TESTI CHE PARLANO DI EMOZIONI 210 Pit cambia casa 212 Dove porta la curiosità 214 Che cos’è la felicità? 215 Sono diverso? 216 Devo essere il primo 217 Litigare serve? 218 Rabbia e amore 220 Le felicità GENERE POETICO 222 LA POESIA DESCRIVE La tempesta 223 Addio
IL LINGUAGGIO DELLA POESIA La pioggia porta sandali d’argento • Autunno
Il cielo è • Ciao, luna 226 IL SUONO DELLA POESIA Viva la pioggia viva 227 Un ghepardo pien di rughe • Mi lavo le mani 228 LA PARAFRASI Davanti a San Guido 229 MAPPA IL TESTO POETICO 230 Magari 231 Perla d’argento 232 Macedonia di lettere
poe sia
224
225
INDICE
RitornareSCUOLA a
A settembre pensi di comprare: uno zainetto e qualche vestito. un sacco di articoli per la scuola. proprio niente. Aspetti le indicazioni dell’insegnante.
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Vista la tua capacità di organizzarti, hai già previsto (e comprato) tutto perché il tuo rientro a scuola si svolga nel migliore dei modi.
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SRitornare CUOLA a
Parapiglia Edizioni
CHE COS’È LA SCUOLA?
La maestra Miranda era arrabbiatissima. Dopo l’incidente, ci ha
– Il fatto è che Yuri non doveva portare l’hoverboard a scuola! Non doveva mettersi a correre nel corridoio! Non doveva investire la dirigente! La scuola non è una pista di pattinaggio.
Alla maestra non veniva la parola. A noi nemmeno.
Mi sono chiesta mentre in classe, per una volta, regnava un silenzio irreale. Ho girato lo sguardo intorno. Ho visto Bianca con i suoi quaderni bene allineati sul banco; Ilenia, con gli occhi paralizzati dal neon; Umberto che scavava nello zaino; Rodolfo che rappeggiava in silenzio; Gaia, con gli occhi umidi, e Yuri con l’espressione più triste che potesse improvvisare.
Eravamo fermi, dietro ai nostri banchi verde
In quell’aula dove poche cartine geografiche cercavano di allargare i confini dei muri.
E dietro la cattedra c’era la maestra Miranda, con la lavagna nera a quadretti a incorniciarle il viso. E la LIM spenta, in un angolo, ad aspettare
È il posto dove passiamo tutte le nostre giornate. Il posto dove stiamo insieme. Ci conosciamo, parliamo. Ascoltiamo. Il posto dove incontriamo personaggi che sono vissuti tanto tempo fa, ma in qualche modo sono ancora presenti. Sono tra noi. Il posto dove leggiamo storie, scopriamo emozioni scritte da altri. Dove cerchiamo di capire i segni con i quali comunichiamo,
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dove litighiamo con i numeri, li incaselliamo, li facciamo ruotare dentro imbuti di problemi che hanno sempre una soluzione.
La scuola è un MUSEO, una GROTTA, un OCEANO BIBLIOTECA, un LABORATORIO, una PALESTRA una SALA GIOCHI, un TEATRO. La scuola è il posto dove facciamo esperienza. Dove cresciamo un po’ di più. Tutti insieme, giorno per giorno.
La scuola è dove sbagliamo. Lo comprendiamo.
Ripariamo agli errori e ricominciamo. A fare tante cose.
E magari altri sbagli… – La scuola è il NOSTRO MONDO – ho detto alla maestra Miranda, sperando di aver trovato la parola giusta.
Lei mi ha guardato.
Sì, Linda. È un mondo. E noi ne facciamo parte. Non è meraviglioso?
Ora io non so se sia MERAVIGLIOSO o no appartenere al mondo della scuola. Ho dieci anni e non conosco tanti altri mondi. Ma sono stata felice di aver trovato una parola che illuminasse il viso della maestra Miranda.
– Ma ora – ha detto la maestra, – la sintassi ci chiama!
La sintassi? – ho ribattuto. – Non può aspettare?
esperienza.
La scuola è anche sbagliare, ma è superare le difficoltà, cercando di avere fiducia nelle proprie possibilità.
Pensa (non ti chiediamo di dirlo a voce alta): che cosa ti pesa della scuola?
Che cosa puoi fare per alleggerire questi momenti?
Che cosa ti piace della scuola? Questo, se vuoi, puoi dirlo a voce alta.
9 SRitornare CUOLA a
–
–
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Purtroppo non in tutte le parti del mondo i bambini e le bambine possono andare a scuola.
L’anno scorso hai appreso che cosa dice la Costituzione Italiana riguardo al diritto allo studio. Ora leggi che cosa afferma la Convenzione dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata nel 1989 da quasi tutti gli Stati del mondo.
ARTICOLO 28
Gli Stati riconoscono il diritto del fanciullo all’educazione. Rendono l’insegnamento primario obbligatorio e gratuito per tutti. Adottano misure per promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono della scuola.
Secondo te, che cosa significa:
• promuovere la regolarità della frequenza scolastica?
• promuovere la diminuzione del tasso di abbandono della scuola?
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RitornareUOLA a
– Aiuuuutooo! Mi servono scolari. Scolaaaariii! – piagnucolò Inkiostrik. Era un mostro di una specie che vive soprattutto nelle scuole. Durante l’anno scolastico, Inkiostrik era sempre grasso. Ma durante le vacanze se la passava davvero male.
Ursel Scheffler
e nuove tipologie testuali. Quali?
Fantascienza, giallo, horror, umoristico, storico, argomentativo, testi misti.
SRitornare CUOLA a
Le immagini
Da sempre, le immagini sono state un modo di comunicare attraverso segni, ai quali erano attribuiti significati particolari Anche i nostri lontanissimi antenati hanno utilizzato le immagini per narrare, prima ancora che lunghi racconti fatti di parole. Le immagini evocano, cioè richiamano nella nostra mente, situazioni reali, ma anche fantastiche; le immagini spiegano e chiariscono concetti. Le immagini comunicano un’idea o un’informazione in modo diretto e immediato.
14 IMMAG INI par ole e
Il testo misto
I diversi tipi di testo narrativo, informativo, descrittivo, argomentativo e poetico, nei libri scritti per le bambine e per i bambini, sono illustrati I testi per i più grandi, invece, generalmente sono continui, cioè non hanno illustrazioni. La pubblicità, la rivista, il giornale, l’album di figurine uniscono parole e immagini e, per questo, sono definiti testi misti o non continui
IMPERDIBILE!
Trovi testi misti nei libri che utilizzi tutti i giorni: il SUSSIDIARIO DELLE DISCIPLINE e il LIBRO DI LETTURA
. 15 CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
Le informazioni a scuola
Il primo testo misto che hai utilizzato per avere informazioni per conoscere, studiare e ripetere è stato il Sussidiario delle discipline, anche quello che hai utilizzato in classe prima.
Questa è la pagina di un Sussidiario, in cui trovi un testo informativo espositivo.
ANALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo espositivo
Osservando l’immagine, prima di leggere il testo, puoi intuire quale sarà l’argomento trattato?
Questo testo informativo ha una particolare struttura.
È un testo: continuo, perché utilizza solo parole. misto, perché utilizza parole e immagini.
Il testo è diviso in paragrafi. Circonda i titoletti dei due paragrafi.
I paragrafi servono per: suddividere ed evidenziare le informazioni. dividere le sequenze narrative da quelle informative.
16 IMMAGINI parole e
Le regole in cucina
Sicuramente tra le trasmissioni televisive più seguite ci sono quelle di cucina, in cui si indicano le regole per realizzare ricette. Ci sono anche i quiz televisivi, che hanno regole ben precise che chi partecipa deve rispettare.
BASTONCINI FATTI IN CASA
1 Per i bastoncini, mescolate tutti gli ingredienti e formate una palla. Lasciate riposare in frigo per un’ora.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo regolativo
Lo scopo di questo testo regolativo è: dare istruzioni per l’esecuzione di una ricetta. dare norme di comportamento.
Questo è un testo misto perché utilizza le immagini.
2 Stendete la pasta e, con le mani, formate dei bastoncini. Metteteli su una teglia ricoperta di carta da forno e fate cuocere per 10 minuti.
Le immagini servono per: decorare la pagina. visualizzare gli ingredienti e gli strumenti da utilizzare.
3 Con l’aiuto di una persona adulta, fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria e ricoprite i bastoncini, aiutandovi con un cucchiaio. Decorateli come più vi piace. Fate raffreddare in frigo prima di servire.
Decorare a scelta con praline, cocco grattugiato ecc.
La parte scritta serve per: raccontare un’esperienza reale. spiegare le fasi del procedimento.
IMMAGINI parole e 17
100 g di farina 1 uovo 20 g di zucchero 25 g di burro 1 ora in frigo
100 g di cioccolato
Forno a 180°C
Cronaca da un quotidiano
La cronaca è un particolare testo informativo espositivo che compare sui giornali e nelle riviste e che riporta notizie di attualità.
di Lucia Landoni (per LA REPUBBLICA)
Come in una favola di Esopo, a Santa Maria Hoè la gatta Dea salva cinque leprotti abbandonati
Che cosa ➜ What
C’era una volta la gatta della zia del sindaco che trovò nel bosco cinque leprotti infreddoliti e affamati. E li salvò. Sembra l’incipit di una canzone di Branduardi. O di una favola di Esopo.
Dove ➜ Where
E invece è accaduto a Santa Maria Hoè, paesino del Lecchese di duemila anime.
Chi ➜ Who
Tutto ha avuto inizio quando nei giorni scorsi la gatta Dea s’è imbattuta, nel bosco vicino a casa, in cinque leprotti abbandonati, senza genitori, inzuppati d’acqua, infreddoliti e affamati.
Quando ➜ When
Erano giornate di maltempo, temporali e tempeste di vento; forse i genitori erano scappati per ripararsi dalle grandinate lasciando la cucciolata al suo destino. Sarebbero andati incontro a morte certa se la gatta Dea non li avesse incontrati.
Come ➜ How
E, afferrandoli per la collottola, non li avesse trasportati sotto il balcone di casa della sua padrona. La donna, attirata dai loro gemiti, ha
18 IMMAGINI parole e
4 AGOSTO
subito chiesto aiuto al nipote sindaco. Sull’istinto da predatore del felino ha evidentemente prevalso quello materno. Questa storia a lieto fine è stata raccontata sui Social dal sindaco Efrem Brambilla: – Si è comportata amorevolmente con i leprotti, proprio come se fosse la loro mamma.
Perché ➜ Why – Non sappiamo con esattezza dove Dea li abbia trovati, dato che il nostro paese è circondato da prati e boschi – prosegue il sindaco. – Di sicuro però è intervenuta nel migliore dei modi e proprio al momento giusto, come mi hanno confermato i veterinari. Ha capito che da soli sotto la pioggia quei cuccioli non ce l’avrebbero fatta e così li ha portati al riparo, sotto un balcone, rimanendo accanto a loro fino a quando mia zia si è accorta della loro presenza.
Conclusione
Così, caricati in auto gli animali, il primo cittadino si è diretto al centro di recupero della fauna selvatica, dove questa storia ha avuto il suo lieto fine: – Tre dei piccoli – racconta Brambilla, – si sono già rimessi in forze, mentre gli altri due sono ancora in condizioni piuttosto critiche, ma i veterinari sono fiduciosi sulle loro possibilità di ripresa. Quando sono arrivati in clinica erano tutti gravemente denutriti, segno del fatto che molto probabilmente non avevano più la madre.
– Speriamo davvero di essere intervenuti in tempo –conclude il sindaco, – e che tutti i cuccioli superino indenni questa brutta avventura.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici dell’articolo di cronaca.
L’articolo di cronaca ha una particolare struttura La narrazione del fatto accaduto è basata sulle 5W + H.
• What? Che cosa?
• When? Quando?
• Where? Dove? ...............................................................
• Who? Chi?
• Why? Perché?
• How? Come?
Per ogni domanda, scrivi che cosa bisogna indicare. Scegli tra: il luogo, il tempo, di chi si parla, il fatto, le motivazioni/le cause, il modo in cui è avvenuto il fatto.
I fatti di cronaca sono raccontati in terza persona. Chi è l’autrice di questo articolo di cronaca?
Questo testo informativo è un testo misto perché ............................................................
19 IMMAGINI parole e
Vado in edicola
Le riviste sono giornali illustrati che vengono pubblicati a intervalli periodici regolari: settimanale, mensile, bimestrale… Le riviste possono occuparsi di argomenti diversi. Alcune trattano un solo argomento, altre spaziano nel mondo del sapere. Ci sono anche riviste per chi è giovane come te!
NALISI A
A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della rivista illustrata
Il testo di questo articolo di una rivista è messo sulla pagina, cioè impaginato, in modo particolare.
È un testo informativo?
Sì. No. Perché? ................................... ..............................................
Puoi considerare i tre box come: paragrafi. capitoli. sequenze narrative.
Questa particolare impaginazione, le immagini, le frecce, i fumetti invogliano a leggere?
Sì. No.
La storia di Earendel sembra un racconto fantasy!
ASTRO NEWS
Probabilmente è già scomparsa miliardi di anni fa, ma noi continuiamo a vederla: è Earendel, la stella più lontana finora mai identificata. Prima di essere raccolta da uno dei nostri telescopi, la sua luce ha viaggiato per 12,9 miliardi di anni! Ma se gli astronomi pensano sia scomparsa, allora perché la vediamo ancora giovane e luminosa? Proprio perché è lontana!
Più una stella è lontana, più tempo la luce impiega a consegnarci il suo ritratto. Pensa di farti un selfie e di spedirlo: la tua foto viene trasmessa dalla luce sotto forma di onde radio.
Queste onde rimbalzano su varie antenne sempre più vicine al cellulare, finché non si riceve la foto. Sulla Terra la ricezione è quasi istantanea, nello spazio, invece, non è così. Quando osserviamo la Stella Polare non la vediamo “in diretta”, ma vediamo la sua immagine trasportata dalla luce, che ha impiegato ben 325 anni per arrivare a noi: un “selfie” scattato nel 1697!
20 IMMAGINI parole e
da Focus Junior n. 221
a cura di Martina Tremenda
Ho visto la stella più lontana!
Riesco a convincerti?
A che cosa servono gli spot pubblicitari, i cookies sui computer o sui cellulari, ma anche i cartelloni per strada e le pubblicità sulle riviste o sui quotidiani? Sicuramente a informare, ma il loro scopo principale è “convincere”. Ci sono, però, pubblicità utili, che ci aiutano a riflettere e a modificare in meglio alcune nostre abitudini.
In vacanza
LA PLASTICA: TROPPO PREZIOSA PER DIVENTARE UN RIFIUTO.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici di questo testo misto
Questo testo misto vuole invitare a
L’immagine utilizzata ricorda la confezione di una ........................................
In questo modo si associa l’immagine della protezione della pelle alla protezione dell’
LIFE SKILLS
La pubblicità a volte può ingannare. Per questo è importante avere un pensiero critico, cioè essere capaci di capire se il messaggio ci aiuta a conoscere meglio un prodotto o semplicemente vuole convincerci a comprarlo.
21 IMMAGINI parole e
RICICLARE È UN ALTISSIMO FATTORE DI PROTEZIONE PER L’AMBIENTE
il RICICLO degli imballaggi in plastica vale DOPPIO.
parole e Ce l’ho! Mi manca!
Come sono belle le figurine e come è divertente raccoglierle! Quando fai la raccolta di figurine pensi a completare l’album e a scambiare i doppioni. Che emozione quando apri la bustina! Hai mai pensato a quante cose puoi imparare attraverso le figurine? Ecco un esempio di come un album ti fa incontrare e conoscere un famoso pittore.
Vincent van Gogh è stato un famoso pittore olandese apprezzato solo dopo la sua morte. I suoi quadri oggi hanno un valore inestimabile, nonostante fosse sconosciuto quando era in vita; l’unico a comprare le sue opere fu, infatti, il fratello Theo. Vincent realizzò 900 dipinti e più di 1000 disegni in soli 10 anni. Visse una vita umile, amava passeggiare nelle campagne e ritrarre il mondo che lo circondava. Spesso dipingeva di notte, indossando un cappello su cui incastrava delle candele.
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IMMAGINI
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Incolla queste figurine usando una colla “virtuale”. Per ognuna, scrivi il numero.
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A NALISI A
La siesta
Chiesa d’Auvers Autoritratto con il cappello di feltro
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo misto
L’album di figurine è un testo misto perché: mette insieme tante informazioni. utilizza parole e immagini.
In questo testo misto è facile capire qual è l’argomento?
Sì. No.
Ci sono le informazioni essenziali per capire chi era e che cosa faceva Vincent van Gogh?
Sì. No.
23 IMMAGINI parole e
Dino e Dina hanno assistito a un brutto episodio di bullismo
Il fatto che più li ha stupiti è che nessuno sia intervenuto in aiuto della vittima. Si sono accorti, però, che tutti e tutte non erano indifferenti, anzi erano molto dispiaciuti, ma non sapevano come intervenire.
Avevano paura? Temevano di peggiorare la situazione? Non hanno chiesto aiuto a una persona adulta per non fare la figura delle spie?
IL BULLISMO... SI PUÒ SMONTARE!
Osserva bene il manifesto e completa.
• Hanno disegnato la chiave inglese perché è l’attrezzo che ..........................
• La chiave inglese è retta da un bambino per indicare che
• La chiave inglese è alle spalle del bambino perché
Chi ha compiuto l’atto di bullismo è un “bullone”. Bullone non è un accrescitivo di bullo, ma è una parola che si presta bene a indicare qualcosa che può essere smontato!
24
BULLISMO? insieme si smonta facilmente!
IL
La fotografia è certamente il mezzo migliore per mostrare l’aspetto di una persona, di un animale, di un oggetto o di un paesaggio.
La fotografia, però, non ci fa sentire i profumi, i suoni...
Solo le PAROLE possono descrivere in modo esauriente ciò che i sensi percepiscono, ma anche il carattere, le abitudini, gli atteggiamenti
Ecco perché gli scrittori e le scrittrici inseriscono nei loro libri parti descrittive che possano farci “vedere” ciò che narrano, per aiutare la nostra immaginazione, per “farci entrare” nei racconti.
descrit tivo il test o
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CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
Il testo descrittivo
Il piacere di... ASCOLTARE
UN TESTO DESCRITTIVO
Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.
MIND FULNESS
L’incontro con un nuovo o una nuova insegnante molto spesso è motivo di ansia. Questo racconto ti invita a non fermarti alla prima impressione. Le persone, al di là di come appaiono, ci riservano spesso delle piacevoli sorprese.
Un vero caso clinico!
In classe regnava il silenzio. Morivamo tutti dalla voglia di vedere com’era la nostra nuova prof.
Improvvisamente si è aperta la porta ed è comparsa una vecchia signora, molto alta e magra. Portava uno strano cappello. Sembrava un cappello da strega. Il suo vestito, invece, con le streghe non c’entrava niente.
Era una specie di abito da sera fuori moda con nastri e pizzi, un tantino logoro ma ancora grazioso.
La nuova prof calzava degli anfibi di cuoio con una bella suola solida. Scarponi adatti a camminare nei boschi, scalare montagne… In ogni caso, non scarpe per andare a scuola.
La guardavamo con gli occhi fuori dalle orbite.
Tutti gli sguardi erano fissi su di lei. Si è avvicinata tranquillamente alla finestra.
Ha guardato fuori. Poi ha sorriso. La nuova prof aveva un bel sorriso.
Si è diretta alla cattedra e in quel momento mi sono resa conto che non aveva con sé né una borsa con i libri né altro. Tutti hanno trattenuto il fiato. Avremmo finalmente saputo se era fissata con l’Aritmetica o con la Grammatica.
Si è sistemata per bene l’orlo del vestito, poi ha sollevato con estrema delicatezza la larga tesa del cappello e l’ha appoggiato sul tavolo.
Ha fatto il giro della cattedra, poi ci si è seduta sopra. Si è schiarita la voce e ci ha sorriso. Eravamo come ipnotizzati.
– Buongiorno… – ha cominciato. Aveva una voce allegra e musicale, un po’ timida.
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Dominique Demers, SOS: nuova prof!, Einaudi Ragazzi
Per caso, avete voglia di fare… Matematica? – ci ha chiesto. Nessuno ha risposto. Eravamo tutti sbalorditi. Allora si è rivolta a Guillame.
– A lei, signore, andrebbe di cominciare la giornata con qualche divisione o preferirebbe un po’ di Geometria?
Guillame ha orrore di tutto ciò che assomiglia a un numero.
No… No, signora… Ehm… No, signorina. Ehm. Non mi andrebbe per niente.
La cosa più strana è che la nuova prof è sembrata entusiasta della risposta.
– Allora le piacerebbe affrontare l’analisi logica?
A quel punto è intervenuto Mario: – No. Qui tutti detestano l’analisi logica. Ci dà incredibilmente sui nervi…
La nuova prof gli ha rivolto un sorriso rapito. I suoi occhi scintillavano di gioia.
Davvero? Ah! Meglio così! A me fa lo stesso identico effetto. Queste sono state le esatte parole della nostra nuova prof. In quel momento, ho pensato che forse quella strana signora veniva da un altro pianeta.
LETTURA CRITICA
Ti è piaciuto questo racconto?
Ti è mai capitato di vivere una situazione simile a quella narrata?
CHE COSA SO?
Dopo aver ascoltato la lettura dell’insegnante, disegna la professoressa. Poi, dopo la lettura autonoma, controlla se hai inserito nel disegno tutti i particolari.
27 –
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A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo
Questa descrizione è oggettiva perché il narratore: inserisce commenti e sensazioni personali. non esprime giudizi o impressioni personali.
Sottolinea: in la descrizione dell’aspetto fisico; in la descrizione dell’abbigliamento; in la descrizione dell’atteggiamento nei confronti degli alunni; in la descrizione delle abitudini.
Andrew Clements, Drilla, Fabbri
Mrs. Granger
Mrs. Granger era l’insegnante di lingua nelle classi quinte.
Mrs. Granger viveva da sola in una bella casetta nella zona vecchia della città. Aveva una vecchia macchina azzurra che usava per venire a scuola tutte le mattine, con la pioggia e con il bel tempo, con la neve e la tormenta, con la grandine e il tornado. Vantava un irraggiungibile record di presenze che durava da più tempo di quanto si riuscisse a ricordare. Aveva i capelli quasi bianchi, tirati e raccolti dietro la testa in una cosa che assomigliava a un nido. A differenza di alcune insegnanti più giovani, non portava mai i pantaloni a scuola. Aveva due completi gonna e giacca, la divisa grigia e la divisa blu, che portava sempre con sotto una camicia bianca e con un piccolo cammeo al collo. Mrs. Granger era una di quelle persone che non sudano mai. Dovevano esserci almeno trenta gradi prima che si decidesse a togliersi la giacca. Era piccolina, per essere un’insegnante: in quinta c’erano dei ragazzi più alti di lei. Ma Mrs. Granger sembrava un gigante. Erano i suoi occhi a fare quell’effetto. Erano grigio scuro, e quando li accendeva al massimo riuscivano a farti sentire un granello di polvere.
Sapevano anche scintillare e ridere, e i bambini dicevano che era brava a scherzare, a volte. Ma non erano le sue battute a renderla celebre.
Tutti gli insegnanti di lingua del mondo si divertono a far usare il dizionario ai bambini.
Ma Mrs. Granger non si divertiva a far usare il dizionario. Lei amava il dizionario. Lo venerava quasi. Mrs. Granger aveva una collezione di trenta dizionari su uno scaffale in fondo alla classe.
28 descrit tivo il testo
Cristina Bellemo, Gioia Marchegiani, Tipi, Edizioni Gruppo Abele
Che tipo sono
Mi chiamo Luce.
E non ridete, è che questo era il nome di mia nonna. Ho le lentiggini, il berretto con la visiera e abito in un condominio: quarto piano, scala A, appartamento a destra, Condominio Giardini, periferia sud.
Per il lavoro di papà abbiamo dovuto trasferirci. Non ho ancora visto un bambino, in questo posto…
A me piacciono i tappi di bottiglie, i sassi e disegnare. Ho un quaderno, ci disegno tanto, raccolgo anche delle cose e le incollo. Di quaderni comunque ne ho già riempiti altri quattordici, stanno sulla mensola in camera mia. Se uno vuole li può guardare, ma non li ha guardati mai nessuno.
Odio quando mi chiamano Lucetta, perché mi sento un abat-jour.
Di solito alle ventitré e tre mi si spengono gli occhi, anche se vorrei tanto sapere cosa c’è nel buio.
Mi piacciono i calzini a righe, ma di più stare a piedi scalzi, dire quello che penso e nuotare come un pesce, anche se so solo lo stile rana.
Soprattutto mi piace scoprire le persone. Le loro scarpe, come camminano e come stanno fer me. Le voci, se urlano o sussurrano o stanno zitte.
Che cosa portano in mano, che cosa fanno quando partono. Come passano le giornate. Quando inciam pano o scappano. Se di notte suonano il violino (mi piacerebbe conoscere un violinista!). I disegni delle rughe sulle facce. Se tengono una lucina accesa, se perdono le chiavi. Se mettono i tacchi, amano i gatti o sono innamorate. Hanno la barba o la borsa o i baffi o il nervoso. Se sono distratte o gli tocca mangiare i broccoli bolliti (come me). Se guardano l’agenda o le stelle o sorridono.
Il mio condominio è come una città, solo in verticale. Dentro ci sono molti Tipi.
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.
Questa descrizione è: soggettiva. oggettiva.
La narratrice segue un preciso ordine di descrizione: aspetto fisico, abitudini, comportamento…?
Sì. No.
Segna con più X che cosa descrive l’autrice.
Le sue abitudini.
Che cosa le piace fare.
L’aspetto fisico in modo particolareggiato.
descrit tivo il testo
29
A NALISI A
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo
Un bambino ha fatto la descrizione del suo gatto tenendo presente i punti chiave di una descrizione. Sottolinea con colori differenti i punti chiave a cui ha fatto riferimento, poi rispondi.
Potresti utilizzare questi stessi punti chiave per descrivere una persona?
Sì. No.
Micio Macio
Nome: Gigi, ma anche Micio Macio, Micigno, Bambino Peloso, Bestiasa Cativasa, Signor Gigi (nelle occasioni importanti), Capelli (meglio parlare di peli): lisci, morbidi. Non è tigrato, ma ha un disegno simmetrico sulle due parti della schiena, come due grosse spirali nere e marrone dorato. Età: indefinibile. Quando è arrivato poteva avere pochi mesi, ma non si è mai saputo quanti. Per questo non si è mai riusciti a fargli una festa di compleanno come si deve. Occhi: decisamente gialli.
Segni particolari: una M in stampatello maiuscolo, proprio in mezzo agli occhi. E poi un dito della zampa posteriore destra completamente bianco.
Hobby: dormire sul calorifero oppure sul ripiano del soggiorno pieno di soprammobili oppure dentro la cesta della roba da stirare. Adora giocare con palline fatte con un foglio di alluminio accartocciato. Lui sta in porta.
Piatto preferito: i biscotti per i gatti e il rognone di maiale. Per prenderselo ha imparato ad aprire il frigorifero.
Animale preferito: non conosce animali oltre a se stesso e agli umani che lo accudiscono. Quindi è probabile che il suo animale preferito sia l’uomo. Siamo proprio sicuri che lui sappia di essere un gatto?
Sogno nel cassetto: poter dormire tutto il giorno nel cassetto della biancheria.
Linguaggio: “Mao-ao: perché mi avete lasciato qui da solo?”. “Miaaaaaa: allora, ti sbrighi a darmi la pappa?”.
Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri
30
il testo
descrit tivo
Un paese della Cornovaglia
Erano le tre del pomeriggio di un lunedì caldo e assolato di luglio.
L’aria limpida, profumata di fieno, era rinfrescata da una leggera brezza marina che soffiava da nord.
Dall’alto della collina ricoperta di folta vegetazione si vedeva la strada che serpeggiava lungo Carn Edvor. La campagna digradava dolcemente fino a raggiungere lontane scogliere, accarezzate dalla bianca schiuma delle onde che su di esse si infrangevano. Si vedevano i campi di un podere, chiuso da un filare di ginestra gialla, punteggiato da blocchi di granito grigio. Sembrava una coperta multicolore formata da dozzine di piccoli campi. Virginia pensò:
“È come una gonna scozzese”.
Virginia immaginò i terreni da pascolo come scampoli di velluto verde, l’oro verdeggiante del fieno appena tagliato come raso brillante, l’oro roseo del granoturco non ancora mietuto come una stoffa soffice di pelliccia, da toccare e accarezzare per sentire la sua morbidezza sotto le dita. C’era un grande silenzio. Ma quando chiuse gli occhi, i rumori del pomeriggio estivo si imposero alla sua attenzione uno per uno. Il dolce cantilenare del vento faceva ondeggiare la felce. Una macchina saliva per la lunga collina venendo dal paese. Virginia sentì quando l’autista cambiò marcia, accelerò e fece rombare il motore. Da più lontano giungeva il gradevole suono estivo delle mietitrici, come un ronzare di api.
L ESSICO L
Gli scampoli sono: ritagli di stoffa. particolari tipi di tessuto. particolari tipi di terreno.
Mietere significa: seminare il grano o altri cereali. tagliare il grano o altri cereali. irrigare un campo.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.
L’autrice per descrivere utilizza dati sensoriali, cioè quelli che percepisce attraverso i cinque sensi.
Sottolinea: in i dati uditivi; in i dati tattili; in i dati olfattivi.
L’autrice utilizza delle similitudini.
Sottolineane almeno tre.
31 descrit tivo il testo
Rosamunde Pilcher, La casa vuota, Arnoldo Mondadori Editore
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.
Nella descrizione delle diverse parti del paesaggio l’autore usa un ordine: spaziale. logico. temporale.
La descrizione va: dal particolare al generale. dal generale al particolare.
È una descrizione: oggettiva. soggettiva.
L ESSICO L
Qual è il colore vermiglio?
Pinin Carpi, Mauro e il leone nel grande mare, Vallardi
La spiaggia dietro la scogliera
La nave andò avanti. L’insenatura si incurvò e poco dopo la nave Orsa Bianca arrivò in un piccolo lago marino circondato dalle ripide pareti della scogliera. Però proprio davanti nella scogliera si apriva una grande scena che pareva il palcoscenico di un teatro. C’era una piccola spiaggia bianca di neve oltre la quale si alzava una larga collina che in alto era coperta da un fitto bosco di abeti, di larici e di cespugli nevosi.
Dove cominciavano gli alberi del bosco c’era una grande casa antica, una villa di pietra scura con un enorme cappuccio di neve. Sui muri, fra le colonnine delle finestre buie, intorno a piccole statue dentro nicchie profonde, si arrampicavano selve di edera scura intrisa di neve.
Dallo spesso cornicione scendevano lunghi ghiaccioli bianchi e, subito sotto, sporgeva una terrazza chiusa da grandi vetrate, insomma una veranda in cui s’intravedeva una lieve luce dorata.
Sotto la villa scendevano i sentieri di un giardino con tante aiuole fitte di cespugli e di alberelli grondanti di neve.
E ai due fianchi del giardino c’erano delle lunghe serre di vetro trasparente incappucciate di neve e illuminate da una leggera luce celeste.
Quelle serre, si vedeva bene anche da lontano, erano piene di fiori di colori densi, arancioni e turchini, violetti e bruni, gialli, blu, vermigli.
Il grande portone di legno della villa era scuro e aveva davanti una terrazza da cui, ai due lati, scendevano delle scale di pietra.
Sotto la terrazza c’era un tunnel da cui sgorgava, con una cascatella, un torrente che poi scendeva nel mare, passando sotto a vari ponti.
32 descrit tivo il testo
Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri
E questa sarebbe la mia scuola?
Oggi sono andato in paese. Una volta arrivati, la mamma ha avuto un’idea. – Sapete che cosa facciamo, visto che siamo qui? Andiamo a vedere la nuova scuola. Scuola? E chi se lo ricordava più, che a questo mondo ci sono anche le scuole, e soprattutto che bisogna andarci? E questa sarebbe la mia nuova scuola? È sicuramente una scuola: sopra c’è scritto Scuola Giovanni Pascoli.
Prima sorpresa: non è grigia, ma gialla. Seconda sorpresa: non è un cubone, ma sembra una casa. Al secondo piano c’è una finestra con il balconcino di ferro.
Terza sorpresa: niente parcheggino, intorno c’è un giardino.
Siamo entrati e c’era un grande silenzio. Per forza, sono tutti in vacanza. C’è un grande atrio, con una porta a vetri in fondo. Aprendola cigolava un po’. Dietro si vede il giardino. E poi ci sono quattro porte: I A, I B, II A, II B. Chissà quale sarà la mia classe.
Io provo a entrare in II B; ci sono tutti i banchi ammonticchiati in un angolo, il pavimento brilla, non ci sono cartacce in giro, le carte geografiche sono tutte arrotolate e appoggiate da una parte. Non ci sono i tendoni marroni come nella mia vecchia scuola, ma gli scuri come a casa nostra. Entra poca luce, c’è fresco. Non c’è quell’odore di gomme per cancellare, di matite, di chewing-gum e di pizza che c’è di solito in ogni classe che si rispetti. È strano vedere un’aula così deserta e ordinata, niente zaini per terra, nessuno che gioca a calcio con la palla fatta di fogli di quaderno dietro l’ultima fila di banchi, niente cataste di quaderni da correggere sulla cattedra. Mi fa venire in mente un vascello fantasma.
A NALISI A
RICONOSCI le sequenze descrittive all’interno di un racconto.
Le sequenze descrittive all’interno di un racconto permettono di porre attenzione su alcuni particolari e immaginare persone, animali, ambienti di cui si parla nel testo.
La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.
La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.
La sequenza in è: narrativa. descrittiva. riflessiva.
33 descrit tivo il testo
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.
“Il cane, alla prospettiva di… saltellando forsennatamente”. In questa frase l’autrice ha utilizzato: dati statici. dati dinamici.
L’autrice utilizza dati olfattivi e uditivi?
Sì. No.
Alla fine del testo ci sono altre parole che indicano dati dinamici.
Sottolineale in
Nel testo c’è una similitudine. Sottolineala in .
Gigliola Alvisi, Piccolissimo me, Piemme
L’Agriturismo Le Rose
Eccomi qui in auto con mamma e papà. Ci inerpichiamo per le curve strette di queste strade deserte e assolate, tra colline verdissime e campi di girasole in basso.
Poi finalmente l’indicazione “Agriturismo Le Rose” e ci immergiamo nella stretta galleria verde che è il sentiero dei nonni.
All’ultima curva papà suona il clacson per avvertire del nostro arrivo ed ecco la casa, i nonni che si affrettano al cancello e Nerone che scodinzola. Di questa casa mi piace tutto: i muri spessi che mantengono fresche le stanze, il pergolato di rose che fa da tetto profumato al grande tavolo dove si mangia quando ci sono gli ospiti, la mia camera affacciata sulla valle, la cucina che sa di buono, di frutta e delle torte che la nonna prepara ogni giorno. E Nerone, un cagnone simile a un terranova che, invece di abbaiare, borbotta come una caffettiera sul fuoco. E infine mi piace il silenzio, che è un silenzio speciale, rumoroso: il vento che muove le foglie, le api che ronzano, gli uccelli chiacchieroni, le cicale che si corteggiano, le rane che gracidano. Il cane, alla prospettiva di una passeggiata nei boschi, ha cominciato a girarmi intorno saltellando forsennatamente. È sempre stato un vero amico, ma da quando sono finalmente diventato più alto di lui gli voglio ancora più bene.
– Forza, Nerone, andiamo – e abbiamo preso la strada per le cascatelle.
Le vacanze dai nonni iniziano davvero solo quando mi levo le scarpe da ginnastica e immergo i piedi nell’acqua. La sento fresca, anzi fredda, freddissima.
Per Nerone è un segnale: si butta in acqua anche lui, salta, nuota, poi torna e, prima che riesca ad allontanarlo, si scuote spruzzandomi completamente.
34 descrit tivo il testo
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il TESTO DESCRITTIVO rappresenta con le parole immagini di oggetti, animali, persone e ambienti.
SCOPO
Rappresentare la realtà con le parole. “Far vedere” persone, animali, ambienti e sentimenti.
ELEMENTI
Dati oggettivi
Il narratore utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio, un’impressione (descrizione oggettiva).
Dati soggettivi
Il narratore accompagna la descrizione con le sue impressioni ed emozioni (descrizione soggettiva).
ISIONE MENTALE V V
Quando devi descrivere, pensa a quali similitudini puoi usare per rendere la tua descrizione efficace.
IL TESTO DESCRITTIVO
CONTENUTO
Descrizione di:
• paesaggi, sentimenti, oggetti;
• persone, animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…).
STRUTTURA
Descrizione della realtà percepita dai cinque sensi. Similitudini e paragoni. Dati dinamici: descrizione di un soggetto in movimento. Le frasi sono ricche di aggettivi qualificativi.
descrittivo Testo
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 26-37 35
Nell’ufficio del preside
La professoressa McGranitt bussò alla porta, che si aprì senza fare rumore.
La McGranitt disse a Harry di attendere e lo lasciò da solo. Il ragazzo si guardò intorno. Una cosa era certa: di tutte le stanze degli inse gnanti che gli era capitato di vedere fino a quel momento, lo studio di Silente era senza dubbio il più interessante.
Era una stanza circolare, grande e bella, piena di rumorini strani. Su alcuni tavoli dalle gambe lunghe e sottili, avvolti in nuvolette di fumo, erano posati molti curiosi strumenti d’argento. Le pareti erano ricoperte di ritratti di vecchi e vecchie presidi. C’era anche un’enorme scrivania con le zampe ad artiglio, e dietro, su uno scaffale, era poggiato un cappello da mago, vecchio e stracciato… il Cappello Parlante.
Il ragazzo esitò. In fondo, che male c’era se prendeva il cappello e se lo metteva in testa un’altra volta? Solo per accertarsi che lo avesse effettivamente assegnato al dormitorio giusto.
Prese il cappello dallo scaffale e cautamente se lo mise in testa. Poi una vocina gli disse: – Pulce nell’orecchio, eh, Harry Potter?
– Ehm, sì – mormorò lui. – Ehm… mi spiace disturbare… volevo chiedere…
– Ti chiedi se ti ho messo nel posto giusto? – disse il cappello. – Sì, devo ammetterlo... è stata una decisione particolarmente difficile. Ma rimango del mio parere: saresti stato benissimo tra i Serpeverde.
Il ragazzo si sentì mancare il respiro. Afferrò il cappello per la punta e se lo tolse. Quello gli si afflosciò tra le mani, sudicio e consunto. Lo rimise sullo scaffale, aveva la nausea.
– Guarda che ti sbagli – disse ad alta voce rivolto al cappello che ora, immobile e silenzioso, giaceva sullo scaffale. Harry arretrò di qualche passo tenendolo d’occhio. Poi un suono gutturale alle sue spalle lo costrinse a voltarsi.
Allora non era solo! Su un trespolo d’oro, dietro alla porta, stava appollaiato un uccello dall’aria decrepita, che assomigliava terribilmente a un tacchino spennacchiato. Harry lo fissò e quello gli restituì un’occhiata minacciosa,
36
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti,
VERIFICA
VERIFICA
continuando a fare il verso gutturale. Harry pensò che aveva un’aria molto malandata. Il suo sguardo era opaco, e mentre Harry lo fissava gli caddero un paio di penne dalla coda.
“Ci manca solo che l’uccello preferito di Silente decida di andare al creatore proprio mentre sono qui con lui, da solo” pensò il ragazzo.
A NALIZZO A
1 Questo è un testo: descrittivo. narrativo con sequenze descrittive.
2 Le sequenze descrittive riguardano: solo un ambiente. un ambiente e un animale.
C OMPRENDO C C C
1 Lo scopo delle sequenze descrittive è: solo far immaginare. far immaginare per suscitare emozioni.
2 In questo testo è presente una similitudine. Sottolineala.
ISIONE MENTALE V V
Utilizza le informazioni della descrizione. Individua e poi scrivi i tre particolari in base ai quali puoi dire che quella rappresentata non è la stanza in cui è entrato Harry.
OMPITO NON NOTO
In quale tra questi testi è più frequente trovare una descrizione oggettiva? Informativi. Poetici. Narrativi.
CHE COSA SO?
Ho analizzato le sequenze descrittive: bene. abbastanza bene. con incertezza.
COME STO?
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
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....................................................................................................................... 2 3 .......................................................................................................................
Ecco il primo gioco-quesito.
Tizio e Caia mostrano alla loro amica Sempronia la stessa cartolina. Ognuno dice che quello è il luogo in cui ha trascorso le vacanze. Sempronia, “logicamente”, si accorge che entrambi mentono.
SOLUZIONE: TIZIO MENTE PERCHÉ LA COSTA NON PRESENTA SPIAGGIA; CAIA MENTE PERCHÉ UNA NAVE NON PUÒ ENTRARE IN UN LAGO.
Il testo narrativo
Il testo narrativo racconta STORIE
REALISTICHE o FANTASTICHE con lo scopo di coinvolgere ed emozionare chi legge.
Ma l’effetto più straordinario che ha la lettura di un testo narrativo è… STIMOLARE LA FANTASIA, lasciare a chi legge la possibilità di sentirsi parte del racconto e partecipare alla vita dei personaggi.
Anche un film racconta… ma ti offre un piatto già pronto, con personaggi e ambienti già decisi.
Leggere e poter immaginare, invece, lascia libertà alle “celluline grigie” che ti permettono di andare oltre le parole.
narrati vo il test o
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CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
CODING
Per dare ritmo:
• rispetta le pause indicate dalla punteggiatura;
• cambia il tono della voce per mettere in risalto
Il racconto di Charlotte
Leggi il testo a voce alta. Segui le indicazioni del box “Coding”.
Dopo una settimana, sapevamo ancora ben poco sulla nostra nuova prof. Si faceva chiamare signorina Charlotte e veniva da un lontano villaggio nel nord del Québec. Questo, almeno, era quello che raccontava lei. Mario, però, sosteneva fossero tutte fandonie. Per lui la nuova prof era una spia. Quello che vivevamo in classe con la signorina Charlotte somigliava ben poco a ciò che si faceva di solito a scuola. E in materia di scuola, potevo dire di aver accumulato una certa esperienza. Mio padre e io avevamo cambiato città un sacco di volte. Di scuole, quindi, ne avevo frequentate
La signorina Charlotte doveva sicuramente avere delle capacità straordinarie o dei poteri misteriosi, ma nessuno
Dopo un lungo silenzio, in classe, la signorina Charlotte ha
Ed è stato molto più bello di qualunque cosa ci fossimo immaginati. Non avrei mai pensato che delle semplici parole
All’inizio, ci ha raccontato una storia di terrore. Per qualche minuto, la nostra aula è scomparsa.
Il piacere di... LEGGERE
UN TESTO NARRATIVO 40
Einaudi Ragazzi
l’ A r t e di... LEGGERE
Ci aggiravamo in un cimitero buio, popolato da morti viventi. Era una notte molto fredda, di temporale. I rami degli alberi, ricoperti di ghiaccio, oscillavano, tintinnando come le ossa di uno scheletro. Un fetore ripugnante aleggiava nell’aria. Erano i morti viventi che ci spiavano, acquattati nell’ombra. All’improvviso, una creatura diabolica ha fatto un balzo, atterrando a pochi metri da noi. Qualcuno ha gridato. Era un uomo-lupo che ci scrutava, anzi, ci divorava con gli occhi. Le terribili zanne scintillavano nella notte troppo scura.
Quando la prima storia è terminata, tremavamo dalla testa ai piedi. Erano lunghi brividi di paura.
Allora, la signorina Charlotte ha cambiato scena e ci ha portato in Oriente a “camminare” sotto il sole accecante del deserto. Sentivo i talloni battere sui fianchi del mio cammello, mentre lui avanzava verso l’infinito, con le grandi zampe che affondavano nella sabbia e sollevavano nuvole di polvere spazzate via da formidabili folate di vento.
Anche dopo che la signorina Charlotte ebbe finito di parlare, continuavo a sentire i granelli di sabbia fra le dita. A partire da quel pomeriggio, ogni singolo giorno la signorina Charlotte ci ha fatto ridere, piangere, gridare, viaggiare. Non sapevamo da dove venissero i suoi racconti. Quando ci ha portato in alto mare per ascoltare i canti delle balene, mi sono detta che anch’io avrei desiderato saper disegnare, con le parole, le onde nella testa della gente. E il giorno in cui i pirati hanno attaccato il nostro galeone, Mario mi ha confessato di aver sentito la fredda lama di una sciabola contro la guancia.
MIND FULNESS
Gli alunni e le alunne della signorina Charlotte, attraverso i racconti, sono stati trasportarti in mondi diversi e hanno addirittura provato sensazioni differenti. Rilassati e vivi anche tu la lettura come un piacere che ti porta in situazioni e mondi diversi.
41
RICONOSCI le caratteristiche del testo narrativo.
Il contenuto di questo testo narrativo è realistico. fantastico.
Individua gli elementi del testo.
Tempo:
Luogo: Personaggio principale:
Personaggio secondario:
Il narratore è: esterno (terza persona). interno (prima persona).
Ricorda la struttura di un testo narrativo, colorando la barra laterale in questo modo: introduzione, svolgimento, conclusione
Anne Fine, Sbagli sempre, Gatto Killer!, Edizioni Sonda
Non è colpa mia!
Quella sera, quando Ellie ha finito i compiti, si è messa al computer. Ho aspettato. E aspettato (scusate se sbadiglio).
E finalmente – era ora! – ho sentito la chiamata dalle scale: – Ellie, tesoro! La cena è pronta, scendi! – Ora devo andare, mio caro, carissimo Tuffy. Ma farai il bravo, vero?
Certo, Ellie! Sarò un angioletto. Non appena la porta si è chiusa alle sue spalle, sono zompato sulla scrivania e mi sono posizionato di fronte al suo portatile.
Statemi a sentire: non è facile schiacciare le lettere giuste quando non hai le dita. I cuscinetti delle zampe non si piegano. Sei costretto a picchiettare sulle cose. Quindi continuavo a premere i tasti sbagliati.
Sono stato un filino goffo. Volevo solo stampare una copia della foto della rana dorata. Giusto una, da mostrare alla mia banda di amici gatti. Ma non sono un esperto di computer, no?
Non capisco come mi possano incolpare di non aver notato quella finestrella piccola piccola sullo schermo in alto, con la domanda “Quante copie?”. Sono un gatto. Quindi perché mi sarei dovuto accorgere che l’ultima persona che aveva risposto a quella domanda aveva inserito nella casellinaina-ina non 1 copia, ma 31?
Non è colpa mia. È tutta colpa di Ellie.
La prima copia era venuta fuori. Stavo ancora fissando il foglio di carta, quando mi sono accorto che la stampante non aveva smesso di scoppiettare. Continuava a produrre copie. Non sapevo come fermarla. Avevo le zampe legate.
42
narrati vo il testo
A NALISI A
Una lucertola per amica
Sono arrivate le vacanze, Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. La mamma ha noleggiato un pulmino tutto per loro. È strano stare in un pulmino. Gabì ha l’impressione di essere in una casa con le ruote.
Il pulmino si ferma accanto a un ruscello. In riva al ruscello si può giocare nell’acqua, bagnarsi, ovviamente, e anche giocare nell’erba, cercare gli insetti, inseguire le farfalle, leggere un libro. La mamma di Gabì riesce a prendere una lucertola. La mette subito in una scatola che copre con un po’ di pellicola trasparente, mentre Gabì fa tanti buchi nel cartone per farla respirare e darle da mangiare.
Gabì vorrebbe addestrarla. Gabì porta la lucertola ovunque: è la sua nuova amica. Quando arriva il momento di ripartire, il papà dice a Gabì che deve liberare la lucertola. Lei vorrà stare con la sua famiglia.
Gabì va a prendere la scatola, ma la lucertola non c’è più; si è nascosta nel pulmino. Gabì trova la lucertola. La prende in mano, le accarezza un po’ il dorso, le parla, le dice che sono amiche, ma deve lasciarla libera di tornare dalla sua famiglia, perché lei e i suoi genitori stanno partendo. Appena la posa sul prato, la lucertola corre via velocissima.
Gabì guarda fuori dal finestrino in cerca della lucertola. Forse la sta salutando dal prato, ma lei non la vede… l’erba è un po’ troppo alta.
A NALISI A
RICONOSCI le caratteristiche del testo narrativo.
Il contenuto di questo testo narrativo è: realistico. fantastico.
Il narratore è: esterno (terza persona). interno (prima persona).
Questo testo narrativo può essere diviso in
Per ogni fatto, colora la sequenza a cui si riferisce: Gabì e i suoi genitori partono per il campeggio. Si fermano accanto a un ruscello.
La mamma di Gabì prende una lucertola.
Gabì diventa amica della lucertola.
Alla partenza il papà dice di liberare la lucertola.
Gabì trova la lucertola e la libera.
Le sequenze di questo testo sono: narrative. dialogiche. riflessive.
43
narrati vo il testo
Soledad Bravi, Viva la vita, Gabì, Babalibri
Il lupo e il riccio
Il lupo era lì, immobile. Da qualche giorno, il lupo stava seduto sopra le uova e le covava.
Un vecchio riccio dagli aculei brizzolati che andava a spasso tutto il giorno per il bosco lo incontrò.
– Scusi, ma lei è un lupo? – gli chiese tremebondo. – E che cosa sta facendo, se non sono importuno?
– Quello che vede.
– Ma io vedo che sta covando. Però, mi permetta, essendo un lupo…
– Essendo un lupo cosa?
– … non dovrebbe covare!
– E perché?
– Perché i lupi non covano!
– E chi l’ha detto?
Il riccio ci pensò su a lungo. Non era un vero e proprio pensatore. Nel passato lui di mestiere aveva fatto il gonfiatore di palloncini. Suo padre lo aveva educato con rigore e gli aveva ripetuto per anni:
– Scegli sempre la cosa più difficile, ragazzo mio!
Così, quando s’era trattato di decidere del suo futuro, aveva scelto di gonfiare palloncini. Che, per un riccio, è sicuramente il mestiere più difficile del mondo, avendo tutti quegli aculei che sembrano fatti per bucar palloncini.
Comunque il riccio ci pensò un bel po’, ma proprio non gli tornava che i lupi covassero: non l’aveva visto in nessun film, dunque non era realistico.
– Lei mi vuole dire che la realtà spesso contraddice i film?
44 narrati vo il testo
Paola Mastrocola, E se covano i lupi, Ugo Guanda Editore
Il lupo ci pensò bene. Non capiva che cosa c’entrassero i film, ma non voleva contraddire colui che gli pareva stesse per diventargli amico. Perché, a contraddirli subito, gli amici nuovi appena nati, poi si rischia di perderli.
– Scusi – s’intromise il riccio, – di questo passo combinerà una bella frittata! Lei è un lupo, signor Lupo, e i lupi sono pesanti…
– Se permette – continuò il riccio, – avrei un’idea… Si assentò per un certo tempo e tornò trascinando la sua personale, vecchia gonfiatrice di palloncini. Gonfiò una mezza dozzina di palloncini, poi li legò uno all’altro formando una specie di ciambella che sistemò attorno alle uova, e disse:
– Si accomodi, signor Lupo, adesso secondo me potrà covare tranquillo.
Il lupo si sedette sui palloncini e si sentì sollevato. Molto sollevato da terra. Stava comodo e, cosa ben più importante, non schiacciava le uova, le sfiorava soltanto, dando loro comunque quel tepore di cui avevano bisogno. Il grugno gli si aprì in un sorriso, ringraziò il riccio e i due divennero amici. Mai può nascere migliore amicizia che quando uno dei due è felice di rendersi utile all’altro, e l’altro è felice che qualcuno si renda utile a lui. Si presentarono, dunque, stringendosi la zampa:
– Piacere, Lupo – disse il lupo.
– Piacere, Richmond – disse il riccio.
A NALISI A
RICONOSCI la struttura del testo narrativo.
Le sequenze segnate con la barra sono: narrative. dialogiche. riflessive.
Le sequenze segnate con la barra sono: narrative. dialogiche. riflessive.
La sequenza segnata con la barra è un flashback, un particolare tipo di sequenza narrativa.
Il flashback indica qualcosa: avvenuto prima dei fatti narrati. avvenuto contemporaneamente ai fatti narrati, ma in un altro luogo. che deve ancora avvenire.
C C
OMPITO NON NOTO
Nei testi narrativi viene utilizzata anche l’anticipazione, chiamata flashforward. Secondo te, qual è la funzione narrativa dell’anticipazione? Raccontare un fatto che non potrà mai accadere. Raccontare un fatto che accadrà nel futuro per creare attesa e curiosità.
45 narrati vo il testo
l’ A r t e di... LEGGERE
Attraverso le immagini, la punteggiatura e le onomatopee, leggi questo fumetto, accentuando l’intonazione.
Una notte difficile
UH, OH, MI SEMBRA DI AVER VISTO UN TENTACOLO! MOSTRI!
PST… VENITE SOTTO IL LETTO, HO UN GIOCO PER VOI…
LI ABBIAMO FREGATI!
SOLO QUELLI SOTTO IL LETTO. APRIAMO ANCHE I CASSETTI PER FAR LUCE ANCHE LÌ!
ACCENDI LA LUCE, È UNA COSA CHE FA SPARIRE I MOSTRI! BUONA IDEA!
NESSUN MOSTRO CI DARÀ FASTIDIO, STANOTTE! ECCO FATTO! SPARITE, MOSTRI!
PERCHÉ LA LUCE È ACCESA? CHE COSA STATE FACENDO?!?
È L’UNA DI NOTTE E STATE BUTTANDO ALL’ARIA LA VOSTRA STANZA?! SE NON FILATE A LETTO AVRETE ALTRO DI CUI PREOCCUPARVI!
I MOSTRI, PAPI, POSSONO ESSERE DOVUNQUE.
CIÒ DI CUI ABBIAMO BISOGNO È UN MODO PER FAR SPARIRE LUI.
46
Franco Cosimo Panini Editore
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il TESTO NARRATIVO racconta fatti realistici o immaginari. Tutti i racconti sono testi narrativi.
SCOPO
Raccontare una storia e appassionare chi legge.
ELEMENTI
Personaggi, cioè coloro che agiscono nella storia:
• protagonista;
• personaggi principali;
• personaggi secondari
Tempo: determinato o indeterminato.
Luogo: reale o immaginario.
IL TESTO NARRATIVO
CONTENUTO
Il contenuto può essere:
• realistico;
• fantastico.
STRUTTURA
Introduzione, svolgimento e conclusione.
Il testo narrativo può essere scomposto in sequenze di diverso tipo:
• narrative;
• descrittive;
• dialogiche;
• riflessive.
L’ordine della narrazione può essere:
• cronologico;
Il narratore può essere:
• un narratore esterno che narra in terza persona;
• un narratore interno, il protagonista o uno dei personaggi, che narra in prima persona
• con flashback
o anticipazioni (flashforward).
NARRATORE narrati vo Testo QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 38-45 47
Annalisa Strada, I Bislunghi e i Biscorti,
I Bislunghi e i Biscorti
C’è sempre qualcuno che vive a fianco di qualcun altro.
A volte i vicini sono tipi molto diversi. A volte i vicini sono ben strani. Ad esempio i Bislunghi e i Biscorti abitavano in nazioni confinanti.
I Bislunghi erano molto molto alti.
I Biscorti erano di statura molto molto ridotta, Il presidente dei Bislunghi si chiamava GiovanniCamilloSergioMaria.
Il presidente dei Biscorti si chiamava Ugo e firmava i documenti solo con la “U”. A volte vivevano in pace e a volte litigavano.
Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra.
La famiglia Bocconcelliccini un giorno fece il bucato: aveva steso un pigiama all’aperto.
I pantaloni avevano gambe veramente luuuuuuunghe e a ogni folata di vento i calzoni si allungavano oltre il confine.
Una sola gamba riusciva a fare ombra su tutta la casa della famiglia Pù, che abitava lì accanto, ma nel territorio dei Biscorti.
Il signor Pù quel giorno era nervoso per il vento e si arrabbiò molto per l’invasione del bucato.
Il signor Pù prese a brontolare con la propria moglie.
La signora Pù si irritò moltissimo per il nervosismo del marito.
L’unica iniziativa che prese fu sgridare il figlio senza averne nessun motivo.
Offeso da quell’ingiustizia, il bambino si fece una scorpacciata di rabbia, ma, quando si guardò intorno, non trovò a portata di mano nessun altro su cui scaricarla.
Uscì, prese la sua fionda, ci mise una manciata di terra bagnata e la scagliò verso il pigiama. Il ragazzino era dotato di un’ottima mira. Il danno fu minimo: una macchiolina di terra. Il figlio dei signori Pù insistette in quel lancio per un paio d’ore.
La signora Bocconcelliccini uscì per controllare che i panni fossero asciutti.
Quando si accorse delle costellazioni di macchioline di terra, la donna bislunga lanciò un grido che fece tremare l’intero quartiere.
Mentre gli adulti analizzavano e commentavano il danno al pigiama, il figlio dei signori Bocconcelliccini andò a cercare la propria fionda e con un solo lancio coprì di fango dalla testa ai piedi il giovane Pù.
Scoppiò la guerra tra i Bislunghi e i Biscorti.
VERIFICA 48
VERIFICA
A NALIZZO A
1 Riconosci il contenuto
Questo racconto è: fantastico. realistico.
2 Riconosci il narratore.
Il narratore è: interno. esterno.
3 Riconosci gli elementi del testo.
Il tempo è
Il luogo in cui si svolge la vicenda è: il paese dei Biscorti. il paese dei Bislunghi. il confine tra i due paesi.
4 Riconosci la struttura.
Colora la barra per evidenziare introduzione, svolgimento, conclusione Nell’introduzione l’autrice presenta: i personaggi principali del racconto.
i Bislunghi e i Biscorti.
gli avvenimenti che hanno scatenato la guerra tra i due popoli.
C OMPRENDO C
1 Riconosci le informazioni esplicite.
Nel testo si legge “Il loro ultimo litigio fu così spettacolare che divenne una guerra”.
Il litigio fu causato da: il bucato dei signori Bocconcelliccini. l’ombra creata dalla gamba del pigiama. il vento.
La causa della guerra fu: una macchiolina sul bucato. le costellazioni di macchioline di terra sul bucato. la grande quantità di fango che coprì il giovane Pù.
2 Riconosci le informazioni implicite o inferenze
Per non far nascere il litigio sarebbe bastato che: non ci fosse vento.
il figlio dei Bocconcelliccini non avesse avuto la fionda.
CHE COSA SO?
Ho riconosciuto le caratteristiche di un testo narrativo:
bene. abbastanza bene. con incertezza.
Molto. Abbastanza. Poco.
49
CIVICA EDUCAZIONE
hanno visto troppi rifiuti abbandonati ovunque.
Hanno anche scoperto che sul pianeta Terra si sta cercando di insegnare il rispetto dell’ambiente
Gli umani sono ancora in tempo per fare qualcosa per non essere ricordati come i distruttori della loro splendida casa.
hanno visto che i bambini e le bambine si stanno impegnando salvare il pianeta, come i personaggi nel fumetto.
SALVIAMO IL PIANETA DAI RIFIUTI
QUALCUNO HA BUTTATO LA SPAZZATURA IN QUESTA BELLISSIMA RADURA
LE FUTURE CIVILTÀ SCOPRIRANNO DI NOI
PIÙ DI QUANTO VORREMMO FAR LORO SAPERE…
CHE ROBA, GLI ESSERI UMANI! SE NON STANNO BRUCIANDO RIFIUTI TOSSICI O COLLAUDANDO ARMI NUCLEARI, SONO IN GIRO A SPARGERE PATTUME!
50
Bill Watterson, Domenica è sempre domenica, Franco Cosimo Panini
ADESSO MI TOCCA PORTAR VIA QUESTA COSA SCHIFOSA!
CI SONO MOMENTI IN CUI SONO ORGOGLIOSO DI NON APPARTENERE ALLA SPECIE UMANA. ... SONO CON TE!
CHE COSA DICE LA NOSTRA COSTITUZIONE?
ARTICOLO 9
La Repubblica… tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.
Da gennaio 2022 i piatti, le posate, i bicchieri di plastica non possono più essere utilizzati. Però esistono ancora altri oggetti monouso inquinanti, per esempio le bottiglie. Che cosa ne pensi?
Che cosa ne pensi della proposta di abolire completamente gli oggetti di plastica monouso, cioè quelli che si gettano dopo l’uso?
........................................................................................................................................................................
Hai mai provato in un pranzo al sacco a utilizzare bottiglie che possono essere riempite di nuovo o piatti in materiale biodegradabile? Sì. No.
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Gli incontri
Puoi immaginare la tua vita senza “incontri”?
Pensa a quanti incontri hai fatto dalla tua nascita.
Ogni volta ti sei arricchito/a o hai cambiato qualcosa della tua vita, delle tue abitudini e delle tue conoscenze.
Sì, gli incontri sono sempre conoscenza, quindi non bisogna temerli.
fantasc ienza e INCONTRO
Il racconto di fantascienza
Che cos’è la fantascienza? L’incontro della fantasia con la Scienza.
La fantascienza ci aiuta a immaginare risposte a interrogativi che da sempre si pone l’umanità: siamo soli nell’Universo? La fantascienza è fatta di incontri tra terrestri e alieni. Incontri che a volte si tramutano in scontri.
I racconti di fantascienza narrano vicende immaginarie, fantastiche, in cui elementi di fantasia si fondano su conoscenze scientifiche e scoperte tecnologiche.
Quali sono gli ingredienti del genere fantascienza?
• Il contenuto narra di viaggi, esplorazioni, incontri con personaggi particolari: extraterrestri, cyborg, Intelligenze Artificiali…
• Sono ambientati quasi sempre in un tempo futuro, caratterizzato dal grande sviluppo della tecnologia.
IMPERDIBILE!
Per ritrovare in un libro un che cambia la vita a un robot, ti consigliamo: IL robot selvatico
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.
Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi
Un petalo di forsizia per Giulia
Uno degli appartamenti del quinto piano era rimasto sfitto per mesi. Poi, una mattina, erano arrivati gli addetti di una ditta di traslochi e una nuova famiglia aveva preso possesso dell’alloggio.
Il giorno dopo, il passero Serafino vide uscire sul balcone una bambina che si muoveva su una sedia a rotelle.
Volò subito da lei.
– Che bel benvenuto! – esclamò la bambina. – Ciao. Io mi chiamo Giulia e ho dieci anni.
– Perché sei seduta su questa sedia con le ruote?
– Perché non posso camminare.
– Dove abitavi prima?
– Nella frazione di Betlemme. Mio padre però ha trovato lavoro in città e questo alloggio è più comodo per tutti. Tu dove hai il tuo nido?
– Su quell’albero laggiù.
– Com’è bella la pianta di forsizia che sta vicino all’albero. Posso chiederti un favore?
– Che cosa vuoi?
– Mi porteresti uno dei suoi fiori gialli? Se non riesci a staccarne uno intero, mi basterebbe anche un solo petalo. Serafino non se lo fece ripetere. Quando fu sulla pianta, capì che non ce l’avrebbe fatta a cogliere un fiore intero. Allora afferrò delicatamente un petalo con il becco e tirò piano piano, fino a staccarlo.
Quindi volò dalla bambina.
– Grazie, sei stato molto gentile. Me ne servirò come segnalibro. Io leggo tanto. Però mi piace anche scrivere.
Soprattutto poesie, come questa:
Io cammino con i miei pensieri, galoppo con i sogni, volo con i miei desideri.
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l’ A r t e di... LEGGERE
Mi permetti di toccarti?
Serafino le saltò in grembo e Giulia cominciò ad accarezzargli le penne e le piume.
– Come sono morbide – disse, – e che meraviglia poter volare. Com’è il mondo visto dall’alto? Ordinato? Caotico?
Serafino non seppe che cosa rispondere.
– Tu puoi fare dei voli brevi, lo so. Quando ero in campagna, osservavo spesso i passeri e i loro guizzi. Voglio farti un’altra domanda. Sei già stato papà?
Hai avuto dei piccoli?
– Ancora no.
– Mi piace parlare con te. A scuola chiacchiero soprattutto con Iris: è la mia amica del cuore e la mia confidente migliore.
– Come vai a scuola?
– Viene a prendermi un pulmino. Lo faceva già prima. Perciò continuerò a frequentare la stessa scuola. Qualche volta Iris e io ci incontriamo anche al parco Mauriziano. Lo conosci?
– Sì.
– Allora possiamo vederci lì, qualche volta. Così ti faccio conoscere la mia amica. Ci andiamo per lo più il martedì e il giovedì pomeriggio, se il tempo è bello. Ti annoio a parlarti sempre di me?
– No. Ma adesso devo andare. Ho la pancia vuota e devo cercare da mangiare.
MIND FULNESS
Di fronte a persone diversamente abili, qualcuno non sa quale atteggiamento assumere.
Pensa al passero Serafino e, come lui, mantieni un atteggiamento tranquillo e di normale collaborazione.
55
L ESSICO L
Recriminare vuol dire: accusare qualcuno. dire una bugia. esprimere una lamentela.
Minerva incontra Uma
Mentre faceva colazione, Minerva si ritrovò davanti il gatto bianco e nero con un fazzoletto rosso legato dietro le orecchie.
– Sta’ tranquilla, zia; è solo Pallino, il gatto della vicina del primo piano, glielo riporto io.
Minerva uscì sul pianerottolo con il gatto in braccio e cominciò a osservare il fazzoletto rosso sapientemente legato dietro le orecchie.
– Chi ti ha messo questo in testa?
– Io! – la voce proveniva da uno scricciolo biondo che scendeva le scale in volata fermandosi a pochi centimetri da lei.
– Stavamo giocando ai pirati – tese le braccia piene di graffi e croste verso il gatto. – È fuggito proprio sul più bello dell’assalto!
Il monello, che le arrivava appena alle spalle, le tolse Pallino dalle braccia. Era vestito in modo trasandato, con i jeans strappati e la maglietta sporca, nella migliore delle ipotesi, di gelato al cioccolato.
– Grazie mille per avermelo trovato. Era sceso giù in strada?
– No, no, è solo entrato in casa mia – rispose Minerva indicando la porta del suo appartamento, ma non ebbe il tempo di finire che l’altro proruppe in un urlo stile coyote e prese a saltare da un piede all’altro.
– Allora sei la figlia della De Floris! Speravo tanto che ci fossero altri bambini. Nel palazzo sono tutti grandi.
Minerva stava per recriminare sul fatto che anche lei era grande rispetto a lui, ma non ne ebbe il tempo perché il ragazzino
C C
OMPITO NON NOTO
Chi sta giocando a cricket?
56
Laura Venuti, Operazione scacciafrottole, Edizioni Mesogea
si caricò Pallino sotto un braccio e con l’altro la trascinò letteralmente su per le scale.
– Vieni, ti mostro camera mia. Ti piace il cricket?
Minerva scosse la testa dicendo: – Non so giocare.
– Non ti preoccupare, ti insegno io – la rassicurò il ragazzino. Minerva ne approfittò per tastare il terreno in vista di una compagnia più adeguata: – Ma tu non hai una sorella? Io ho un fratello…
– No, niente fratelli. Solo me. Uma – rispose puntandosi il petto.
– Si dice solo io. Come hai detto che ti chiami, scusa?
Il monello scoppiò in una risata fragorosa: – Uma. È il nome di una divinità indiana! – aggiunse con fare divertito.
– Non preoccuparti, non sei la prima che mi scambia per un maschio!
E così venne fuori che quel monello non era un monello ma una monella, che si chiamava Uma e che, nonostante sembrasse molto giovane, magrolina com’era, aveva ben dieci anni e mezzo. Era più piccola di Minerva di soli sei mesi.
Le due bambine passarono insieme quasi tutta la mattinata e, da quel giorno, avrebbero continuato a passare insieme ancora gran parte del loro tempo.
C OMPRENSIONE C
Sottolinea nel testo i particolari che ti hanno fatto riconoscere Uma.
Trova le informazioni implicite e le inferenze Nel testo si legge “proruppe in un urlo stile coyote”. Chi compie questa azione?
Il gatto. Uma. La figlia della signora De Floris.
Perché?
Perché è stato ritrovato il suo gatto.
Perché ha scoperto che nella sua casa c’è una bambina della sua età.
Perché stava giocando agli indiani.
Trova le informazioni esplicite.
La figlia della signora De Floris è: Uma. Minerva. la padrona di Pallino.
Che cosa nasce dall’incontro tra le due bambine?
Chi è Uma? ISIONE MENTALE V V
Micio, micio, dove sei?
Papà Gelindo guidava un furgoncino bianco. Quella sera, già sul punto di mettere in moto, aveva sentito un suono stranamente familiare.
Era rimasto in ascolto… e si era convinto di essersi sbagliato. Aveva rimesso mano alle chiavi, pronto a partire, ma eccolo di nuovo… e questa volta lo aveva riconosciuto: era il verso di un micio piccolo e spaventato! Ma da dove proveniva?
Papà Gelindo aveva abbassato i finestrini, teso le orecchie ed emesso quel richiamo caratteristico che si fa per avvicinare i gatti, e che consiste in una raffica di piccoli schiocchi, come se si trattasse di una rapida sequenza di baci. Il micio aveva risposto con un miagolio più cauto, ma ancora non si riusciva a capire dove fosse nascosto.
Il cucciolo era sicuro, però, che papà non si sarebbe allontanato prima di averlo visto.
L’uomo aveva iniziato a camminare intorno al furgone ripetendo con voce calma e melodiosa: – Micio, micio, miciooooo. Non lo avrebbe mai ammesso, ma con quel richiamo insisteva sulla “m”, la “i” e la “o” per somigliare a una mamma gatta. Una cosa un po’ buffa e sciocca, ma piena di tenerezza.
Il micio si era convinto che di un umano così ci si poteva fidare e finalmente aveva risposto forte e chiaro.
Papà Gelindo aveva capito allora da dove veniva il miagolio: da dentro il motore del furgoncino!
Forse il micio si era intrufolato per curiosità, forse stava scappando da un cane o, forse ancora, si era cacciato lì solo alla ricerca di un posto protetto e tiepido. Se papà Gelindo avesse messo in moto per ripartire, il micetto avrebbe fatto di sicuro una brutta fine.
OMPITO NON NOTO C C
Rileggi da “Papà Gelindo aveva abbassato…” a “… una rapida sequenza di baci”. Riproduci il suono fatto dal papà.
INCON TRI 58
Annalisa Strada, Topi ne abbiamo?, De Agostini
Quindi papà, alzato il portellone del cofano, si era sdraiato sotto il furgoncino e grazie a una pila aveva individuato un ciuffetto di pelo nero. Come riuscire a togliere il gatto da lì, convincendolo a collaborare?
Per ora, papà Gelindo aveva tentato ogni tipo di stratagemma, dal simulare il richiamo di mamma gatta, ai gentili e ritmati toc toc toc sul cofano, ai fischietti da fringuello. Alla fine aveva dato anche qualche colpetto di clacson. Ma niente.
Attratta dal rumore e intenerita dalla situazione, una vicina che stava cucinando la trippa gliene aveva portato un piattino. Il profumino aveva fatto saettare fuori il felino più scattante di una lepre! Era una femminuccia tutta nera, con la punta della coda bianca come la neve.
– Posso tenerla io – aveva proposto la signora della trippa.
– Non se ne parla nemmeno! – aveva risposto papà.
– Questa gattina ha scelto me e la porto via. Però, in suo onore, la chiamerò Trippa.
E così fu.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite e implicite.
• Perché Gelindo non ha messo in moto il furgoncino?
• Perché la gatta aveva risposto al richiamo di Gelindo?
• Perché la gatta esce dal nascondiglio?
• Perché Gelindo decide di tenere la gatta?
La trippa è: un arrosto di pollo. la parte dell’intestino del bovino che si può cucinare. la cotoletta.
INCON TRI 59
L ESSICO L
Incontro con un’autrice
Cari amici e amiche… di libro, mi chiamo Anna Lavatelli e di mestiere faccio la scrittrice. Ma come si diventa scrittori? La risposta è complicata, e io non vorrei annoiarvi.
Allora sapete che vi dico? Mi farò un’intervista per finta: domande e risposte, tutto da sola, per incontrarmi con voi!
Anna, da piccola volevi fare la scrittrice?
– No, volevo fare la burattinaia. Poi a 27 anni, mi sono seduta a un tavolo e ho scritto la mia prima storia.
Perché?
– E chi lo sa? Io sentivo che mi mancava qualcosa, ma non sapevo bene cos’era. Ho cercato di qua e di là, e quando ho cominciato a scrivere ho scoperto che mi piaceva farlo e che era la cosa giusta per me. Scrivere mi fa star meglio, perché mi permette di lavorare di immaginazione, tirar fuori storie…
E ai ragazzi questo interessa?
– Sì, perché attraverso la lettura di un libro, di tanti bei libri c’è possibilità che ne vengano fuori adulti come si deve.
E cioè?
– Cioè una persona capace di pensare che c’è sempre un altro modo in cui possono andare le cose. Una persona che ragioni sempre in proprio, non con la testa altrui, starà bene sia con se stessa sia con gli altri.
Prima di chiudere, vuoi dire qualcosa ai tuoi lettori?
– Soltanto questo: non date ascolto a chi vi dice che leggere serve a diventare più bravi a scuola. Leggere è come giocare: non serve a niente, ma ti fa stare meglio. Provare per credere!
LETTURA CRITICA
Sottolinea nel testo le parole che indicano il pensiero dell’autrice: in riguardo la scrittura e in riguardo la lettura. Concordi con il pensiero dell’autrice:
• riguardo alla scrittura: Sì. No. Perché?
• riguardo alla lettura: Sì. No. Perché?
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite
Perché l’autrice utilizza la forma dell’intervista? Per farsi conoscere: in modo approfondito. senza annoiare.
60 INCON TRI
Anna Lavatelli, Anna Vivarelli, Diariocuore 2. I ragazzi sono dei carciofi!, Piemme
Dopo l’incontro con l’autore
Ho deciso: da grande farò la scrittrice. Fino all’altro giorno non sapevo se volevo diventare chirurga, astronauta o attrice di cinema. A dire il vero non avevo idea di cosa scegliere e da dove cominciare, fino a quando non ci hanno propinato a scuola l’incontro con l’Autore. Ogni anno si ripete la stessa storia, i prof scelgono dei libri che piacciono a loro e poi ce li fanno leggere. Alla fine viene a scuola quello (o quella) che li ha scritti.
Questa volta c’era un tipo molto simpatico e poi i suoi libri mi erano piaciuti, così l’incontro è stato divertente.
Fra le tante cose che ha detto, una mi è rimasta impressa: a Giorgio, che gli chiedeva come fare per diventare scrittore, ha risposto: – Comincia a scrivere di cose che conosci: magari un diario, dei ricordi o un’avventura…
A me si è accesa subito una lampadina: io ne ho di cose da raccontare!
Ho spiegato il mio progetto a Baccio, che mi ronzava intorno incuriosito, ma lui mi ha guardato con aria dubbiosa e ha detto: – Ti ricordi quando volevi allenarti per fare le gare ciclistiche femminili e hai fracassato la mia bici contro un muro?
Be’, ma non mi sono fatta niente! Vuol dire che la stoffa del campione ce l’avevo.
Mio fratello ha scosso la testa e poi ha sentenziato:
Almeno ora sciuperai solo qualche foglio.
Sempre molto incoraggiante, lui!
Eccomi finalmente con una meravigliosa pagina bianca e un pennarello punta fine, pronta a iniziare la mia carriera di scrittrice.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite
• Chi è Baccio?
• Quale episodio Baccio ricorda alla bambina?
L ESSICO L
Propinare vuol dire proporre qualcosa di: molto interessante. sgradevole. sbagliato.
LIFE SKILLS
Quando nel tuo libro di testo incontri un brano che ti piace, leggi il titolo del libro da cui è tratto e vai a cercare il libro in biblioteca per leggerlo tutto.
INCON TRI 61
–
–
Vanna Cercenà, Camping Blu, Einaudi Ragazzi
Per leggere in modo scorrevole bisogna saper anticipare alcune parole. Segui le indicazioni del box “Coding”.
Alla scuola di Duckpool, la nostra, stava per arrivare il nuovo professore di Scienze. Ora non voglio dire che avere un nuovo insegnante mi preoccupi, è solo che ci vuole sempre un sacco
Arrivati a scuola siamo tutti andati all’assemblea, dove il signor Capracotta, il preside, ci ha presentato il nuovo Dovete sapere che il signor Capracotta è un uomo veramente – ed
è pure un po’ svagato, ma noi gli siamo piuttosto affezionati. Ha insegnato ai nostri genitori o perlomeno, nel caso di papà,
– Bene, ragazzi, non vi pare che oggi sia una bellissima giornata per scoprire cose nuove? Abbiamo un nuovo insegnante che vi guiderà nella vostra ricerca della Conoscenza. Il profesMerluzzi.
È tutto molto emozionante, non trovate? D’altra parte si può dire che ogni giorno della nostra vita è pieno di cose ,
mi raccomando, date il benvenuto al professor Travoni e fatelo sentire come fosse in una grande famiglia. Adesso andate nelle vostre , vi auguro una bellissima giornata e che impariate tante cose nuove.
Eravamo la prima classe a incontrare il nuovo prof di : il signor Travoni era alto, magro e molto, molto giovane.
So che alla nonna, via via che invecchia, i medici e i poliziotti sembrano sempre più giovani, ma quando è un tuo insegnante a sembrarti troppo giovane… il fatto comincia a diventare preoccupante, è il segno della vecchiaia che avanza!
Buongiorno, classe. Non vedo l’ora di cominciare le lezioni con voi – esordì il professor Travoni.
Ehi, Sam, questo insegnante non mi sembra niente male!
Il gomito di Elvis tentò di beccarmi ancora, ma riuscii a schivarlo. Decisi che per il futuro dovevo evitare di stargli
–
–
l’ A r t e di... LEGGERE
seduto accanto. A parte tutto il resto, dovevo assolutamente difendere le mie povere costole!
Tornando a casa ripensavo al nostro nuovo di Scienze, mi pareva che ci fosse qualche cosa di poco chiaro. A scuola è normale che sia sempre l’insegnante a parlare, e che il mio compito sia quello di stare zitto e di avere un’espressione di acuta intelligenza. Cosa che, naturalmente, è facilissima per me. Elvis, invece, ha sempre delle grosse difficoltà ad assumere questo tipo di espressione… quella intelligente, voglio dire. Ma sembrava che il signor ascoltasse con interesse quello che dicevamo noi Persino Elvis! Qualcosa non quadrava!
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni implicite o inferenze.
Perché secondo il protagonista “qualcosa non quadrava”?
Perché l’insegnante: era troppo giovane. ascoltava con interesse tutti i ragazzi e tutte le ragazze. parlava poco.
LIFE SKILLS
“A scuola è normale che sia sempre l’insegnante a parlare, e che il mio compito sia quello di stare zitto e di avere un’espressione di acuta intelligenza”.
Sei d’accordo con questo pensiero del protagonista? Oppure pensi che gli alunni e le alunne possano esprimere il proprio pensiero?
Dalle parole del protagonista capisci che Elvis è: agitato e poco studioso. tranquillo e studioso.
Con il nuovo insegnante probabilmente Elvis: cambierà atteggiamento verso lo studio. continuerà a dare fastidio a Sam.
INCON TRI 63
Rozzum unità 7134 è un robot femmina programmata per sopravvivere in qualsiasi condizione. Dopo un naufragio della nave su cui era trasportata, si ritrova su un’isola. Qui comincerà la sua nuova vita. Imparerà a comunicare e a vivere con gli animali selvatici, con cui instaurerà legami di amicizia. Ma qualcuno la sta cercando...
Peter Brown, Il robot selvatico, Salani
IL NAUFRAGIO
La nostra storia comincia nell’oceano, in mezzo a vento e pioggia e tuoni e fulmini e cavalloni. Nella notte rombava e infuriava un uragano. E in mezzo a questo caos una nave mercantile stava affondando
fino in fondo all’oceano.
La nave perse centinaia di casse che rimasero a galleggiare in superficie. Una dopo l’altra vennero ingoiate dalle onde, finché ne rimasero a galla soltanto cinque.
Ora lettore, quello che non ti ho ancora detto è che ben impacchettato dentro ognuna di quelle casse c’era un robot nuovo di zecca.
Le casse si schiantarono contro gli scogli.
Ne rimase solo una. Aveva uno squarcio profondo ed era piuttosto ammaccata, ma il robot al suo interno era salvo. Un gruppo di lontre di mare stava giocando nell’acqua bassa quando una di loro si accorse del luccichio.
giù giù
giù
E poi si accorsero di qualcos’altro. Videro l’unica cassa superstite. Dieci musi pelosi curiosarono dentro lo squarcio della cassa, ansiosi di vedere cosa ci fosse all’interno. E ciò che videro fu un altro robot nuovo di zecca.
E in mezzo a tutta questa eccitazione, una delle zampe premette per sbaglio un piccolo e importante bottone dietro la testa del robot. Clic.
Ci volle un po’ prima che le lontre si accorgessero che lì dentro stava succedendo qualcosa. Ma poco dopo lo sentirono. Un debole ronzio. Tutte si arrestarono sbalordite. E poi il robot aprì gli occhi.
IL ROBOT
Il cervello computerizzato del robot si mise in moto.
I suoi programmi iniziarono a funzionare. E poi, ancora nella sua confezione, il robot prese automaticamente a parlare.
– Salve, il mio nome è ROZZUM, unità 7134, ma potete chiamarmi
Roz . Mentre i miei sistemi robotici si mettono in funzione, vi parlerò di me. Non appena completamente attivata, sarò in grado di muovermi e comincerò ad apprendere. Datemi semplicemente un compito e io lo eseguirò.
IL ROBOT ESCE DAL SUO GUSCIO
Come forse saprete, i robot non provano veramente emozioni. Non come le provano gli animali. Eppure, all’interno della sua cassa malconcia, Roz provava qualcosa di simile alla curiosità per la calda palla di luce che splendeva su di lei. Perciò il suo cervello computerizzato identificò quella luce. Era il Sole. Roz sentiva il suo corpo assorbire l’energia solare. Con il trascorrere dei minuti divenne sempre più sveglia. Quando la sua batteria fu carica, Roz si guardò intorno e si accorse di essere dentro una scatola. Premendo con le mani sui lati della cassa, la aprì in due. Come un pulcino che esce dall’uovo, Roz sbucò fuori nel mondo.
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Ogni giorno incontri persone, animali, situazioni nuove. E se oggi incontrassi un extraterrestre? Pensa quante cose nuove, belle e interessanti potresti scoprire!
Per il momento, però, è solo fantascienza!
Atterraggio su Sigma Sigma
Sigrid dormiva nella sua cuccetta, nella cabina 326 dell’astronave da trasporto intergalattica Principe di Kandara, quando scattò la sirena d’allarme.
Sigrid si tirò su sentendosi soffocare. Senza pensare a quello che faceva, infilò la sua tuta a tenuta stagna, mise il casco e uscì dalla cabina. Nel corridoio tutti correvano avanti e indietro, calpestandosi.
– Che succede? – domandò Sigrid rivolgendosi al computer incorporato nel suo casco.
– Siamo stati colpiti da una pioggia di meteoriti – rispose il software con voce tranquilla, – la parete di tribordo è interamente distrutta. Ti consiglio di raggiungere il più in fretta possibile una delle capsule di espulsione prima che l’astronave si disintegri, cosa che potrebbe rivelarsi estremamente nociva per le tue funzioni vitali.
Con la massima efficienza Sigrid localizzò una capsula di salvataggio e vi si sistemò dentro.
– Accensione tra tre secondi – annunciò il computer di bordo, – ci auguriamo che il viaggio in nostra compagnia sia stato piacevole. Se sopravvivrete all’atterraggio di questa navetta avrete diritto, a titolo di risarcimento, a un viaggio gratis su una delle nostre astronavi di lungo corso. Non esitate a segnalarlo alla vostra agenzia di viaggi più vicina!
Nello stesso istante la capsula venne scaraventata nel vuoto dello spazio, lontano dall’astronave i cui diversi compartimenti si smembravano tra lampi accecanti.
FANTASCIENZA genere 66
Serge Brussolo, Sigrid e i mondi perduti – La città sommersa, Fanucci Editore
L’accelerazione fu tale che la ragazza, appiattita sul fondo dell’abitacolo, perse conoscenza.
Riprese coscienza tre ore più tardi.
– Felice risveglio! – risuonò la voce metallica del computer. – Ho il piacere di annunciarle che lei è l’unica sopravvissuta alla catastrofe. Abbiamo ancora carburante per circa dieci ore prima di perderci per sempre nello spazio.
– Taci! – intimò Sigrid. – Mi fai scoppiare la testa!
Qual è il pianeta più vicino?
– Sigma Sigma Delta 777 – rispose senza esitazioni il programma di pilotaggio. – Ma è una roccia inospitale, un antico campo di battaglia devastato da una guerra fratricida. Sconsiglio di atterrarvi.
– Possiamo andare più lontano?
– No, non se lei desidera rimanere in vita. Le riserve di ossigeno non lo permettono.
– Fai rotta sull’antico campo di battaglia. Preferisco tentare la fortuna su un mucchio di spazzatura, che morire.
Cinque ore più tardi, la capsula urtò contro il suolo di Sigma Sigma, sollevando una nuvola di polvere che impiegò un’eternità a ricadere. Prendendo lo zaino che conteneva il kit di sopravvivenza standard, si lasciò scivolare lungo la fusoliera e saltò a terra.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza
I racconti di fantascienza sono racconti fantastici generalmente ambientati nel futuro
Il contenuto di questo testo è: un viaggio verso un mondo sconosciuto. l’arrivo di alieni.
La struttura di questo testo segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione.
Segna le tre parti con il colore indicato.
La protagonista è un personaggio: fantastico. realistico.
I luoghi in cui si svolge la vicenda sono: fantastici. realistici.
Segna con più X.
Gli elementi che caratterizzano questo testo come fantascienza sono: un viaggio intergalattico. la tuta spaziale.
la presenza di un computer.
l’atterraggio su un mondo lontano.
la presenza di un kit di sopravvivenza.
FANTASCIENZA genere 67
Un amico robot
L’ometto grasso che gestiva il negozio di robot usati ascoltò con aria di sufficienza la cifra che Jeff aveva a disposizione. Jeff studiò un modello seminuovo: aveva la testa come una palla da bowling.
Ma il vero problema di Jeff non era certo l’estetica. Aveva pochi soldi e non poteva impegnarsi a pagare rate per un anno o due. Rivolse un’occhiata lì intorno.
Forse lì c’era qualcosa alla sua portata? Qualcosa che avrebbe potuto comprare? Un modello vecchio, ma ancora funzionante? In un angolo notò una scatola che stava dietro tutte le altre. Mezza nascosta com’era doveva contenere un robot parecchio scarso… cioè proprio quello che poteva permettersi.
Il proprietario allungò il collo per guardare, poi la faccia si contrasse in una smorfia dispiaciuta.
– Non perdere tempo con quello – disse il proprietario scuotendo la testa con forza, – è un pezzo da museo… se solo un museo lo volesse. È uno dei vecchissimi modelli R2. Ho provato a venderlo, ma non funziona bene e me l’hanno sempre riportato. Devo rottamarlo.
– E quanto vorrebbe per darlo a me, signore?
Il negoziante si fece largo tra le scatole in disordine e digitò un numero sul tastierino della scatola che conteneva il robot nel barile. La scatola si aprì e qualcosa si mosse al suo interno.
– Attento, attento! – disse Jeff. – Non faccia male al robot.
– Niente gli può far male. Anche perché non si è ancora attivato.
68
Janet e Isaac Asimov, Norby, il robot scombinato, Mondadori
Adesso, per la prima volta, all’interno del barile capitò qualcosa. Mentre il negoziante stava proprio sopra la scatola, il coperchio a forma di cappello scattò verso l’alto e lo colpì alla spalla. Sotto quel cappello c’era una faccia. O almeno così sembrava. Due grandi occhi… No! Jeff si fece avanti e vide che gli occhi erano quattro, due davanti e due sul retro. O magari viceversa.
A quel punto il robot, con una voce molto chiara, esclamò: – Quell’uomo orribile mi offende in continuazione. Io parlo benissimo come vedi. Solo perché non mi va di discutere con esseri inferiori, non significa che non possa farlo.
Il negoziante strillò: – Quell’aggeggio è pericoloso!
Andatevene subito di qui.
Jeff uscì fuori tenendo la mano di un barile che una volta conteneva dei chiodi Norb mentre ora gli erano spuntate due gambe, due braccia, e mezza testa.
– Hai la lingua lunga – osservo Jeff.
– Allora – disse Jeff, – dato che questo meraviglioso barile una volta conteneva chiodi Norb, che ne diresti se il tuo nuovo nome fosse… Norby?
Il robot lampeggiò: – Norby… Norby… Mi piace. Mi piace molto.
– Ottimo – approvò Jeff.
E lui e Norby se ne andarono via, stando sempre mano nella mano.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza.
Nei racconti di fantascienza si trovano personaggi reali: uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e… Ma si trovano anche extraterrestri, robot ecc.
In questo racconto:
• il personaggio fantastico
• i personaggi realistici sono e
Norby: viene da un altro pianeta. è stato costruito dagli umani.
Il luogo in cui si svolge
la vicenda è: un altro pianeta. la Terra nel futuro.
OMPITO NON NOTO C C
Scrivi tre aggettivi che facciano capire che Norby non è umano.
69
è
A
NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza
Il personaggio fantastico di questo racconto è un extraterrestre?
Sì. No.
Questa particolare creatura è formata da due parti.
• Una rappresenta
• L’altra rappresenta
Il racconto termina con una sequenza: narrativa. descrittiva. riflessiva.
LIFE SKILLS
Secondo te, anche gli umani devono mantenere in armonia i due aspetti: il fisico e l’intelletto?
OMPITO NON NOTO C C
Nella frase iniziale si legge: “Ellico vec Bur stavano…”. Come mai il verbo è alla terza persona plurale?
Ellico vec Bur
Ellico vec Bur stavano sulla soglia, il loro volto turbato da un’espressione mista di stupore e di collera. Non era difficile per Ellico vec Bur assumere due espressioni diverse contemporaneamente, poiché si trattava di un veccir, vale a dire una creatura composta di due parti separate ma connesse tra loro. Ciò significava, tra le altre cose, che questa creatura aveva due facce.
La faccia più grande apparteneva a Ellico, che sembrava quasi un Terrestre, se non fosse stato per il fatto che la sua pelle era blu e che, al posto della barba, aveva dei tentacoli contorti; questi sembravano essergli stati trapiantati da un polipo.
Se la barba di Ellico assomigliava a quella di un polipo, la cosiddetta parte Bur aveva una forma molto simile a quella di un granchio. Esternamente era rigido e di colore giallo-oro e aveva una faccia piccola e piatta. Bur si adattava alla testa di Ellico come un berrettino, e dubito che, anche volendo, lo si potesse disincastrare. Queste creature così perfettamente in simbiosi avevano due lunghe gambe – o meglio sembravano gambe, ma in realtà si chiamavano tweezikkle – che partivano proprio da dietro la faccia. Si estendevano dietro di loro e verso il basso, per poi arrivare alle orecchie, dove si incastravano unendosi al cervello.
Ellico, con il suo corpo enorme e forte, rappresentava la parte fisica. Bur, invece, rappresentava la potente forza intellettiva e la capacità di provare sensazioni.
Secondo loro, si trattava di una combinazione ottimale.
70 FANTASCIENZA genere
Bruce Coville, Aiuto, sono risucchiato nello spazio!, Feltrinelli Kids
Successe una notte…
E se i personaggi dei videogiochi sconfinassero di colpo nella realtà?
Il primo a sconfinare nel mondo reale fu un Mini P.E.K.K.A.: uscì come una nebbiolina grigia dalle cuffie del tablet.
A contatto con l‘aria fredda la nebbiolina divenne densa e prese vita vorticando come un tornado.
Pochi secondi dopo, il Mini P.E.K.K.A. aveva forma solida. Era tozzo, con braccia e gambe massicce, ricoperto dall’ingombrante armatura grigia.
Era alto quasi tre metri e impugnava un largo spadone.
Un Mini P.E.K.K.A.! La creatura più ottusa mai creata in un videogioco. Li mandavi all’attacco contro una Torre della Corona, e loro correvano a testa bassa a farsi massacrare. Ma questa non era un videogioco: era una grande casa con il pollaio di nonna
Leda sul retro.
I primi testimoni dello sconfinamento erano stati i gatti della nonna. Vedendo la nebbiolina uscire dalla porta l’avevano seguita.
Poi a loro si era unita Fiubi, il cane che vegliava sul pollaio.
Il gatto e Fiubi avevano osservato la mutazione in silenzio, quando la strana creatura grigia mosse il primo passo. Fiubi abbaiò.
Dietro la casa, c’era il pollaio per le galline della nonna. La strana creatura arrivata da chissà dove ci si avvicinò, alzando lo spadone sopra la testa.
Fiubi cercò di fermarla, ma non ci riuscì.
Riprese ad abbaiare con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre il Mini P.E.K.K.A. calava il suo spadone contro la porta del pollaio, scambiandolo per una Torre della Corona.
OMPITO NON NOTO C C
Nel titolo del libro vi è un acronimo: P.N.G. Dopo aver letto il racconto pensi che esso significhi:
Personaggi Non Giocanti.
Parole Non Gentili.
Persone Nate Galattiche.
A
A NALISI
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza.
Il personaggio fantastico di questo racconto è un extraterrestre?
Sì. No.
Il luogo in cui si svolge la vicenda è realistico o totalmente fantastico?
Sottolinea nel testo la frase che fa capire con chiarezza quale fatto fantascientifico accade.
71 FANTASCIENZA genere
Cristiano Cavina, Pepi Mirino e l’invasione dei P.N.G. ostili, Marcos y Marcos
Mettete in atto la lettura collettiva, cioè la lettura fatta da più persone. Lavorate a coppie, immedesimatevi nei ruoli e leggete la vostra parte.
– Dai mamma, raccontamelo ancora.
– Ancora, ancora. Mi devi dire com’erano.
– Erano … bianchi, ma anche giallini. E neri. E colorati.
– Allora non c’era il Superdiesse e la Telespaziale e il
– Bè, però c’erano il cinema e la tivù, e c’erano anche i giochi elettronici. Ma con i libri era diverso.
– Perché le figure ce le mettevi tu dentro la testa. Come le volevi tu. I mostri, le principesse, i buoni e i cattivi…
– Qualche volta. Quelli per i cuccioli, e quelli con i cuccioli.
– Ah, ne avevano tantissimi… di tutte le forme, grandi e piccoli, pesanti e leggeri… certi erano così enormi che ti ci perdevi dentro. Certi suonavano e facevano le voci del mondo.
– E il tuo preferito, dimmi del tuo preferito.
– Il mio preferito era tutto rosso fuori, con una bambina disegnata sopra. Lei si chiamava Prunilla. E la parte più bella era quando Prunilla sognava, perché sognava i miei sogni: una volta voleva fare la ballerina, una volta la scrittrice, una volta l’esploratrice…
– Che sciocchezze. Però belle. E dov’è finito?
– Ah, non lo so. Quando è venuta la Grande Piena immagino che se lo sia portato via insieme a tutto il resto: i nostri mobili, i giochi, la casa…
– E tu hai pianto?
– Ho pianto perché era la mia vita di prima, e non c’era più. Poi siamo dovuti partire, senza niente, solo con i vestiti che avevamo addosso…
72
Che rivoluzione! Carthusia
l’ A r t e di... LEGGERE
– E avete preso le astronavi e siete venuti fin qui.
– Sì.
– E il tuo libro è rimasto sulla Terra.
– Sulla Terra, nell’acqua, sepolto dal fango… non lo so.
– Non essere triste, mamma. Ci sono qua io con te. Me la fai vedere, la Terra?
– Guarda… è quella là, quella piccola e azzurra subito dopo il grande pianeta rosso grande...
– Ed è piena di libri.
– Immagino di sì. Nell’acqua, sepolti dal fango, bruciati negli incendi… la Catastrofe è stata brutta, sai.
– I libri si sono perduti, però le storie sono rimaste.
– Certo che sì. Finché ce le ricordiamo. E se vogliamo possiamo scriverle sul computer, per ricordarcele meglio.
– Promettimi che domani scriviamo questa qui. S’intitola: La mamma che raccontava alla sua bambina dei libri abbandonati. Ti piace?
– Beh sì. Mi piace perché è la nostra storia.
– Peccato che non è un libro, però.
– Peccato. Ma finché ci ricordiamo dei libri, loro restano con noi.
CIVICA EDUCAZIONE
La “Grande Piena” nel mondo attorno a te potrebbe essere un disastro causato dai cambiamenti climatici
Questo è uno dei grandi problemi dei nostri tempi. Che cosa possiamo fare per evitare disastri di questo tipo?
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza.
La vicenda si svolge in un pianeta diverso dalla Terra. Sottolinea nel testo in le parole che te lo fanno capire.
Quali oggetti del passato non esistono in questa società futura?
Quali oggetti di questa società futura non esistono nella società attuale?
Nel racconto vi è un altro elemento caratterizzante il racconto di fantascienza.
Quale?
Raggiungere mondi immaginati dalla lettura di libri.
Il ricordo del tempo passato. La catastrofe ambientale e la distruzione di mondi.
FANTASCIENZA genere 73
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantascienza
Sottolinea nel testo le parole che ti fanno capire che è un racconto di fantascienza: in quelle che indicano strumenti e in quelle che indicano una forma di governo.
Spesso nei racconti di fantascienza si narrano incontri con abitanti malvagi di altri pianeti. In questo testo, quali sono i personaggi temibili? ................................
L ESSICO L
“Andare alla ventura” significa:
perdersi nello spazio. muoversi sfidando la sorte.
desiderare di vivere un’avventura pericolosa.
I Girovaghi dello spazio
Io sono un Girovago e noi Girovaghi preferiamo andare alla ventura
Stavo facendo un saltino da Geva a Tork con un carico di transistor molecolari.
Lungo la strada per Tork, che cosa ti vado a captare sullo schermo a iperonde? Un pianeta randagio, figuratevi un po’, proprio così! Un pianeta sconosciuto al di fuori del Settore Gamma-Iota. Vado a controllare sulle carte stellari e sapete che cosa scopro? Che in tutta la Galassia, sono io il tizio più vicino a quel pianeta. Bene, con un paio di salti spericolati, mi ci vogliono un giorno o due, mi ritrovo in orbita intorno a questo pianeta. E datemi pure il permesso di essermi un poco spaventato, ve lo assicuro, di esserci finito così vicino. Per tutte le stelle!
Mi rendo conto che il pianeta ha un’atmosfera e, visto che non è molto lontano da qualsiasi stella, non ho altra scelta che tentare l’atterraggio su quella macchia grigia che mi vedo sotto. Così scendo piano piano.
Me ne torno in quota a tutta velocità, potete credermi! C’erano dei bruchi giganti che mi avrebbero mangiato in un solo boccone. Fortuna che sono riuscito a vederli appena in tempo! E – aiuto! – uno sta venendo proprio verso di me. Io non sto a pensarci un attimo: schiaccio un tasto e me ne torno in orbita a razzo!
A quel punto che cosa avrei dovuto fare? Siamo franchi: andare dritto a Tork e badare ai miei affari, invece, eccomi qua e il Governo Galattico non mi ha dato neppure un centesimo per essere corso a dare l’allarme! Roba da non credere.
74
Ken Follett, Il pianeta dei bruchi, Mondadori
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il RACCONTO DI FANTASCIENZA narra vicende fantastiche ambientate nel futuro o, più raramente, nel passato. Esse fanno riferimento a scoperte, dati e strumenti scientifici.
SCOPO
Raccontare vicende di fantasia per rispondere alla curiosità di conoscere l’Universo e lo spazio oltre la Terra.
ELEMENTI
Personaggi:
• reali: uomini, donne, scienziati/e, astronauti/e…;
• immaginari: extraterrestri, robot, mostri costruiti dagli esseri umani, mutanti, androidi, cyborg…
Tempo:
• quasi sempre il futuro;
• talvolta il passato.
Luoghi: • reali;
• immaginari (spazi extraterrestri abitati da esseri intelligenti, la Terra nel futuro).
ISIONE MENTALE V
CONTENUTO
• La vita sulla Terra nel lontano futuro.
• La scoperta e l’esplorazione di nuovi mondi per mezzo di macchine in grado di viaggiare nell’Universo superando i limiti dello spazio e del tempo.
• L’incontro con altri esseri viventi, talvolta dotati di un’intelligenza superiore a quella umana.
• Lo scontro con altre civiltà aliene.
STRUTTURA
• Introduzione, svolgimento, conclusione
• Salti cronologici per mezzo di flashback e anticipazioni.
• Azioni ricche di suspense.
• Finale a sorpresa.
75 INCON TRI
FANTASCIENZA genere
IL RACCONTO DI FANTASCIENZA
V
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 46-53
Androide Alieno Cyborg
VERIFICA
Il nonno e il marziano
Un giorno, alle undici e trentasei, ora di Saturno, un marziano in piena regola sorrise bel bello, proprio nel mezzo della piazza della città. Non ti dico lo stupore dei passanti. Lo stupore diventò subito paura, che non si sa mai… Sono cattivi, i marziani, tutti lo sanno… Sono perfidi, mostruosi, orripilanti, puzzolenti, con la loro pelle verde. Nessuno sa come sia fatto un marziano, ma non vorrai mica immaginartelo gentile, simpatico e magari pure sorridente?!
Va da sé che ognuno scappò e in pochi istanti la piazza fu deserta, con il povero marziano solo soletto, senza più nessuno a cui sorridere.
Si avvicinò all’aiuola e colse un fiore, per donarlo al primo o alla prima che avesse incontrato, magari aggiungendo pure un buongiorno, che male non fa.
– Ecco, guardate! – brontolò il giardiniere comunale. – Quel vandalo marziano sta devastando la natura! Brutta gente, i marziani!
Più solo che mai, il marziano passeggiò fino al parco, lì vide il nonno, tranquillamente seduto su una panchina, come faceva tutte le mattine, a parte quando pioveva.
– Attento, nonnino! – urlò il sindaco. – Quello è un marziano cattivo!
Il nonno, forse un po’ sordo, forse distratto, non ascoltò nessuno. Anzi, quando il marziano si avvicinò fino a quasi sfiorarlo, lui si scostò un po’ per lasciargli posto sulla panchina.
– Questo è per lei – disse il marziano, porgendogli il fiore.
– Buongiorno a lei! – rispose il nonno. – Posso offrirle un caffè?
Fu così che alle dodici e quarantotto, ora di Mercurio, i due erano ancora lì che chiacchieravano.
Alle diciotto e trentadue, ora di Venere, il nonno e il marziano si salutarono, lieti di aver trascorso il pomeriggio in compagnia.
Arrivato a casa, il nonno scrisse subito sul suo diario:
Oggi ho incontrato un terrestre così gentile, affabile e simpatico, quasi lo scambiavo per un marziano…
Andrea Valente, Eh! Come emozione, Edizioni Lapis
76
VERIFICA
A NALIZZO A
1 Riconosci la struttura del genere fantascienza. Questo testo segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione? Se sì, segna le parti nel testo.
2 In questo testo è presente un elemento tipico del genere fantascienza. Quale? La guerra tra terrestri e abitanti di altri mondi. L’incontro tra i terrestri e gli abitanti di altri mondi. La vita sulla Terra in un lontano futuro.
3 Qual è il personaggio fantastico? ..................................................................................................
4 Qual è il personaggio reale?
5 Il tempo: è definito. non è definito.
6 Il luogo è
7 In questo racconto lo scopo dell’autore è affermare che: gli extraterrestri sono pericolosi. non dobbiamo avere paura di chi è diverso da noi. gli umani sono più gentili degli extraterrestri.
C OMPRENDO C
1 Nel testo si usa l’espressione “il nonno”. Ciò ti fa capire che egli è il nonno: del marziano. di chi scrive. del sindaco.
2 Il nonno capisce di aver parlato con un marziano? Sì. No.
3 Le persone scappano perché: l’extraterrestre è spaventoso. immaginano che l’extraterrestre sia cattivo. hanno già conosciuto l’extraterrestre.
4 Nonnino è un nome: primitivo. derivato. alterato.
Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto di fantascienza?
Sì. No. In parte.
77
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
77
S O?
COSA SO? T
COME
CHE
Un incontro ravvicinato
Ecco il secondo gioco-quesito. Un disco volante è atterrato nel giardino di Enea e Gaia. L’extraterrestre con il suo traduttore transgalattico comprende la prima frase dei bambini. Ma poi si inceppa…
Sai tradurre tu il loro dialogo? Enea e Gaia hanno capito che a ogni numero corrisponde una lettera del nostro alfabeto.
78 1 2 1 3 4 5 D A D O V E 4 6 5 7 6 8 V I E N I ? 4 5 7 9 3 1 2 4 5 7 5 10 5 11 2 6 12 2 13 13 3 14 7 15 14 7 9 3 4 6 2 9 9 6 3 8 5’ 1 14 10 2 13 3 13 10 5 2 7 7 6 SOLUZIONE: VENGO DA VENERE. HAI FATTO UN LUNGO VIAGGIO? È DURATO TRE ANNI.
Sul pianeta XB4 c’è un convegno dal titolo “Com’è il tuo giardino?”. Alcuni extraterrestri intervengono nel dibattito. Per descrivere il loro giardino, che è simile ai nostri, usano parole strane... galattiche!
NEL MIO PICSTICO
I PIRILLI HANNO
I PETALI VERDI.
DA ME, LE BARUTTE DEGLI ESTULI NON AFFONDANO NEL TERRENO, MA VANNO VERSO IL CIELO.
NEI PRATI NON VEDIAMO LASTRUCCHE
DALLE ALI COLORATE CHE SI POSANO SUI PIRILLI
GLI SPIRELLI
DORMONO NEL NIDO TUTTO IL GIORNO.
Rendi chiare le frasi dei nostri amici di altri pianeti.
PICSTICO =
PIRILLI =
BARUTTE =
ESTULI =
LASTRUCCHE = ...............................................................................
SPIRELLI =
Bugie e verità
Se racconti una bugia, non dici la verità.
Se dici la verità, non racconti una bugia: ovvio! Che delusione quando scopri che un amico o un’amica ti ha detto una bugia… Ricordati che chi dice una bugia lascia sempre una traccia, un indizio e, prima o poi, verrà scoperto!
gial l o e BUGIE/VERITÀ
‘
Il racconto giallo
Il racconto giallo è il regno della bugia I colpevoli o le colpevoli di un delitto mentono sempre.
Ma il/la detective, gli indizi lasciati, le prove raccolte alla fine portano sempre alla risoluzione del caso.
Il genere giallo appassiona perché è una sfida Chi scrive cerca di nascondere tracce e indizi, chi legge cerca di scoprire la soluzione.
Quali sono gli ingredienti del genere giallo?
• Il contenuto è un reato narrato in un’atmosfera di attesa e di suspense, e risolto grazie a inchieste e raccolte di indizi.
• L’attesa è creata dalle indagini condotte dagli investigatori e dalle investigatrici e dalla scoperta dei vari indizi.
IMPERDIBILE!
Per ritrovare BUGIE e VERITÀ pagine di un libro ti consigliamo:
le
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avventure
Il piacere di... ASCOLTARE
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TESTI CHE PARLANO DI VERITÀ E BUGIE
LETTURA CRITICA
Ascoltando il titolo del testo hai cercato di capire qual è il contenuto del racconto?
Pensi che i titoli servano per anticipare il contenuto del testo?
Dopo aver ascoltato e letto il racconto ti sembra che il titolo sia adatto? Ne avresti dato un altro? Se sì, quale?
Giacomo di cristallo
Una volta, in una città lontana, venne al mondo un bambino trasparente. Attraverso le sue membra si poteva vedere come attraverso l’aria e l’acqua. Era di carne e d’ossa e pareva di vetro, e se cadeva non andava in pezzi, ma al più si faceva sulla fronte un bernoccolo trasparente.
Si vedeva il suo cuore battere, si vedevano i suoi pensieri guizzare come pesci colorati nella loro vasca.
Una volta, per sbaglio, il bambino disse una bugia, e subito la gente poté vedere come una palla di fuoco dietro la sua fronte: disse la verità e la palla di fuoco si dissolse. Per tutto il resto della sua vita non disse più bugie. Un’altra volta un amico gli confidò un segreto, e subito tutti videro come una palla nera che rotolava senza pace nel suo petto, e il segreto non fu più tale.
Il bambino crebbe, diventò un giovanotto, poi un uomo, e ognuno poteva leggere nei suoi pensieri e indovinare le sue risposte, quando gli facevano una domanda, prima che aprisse bocca.
Egli si chiamava Giacomo, ma la gente lo chiamava
“Giacomo di cristallo”, e gli voleva bene per la sua lealtà: vicino a lui tutti diventavano gentili.
82
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.
Purtroppo, in quel paese, salì al governo un feroce dittatore e cominciò un periodo di prepotenze, di ingiustizie e di miseria per il popolo. Chi osava protestare spariva senza lasciar traccia. Chi si ribellava era fucilato.
I poveri erano perseguitati, umiliati e offesi in cento modi. La gente taceva e subiva, per timore delle conseguenze. Ma Giacomo non poteva tacere. Anche se non apriva bocca, i suoi pensieri parlavano per lui: egli era trasparente e tutti leggevano dietro la sua fronte pensieri di sdegno e di condanna per le ingiustizie e le violenze del tiranno. Di nascosto, poi, la gente si ripeteva i pensieri di Giacomo e prendeva speranza.
Il tiranno fece arrestare Giacomo di cristallo e ordinò di gettarlo nella più buia prigione.
Ma allora successe una cosa straordinaria. I muri della cella in cui Giacomo era stato rinchiuso diventarono trasparenti, e dopo di loro anche i muri del carcere, e infine anche le mura esterne. La gente che passava accanto alla prigione vedeva Giacomo seduto sul suo sgabello, come se anche la prigione fosse di cristallo, e continuava a leggere i suoi pensieri.
Di notte la prigione spandeva intorno una grande luce e il tiranno nel suo palazzo faceva tirare tutte le tende per non vederla, ma non riusciva ugualmente a dormire.
Giacomo di cristallo, anche in catene, era più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.
LIFE SKILLS
In questo racconto Gianni Rodari ci dice che la verità
è più forte della bugia: per quanto si voglia nasconderla, la verità riesce sempre a farsi vedere.
Non è facile trovare il coraggio di dire sempre la verità, anche in situazioni difficili. Ma si può imparare poco per volta, evitando le piccole bugie.
CHE COSA SO?
Durante la lettura dell’insegnante riesco a prestare attenzione senza distrarmi?
Sì. No. In parte.
83
R IFLESSIONE R SULLA LINGUA
“Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa”.
Qual è il soggetto del verbo sottolineato?
Le bugie di Luca
Quando arrivano a casa, Luca fila subito in camera. Per essere accettato nel gruppo ha detto una grossa bugia ai suoi amici, ma ora, loro e suo padre, hanno scoperto tutto!
Luca si butta sul letto. Non si alzerà mai più. Non dirà mai più una sola parola! Non andrà mai più a scuola né al campo di calcio. Scapperà, per sempre! Al Polo Nord, almeno lì non c’è nessuno. E starà zitto per il resto della sua vita, perché chi tace, non può mentire.
– Luca! – da dietro la porta sente la voce di suo padre. – Vuoi bere una cioccolata con me?
– No! – risponde Luca.
Poi il suo stomaco comincia a brontolare. Apre piano la porta della camera e sguscia in corridoio.
– Ciao Luca! – lo saluta il papà. – Vorresti mangiare qualcosa? –lo invita il papà. Da quando suo padre è stato licenziato, è il papà che si occupa della casa e di Luca. “Perché non mi sgrida?” si interroga Luca.
– Sai una cosa? – comincia suo padre. – Da quando viviamo in città, a volte i vicini mi chiedono che lavoro faccio. E io rispondo che sono un impiegato di banca. Ho mentito? Anche se ho detto la verità, perché, di mestiere, in effetti, sono un bancario.
– La cosa stupida, però, è che non mi sento a mio agio con questa mezza verità, o mezza bugia che dir si voglia – spiega il padre. – Quando trovo abbastanza coraggio, dico che sono un bancario ma al momento senza lavoro. Quando ammetto di non avere un lavoro, per qualche istante, mi sento un po’ a disagio. Ho l’impressione di aver deluso gli altri. A volte mi chiedo perché non dico la verità. Di che cosa mi vergogno? Ho un figlio fantastico e una moglie affettuosa. E ne sono sicuro: presto troverò un nuovo lavoro.
BUGIE/VERITÀ
Annette Neubauer, Piccole bugie, mezze verità, grossi pasticci, Piemme
84
– Quando la mamma dice che mangia volentieri gli affettati, e invece non li sopporta più, ha detto una bugia? – chiede Luca.
– Sì – risponde il papà. – Ma secondo me non è una vera bugia. Tua madre vuole solo essere gentile con me. Sa che non mi piace cucinare.
– Allora ci sono bugie vere e bugie finte? – chiede Luca.
– Sì, credo di sì – conferma suo padre. – Quando qualcuno, con una bugia, cerca di ottenere un vantaggio, è una brutta cosa. A volte si dicono le bugie per evitare che l’altro si arrabbi. Ma quando tua madre dice una bugia solo per essere gentile, è un’altra cosa. Non trovi?
Luca ha mille pensieri che gli si affollano in testa. Non sa proprio che cosa pensare... si alza e va in camera sua. Si siede alla scrivania, prende una penna e apre il quaderno per fare i compiti. Ma invece di studiare Matematica, resta a riflettere a lungo.
C OMPRENSIONE C
Qual è l’idea principale di questo racconto?
Non si devono mai dire bugie, di nessun tipo. Non è giusto dire bugie, ma a tutti può capitare di dirne.
Si possono dire solo le bugie che sono mezze verità.
Trova le informazioni esplicite
• Perché Luca ha detto una bugia ai suoi compagni?
• Quando una bugia è brutta?
• Quando una bugia non è “così brutta”? .............................
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
Il papà racconta a Luca le sue esperienze perché: vuole insegnargli l’importanza di essere sempre sinceri.
vuole aiutarlo a superare il momento difficile. vuole dirgli che la mamma è una persona gentile.
Il papà dice “Ho mentito? Anche se ho detto la verità…”.
Qual è la verità?
Che presto troverà lavoro come bancario. Che ha lavorato come bancario.
Qual è la bugia?
Il papà non ha mai lavorato in banca. In quel momento il papà non ha un lavoro.
Per quale motivo la mamma dice una bugia?
Perché al papà non piace cucinare. Per non dare un dispiacere al papà. Perché le piccole bugie non sono bugie.
Riconosci la struttura del testo Sottolinea in l’introduzione e in la conclusione
85 BUGIE/VERITÀ
I vestiti nuovi dell’imperatore
C’era una volta un imperatore molto vanitoso. Aveva un vestito diverso per ogni ora del giorno.
Un giorno arrivarono a palazzo due imbroglioni che si finsero sarti famosi: – Venite, correte a vedere la nostra stoffa. È così preziosa che solo le persone intelligenti riescono a vederla.
Quando l’imperatore sentì la notizia disse: – Voglio vedere subito quella stoffa. Anzi, voglio farci il vestito da indossare per la festa del regno!
Così i due sarti furono chiamati a corte. Aprirono i bauli e ne tirarono fuori… niente!
Però finsero di toccare la stoffa e dissero: – Maestà, guardi che filati dorati e che colori… Solo le persone importanti e intelligenti possono vederli.
– Stupenda! Mai vista una stoffa simile! – rispose l’imperatore che non vedeva nulla, ma non voleva fare la figura dello stupido. E ai suoi servi che lo guardavano con sospetto disse: – Voi non potete vederla. Solo le persone intelligenti la vedono.
I due sarti furono accompagnati in una stanza segreta dove potevano cucire e tagliare senza essere disturbati. Chiesero molto denaro per il loro lavoro e furono subito accontentati.
Giorno dopo giorno in realtà i due sarti passavano il tempo a dormire. Quando l’imperatore entrava a controllare, indicavano un punto nel vuoto e dicevano: – Come può vedere, maestà, il lavoro procede a gonfie vele!
Un giorno l’imperatore mandò il suo segretario a controllare il lavoro.
L’uomo non vide nulla, però non voleva sembrare sciocco. Così disse: – Che bella stoffa! L’imperatore sarà elegantissimo.
86
Valentina Falaga, Re e Regine, La Spiga Edizioni
Il giorno dopo andò a controllare un funzionario. Anche lui finse di vedere la stoffa per non sembrare sciocco e disse: – Fantastica!
E gli imbroglioni chiesero altro denaro per continuare a tagliare e cucire.
Infine andò a controllare l’imperatore stesso.
– Maestà, il vestito è pronto, guardi! – dissero gli imbroglioni. L’imperatore non vide nulla, ma, per non sembrare sciocco, disse: – Splendido! Domani lo indosserò per il corteo.
Così l’imperatore indossò il vestito invisibile e partì per il corteo. Intorno a lui tutti dicevano: – Ma che bel vestito! Magnifico! Che eleganza!
Un bambino, però, scoppiò a ridere e disse: – Ma siete matti?
Non vedete che l’imperatore è in mutande?
Subito tutti esplosero in una grande risata.
È vero! L’imperatore è in mutande! Che buffo!
L’imperatore capì di essere stato imbrogliato, ma continuò a camminare come se nulla fosse mentre i suoi servi ridevano sotto i baffi e reggevano lo strascico fatto di niente.
C OMPRENSIONE C
Questo testo fantastico è: una favola. una leggenda. una fiaba.
Qual è il significato dell’espressione figurata ”ridere sotto i baffi”?
Ridere in modo poco educato. Ridere senza fare troppo rumore.
Ridere senza farlo vedere ad altri.
Le frasi contengono affermazioni riferite al significato del testo? Indica SÌ o NO.
SÌ NO
Alcune persone approfittano delle persone credulone.
Gli adulti dicono sempre bugie.
È difficile contraddire le persone potenti.
Alcune persone per fare bella figura credono anche a cose impossibili.
I bambini ridono sempre.
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
Perché l’imperatore manda il segretario e i funzionari a controllare?
Perché non vuole fare la figura dello stupido.
Perché vuole capire se qualcuno riesce a vedere la stoffa.
Perché è preoccupato che il vestito non sia abbastanza bello.
Perché l’imperatore continua a camminare facendo finta di nulla?
Perché non ha capito che cosa è successo.
Perché non vuole dimostrare di essersi sbagliato.
Perché non ha sentito le parole del bambino.
87
–
L ESSICO L
R IFLESSIONE R
Tra queste parole che sono nel testo, sottolinea le polisemiche.
Non voglio andare al centro estivo. Ho provato di tutto.
Secondo giorno prima della partenza: mi disegno con il pennarello rosso dei puntini dappertutto per fingere di aver preso il morbillo. Piccolo particolare: fa caldissimo e il sudore mi cancella tutte le macchie.
Ultimo giorno prima della partenza: mi faccio furba, dico alla mamma che non vedevo l’ora di andare. Anche il nostro gatto, una palla di quindici chili che abbiamo chiamato gatto Cucciolo (sì lo so, è un nome assurdo) si ferma ad ascoltarmi.
– Tu? Oliva? Tu hai appena detto che non vedi l’ora di andare al centro estivo?
– Sì, perché, che male c’è? È bello il centro estivo…
– Ma se hai sempre detto che lo odi!
– Ti sbagli, ma’, io il centro estivo lo A-DO-RO! Forse ricordi male…
– Ma se hai anche finto di essere malata pur di non partire!
– Chi? Io?
– Sì, Oliva, tu.
– Ti ricordi male, ma’, io muoio dalla voglia di andare al centro estivo.
In quel momento mia mamma mi tocca la fronte.
– No, non sei calda, non hai la febbre.
– Perché dovrei avere la febbre? Adesso vado di corsa in camera mia e finisco di preparare la valigia tutta da sola. Farò un bel lavoro, vedrai!
Le dico così mentre corro verso la mia camera e poi mi nascondo dietro la porta della cucina.
88 BUGIE/VERITÀ
noto muro odi valigia porta piano
SULLA
LINGUA
Il piano stava funzionando. Mia mamma stava veramente pensando che stessi diventando pazza e lo aveva anche detto a mia zia al telefono. Ce l’avevo quasi fatta a non partire, ero così vicina… se non fosse che a un certo punto mia sorella mi vede accucciata dietro la porta e dice: – Visto Olly! Tana per Olly!
Sshht! – le sussurro. – Dopo giochiamo, non ora… Se fai così la mamma mi scoprirà. Sto facendo finta di essere impazzita.
– Olly pazza! Olly pazza!
– Basta, Ari. Zitta, ti prego!
Stavo cercando di tirarla verso di me per non farci scoprire, quando noto contro il muro una grossa ombra. Mi volto deglutendo lentamente la saliva.
– Impazzita, eh? – dice la mamma in piedi davanti a noi.
– No, no… che cos’hai capito? Sto giocando con Arianna a un nuovo gioco che ha inventato lei, si chiama: “Fai la pazza oppure spazza”. In pratica funziona così: chi fa meglio la pazza vince, chi perde invece deve spazzare, cioè mettere a posto i giochi in camera.
– Ho una notizia per te, Oliva: hai perso. E ora corri a fare la valigia e poi metti a posto i giochi.
– Ma mamma… – mugugnavo andando in camera mia.
Ecco che lì imparai la prima grande lezione: se hai un piano, non dirlo a tua sorella (soprattutto se è più piccola di te).
C OMPRENSIONE C
Numera per trovare il giusto ordine dei fatti.
Oliva finge di avere il morbillo.
Interviene la sorella di Oliva.
Oliva si nasconde per osservare le reazioni della mamma.
La mamma scopre il trucco.
Oliva tenta di giustificarsi con la mamma.
Oliva prova una differente strategia per non partire.
La mamma pensa che Oliva non stia bene.
Trova le informazioni esplicite e implicite.
• Quali sono le due bugie che la protagonista inventa per non andare al centro estivo?
• Perché Oliva “pensa di avercela quasi fatta”?
89 BUGIE/VERITÀ
–
BUGIE/VERITÀ
L ESSICO L
Seguitare significa: seguire. continuare. conoscere.
Puoi sostituire le parole “mi rammento“ con
In questo contesto il capo è la
Un famoso bugiardo
– Il burattinaio Mangiafuoco mi dette alcune monete d’oro da portare al mio babbo – disse Pinocchio.
– E ora le quattro monete, dove le hai messe? – gli chiese la Fata dai capelli turchini.
– Le ho perdute – rispose Pinocchio. Ma disse una bugia, perché le aveva in tasca. Appena detta la bugia, il suo naso gli crebbe subito di due dita.
– E dove le hai perdute?
– Nel bosco.
A questa seconda bugia il naso seguitò a crescere.
– Se le hai perdute – disse la Fata, – le cercheremo e le ritroveremo.
– Oh, ora che mi rammento bene – replicò il burattino, –le monete non le ho perdute. Le avevo in bocca e le ho inghiottite.
A questa terza bugia, il naso gli si allungò in modo così straordinario, che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nel letto e nei vetri della finestra, se si voltava di là, lo batteva nelle pareti o nella porta della camera, se alzava un po’ più il capo, correva il rischio di ficcarlo in un occhio della Fata.
E la Fata lo guardava e rideva.
– Perché ridete? – gli domandò il burattino.
– Rido della bugia che hai detto.
– Come mai sapete che ho detto una bugia?
– Le bugie, ragazzo mio, si riconoscono subito, perché ve ne sono di due specie: vi sono le bugie che hanno le gambe corte, e le bugie che hanno il naso lungo: la tua per l’appunto è di quelle che hanno il naso lungo.
C OMPRENSIONE C
Riconosci la tipologia testuale.
• Questo testo è una
• Il protagonista è
• L’aiutante del protagonista è
L’idea principale è: non si devono mai dire bugie. dire bugie può avere conseguenze anche gravi. non è possibile riuscire a nascondere le bugie.
90
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio, Fratelli Fabbri Editori
................................................................
Un gatto: di carta o vero?
Un topo di biblioteca andò a trovare i suoi cugini.
– Voi conoscete poco il mondo! – egli diceva ai suoi timidi parenti. – Per esempio, avete mai mangiato un gatto?
– Ma da noi sono i gatti che mangiano i topi.
– Io ne ho mangiato più d’uno e non hanno detto neanche: Ahi!
– E di che sapevano?
– Di carta e d’inchiostro. Avete mai mangiato un cane?
– Per carità.
– Io ne ho mangiato uno ieri. Un cane lupo. Si è lasciato mangiare quieto quieto e non ha detto neanche: Ahi!
– E di che sapeva?
– Di carta, di carta. E un rinoceronte l’avete mai mangiato?
In quel momento il gatto, che era stato ad ascoltare dietro un baule, balzò fuori con un miagolio minaccioso. Era un gatto vero, di carne e d’ossa. I topolini volarono a rintanarsi, tranne il topo di biblioteca, che per la sorpresa era rimasto immobile. Il gatto lo agguantò e cominciò a giocare con lui.
– Tu saresti il topo che mangia i gatti?
– Io, Eccellenza… Lei deve comprendere… Stando sempre in libreria…
– Capisco, capisco. Li mangi stampati nei libri.
– Ma solo per ragioni di studio.
– Ma non ti pare che avresti dovuto studiare un pochino anche dal vero? Avresti imparato che non tutti i gatti sono fatti di carta. Per fortuna del povero prigioniero il gatto si distrasse, perché aveva visto passare un ragno sul pavimento. Il topo di biblioteca, con due salti, tornò tra i suoi libri, e il gatto dovette accontentarsi di mangiare il ragno.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni implicite ed esplicite
• I cugini capiscono che il topo parla di immagini sui libri?
• Perché il topo rimane immobile quando vede il gatto?
• Perché gli altri topolini, invece, scappano?
Qual è il significato del testo?
Una vera conoscenza è fondata: sullo studio.
sull’esperienza.
sull’esperienza e sullo studio.
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Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
BUGIE/VERITÀ
Un libro che ti consigliamo di leggere:
IMPERDIBILE! Le AVVENTURE DI SHERLOCK HOLMES
Sherlock Holmes , il più famoso investigatore di tutti i tempi, decifra sei enigmi irrisolvibili grazie alla sua infallibile intelligenza deduttiva , basata su quegli insignificanti dettagli invisibili agli altri, ma che rendono tutto chiarissimo nella sua mente. Tra atmosfere intriganti, fra maggiordomi e tappeti persiani, tabacco da pipa e argenteria nei salotti per il tè, il crimine viene sempre sconfitto. Un autore classico riscritto per appassionare i ragazzi e le ragazze in una palestra per la mente: più sono bizzarri i Sherlock e il suo fido biografo e amico, il dottor Watson.
Mauro Martini Raccasi, Le avventure di Sherlock Holmes,
A SHERLOCK NON SFUGGE NULLA
Ero passato dal mio amico Sherlock Holmes la seconda mattina dopo Natale, giusto per lo scambio di auguri per le festività.
– È occupato – dissi, – forse la interrompo.
– Niente affatto. Peterson, il fattorino, ha ritrovato questo cappello. Il proprietario è ignoto. La prego di osservarlo. Che cosa deduce sull’identità dell’uomo che lo indossava? Era un comune cappello nero della solita forma rotonda, rigido e sgualcito. La fodera era stata di seta rossa, ma era molto stinta. Era perforato nell’orlo. Per il resto era strappato, impolverato e macchiato in diversi punti. Inoltre si vedeva che alcune macchie erano coperte con dell’inchiostro nero.
– Non riesco a vedere nulla – dissi io.
– Al contrario, Watson, ha visto tutto. Ma non riflette su quel che vede.
Allora mi dice per favore che cosa si può concludere da questo cappello? – chiesi, mentre Holmes lo esaminava con insistenza.
– Si comprende bene che l’uomo che lo indossava negli ultimi anni è stato discretamente bene, sebbene ora non abbia molto denaro. Era prudente, ma adesso lo è meno di prima. Tuttavia ha conservato un po’ di orgoglio. È un uomo che conduce una vita sedentaria, che esce poco, ha un’età media, i capelli brizzolati che ha fatto tagliare pochi giorni fa. Questi sono i fatti più evidenti che si deducono dal suo cappello.
– Holmes, sta di sicuro scherzando...
– Niente affatto. Questo cappello ha tre anni. Queste tese piatte non sono più di moda. È un cappello della migliore qualità. Se quest’uomo poteva permettersi di acquistare un simile cappello tre anni fa e da allora non ne ha comprati di nuovi, allora il suo tenore di vita è certamente peggiorato.
– Ho capito, ma che ne dice della prudenza e dell’orgoglio?
Sherlock Holmes rise: – Ecco la prudenza – disse, mettendo il dito nel foro sull’orlo del cappello, – qui c’era un elastico per assicurarsi di non perdere il cappello alla prima folata di vento. Ma l’elastico non c’è più e non è stato sostituito.
È evidente che l’uomo ha meno prudenza di prima. D’altro canto ha tentato di nascondere alcune di queste macchie sul feltro tingendole con l’inchiostro, che è segno che non ha totalmente perduto il rispetto per se stesso.
– Il suo ragionamento comincia a filare.
– Gli altri particolari derivano tutti da un attento esame della parte inferiore della fodera. La lente svela una gran quantità di punte di capelli puliti e tagliate dalle forbici di un barbiere. Questa polvere, che può osservare, è la polvere soffice e marrone della casa, che dimostra che è rimasto lungamente appeso al chiuso.
–
Le bugie di Pinocchio, di Oliva, di Luca… non sono gravi. Ma quando ci sono di mezzo Sherlock Holmes, Poirot, Montalbano o la nonna investigatrice, beh, le cose cambiano e si trasformano da bugie in genere giallo
Un misfatto in casa mia
Mia nonna è una investigatrice dilettante. A forza di leggere romanzi polizieschi e di studiare i metodi di Sherlock Holmes, di Hercule Poirot e del commissario Montalbano si è detta: – E perché non io? Ho deciso di calcare le sue orme e, l’altro giorno, le ho chiesto di prendermi come apprendista detective.
D’accordo – ha detto lei, – sarai il mio assistente. Appena mi si presenterà un nuovo caso farò ricorso a te.
Ebbene, oggi stesso, a casa nostra, ho avuto l’occasione di seguire la nonna e di osservare i suoi metodi.
La mamma ha scoperto il misfatto: della crema al cioccolato che aveva preparato per la cena ne restava appena la metà. Nonna si è messa al lavoro.
Ha interrogato la vittima: – A che ora hai scoperto il furto? – ha chiesto alla mamma.
– Alle tre e mezzo, quando sono andata a prendere uno yogurt.
– A che ora hai messo la crema in frigo?
– Verso le dieci, stamattina –ha risposto la mamma.
– Bene – ha concluso la nonna – possiamo dunque dedurre che il malfattore ha operato tra le dieci e le quindici e trenta. E adesso esaminiamo la scena del crimine in cerca di indizi. Innanzitutto, voleva rilevare le impronte digitali sulla ciotola della crema,
GIAL LO genere 94
–
Bernard Friot, Altre storie a testa in giù, Editrice Il Castoro
ma sono riuscito a impedirglielo: non volevo che rovinasse quello che restava della crema al cioccolato!
Ha poi convocato i sospetti, ovvero mio padre e mia sorella, i soli, oltre a me e alla mamma, ad avere libero accesso alla cucina. Anna, la mia sorellina, aveva un solido alibi: era in trasferta con la scuola di danza e poteva vantare una trentina di testimoni.
L’interrogatorio di papà è stato nettamente più interessante. Inizialmente ha sostenuto di aver passato tutta la giornata in ufficio. Ma poi ha ammesso di aver annullato due appuntamenti con dei clienti per andare a pescare con il suo amico Marco.
A questo punto quella più contrariata era la nonna: se tutti i sospetti avevano un alibi, il caso si complicava! Ma non era ancora detta l’ultima parola.
– Seguimi! – mi ha ordinato. – Risolviamo questo problemino.
Improvvisamente si è alzata di scatto e si è precipitata in salotto. Ha puntato il dito verso la mamma gridando: – Ci sono! Sei tu che hai mangiato la crema al cioccolato!
Ne è venuta fuori una tragedia mai vista.
Mamma ha chiamato nonna “Sherlock
Holmes da strapazzo”. Alla fine la nonna si è dovuta scusare.
Ma era soprattutto per me che le dispiaceva!
Le ho detto che non doveva dispiacersene, che andava bene lo stesso.
Ed è vero che andava bene, anzi benissimo, così. Perché il colpevole, il divoratore di crema al cioccolato, io lo conosco bene. Sono io.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del racconto giallo.
Gli elementi fondamentali di un racconto giallo sono:
• un misfatto;
• un colpevole da scoprire;
• il detective e i suoi aiutanti che indagano. In questo testo il misfatto è
La detective è Il suo aiutante è
Nella struttura del testo compaiono le indagini, gli indizi, gli interrogatori dei presunti colpevoli e dei testimoni, la soluzione del caso.
In questo racconto le indagini si svolgono attraverso:
l’analisi di indizi come le impronte digitali. gli interrogatori di più persone. l’intervento di esperti.
Un altro elemento tipico del giallo è l’alibi, che è:
la testimonianza resa alla polizia. il sopralluogo sulla scena del misfatto. la dimostrazione di non essere stato sul luogo del misfatto
95 GIAL LO genere
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto giallo
Qual è il caso da risolvere?
Chi risolve il caso?
Il capo della polizia risolve il caso: per mezzo di indizi e deduzioni. per mezzo di prove concrete.
La struttura del testo contiene: sequenze narrative e descrittive. sequenze narrative e riflessive.
Victor Escandell, Ana Gallo, Enigmi, Il Castello
I gioielli della regina
Il re di Francia e la sua consorte aspettavano il momento giusto per fuggire da Parigi con l’aiuto del maresciallo svedese Axel Fersen, un caro amico della regina. Qualche giorno prima della loro fuga, un ambizioso conte che viveva a palazzo chiamò il capo della polizia per denunciare la scomparsa del grande diamante Suzy dalla Camera del Tesoro Reale.
Il conte accusò la regina Maria Antonietta di aver pianificato il furto. Il conte cominciò la sua esposizione al capo della polizia per argomentare la sua accusa. Fornì alla polizia la sua versione dei fatti.
– Era una notte di pioggia e senza luna. Un rumore mi svegliò e mi affacciai alla finestra senza accendere le luci.
Passò poi a descrivere ogni dettaglio: – Il palazzo era completamente al buio, ma riuscii a scorgere l’ombra di Axel Fersen con il suo inconfondibile cappello sul muro di fronte. Poi continuò dicendo: – Subito uscii dalla mia camera e notai che la Camera del Tesoro era completamente spalancata. Il conte terminò la sua descrizione insinuando che il piano fosse stato ordito dalla regina stessa.
– Scoprii che avevano rubato il diamante Suzy e diedi l’allarme. Tutti sanno che Fersen ha bisogno di denaro e che la regina gli dà tutto ciò che chiede…
Dopo aver ascoltato la sua dichiarazione, il capo della polizia sbottò: – Signor conte, per favore, restituisca subito il diamante. È ovvio che sta mentendo.
Il capo della polizia aveva scoperto il vero colpevole da un indizio molto importante: alcune parole pronunciate dal conte.
Perché il poliziotto lo accusa?
Se era una notte senza luna non si poteva notare che la camera del tesoro era spalancata.
Per proiettare delle ombre è necessario che ci sia luce, e quella notte non c’era la luna, pioveva e il palazzo era completamente al buio.
GIAL LO genere 96
L’ispettore Bracco indaga
Era una giornata molto calda e l’ispettore Bracco era felice di trovarsi negli uffici della polizia con l’aria condizionata. L’agente Al Fresco gli stava parlando della coppia che avrebbe dovuto interrogare.
– C’è stato un incidente fra due imbarcazioni. Un piccolo motoscafo si è scontrato con una barca a remi che ospitava due ragazze. Fortunatamente sono state sbalzate fuori dalla barca e, a parte un grosso spavento, non si sono fatte male. Il ragazzo del motoscafo è già stato fermato in passato per eccesso di velocità. Se riusciremo a provare la sua colpevolezza, stavolta finirà in prigione – spiegò il poliziotto.
Quindi chiese al detective di assisterlo nell’interrogatorio. L’agente Al Fresco lo presentò a Nico Verdesca e Lulu Gambacorta.
– Stavolta sei nei pasticci, Nico – disse l’agente.
– No, non c’entro! – protestò lui. – Era Lulu che guidava. Sto cercando di tenermi fuori dai guai, perciò ho chiesto a lei di guidare. Di solito se la cava bene. È stato un incidente!
– Lulu – intervenne l’ispettore, – ci racconti che cosa è successo.
– Come ha detto Nico, mi ha chiesto di guidare. Stavo guardando dall’altra parte e ho notato troppo tardi la barca a remi. Appena l’ho vista, ho schiacciato il freno, ma non c’è stato niente da fare! – spiegò la ragazza.
– State mentendo, è evidente. Se non vi decidete a dire la verità, finirete in guai grossi – li avvisò Bracco. Perché non crede alla loro versione?
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto giallo
Chi è l’investigatore?
Chi è il suo aiutante?
Ci sono testimoni? ..............................................................................
Chi è il colpevole?
Il racconto ha un ritmo: tranquillo, per invitare chi legge a cogliere tutti i particolari. incalzante, per suscitare suspense.
GIAL LO genere 97
Jim Sukach, Le indagini Lampo dell’ispettore Bracco N. 1, Piemme Junior
Soluzione: sui piccoli motoscafi c’è la leva manuale e non un freno a pedale. È probabile che Lulu non ne abbia mai guidato uno.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto giallo.
Lo scopo dell’autore è: informare chi legge su un fatto di cronaca nera. coinvolgere chi legge nella soluzione di un misfatto.
Il detective, cioè colui che risolve il caso, è: un professionista. una persona attenta ai particolari. un aiutante del detective.
Ciccio risolve il caso: raccogliendo testimonianze. in base agli indizi. in seguito a un interrogatorio.
Il colpo di scena che permette di risolvere il caso è: la caduta del ramo dell’albero. una particolare fotografia. l’inizio di un temporale.
Ciccio e il ramo caduto
Francesco, che tutti chiamavano Ciccio, uscì per andare a scuola.
Svoltato un angolo, una sorpresa: un enorme ramo era caduto danneggiando due auto, una Cinquecento rossa e una Panda grigia parcheggiata dietro. Sul posto c‘erano un’auto dei carabinieri, un carro attrezzi e un mezzo dei vigili del fuoco che stava sollevando il ramo con una gru. Un signore parlava con un carabiniere: – Aspetti, voglio vedere se l’auto funziona! – e si diresse verso la Panda, borbottando: – Uno la sera parcheggia l’auto, e la mattina dopo la trova distrutta!
Ciccio, che si era avvicinato fin dove poteva, si era messo a scattare foto: l’auto dei carabinieri – click –le automobili danneggiate – click click – il proprietario della Panda che entrava in auto, metteva in moto e la spostava – click click click – il camion dei pompieri con il ramo caricato sul pianale e il carro attrezzi che tirava su la Cinquecento – click click.
– Ehi – gli disse il militare alzando gli occhi dal foglio su cui stava scrivendo, – perché non vai a scuola?
– È ancora presto, e le fotografie le faccio proprio per il giornalino della scuola – rispose Ciccio allegramente.
– Gliela posso fare una fotografia per il Giornalino?
– E tu poi me ne farai avere una copia?
GIAL LO genere
Carlo Barbieri, Dieci piccoli gialli 2, Einaudi Ragazzi
L’appuntato diede il biglietto con indirizzo e telefono a Ciccio e si mise in posa.
Più tardi, tornato a casa, Ciccio cominciò a fare scorrere le foto al computer per scegliere le più belle per il giornalino. Ma in qualcuna… c’era qualcosa che…
Ciccio guardò, pensò, pensò… e finalmente capì e urlò:
– Yuhuuuu!
Recuperò il biglietto che gli aveva dato il carabiniere e lo chiamò. Cinque minuti dopo, l’appuntato Scomazza bussò alla porta di casa.
– Deve arrestare quello della Panda di stamattina.
– E perché?
– Perché è un truffatore. Guardi le foto.
– Ah! Sotto la Cinquecento la strada era asciutta, mentre sotto la Panda era bagnata!
– Sotto la Cinquecento era asciutta perché la macchina è rimasta lì tutta la notte, mentre la Panda è arrivata molto tempo dopo, quando già pioveva e la strada era bagnata. Invece il proprietario ha detto di averla posteggiata la sera prima. È una bugia. Secondo me le cose sono andate così: sulla sua macchina era caduto qualcosa di pesante sul cofano che aveva fatto un danno. Quando questa notte ha visto il ramo caduto, ha avuto l’idea di inscenare un incidente. Sta facendo tutto il possibile per procurarsi un po’ di soldi per un altro motivo.
– Quale?
– Mi sembrava di averlo già visto, e ora mi sono ricordato dove: scommette alle macchinette mangiasoldi del bar. Ci butta un sacco di denaro.
– Gran brutto viziaccio, il gioco – disse il carabiniere, – può rovinare una famiglia e persino portare dritto in prigione.
L ESSICO L
Appuntato è una parola polisemica, cioè con più significati. In questo contesto che cosa indica?
Qualcosa annotato su un taccuino.
Un grado militare. Un sinonimo di appuntito.
99 GIAL LO genere
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto giallo.
Collega ogni termine alla sua definizione.
inchiesta indizio crimine
In questo testo:
• il crimine è
• l’indizio è
Storia poliziesca
reato molto grave un particolare che aiuta a risolvere il crimine
indagine per risolvere il caso
• l’inchiesta è stata svolta dai
OMPITO NON NOTO C C
Nonostante in questo racconto compaiano un crimine, un indizio, un’inchiesta, non è un racconto giallo. Perché?
Una pulce passeggia sul bracciolo di una poltrona, quando incontra un lungo capello biondo che si sta rimirando in uno specchietto tascabile.
– Insomma! – dice il capello. – Stia attento a dove mette i piedi, e soprattutto non mi tocchi e non mi sposti: sono un indizio!
– Un indizio? Che cos’è?
– S’immagini che un crimine è stato commesso proprio qui, in questa stanza. Hanno trovato la vittima sulla poltrona di fronte, con una pallottola in pieno petto. L’inchiesta ha accertato che l’assassino era seduto sulla poltrona dove ci troviamo ora. Quindi, è logico, io sono molto importante: quando i poliziotti mi troveranno, cercheranno di stabilire da dove provengo e, grazie a me, smaschereranno l’assassino!
Tutti parleranno di me, i giornali, la TV, sarò famoso!
– Se ho capito bene – dice la pulce, – conviene essere calvi quando si deve uccidere qualcuno: questi capelli chiacchieroni sono pronti a tradirti, anche solo per darsi delle arie!
Quindi getta a terra la parrucca riccioluta che indossava e fa secco il lungo capello biondo con un colpo di pistola al cuore.
GIAL LO genere 100
Bernard Friot, Altre storie a testa in giù, Editrice Il Castoro
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il RACCONTO GIALLO (chiamato anche “poliziesco”) è un testo narrativo che presenta sempre un caso poliziesco da risolvere (un furto, un delitto, un rapimento…).
SCOPO
Suscitare interesse nel lettore creando un’atmosfera di attesa e di suspense.
IL RACCONTO GIALLO
Nel racconto giallo agiscono diversi personaggi:
• l’investigatore è il protagonista; può essere un poliziotto, un detective o una persona che, grazie alle sue abilità di osservazione, intuizione e logica, riesce a risolvere il caso;
• il colpevole è colui che commette il reato: generalmente è una persona insospettabile;
• la vittima è la persona che subisce il danno;
• altri personaggi sono l’aiutante dell’investigatore, i testimoni, le persone sospettate
Il tempo è sempre determinato.
I luoghi sono sempre reali.
CONTENUTO
Il contenuto di un racconto giallo è la presentazione di un reato di cui non si conosce né il movente né il colpevole e che viene risolto da un investigatore grazie alla sua inchiesta e alla raccolta di indizi.
STRUTTURA
La struttura si può scandire in tre fasi:
• l’introduzione, in cui si presentano la situazione iniziale, generalmente tranquilla, e alcuni personaggi;
• lo svolgimento in cui:
• si presenta il delitto che giunge all’improvviso e rompe l’equilibrio iniziale;
• iniziano le indagini, condotte dal protagonista seguendo gli indizi, utilizzando la logica, la capacità di osservazione dei particolari e dei sospettati;
• avviene la ricostruzione dei fatti accaduti e la scoperta del colpevole;
• la conclusione, in cui la situazione ritorna calma e normale.
101 BUGIE/VERITÀ
GIAL LO genere
ELEMENTI QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 54-61
Tiziano Sclavi, I misteri di Mystère, Mondadori
L’omino verde di via Pirandello
La signora Granier Deferre, di anni 71, vedova, era alta e molto robusta, con un vestito antiquato e un cappellino ornato di fiori.
– Vede signor… – stava dicendo a Jacques, nell’ufficio della sua agenzia investigativa, – signor Mystère… A casa mia ci sono i marziani.
Jacques disse: – Vuole raccontarmi tutto dall’inizio?
– Oh bella, giovanotto, sono venuta apposta! Dunque, il mio povero marito mi lasciò in eredità due villette in via Pirandello, quella strada isolata, in periferia. Naturalmente pensai subito di affittarne una. Così l’affittai a questo signor Dupont. All’inizio sembrava una persona per bene… Lavora al museo delle Cere, sa? Poi ha cominciato a ricevere certa gente... con certe facce… quando poi, di notte, ho sentito degli strani rumori…
– Rumori? Che rumori?
– Metallici, come di macchine in movimento. Ieri sera non ho resistito e sono andata a vedere. Ho usato il mio duplicato della chiave e sono entrata. E l’ho visto.
– Visto chi?
– Come chi, giovanotto? Il marziano verde, no? Stava in mezzo alla stanza, piccolo, squamoso. Sono andata subito alla polizia, ma non mi hanno nemmeno dato ascolto! Quindi sono venuta da lei, giovanotto. Stasera verrà a casa mia a vedrà lei stesso.
E, con passo marziale, uscì.
Jacques Mystère arrivò a casa Granier Deferre verso le 11. La signora gli porse una chiave e disse: – Apra!
Jacques aprì e vide l’omino verde, fermo in mezzo alla stanza, davanti a loro, squamoso, con due antenne sulla testa. Jacques, cautamente, avanzò e lo toccò. – È di cera – disse, – una statua di cera con la testa mobile. – E il rumore? – chiese la signora Granier Deferre. – Lo saprà presto. Dov’è la porta della cantina?
– Di là.
L’aprirono con facilità e scesero le scale: videro una vera e propria tipografia, tre uomini che lavoravano alacremente a stampare denaro falso
VERIFICA 102
e un intrico di fili, ai quali, con delle mollette, erano appesi biglietti di banca ad asciugare. Travolgendo i fili con il loro “bucato” Jacques si lanciò contro Dupont e insieme rotolarono per qualche metro. Gli altri due gli furono addosso. Jacques stramazzò a terra. Riuscì a metterne K.O. due, ma il terzo gli fu sopra con tutto il suo peso: era il doppio di lui e Jacques pensò che stavolta fosse finita. Poi successe una cosa strana: il bandito volò via. La signora Granier Deferre lo aveva afferrato per i pantaloni e la camicia e lo aveva scagliato sulla rotativa. Guardò Jacques con un misto di disprezzo e compassione. – Si alzi, giovanotto. Eh, i ragazzi di oggi…
A NALIZZO A
1 In questo testo trovi alcuni elementi tipici del racconto giallo. Quali? Segna con più X Un fatto su cui indagare. La presenza di marziani. La soluzione di un misfatto. Un investigatore. L’aiutante dell’investigatore.
2 A causa di quale fatto si avvia l’indagine? Il lavoro del signor Dupont.
La presenza di strani rumori e di uno strano personaggio. La presenza di tante persone nella villetta.
3 Quale reato viene scoperto? ..................................................................................................
C OMPRENDO C
1 Il “bucato” di cui si parla nel testo è: una particolare banconota bucata. l’insieme delle banconote prodotte. l’insieme delle banconote lavate.
C C
OMPITO NON NOTO
La rotativa è una macchina per stampare. Quale di queste è una rotativa?
CHE COSA SO?
2 La signora guarda Jacques con “un misto di disprezzo e compassione” perché Jacques: ha messo K.O. il signor Dupont. non è riuscito a fermare l’ultimo colpevole. ha travolto i fili del bucato.
Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto giallo?
Sì. No. In parte.
COME S O?
T
103
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
VERIFICA
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Il gatto comprese, così, che la verità è una faccenda tremendamente complicata e che Internet non contiene una sola verità, ma tante, tutte da decifrare. E capì soprattutto che ognuno sul web è pronto ad ascoltare solo quello che vuole sentirsi dire.
CHE COS’È UNA FAKE NEWS?
Le “fake news” (notizie false) in italiano sono anche chiamate “bufale”. Sono notizie, generalmente pubblicate attraverso Internet e, in modo particolare, attraverso i Social media, per ingannare e disinformare. Sono notizie false, ma il modo in cui vengono presentate le fa sembrare vere. Chi le divulga vuole ingannare chi le riceve.
COME DIFENDERSI DALLE FAKE NEWS
In Russia esistono piramidi più antiche di quelle egizie: hanno più di 9000 anni!
Questa notizia è stata diffusa su Facebook e ha fatto il giro del mondo, corredata da foto. Ma era una fake news.
Molte persone volevano prenotare un viaggio per ammirare questi reperti archeologici. Però, se queste persone avessero fatto un’attenta ricerca avrebbero scoperto che quelle che sembrano due piramidi sono in realtà montagne! Si trovano in Danimarca, nelle isole Faroe. Il nome del promontorio su cui sorgono è Montagna Klakkur.
Hai capito qual è la morale della favola? ..............................................................................................................................
NON BISOGNA “BERE” TUTTO CIÒ CHE CI DICONO. ADOTTIAMO UN MOTTO: CONTROLLARE E VERIFICARE PER NON FARSI IMBROGLIARE!
BASTAVA UN CLICK PER SCOPRIRE LA VERITÀ!
105
Isole Faroe, Montagna Klakkur
La paura
Chi non ha mai avuto paura alzi la mano!
Paura per un brutto sogno, paura per una verifica, paura del buio…
Ci sono, però, paure ben più
grosse: la paura della guerra, della malattia, del terremoto…
Le paure… ci fanno paura. Ma un pizzico di paura può servire a metterci in guardia in situazioni pericolose e ci avvisa che dobbiamo evitare i pericoli
horr o r PAU R A e
Il racconto horror
Un racconto horror sicuramente ci può far paura. Ma perché, spesso, affascina?
Perché i brividi ci tengono con il fiato sospeso, ci fanno desiderare di sapere “come va a finire” e… “mettono alla prova” il nostro coraggio. Ma, per fortuna… a distanza!
Quali sono gli ingredienti del genere horror?
• Il contenuto è il racconto di fatti oscuri, per i quali non è possibile fornire, attraverso la ragione, una spiegazione.
• Gli elementi caratteristici sono un’atmosfera di mistero, personaggi sinistri, luoghi agghiaccianti
IMPERDIBILE!
Per ritrovare PAURA e HORROR in un libro, ti consigliamo:
SQUADRA CACCIAFANTASMI E LA PISTA DI GHIACCIO CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
– Vorrei tanto essere come mia sorella – disse Tommy. MA QUELLA LÌ CHE COSA
– E invece sì! – ribatté Tommy. – Lei non ha paura di niente
Peter scosse il capo: – Ognuno di noi ha paura di qualcosa
– Be’, se di notte le piombasse un fantasma in camera, le
E fu allora che Tommy decise di costruirne uno. UN FANTASMA
A notte fonda, sarebbe entrato di soppiatto nella camera di sua sorella e avrebbe fatto dondolare sopra il suo letto
I GEMITI, GLI ULULATI MIZZI SI SAREBBE SVEGLIATA
Costruirsi un fantasma raccapricciante, che faccia venire la pelle d’oca, però, non è facile. Per fortuna Tommy era bravissimo a costruire le cose. Recuperò dal ripostiglio il vecchio cuscino poggiatesta della mamma, rivestito di un tessuto peloso verde
Legò un’estremità con lo spago: quella sarebbe stata la testa.
Poi infilò un lungo asciugamano dentro un paio di guantini grigi. ADESSO IL FANTASMA AVEVA DUE BRACCIA!
Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.
l’ A
r t e di... LEGGERE
Delle gambe gli spettri non hanno bisogno perché, come tutti sanno, fluttuano nel vuoto. Poi con lo smalto per unghie rosso DIPINSE UNA GRANDE BOCCA , per gli occhi usò quello verde. Infine, prese una vecchia tenda di tulle e ne ricavò un lungo vestito da fantasma.
LO SPETTRO INCUTEVA IL GIUSTO TERRORE.
Però Tommy intendeva renderlo ancora più spaventoso, anzi TERRIFICANTE : con una massa di capelli bianchi svolazzanti la sua creazione sarebbe stata perfetta! Ma gli rimase della colla sulle dita e dei fili di lana gli restarono appiccicati ai polpastrelli. Cercò di staccarseli, ma la cosa si rivelò alquanto laboriosa e Tommy si arrabbiò tantissimo.
Così, quando si sentì sul punto di scoppiare, come gli aveva insegnato la nonna, per calmarsi gridò: – SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA!
E lo ripeté per altre due volte, perché era davvero arrabbiato. Non fece in tempo a chiudere la bocca che IL FANTASMA
SI DRIZZÒ SEDUTO SUL TAVOLO e disse: – Buonasera. Tommy ammutolì. Poi riuscì a balbettare:
– CO – CO - CO... COME HAI FATTO A PARLARE?
Strano ma vero, il fantasma rispose: – Se si costruisce un SALTAPICCHIO STRIZZABUDELLA e si ripete per tre volte SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA , la creatura prende vita, non lo sapevi? I SALTAPICCHI STRIZZABUDELLA esistono da sempre. E anche la parola SALTAPICCHIOSTRIZZABUDELLADICACCA . Adesso lascia che ti tolga questa lana dalle dita.
Questo testo, in modo spiritoso, fa capire che a volte gli scherzi possono ritorcersi contro chi li fa.
Hai mai vissuto una situazione in cui uno scherzo preparato per qualcuno si è rivolto contro di te?
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Il bambino che aveva paura del buio
C’era una volta il piccolo Willi e le sue paure. La più grande era quella che provava ogni sera. Appena calava la notte, il suo cuore cominciava a battere sempre più forte e gli mancava il respiro.
Di che cosa aveva tanta paura, Willi?
Non lo sapeva proprio. Quando era preso dal panico, restava lì fermo immobile, non riusciva a pensare più a niente. Nel buio profondo, Willi sentiva la presenza di un essere cattivo, pronto a balzargli addosso da un momento all’altro!
L’altro grosso problema di Willi era che voleva far credere alla sua mamma e al suo papà di non avere mai paura.
Soprattutto di non avere paura del buio: solo i bambini piccoli hanno paura del buio! Un bambino della sua età che ha ancora paura del buio viene preso in giro da tutti.
Quindi la sua paura doveva rimanere un segreto. E non era facile, anzi, era davvero una gran fatica.
La mamma e il papà lo sgridavano di continuo: – Willi, perché sei così disordinato? Non dovresti buttare tutte le tue cose sotto il letto, ma metterle a posto. Così proprio non va bene, non puoi
In realtà Willi era un bambino ordinatissimo e non lo si poteva certo considerare un bambino pigro. Aveva semplicemente paura che qualcosa di misterioso si potesse nascondere sotto il letto. Così, ammucchiando giochi e vestiti sotto il letto, non aveva paura di notte e si sentiva più al sicuro.
OMPRENSIONE
Trova le informazioni implicite ed esplicite.
Willi aveva paura: solo del buio. soprattutto del buio. solo dei mostri che si nascondono nel buio.
Perché i genitori sgridavano Willi? Perché secondo loro, Willi era un bambino: troppo pauroso. disordinato e pigro. che veniva preso in giro dai compagni.
• A chi Willi voleva tenere nascosta la sua paura?
• Perché la paura di Willi doveva rimanere un segreto?
110
Willi e la paura, Fabbri Editori
Il buio che aveva paura del bambino
C’era un bambino che aveva paura del buio. Una paura matta. Ogni sera, quando il buio calava dal cielo e veniva a insinuarsi nella sua cameretta, si sentiva stringere il cuore. Per difendersi dal buio, il bambino aveva un’arma sola: una candela bianca e sottile, che teneva sul comodino accanto al letto. Quando, però, la accendeva con un fiammifero, il buio incominciava a tremare, sulle pareti e sul soffitto, e se è vero che diventava un po’ meno buio, è anche vero che faceva ancora più paura.
Il fatto è che il buio, quel buio che tutte le sere scendeva nella sua cameretta, aveva paura del bambino. Una paura matta. “Aiuto!” pensava tra sé, ogni volta che il sole tramontava e si avvicinava la sera. “Ora mi toccherà andare da quel bambino e lui accenderà quella dannata candela, che mi fa pure un solletico insopportabile, e io mi metterò a tremare di paura, e tremerò per tutta la notte!”.
Insomma, il bambino aveva paura del buio, il buio aveva paura del bambino, e tutti e due tremavano di paura per la notte.
Ogni notte che passava, però, il bambino si faceva un po’ più grande, e la candela si faceva un po’ più piccola. Quando infine si consumò del tutto, il bambino si accorse di non averne più bisogno, perché il buio, ormai, non gli faceva più paura.
E fu così che anche il buio si liberò di ogni paura e di ogni
tremore: da quella notte entra ogni notte con calma nella cameretta del bambino e dorme beato intorno a lui.
C OMPRENSIONE C
Sottolinea nel testo le risposte, per trovare le informazioni esplicite.
Quando il bambino supera la paura del buio?
Che cosa fa il buio quando supera la sua paura?
LIFE SKILLS
In questo racconto fantastico il bambino accende una candela per farsi coraggio.
Questa, però, nella realtà è una situazione di pericolo. Evita sempre le situazioni pericolose.
Trova l’inferenza.
Il bambino supera la paura del buio perché: diventa grande.
la candela si consuma. scopre che anche il buio ha paura.
PAU R A 111
Nicola Cinquetti, Ultimo venne il verme, Bompiani
Odio il martedì e il venerdì!
Nasti aveva paura di tutto. Non solo dei cani grandi o piccoli, ma anche delle cantine e delle soffitte, paura di restare sola in casa e dei rumori sconosciuti.
Quando di sera se ne stava al buio in camera sua moriva di terrore ogni volta che un’auto sfrecciava per strada disegnando una striscia di luce sul soffitto. Quando era in bagno s’immaginava di vedere uscire dal water una schifosa mano bagnata e appiccicosa che la afferrava. Ma quello che l’angosciava di più erano le sere in cui i suoi genitori uscivano. Prima veniva la baby-sitter. Ma costava un mucchio di soldi e, dopo le vacanze estive, i genitori avevano detto che ormai era grande abbastanza per restare a casa da sola.
– Solo per un paio d’ore! – aveva detto la mamma. Erano state due ore d’incubo per Nasti! Si era sdraiata sul letto, terrorizzata dalla luce delle auto e dal pavimento che scricchiolava. Aveva bisogno di andare al bagno ma non osava muoversi. Aveva fame, ma non si fidava ad andare in cucina. Poi è suonato il telefono e a ogni squillo le veniva un colpo. Per niente al mondo sarebbe saltata giù dal letto per andare a rispondere!
– E allora, tesoro? Com’è andata? Hai avuto paura? – le avevano chiesto i genitori di ritorno esattamente dopo due ore e quattro minuti.
– Neanche un po’! – aveva risposto Nasti facendo finta di aver trascorso due splendide ore tranquille.
Da quella sera i genitori di Nasti decisero di uscire due sere alla settimana. Di solito al martedì e al venerdì.
E Nasti cominciò a odiare i martedì e i venerdì.
C OMPRENSIONE C
Trova il significato del testo.
L’autrice usa l’espressione “due ore e quattro minuti” per far capire che: i genitori erano in ritardo.
Nasti aveva controllato l’orologio con ansia.
Nasti era preoccupata che fosse successo qualcosa ai genitori.
I genitori decidono di uscire due sere alla settimana perché: la baby-sitter costava troppo.
sapevano che Nasti non aveva avuto paura. pensavano che Nasti non avesse avuto paura.
PAU 112
Christine Nöstlinger, Angelo custode cercasi, Franco Cosimo Panini
Perché Jassù impazzì
A me piaceva guardare il sole che si alzava sul mio paese. Lo chiamava Jassù, il gallo, e lui, il sole, grande, rosso, si alzava per iniziare le giornate. Come noi.
Un mattino passarono, bassi, gli aeroplani.
Andavo a scuola con i miei amici, lungo il sentiero di terra rossa. Sentimmo un rumore, come se scoppiassero i monti, le rocce. Ci fermammo, terrorizzati.
– Laggiù! – gridava Omar. – Laggiù brucia tutto! Al baobab!
Il cuore ci batteva forte, non si udiva più nulla.
Corremmo senza mai voltarci.
Il grande baobab era solo con le sue immense braccia alzate verso il cielo. Entrammo nell’apertura del tronco. Stavamo in silenzio in attesa che passasse qualcuno.
I cammellieri! – gridò Mogos, uscendo.
Stava passando la carovana dei mercanti del sale.
Corremmo, seguendoli, gridando.
Il capo si voltò e fece un cenno agli altri. Li raggiungemmo.
Dobbiamo tornare a casa! – gridò Mogos. – Abbiamo visto gli aerei, c’è la guerra.
Salite – disse il capo con il turbante e il viso coperto, –vi accompagniamo.
Avvicinandoci a casa sentii la voce della nonna.
È tornata! – gridava. – Sono tornati!
Quella sera Jassù impazzì. Cantò, come all’alba, per chiamare il sole. – Gli aerei – mormorava il nonno, – devono essere stati gli aerei a farlo impazzire.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea in almeno due informazioni che ti fanno capire che la vicenda si svolge in Africa, in le parole che ti fanno capire che la scuola era lontana dal villaggio e in le parole che ti fanno capire chi è Jassù.
CIVICA EDUCAZIONE
La protagonista ha paura. È la paura della guerra, una paura vera. Ancora oggi troppe bambine e troppi bambini sono costretti ad avere paura della guerra. La paura della guerra non passa, neanche quando si diventa grandi. C’è un solo modo per far passare la paura della guerra: costruire la pace.
Per comprendere le relazioni tra le parti del testo scrivi a che cosa è riferito “lo” nella frase “Lo chiamava Jassù”.
È riferito a
PAU R A 113
–
–
–
–
Erminia Dell’Oro, Dall’altra parte del mare, Piemme Junior
ESSICO
Qual è il significato dell’espressione figurata ”con la coda dell’occhio”?
Guardare facendo finta di non guardare.
Guardare voltando la testa rapidamente.
Guardare fissando lo sguardo.
Quale verbo potresti usare come sinonimo?
Sbirciare.
Osservare. Considerare.
L’ultimo minuto
L’ultimo secondo dell’ultimo minuto del quarto d’ora della partita era pronto per scoccare. Sulle tribune intorno al campo, i suoi mille compagni di scuola, a trattenere il fiato: duemila occhi rivolti verso il tabellone, dove il risultato segnava inesorabilmente gli stessi punti all’una e all’altra squadra.
Bastava un punto; bastava un ragazzo che, serio, si avvicinasse alla lunetta di fronte al canestro.
Martin afferrò il pallone con entrambe le mani. Poi lo fece rimbalzare con vigore, per riprenderlo e mollarlo ancora. Intanto camminava e si fermò nel punto esatto in cui si incrociavano gli sguardi di tutti.
Attraverso il tabellone poteva vedere le espressioni eccitate e preoccupate dei suoi compagni, e chissà quanti avrebbero voluto essere al suo posto. Ma anche lui, sotto sotto, avrebbe preferito essere in tribuna ad assistere.
Di nuovo guardò il pallone, poi si mise in posizione di tiro. Con la coda dell’occhio scrutò l’ingresso degli spogliatoi, dove si sarebbe chiuso se avesse sbagliato.
Pareva più pesante, il pallone, amico e nemico.
Martin chiuse gli occhi e tutto, improvvisamente, si fermò.
114
Andrea Valente, Piccola mappa delle paure, Pelledoca Editore
L
L
Nel buio dei suoi pensieri vedeva il canestro di fronte a lui e null’altro. Sollevò la palla tra le dita, sopra la testa, molleggiando appena le ginocchia, quindi la lasciò andare libera nell’aria e non osò aprirli, gli occhi serrati. Ormai era fatta.
Pensò ai compagni di squadra, Martin, e restò ancora di più fermo e solo, sulla lunetta.
Pensò ai compagni di scuola, pensò ai compiti da fare per il giorno dopo e pensò che dei compiti non gli importava nulla; pensò a qualsiasi cosa gli venisse in mente, tranne che al canestro, ormai lontano dalle sue mani.
Fu il rumore del pallone contro il ferro a ridestarlo e a fargli riaprire gli occhi.
Ogni cosa intorno a lui era come prima. L’unica differenza era che gli sguardi di ognuno non erano più su di lui, ma avevano seguito la parabola della palla, che ora rimbalzava sul canestro, lasciando mille respiri in sospeso. Quasi al rallentatore il rimbalzo condusse la sfera sul tabellone e di nuovo sul ferro.
Non volle più guardare Martin, e si coprì il volto con le mani, che avevano appena lasciato il pallone. Il silenzio del pubblico e dei mille compagni si tramutò in un boato, la sirena fischiò nell’aria e nelle sue orecchie. Senza badare a nulla, Martin corse negli spogliatoi e si infilò sotto la doccia ancora vestito, aprendo l’acqua per coprire ogni altro suono. La paura lentamente si sciolse via.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite e implicite.
• Perché il tiro di Martin era importante?
• Perché alcuni compagni avrebbero voluto essere al suo posto?
• Perché Martin avrebbe preferito essere in tribuna?
• Come termina la partita?
Scopri il significato del testo.
In questo testo l’autore vuole insegnare che:
NO si può aver paura di sbagliare.
è giusto vergognarsi dei propri errori. nelle situazioni di stress è normale avere paura. a volte si vorrebbe fuggire dalle proprie responsabilità.
PAU R A 115
SÌ
LIFE SKILLS
Scrivi:
• una paura utile che a volte hai provato.
Paure utili
Se devo attraversare la strada e vedo un autobus arrivare di corsa, ho paura di finirci sotto e mi fermo.
• una paura inutile che a volte hai provato.
Se devo inserire una spina in una presa di corrente, sto attenta perché ho paura di prendere la scossa.
Se sono in cima a una scala o su un tavolo, ho paura di cadere e faccio attenzione.
Le paure di finire sotto l’autobus, di prendere la scossa e di cadere ce l’hanno tutti, adulti e bambini.
Ed è giusto avere paura di queste cose, perché sono veramente pericolose.
Quali, secondo te, sono paure utili tra quelle elencate?
Puoi usare i colori per definirlo: in le paure utili e in le paure inutili.
TAGLIARE CON I COLTELLI O CON LE FORBICI
SCONOSCIUTI CHE
C OMPRENSIONE C
Trova il significato del testo.
Alcune paure sono utili perché
I MOSTRI
PAU R A 116
Monica Colli, Maria Cristina Luchetti, Grazia Mauri, Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson Edizioni
LA STREGA E L’ORCO
SIBILO DEL VENTO
FUOCO
SOLI
TI INVITANO AD ANDARE CON LORO SPORGERSI DAI BALCONI IL
IL
DORMIRE
Vinci la tua paura
È inutile raccontarsela: tutti hanno paura. Ogni persona ha le sue paure: del buio, dell’altro, di una piazza troppo grande, della pulizia o dello sporco.
Puoi avere paura dei cani, dei gatti, dei topi. O delle persone. Magari hai paura della zia Ludmilla, perché guida velocissima. E quindi hai anche un po’ paura della macchina. E di volare? E della nave?
Qualunque sia, ogni paura ha una sua causa scatenante, un po’ come i gusti. Per esempio a me, Pierdomenico, non piace il melone perché da piccolo ne ho fatto indigestione.
Per le paure è la stessa cosa: c’è stato un momento, nella tua vita, in cui hai fatto indigestione di emozioni e, da quel momento, ti è venuta paura.
Magari un cane ti ha morso (e ti è venuta paura) o tuo papà ti ha talmente tante volte detto di stare attento ai cani, che ti è venuta paura anche senza essere stato morso. Succede. La rivoluzione di oggi è renderti conto che c’è almeno una tua paura che può essere sconfitta. Sconfiggere una paura significa imparare a essere coraggiosi. E vale la pena di provarci, anche se poi, alla fine, la paura dovesse rimanerti. È questa la rivoluzione.
Il coraggio non è una cosa istintiva. Ma qualcosa che va pensato per bene. Buona rivoluzione. E buon coraggio.
Prova: è una cosa che ti scalda dentro. E non ti lascia più.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite e implicite
Segna V (vero) o F (falso).
Rivoluzione compiuta!
L’autore, per vincere la paura, dà questo suggerimento: “Come si sconfigge una paura? Cominciando a ripetersi che non si ha paura, per esempio. Calmandosi”.
Segna qui la cosa di cui avevi paura e che adesso ti fa un baffo! ...........................................................................................................
• Le nostre paure possono derivare da un episodio che ci ha spaventato. V F
• Vincere la paura vuol dire imparare ad avere coraggio.
• Non si può imparare ad avere coraggio.
• Tutti hanno le stesse paure.
F
F
F
PAU R A 117
Pierdomenico Baccalario, Federico Taddia, Il manuale delle 50 (piccole) rivoluzioni per cambiare il mondo, Il Castoro Editore
V
V
V
MIND FULNESS
Paura e horror in un solo libro.
Tom è terrorizzato. Nella sua cantina un fantasma ha tentato di strangolarlo. Edvige, un’amica di sua nonna, lo aiuterà a scoprire che esistono molti tipi di fantasmi. E quello che abita la sua cantina non è certo il peggiore! La caccia a un FAMOR, FAntasma MOstruosamente Ripugnante, si rivelerà un’impresa ardua e... terrificante!
118
Un antro nero e ammuffito si spalancò davanti a lui. Tom avanzò coraggiosamente di un passo e cercò con la mano il pulsante della luce. Dove diavolo era finito quel maledetto? Era uno di quegli interruttori antiquati, fatti apposta per slogare le dita. Finalmente. Eccolo. Lo girò.
Una misera lampadina si accese e… PUF! , esplose in mille schegge.
Tom indietreggiò spaventato e sbatté il gomito contro la porta che si richiuse di scatto. BUM! Ora era tutto solo nella cantina buia come la pece.
“Calma!” pensò. “Mantieni la calma, vecchio mio. È solo scoppiata quella stupida lampadina”.
Ma da quando le lampadine scoppiano così?
Aveva la bocca secca e ruvida come carta vetrata.
Voleva fare un passo indietro, ma le scarpe si erano incollate a qualcosa per terra. Sentiva il rumore del proprio respiro. Poi udì un lieve fruscio, come di uno scivolare sui vecchi giornali che la mamma aveva accatastato lì dentro, da qualche parte.
– Aiuto! – bisbigliò Tom. – Cavolo, aiuto!
Ooooohuuuuu! – un gemito si levò dalle tenebre più nere. Un alito freddo, che puzzava di muffa, gli accarezzò la faccia. E delle dita ghiacciate lo afferrarono per il collo.
– Vattene! – strillò Tom dimenando le braccia come un forsennato.
Vattene, orribile mostro!
Le dita di ghiaccio si staccarono dal suo collo e gli tirarono le orecchie. Una sagoma bianchiccia baluginò nell’oscurità. Aveva gli occhi di un verde brillante, i capelli arruffati e un ghigno beffardo.
“Un fantasma!” pensò Tom sgomento. “Un fantasma vero!”.
– Uuuuoooooh! – ululò l’orrenda creatura.
Con uno strattone disperato liberò i piedi dalle scarpe incollate, barcollò fino alla porta e cercò a tentoni la maniglia. Il terribile qualcosa lo tirò per i capelli e il maglione, mugolandogli nelle orecchie.
Con le ultime forze spalancò la porta. Il fantasma indietreggiò con una stridula esclamazione di collera e Tom si precipitò vacillando in corridoio, mezzo morto di paura.
119
–
–
Le paure che, piccole o grandi, si provano tutti i giorni sono paure vere. Ciò che ci suscita paura leggendo un racconto horror, invece, è pura finzione. Però… fa paura lo stesso!
È arrivato George
Horace e sua moglie Hetty vivevano in una fattoria. Tiravano avanti tranquillamente, finché un vecchio demone peloso non entrò nella loro vita.
La creatura si era annunciata con una scritta sul muro del fienile: – È arrivato George.
Ogni notte la creatura apriva e chiudeva le finestre, lasciando entrare in casa correnti di aria gelida. Danzava sul tetto sopra la loro camera facendo un gran fracasso. Con il passare dei giorni, le cose andarono sempre peggio.
La situazione era già abbastanza terribile, ma il suo ultimo scherzo fu il peggiore di tutti.
Una notte la creatura si mise ad abbaiare come un cane sul viottolo e Horace uscì di casa per vedere di cosa si trattasse, poiché temeva che qualcuno assalisse le sue pecore. A metà strada la sua lanterna si spense, come se qualcuno avesse soffiato sulla fiamma.
Horace si fermò nell’oscurità e gli parve di sentire qualcosa ridacchiare malignamente dietro di sé. Quel suono lo fece rabbrividire.
Un istante dopo, la cosa gli saltò sulla schiena.
Le lunghe braccia del demone si avvolsero intorno al collo di Horace, facendolo quasi soffocare, e le sue gambe pelose gli cinsero la vita. Il vecchio poteva sentirlo, ma non riusciva a vederlo.
Il demone obbligò Horace ad attraversare tutto il campo fino al fosso, dove saltò giù dalla sua schiena e lo fece precipitare con un tonfo nel fango.
120
Martin Waddell, Storia di demoni e fantasmi, Einaudi Ragazzi
Horace restò in fondo al fosso, bagnato, infreddolito e pieno di lividi.
– Ho paura di quello che potrà combinare la prossima volta! – disse Horace a Hetty dopo averla fatta alzare dal letto. – Temo che possa fare del male a te o a me. Penso che dovremo andarcene da qualche parte. Non dobbiamo dirlo a nessuno, per evitare che lui lo scopra e decida di venire con noi. Traslocheremo, ma nessuno lo saprà. Stabilirono che avrebbero caricato tutti i loro averi sul carro in gran segreto. Poi se la sarebbero svignata quatti quatti. La creatura non avrebbe saputo della loro partenza finché non fossero stati lontani. In questo modo, Horace e Hetty sarebbero stati sicuri che avrebbero iniziato una nuova vita, senza demoni a infastidirli. La notte seguente, tutto era tranquillo. Avevano programmato tutto con cura. Caricarono il carro nel cortile ancora immerso nell’oscurità.
– Si parte, ragazza mia! – disse Horace. Partirono proprio mentre il sole sorgeva in fondo al viottolo. Mentre il carro passava sotto un melo, dalle foglie dall’albero echeggiò una voce cavernosa.
Traslocate, vecchio George? – chiese.
E la voce del demone rispose da sotto gli oggetti che Horace e Hetty avevano accatastato sul carro.
– Sì, Jack, traslochiamo! – disse. – Traslochiamo, ma non deve saperlo nessuno!
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere horror.
Il racconto horror vuole impressionare e “far venire i brividi” a chi legge. Quali sono gli elementi che suscitano paura? Segna con più X La descrizione del mostro. Il luogo in cui sorge la fattoria. L’atmosfera creata dai fatti apparentemente inspiegabili.
Il tempo in cui i racconti horror sono ambientati è spesso quello della notte, dei temporali, delle tempeste di vento… Sottolinea nel testo le parole che indicano il momento della giornata in cui si svolgono i differenti fatti.
I personaggi sono fantastici, spaventosi e terrificanti.
Qual è il personaggio terrificante?
La struttura del racconto horror non prevede sempre il lieto fine. In questo racconto il finale non lieto è: un secondo demone, Jack, spaventa i vecchietti. il demone trasloca con Horace e Hetty.
Il ritmo narrativo è: incalzante. tranquillo. interrotto da sequenze riflessive.
HOR R O R genere
–
121
Terrore per Lord Dufferin
Lord Dufferin si svegliò di soprassalto, senza sapere che cosa l’avesse destato. Sapeva solo che era qualcosa di terrificante. Un sogno? No, non era un sogno. Uno strano, terrificante rumore! Ecco che cos’era. Era stato svegliato da un insolito rumore.
Tese le orecchie e lo udì di nuovo. Il frastuono veniva dal prato. Lo stridio di finimenti di un cavallo più il cigolio della ruota di un carro. Ma il suono che lo aveva agghiacciato assomigliava a un gemito soffocato, per metà umano e per metà animale.
Era del tutto sveglio. E terrorizzato.
Che cosa ci facevano un cavallo e un carro nel giardino di casa nel cuore della notte?
Nel vago chiarore della lampada si avvicinò in punta di piedi alla finestra. Lunghe ombre si stendevano sul prato verde argenteo. Dal buio uscì incespicando un uomo che barcollava sotto il peso di una grande cassa che portava sul dorso.
Lord Dufferin si rese conto che quella cassa… era una cassa da morto!
Lo sconosciuto alzò la testa e lo fissò.
– Che cosa ci fai qui? E che cosa c’è in quella cassa? – domandò Lord Dufferin.
Il volto dello sconosciuto si contrasse in un’espressione maligna, rimase in silenzio. Poi si voltò per tornare al suo carro.
Lo sconosciuto sembrava fosse fatto d’aria. Gettò la bara sul carro, dove già ce n’era un’altra. Quello strano figuro si volse allora verso
Lord Dufferin, ringhiando: – C’è posto ancora per uno, signore, posto ancora per uno! – e svanì nell’aria illuminata dalla luna.
122
Terry Deary, Horror, De Agostini
HOR R O R genere
Passarono dieci anni. Lord Dufferin una sera fu invitato a un fastoso ricevimento.
Il ricevimento era all’ultimo piano dell’hotel.
Le porte dell’ascensore si aprirono. L’addetto all’ascensore sporse la testa e guardò Lord Dufferin negli occhi.
Dufferin indietreggiò con un grido alla vista dell’uomo. Si trattava dello stesso orribile volto malvagio dell’uomo che aveva visto trasportare una bara nella notte di dieci anni prima.
C’è posto ancora per uno, signore – ringhiò l’uomo, – posto ancora per uno.
Lord Dufferin scosse la testa in silenzio e barcollò fino a una sedia, dove sedette tremante di paura. Debolmente, si rimise in piedi e si diresse fino all’ufficio del direttore dell’albergo.
– Posso parlarle? – chiese educatamente. Non sapeva bene cosa dire. Voleva domandare qualcosa a proposito di quell’uomo…
Mentre Lord Dufferin si sforzava di trovare le parole giuste, un inserviente si precipitò nell’ufficio gridando: – Venga, presto! – ansimò. – L’ascensore!
L’ascensore? Che cos’ha l’ascensore? – bisbigliò
Lord Dufferin.
– Il cavo si è spezzato all’altezza dell’ultimo piano. È precipitato di sotto. Temiamo che siano morti tutti!
Lord Dufferin seppe allora con certezza che, se non fosse stato per la visione di quella notte lontana, anche lui sarebbe stato tra le vittime del disastro.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere horror
Colora la barra come indicato: introduzione, svolgimento e conclusione.
Nell’introduzione si presenta un elemento tipico che crea l’atmosfera del genere horror.
Quale?
Quali altri elementi tipici del genere horror sono presenti nella prima parte del racconto?
Segna con più X
La bara.
Le ombre.
La presenza di un carro. Uno strano sconosciuto. Le parole e l’espressione dello sconosciuto.
La luce della lampada.
L’elemento caratteristico del genere horror presente nella seconda parte del racconto è: l’atmosfera lugubre. un fatto terrificante e inspiegabile.
123
–
–
HOR R O R genere
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto horror
Anche in libri che appartengono a diversi generi letterari si possono trovare parti il cui contenuto rimanda a un genere letterario differente.
Questo brano è tratto da un libro di Harry Potter, che appartiene al genere
In questo brano ritrovi elementi horror
Scrivine almeno tre.
....................................................................
L’atmosfera horror
è creata attraverso: il racconto di fatti. la descrizione di ambienti e personaggi.
All’improvviso… sul treno
Il treno per Hogwarts prese a rallentare. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte.
Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.
– Che cosa succede?– la voce di Ron risuonò alle spalle di Harry. – C’è qualcosa che si muove laggiù.
– Silenzio! – disse all’improvviso una voce roca. A quanto pareva il professor Lupin si era finalmente svegliato. Nessuno parlò.
Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempì lo scompartimento.
– Restate dove siete – disse Lupin con la stessa voce roca, e si alzò lentamente.
Ma la porta si aprì piano piano prima che Lupin potesse raggiungerla.
In piedi, sulla soglia, c’era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta a lungo nell’acqua.
Ma fu visibile solo per un attimo.
Poi la cosa trasse un lungo, lento, incerto sospiro.
Un freddo intenso calò su di loro. Harry sentì il respiro mozzarsi nel petto. Il freddo penetrò fin sotto la pelle. Era dentro di lui, si insinuava fino al cuore…
Gli occhi di Harry si rovesciarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo. Sentì un rumore come uno scroscio d’acqua, e poi fu trascinato verso il basso, e il rombo diventava più forte…
E poi, da molto lontano, sentì urlare. Urla terribili, di orrore, di supplica. Chiunque fosse, Harry pensò di aiutarlo, ma non ci riuscì: una fitta nebbia biancastra aleggiava vorticando attorno a lui, dentro di lui…
124
HOR R O R genere
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, Salani
La casa sulla collina
I coniugi Crow avevano comprato una casa in collina ed erano andati ad abitarci con il figlio Andrei di tredici anni. Il ragazzo iniziò subito a perlustrare quella villa immensa e misteriosa.
Una notte, mentre i genitori dormivano, volle entrare in un locale che non aveva ancora visto. Spinse una pesante porta di legno che si aprì con un forte cigolio e si trovò in uno stanzone buio, rischiarato appena dalla luce fioca di una lanterna appoggiata su un tavolo. Seduto al tavolo non c’era nessuno.
Ma ecco che gli apparve un fantasma. Lo spettro aveva un aspetto terrificante: fra le sue labbra gonfie e secche si intravedevano denti neri e scheggiati; una barba lunga e trascurata gli copriva il volto; le mani avevano unghie lunghissime e bianche arricciate su loro stesse. A un tratto la bocca del fantasma si spalancò, mostrando una voragine buia.
Il ragazzo sentì sul viso il freddo alito dello spettro e sgranò gli occhi sconvolto.
Poi indietreggiò, andò verso la porta, la aprì e la richiuse con un colpo secco in faccia all’orrenda creatura.
In preda al terrore, Andrei corse per il lungo corridoio e si rifugiò nella sua camera mentre il cuore gli batteva all’impazzata.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto horror
Un elemento importante della struttura del racconto horror è creare un crescendo di tensione
Colora la barra laterale come indicato: in l’introduzione; in la conclusione; in la parte in cui cresce la suspense e la tensione; in il momento di massima tensione; in le reazioni del ragazzo.
125
Robert Westall, Silenzio di morte, Franco Cosimo Panini
HOR R O R genere
ANALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto horror.
Qual è l’elemento del racconto horror presente in questo racconto?
Coloralo in
Quali sono gli elementi del racconto horror che NON compaiono in questo racconto?
Segna con più X.
Personaggi terrificanti. Atmosfera terrificante. Avvenimenti terrificanti.
OMPITO NON NOTO C C
Leggendo questo brano, se non ci fosse stato scritto che esso è stato tratto da un libro intitolato “Storie del terrore da un minuto” ti sarebbe sembrato un racconto horror?
Spiega il tuo pensiero.
Buonanotte, Zoe
Zoe è seduta sul letto, con la mamma ai suoi piedi. La luce sul soffitto è accesa e investe gran parte della stanza, anche se ai margini delle ombre strisciano ancora sui muri.
– Stai qui con me fino a che non mi addormento – dice Zoe. C’è una festa in corso al piano di sotto. La mamma di Zoe esita. Sente i bicchieri tintinnare, gli scoppi di risa soffocati. È irrequieta, vorrebbe tanto poter ritornare laggiù, ma Zoe se ne starebbe tutto il tempo da sola nel letto illuminato, ad aspettare che sua madre torni per finire il rituale. Altrimenti, Zoe non si addormenterebbe.
– Okay – dice la madre di Zoe, – mettiti sotto. Zoe si accoccola sotto le coperte.
– Dimmi perché i vampiri non possono venire a prendermi.
– I vampiri non possono entrare se non sono stati invitati –dice la madre di Zoe, come sempre.
– E i lupi mannari?
La mamma di Zoe fa finta di guardare dietro le tende.
– Niente luna piena, stanotte.
Gli occhi di Zoe si chiudono, ma la bimba è ben lungi dall’addormentarsi. Ha una domanda nuova, una che le è appena venuta in mente: – E i fantasmi?
Sua madre si interrompe, si guarda le mani. Infine, le risponde: – I fantasmi non vogliono far male a nessuno. Se lo fanno, è solo per errore.
– E se mi fanno male per errore? – chiede Zoe, alzando gli occhi su sua madre.
– Possono far male solo ai vivi – risponde la madre, con voce sommessa.
– Oh – dice Zoe.
Dopo qualche istante, Zoe dorme. La mamma si china per darle il bacio della buonanotte, ma è come baciare fumo.
126
HOR R O R genere
Holly Black, in Storie del terrore da un minuto, Mondadori
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il RACCONTO HORROR o DEL BRIVIDO è un testo narrativo che racconta eventi immaginari, momenti di paura, situazioni terrificanti.
Si avverte una sensazione di pericolo perché non si riescono a trovare le cause dei fatti o dei fenomeni che accadono.
SCOPO
Impressionare il lettore con racconti terrificanti.
ELEMENTI
Il protagonista è una persona
“normale” che vive situazioni terrificanti e raccapriccianti.
I personaggi sono:
• persone comuni che hanno strani comportamenti e terribili progetti;
• mostri, fantasmi, vampiri, zombie…
Il tempo in cui si svolge la vicenda è generalmente:
• la notte;
• un giorno tetro.
I luoghi sono spesso posti che causano inquietudine, ansia, paura: cimiteri, vecchi castelli abbandonati, luoghi solitari, case diroccate...
CONTENUTO
Il contenuto di un racconto horror
è rappresentato da:
• fatti oscuri e misteriosi;
• fatti inspiegabili e terribili.
STRUTTURA
La struttura del racconto horror prevede:
• una parte iniziale che introduce la situazione e il protagonista;
• uno svolgimento in cui esseri mostruosi assalgono il protagonista;
• una conclusione, che non prevede sempre un lieto fine.
I fatti sono narrati con un ritmo incessante, per creare un’atmosfera di paura, attesa, suspense.
127 PAU R A
HOR R O R genere
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 62-69
IL RACCONTO HORROR
VERIFICA
La donna di neve
La tormenta imperversava oramai da molti giorni e ogni cosa era ricoperta da una spessa coltre di neve. Gli abitanti del paese restavano chiusi in casa: quando il vento urla e la neve percuote le montagne non è proprio il momento di mettere il naso fuori, perché è là fuori che si aggira la donna di neve, pronta a braccare chi si è smarrito o chi è stato imprudente. Imprudente, ecco che cos’era quel viaggiatore. Gli avevano consigliato di non avviarsi per quei sentieri pieni di neve ma lui aveva fretta. Ma era anche curioso: che cosa c’era di vero dietro la storia di quella donna fantasma di cui gli avevano parlato con così tanto terrore?
A mano a mano che la notte si faceva più scura, però, il viaggiatore era sempre meno curioso di scoprirlo. Aveva freddo e aveva anche fame. Sognava un riparo, un fuoco per scaldarsi e una presenza umana, però non si vedeva nessuna luce.
Seguitò a camminare con la testa bassa per proteggersi un po’ dai fiocchi di neve che la tempesta gli soffiava contro. Poi, improvvisamente, le vide, impresse nella neve: erano impronte di piedi nudi, tracce fresche che la neve non aveva fatto in tempo a ricoprire. Erano così piccole che non potevano essere che femminili: ma che cosa ci faceva una donna in giro di notte, a piedi nudi, in quella gelida landa desolata?
Senza riflettere, seguì quelle tracce e non si accorse che abbandonavano il sentiero per addentrarsi nel bosco e poi perdersi. Quando vide un’ombra fra le sagome nere degli alberi, iniziò a tremare e il sudore si gelò. L’ombra bianca si mise a fluttuare davanti ai suoi occhi, come un’apparizione.
“La donna di neve…” fecero per articolare le sue labbra gelate, ma dalla bocca non uscì alcun suono. Tirò fuori il coltello, le si avvicinò, quando le fu davanti, cercò di colpirla, ma l’ombra si allontanò.
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Hélène Montardre, Mille anni di storie di paura, Edizioni EL
VERIFICA
Il viaggiatore avanzava e l’ombra indietreggiava, attirandolo a ogni passo nel fitto del bosco, sempre di più. Sfinito, lui cadde in ginocchio nella neve; si rialzò e ricadde. Allora gli tornò alla mente tutto quello che gli era stato detto sulla donna di neve. Le sue mani cominciarono a tremare per la paura. Ormai stremato, fece un ultimo tentativo e si avventò contro l’ombra, ma questa scomparve definitivamente, lasciandolo solo nell’oscurità, un corpo inerte che la neve ricoprì a poco a poco.
A NALIZZO A
1 In questo testo trovi alcuni elementi caratteristici del racconto horror. Completa. Il tempo è Il luogo è
Il personaggio horror è Il finale è
2 L’autrice crea la suspense per mezzo: delle descrizioni. del susseguirsi di avvenimenti incalzanti.
3 Segna con due X.
La strategia narrativa che crea suspense è: l’uso di aggettivi che suscitano emozione. l’uso di verbi che indicano il susseguirsi di azioni spaventose. avverbi che indicano il cambio di tempo e di luogo.
C OMPRENDO C
1 Segna V (vero) o F (falso).
• Il viaggiatore vuole verificare se i racconti della gente sono veri. V F
• Le vittime della donna di neve sono le persone paurose. V F
• Il viaggiatore quando incontra l’ombra non riesce a fuggire. V F
• Il viaggiatore non è mai assalito dal terrore. V F
L ESSICO L
• La coltre è: una coperta. una distesa di neve. uno spesso strato di ghiaccio.
• Braccare vuol dire: cercare. nascondere. aiutare.
T COME S O? CHE COSA SO?
Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo racconto horror?
Sì. No. In parte.
a stare tranquillo/a?
129
Sono riuscito/a
Molto. Abbastanza. Poco.
129
La virgola fa l’horror
Ecco il terzo gioco-quesito.
Si usa dire: “Non si è spostato nemmeno di una virgola”. Ma la virgola, piccola piccola, se si sposta cambia la logica della frase e crea confusione. Guarda un po’ che cosa succede inserendo una virgola. Collega ogni frase al disegno giusto, numerando.
Una giornata difficile, da dimenticare.
Una giornata difficile da dimenticare.
Leggi tutte le frasi: le situazioni tranquille si sono trasformate in situazioni horror… o quasi! Collega ogni frase al disegno giusto, numerando.
A1
A2
Durante il safari ho fotografato i leoni che mangiano, i turisti che guardano.
Durante il safari ho fotografato i leoni che mangiano i turisti che guardano.
B1 Il vento ha fatto cadere un vaso, sulla testa di Matteo vedo le foglie.
B2 Il vento ha fatto cadere un vaso sulla testa di Matteo, vedo le foglie.
C1 Mentre Gioele salta, un ostacolo cade.
C2 Mentre Gioele salta un ostacolo, cade.
D1
Se Nick frigge, il vicino si lamenta.
D2 Se Nick frigge il vicino, si lamenta.
E1
Mentre l’arrosto cuoce nel forno acceso, il cuoco si riposa.
E2 Mentre l’arrosto cuoce, nel forno acceso il cuoco si riposa.
130
1 2
C A E B 131
SOLUZIONE: SOPRA A1, SOTTO A2; SOPRA B2, SOTTO B1; A SINISTRA C1, A DESTRA C2; SOPRA D1, SOTTO D2; SOPRA E2, SOTTO E1.
L’allegria
Domanda inutile: preferisci la tristezza o l’allegria?
Si è allegri quando ci si sente di buonumore, cioè si apprezza il divertimento e il lato comico delle situazioni. Avere senso dell’umorismo aiuta a trovare la strada per uscire da situazioni a volte poco gradevoli. Insomma, il riso e il sorriso sono dei toccasana che ci aiutano a vivere con leggerezza!
umoris mo e ALLEG RIA
Il racconto umoristico
Se è facile far ridere con una battuta, è molto più difficile scrivere un racconto umoristico
Occorre infatti trovare personaggi strampalati che compiono azioni assurde, che si esprimono in modo divertente… Ma tutto senza esagerare!
Quali sono gli ingredienti del racconto umoristico?
• Il contenuto dei racconti umoristici è rappresentato da fatti buffi e situazioni assurde.
• Gli elementi caratteristici sono i personaggi strampalati, ma anche un linguaggio ricco di battute, di malintesi e di equivoci.
IMPERDIBILE!
Per ritrovare ALLEGRIA in due libri in cui le risate sono assicurate, ti consigliamo: ODIO
GRAMMATICA!
LA MATEMATICA! CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
LA
ODIO
Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.
MIND FULNESS
Questo testo ti insegna a riflettere sulla differenza tra “ridere per qualcosa” e ”ridere di qualcuno”. Ma soprattutto che il buonumore e il sorriso ti aiutano ad avvicinarti alle altre persone.
Allegria e risate
“Il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi”: così recita un proverbio latino.
All’epoca degli antichi Romani, la serietà era molto apprezzata e le risate erano considerate sciocche. La persona intelligente, riflessiva, saggia, non rideva. Facevano eccezione, per esempio, le commedie a teatro in cui si poteva sghignazzare pubblicamente senza apparire grossolani. Per fortuna, le idee e la società cambiano e oggi quel proverbio latino non ci sembra sensato.
Ridere è bellissimo, è liberatorio, ci unisce agli altri.
Se siamo in compagnia, l’allegria comune rinsalda l’amicizia o la fa addirittura nascere.
Se siamo soli, e a farci ridere sono la pagina di un libro, la scena di un film o una vignetta, un piccolo momentaneo benessere ci migliora la giornata.
Ma ridere non serve solo a questo. Può diventare la strada per uscire da un litigio, un modo per sdrammatizzare un momento difficile.
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TESTI CHE PARLANO DI ALLEGRIA Il piacere di... ASCOLTARE
Umberto Galimberti, Anna Vivarelli, Che tempesta! 50 emozioni raccontate ai ragazzi, Feltrinelli
Una battuta di spirito che fa scoppiare una risata generale può portarci fuori da una situazione di disagio e di colpo quello che sembrava importantissimo non lo è più. L’allegria talvolta è spensieratezza, cioè allontanamento dai pensieri spiacevoli. Però ci sono risate e risate. E non tutte fanno bene, anzi: alcune possono renderci persone peggiori. Succede quando ridiamo di qualcuno e, per quel qualcuno, la situazione non è affatto divertente. È la risata perfida di chi trova comico il compagno sovrappeso che in palestra non riesce a fare bene gli esercizi. È la risata un po’ nascosta all’indirizzo di chi, poco lontano, sta facendo una brutta figura. È la risata del bullo e dei suoi gregari, davanti alla persona presa di mira. Insomma, sappiamo che ci sono risate bonarie e risate maligne. E tra queste, ci sono le risate forzate: gli altri ridono, così rido anch’io, sperando che prima o poi non tocchi a me essere l’oggetto dello scherno. Per mostrare allegria non è sempre necessario sganasciarsi: a volte basta sorridere. Sorridiamo perché qualcosa è divertente, piacevole e ci mette di buonumore. Il vero sorriso, quello che non è solo una smorfia della bocca, ma il segno di un’emozione che nasce dentro di noi, è spesso contagioso: agisce su chi ci è accanto, creando un’atmosfera di fiducia e di collaborazione. Gli scienziati e le scienziate che hanno studiato il cervello hanno esaminato a fondo gli effetti del sorriso e della risata sul nostro organismo. Hanno concluso che mettono in circolo sostanze benefiche per il corpo e la mente.
Sono vere medicine e senza spiacevoli effetti collaterali.
CHE COSA SO?
Quando l’insegnante ha letto il titolo, hai immaginato di che cosa avrebbe parlato il testo?
Sì. No. In parte.
A quale tipo di testo hai pensato?
Il testo che hai ascoltato non è “facile”. Hai mantenuto l’attenzione fino alla fine?
Sì. No. In parte.
135
paappaapera
Pig-pigiama
La maestra d’inglese si chiama Carmen, ma si fa chiamare teacher Oggi ci ha fatto ascoltare la canzone: Old MacDonald had a farm eee–yi–eee–yi–oh!
Ci ha detto che in inglese maiale si dice pig e fa oink oink; mucca si dice cow e fa moo moo; papera si dice duck e fa quack, pollo si dice chicken fa cook cook.
Poi ci ha dato le fotocopie con il testo della canzone e i disegni degli animali da colorare.
Nelle fotocopie c’erano una mucca, una papera, un pollo e un maiale.
Accanto a ogni illustrazione dovevamo scrivere il nome in inglese dell’animale e il verso che fa.
pig-pigiama
Vicino alla mucca, io ho scritto cow e poi muuuuuucca, perché secondo me quella mucca inglese aveva l’aria di una che vuole imparare l’italiano.
Vicino alla papera, ho scritto duck e poi paap-paapera, perché secondo me quella papera inglese aveva l’aria di una papera che vuole imparare l’italiano.
Vicino al pollo ho scritto chicken e poi cooooccodè, perché secondo me più che un pollo quella era una gallina.
Vicino al maiale, ho scritto pig e accanto ci ho appiccicata una gomma masticata che era diventata di colore marroncino. Non sono sicuro di aver svolto bene il compito, ma so che la gomma masticata sembrava proprio la cacca di un maiale. E la cacca del maiale è uguale in italiano, in inglese e in cinese (ho chiesto conferma a Xia Xia).
OMPITO NON NOTO
Per ogni animale, colora il suo verso.
ALLEG R IA
Emanuela Da Ros, Io faccio quello che voglio!, Feltrinelli Kids
papera maiale mucca gallina chiocciare
starnazzare grugnire muggire
C
C
Quando ho consegnato la fotocopia alla teacher Carmen, lei ha appoggiato il dito sulla gomma masticata e ha esclamato:
– E questo che cos’è? – mi ha chiesto.
– La cacca del maiale – ho risposto. – Non so come si dice “cacca” in inglese e quindi non ho potuto tradurlo in parole. Con una nuova fotocopia ho colorato di nuovo gli animali. Poi ho consegnato la fotocopia alla teacher Carmen. La teacher Carmen ha dato un’occhiata al foglio. Poi ha dato un’occhiata a me.
– Rocco, perché non hai colorato il maiale?
– Perché si è appena fatto il bagno – ho risposto. La teacher mi ha detto che il pig era pulito anche colorato di rosa. Ho colorato il maiale di rosa.
Accanto ci ho scritto pig-pigiama, perché un maiale rosa pastello mi sembrava pronto per andare a nanna.
– Rocco, perché hai scritto pig-pigiama? – mi ha chiesto la teacher Carmen.
Ho risposto: – Perché il maiale ha sonno, maestra. E non vede l’ora di infilarsi sotto le coperte e dormire. Sotto le coperte non farà oink oink, ma ronf ronf
La teacher Carmen ha sorriso, allora ho capito che il sorriso e l’allegria sono uguali in inglese e in italiano.
– E pure in cinese! – ha detto Xia Xia.
C OMPRENSIONE C
Trova il significato del testo.
Il protagonista è: spiritoso. maleducato. disubbidiente.
Trova le informazioni esplicite
• Perché il bambino non ha colorato il maiale?
• Perché vicino al pollo ha scritto cooooccodè?
• Perché ha scritto pig-pigiama?
Trova le inferenze.
“Sorriso e allegria sono uguali in tutte le lingue” significa che: tutte le persone sono spiritose. l’allegria è un’emozione. tutte le persone vogliono divertirsi.
137 ALLEG R IA
“Che schifo!”
muuuuuucca
cooooccodè
R IFLESSIONE R SULLA LINGUA
Nel testo ci sono tre nomi composti. Sottolineali.
L’allegria
è colorata
C’era un bambino che tutti chiamavano Sprizzo perché, appunto, sprizzava allegria in ogni occasione.
Era allegro sempre, anche quando la mamma lo portava con sé a fare compere noiose; anche quando la TV smetteva di funzionare durante un cartone animato.
C’era però un piccolo guaio: quando Sprizzo era davvero molto allegro, tutta quella allegria che sprizzava era colorata. Colorava tutto quello che si trovava intorno: sedie, muri, vasi da fiori, vestiti e persino le facce della gente.
Certe mattine, per esempio, Sprizzo si svegliava così allegro e di buonumore che il latte della colazione si colorava subito di rosa, i biscotti diventavano azzurri e la faccia della mamma si copriva di puntini rossi.
– Povera signora, ha preso il morbillo – diceva la portinaia.
– No, no, non si spaventi: è solo che il mio bambino è davvero molto allegro – rispondeva la mamma e intanto guardava preoccupata le scale che anziché di marmo grigio sembravano fatte di caramelle alla fragola.
Una mattina il papà di Sprizzo arrivò in ufficio con un vestito di tutti i colori dell’arcobaleno.
– Cerchi di essere più serio – lo rimproverò il capufficio.
– Ma come si fa con un bambino come Sprizzo in casa! – si giustificò il papà.
– Faccia in modo che suo figlio sia più serio, allora! – disse il capufficio.
138
ALLEG
IA
Guido Quarzo, La fame, il sonno e l’allegria, Fatatrac
R
Quando la maestra diceva: – Fate pure l’intervallo – Sprizzo era così felice che a lei si coloravano i capelli di viola e le lavagne si coloravano d’azzurro.
Insomma, come si può capire, l’allegria di Sprizzo creava ogni tanto qualche problema.
Se giocava a pallone ed era molto contento perché aveva fatto un gol, tutte le magliette delle due squadre si coloravano come tanti fuochi artificiali e non si capiva più niente, con la disperazione dei coach.
Come si può chiedere a un bambino di non essere allegro? Eppure si doveva trovare una soluzione. Pensa e ripensa, ecco che il papà di Sprizzo si ricordò di un amico che faceva il pittore.
“Un pittore deve intendersi di colori, e siccome il nostro problema sono proprio i colori, chissà che non ci possa aiutare” si disse il papà. Così una domenica Sprizzo e il suo papà andarono a trovare il vecchio amico.
Questa novità rese Sprizzo molto allegro. L’amico pittore fu assai meravigliato nel fare la conoscenza di Sprizzo, perché subito tutte le tele bianche, che stavano appoggiate qua e là lungo le pareti dello studio, si colorarono dei più strani e incredibili colori.
Con l’aiuto di questo bambino – dichiarò il pittore, – dipingerò quadri meravigliosi!
C OMPRENSIONE C
Per creare una relazione tra gli elementi del testo, inserisci i connettivi logici, cioè le parole-legame che uniscono in modo logico due frasi.
Sprizzo aveva questo nome era sempre allegro.
Il papà arriva in ufficio con i vestiti colorati e il capufficio lo sgrida.
L’allegria faceva bene a Sprizzo creava qualche problema.
Il padre voleva risolvere il problema .................................................... lo portò da un pittore.
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
Scrivi chi, tra i personaggi, può aver pronunciato queste parole.
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QUALI SONO GLI ATLETI DELLA MIA SQUADRA? DOVRÒ ANDARE DAL PARRUCCHIERE! CAMBI NEGOZIO DI ABBIGLIAMENTO. DOVRÒ LAVARE LE SCALE! HANNO ALLESTITO UNA MOSTRA! CAMBIERÒ MARCA DI BISCOTTI.
–
ALLEG R IA
Mi diverto con i pidocchi
Un giorno Mattia sentì qualcosa che gli prudeva in testa. Cominciò a grattarsi e scoprì di avere i pidocchi.
– Oh! – disse. – I pidocchi! Io sono un marmocchio e amo il pidocchio!
Mattia non lo sapeva, ma quella frase, detta per puro caso, era magica: aveva l’effetto di addomesticare i pidocchi e di renderli fedeli e obbedienti. Mattia ne prese una manciata e augurò loro il benvenuto. Poi li dipinse, alcuni di giallo e altri di rosso, e organizzò una PIDOCCHIARTITA di PIDOCCHIALLONE . Di sera sistemò i suoi nuovi amici in una scatola di fiammiferi, e preparò anche un lettino con un ciuffetto di capelli.
– Se vi pesca la mamma, siete spacciati. Volete un po’ di zucchero?
– Mai prima di dormire, sennò ci viene la carie! – risposero i pidocchi con aria preoccupata. – Buonanotte, Mattia.
I pidocchi se la spassavano e Mattia dava loro da mangiare due volte al giorno, spruzzandosi in testa del cioccolato in polvere.
– Quando sarete in diecimila – prometteva Mattia, – vi metto tutti in un sacco di plastica trasparente e andiamo in gita al mare!
– Portaci con te a scuola! – supplicavano i pidocchi.
– Assolutamente no! – gridava Mattia. – Maria Rosa, la mia maestra, vi odia a morte e ci controlla continuamente i capelli.
Da quando aveva i pidocchi, Mattia non si faceva certo pregare per andare a dormire. Sapeva che i pidocchi passavano tutta la giornata leggendo pagine e pagine dei libri dei suoi genitori.
E così si addormentava ascoltando le storie fantastiche che una decina di pidocchi, seduti intorno al buco dell’orecchio, gli sussurrava pian pianino.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite. Sottolinea nel testo le risposte.
Perché i pidocchi non vogliono lo zucchero la sera?
Che cosa dava Mattia da mangiare ai pidocchi?
Perché non vuole portare i pidocchi a scuola?
Come trascorrevano la giornata i pidocchi?
Come si addormentava Mattia?
Trova le inferenze.
• Che cos’è una “pidocchiartita”?
• Che cos’è un “pidocchiallone”?
140
ALLEG R IA
Pef, Voglio i miei pidocchi!, Emme Edizioni
Che cosa porta l’allegria?
Ti porto un sacco di risate, calde calde, appena sfornate! Risate salate oppure dolcissime, risate, risate, risatissime!
Puoi usarle quando vuoi, con gli amici o con i tuoi.
Ti metterai a ridere senza un perché che è il ridere più bello che c’è!
C OMPRENSIONE C
Riconosci la tipologia testuale.
Questa è: una poesia. una filastrocca.
Riconosci la struttura del testo.
Sottolinea con colori differenti le rime.
LETTURA CRITICA
Colora in le situazioni a cui associ “risate salate” e in quelle a cui associ le “risate dolcissime”. Poi confronta le tue risposte con quelle delle compagne e dei compagni.
Un gesto di affetto.
Uno scherzo.
Un film divertente.
Un film con un lieto fine.
Una situazione buffa.
Un gesto di aiuto.
Una situazione spiritosa.
ALLEG R IA 141
Richard Scarry
L ESSICO L
Lo tsunami è: un temporale con grandine. un forte maremoto. un forte vento.
Nel testo la parola “tsunami” è usata: con senso proprio. con senso figurato.
Un’allegra idea geniale
Tutto cominciò quando divenni l’unico bambino nella storia che nel giro di due settimane dovette mettersi sia l’apparecchio ai denti sia gli occhiali. Una specie di tsunami che trasformò la mia esistenza, già poco allegra, in una vita di una infelicità infinita. L’apparecchio sarebbe servito ad allargare il palato. Quando il dentista, il dottor Sorriso, lo disse alla mamma (giuro che si chiama così di cognome, mentre il nome è Franco, un Franco Sorriso, insomma), io per poco caddi dalla poltrona dove ero sdraiato.
– Palato piccolo, espandere il palato, espansore palatale, apparecchio fisso.
– Sì, ci deve mangiare.
– No, non si può togliere.
Dobbiamo prendere un’impronta.
Le frasi arrivavano alle mie orecchie come un ronzio. Una mosca! C’era una mosca che svolazzava nell’ambulatorio. Una mosca che non doveva mettere un apparecchio ai denti. Una mosca fortunata.
Poi la mosca si duplicò! Sì, una doppia mosca. Cioè, in realtà, ne era arrivata semplicemente una seconda. Le due mosche volteggiavano. Poi, come telecomandate dal mio pensiero, si posarono sulla testa del dottor Franco Sorriso che, voltandosi appena verso di me, mi toccò il braccio appoggiato sul bracciolo della poltrona come per dirmi: “Un attimo ancora, Roberto, ché qui si discutono cose serie”. Le mosche rimasero sulla sua testa come giusta punizione per quello che stava per fare al sottoscritto.
Ah sì, proprio sulla testa. Mi venne un’idea e a malapena mi trattenni dal ridere. Due mosche sulla testa del dottore, due mosche che prima magari avevano camminato sulla cacca di cavallo, anche su quella di cane, anche su quella di rinoceronte.
ALLEG R IA 142
–
Loredana Frescura, Marco Tomatis, Roberto e le sfidanzate, Giunti Editore
L’idea diventò di colpo una grande idea. Potevo salvare il dottore da quella orrenda situazione. Di sicuro lui mi avrebbe ringraziato, così in cambio avrei potuto chiedere di non mettere me nell’orrenda situazione di dover tenere un oggetto di metallo in bocca. Ecco, sì. Presi allora l’aspirasaliva, un tubo di plastica ricurvo che il dentista ti infila tra i denti appena ti sdrai sulla poltrona, che gorgogliava dentro la mia bocca da un sacco di tempo. Lo puntai velocissimo sulla testa del dottore prendendo bene la mira sulle due mosche. E il potere succhiante del tubo ebbe il suo effetto. Anche troppo. Le mosche furono risucchiate, questo sì, ma tra le urla di mamma e di Sorriso, il tubo si portò via i capelli del dottore. Chi se lo poteva immaginare che Franco Sorriso avesse i capelli finti?
C OMPRENSIONE C
Numera in ordine logico e cronologico i fatti.
Roberto va dal dentista.
Roberto prende l’aspirasaliva.
R IFLESSIONE R SULLA LINGUA
Nel testo “ché” è scritto con l’accento perché è: un errore. l’abbreviazione di perché. l’unione di che + è.
Roberto scopre che il dentista ha i capelli finti.
Roberto vede due mosche sulla testa del dottore.
Roberto tenta di catturare le mosche. Il dentista dice che deve mettere l’apparecchio.
Trova le informazioni esplicite.
Roberto vuole scacciare le mosche. Che cosa avrebbe chiesto in cambio? Scrivi le sue possibili parole.
ALLEG R IA 143
VERBI ATTIVI, PASSIVI E IPERATTIVI
Questo non è un compito: è una prova di sopravvivenza. La consegna è così difficile che la dovrebbero dare minimo all’università. Abbasso la testa e mi concentro.
FORTISSIMAMENTE.
ESERCIZIO
Il verbo è una parte variabile del discorso. Scrivi tre frasi in cui il verbo sia coniugato in forma attiva, passiva o riflessiva.
SOLUZIONE?
PREMESSA. Il verbo non dovrebbe essere studiato a scuola. Né in nessun altro posto. Se varia così tanto, è inutile dargli retta.
E io mi chiedo: è giusto dargliela vinta, al verbo?
È giusto che noi scolari dobbiamo imparare centomila regolette per correre dietro a un verbo che non sa se vuole essere ATTIVO, PASSIVO o MISTO?
Io credo che sia antieducativo permettergli di variare nella forma, nel modo, nel tempo e nel look.
Io credo che dovremmo scrivere all’Accademia della Farina, spiegando
Emanuela Da Ros, Odio la grammatica!, Parapiglia
144
che il verbo dovrebbe essere meno FARFALLONE. Prendere una decisione (vuole essere presente? Assente?) e tenere un comportamento coerente. Spero maestra che tu capisca le mie ragioni e mi dia un voto all’altezza, cioè ALTO.
Linda
Uhm. Sono perplessa. Non so se consegnare il compito così com’è o farci un disegnino alla fine. Magari una rosellina blu. Ma sì, vada per la rosellina.
IL PROBLEMA DEGLI AEREI
La maestra Flora ha dato un problema che sembrava una tabella di volo. Un problema assurdo. Ditemi che cosa posso imparare io dal calcolare, attraverso delle operazioni matematiche, la durata del volo Roma-Mosca?
Problema
Se un aereo parte da Roma alle 12.00 (ora italiana) e arriva a Mosca alle 19.00 (ora di Mosca) e poi (visto che lì non ha nulla da fare) riparte alle 20.00 (ora di Mosca) e arriva a Roma alle 21.00 (ora italiana) fa un volo di che durata?
E il volo ha la stessa durata sia all’andata sia al ritorno?
Soluzione?
Se un aereo si alza in volo da Roma per andare a Mosca, tutti i passeggeri di quel volo, a meno che non siano incapaci di intendere e di volare, dovrebbero conoscere esattamente l’ora di arrivo e la durata del viaggio, che dovrebbe, tra l’altro, essere indicata sul biglietto. Le uniche preoccupazioni dei passeggeri del volo, e le uniche domande degne di risposta in un eventuale problema che riguardasse il loro trasbordo tra Roma e Mosca, dovrebbe quindi essere:
1 I passeggeri hanno delle gomme da masticare per sbloccare le orecchie quando sono in aria?
2 I passeggeri italiani che vanno a Mosca conoscono qualche parola di russo che non sia Spaziba! o vanno a Mosca a fare la figura dei polli?
3 Se siamo nel pieno dell’inverno, i passeggeri che partono da Roma hanno avuto l’accortezza di mettere in valigia un colbacco di pelo, un paraorecchie e un paio di guanti imbottiti?
Fornite queste risposte, il volo può filare liscio.
Emanuela Da Ros, Odio la matematica!, Nuove Edizioni Romane
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I racconti che hai letto finora ti hanno messo di buonumore e ti hanno fatto vivere momenti di allegria. Ma il racconto umoristico fa proprio scoppiare in grandi risate.
Le mutande di pelo di Yeti
Cinque vichinghi avanzavano avvolti dalla bufera, incerti sul da farsi. Dopo un’accesa azzuffata, infatti, le loro mutande si erano tutte sdrucite e i loro posteriori stavano diventando blu per il freddo…
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.
Il contenuto dei racconti umoristici talvolta presenta fatti ridicoli, assurdi o comportamenti stravaganti.
Il contenuto di questo racconto è: un comportamento stravagante. un fatto ridicolo.
La struttura di questo brano segue la struttura del testo narrativo: introduzione, svolgimento, conclusione. Segna le tre parti colorando la barra laterale.
Il fatto umoristico si trova: nell’introduzione. nello svolgimento. nella conclusione.
Ma proprio in quel momento trovarono un piccolo negozio. L’insegna recitava “Mutande di lana”. Purtroppo a causa del gran freddo, tutti i mutandoni erano già stati venduti, e pure la lana era finita!
Ma la sarta disse: – Sulla sommità del Monte del Terrore vive un misterioso Yeti, astuto e minaccioso. Se mi portate un sacco pieno del suo pelo, lo userò per sferruzzarvi delle soffici mutande!
E così, i coraggiosi vichinghi partirono.
Ma nella Foresta della Disperazione si imbatterono in un orso e furono attaccati da un branco di lupi!
Harald mise in fuga i lupi lanciando contro di loro un calzino puzzolente, mentre l’orso afferrò Grim… il quale, però, se la cavò con un abbraccio stritolatore!
Il gruppetto riuscì finalmente a raggiungere la sommità del Monte del Terrore.
Lì i malcapitati incontrarono una bestia spaventosa (alta almeno 3 metri) che aprì la sua enorme bocca e disse… – Non vi preoccupate, non vi mangerò: sono così contento di vedervi! Non viene mai nessuno a trovarmi quassù! Se vi serve un po’ del mio pelo, ne ho un sacco. Guardate, lo tengo in fondo alla mia caverna.
Così i cinque vichinghi tornarono al negozio di mutande. Quando tutte le loro mutande furono pronte le provarono.
I mutandoni erano così caldi e morbidi… Ma ben presto i vichinghi iniziarono a saltare, a grattare e ad agitarsi perché le loro mutande nuove… erano infestate da PULCI DI YETI!
UMORI STICO genere 146
Steve Smallman, Prude, punge, pizzica, morde!, Sassi Junior
A NALISI A
Nadir e Maristella
Oggi in classe ero distratto. Non riuscivo a non pensare a Maristella. La maestra improvvisamente mi ha chiesto:
– Nadir, dimmi due pronomi.
– Chi? Io?
– Bene, benissimo! Ora sentiamo un altro.
Mi è andata proprio bene!
Torno sempre allegro da scuola.
– Bravo Nadir. Se torni allegro dalla scuola significa che ci vai volentieri! – esclama la mamma.
– Mamma, non confondiamo l’andata con il ritorno! – preciso un po’ seccato.
Ieri sera sono passato in bici sotto casa di Maristella e ho visto la luce accesa.
Ho sentito l’aria fresca sul viso e gli insetti sfiorarmi le gambe. Ho avuto per tutto il tempo nelle orecchie un ritmo bello e triste, come la voce di un tamburo antico. Ho rallentato e ho pedalato a tempo. Un pipistrello mi ha accompagnato a casa.
Ho voglia di telefonare a Maristella per chiederle se domani le va di fare un giro in bici, però ho sempre paura che risponda sua madre, a cui non sono simpatico. Ci provo.
– Pronto? Con chi parlo?
– Calzoleria Scarpetti!
– Oh, scusi, ho sbagliato numero!
– Non si preoccupi: venga pure e le cambieremo il paio di scarpe.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico
Il contenuto dei racconti umoristici talvolta presenta un malinteso, cioè un equivoco derivato dall’aver compreso male alcune parole, o un gioco di parole.
In questo racconto ci sono due malintesi. Uno è già sottolineato. Sottolinea l’altro.
Il protagonista è: una persona normale. un personaggio stravagante.
Il luogo è: realistico. fantastico.
UMORI STICO genere
147
Antonio Ferrara, Pane arabo a merenda, Falzea Editore
A NALISI A Cronaca di una divisione
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico
Un altro tipo di contenuto dei racconti umoristici è il paradosso, cioè una situazione che non si trova nella realtà ed è assurda e illogica.
In questo racconto il paradosso è: i numeri si comportano come persone. i bambini e le bambine fanno il tifo per una divisione.
Il ritmo di questo testo è: tranquillo. incalzante.
Gli spettatori sono al loro posto, la maestra Amanita è in piedi con il gessetto, l’orologio ticchetta appeso al muro. Tutti aspettano Nora alla lavagna.
Nora è in gran forma, ha passato l’estate a fare divisioni.
Ha diviso patatine, conchiglie e bastoncini di gelato con i suoi fratellini al mare.
Ha diviso la stanza con i cugini grandi. Ha diviso le pagine del libro delle vacanze per i giorni che le restavano. Ha diviso la pizza in quattro e a volte perfino in otto parti.
La maestra le porge il gessetto e fischia l’inizio della divisione.
672 : 32
Nora si scalda le dita, gli spettatori sono tesi.
Nora inizia bene e abbassa subito il 67.
Il 3 entra due volte nel 6, ma il 2 comincia a dare problemi con il 7.
Nora spinge in avanti, ma c’è un problema: dalla difesa interviene il resto.
Nora avanza verso il resto, ma quello dribbla, allora Nora fa una finta, attacca a sorpresa e segna: un resto di 3!
Il tifo si scatena, la partita continua: scende in campo il 2, che accanto al 3 di resto forma un bel 32. Nora ha la vittoria in mano, i tifosi si alzano in piedi, la maestra Amanita ammonisce, Nora si concentra, la tensione è al massimo.
Nora tira e… gol! Il 32 entra dritto nel 32!
Nora segna ancora e porta a casa un fantastico 21! Grandissimo risultato!
Con il giusto allenamento e tanta grinta, il trentadue può entrare ventuno volte nel seicentosettantadue con l’avanzo di niente, signori, e
Nora ce lo ha dimostrato anche oggi.
Il tifo è alle stelle, cori e striscioni accompagnano Nora che torna al banco sudata.
UMORI STICO genere
148
Susanna Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB, Il Castoro Edizioni
Il Mattino ha l’oro in bocca
Erano in tre e si facevano chiamare I tre matti: giravano le fiere dei paesi come comici.
Il primo era lungo e cilindrico come un mattarello. Lo chiamavano “il MATTO”.
Il secondo era un gigante grosso e rosso. Era chiamato “il MATTONE”.
E il terzo era piccolo, ma aveva la testa grande così e la bocca che gli arrivava da orecchio a orecchio. Lui era “il MATTINO”.
Un giorno, mentre erano in viaggio, il Matto, il Mattone e il Mattino si persero in un bosco fitto e scuro.
Poi videro della gente accampata in una radura.
Quella gente risultò essere un’intera famiglia di briganti che avevano un bottino fatto di tante monete d’oro.
Come li videro, dissero senza tanti complimenti:
– O la borsa o la vita.
In quel momento udirono i cavalli dei soldati venuti per arrestarli. I briganti si arrampicarono come gatti sugli alberi e le monete d’oro rimasero sull’erba. Il Mattino nascose l’oro nella sua enorme bocca.
Avete visto dei briganti? – chiesero i soldati.
– Andavano di là – mentì il Mattone.
I soldati ripartirono e i briganti scesero dall’albero.
Ehi, voi… – disse il capo, – che fine ha fatto il nostro oro?
Nessuno rispondeva. Allora la figlioletta che aveva visto tutto cercò di spiegarsi a modo suo: – Ha l’oro in bocca… non il Mattone, neppure il Mattarello.
Il Mattino ha l’oro…
– Zitta, tu – disse l’uomo.
– L’hanno preso i soldati l’oro. Sono andati di là –mentirono i tre Matti.
I briganti si lanciarono all’inseguimento mentre la bambina strillava: – Il Mattino ha l’oro in bocca!
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico
Il contenuto comico di questo racconto è basato su un malinteso.
Si confonde mattino, che è un nome comune, con Mattino che è un nome
Nel testo la situazione comica è data anche dai nomi scherzosi dei tre personaggi.
I nomi sono collegati: all’aspetto fisico dei tre fratelli. all’età. alla capacità di far ridere.
UMORI STICO genere 149
–
–
Anna Lavatelli, Le bugie hanno le gambe corte ovvero i proverbi spiegati ai bambini, Cento Autori
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.
L’espediente umoristico è: il ritmo incalzante. il paradosso. la battuta spiritosa.
Segna V (vero) o F (falso).
• I personaggi sono stravaganti. V F
• La situazione è realistica. V F
• Ci sono malintesi ed equivoci. V F
• Viene utilizzata una parola con un doppio senso. V F
Chi dorme non piglia Pesci
Tutti sapevano che non c’era al mondo un ladro più ladro di lui. Si raccontava che già a sei mesi aveva sottratto il termometro al medico che lo visitava, e pochi anni dopo sfilava con garbo sciarpe, foulard e altro alla gente che incrociava per strada. Fece una brillante carriera fino a essere riconosciuto da tutti come il miglior ladro della città. Teresio Pesci, questo era il nome del famoso furfante, era ormai entrato nel mito, anche per il fatto che non girava mai armato e rubava solo il superfluo a gente molto ricca.
Ma quel ladro, che era sempre riuscito a farla in barba alla giustizia, sfuggendo a ogni trappola, era una faccenda che al commissario capo non andava proprio giù.
Il commissario mise poliziotti in ogni via, in ogni piazza. Inviò specialisti a perlustrare le fogne e mandò in giro i cani addestrati a fiutare le tracce.
Per giorni e per notti il commissario seguì le ricerche dando ordini e contrordini, battendo i pugni sul tavolo e tracannando litri di caffè per restare sveglio.
Ma i rapporti che arrivavano erano sempre gli stessi: – Niente da fare. Teresio Pesci non si trova. Distrutto dalla stanchezza, dopo tre giorni e tre notti di intenso lavoro, il commissario chiuse gli occhi e si assopì, seduto alla scrivania.
Al suo risveglio, pochi minuti dopo, trovò un biglietto posato in bella vista davanti a lui.
Il messaggio diceva: – Commissario, chi dorme non piglia Pesci!!!
Di ladri svelti come Teresio Pesci non ne nascono più, e meno male!
UMORI STICO genere 150
Anna Lavatelli, Le bugie hanno le gambe corte ovvero i proverbi spiegati ai bambini, Cento Autori
La barzelletta è un racconto umoristico breve ed è più efficace se trasmessa oralmente. Non tutte le persone sanno raccontare bene le barzellette. Infatti sono importanti l’intonazione della voce, le pause, ma anche l’espressione del viso, che può anche essere assolutamente seria.
CODING
Per leggere bene una barzelletta e poi raccontarla, rispetta:
• la durata delle pause;
• l’intonazione.
Per dare l’intonazione giusta ricorda che generalmente c’è un personaggio che si esprime molto seriamente e un altro che, invece, ha l’aria svagata, maliziosa, furbetta; per questo per raccontare una barzelletta è importante l’espressione del viso.
Barzellette per bambini
La maestra chiede a un alunno: – Dimmi il nome di un rettile.
Un cobra – risponde l’alunno.
– Bravo! E ora dimmi il nome di un altro rettile. E l’alunno: – Un altro cobra!
Il fratello di Pierino gli chiede:
– Perché ti agiti come un matto? Pierino risponde: – Ho appena preso lo sciroppo e ho dimenticato di agitarlo prima!
– Che cosa bisogna fare in cucina per evitare di trovare capelli nel piatto?
– Usare solo pelati!
Una bambina torna a casa dopo il primo giorno di scuola. La madre le chiede:
– Che cos’hai imparato oggi?
La bambina risponde:
Non abbastanza, vogliono che torni anche domani!
Un bambino chiede al papà: – È vero che le carote fanno bene alla vista?
Il papà: – Certo! Hai mai visto un coniglio con gli occhiali?
l’ A r
LEGGERE
da Focus Junior
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151
–
–
A NALISI A Valentina non parla più
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.
I personaggi sono
Ieri Valentina ha smesso di parlare.
È successo alla fine della ricreazione, dopo esserci lavati i denti.
– Non ti senti bene, Valentina? – le ha chiesto la maestra.
– Ti fa male la testa? Hai mal d’orecchi? Sei triste? Non hai dormito?
– Questa bambina sta poco bene – ha detto la Dirigente, che capisce subito quando c’è qualcosa che non va. – Forse le fa male la testa? Ha mal d’orecchi? È triste? Non ha dormito?
– Oppure? – ha chiesto la maestra, trattenendo il fiato.
– Oppure ha litigato con la mamma! Chiamate la psico-super-
r t e di... LEGGERE Accidenti! Potevi
l’ A
La psico-super-pedagogista ha preso Valentina da parte. Ma non c’è stato niente da fare, non ha aperto bocca.
La dottoressa, dopo aver riflettuto a lungo, disse: – Credo che la bambina abbia mal di testa, o mal d’orecchi, o è triste, oppure…
– HA LITIGATO CON LA MAMMA! – hanno sbuffato tutti insieme
Valentina intanto si è voltata verso di me e mi ha restituito il
UMORI STICO genere
Gianfranco Liori e Alberto Melis, Storie sconclusionate, La Spiga Edizioni
Leggete collettivamente dando la giusta intonazione umoristica. Assegnate la parte della maestra, della Dirigente, della dottoressa, della persona che narra, di Valentina. Tutti gli altri saranno i bambini e le bambine della classe. anche dirmelo che non era dentifricio!
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il RACCONTO UMORISTICO è un testo comico che narra situazioni divertenti, strane e inconsuete che si sviluppano intorno a un tema.
SCOPO
Lo scopo è divertire chi legge per mezzo di colpi di scena o di esagerazioni delle situazioni.
IL RACCONTO UMORISTICO
CONTENUTO
Il contenuto di un racconto umoristico è la narrazione di situazioni assurde, fuori dal normale, che presentano malintesi e giochi di parole.
ELEMENTI
I personaggi hanno caratteristiche e comportamenti ridicoli e divertenti; sono persone stravaganti, pasticcione, buffe, maldestre. Spesso intervengono anche oggetti personificati.
Il tempo e il luogo sono quelli della vita quotidiana.
STRUTTURA
La struttura del racconto umoristico prevede:
• imprevisti;
• malintesi ed equivoci;
• battute spiritose;
• contrasti;
• cambi di scena ridicoli;
• giochi di parole, cioè equivoci nati dall’uso di parole che hanno più significati;
• paradossi, cioè situazioni illogiche, fuori dal comune o di un “mondo alla rovescia”.
ISIONE MENTALE V V
Un modo sicuro per scrivere qualcosa che faccia ridere è immaginare un paradosso o un gioco di parole che possa indurre in malintesi.
153
UMORI STICO genere QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 70-75
La princi…
C’era una volta una principersa. – Una principessa! –direte voi!
No, no: era proprio una principersa!
Infatti, non appena si affacciò a questa storia ed entrò nel libro, trovò un bosco, ci si addentrò, come spesso fanno le principesse, e… si perse!
Gira e rigira, era sempre nel folto del bosco, incapace di trovare una via per uscirne.
La principersa cominciò a disperarsi.
Si addormentò certa di risvegliarsi circondata da dolci cerbiatti che le avrebbero suggerito una soluzione.
La risvegliò invece un grugnito. Quando aprì gli occhi vide che sopra di sé tutto si muoveva velocemente. Infine capì che era lei a muoversi, trascinata per i capelli da una grossa mano!
– Aiuto, aiuto! – cominciò a gridare, ma ormai era una presa e fatta prigioniera da un orribile gigante puzzolente.
– Zitta, gallinaccia! – le gridò il gigante, infastidito.
La principresa sapeva che, se si viene catturate da orchi, giganti e per fidi maghi, senz’altro c’è un eroe nei paraggi, pronto a correre in aiuto.
– Chi sei, perfido gigante che osi rapire una
– Io sono il Gigante Maleodorante. Ho intenzione di sposarti! –rispose lui.
– Scordatelo! Questo mai! Qualcuno verrà a salvarmi!
– Non arriverà nessuno, non ci contare! – disse sghignazzando il gigante.
La princispera, invece, ci contava. Tutte le sere il Gigante Maleodorante, prima di andare a dormire nella stalla, le chiedeva: – Ti sei decisa a sposarmi?
E lei tutte le sere rispondeva: – Scordatelo! Questo mai!
Così la princispera diventò una princispazza spazzare il castello e, infine una principressa
Il Gigante Maleodorante, che puzzava sì, ma non era stupido, capì che la fanciulla non avrebbe mai accettato il matrimonio, e decise di farla diventare una principressa
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Silvia Roncaglia, La Principersa e altre storie, Nuove Edizioni Romane
VERIFICA
VERIFICA
La portò in una stanza dove c’era una macchina terribile con un cartello con scritto PRESSA. La macchina l’avrebbe ridotta in poltiglia. Ma, appena prima di diventare una principressa, lei corse alla finestra e si gettò di sotto. Cadde volteggiando e volteggiò cadendo e, alla fine di quel volo, affondò in una poltiglia morbida e maleodorante diventando una principuzza Cominciò a vagare senza sapere che direzione prendere. Così arrivò al limitare di un bosco, ci si inoltrò e si addormentò in una radura. Si risvegliò diversa. Non si sentiva più smarrita: era diventata una principensa! Sapete ora che cosa ha pensato?
Ha pensato di uscire dal bosco, di uscire dalla fiaba, di uscire dal libro perché, a pensarci bene, non conviene poi tanto fare la principessa.
fantastici.
Ciò che rende umoristica la situazione è: un personaggio stravagante.
un avvenimento assurdo.
3 Un’altra tecnica narrativa è: rendere buffi i personaggi. capovolgere i ruoli dei personaggi. creare situazioni stravaganti.
La principessa si comporta come “le principesse delle fiabe”? No. Solo all’inizio del racconto.
Lo scopo dell’autrice è divertire, ma anche far riflettere sul fatto che: bisogna reagire nelle situazioni difficili. bisogna aspettare che qualcun altro ci aiuti.
La principessa decide di uscire dal bosco, dal libro e dalle fiabe. Secondo te, questo è un lieto fine?
perfido:
CHE COSA SO?
; puzzolente:
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto umoristico? No. In parte.
COME S O?
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
155
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T
CIVICA EDUCAZIONE
Dino e Dina si sono molto divertiti a leggere i racconti umoristici. Sono sempre più convinti che “un sorriso al giorno leva la tristezza di torno”. Segui il loro consiglio!
ISTITUISCI IL GIORNO DEL SORRISO
Ci sono giornate che sono proprio storte, grigie e in cui tutto va per il verso sbagliato. In queste giornate è proprio dura sorridere, vero? Ecco: sono proprio questi i giorni in cui ci vuole una bella rivoluzione dell’umore!
E questo sarà il compito tuo: sorridere e far sorridere le persone. Ma attenzione… perché sono due cose diverse.
Quello che dovrai fare è semplice (almeno a parole), ma ti ci vorrà un po’ di fegato e di faccia tosta.
Per un giorno intero – va bene anche un giorno in cui non vai a scuola – devi incrociare lo sguardo di chiunque ti si avvicini a un metro di distanza e… a quel punto… rivolgergli un bel sorriso.
Sarà fortissimo vedere come questo semplice gesto innescherà una qualche reazione: si spera cortese. Anche gli altri sorrideranno. E se ti chiedono come mai, dillo: sei un rivoluzionario e stai cambiando questo clima deprimente che ci circonda. Ma non solo: secondo recenti studi, il sorriso naturale ringiovanisce il viso di almeno tre anni e chi sorride di frequente può allungare la propria vita quasi di sette anni.
Mica male! Quindi... dacci dentro!
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Pierdomenico Baccalario, Federico Taddia, Il manuale delle 50 (piccole) rivoluzioni per cambiare il mondo, Il Castoro Edizioni
RIVOLUZIONE COMPIUTA!
Scrivi qui il luogo dove hai condotto la rivoluzione e la data.
FACCINE SORRIDENTI
Nel 1999 è stata istituita la Giornata Mondiale del Sorriso (World Smile Day). La prima volta è stata festeggiata a Worcester, la città americana in cui “è nato” il famoso Smiley, la faccina sorridente. Questa giornata vuol far riflettere sull’importanza del sorriso
Studi scientifici dimostrano che sorridere migliora il benessere delle persone. Quindi: SORRIDI E FAI SORRIDERE!
La sorrisite è l’unica malattia contagiosa da diffondere.
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Il ricordo
Ricordare momenti belli, momenti brutti, esperienze vissute, persone conosciute nel passato ci aiuta a tenere insieme i fili della nostra vita. Per mezzo dei ricordi i nonni, i genitori, le persone anziane ti hanno permesso di conoscerli meglio e di rivivere insieme a loro esperienze ed emozioni
storia e RICOR DI
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Il racconto storico
I racconti del genere storico fanno conoscere la Storia attraverso la narrazione. Infatti, spesso narrano in forma di racconto fatti accaduti realmente Altre volte le avventure vissute dai personaggi sono frutto della fantasia, ma si basano su un contesto reale.
I racconti storici aiutano a ricostruire il “quadro di civiltà” dell’epoca in cui agiscono i personaggi. Aiutano a conoscere usanze e abitudini di vita di tempi molto lontani.
Quali sono gli ingredienti del racconto storico?
• Il genere storico ha come contenuto avventure vissute da personaggi, a volte reali, a volte frutto della fantasia, che operano in un contesto storico.
• Il tempo è un tempo passato, che si può collocare facilmente sulla linea del tempo.
IMPERDIBILE!
Per tenere vivi in un libro i RICORDI di un periodo storico che nessuno deve mai dimenticare, ti consigliamo:
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MAI PIu! , CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
Rispetta le pause della punteggiatura per rispettare le pause di respirazione.
L’idea è venuta dal baule
Quella del diario non è un’idea originale, ma lo è se si tiene
I maschi non scrivono diari segreti. Anzi, di solito prendono in giro le ragazze e cercano di rubare il loro, che è sempre nascosto in fondo allo zaino e quindi è messo lì apposta perché i maschi lo leggano. Altrimenti lo lascerebbero a casa. E visto che in un diario bisogna essere sinceri, posso anche
È una questione di affollamento. Un problema di spazio. Come nel baule dei giochi in camera mia, dove c’è troppa roba e il coperchio non si chiude. Questo perché mi rifiuto di buttare via i giocattoli vecchi. Io li conservo tutti, anche quelli rotti. Lì dentro ci sono macchinine a cui manca una portiera e macchinine con cui non ho mai giocato (non mi piacevano, evidentemente, anche se adesso non so più perché). Ci sono pezzi di lego e mostri telecomandati che non funzionano.
Ci sono due palline e un solo racchettone, chissà l’altro dove è andato a finire. Mia madre mi ordina circa due volte al mese di fare un bel repulisti, ma io non ci penso.
Il piacere di... LEGGERE
UN TESTO CHE PARLA DI
Piemme Junior
RICORDI
A r t e
LEGGERE 160
Leggi a voce alta il testo. Segui le indicazioni del box “Coding”.
l’
di...
Ci sono tante cose che non mi ricordo, ma ce ne sono molte di più che ricordo benissimo: mi basta prendere in mano un gioco vecchio e mi vengono in mente mio nonno Eraldo che è morto quattro anni fa, la mia amica Lolla che ho conosciuto a Milano Marittima nell’estate tra la seconda e la terza elementare, quel rettile di Giovanni che era il mio migliore amico alla materna e poi, quando abbiamo iniziato la scuola, ha smesso di rivolgermi la parola.
Insomma: lì ci sono parecchi pezzi della mia vita e se un domani deciderò di scrivere la mia autobiografia mi serviranno tutti, dal primo all’ultimo. La mia testa somiglia parecchio a quel baule, soprattutto per il fatto che il coperchio non si chiude e dentro c’è un gran disordine. Ho troppa roba in testa, roba che non voglio dire a nessuno ma che a volte non è male. Così ho pensato di cacciarla in un diario. Naturalmente non lo dirò a nessuno. La faccenda del diario deve rimanere un segreto fra me e il diario. E visto che sono circondato da ficcanaso di ogni genere, seminerò intorno a me false piste.
Per esempio, il diario avrà l’aspetto di un quaderno qualunque: copertina tinta unita, blu per l’esattezza, e il mio nome e cognome scritti sopra, esattamente come il quaderno di italiano.
Ore nove di sera: mi sono beccato una nota sul diario (quello di scuola) perché ho cacciato nello zaino il mio diario (quello segreto) e ho nascosto nell’armadio il quaderno di italiano. E così a scuola non ho portato il quaderno. Che stupido!
LETTURA CRITICA
Ti è piaciuto questo racconto?
Ti ha aiutato a riportare alla mente i tuoi vecchi giochi?
A ricordare episodi di quando eri piccolo/piccola? A rivivere sentimenti, sensazioni, esperienze?
Il protagonista dice: “I maschi non scrivono diari segreti”. Sei d’accordo?
MIND FULNESS
La stesura di un diario, come per il protagonista, ti può servire per mettere ordine nei tuoi ricordi e fare in modo di poterli recuperare per rivivere i momenti piacevoli.
161
L ESSICO L
Un terrazzamento è: un balcone con tante piante. una sistemazione artificiale di un terreno in pendenza. un tetto piatto.
Ricordo che da piccola…
Quando ero piccola, fino a sette anni, mia mamma mi costringeva a tagliarmi i capelli cortissimi e finiva che, qualche volta, un signore anziano che ci vedeva poco o un negoziante troppo indaffarato mi scambiasse per un maschio.
Allora gridavo, pestavo i piedi e scappavo. Soprattutto in estate, quando passavamo le vacanze in Liguria e la nostra casa era vicina a un boschetto. Mi arrampicavo su per il sentiero, scavalcavo i terrazzamenti dove crescevano gli ulivi e tiravo le pietre contro le rocce. Quando mi passava la rabbia, tornavo e cercavo la compagnia degli amici.
Ma se avevo ancora il muso lungo, finiva che litigavo anche con loro: mi mettevo in un angolo e giocavo per conto mio. È così che ho cominciato a parlare da sola, a raccontarmi un sacco di storie e di segreti che conoscevo solo io. Anche tante bugie: che ero una principessa rapita ancora in culla o una famosissima cantante che cantava a piedi nudi. Tutte le storie, in fondo, sono bugie belle e buone. E io ne raccontavo talmente tante che non mi sentivo mai sola. Parlavo a voce alta, gesticolavo, mi sorridevo allo specchio. Credo di essere cresciuta inventando una storia diversa ogni giorno.
Adesso che le storie le posso scrivere e soprattutto le posso raccontare, sono sempre meno arrabbiata. Mi taglio e mi faccio crescere i capelli come mi pare, sorrido e rido con grande allegrezza.
C OMPRENSIONE C
Trova la relazione tra le parti del testo. Per ogni azione della protagonista, scrivi la causa o la conseguenza.
CAUSA
Le tagliavano i capelli. La scambiavano per un maschio.
CONSEGUENZA
Giocava per conto suo.
Emanuela Nava, Io e Mercurio, Piemme
162
RICORDI
Nonno, nonna! Vi ricordate?
– Ciao nonna! Ciao nonno! Sono voluta venire da voi per farmi un po’ coccolare in questi luoghi dove sono cresciuta da piccola. Mi sembrano così lontani quei tempi. Ricordi, nonno, quante volte mi hai presa per mano e mi hai accompagnata nel bosco?
– Mi ricordo.
– E tu, nonna, ricordi le colazioni che mi offrivi tutte le domeniche con le cose buone che preparavi solo per me?
– Mi ricordo.
Il pomeriggio è trascorso a rievocare ricordi, esperienze, episodi rimossi che affioravano alla memoria uno dopo l’altro.
Poi, mentre la nonna preparava la cena, sono salita in soffitta. I giocattoli del nonno, i quaderni di scuola, il pastrano che aveva indossato in guerra, le lettere che aveva scritto alla nonna quando era lontano.
In quella soffitta mi ero rifugiata tante volte a frugare, a scavare, a riflettere, a immaginare un mondo che non avrei mai conosciuto come l’avevano conosciuto i nonni. Però mi piaceva sentirmi parte di una storia che partiva da lontano. Poi sono tornata dai nonni. Mia nonna era seduta su una panca nell’aia.
– Ti piace la notte, nonna?
– Mi fa pensare, Valentina.
– A che cosa?
– Al tempo che scorre, a quello che fino a un certo punto ti fa cambiare e poi ti lascia in attesa.
Prima di coricarmi mi sono affacciata alla finestra, ho guardato la notte e ho ricordato i ricordi.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni implicite e le inferenze
La protagonista si sentiva “parte di una storia che partiva da lontano” perché: immaginava il mondo dei nonni. frugava tra gli oggetti dei nonni. rifletteva sulle parole dei nonni.
Un sinonimo di pastrano è: cappello. maglione. cappotto.
Il tempo “che fa cambiare” è: il tempo della giovinezza. il tempo della vecchiaia.
Angelo Petrosino, Aiuto, ho un debito in mate!, Piemme
RICORDI
163
L ESSICO L
lavatrice. Quale tra questi è il cuscinetto citato nel testo?
Avevo una biglia
Nel portapenne tenevo sempre una biglia di metallo che mi aveva regalato zio Claudio, quando facevo la prima elementare. Mi ricordo bene com’era andata. Ero sceso nella sua officina e lui aveva appena smontato una lavatrice. Si era rotto il cuscinetto e il bancone era pieno di palline lucide e pesanti. Credo di averle guardate con un evidente desiderio, perché lui ha sorriso.
– Ce l’hai presente la prima monetina di Paperone? – mi ha detto. Annuii. Certo. Ci pensavo sempre da quando leggevo Topolino: come era stata guadagnata, quali poteri aveva, come mi sarebbe piaciuta averla.
Mi porse una di quelle biglie.
– Ecco qua. Aiutami a rimontare tutto e questa Biglia Numero Uno sarà la base del tuo futuro impero. Diventerai il Re delle Lavatrici.
Rimasi impressionato e passai il pomeriggio a stringere viti e bulloni.
Capita una volta che una cosa senza valore come una biglia di metallo diventi una specie di portafortuna. Uno arriva a credere davvero che quando la porta con sé non avrà più paura per il compito in classe, non mancherà la presa sulla sbarra mentre volteggia in aria, non lo beccheranno se lo inseguono per pizzicargli la merenda.
164
Alberto Arato, Il ballo delle piume, Lapis edizioni
RICORDI
Puntualmente, invece, tutte le volte che dimenticavo la Biglia Numero Uno succedeva qualcosa di brutto. Mi schiantavo con le capriole, si rompeva la punta della matita mentre temperavo, schizzavo la crema della merendina sul quaderno di italiano. Allora, per non finire male, avevo preso l’abitudine di tenerla nel portapenne.
Fino al giorno in cui Piermaria Sardi è arrivato in classe. Nell’intervallo si è avvicinato guardandomi strano. Lì ho capito che mi ero tradito. Mi aveva letto nel pensiero oppure, cosa più probabile, mi aveva visto proprio in quel momento.
– Bella, che cos’è? – fa, dopo aver frugato nel mio portapenne con l’aria da duro. Doveva aver visto che con quella biglia ci avevo giocato mentre facevamo aritmetica.
Gli urlo: – Lascia stare! – e tento di strappargliela di mano. Già allora ero più grosso di lui, con tutta la ginnastica che facevo. I compagni, persino i miei amici giravano alla larga da me quando c’era da fare a botte, anche se, alla fine, non ero capace di darle. Infatti me le sono sempre prese.
Piermaria senza battere ciglio, con un gesto preciso e cattivo lancia la MIA biglia fuori, attraverso la finestra aperta. Poi si allontana sghignazzando.
C OMPRENSIONE C
Riconosci la struttura del testo.
Il testo è diviso in due parti: segnale con due colori differenti nella barra. Poi completa.
• Nella seconda parte l’autore ricorda
• Nella prima parte l’autore ricorda
Trova le informazioni implicite e le inferenze
Chi è Paperone? Un personaggio: dei fumetti. di una fiaba. di una favola.
Sottolinea nel testo come indicato: in la funzione che aveva la biglia; in che cosa succedeva quando il protagonista non aveva la biglia; in la brutta azione del bullo.
165 RICORDI
In gelateria
Per un bambino è una gran pacchia essere figlio di una gelataia. Io lo ero.
Avevo il permesso di mangiare due gelati al giorno e non appena mia madre girava l’occhio, ne sbafavo altri due sottobanco. Niente è più buono del gelato appena fatto. Dolce, cremoso, freddo, si scioglie in bocca lentamente lasciando un senso di beatitudine che mette buonumore. Quando vedevo gli altri bambini che imploravano i genitori che gli comprassero un misero cono, mi facevano pena.
A volte mia mamma doveva allontanarsi per qualche commissione e io rimanevo di guardia alla bottega.
Se arrivava qualche cliente, salivo su uno sgabellino e confezionavo il gelato.
A nessuno sembrava strano che una bambina di sei anni facesse la gelataia… forse perché i gelati che facevo io, di solito, erano più grandi di quelli di mia madre. Un giorno, in gelateria, arrivò un tipo con una cassetta frigo a tracolla e propose a mia madre di vendere degli strani gelati di ghiaccio colorato e friabile che aveva inventato lui. Era il 1952 e quelli erano i primi ghiaccioli in assoluto ad apparire in Italia.
Aveva pensato anche a un incentivo: ogni dodici, ne usciva uno che aveva sul legnetto la scritta COF e dava diritto ad averne uno gratis. In poco tempo, tutte le grandi marche di gelati lo copiarono, ma io ricordo bene che fu quell’ometto dalla faccia simpatica e i baffi il primo di tutti a produrlo. Era bello conoscere le persone che avevano inventato qualcosa.
Quell’estate abbandonai i gelati per i ghiaccioli, ma fu una passione breve. Il gelato rimase il mio vero amore.
C OMPRENSIONE C
Riconosci la struttura e il contenuto del testo.
Segna con una parentesi la parte in cui l’autrice dà un’informazione su un fatto storico del passato. A che cosa si riferisce?
Segna con una parentesi la parte in cui l’autrice ricorda fatti personali della sua infanzia. A quale periodo si riferisce?
Janna Carioli, In colonia, Topipittori
166 RICORDI
In colonia
Sveglia alle sette e tutti in bagno a lavarsi. Il primo giorno c’era la curiosità del sapone nuovo. Certe saponette, grosse come panini imbottiti, avvolte nella carta colorata che ne preservava il profumo.
Saponetta verde? Palmolive. Rosa? Camay. Bianca? Cadum. Annusavamo quelle delle altre, tentando di incartarle di nuovo nella confezione che nel frattempo si era infradiciata. Già al secondo giorno decidemmo che il sapone era una grandissima scocciatura e serviva solo una volta alla settimana quando si faceva la doccia. Grande novità, invece, era il lavaggio dei denti.
La maggior parte delle famiglie dei frequentatori di colonie, compresa la mia, considerava il dentifricio un genere di lusso e i denti, a casa nostra, non ce li lavavamo praticamente mai, tranne mia nonna che se li sfregava con le foglie di salvia. Così, quando nell’elenco del corredo da portare in colonia trovammo scritto: “dentifricio e spazzolino” mi sembrò una curiosa stranezza da elegantoni. Non esistevano ancora gli spazzolini a misura di bambini e nessuno si sognava di produrre dentifrici alla fragola. Esistevano dei grossi tubi di alluminio morbido con i nomi esotici: Durban’s, Chlorodont, Binaca, Colgate con Gardol. Mi sono sempre chiesta chi fosse quel Gardol che stava insieme a Colgate. Quando si strizzava il tubetto, usciva un gigantesco verme di pasta farinosa e bianca.
Gli spazzolini erano enormi, con delle setole dure come quelle delle spazzole per lavare i panni.
C OMPRENSIONE C
Trova gli elementi del testo.
Il tempo: confronta autrice e titolo di questo testo con quelli del precedente. In quale decennio è ambientato questo racconto?
Il luogo è
Il narratore è: esterno. interno.
Con quale parola puoi sostituire “infradiciata”?
Bagnata. Sporca. Usata.
C C
OMPITO NON NOTO
RICORDI
Janna Carioli, In colonia, Topipittori
L ESSICO L
Nel testo l’autrice parla di marche di sapone e dentifricio che usava quando era piccola. In un supermercato, controlla se questi prodotti esistono ancora. 167
L ESSICO L
L’atelier è: un laboratorio artigiano. una grande fabbrica. un particolare tipo di casa.
Il liutaio è: un suonatore di violini e chitarre. un costruttore di violini e chitarre. un esperto di musica da violino.
Un cartiglio è: una stretta striscia di carta. un’antica forma di scrittura. una fotografia.
Una vita da violino
Mi chiamo Collin-Mézin, sono un violino. Spero non vi stupisca il fatto che io possa parlare. È la musica a darmi voce. E se state ad ascoltare, potrete conoscere la mia storia.
Sono nato a Parigi, nell’atelier di un liutaio di cui porto il nome, impresso su di un cartiglio dentro la mia cassa armonica: Collin-Mézin.
Il signor Collin-Mézin era un uomo con folti baffi a manubrio, pancia prominente e due mani dalle dita incredibilmente lunghe: anche per questo era così bravo nel suo mestiere.
Mi vendette, insieme ad altri strumenti a corda, a un liutaio di Torino, che aveva la bottega non lontano da piazza San Carlo. Non ricordo quasi nulla del viaggio, e nemmeno qualcosa della mia lunga, noiosissima permanenza su di un bancone.
Non potrò invece mai dimenticare il momento in cui un signore, vestito con molta eleganza, apparve sulla porta. Mi sembra di sentire ancora la sua voce, tranquilla e sicura, che diceva:
– Cerco un buon violino.
Il liutaio mostrò quello che aveva in bottega. Ma il cliente tentennava, indeciso.
– Si tratta di un regalo importante? – domandò allora il venditore, per poterlo meglio aiutare.
– Molto importante.
Allora il liutaio venne a prendere me dal bancone.
Questo – disse – è il meglio che ho.
Il distinto signore mi accarezzò con la mano guantata. Mi contemplò a lungo, in ogni dettaglio.
È perfetto per mia figlia – disse soddisfatto.
Trova le informazioni esplicite.
• In quale città è nato il violino?
• Dove è stato portato?
• Dove è stato venduto?
–
–
Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea
168
C OMPRENSIONE C
RICORDI
Janna Carioli
Memoria
Quando il nonno ti racconta le sue storie del passato tu lo ascolti e ti senti un bambino fortunato. Ieri e oggi sono i giorni che preparano il domani da tenere stretti stretti fra le tue e le sue mani. Ricordati di ricordare perché i ricordi sono un pezzo di te stesso. Non ti dimenticare che il tempo è sempre e non è solo adesso.
C OMPRENSIONE C
Scopri il significato del testo.
Il contenuto di questa poesia dice che: è importante conservare i ricordi per costruire il futuro. è importante pensare ai ricordi per passare il tempo. solo i ricordi delle persone anziane sono importanti.
169 RICORDI
IMPERDIBILE!
Un libro che ti consigliamo di leggere:
,
MAI PIu! e racconto storico in un solo libro!
UNA STELLINA PER LILIANA
Nonna Olga entrò con il piattino azzurro della merenda. – Ecco bambine, avete fame?
Io e Adriana stavamo giocando sul tappeto della mia camera.
– Oh nonna, ci hai portato la marmellata di Susanna! Grazie! La marmellata di fragole che Susanna preparava era una meraviglia. Sapeva bene come farla lei, utilizzando un’antica ricetta di famiglia.
Susanna, che aiutava la nonna a cucinare e teneva pulita la casa, stava con noi da quarant’anni: diceva che eravamo la sua seconda famiglia e ci voleva molto bene. Anch’io le volevo bene, tutti le volevamo bene e la consideravamo un’amica. Aveva sempre un sorriso e una parola gentile per tutti.
Io e Adriana ci alzammo ridendo. Le fette di pane sparirono in un attimo. Anche se mia mamma se ne era andata, in cielo, mi dicevano, quando avevo poco più di un anno, io non ero una bambina triste. Il papà e i nonni erano tutto per me, io li amavo, mi sentivo amata e questo mi rendeva felice. Amavo la mia famiglia, Susanna, Adriana, i miei compagni di scuola e amavo la vita, tanto tanto.
Maristella Maggi, Mai più!, La Spiga Edizioni
I quattro racconti di cui è composto questo libro narrano le storie del dolore sopportato da ragazzi e ragazze sopravvissuti al periodo più disumano e crudele della nostra Storia. Un tempo che i bambini e le bambine di oggi non possono ricordare, ma comprendere con la mente e con il cuore, perché in loro nasca un coro di mai più consapevole e convinto insieme alla speranza di un mondo di pace 170
Ma una sera d’estate, qualcosa si inceppò. Il papà incominciò a parlarmi.
– Sto per dirti una cosa importante, Liliana, una cosa che forse non riuscirai subito a capire. Guardai il papà negli occhi.
– Secondo certe leggi del nostro Paese, i bambini come te, cioè, come noi, dovranno frequentare scuole speciali.
– Perché? Come sono io?
– Come gli altri, ma questa legge...
Il cuore aveva cominciato a frullarmi nel petto come un uccellino che ha paura.
La mano del papà si appoggiò sulla mia.
– Senti Liliana, ora devi ascoltarmi bene, perché quello che devo dirti non è semplice. Allora – sospirò – noi siamo ebrei.
– Anch’io?
– Certo tesoro, anche tu. Tu, io, la nonna e il nonno.
– Ma io non lo sapevo! E Adriana? Anche lei deve cambiare scuola, vero?
Il papà abbassò lo sguardo: – No.
– Allora io non voglio essere ebrea, voglio restare a scuola come lei. Perché devo lasciare la mia scuola? Perché hanno fatto questa legge cattiva?
La dolcezza di papà riuscì solo in parte a consolarmi: – Vi vedrete a casa, per voi non cambierà niente. Nella nuova scuola farai nuove amicizie, ma non perderai quelle vecchie!
Ma le cose non andarono così. La scuola privata in cui mi trasferirono era un edificio piccolo, che sul portone d’ingresso mostrava un cartello. SCUOLA per EBREI. In quell’ambiente mi sentivo triste. Mi mancavano la vecchia scuola e i miei compagni. Ma una mattina vidi le mie compagne di un tempo che ridevano e mi segnavano con il dito. Dicevano:
– Quella è ebrea! È la Segre che è stata cacciata da scuola. Ha dovuto andarsene perché non è come noi.
171
Il ricordo di esperienze personali racconta fatti del passato. Ma se le situazioni e i personaggi escono da un libro di storia, ecco che il racconto diventa storico
L’intervista impossibile
Il mattino seguente i nostri viaggiatori del tempo furono svegliati dal canto degli uccelli e dal profumo dei dolci al miele che Nicostrata aveva fatto preparare apposta per loro.
Nonostante avessero già raccolto tanto materiale per il loro giornale, mancava il pezzo più importante.
Mentre Camilla, Adriano e Lorenzo erano presi da questi pensieri, uno schiavo annunciò che Sofocle li aveva preceduti e ora li aspettava sull’Acropoli.
– Il padrone mi ha dato l’ordine di accompagnarvi. Seguitemi! – disse l’uomo.
Dopo quasi mezz’ora di cammino, finalmente arrivarono a destinazione. L’Acropoli si presentò come un grande cantiere: centinaia di schiavi, sotto l’occhio vigile di guardie armate e guidati da architetti e artisti, lavoravano alla ricostruzione di quella parte così importante della città che era stata, anni prima, distrutta completamente dai Persiani.
In lontananza, proprio nelle vicinanze di un enorme tempio in costruzione, si intravedeva Sofocle che parlava con due uomini, uno dei quali era robusto, fiero e con la testa molto grande, sormontata da un elmo altrettanto grande.
Roberto Melchiorre, Le frittelle di Pericle, La Spiga Edizioni
172 STOR ICO genere
– Quello è Pericle! – esclamò emozionatissima Camilla.
– Come fai a dirlo? – chiese Adriano.
– La maestra Martina ci ha raccontato che lo prendevano in giro chiamandolo testa di cipolla.
Ma in un attimo, l’emozione si trasformò in paura.
– Chi siete? Dove credete di andare? Chi vi ha dato il permesso di avvicinarvi al grande Pericle? – urlò un soldato a capo di una pattuglia di militari. – Arrestateli!
Fu allora che lo stesso Pericle intervenne. Bastò un suo gesto per fermare le guardie, le quali si trasformarono miracolosamente in gentili accompagnatori.
– Pericle, questi sono i ragazzi di cui ti ho parlato. Hanno in mente di farti domande molto imbarazzanti – disse Sofocle.
– Ahahahah! – rise Pericle. – Sono proprio curioso di sentire che cosa volete chiedermi.
– Si dice che alla fine dei lavori l’Acropoli costerà l’incredibile somma di 2000 talenti. Non le sembra una cifra esagerata? –chiese Camilla senza troppi complimenti.
– La ricostruzione dell’Acropoli e l’edificazione del Partenone, che sarà il tempio più bello mai visto, rappresentano la chiusura di una dolorosa ferita causata dai Persiani che hanno saccheggiato, bruciato e distrutto questa città. Atene si è sacrificata per sconfiggere l’esercito di Serse ed è giusto che i suoi cittadini e quelli delle città alleate contribuiscano alla nascita della più bella e imponente Acropoli del mondo.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del racconto storico
Il contenuto di un racconto storico è la narrazione di episodi ambientati in una precisa epoca storica
Il contenuto di questo racconto è: un episodio fantastico ambientato in un preciso contesto storico. un fatto reale avvenuto in un preciso momento storico.
Gli elementi principali di un racconto storico fanno riferimento a luoghi, tempi e personaggi realmente esistiti
Il luogo in cui si svolge la vicenda
Per ogni personaggio, segna se è un personaggio del passato o del presente e se è realmente vissuto oppure no.
PASSATO PRESENTE reale realistico reale realistico Pericle, politico e militare ateniese, nato nel V secolo a.C.
Sofocle, poeta greco, vissuto nel V secolo a.C. Camilla, Adriano, Lorenzo
La maestra Nicostrata
Il tempo in cui si svolge la vicenda
173
è
è
STOR ICO genere
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto storico.
Nel testo non è esplicitamente detto qual è il periodo storico in cui è ambientato questo racconto, ma lo puoi dedurre. Il testo è ambientato nel periodo storico: degli Egizi. della Magna Grecia. degli Etruschi.
Segna con più X
Le informazioni storiche contenute in questo testo sono: l’esistenza della professione del medico presso gli Etruschi. la vera origine della sorgente di acqua calda.
la presenza di santuari nelle terme.
il nome di una città etrusca e del suo capo politico.
Ramtha alle terme
Per entrare nel santuario delle terme bisognava acquistare almeno un ex voto in terracotta che rappresentasse la parte del corpo che aveva bisogno di cure. Così, Petnei il medico comprò una testina di ragazzo, perché suo figlio Ramtha soffriva di mal di testa ricorrenti. Padre e figlio entrarono e appesero a una parete del tempio la testina votiva.
Quindi Ramtha entrò nella vasca con prudenza. Sapeva che l’acqua di quella piscina era calda, ma non sapeva ancora quanto.
Suo padre rise quando vide che ritirava subito indietro il piede che aveva appena toccato l’acqua.
– Scotta! – strillò il bambino, meravigliato.
– Una volta che ci sarai entrato dentro, il tuo corpo si abituerà e l’acqua non ti sembrerà più così calda – gli spiegò suo padre.
Ramtha aveva qualche dubbio, ma del resto suo padre era un medico molto bravo, che aveva curato perfino il lucumone di Tarquinia. Di certo sapeva quello che diceva.
Il bambino superò quindi la paura del primo contatto con quell’acqua così calda e vi entrò dentro fino al collo.
Dopo un primo lungo brivido, la curiosa sensazione di essere immerso in una pentola bollente passò e gli restò solo il piacere di sguazzare nell’acqua calda. – È fantastico! – esclamò il bambino. – Ma chi scalda quest’acqua, padre?
– Nessuno – gli rispose Petnei il medico, – quest’acqua esce così calda dalla terra.
Ramtha spalancò gli occhi incuriosito: – Ma com’è possibile? – È stato Ercole – gli spiegò il padre. – Per far vedere quanto fosse forte piantò un’asta di ferro nel terreno e lì sgorgò subito una sorgente di acqua calda.
174
Stefano Bordiglioni, Piccole storie del mondo etrusco, Einaudi Ragazzi
STOR ICO genere
L’oro di Ramtha
– Quindi questa piscina è un regalo di Ercole?
Il medico rise: – Sì, è davvero un regalo per noi Etruschi: fare il bagno in queste acque sacre cura molte malattie. Dovrai impararlo se vorrai diventare un bravo medico. Ramtha storse il naso: – Veramente, vorrei imparare a lavorare l’oro. Vorrei fare gioielli come il mio amico Marce. Lui sa ridurre l’oro in grani finissimi e ci decora anelli e fibule.
Il medico scosse la testa: – Lo sai che nel nostro mondo i figli seguono i passi dei padri: tu sei figlio di un medico, perché vuoi diventare un semplice artigiano? Non capisco. E Petnei cominciò a elencare al bambino tutto ciò che avrebbe dovuto imparare.
In Ramtha, che aveva ascoltato tutto il sermone di malavoglia, quando seppe che le protesi dentarie venivano costruite usando l’oro, si accese subito l’interesse. Se non poteva diventare un bravo artigiano dell’oro, sarebbe diventato il miglior dentista delle dodici città della Tuscia: le sue protesi sarebbero state così belle che gli stessi proprietari avrebbero desiderato esporle. Con questo pensiero in testa, Ramtha si consolò e tornò a tuffarsi nell’acqua calda.
Lui non lo poteva sapere, ma le sue eccezionali protesi sarebbero finite, duemilacinquecento anni più tardi, nella teca di un museo, esposte all’ammirazione degli uomini e delle donne del nostro tempo.
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto storico.
Segna con più X (sono quattro).
Le informazioni storiche contenute in questo testo sono:
un’importante attività degli Etruschi.
la presenza di classi sociali. il regalo di Ercole agli Etruschi.
la presenza di Marce, un famoso orafo.
l’organizzazione del territorio etrusco in città indipendenti. l’uso di protesi dentarie.
Nella struttura narrativa di questo racconto non vi è un’introduzione perché: è la continuazione di un racconto precedente. i racconti storici non hanno mai l’introduzione.
Segna con una parentesi la conclusione.
La conclusione conferma un dato storico di cui si parla nel testo.
Quale?
175
Stefano Bordiglioni, Piccole storie del mondo etrusco, Einaudi Ragazzi
STOR ICO genere
A NALISI A
E da quel giorno la vita cambiò
Un giorno di novembre del 1938, il signor Edgardo aprì il “Corriere della Sera” e sedette affranto sul divano di casa.
– Stai bene, papà? – chiese Eva Maria, che stava uscendo a far compere, infagottata come se andasse al Polo. – Hai una faccia!
– Guarda qui, in prima pagina. Sono state emanate le leggi per la difesa della razza – disse lui con voce cupa.
– E adesso?
– Se la prenderanno con noi ebrei. Ecco che cosa sta per succedere. La sua voce era così desolata che la ragazza non osò più chiedergli nulla. Ma presto fu tutto chiaro.
Eva Maria e suo fratello Enzo non potevano più andare al cinema, a teatro, al ristorante. Così, da un giorno all’altro. E neanche frequentare club sportivi, sale da ballo o altri luoghi di divertimento pubblico.
Questo significava non trovarsi più con gli amici.
Ma c’erano cose ben più gravi nel futuro dei due ragazzi. Per esempio, non potevano più andare a scuola. E c’era un’assurda lista di lavori che non potevano più svolgere, come fare il medico, il ferroviere, l’avvocato, l’insegnante, l’impiegato statale, l’allenatore sportivo, il musicista… questo significava, per Eva Maria, l’addio alla carriera di violinista. I vecchi amici di famiglia, un po’ alla volta, si allontanavano.
Facevano finta di non sapere quel che stava succedendo. Oppure si convincevano che non era qualcosa che li riguardasse.
– Sai che cosa pensano? – commentò una volta il fratello. – Pensano: per fortuna non sono ebreo. Per fortuna non tocca a me.
176 STOR ICO genere
Anna Lavatelli, Il violino di Auschwitz, Interlinea
La situazione diventava giorno per giorno più incerta e confusa.
I signori Levy decisero di parlare apertamente con i figli.
– Ragazzi – cominciò il padre, – l’odio contro noi ebrei si sta diffondendo a macchia d’olio, ormai.
E Mussolini non fa altro che gettare benzina sul fuoco, ogni giorno che passa. Lo vedete bene anche voi: sui giornali, nei comunicati affissi ai muri. Temo che, prima o poi, dovremo andarcene via, all’estero.
– Io non capisco – si agitò Enzo. – Che cosa gli abbiamo fatto?
È inutile cercare un senso, non lo troveresti –sospirò sua madre.
Poi, un caldo giorno di giugno, il signor Edgardo rientrò a casa con la notizia che l’Italia entrava in guerra e che Mussolini si era alleato con Adolf Hitler, contro Francia e Inghilterra.
Da quel momento la famiglia Levy cominciò ad ascoltare una radio che captava le notizie dall’estero, anche se era severamente proibito dalla legge. Era l’unico modo per sapere la verità su quello spaventoso conflitto mondiale, per capire quanto fosse grande il pericolo.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto storico.
In quale anno inizia la vicenda?
Il luogo in cui è ambientato il racconto è: l’Italia.
la Francia.
l’Inghilterra.
L’avvenimento storico a cui fa riferimento il racconto è: la causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
la promulgazione delle leggi razziali.
I personaggi storici citati sono e
I protagonisti sono personaggi: reali. realistici.
177
–
STOR ICO genere
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto storico
Questo testo è: un documento storico. un racconto ambientato in un’epoca storica. Qual è il fatto storico che fa da sfondo al racconto?
In quale epoca storica è ambientato questo racconto?
Segna in la parte mitologica e in la parte realmente storica.
Mino Milani, Miti e leggende di Roma antica, Einaudi Ragazzi
La conta degli avvoltoi
A stabilire dove fondare la città sarebbero stati gli dèi, manifestando la loro volontà attraverso messaggeri venuti dal cielo: grandi uccelli, come gli avvoltoi. Romolo e Remo, seguiti da sacerdoti e consiglieri, presero posto su due colli l’uno non troppo lontano dall’altro e di là guardarono attenti il cielo. Chi avesse visto più avvoltoi sarebbe stato il prescelto, il vincitore e sarebbe diventato il re di questa nuova città. L’attesa durò a lungo.
Remo vide sei avvoltoi. Romolo ne vide dodici.
Gli dèi avevano mandato un messaggio chiaro. Nel grande campo prescelto, con un aratro trainato da un bue e da una mucca, Romolo cominciò ad arare un lungo solco tracciando un quadrato: in esso sarebbe sorta la sua città.
Quando il cielo limpido e azzurro fu all’improvviso scosso da un tuono formidabile, tutti pensarono che il dio supremo, Giove, avesse mandato il suo segno di consenso. I lavori per la costruzione delle mura cominciarono quello stesso giorno, che secondo la tradizione fu il 21 di aprile.
Roma era stata fondata.
In pochi anni il numero degli abitanti crebbe, come quello di chi lavorava; crebbe quindi la ricchezza. Insieme con essa, come naturale, crebbero le cose da fare: prima di tutto difendersi. Quelli erano tempi di guerre continue e per questo dovevano esserci uomini capaci di usare le armi: Roma ebbe da subito i suoi soldati. Ebbe anche i suoi sacerdoti, i suoi saggi, i suoi ricchi e i suoi poveri. Non fu più un villaggio, ma una città. Non ancora grande, ma una città.
178
STOR ICO genere
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il RACCONTO STORICO è un testo narrativo, ambientato in una precisa epoca storica, in cui gli elementi reali si fondono con quelli inventati dall’autore/dall’autrice.
SCOPO
Avvicinare chi legge alla conoscenza del passato e fornire informazioni su eventi e periodi storici.
IL RACCONTO STORICO
ELEMENTI
Personaggi: persone realmente vissute nel passato o uomini e donne che vivono vicende verosimili ambientate in un preciso momento storico.
Tempo: ben definito, fa riferimento a una precisa epoca storica.
Luogo: realistico.
ISIONE MENTALE V V
Se vuoi scrivere un racconto ambientato in epoca storica, devi prima visualizzare nella tua mente l’ambiente, gli usi e i costumi.
CONTENUTO
Fatti accaduti a uno o più personaggi. Le vicende sono verosimili perché ambientate in un contesto storico.
STRUTTURA
Ricostruzione del modo di vivere e di pensare di epoche passate che fanno da sfondo alle vicende narrate. Sono ricostruiti in modo reale gli ambienti, gli usi, i costumi del tempo.
STOR ICO genere QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 76-81 179
VERIFICA
Achille e Patroclo
Achille era un bambino strano. Forte e coraggioso, violento. Achille aveva un amico, Patroclo, che era più fragile di lui: più piccolo di statura, magrolino, delicato. Forse erano amici proprio per questo, perché così Patroclo aveva sempre qualcuno a proteggerlo, e Achille si sentiva più grande e forte dovendosi occupare di un cosino così debole. A volte, non è necessario essere uguali, essere alla pari, per essere amici.
Siccome gli adulti ci tenevano molto ad allevare bambini (maschi) che diventassero soldati forti e valorosi, Achille e Patroclo ebbero in regalo corazza, elmi, scudi, spade, gambali in miniatura. Così vestiti sembravano degli eroi rimpiccioliti.
I grandi sorridevano guardandoli, anche se non c’è niente da ridere davanti all’idea di una guerra, anche quando è una guerra per finta. Loro, del resto, ce la mettevano tutta a combattere per davvero, anche se le spade erano di legno.
Dei due, quello che faceva più paura era Achille, naturalmente.
Ma ogni tanto, per ridere, lui e Patroclo si scambiavano le corazze, gli elmi e gli scudi, e gli altri bambini ci cascavano.
I bulli sfidavano Achille e combattevano con Patroclo e a volte perdevano lo stesso, perché l’immaginazione conta molto, e loro erano convinti di affrontare il piccolo guerriero più forte di tutti; oppure sfidavano Patroclo certi di batterlo, lo sceglievano come avversario proprio per questo, e invece si ritrovavano sconfitti e ammaccati senza nemmeno aver capito perché.
Achille e Patroclo non si rivelavano mai, non si toglievano gli elmi alla fine delle sfide, e se ne andavano ridendo di quei compagni imbrogliati.
Non è che poi passassero tutto il tempo a combattere: andavano in palestra a correre, saltare e fare ginnastica, ascoltavano le storie degli dèi che la sera un cantastorie cieco narrava loro vicino al focolare, e la mattina avevano un maestro che insegnava loro a scrivere sulle tavolette di cera e a leggere poesie e leggende sulle pergamene.
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Beatrice Masini, Amici per sempre, Einaudi Ragazzi
VERIFICA
Ma il loro destino era comunque segnato. Nessuno dei due avrebbe mai potuto fare il filosofo, da grande, o l’insegnante o il mercante: dovevano diventare combattenti, e avere una guerra da combattere. Del resto c’erano sempre guerre in Grecia, a quel tempo; bastava aspettare un poco, e la pace, la piccola pace che si distendeva tra una guerra e l’altra, era pronta a dissolversi.
A NALIZZO A
1 In quale epoca storica è ambientato questo racconto?
2 I personaggi sono: veramente esistiti nel passato. eroi mitici del passato.
3 L’autrice nel racconto illustra: precisi fatti storici avvenuti nel passato. abitudini di vita di quell’epoca storica.
C OMPRENDO C
1 Qual è lo scopo dell’autrice?
Raccontare la storia di una grande amicizia di due eroi mitici del passato. Dare informazioni sulle abitudini di vita nell’antica Grecia.
2 Perché Patroclo e Achille si scambiano le armi e gli elmi?
Per non essere sconfitti. Per ingannare gli altri bambini. Perché tutti e due volevano utilizzare le armi di Achille.
3 Sottolinea nel testo le parole usate dall’autrice per far riflettere sul fatto che la guerra sia negativa.
L ESSICO L
Cantastorie è un nome: derivato. composto. alterato.
Le pergamene sono fogli su cui nell’antichità si scriveva. Sono: prodotti con stracci. ricavati dalle pelli di animali. prodotti con le foglie del papiro.
C OMPITO NON NOTO C
Achille è uno degli eroi di un grande poema scritto da un cantastorie cieco che racconta della più famosa guerra dei Greci.
Il poema è:
l’Iliade. la Divina Commedia.
La guerra è: una guerra punica. la guerra di Troia.
CHE COSA SO? T
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto storico?
Sì. No. In parte.
COME S O?
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?
Molto. Abbastanza. Poco.
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La macchina del tempo
Ecco il quarto gioco-quesito. Diana e Minerva, dall’alto dell’Olimpo, osservano gli atleti che si preparano per le Olimpiadi. Ricostruisci che cosa si dicono e rispondi alla domanda di Diana.
prop Uno di loro ha ato ep rio sba gli oca! he non si pratic cia? a nell’an lo sport c tica Gre
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....................................................................................................................................................................................................................................................... SOLUZIONE: Uno di loro ha proprio sbagliato epoca! Qual è lo sport che non si pratica nell’antica Grecia? Il tuffo.
è
Qual
TEMPUS FUGIT. A AVE, CLELIA. B ECCE MEA DOMUS. C AVE, CAIO. D ECCE MEA INSULA. E CURRO! F SOLUZIONE: in alto B • D; in basso A • F; C • E
L’opinione
“Io penso che… e te lo dimostro”.
“Io sono convinto di… Ecco le mie ragioni”.
“Se confrontiamo i nostri pensieri, sicuramente riusciremo a mettere insieme tutte le nostre buone idee”.
Questo potrebbe essere il dialogo tra due persone che hanno opinioni diverse sullo stesso argomento
Ognuno dice la sua, senza litigare, senza insultarsi, ma esponendo il proprio punto di vista Non è facile, ma se ci provi già da ora… ci riuscirai sicuramente!
e OPINIONI argomentazioni
Il testo argomentativo
Tutte le volte che hai sostenuto le tue ragioni e le tue opinioni con chiunque e hai saputo esporre le motivazioni delle tue scelte hai praticamente “fatto” un testo argomentativo
Un testo argomentativo espone un’idea, riporta un’opinione contraria perché sia possibile confrontarle e farsi una propria opinione.
Quali sono gli ingredienti del testo argomentativo?
• Il contenuto è l’esposizione di un’opinione sostenuta con argomenti, cioè ragionamenti e osservazioni, dati, prove ed esempi. Questa opinione può essere messa a confronto con un’opinione contraria.
Per ritrovare OPINIONI e ARGOMENTAZIONI di un cane e di un gatto in un libro, ti consigliamo:
COME CANE E GATTO
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
IMPERDIBILE!
Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.
Bellissima… no, antipatica!
Io sono Ambra e domani comincio la nuova scuola. Sono un po’ preoccupata. Cioè, sono molto preoccupata!
Io sono Giulia. La bambina nuova è bellissima. Ha i capelli più favolosi che abbia mai visto. Biondi, lucidi, lunghissimi. Li tiene legati, ma non in una coda normale: sono stretti con un elastico molto in basso, a metà schiena, così se la vedi stando davanti ti sembra che siano sciolti. Siamo tutte invidiose.
(Ambra) Ventitré teste, cioè quarantasei occhi che mi fissavano… FA UNO STRANO EFFETTO ESSERE AL CENTRO DELL’ATTENZIONE!
A me tremavano le gambe e anche la voce. Per fortuna non ho dovuto dire molto: ciao e il mio nome, Ambra Monti. Per il resto, mentre la maestra Alice parlava con quell’altra maestra (che forse si chiama Annalisa o forse Annarosa, non ho capito bene), mi sono limitata a sorridere. Me ne stavo lì impalata con un grande sorriso stampato in faccia. Chissà come mi hanno trovata buffa! E GOFFA.
(Giulia) Quando la bambina nuova è entrata in classe siamo rimasti tutti a bocca aperta. Lei ci guardava con un sorrisetto trionfante. Come a dire: “Lo so di essere bella. Vi ho colpito, non è vero? Cadrete tutti ai miei piedi!”. Illusa. Cioè, forse i maschi ci cascheranno, ma noi femmine no. Se vuole la guerra, l’avrà!
(Ambra) La scuola è complicata. Almeno lo è per me che non so bene come funziona. Ci sono un sacco di regole che ti dicono e altre che non ti dicono. E io come faccio a saperle? Quando chiedo, mi guardano come se fossi scema o venissi da un altro pianeta. In effetti un po’ è così. Io speravo di farmi presto degli
Il piacere di... ASCOLTARE
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Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni
TESTI CHE PARLANO DI OPINIONI DIVERSE
amici, delle amiche soprattutto… Ma sono già tutte appiccicate a coppie o a gruppetti. Devo avere pazienza ed essere molto gentile.
A VOLTE È DIFFICILE ESSERE GENTILE
(Giulia) La nuova è proprio antipatica. All’intervallo le ho chiesto se voleva giocare a “ce l’hai” in cortile e mi ha detto che non vuole sudare! Ieri non ha giocato con noi a “un due tre stella” perché si era appena pettinata! Ci tiene tanto ai suoi preziosi capelli… Martino le ha tirato la coda, piano, e lei è andata a frignare dalla maestra.
(Ambra) Parlavamo di nomi e io ho detto che il mio mi piace tanto perché l’ambra è una cosa preziosa. Quando sono nata, la mia mamma ha pensato che io ero la cosa più preziosa per lei. Hanno detto che sto sempre a vantarmi.
MA IO VOLEVO SOLO
SPIEGARE IL MIO NOME…
CHE COSA SO?
Prima che l’insegnante iniziasse la lettura, dall’alternanza dei colori ho capito che si alternavano più personaggi.
Sì. No. Non mi sono posto/a il problema. Ho immaginato che i due personaggi avessero caratteri diversi.
Sì. No. Non mi sono posto/a il problema.
MIND FULNESS
Un modo per riuscire ad andare d’accordo e vivere in pace con gli altri è provare a mettersi nei loro panni. Tu provi, qualche volta, a farlo?
Durante la lettura dell’insegnante, ho prestato attenzione al tono e al volume della sua voce.
Sì. No. In parte.
Dopo la lettura, ho capito le caratteristiche dei due personaggi.
Sì. No. In parte.
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So-cia-liz-za-re
– Si può sapere perché non volete stare vicino ai maschi? Questa è la maestra. Non capisce perché facciamo storie ogni volta che mette una femmina al banco con un maschio. Lei dice che è importante perché siamo compagni di classe e dobbiamo imparare a stare bene con tutti. Dobbiamo imparare a SO-CIA-LIZ-ZA-RE. Alla mia maestra la parola “socializzare” piace moltissimo e la usa sempre. Soprattutto quando ci cambia di banco e vede che qualcuno fa le smorfie perché non gli va bene il nuovo compagno. Ma lei non ha mai dovuto “socializzare” con Giorgio, che occupa due banchi e finisce sempre sul mio con gomito, astuccio, quaderno.
Sì, insomma. Non ha neanche mai provato a stare con Andrea che ti prende in giro per ogni parola che dici e per ogni penna che usi.
– Perché scrivi con la penna con i brillantini?
– Perché piace a me… – sibilo io, continuando a guardare la pagina così la maestra non si accorge che sto parlando. – E stai zitto, che è meglio. Per non parlare della fortuna di finire, come adesso, vicino ad Alberto. Ma dico io, proprio con lui dovevo capitare? È il tipico maschio. Sa tutto lui. E come tutti i maschi crede di avere sempre ragione. Come quando attacca le schede sul quaderno. Chissà come mai ogni volta mette un po’ di colla anche sui miei capelli e poi dice che è colpa mia, perché sono lunghi e vanno sul suo quaderno. Ma non è vero. Lo fa apposta. Io allora mi arrabbio e gli dico di smetterla, così la maestra mi sente e mi sgrida perché parlo e disturbo la lezione.
Alla fine è anche colpa mia!
Perché i maschi riescono continuamente a farla franca?
– Dai Laura, finiscila. Hai sempre la scusa pronta
– mi dice, se cerco di difendermi.
Ma è una femmina o un maschio, la mia maestra?
No, no, è proprio una femmina.
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Mariapia De Conto, Maschi contro femmine, Lapis Edizioni
Arriva a scuola con delle pile di libri. Ce ne legge sempre qualche pezzo e bisogna dire che ha un fiuto speciale per le storie che preferisco. Poi non è una di quelle che si arrabbia per niente. Vabbè, non è che non si arrabbi mai!
Anzi! E quando si arrabbia non c’è da scherzare. Però ha anche tante altre qualità... ma allora perché prende sempre le parti dei maschi? Dovrebbe saperlo quanto sono antipatici.
– Ma ti immagini come sarebbe monotono senza maschi?
Questa, invece, è la mamma. Cerca di convincermi che sbaglio, se le dico che vorrei essere in una classe di tutte femmine.
Io credo che sia bello potersi confrontare con chi magari la pensa diversamente da te.
– Mamma! Stai scherzando? Ma tu lo sai come sono i maschi della mia classe?
No, non lo sa!
C OMPRENSIONE C
Trova gli elementi del testo.
• I luoghi in cui è ambientato il racconto sono la e la
• Il personaggio principale è
• I personaggi secondari sono
Queste affermazioni riguardano il contenuto del testo. Segna V (vero) o F (falso).
• Spiegare perché la bambina preferisce le femmine come compagne di banco. V F
• Spiegare perché la mamma e la maestra hanno opinioni diverse. V F
• Spiegare che cosa vuol dire socializzare. V F
Trova le informazioni esplicite
Sottolinea nel testo la risposta alle domande.
Che cosa alla bambina piace della sua maestra?
Che cosa non le piace?
Perché per la mamma è importante la classe mista?
Che cosa fa la maestra per far socializzare i bambini e le bambine?
Trova la relazione tra gli elementi del testo.
Chi pronuncia la frase “Dai Laura, finiscila”?
–
189
Lavoro o divertimento?
Tom apparve sul vialetto di lato alla casa, con un secchio di calce per imbiancare e un pennello dal lungo manico. Osservò la staccionata. Nove metri di recinto di assi alte due metri e settanta!
Tom cominciò a pensare agli spassi che aveva progettato per quel giorno e il suo sconforto si moltiplicò.
Si mise al lavoro. Di lì a non molto, si avvicinò Ben Rogers, stava mangiando una mela; proprio il ragazzo, tra tutti quelli del villaggio, le cui prese in giro egli temeva di più.
Ben lo fissò per un momento, poi disse: – Ehi, ciao! Ti trovi in un bell’impiccio, eh?
Tom aveva l’acquolina in bocca a causa della mela, ma continuò a lavorare.
Ben disse: – Devi darti da fare, eh?
– Oh, sei tu, Ben! Non ti avevo visto.
– Senti, io sto andando a farmi una nuotata, eh sì! Non andrebbe anche a te di nuotare? Ma, naturalmente, devi restare qui a finire questo lavoro, eh, sì, certo che devi finirlo!
Tom contemplò per un momento il ragazzo e disse: – Che cos’è che chiami lavoro?
– Perché, non è un lavoro, questo? Oh, andiamo, non vorrai farmi credere che ti piace?
– Se mi piace? Be’, non vedo perché non dovrebbe piacermi. Capita forse ogni giorno, a noi ragazzi, la possibilità di imbiancare a calce una recinzione?
Queste parole fecero apparire la cosa sotto una nuova luce.
Ben smise di mordicchiare la mela. Tom passò il pennello, delicatamente, avanti e indietro... indietreggiò di un passo per ammirare l’effetto... aggiunse un tocco qua e uno là... poi tornò a esaminare l’effetto con aria critica.
190 OPIN I ONI
Mark Twain, Le avventure di Tom Sawyer, Arnoldo Mondadori Editore
Ben seguiva ogni sua mossa e diventava sempre più interessato, sempre più affascinato. Infine disse: – Ehi, Tom, lasciami imbiancare un po’.
Tom rifletteva. Parve sul punto di acconsentire, ma poi cambiò idea: – No, no; credo proprio che non sia possibile, Ben. Vedi, zia Polly ci tiene enormemente a questa recinzione. Sì, è tremendamente pignola! Il lavoro deve essere fatto con somma cura; non c’è un ragazzo su mille, forse su duemila, scommetto, che possa pitturarla come deve essere pitturata.
– Ah no... eh? Oh, andiamo, lasciami soltanto provare, soltanto per un po’. Se fossi al posto tuo io te lo consentirei. Tom, starò molto attento.
Su, lasciami provare. Senti... ti darò il torsolo della mela.
Be’, allora... No, Ben, non posso. Ho paura che...
– Te la darò tutta!
Tom consegnò il pennello, con riluttanza sulla faccia, ma velocità nel cuore.
E mentre Ben sgobbava e sudava al sole, l’artista a riposo sedette all’ombra e rosicchiò la mela.
C OMPRENSIONE C
Queste sono tutte informazioni esplicite.
Quali sono le due informazioni NON importanti per capire la trama?
Tom vernicia la staccionata della casa della zia.
Arriva Ben Rogers mangiando una mela.
Ben dice che farà una nuotata.
Ben prende in giro Tom.
Ben e Tom discutono sul lavoro di Tom.
Ben chiede di dipingere la staccionata.
Ben promette la mela a Tom.
Tom passa il pennello a Ben.
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
“Tom consegnò il pennello, con riluttanza sulla faccia, ma velocità nel cuore”.
Significa che Tom: non è convinto che Ben lavorerà bene. teme che Ben cambi idea. non vuole mostrare di essere riuscito a imbrogliare Ben.
Come Tom riesce a convincere Ben a sostituirlo?
Gli promette un regalo.
Gli fa credere che imbiancare sia molto piacevole.
Gli dice che la zia vuole che il lavoro sia fatto con molta cura.
191 OPIN I ONI
–
Così va il mondo
Un giorno, in un villaggio lungo il fiume, un padre si avvicinò a suo figlio e gli disse:
– Figlio mio, lo sai com’è fatto il mondo?
Il ragazzo disse: – Spiegamelo tu, padre.
E l’uomo: – Farò più che spiegartelo, te lo farò vedere: io, tu e l’asino ce ne andremo in giro finché non avrai davvero capito com’è fatto il mondo. Così si incamminarono verso il villaggio più vicino.
– Ma guarda – disse un vecchio, – quei due hanno un bell’asino robusto e se ne vanno a piedi: è incredibile!
– Quel vecchio aveva proprio ragione, papà. In fondo gli asini sono fatti per trasportare dei pesi, no?
Il padre sorrise e montò in groppa all’animale, mentre il ragazzo continuava a camminare accanto a lui finché raggiunsero un altro villaggio.
– Che vecchio perfido! – disse un ragazzo. – Lui sull’asino e il ragazzino a piedi! Perché non gli fa un po’ di posto accanto a lui? Quella bestia è così robusta che potrebbe portare tre persone.
– Quel ragazzo aveva proprio ragione, vero, papà?
Così padre e figlio proseguirono tutti e due sull’asino finché arrivarono al terzo villaggio.
– Povero asinello! – disse una ragazza. – Così piccolo e delicato, deve portare due uomini in groppa. Quel vecchio dev’essere terribilmente avaro: avrebbe dovuto prendere un asino per sé e uno per il ragazzo. Ma visto che ce n’è uno solo, dovrebbe cavalcarlo il ragazzino, che sicuramente è più leggero.
– Quella ragazza aveva proprio ragione, vero, papà?
OPIN I ONI 192
Giuseppe Caliceti, Miti bambini, Bompiani
Il padre scese dall’asino e proseguì a piedi fino al quarto villaggio. Qui incontrarono una vecchia che cominciò a strillare:
– Che scandalo! Non avrei mai creduto di vedere una cosa simile! Quel ragazzino non ha il minimo rispetto per la vecchiaia: guarda come se ne sta in groppa all’asino, mentre il suo povero padre va a piedi! Ai miei tempi queste cose non succedevano!
Anche quella vecchina aveva ragione, vero, papà?
A quel punto padre e figlio si guardarono e scoppiarono a ridere, poi si fermarono e si sedettero sul ciglio della strada.
– Così va il mondo – disse il padre. – Tutti hanno ragione e tutti hanno torto.
E tornarono tutti e due al loro villaggio lungo il fiume, camminando accanto all’asino.
– Fine della storia. Gioia, ti è piaciuta? Hai capito che cosa vuol dire?
– Sì, vuol dire che tutti credono di avere ragione, ma nessuno ha ragione. Cioè, un po’ ce l’hanno tutti, ma un po’ no.
C OMPRENSIONE C
Riconosci la struttura del testo.
I colori diversi ti fanno capire che: un padre sta raccontando una storia alla figlia. la storia parla di un padre e di un figlio. padre e figlio hanno opinioni diverse.
Sottolinea in l’idea principale
Trova le informazioni esplicite
Chi critica ognuna di queste situazioni?
OPIN I ONI
193
–
Opinioni
Un millepiedi dai capelli lisci disse, sprezzante, ad un verme:
“Tu strisci”. Rispose il verme dai tondi occhi gialli: “Meglio strisciare che aver mille calli”.
C OMPRENSIONE C
R IFLESSIONE R SULLA LINGUA
Per ogni termine, scrivi se è un sinonimo o un contrario di sprezzante
• Altezzoso:
• Rispettoso:
Rifletti sul contenuto del testo: il verme e il millepiedi discutono sul fatto di avere o non avere piedi. Una lumaca e una chiocciola su che cosa potrebbero discutere?
OPIN I ONI 194
Maria Loretta Giraldo
Christian Stocchi, Favole in wi-fi, Esopo, oggi, Edizioni EL
Il cavallo e i difetti altrui
Un giovane cavallo nitriva contro tutti i suoi simili, notandone solo i difetti, e si sfogava anche in Rete, postando commenti maligni su chiunque, sempre protetto dall’anonimato: una pessima moda sempre più diffusa su Internet.
Così il padre volle impartirgli una lezione.
– Guarda quel quadro – lo esortò dopo averlo condotto a visitare un museo. – Rappresenta un’antica scena di caccia alla volpe.
– Lo vedo: e allora?
– Che cosa noti, innanzitutto?
– Il valore dei nostri antenati.
Appunto: anch’io. Gli uomini, però, notano anzitutto i loro simili. E scommetto che i cani apprezzano il valore di quei loro antichi parenti, mentre, se passassero di qui, le volpi si commuoverebbero soprattutto pensando al triste destino delle prede. Ma questa è solo una parte, poi c’è tutto il resto… – Certo.
– Lo stesso ci accade ogni giorno: vediamo innanzitutto ciò che ci interessa. E a te interessa solo trovare i difetti e criticarli. Poi, però, c’è tutto il resto. Esattamente come in questo quadro.
Quindi, cerca di andare oltre e scoprirai negli altri tante qualità.
C OMPRENSIONE C
Metti in ordine i fatti, numerando.
Nel quadro il cavallo nota il valore dei cavalli ritratti.
Il padre invita il cavallo a scoprire anche le qualità degli altri.
Il padre fa notare che uomini, cani e volpi guardando il quadro noterebbero solo il valore dei loro simili.
Un cavallo criticava tutti.
Il padre fa osservare al cavallo un quadro.
Riconosci la struttura.
Sottolinea in la parte che indica la morale e in l’introduzione.
DIGITALE CITTADINANZA
Nell’introduzione di questo testo è contenuta una morale. Qual è?
195 OPIN I ONI
–
Un libro che ti consigliamo di leggere:
IMPERDIBILE! come cane e gatto
Apollo, un cane giocherellone, e Jago, un gatto brontolone, vivono insieme nella casa di Greta e Pietro. La loro visione della vita è opposta: gatti e cani hanno diverse opinioni su tutto. Ma poi trovano il modo di andare d’accordo
IL CANE
La mia giornata inizia sempre in modo perfetto. Apro gli occhi, allungo le zampe, mi scrollo ben bene e attacco a scodinzolare.
– Ciao, Giampaolo! Ciao, Laura! Saluto anche Jago, che di solito a quell’ora è acciambellato sul lettone, ma lui neanche apre gli occhi.
Dopo qualche secondo suona la sveglia sul comodino di Giampaolo.
Mi metto a sgranocchiare il mio osso di biscotto. Tra un po’ arriva Giampaolo per la nostra passeggiata mattutina. Io preferisco farmi trovare davanti alla porta d’ingresso, accanto all’attaccapanni esattamente sotto il mio guinzaglio.
La mia vita è bellissima così com’è. A mezzogiorno in punto devo pranzare. Se devo proprio dirla tutta, preferirei che la ciotola di Jago restasse a qualche metro dalla mia, perché non sopporto di sentire i suoi occhi gialli puntati su di me mentre mangio.
Purtroppo, Laura ha il brutto vizio di piazzare le nostre ciotole una di fianco all’altra.
Anna Vivarelli, Come cane e gatto, Piemme
196
Le opinioni di un cane e di un gatto che argomentano i loro desideri.
Non so se la cosa infastidisce anche lui. Con Jago non si capisce mai nulla: è contento di avermi intorno? Ho smesso di chiedermelo.
Quando ero piccolo speravo di convincerlo a giocare un po’. Ero disposto anche a fargli usare la mia pallina o le pantofole di Pietro, che all’epoca erano a forma di coniglio. Non c’è stato verso. Soffiava e sbuffava, e un paio di volte ha perfino tirato fuori le unghie. Non sono un tipo vendicativo, ma con Jago ho dovuto inventarmi la pazienza.
Quando ho delle novità, provo a raccontargliele, ma di solito non muove neanche una zampa, quindi non capisco se mi sta ascoltando o no.
Credo che Jago ce l’abbia con me per via delle mie passeggiatine con Giampaolo o con Laura. Lui non esce mai, forse perché sull’attaccapanni non c’è un guinzaglio della sua misura.
IL GATTO
Non posso dire di essere capitato male. Poteva andarmi meglio, ma poteva anche andarmi molto peggio. Avrei preferito avere un amico felino, non troppo rumoroso, non troppo giocherellone, possibilmente femmina. Una tipa tranquilla ed elegante, adatta a uno come me, che si accontenta di poco: un letto morbido, una pappa saporita, un po’ di quiete.
Invece mi è toccato Apollo. Un entusiasta, un cuor contento, uno che non vede l’ora di gettarsi dove abbondano i pericoli, il fragore, il caos.
Ho tentato di spiegargli che tutto ciò che serve per vivere è dentro casa. Che il mondo là fuori è pieno di insidie. Ma lui ogni giorno (ogni giorno!) si piazza davanti alla porta, sotto il suo guinzaglio, e prega che lo leghino e lo conducano fuori, dove regna l’ignoto.
Fatti suoi, si potrebbe dire. Se non fosse che quando torna mi racconta che ha visto quello, che ha incontrato quell’altro, e naturalmente sono tutti deliziosi e simpatici.
Io tengo gli occhi chiusi e resto immobile: chiunque capirebbe che non sono interessato e cambierebbe aria.
Tutti, tranne Apollo.
OPIN I ONI 197
Sullo stesso fatto, sulla stessa situazione, io, te, lui, lei, loro… possiamo avere opinioni completamente diverse. Dobbiamo sostenerle argomentando, ma, soprattutto, ascoltando gli altri e le altre.
Diamo a tutti la possibilità di giocare?
DOMANDA
L’allenatore della nostra squadra di basket insiste nel fare giocare tutti, anche quelli che giocano malissimo. Ok, se sono riusciti a entrare in squadra vuol dire che il coach deve aver pensato che potevano portare qualcosa di buono, ma forse semplicemente non sono capaci di gestire la tensione delle partite. Quando l’allenatore li fa entrare al posto di quelli bravi (di solito a fine partita, quando stiamo vincendo), mi arrabbio moltissimo, perché non è giusto, secondo me o il coach li fa lavorare di più negli allenamenti o li caccia. Devono imparare che, se non segnano, non vengono fatti entrare in campo.
L’allenatore dice che sono ingiusto verso quelli che non hanno il dono che ho io. Chi ha ragione? Io o il coach?
RISPOSTA
Sia tu sia l’allenatore invocate il principio di giustizia. Dunque, per te giustizia nello sport significa che giocano solo i più bravi, mentre per l’allenatore significa che a tutti deve essere data una possibilità.
Tuttavia, se fosse corretta la tua interpretazione del principio, come farebbe uno a sviluppare le sue abilità, visto che non viene mai coinvolto in una vera partita?
Certo, ci saranno sempre dei giocatori che non riusciranno in alcun modo a essere bravi come gli altri, anche se si allenano moltissimo. È giusto che debbano giocare anche loro? Assolutamente sì: l’allenatore sa bene che far giocare
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Bruce Weinstein, E se nessuno mi becca? Breve trattato di etica per ragazzi, Editrice Il Castoro
testo ARGOMENTATIVO
questi ragazzi potrebbe mettere a rischio la vittoria, per questo è giusto che vengano fatti entrare quando ormai è chiaro che la partita è vinta. Dopo tutto, lo scopo di ogni partita è sempre quello di vincere. Ciò detto, però, vincere non è la sola cosa importante nello sport: compito degli allenatori è anche quello di promuovere lo spirito di squadra, il senso di appartenenza e il divertimento. Ma, se giustizia significa che ognuno abbia quello che si merita, allora ci pare veramente troppo crudele non fare giocare per niente quelli che sembrano meno portati. Un conto è cercare di fare in modo che non mettano a rischio la vittoria, diverso è impedirgli di provare il brivido di una partita vera.
Dunque, non solo è possibile, ma è anche preferibile trovare un modo per dare ai più forti la chance di vincere la partita (facendoli giocare all’inizio) e ai meno bravi l’occasione di divertirsi sul campo. Infine, potrebbe sempre succedere che uno di questi ragazzi, che sembrano incapaci di toccar palla, ci stupisca tutti e faccia un bel canestro!
A NALISI A
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alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo
Il contenuto dei testi argomentativi è l’analisi di un tema sul quale si esprime la propria opinione o si confrontano opinioni diverse
Il contenuto di questo testo è: spiegare le regole delle gare sportive. esporre opinioni diverse riguardo la partecipazione alle gare sportive.
La struttura di un testo argomentativo prevede una tesi, cioè un’opinione su un argomento.
La tesi del bambino è: i giocatori che non raggiungono il livello degli altri devono essere messi in panchina o tolti dalla squadra. il coach ha il diritto di scegliere i giocatori.
L’antitesi è l’opinione contraria a quella presentata.
L’antitesi del coach è: tutti i membri della squadra devono giocare. i giocatori meno bravi si devono allenare di più.
La sintesi è la conclusione e la riflessione sull’argomento.
La sintesi proposta dall’autore è che bisogna dare a tutti l’occasione di giocare e di divertirsi: dando ai più bravi la possibilità di influenzare il risultato. senza preoccuparsi del risultato.
Le parole evidenziate nel testo sono connettivi logici. Servono a: collegare in modo logico le diverse argomentazioni.
mettere in ordine di importanza le argomentazioni.
199 testo ARGOMENTATIVO
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.
La tesi di Lao-Tzu è l’importanza del
Queste frasi indicano argomenti portati a favore della tesi di Lao-Tzu?
Segna V (vero) o F (falso).
• Il vuoto è importante perché può essere riempito. V F
• Una persona piena di conoscenze vale più di una che non sa nulla. V F
• La vita è importante se è piena di impegni. V F
• Essere “pieni di cose” non aiuta ad apprezzare ciò che ci circonda. V F
• Essere “vuoti” vuol dire essere aperti a nuove conoscenze. V F
L’importanza del vuoto
Immagina un pacchetto regalo con tanto di nastro e carta luccicante. È il momento di aprirlo e... toh! dentro non c’è niente. Che scherzi sono questi? E se ti dico che non è vero che dentro non c’è niente, ma che è un pacchetto vuoto, per te fa differenza?
Non so se hai mai pensato al vuoto. Devi sapere che per Lao-Tzu* il vuoto era importantissimo. Prendiamo un vaso, diceva: la sua utilità sta proprio nel vuoto che c’è dentro. Già, perché se nel modellare il vaso l’artigiano riempisse di argilla anche il suo interno, come lo potremmo usare?
Una stanza senza buchi per la porta e le finestre sarebbe senz’aria e senza luce, non ci potremmo neanche entrare. Il vuoto, allora, sembra preziosissimo! Per Lao-Tzu contava addirittura più del pieno, al contrario di quanto pensiamo noi comunemente.
Normalmente, infatti, crediamo che una casa piena di oggetti valga più di una vuota, che una persona piena di conoscenze valga più di una che non sa niente, che una vita piena di impegni valga più di una senza appuntamenti.
Secondo Lao-Tzu, invece, più siamo vuoti e meglio è: se ci svegliamo già pieni di desideri, di vestiti che vogliamo indossare, di persone che vogliamo vedere… be’, se poi accade qualcosa non ci facciamo neanche caso. Invece, se ci svegliamo vuoti ci accorgiamo di tutto. Dei dettagli, delle piccole cose. Essere vuoti non significa che ci manca qualcosa, significa essere aperti, come una finestra. Aperti alla luce, al buio e all’aria, che devono entrare, uscire e girare.
*Lao-Tzu è un filosofo cinese vissuto più di 2500 anni fa.
testo ARGOMENTATIVO 200
Irene Merlini, Maria Luisa Petruccelli (a cura di Umberto Galimberti), Perché? 100 storie di filosofi per ragazzi curiosi, Feltrinelli Kids
A NALISI A
DING-DONG zac!
Il mondo pieno di suoni
Viviamo in un mondo pieno di rumore. I suoni ci inseguono ovunque, dentro e fuori casa. In ogni negozio o bar o stazione c’è un sottofondo musicale, spesso a volume altissimo. In casa, le nostre voci lottano spesso contro la TV o contro il frastuono che proviene dall’esterno.
Come se il silenzio ci facesse paura.
A scuola, gli insegnanti ti ammoniscono di stare zitto. Questa richiesta non ha solo a che fare con la disciplina. Non ti stanno solo chiedendo di tacere: ti stanno chiedendo di ascoltare.
Qualcuno dirà: – Ma non è la stessa cosa? No, tacere quando qualcuno si rivolge a noi oppure ascoltarlo non sono affatto la stessa cosa.
Ma l’ascolto non è qualcosa che ha a che fare solo con la scuola. Un filosofo del secolo scorso, Hans George Gadamer, ha scritto che essere umani significa sapersi ascoltare reciprocamente Quante volte apriamo bocca per non dire nulla?
Quante volte parliamo senza prima pensare? E, infine, quante volte parliamo senza ascoltare? Leggiamo il pensiero di un altro filosofo del Novecento, Martin Heidegger: “Dire e parlare non sono la stessa cosa. Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”.
Naturalmente, per ascoltare non basta sentire. Io posso sentire il suono della voce di chi mi parla, ma questo non significa che io lo stia realmente ascoltando.
Shakespeare fece dire al personaggio di una sua opera: “Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce. Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.
La tesi sostiene che: è importante saper ascoltare. è importante ascoltare i rumori.
L’antitesi afferma che: tacere e ascoltare sono la stessa cosa.
è importante tacere.
Quale di queste due frasi del testo rappresenta la sintesi?
“Uno può parlare, parlare senza fine, e quel suo parlare non dice nulla”.
“Porgi a tutti l’orecchio, a pochi la tua voce. Ascolta le opinioni altrui, ma pensa con la tua testa”.
201 testo ARGOMENTATIVO
Anna Vivarelli, Pensa che ti ripensa. Filosofia per giovani menti, Piemme
SPLASH!
brum
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo argomentativo.
Il titolo: fa intuire il tema. non fornisce alcuna anticipazione.
Questo NON è un testo argomentativo.
È un testo: informativo. storico. descrittivo.
All’interno del testo vi è una parte argomentativa. Segnala con un riquadro colorato.
Nel testo sottolinea in almeno due frasi che indicano la tesi a favore dell’uso degli elefanti e in due che indicano la tesi a sfavore (antitesi).
Elefanti in guerra: che decisione difficile!
Annibale aveva rotto la tregua con Roma, avanzando, con decine di migliaia di uomini al suo seguito, oltre i confini spagnoli. Appena il Senato di Roma lo seppe, inviò a Cartagine un ultimatum:
– Volete la guerra, dunque? E allora… che guerra sia!
Annibale non si impensierì: affrontare una guerra non lo spaventava affatto.
Ammirava Pirro, il re del popolo dei Molossi, che aveva sfidato l’esercito romano con un’arma segreta: una ventina di elefanti. La vista di quelle bestie dai barriti assordanti, rivestite di placche metalliche, aveva terrorizzato i soldati romani.
“Gli elefanti…” si ritrovò a pensare e a valutare.
In verità, come armi in sé e per sé non valevano molto.
Erano creature di indole pacifica, in battaglia funzionavano più che altro come deterrente. La loro presenza bastava a spaventare i cavalli del nemico. All’occorrenza, potevano essere impiegati come forza di sfondamento delle linee avversarie.
Il problema era che nel pieno di un conflitto tendevano ad agitarsi e se venivano feriti perdevano il controllo: in quel caso, era facile che chi li montava non riuscisse più a governarli.
Eppure, si disse, erano il simbolo delle terre d’Africa, qualcosa che l’Europa non possedeva: schierarli nel suo esercito significava non solo suscitare reverenza e paura, ma anche esibire la potenza di Cartagine in tutta la sua magnificenza.
Ed erano già stati utilizzati con successo più volte, nel corso delle guerre puniche, anche da suo padre Amilcare.
La decisione era presa. – Pirro ne aveva con sé una ventina? Bene, io ne porterò con me trentasette!
testo ARGOMENTATIVO
Jacopo Olivieri, Annibale e gli elefanti, Edizioni EL
A NALISI A
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Nel TESTO ARGOMENTATIVO l’autore/l’autrice affronta un problema o un argomento esponendo la sua opinione o quella di altri in contrapposizione alla sua.
SCOPO
Lo scopo è discutere un argomento portando valide argomentazioni per sostenere le proprie idee.
IL TESTO ARGOMENTATIVO
CONTENUTO
Il testo argomentativo tratta temi di varia natura che vengono illustrati e sui quali si esprime la propria o altrui opinione sollecitando una riflessione da parte di chi legge.
STRUTTURA
Nell’introduzione chi scrive propone l’argomento da dibattere.
Poi presenta una tesi, cioè un’opinione a favore dell’argomento.
Oltre alla tesi può essere presentata anche una antitesi, cioè un’opinione contraria.
Nello svolgimento chi scrive propone prove, ragionamenti, opinioni ed esempi a sostegno della tesi o dell’antitesi.
L’autore usa i connettivi logici per rendere chiaro l’ordine logico del testo.
I connettivi logici:
• indicano un ordine (prima, dopo);
• introducono un argomento (per esempio…);
• formulano un’ipotesi (se…);
• esprimono una contrapposizione (ma…);
• esprimono un’aggiunta (anche…).
ISIONE MENTALE V V
SERVIREBBE UN PARCO GIOCHI! PERCHÉ?
testo ARGOMENTATIVO QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 82-87 203
Il petrolio: pro e contro
Il petrolio è una importante risorsa per l’economia, ma il suo nome evoca scenari catastrofici. Pozzi in fiamme, petroliere che affondano, un liquame che travolge l’ecosistema provocando la devastazio ne di animali e piante. Ma soprattutto, una delle principali cause dell’aumento di gas serra nell’atmosfera è la combustione di sostanze ricavate proprio dal petrolio, come la benzina. Tuttavia l’opinione a riguardo era diversa in passato. Nell’ultimo secolo, il petrolio ha fornito buona parte dell’energia che ha permesso all’umanità di progredire. Il petrolio e i suoi derivati sono sicuramente all’origine dell’inquinamento; ma non dimentichiamo che il petrolio ha in gran parte sostituito il carbone, che era molto più inquinante.
L’avventura del petrolio si può far cominciare negli Stati Uniti, nel 1859, quando si attiva il primo pozzo per l’estrazione petrolifera.
Da allora, il mondo è passato dall’era del vapore a quella del motore a scoppio alimentato dalla benzina. Perciò è grazie al petrolio che abbiamo le automobili, gli aerei e tutta una serie di nuovi materiali derivati, come la plastica.
Ma che cos’è esattamente il petrolio? Non è una sostanza artificiale. È una sostanza di origine organica.
Il petrolio è una risorsa pronta a essere utilizzata a costi relativamente contenuti. In teoria, una volta estratto, basta accenderlo... e il petrolio ci restituisce energia termica che può essere trasformata in energia meccanica, come nel motore delle automobili, oppure in energia elettrica.
Ma, nonostante abbia ben servito l’umanità in un secolo di progresso, si tratta di una risorsa che dobbiamo abbandonare, per il suo impatto ambientale troppo alto da reggere. Il petrolio ha fatto il suo tempo, ed è necessario andare avanti a trovare altre fonti di energia, più sostenibili.
VERIFICA 204
Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti Editore
A NALIZZO A
1 Il titolo: non fornisce alcuna informazione sul tema trattato. introduce l’argomento.
2 Nell’introduzione: si presentano due opinioni contrapposte. si presenta solo una tesi.
3 Tra queste frasi, solo una è una tesi sostenuta nel testo a favore dell’uso del petrolio e solo una è la sua antitesi. Sottolineale con i colori indicati e scarta le altre: in la tesi e in l’antitesi
• Il petrolio è una sostanza organica, perciò non inquina.
• Il petrolio è uno dei fattori principali dell’inquinamento.
• Il petrolio è una risorsa che permette il funzionamento di macchine e la produzione di altri materiali.
• Il petrolio è meno inquinante del carbone.
• Il petrolio ha impedito all’umanità di crescere e progredire
4 Sul tema del petrolio, la tesi sostenuta:
• nel passato era ..................................................................................................................................................................................................................
• nel presente è
5 La sintesi è
6 Sottolinea nel testo almeno tre connettivi logici
C OMPRENDO C
1 Quale forma di energia si produce con il petrolio? Energia termica. Energia meccanica. Energia elettrica.
L ESSICO L
In una di queste frasi puoi inserire il verbo “evocare”. Completala.
• Queste foto bellissimi ricordi di vacanze.
• L’insegnante .................................... tutti gli alunni e le alunne facendo l’appello.
Il liquame è:
un prodotto utilizzato nelle industrie. un liquido formato da sostanze di rifiuto.
OMPITO NON NOTO C C
Nel testo si parla dell’era del vapore. Quali tra questi mezzi di trasporto erano mossi dalla forza del vapore?
Locomotive.
Navi.
Aerei.
Biciclette.
CHE COSA SO? T
Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo testo argomentativo?
Sì. No. In parte.
COME S O?
205
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
VERIFICA
205
CIVICA EDUCAZIONE
Dino e Dina si sono accorti che troppo spesso, quando ci si rivolge agli altri, si usano parole “appuntite”, ostili e quindi molto offensive.
È solo questione di maleducazione?
No, è molto più grave. È mancanza di rispetto verso gli altri. Questo è ancora più grave se ci si nasconde dietro l’anonimato della rete Internet. E allora, che cosa si può fare?
Leggi questo decalogo. È un progetto per sensibilizzare contro la violenza delle parole
IL MANIFESTO DELLA COMUNICAZIONE NON OSTILE
1. VIRTUALE È REALE
La rete non è un gioco. È un posto diverso, ma è tutto vero.
E anche in rete ci sono i buoni e i cattivi: bisogna stare attenti.
2. SI È CIÒ CHE SI COMUNICA
In rete bisogna essere gentili. Dietro le foto ci sono persone come noi. Se dici cose cattive, saranno tristi o penseranno che sei una persona cattiva.
3. LE PAROLE DANNO FORMA AL PENSIERO
Prima di parlare, bisogna pensare: puoi contare fino a 10! Così riesci a trovare proprio le parole giuste per dire quello che vuoi.
4. PRIMA DI PARLARE, BISOGNA ASCOLTARE
Nessuno ha ragione tutte le volte. Imparare ad ascoltare è molto bello, perché si capiscono i pensieri degli altri e si diventa amici.
5. LE PAROLE SONO UN PONTE
Ci sono delle parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio.
E abbracciarsi con le parole è bellissimo.
206
Anna Sarfatti, Parole appuntite, parole piumate, Franco Cosimo Panini
6. LE PAROLE HANNO CONSEGUENZE
Le parole cattive graffiano e fanno male. Se tu fai male a qualcuno con le parole, poi non è più tuo amico. Tante parole belle, tanti amici e tante amiche!
7. CONDIVIDERE È UNA RESPONSABILITÀ
La rete è come un bosco: meglio farsi accompagnare da una persona adulta.
E non dire mai a chi non conosci il tuo nome, quanti anni hai, dove abiti.
8. LE IDEE SI POSSONO DISCUTERE. LE PERSONE SI DEVONO RISPETTARE
Qualche volta non si va d’accordo: è normale. Ma non è normale dire parole cattive a un amico o un’amica se non la pensa come te.
9. GLI INSULTI NON SONO ARGOMENTI
Offendere non è divertente. Le altre persone diventano tristi e arrabbiate.
Adesso sei grande e sai parlare: non hai bisogno di urlare e offendere.
10. ANCHE IL SILENZIO COMUNICA
Qualche volta è bello stare zitti. Quando non sai che cosa dire, non dire niente!
Troverai il momento giusto per dire la cosa giusta.
E tu, che cosa ne pensi? Sei d’accordo con questo decalogo? Hai dei punti da aggiungere? ...................................................................................................................................... ...................................................................................................................................... ...................................................................................................................................... ......................................................................................................................................
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Le emozioni
Le emozioni hanno accompagnato il genere umano dalla sua comparsa e nella sua evoluzione.
Se non avesse provato paura, il genere umano non avrebbe imparato a difendersi dagli animali feroci e dai pericoli.
Se non avesse provato empatia, cioè capacità di mettersi in relazione con gli altri, non avrebbe imparato a vivere in gruppo.
Se… non avesse ascoltato e seguito le diverse emozioni, probabilmente si sarebbe estinto…
EMOZ IONI poe sia e
Il testo poetico
I testi poetici esprimono idee, emozioni, descrizioni e ricordi in poche, ma efficaci, parole.
Le parole del testo poetico sono importanti, non solo per il loro significato, ma per il loro suono e il loro ritmo.
Quali sono gli ingredienti del testo poetico?
• Il contenuto delle poesie è veramente vario, ma ha sempre un unico scopo: suscitare emozioni e sentimenti.
• Le poesie hanno strutture diverse, tanto che si possono a loro volta dividere in “generi”: poesie, filastrocche, limerick, nonsense
IMPERDIBILE!
Per ritrovare una delle più profonde EMOZIONI, la felicità, raccontata con il linguaggio della POESIA, ti consigliamo:
LE FELICITa ` CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
LETTURA CRITICA
Che emozioni ti ha suscitato la lettura di questo brano?
Hai capito i sentimenti di Pit?
Consiglieresti a qualcuno la lettura di questo brano?
Pit cambia casa
Pit non era mai stato un bambino pauroso e neppure uno che stava lì a fare sempre lagne su lagne. A scuola non aveva mai avuto problemi e fin da quando andava all’asilo aveva un gruppetto di amici carissimi con i quali giocava a nascondino o alla Play o a rincorrersi. Insomma, un bambino tranquillo. Poi era successo che avevano trasferito sua madre in un’altra città, per lavoro.
Quello che però può sembrare facile da fare, è invece complicato per chi deve trasferirsi. I primi mesi, infatti, la mamma di Pit (che si chiama Gabriella, così non stiamo lì a chiamarla sempre “la mamma di Pit”) si trasferì nella nuova città lasciando da soli Pit e suo padre (il padre di Pit invece si chiama Luigi, così abbiamo fatto le presentazioni).
L’idea era quella di far finire la Scuola Primaria a Pit e poi trasferirsi tutti nella nuova città.
Il piacere di... LEGGERE
TESTI CHE PARLANO DI EMOZIONI
Gianni Biondillo, Pit, il bambino senza qualità, Guanda Editore
210
Un giorno, però, proprio mentre Pit stava addentando un piatto di pasta al pesto, il padre gli fece un discorso: – Pit, credo che dovremmo anticipare il nostro trasloco.
– Come mai? La mamma si sente sola nella nuova città?
Il papà sorrise: – Certo, si sente molto sola, ma voglio essere sincero con te. Avere due case in affitto è davvero troppo costoso per noi.
– Quindi mi stai dicendo che non finirò la scuola?
Certo che la finirai. Ma non qui. Ci trasferiamo la prossima settimana, la mamma ti ha iscritto nella stessa scuola dove insegna lei, così ci potete andare assieme al mattino.
Pit si fece un po’ triste: – Ah – disse solo, – ho capito.
– Che c’è? – gli chiese il padre. – Non vuoi andare a scuola con la mamma? – Ma no, figurati, non è un problema. È che… insomma, i miei amici…
Il padre gli versò un po’ di aranciata. Era il loro segreto. La mamma non voleva che Pit bevesse aranciata durante i pasti, ma di nascosto il papà glielo permetteva. Soprattutto in momenti importanti come questo.
– Ormai sei grande, Pit, e so che capirai. Se abbiamo deciso di traslocare proprio adesso vuol dire che non potevamo fare altrimenti.
– Certo – disse Pit. Un po’ triste e un po’ felice perché stava già pregustando il sapore dell’aranciata.
– E non preoccuparti per i tuoi amici. Sono certo che nella scuola dove andrai te ne farai di nuovi, altrettanto simpatici.
– Hai ragione – rispose il bambino, passandosi la lingua sulle labbra, –mi farò un sacco di nuovi amici.
In questi anni scolastici hai imparato alcune strategie per leggere bene, cioè in modo scorrevole, pronunciando con chiarezza le parole, con ritmo ed espressione. Puoi leggere quindi a voce alta questo testo anche davanti a una platea di ascoltatori/ ascoltatrici.
211
–
l’ A r t e di... LEGGERE
Dove porta la curiosità
All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo aveva chiesto un po’ a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta:
– Quella strada lì? Non va in nessun posto.
– Ma allora perché l’hanno fatta?
– Non l’ha fatta nessuno, è sempre stata lì.
– Ma nessuno è mai andato a vedere?
– Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c’è niente da vedere...
– Non potete saperlo se non ci siete mai stati.
Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto.
Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi. Cammina cammina, la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro... quando vide un cane. Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada. A ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre, Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava con la mano.
Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora allegra:
– Allora non ci hai creduto alla storia della strada che non andava da nessuna parte.
– Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade.
EMOZ IONI 212
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi
– Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni, ti farò vedere il castello.
C’erano più di cento saloni zeppi di tesori. Ogni momento la bella signora diceva: – Prendi quello che vuoi… Ti presterò un carretto per portare il peso.
Martino non si fece pregare e ripartì con il carretto pieno. In paese Martino fu accolto con grande sorpresa. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte. Ma quelli tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c’era né cancello né castello né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.
C OMPRENSIONE C
Trova il significato del testo.
Martino, seguendo la sua curiosità, ha trovato
Segna con più X.
Gianni Rodari vuole dire che la curiosità: è un’emozione positiva. permette di aumentare le conoscenze. sicuramente procura dei guai. consente di trovare diverse opportunità.
Trova le informazioni esplicite.
• Perché nessuno aveva mai percorso quella strada?
• Perché Martino era chiamato Testadura?
Trova le informazioni implicite e le inferenze
Perché le altre persone non trovano il castello?
Perché sbagliano strada.
Perché hanno percorso la strada non per curiosità, ma per avidità.
Perché hanno preso in giro Martino.
Riconosci la tipologia testuale.
• Il protagonista è ....................................................................
• La prova da superare è
• C’è un lieto fine? Sì. No.
• L’aiutante è ................................................................................
• Gli antagonisti sono
• In base a questi elementi, puoi dire che questo racconto è una
213 EMOZ IONI
Che cos’è la felicità?
Elli salta in braccio alla nonna e le chiede: – Che cos’è la felicità?
– La felicità è un uccello che passa veloce! – risponde la nonna.
– Magari ti si posa sulla spalla oppure ti vola accanto senza fermarsi. Non si può mai sapere.
– E per te, Fido, che cos’è la felicità? – chiede Elli.
– È un bosco pieno di lamponi, alberi e cartelli stradali. È quando faccio scappare in cima agli alberi tutti i gatti mentre me la filo a rosicchiare un bell’osso e come dessert mi mangio una salsiccia. Vado a trovare la vicina del nonno: la signora Novelli sta decorando una torta: – Ma è ovvio: la felicità è fatta di cioccolato! Di cioccolato fondente, bianco, al gianduia… ma anche la cioccolata calda e il budino contengono tracce di felicità.
La felicità te la puoi fare da solo! – sostiene Lollo, il fratello di Elli.
È semplicissimo. Basta prendere una pentola e mescolare caffè, tempera verde, schiuma da barba e terra. Poi aggiungi un uovo e il rossetto della mamma. Ma non starebbe male neanche una macchinina. Nascondi questo miscuglio per due settimane sotto il letto e… Tadam! La zuppa della felicità è fatta! Facile, no? – Mmm… la felicità sarebbe un uccello, il cioccolato o addirittura una salsiccia… troppe cose… Mamma! Che cos’è veramente la felicità?
La mamma ride e conclude: – La felicità più grande è quando due bambini dormono sereni. E ora Elli, va’ a letto anche tu. Buonanotte, tesoro!
La felicità è un uccello nella notte di velluto blu. Un battito d’ali. Un attimo. E una piuma che scende dolcemente dal cielo.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea le parole che spiegano che cos’è la felicità per: Fido;
la signora Novelli; la nonna.
Trova le informazioni implicite o inferenze.
Che cosa significa “La felicità è un uccello che passa veloce”?
Che la felicità è irraggiungibile.
Che non tutti possono essere felici.
Che la felicità può durare poco.
EMOZ IONI
214
–
–
Leonora Leitl, La felicità ha le ali, Gribaudo
Sono diverso?
– Mamma, come è andata oggi?
– Bene tesoro, molto bene. E tu?
– Anche io abbastanza. C’è solo quel Carlo. Mi dà il tormento.
– In che modo ti tormenta, Luca? Devi dirle alla mamma queste cose, è meglio se ne parli, sai?
Tanto non c’è niente da fare. Io non sono come gli altri. Così mi tormentano. Sarà sempre così, lo so.
– Non sei come gli altri solo perché nessuno è come gli altri, Luca. Tutti sono diversi da tutti e tutti sono uguali, in un certo senso. Capisci quello che voglio dire?
– Mamma, lo capisco eccome! Non è facile quando sai sempre le risposte alle domande delle maestre e devi far finta di niente per non offendere quelli che arrivano tre ore dopo a capire una cosa.
– Dovresti essere solo felice della tua velocità.
Ma è tremenda questa cosa dell’essere diverso dagli altri.
– Perché? Dai, Luca, raccontami.
– Perché ti escludono da tutto quello che fanno, dai loro giochi, dai discorsi, ti guardano come un mostro e ti senti fuori dal giro.
– Ci deve essere un modo per risolvere il tuo problema, Luca. La mamma crede che ci sia una soluzione, ma io so che non c’è. Comunque il mio problema non mi angoscia più di tanto, ormai fa parte della mia vita, mi ci sono abituato. Se mamma è fiduciosa, poi torna la fiducia anche a me.
A volte gli umori... si trasmettono.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite.
• Perché Luca si sente diverso dagli altri?
• Perché Carlo tormenta Luca?
• Perché la mamma dice a Luca di non credersi diverso?
MIND FULNESS
“Gli umori... si trasmettono”, afferma il protagonista. Cerca anche tu di trasmettere solo “umori positivi”. Starai meglio tu, staranno meglio le persone intorno a te.
L’idea principale è: non bisogna preoccuparsi di quello che dicono gli altri.
bisogna essere contenti se si è bravi a scuola. raccontare ciò che ci tormenta aiuta a stare meglio.
215 EMOZ IONI
–
–
Elisa Prati, I pensieri nell’armadio, Giunti Junior
Devo essere il primo
Per pensare mi serve il letto.
Ed è proprio quello che stavo facendo in quel momento, ripensare alla cena e alle parole di Nasona, mia sorella piccola, ancora e ancora: “Vuole sempre essere il primo”.
La cosa mi seccava parecchio, perché è già abbastanza noioso dover sentire la sua voce in casa tutto il giorno. Ma ora la sentivo anche nella solitudine della mia stanza, al buio, con la porta chiusa e le luci spente. Era come se stesse tenendo un megafono per strillarmi nel cervello: “Vuole sempre essere il primo, vuole sempre essere il primo!”.
C’era un altro motivo per cui la cosa mi seccava parecchio. Aveva ragione. In effetti, fino a quella sera, non penso di averlo mai confessato neppure a me stesso.
Però, non appena Nasona l’aveva detto a tavola, avevo capito che era vero. Quando faccio a gara di velocità con gli altri bambini, di solito vinco sempre. E se non vinco, mi sento male. Voglio dire, proprio male. Quando c’è l’ora di Arte e Immagine a scuola, sono sempre quello che fa meno sbavature e pasticci. Gli altri bambini vengono al mio banco a vedere i miei lavori.
L’anno scorso la maestra mi ha detto: – George, potresti essere l’alunno più preciso che abbia mai avuto.
Non sbaglio quasi mai a scrivere le parole con le doppie e con le h. Se succede, mi tormento per giorni. Se sono nel corridoio e vedo Nasona che va verso il bagno, mi fiondo per arrivare primo. Non riesco a farne a meno.
È come se ogni cosa fosse una gara che devo vincere.
Ed ecco come mi sento. Voglio essere il primo. Devo essere il primo.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite.
Sottolinea le risposte, come indicato.
Che cosa rimprovera la sorella a George?
Che cosa George non aveva mai confessato a se stesso?
Quando George ha capito il suo problema?
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
George continua a sentire le parole della sorella perché: aveva litigato con sua sorella. sua sorella stava ancora strillando. le parole della sorella lo avevano turbato.
216 EMOZ IONI
Jerry Spinelli, Terza elementare, Mondadori
1
Beatrice Masini, Bambine, Edizioni EL
Litigare serve?
Gaia e Serena erano due gemelle identiche che litigavano sempre. Avevano cominciato quando ancora erano nella pancia della mamma e si spingevano via con i minuscoli pugni.
Quando nacquero, la faccenda continuò in modo quasi uguale: loro erano due, la mamma era una, e insomma, bisognava contendersela, attirare la sua attenzione. Così era tutta una gara a chi strillava di più e a chi faceva le facce più buffe.
Chiaro che le due gemelle non erano né Gaia né Serena, ma erano sempre come due piccole guerriere pronte a scendere in campo per conquistarsi la mamma e il papà. Con il tempo queste piccole battaglie quotidiane cominciarono a lasciare il loro segno anche sulle facce delle due bambine.
Sembravano due vecchiette, sempre pronte a farsi piccoli sgarbi, a rubarsi le cose, a voltarsi le spalle: alla fine, come succede a volte quando si litiga, non si ricordavano nemmeno più il perché di quella gara continua, ma si ricordavano solo il gusto della lotta e del dispetto. La loro pelle prese il colore giallino acido di un limone, i vestiti erano sempre molto larghi perché avevano l’abitudine di aggrapparvisi durante le risse e gli occhi erano spesso cerchiati di viola e di blu.
Praticamente, Gaia e Serena erano due mostriciattoli.
C OMPRENSIONE C
Trova le informazioni esplicite e implicite.
Qual è l’emozione che provano le gemelle? Indifferenza. Paura. Gelosia.
Gaia e Serena non ricordavano più il motivo della loro gara. Che cosa ricordavano, invece? Sottolinea nel testo la risposta.
Trova l’ordine dei fatti. Numera in ordine cronologico.
Gaia e Serena litigavano: per gli oggetti. per lo spazio. per l’attenzione dei genitori.
217
Rabbia e amore
– Sedetevi per mangiare, ma non seminate cartacce in giro.
La voce della maestra superò le grida dei ragazzi che si sparpagliarono sul prato del Parco archeologico e cominciarono ad aprire gli zaini.
Ehi, Giò “denti di ferro”, che cosa ti ha dato tua madre per merenda?
Un panino con dei bulloni?
A Giovanni avevano messo da poco l’apparecchio per raddrizzare i denti. Il dentista aveva un bel da dire: “Alla tua età ce l’hanno tutti”. Nella sua classe lui era l’unico a portarlo e Tommaso, il bullo del gruppo, quando l’aveva visto arrivare con quel bagliore d’acciaio in bocca gli aveva appioppato subito un soprannome: Giò “denti di ferro”, appunto. Quando il compagno lo chiamava così e gli altri ridevano, lui si sentiva come se gli avessero tirato un sasso nella schiena. Avrebbe voluto diventare piccolo come un topolino, nascondersi in un buco e non uscire più. Sentiva una rabbia che gli strozzava la gola. Ma gli sembrava che rispondere avrebbe fatto diventare tutto più grande. Grande come un macigno che lo avrebbe schiacciato. Tommaso era molto più alto di lui e chi lo avrebbe affrontato un tipo simile, se fosse finita a botte? Così, come sempre, fece finta di non sentire. Si sedette sull’erba e cercò la pizza nella tasca esterna dello zaino, ma la trovò vuota. Al posto della pizza c’era un foglio piegato. Possibile che si fosse dimenticato la merenda a casa? E, soprattutto, quel foglio da dove spuntava? Lo aprì.
EMOZ IONI 218
Janna Carioli, Giò denti di ferro, Giunti Junior
–
Al centro della pagina c’era il disegno di un cuore rosso trafitto da una freccia e un nome scritto con i pennarelli colorati: ”Viola”. Il suo cuore, quello vero, cominciò a battere come se una mandria di cavalli gli galoppasse dentro. Lui di Viola era innamorato fin da quando frequentavano la prima, ma in cinque anni di Scuola Primaria non aveva mai trovato il coraggio di dirglielo.
Quando lei lo guardava con quei suoi occhi dorati, che catturavano le pagliuzze del sole, gli pareva che una mano gli strizzasse lo stomaco e gli si incollava la lingua al palato. Doveva trovare il coraggio di risponderle. Sì, ma come? Con un messaggino sul cellulare? No.
Se lei gli aveva scritto un biglietto, voleva dire che voleva una risposta “di carta”. Di quelle che non spariscono, di quelle che restano per sempre, di quelle che si possono conservare in mezzo al diario o in un posto segreto. Era così felice che si sarebbe messo a fare capriole sul prato. Si accorse che sorrideva da solo. Strappò un foglio dal quaderno.
C OMPRENSIONE C
Riconosci il contenuto del testo.
Di che colore è la barra che contiene la parte del testo in cui si parla di questi sentimenti? Colora il quadratino.
Rabbia Speranza Rassegnazione Umiliazione Amore
Trova le informazioni implicite e le inferenze.
• Che cosa vuol dire ”La rabbia gli strozzava la gola”?
• Perché Giò avrebbe fatto le capriole per la felicità?
• Perché Giò non trova la merenda nello zaino?
• Che cosa significa che Viola voleva una risposta "di carta”?
Collega ogni espressione figurata al suo significato, numerando.
1. Mandria di cavalli che galoppa dentro. Essere molto emozionato/a.
2. Lingua incollata al palato. Essere preoccupato/a.
3. Strizzare lo stomaco. Non riuscire a parlare.
219 EMOZ IONI
Viola
IMPERDIBILE!
Un libro che ti consigliamo di leggere:
LE FELICITa
poesie in un solo libro.
Quante emozioni proviamo ogni giorno! E una delle più belle è la felicità
Ma che cos’è la felicità? Che sapore ha? Che suono ha? Quando arriva?
LA FELICITÀ FA SPLASH
Non so se è proprio la felicità, ma senti come fa: splash , e poi splash , con gli stivali, come vuole mamma, o a piedi nudi, come piace a me. Non so se è proprio una felicità, però ascolta: splash , splash , splash , e, attento, se per caso stai passando, perché io faccio il salto, e c’è lo splash , e poi ancora splash , e splash pestando, in marcia ferma dentro la pozzanghera come un soldato che in guerra non va, ma resta qui a fare splash , splash , splash
Roberto Piumini, Le felicità, Edizioni Gruppo Abele
220
Ti proponiamo di leggere una raccolta di poesie: leggendole, vivrai anche tu momenti felici.
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CE L’HO FATTA!
Ci provo, ma il manubrio va qua e là, la bici sbanda, e, prima di cadere, metto giù il piede, m’arrabbio, gridando: “Io non ci riesco! Non sono capace!”
Ieri ho buttato la bici per terra, e sono andato in camera, piangendo.
E oggi, ancora, mi grida papà: “Guarda avanti, pedala! Pedala!”
Facile, dirlo: questa bicicletta non vuole andare dritta, no, non vuole, oops! pedalo... ehi, non sto cadendo!
Guarda papà! Papà, guarda, sto andando!
LA MUSICA RIEMPIE
La musica mi entra nelle orecchie, e dalle orecchie entra nel pensiero, ci entra come un’acqua di bellezza, un vento pieno di profumi e semi, e gira e vola dentro la mia mente, e non solo la mente: perché riempie tutto il mio corpo, come sangue vivo, lo scalda e lo accarezza nel suo giro, lo bacia e lo invita al movimento, e io, contento, accetto il consiglio, mi muovo a tempo, e canto, e ballo, e della libertà mi meraviglio.
221
La poesia è emozione, sentimento, descrizione, musicalità. La poesia è la parola che arriva al cuore e usa un linguaggio che ci fa andare oltre la realtà.
LA POESIA DESCRIVE
Sara Coleridge
La tempesta
Un fulmine saettò, il bosco crepitò, la grandine scrosciò, il diluvio arrivò all’impazzata, il cielo minacciava, il tuono brontolava, il vento forte urlava, d’un tratto la tempesta era scoppiata. Ma ora che il cielo si rischiara, e il sole risplende luminoso, ora nessuno ha più paura e tutto ritorna più radioso.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.
Nei testi poetici l’autore/l’autrice suscita emozioni o descrive ambienti e sentimenti, usando un particolare linguaggio
Lo scopo di questa poesia è: suscitare emozioni. evocare immagini.
La struttura della poesia prevede versi, strofe e in alcuni casi, rime.
Da quanti versi è composta questa poesia?
I versi sono raggruppati in strofe? Sì. No.
Sottolinea con colori diversi le parole che sono in rima, cioè che terminano nello stesso modo.
POET I CO genere 222
Carlo Marconi
Addio
Mi volto e la mia casa si allontana, scompare poco a poco la mia terra al passo lento della carovana, al passo indemoniato della guerra.
E dico addio agli amici, alla mia gente, agli alberi che incontro sul cammino, nel sacco quattro stracci e poco o niente, nel pugno della mano un sassolino.
E dico addio al vento e alla sua danza mentre la notte si sorseggia il giorno: nel cuore una promessa di speranza,
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico
Qual è il sentimento descritto in questa poesia?
Confronta la tua risposta con quelle dei tuoi compagni e delle tue compagne.
Esamina la struttura di questa poesia.
• Quanti sono i versi?
• Quante sono le strofe?
I versi sono in rima: baciata, AABB. incrociata, ABBA.
POET I CO genere
IL LINGUAGGIO DELLA POESIA
Mary Justus
La pioggia porta sandali d’argento
La pioggia porta sandali d’argento in primavera per danzare nel vento, e scarpe con stringhe dorate per saltare nei prati d’estate. Per l’inverno ha stivali chiodati di ghiaccio dalla punta al tallone, ma ogni tanto si cambia, li leva e indossa i mocassini di neve.
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico
A NALISI A Autunno
In queste poesie, le poetesse usano la personificazione, cioè attribuiscono le caratteristiche e gli aspetti umani a cose inanimate o a concetti astratti.
Segna con più X
Nella poesia “La pioggia porta sandali d’argento” vi è una personificazione perché la pioggia: ha sentimenti umani. fa azioni umane. usa oggetti umani. è paragonata a una persona.
Nella poesia “Autunno”, sottolinea i versi che indicano una personificazione
Da un buffo rametto cade l’ultima foglia. La natura si spoglia prima di andare a letto.
POET I CO genere 224
Maria Loretta Giraldo
Il cielo è
Poesia giapponese da www.filastrocche.it Il cielo è come un mare e le nubi paiono ombre; la luna è come una barca che naviga tra le stelle.
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.
In queste poesie vengono usate la similitudine e la metafora. La similitudine paragona due cose o due situazioni che hanno qualcosa in comune. La metafora è una similitudine abbreviata: non usa le parole “come”, “simile a”, ”sembra”.
Quale delle due poesie contiene delle similitudini?
Quale delle due poesie contiene delle metafore? ..............................................................................................................................................
Roberto Piumini
Ciao, luna
Ciao, luna, luce bianca, fettina, mezza, tonda, che qualche volta manca.
Ciao, luna, lassù in alto, ma non come le stelle: ti prendo, sai, se salto?
Ciao, luna, palla lenta, del gioco che si sogna, del gioco che addormenta.
POET I CO genere
Roberto Piumini
Viva la pioggia viva
Viva la pioggia viva, la pioggia quando arriva.
Viva la pioggia grande, la pioggia quando scende.
Viva la pioggia fresca, la pioggia quando casca.
Viva la pioggia sciolta, la pioggia quando salta.
Viva la pioggia pazza la pioggia quando spruzza.
Viva la pioggia tanta, la pioggia quando canta.
Viva la pioggia nuova, la pioggia quando lava.
Viva la pioggia lieta la pioggia che disseta.
Leggi la poesia mettendo l’accento sull’inizio dei versi dispari.
Quali sono le parole che si ripetono all’inizio dei versi pari? Sottolineale in .
Leggi di seguito le parole che hai sottolineato in . Poi segna con più X.
Il poeta ripete queste parole per: creare una rima. sottolineare il concetto che vuole esprimere. dare ritmo alla poesia.
I versi di questa poesia sono in rima? Sì. No.
Che tipo di rima utilizza?
226 POET I CO genere
l’ A r t e
di... LEGGERE
Bruno Munari
Un ghepardo pien di rughe
Un ghepardo pien di rughe
larghe larghe
come acciughe
ghigna
sghembo tra le alghe
ha le ghette
le meringhe
e due vaghe
ghepardette.
A NALISI A
RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.
l’ A r t e di... LEGGERE
Leggi le due poesie, sottolineando le allitterazioni e le onomatopee per dare ritmo e musicalità alla lettura.
Janna Carioli
Mi lavo le mani
Tu-tuff con le mani
nell’acqua cascata
cia-ciac fa la panna
della saponata
scia-sciacquo per bene
anche l’ultimo dito…
Pli-pliccan le gocce e il gioco è finito!
227 POET I CO genere
LA PARAFRASI
Giosuè Carducci
A NALISI A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico
Per “raccontare” il contenuto di una poesia e comprenderne il significato, si fa la parafrasi
CODING
• Leggi la poesia per comprenderne il significato generale.
• Con l’aiuto del dizionario sostituisci le parole e le espressioni difficili con sinonimi più facili da comprendere.
• Riscrivi il testo seguendo l’ordine della prosa, cioè soggetto, predicato, complementi.
Completa la parafrasi
Gli alti e sinceri che costeggiano entrambi i lati della che va da a mi vennero incontro e mi Sembravano dei giovani che correvano.
I cipressi mi loro cima verso di me, e dissero a bassa
Perché non scendi dal treno? Perché non ti e tu conosci la
Siediti all’ombra. Senti il profumo e il soffio del
Non siamo arrabbiati con te per i una volta. Non ci facevano
Davanti a San Guido
I cipressi che a Bolgheri1 alti e schietti2 van da San Guido3 in duplice filar, quasi in corsa giganti giovinetti mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e — Ben torni omai — Bisbigliaron vèr’ me co ‘l capo chino — Perché non scendi? Perché non ristai4? Fresca è la sera e a te noto il cammino.
Oh sièditi a le nostre ombre odorate ove soffia dal mare il maestrale5: ira non ti serbiam de le sassate tue d’una volta: oh non facean già male!
1 piccolo paese della Toscana
2 sinceri
3 località vicino a Bolgheri
4 fermarsi
5 vento che spira da nord-ovest
POET I CO genere 228
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
Il TESTO POETICO è un particolare tipo di testo; il poeta/la poetessa, usando le parole con ritmo e musicalità, comunica emozioni e sensazioni o diverte. Nei testi poetici rientrano le poesie e le filastrocche
SCOPO
Lo scopo della poesia è esprimere o suscitare in chi legge emozioni, sentimenti, impressioni.
IL TESTO POETICO
CONTENUTO
Il contenuto di questo tipo di testo è molto vario: emozioni, ricordi, momenti di vita…
STRUTTURA
Il testo poetico è composto da versi, alla fine dei quali si va a capo.
I versi possono essere: • in rima • non in rima
La rima può essere:
• baciata: i versi consecutivi fanno rima… AABB
• alternata: il primo verso fa rima con il terzo il secondo con il quarto… ABAB
• incrociata: il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo… ABBA
• incatenata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo non fa rima… ABA
Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi.
Nelle poesie ci sono figure retoriche:
• la personificazione attribuisce caratteristiche e aspetti umani a oggetti concreti;
• la similitudine è un paragone tra due cose o situazioni diverse che hanno somiglianze o caratteristiche comuni;
• la metafora è una similitudine abbreviata che mette in relazione due cose molto diverse;
• l’anafora è la ripetizione di una o più parole all’inizio del verso o delle strofe.
Nella poesia si presta molta attenzione al suono:
• l’allitterazione è la ripetizione di suoni uguali o simili nelle parole della poesia;
• l’onomatopea riproduce i suoni della natura o quelli prodotti da persone, animali, oggetti.
POET I CO genere QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 88-95 229
A NALIZZO A
1 Questa poesia è composta da versi.
2 I versi sono raggruppati in
3 Sottolinea le rime
4 Tutti i versi sono in rima? Sì. No.
5 Nella poesia è presente l’anafora, rappresentata dalla parola
Bruno Tognolini, Giulia Orecchia
Magari
Magari domani va meglio di oggi domani ti aiuto, domani ti appoggi se non lo sai oggi domani lo impari vedrai che ci riesci…
… MAGARI
Magari crescesse nel mio condominio un grande giardino di fiori carminio con alberi alti e volatili rari e senza parcheggi…
… MAGARI
Magari con tutti i compagni che ho a fianco figli di stranieri nello stesso banco crescendo restassimo simili e pari come siamo adesso…
… MAGARI
OMPRENDO
tema di questa poesia è: la speranza di un mondo migliore. il desiderio di cambiamento.
2 Associa ogni strofa al desiderio espresso. Scegli tra questi: istruzione per tutti • rispetto della natura • aiuto reciproco • uguaglianza tra le persone • case belle per tutti
1a strofa
2a strofa
3a strofa
230
VERIFICA
Albena Ivanovitch-Lair
Perla d’argento
Goccia di pioggia, perla d’argento, cado dal cielo con altre cento. Ballo, guizzo e saltello, il mio suono è un tamburello.
Tic, toc, tic, toc, tac.
Goccia di pioggia, perla d’argento, balliamo tutti a cuor contento. A grandi balzi e svelti saltelli suoniamo i nostri tamburelli.
A NALIZZO A
1 Questa poesia è composta da versi, in rima
2 I versi sono raggruppati in
3 Le strofe sono divise da un verso che utilizza: l’allitterazione. l’onomatopea. la metafora. la similitudine.
4 Nella poesia è presente l’anafora Sottolinea le parole.
5 “Perla d’argento” è: una metafora. una similitudine.
CHE COSA SO?
C OMPRENDO C
1 Il tema di questa poesia è: un temporale. una goccia di pioggia.
Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di queste poesie?
Sì. No. In parte.
COME STO?
a stare tranquillo/a?
231
Sono riuscito/a
Molto. Abbastanza. Poco.
VERIFICA 231
Macedonia di lettere
Ecco il quinto gioco-quesito.
Se prendi le lettere di una parola, le mescoli e le rimetti in ordine… ecco una nuova parola!
Collega ogni disegno al suo anagramma, colorando il quadratino nello stesso modo.
cena vena ricotte tegola
casco solai lame pollice
Ora scegli una o più parole e… mettile in rima.
Sembran le cipolle di sapone tante ............................................................................................................................................................... ...............................................................................................................................................................
SOLUZIONE: CANE • CENA; SACCO • CASCO; ISOLA • SOLAI; MELA • LAME; NAVE • VENA; GELATO • TEGOLA; CIPOLLE • POLLICE; CEROTTI • RICOTTE.
232
LA FILASTROCCA DELLE STAGIONI
Se il sole è sparito e non sta più nel cielo, se mi giro intorno e c’è un freddo gelo, se meglio star dentro che fuori all’esterno o sono nel frigo o è arrivato l’inverno Se invece lassù splende un bel sole e su ogni albero spunta un bel fiore, se vedi una foglia che prima non c’era, o sei in una serra o è primavera. Se fa molto caldo e ti vesti leggero e vedere la pioggia è un evento assai raro, se con un gelato trascorri le serate, o sei un po’ matto o è arrivata l’estate E se per la strada calpesti le foglie e pioggia battente il terreno scioglie e verso la scuola passeggia ogni alunno, questa filastrocca finisce in autunno!
dal Web 233
Claudio Cutolo
La poesia parla di alcuni aspetti dell’autunno. In autunno cambiano i colori della natura, cambia il tempo, arrivano le piogge e le prime giornate fredde. Cambiano
Buongiorno autunno!
Alberi, prati, giardini e fiori perdono piano foglie e colori. Venti ghiacciati, terre gelate, migran gli uccelli ad ali spiegate.
Albena Ivanovitch-Lair
234
Una giornata di autunno… SPECIALE
21 settembre GIORNATA
I bambini giocano alla guerra
I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra, tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco da inventare:
far sorridere il mondo, non farlo piangere.
Pace vuol dire che non a tutti piace
lo stesso gioco, che i disegni degli altri bambini non sono dei pasticci; che tutti i bambini sono tuoi amici.
E pace è ancora non avere fame non avere freddo non avere paura.
IL VALORE DELLA PACE
La giornata della Pace è a cavallo tra due stagioni? Perché?
Perché la pace è importantissima. E dobbiamo ricordarci di costruirla in tutte le stagioni!
La giornata della Pace è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Vuole sensibilizzare grandi e piccoli sulla necessità della pace in tutto il mondo.
Vuole ricordare che la guerra è sempre ingiusta.
Le guerre, oltre che a uccidere, privano le persone dei bisogni più elementari e rubano a milioni di bambini e bambine il gioco, l’istruzione e la serenità.
EDUCAZIONE La stagione dell'
CIVICA
INTERNAZIONALE DELLA PACE
235
Bertolt Brecht
ARTE
Riproduci in grande questi disegni. Colorali, incollali su un cartoncino e ritagliali. Poi vesti “a cipolla” il bambino.
Gianni Biondillo, Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni
Non fa ancora freddo, però…
Quell’anno sembrava quasi che l’autunno non volesse proprio arrivare. Poi arrivò, ovviamente, come tutti gli anni. Una mattina i pochi alberi del quartiere, quasi si fossero dati un appuntamento notturno, decisero di perdere tutti insieme le foglie. Iniziò anche a soffiare un vento tumultuoso, quindi, passando di lì, sembrava di camminare in mezzo a una tormenta fatta di polvere, smog e foglie.
Dovete sapere che nel quartiere in cui è ambientata la nostra storia quasi tutti i genitori portavano i figli a scuola in macchina, e non era raro che parcheggiassero in seconda e anche in terza fila, sia da un lato sia dall’altro della strada. Insomma, fra foglie volanti, vento nei capelli, polvere negli occhi, portiere aperte e chiuse di continuo, bambini che salivano e scendevano e automobilisti che suonavano il clacson perché volevano passare in mezzo a tutto quel via vai, quella mattina il nervosismo sembrava quasi si potesse toccare con mano.
236
Uno di questi bambini si chiamava Marco. Appena uscito dalla macchina la madre gli chiuse subito la cerniera lampo della giacca a vento. Non faceva poi così freddo, ma la donna era ansiosa di natura. Sapeva che i bambini dovevano essere vestiti a cipolla e, con scrupolo maniacale, continuava a tenere fede a tale regola. Quindi, strato dopo strato, Marco era ricoperto di, nell’ordine:
• canottiera di cotone (“che se sudi serve sempre”),
• T-shirt (con stampigliato Hulk, il personaggio dei fumetti preferito di Marco),
• camicia a quadretti (da falegname, regalo di papà),
• un gilet senza maniche (regalo di nonna),
• una felpa con il cappuccio (molto ammirata dai suoi compagni) e la giacca a vento: quella appena serrata dalla mamma.
l’ A r t e di... LEGGERE
Leggi a voce alta. Sottolinea con il tono della voce la descrizione dell’arrivo dell’autunno. Leggi la parte che parla dei vestiti di Marco come se tu facessi un elenco. Infine, leggi con tono ironico l’ultima frase.
Neve, fiocchi sono parole che ricordano una sola stagione: l’inverno. Per le persone adulte, soprattutto in città, la neve non è sempre un piacere. Per i bambini, invece, la neve è sempre un incanto. È così anche per te?
Nevica!
Fiocchi di neve cadono, fiocchi di neve scendono, fiocchi di neve scivolano, fiocchi di neve coprono.
La neve imbianca, la neve è tanta, la neve canta la neve incanta!
Gli occhi brillano, le mani sfiorano, le gambe ballano, i cuori amano!
238
Cuoreparole (poesie di poeti bambini d’Italia)
Bruno Tognolini
delle buone maestre
24 gennaio GIORNATA INTERNAZIONALE DELL’ISTRUZIONE Filastrocca
Maestra, insegnami il fiore ed il frutto
“Col tempo, ti insegnerò tutto!”.
Insegnami fino al profondo dei mari
“Ti insegno fin dove tu impari!”.
Insegnami il cielo, più su che si può
“Ti insegno fin dove io so!”.
E dove non sai?
“Da lì andiamo insieme maestra e scolaro, dall’albero al seme. Insegno ed imparo, insieme perché io insegno se imparo con te!”.
LA SCUOLA È UN DIRITTO
Andare a scuola per te è “normale”. Non è così però per tanti altri, troppi, bambini e bambine.
In molte parti del mondo i bambini e le bambine non riescono a frequentare la scuola a causa di guerre, povertà e ineguaglianze. Nel 2018 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 24 gennaio “Giornata Internazionale dell’Istruzione” affinché tutti riflettano sull’importanza dell’istruzione per costruire un mondo migliore.
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La stagione dell'
CIVICA EDUCAZIONE
Una d'inverno…giornataSPECIALE
Leggi con toni diversi le parti dialogate per sottolineare i diversi personaggi e i loro stati d’animo.
Il mio amico Asdrubale, Ugo Guanda Edizioni
Fa freddo, però…
Proprio come l’autunno, anche l’inverno sembrò giungere all’improvviso, quando nessuno se l’aspettava
Era una domenica mattina, il telefono di casa squillava all’impazzata. La madre di Marco gli porse la cornetta:
– È per te – disse al figlio, vagamente stupita.
– Pronto? – disse Marco con la voce intorpidita.
– Sveglia, dormiglione! – urlava pazza di gioia Mirka, dall’altra parte del cavo. – Alzati e apri la finestra! Marco eseguì, come un automa, sbadigliando. Oltre i vetri, sul balcone, sui tetti, per strada, sulle carrozzerie delle macchine, insomma, ovunque, ogni cosa era completamente ricoperta di un manto bianco e
Inutile dire che non ci fu modo di fare ragionare il bambino: – C’erano da fare delle commissioni –
Più la donna parlava e più il bambino rovistava nell’armadio alla ricerca di sciarpa, guanti, scarponi. Tempo un quarto d’ora ed era a fare a palle di neve sotto Asdrubale, il grande albero del giardino. Lui, Mirka e tanti altri bambini del quartiere. Ché le guerre combattute a palle di neve sono le più divertenti di tutte, diciamocelo. Le uniche guerre che dovrebbero esistere al mondo.
Fra pause tattiche, merende e arrembaggi la battaglia terminò solo quando ormai il sole stava calando.
– Ci vediamo domani! – disse Mirka a Marco, dopo aver salutato gli altri bambini. – Magari facciamo un pupazzo di neve, che ne pensi?
240
l’ A r t e di... LEGGERE
– Certo! – disse lui, colmo d’entusiasmo. – Io porto la carota per fare il naso. A domaniii.
Quando Marco entrò in casa completamente bagnato dalla testa ai piedi, con le mani fradice e il naso ghiacciato, alla mamma quasi venne un mancamento.
– Ma come ti sei conciato? – disse, tutta agitata. – Sembra che ti sei fatto una nuotata nel fiume… Sei impazzito? Così ti prendi di sicuro la bronchite! Spogliati subito, che ti preparo un bagno caldo!
Ma Marco era così eccitato dalla giornata appena trascorsa che continuava a ripensarci. E si immaginava che cos’altro poteva fare con tutta quella neve domani e dopodomani e il giorno dopo ancora.
Il giorno dopo, fuori dalla scuola, c’era il caos. Uno spazzaneve provava a passare il sale sulla carreggiata, ma le macchine in terza fila glielo impedivano. Nel frattempo, la temperatura si era alzata di un paio di gradi e i fiocchi di neve si trasformarono in pioggia.
ARTE
Se non puoi fare un pupazzo di neve vero, disegnalo!
Riproduci su un foglio a quadretti un pupazzo
241
Una strana lettera a Babbo Natale
Se ne stava, Babbo Natale, assorto nella lettura delle cartoline postali e dei messaggi spediti da bambine e bambini di ogni angolo del mondo. Quando ecco che una, dall’aspetto più ufficiale del solito, attirò la sua attenzione. Era una lunga busta bianca, con l’indirizzo scritto a macchina e senza il minimo errore di ortografia:
POLO NORD
– Hmmm.
Babbo Natale la sollevò con cura, separandola da tutte le altre.
La scrutò, la soppesò, la annusò, infilò gli occhiali per leggere il nome del mittente.
In alto a sinistra c’era scritto a caratteri piuttosto grandicelli: C.I.S.S.R.E.B.N.
Che senso poteva avere una sigla di cui nessuno conosceva
Tanto valeva scrivere qualche lettera a caso, tipo XTRLPP o GUGULUR. Non pensi?
Babbo Natale, però, si assestò meglio gli occhiali sul naso per mettere ancora più a fuoco il tutto.
Sotto la sigla incomprensibile c’era infatti una scritta più piccina e più lunga: Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale.
Babbo Natale estrasse il foglio, lo distese stiracchiandolo per bene e si apprestò a leggere.
Andrea Valente, Quando Babbo diventò Natale, Gallucci Editore
EGREGIO NATALE SIGNOR BABBO
C.I.S.S.R.E.B.N.
242
Comitato Internazionale di Studi Scientifici e Razionali sull’Esistenza di Babbo Natale
Cordiali saluti
Babbo Natale, non sapendo che cosa dire, non disse nulla.
Poi però sbottò, urlacchiando anche un poco, che da Babbo Natale non me lo sarei mai aspettato. Ma quando ci vuole – siamo tutti d’accordo – ci vuole.
– Come sarebbe a dire, non esisto? E tutte queste lettere, i bambini a chi le scrivono? E sul campanello là fuori non c’è forse scritto Babbo Natale? Che non so nemmeno io quale sia il nome e quale il cognome, ma non mi sono mai posto il problema… E il mio vestito rosso con il ponpon sul cappello? Vogliamo parlarne? Non c’è che dire, Babbo Natale aveva davvero un diavolo per capello, e fortuna che di capelli ne aveva giusto un paio, qua e là sulla zucca.
Ma poi concluse: – Il mio tempo preferisco dedicarlo ai bambini, che con la loro fantasia non hanno necessità di prove ed evidenze. Se questi scienziati non vogliono credere che io esista, affari loro!
Soddisfatto e rasserenato, Babbo Natale si rimise a spulciare tra le tantissime lettere dei bambini, non prima di aver spedito una cartolina postale alla sua amica Befana con una precisa richiesta: due chiletti di carbone ben stagionato ai membri del C.I.S.S.R.E.B.N.
Non ha importanza se tu credi o no che Babbo Natale esista. Babbo Natale apprezza la capacità che hanno i bambini di fantasticare.
Scatena la tua fantasia per scrivere al C.I.S.S.R.E.B.N. una motivazione che sostenga l’esistenza di Babbo Natale. .............................................................................. .............................................................................. ..............................................................................
243
Dopo studi approfonditi, ricerche e sperimentazioni, ipotesi, tesi e sintesi del caso, lo scrivente Comitato con la “C” maiuscola è giunto alla inconfutabile, imprescindibile, ineluttabile conclusione che la persona di Natale Babbo nella reale realtà non esiste affatto. Prova ne sia che nessuno al mondo a oggi sa quale sia il di lui nome e quale il cognome.
Nella poesia si dice che la collina si veste di bianco. Ma non è neve, sono i fiori degli alberi e dei prati. Il bianco è solo uno dei tanti colori della primavera. Se tu dovessi scegliere un colore per definire la primavera, quale sceglieresti?
Albena Ivanovitch-Lair
È arrivata la primavera
Sorge il sole sul monte, è primavera. Apri gli occhi e ammira la natura. In un istante la terra è fiorita, nel cielo il vento soffia e prende vita, la bella collina di bianco s’è vestita. Apri gli occhi e ammira la natura. Sorge il sole sul monte, è primavera.
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CIVICA EDUCAZIONE
Anna Sarfatti
Una giornata di primavera… SPECIALE 7 aprile GIORNATA
DELLAMONDIALESALUTE Se mi ammalo
È mio diritto ricevere affetto, cure amorose e pieno rispetto. E non trattatemi da bambolotto…
Guai a chi mi chiama: “Bel passerotto!”.
Quando mi portano all’ospedale
è perché vedono che sto proprio male, a volte è colpa di un alto febbrone, o della puntura di un calabrone,
a volte è colpa di un brutto taglio o di una biglia ingoiata per sbaglio, a volte è colpa di uno stupido dente o di un’ustione con l’acqua bollente…
E all’improvviso ho bisogno di tutto, di medicine, carezze e rispetto, di continuare a sentire vicini la casa, la scuola, la strada, i giardini.
TUTELARE LA SALUTE
Dal 1950 il 7 aprile si celebra la giornata dedicata alla Salute. La giornata fu istituita per ricordare la fondazione dell’Or ganizzazione Mondiale della Sanità (OMS), un organismo
internazionale che si occupa di tutelare la salute
Diritto alla salute vuol dire che se ti ammali hai la possibilità di avere una cura e di guarire. Sicuramente sarà capitato anche a te di ammalarti e ricevere le cure necessarie. Purtroppo, troppi bambini e troppe bambine, nel mondo, non vedono rispettato questo loro diritto.
245
La stagione dell'
l’ A r t e di... LEGGERE
L’autore usa la personificazione per rappresentare gli alberi, i fiori, il vento. Lavora con i tuoi compagni e le tue compagne.
Leggete in modo collettivo, alternando le voci, e drammatizzate ciò che viene letto. Inventate anche un dialogo tra due o più piante.
Festa di primavera
L’inverno era stato lungo e triste. Il cielo quasi sempre grigio. Niente rondini né canti di uccelli, gli alberi spogli dormivano.
La prima pianta che si svegliò fu il sambuco: – La luce! Il Sole! –
E dalle gemme dei suoi rami spuntarono le prime tenere foglioline. Poi chiamò gli altri amici alberi: – È tornato il Sole, mettiamoci il
La prima pianta a dire di sì fu la forsizia che si illuminò di giallo
Poi il mandorlo si ornò di un velo bianco da sposa.
Il ciliegio si preparò una soffice pelliccia di fiori bianchi.
Il noce mise una parrucca di foglioline nuove.
Il nocciolo indossò un mantello verde chiaro.
I gelsi, che erano stati potati, si fecero delle treccine con i pochi
Solo un povero gelso, che era stato potato troppo, si vergognava di mostrare la sua testa ancora pelata e restò a guardare da
I fiori avevano già indossato abiti da ballerini dai molti colori:
Persino alcune erbe di frumento, nate lì per caso, si fecero crescere i capelli dritti alla moda e la spiga verde.
Le felci si levarono la pelliccia marrone che avevano quando erano secche e indossarono giacche a righe verdi brillanti.
246
Edizioni La Meridiana
Il giorno della festa il sambuco invitò il vento e il vento arrivò. Fischiò, suonò, fece danzare erbe e alberi. Le piante agitavano le lunghe dita e si carezzavano. Nessuna, però, voleva danzare con le robinie, perché avevano le spine pungenti. Allora ballarono il bughi-bughi e il rock and roll, senza toccarsi.
Poi il vento soffiò più forte e portò alla festa tante piccole nuvole bianche che si univano e giocavano a formare strane figure. Le rondini cantavano e facevano acrobazie.
Le piante si scatenarono nei balli; incrociavano le braccia, dondolavano le chiome e si mandavano baci. I pioppi lanciarono nuvole di piumini che portavano i semi lontano.
I soffioni facevano volare le piccole piume che il vento portava via.
I fiori si scambiavano baci di polline. E il sole giocava con i raggi d’oro tra le foglie.
Infine il vento cessò e la festa finì. Gli alberi del bosco si tolsero l’abito bello, indossarono la tuta verde e si misero al lavoro.
ARTE
Rappresenta i mille colori dei fiori e delle foglie degli alberi in primavera. Disegna un ramo di albero. Poi “vestilo” con fiori di tanti colori, fatti con materiali diversi: carta velina, carta crespa, stoffa, bottoni...
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L’estate è una stagione che colpisce i sensi. Il caldo del sole, la dolcezza dei frutti, i profumi dei fiori in montagna e l’odore del mare sulla spiaggia, il canto degli uccelli e il rumore delle onde… Se pensi all’estate, quale profumo, sapore, sensazione ti viene in mente?
Estate
Il sole è salito al colmo del cielo, trema nell’aria un luminoso velo.
Scoppia la vita nei semi il mare desidera i tuffi, i remi.
A volte nel caldo così afoso il mondo si fa silenzioso.
Puoi sentire uno che fischietta per le scale, o lontano, nell’oro del grano, le cicale.
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Davide Rondoni
CIVICA
La Terra si è sentita male
La Terra si è sentita male, all’improvviso ha smesso di girare, è debole, triste, molto stanca, sussurra: – L’ossigeno mi manca, hanno bruciato i boschi, le foreste, l’aria che mi protegge, che mi veste, i fiumi, i mari hanno avvelenato, ho il cuore che non regge, si è ammalato!
Dice il Sole alla Luna: – Che facciamo? La nostra amica come la curiamo? – Che fare? – si chiedono le stelle chiamando in cielo, tutte le sorelle.
Grida un bambino: – Ti proteggeremo, alberi, piante, noi semineremo, puliremo i fiumi, i laghi, il mare, ti prego, Terra, continua a girare. La Terra commossa dal dolore dei bambini, del cielo, delle viole, riprende a girare piano piano, e saluta il Sole, da lontano.
ARIA PULITA
7 settembre GIORNATA
INTERNAZIONALE DELL’ARIA PULITA
Nel 2019 l’ONU ha istituito la Giornata Internazionale dell’Aria Pulita e dei Cieli Blu. L’inquinamento atmosferico favorisce l’insorgere di malattie. La pandemia da Covid-19 ha ulteriormente confermato quanto la salute e il benessere di tutti siano legati a una buona qualità dell’aria. Ricorda sempre anche tu che “Aria sana, Pianeta sano”.
EDUCAZIONE La stagione dell' Una
d'estate…giornataSPECIALE
E DEI
CIELI BLU
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Erminia Dell’Oro
Silverio Pisu, Il libro delle stagioni, Editrice Piccoli
Estate nel campo di grano
Estate! Che bella stagione! Che vacanze! Che voglia di fare niente! Passerei le mie giornate a prendere il sole, fare un bagno nello stagno e il pisolino pomeridiano all’ombra di un papavero. Invece, in questo mio territorio assolato, sembrano tutti pieni di vita.
Insetti che ronzano, lepri che saltano, uomini che mietono, scoiattoli che si ingozzano... ma dove la troveranno tutta questa energia con il caldo che fa?
In questa stagione il sole balza su presto la mattina. Nel silenzio della campagna tutti gli animali si svegliano e si mettono in attività.
È tempo di raccolta, per chi coltiva i campi! Mentre tutti voi bambini ve ne andate in vacanza, chi lavora la terra deve lavorare a ritmo serrato.
Il frumento da giallo è divenuto bruno e i papaveri incupiscono ancora di più questo colore.
Vedete il campo laggiù, pronto per la mietitura?
Ditemi, secondo voi quante pagnotte si otterranno da tutto quel grano? Tante, tante, tantissime!
ARTE
Le spighe di grano sono il simbolo dell’estate. Il grano permette di realizzare la pasta. Perché non fare ritornare la pasta una spiga? Su un cartoncino realizza spighe di grano usando differenti tipi di pasta. Usa tutta la tua fantasia!
250
l’ A r t e di... LEGGERE
Prima di andare in vacanza, leggi a voce alta questo brano a qualcuno per dimostrare come conosci tutti i segreti per leggere bene.
Festa di Mezza Estate
Ieri era la notte di Mezza Estate. Una giornata che non dimenticherò mai. Ma per sicurezza ne stenderò un resoconto da potere mettere in mano a mia figlia – se mai ne avrò una, – quando tornerà a casa raggiante di gioia dopo una festa di Mezza Estate e mi chiederà: – Anche tu, mamma,
E allora io le indicherò le pagine ingiallite di questo diario e le dirò: – Qui puoi leggere come se la passava la tua povera
Ma, a onor del vero, neppure gli zii più terribili di questo mondo potrebbero offuscare la dolce luminosità di una festa di Mezza Estate sull’Isola dei Gabbiani. Nessuno può rovinare lo splendore e la gioiosa bellezza di questa estate in fiore intorno a noi. Tutto profuma, tutto fiorisce, tutto è estate, tutti i cucù fanno sentire il loro richiamo e tutti gli altri uccelli cinguettano e gorgheggiano. La terra gioisce, e io con lei. Alte sopra la mia testa, mentre sto scrivendo queste righe, le rondini volano in veloci caroselli. Hanno il
Il papà si era alzato molto per tempo. Io mi sono svegliata sentendolo cantare. Balzai su, mi vestii in fretta e corsi fuori. Vidi che la baia era di un azzurro splendente e che i miei cari fratellini erano svegli e sfaccendati, così imposi loro di
Astrid Lindgren, Vacanze all’Isola dei Gabbiani, Salani
251
Il mare di plastica
– Corri Samuel, qui sta arrivando il finimondo!
Ismael e Samuel stanno tornando da scuola e li ha sorpresi un violentissimo temporale. I due ragazzi si riparano sotto una tettoia.
– Quanta acqua! Le strade sono ormai tutte allagate.
Samuel, come suo solito, comincia a lamentarsi.
– Qui non hanno mai scavato canali per far scolare le acque e basta un po’ di pioggia per farci annegare!
La loro città, Douala, è un grande centro urbano del Camerun affacciato su quella immensa curva dell’Oceano Atlantico che è il Golfo di Guinea.
– Invece di lamentarti, guarda là!
Trascinate dall’acqua torrenziale che scorre sulla strada, ci sono decine, centinaia, migliaia di bottiglie vuote che viaggiano veloci.
– Guarda quanta plastica! Adesso finirà tutta in mare. Dobbiamo fare qualcosa.
– Lo so, Ismael, proprio oggi a lezione ci hanno parlato delle grandi isole di plastica che si sono formate negli oceani. Se va avanti così, tutta la superficie marina ne sarà coperta, sarà sempre più difficile lo scambio d’ossigeno tra acqua e atmosfera e piano piano in molte aree oceaniche scomparirà ogni forma di vita. Ma noi che cosa possiamo fare? Samuel si sente impotente, ma Ismael è determinato: – Prima di tutto possiamo raccoglierne il più possibile, e poi possiamo riutilizzarle.
L’idea di raccogliere spazzatura e poi di farci qualcosa non entusiasma
Samuel.
Ma conosce il suo amico e sa che quando ha quel luccichio negli occhi non sarà un “no” a fermarlo. Quindi decide di assecondarlo:
D’accordo, ma come?
È già un po’ che voglio comprarmi una canoa, ma non me la posso permettere. E guarda lì: niente galleggia meglio di una bottiglia vuota.
Dai, dammi una mano a raccoglierle.
Incurante della pioggia, Ismael si precipita in un bazar lì vicino per prendere dei sacchetti e comincia a raccogliere quante più bottiglie di plastica possibile. Poi mette in pratica il suo progetto; centinaia di bottiglie da un litro e mezzo, chiuse dai loro tappi, vengono legate tra loro da una corda molto robusta.
La barca che ne viene fuori galleggia bene. Ma “l’ingegnere nautico”, come ormai lo chiamano i suoi amici, non è ancora soddisfatto.
252 VERSO LE PROVE INVALSI PRIMA PROVA
Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori
–
–
1 5 10 15 20 25 30 35
– La inaugurerò ufficialmente in una giornata di tempesta: solo così potrò essere sicuro di aver costruito un’imbarcazione effettivamente utilizzabile.
Gli amici scuotono la testa e sperano che ci ripensi. Anche Samuel cerca di convincerlo, ma come era prevedibile, nessuno riesce a far cambiare idea a Ismael.
La tempesta arriva e la barca viene varata in acqua. Ismael sale a bordo, mentre Samuel la tiene a riva con una cima. Oltre agli amici, a osservare la scena ci sono alcuni vecchi pescatori dallo sguardo un po’ perplesso. Un grido dal mare: – Ecco, adesso molla la cima!
Le onde sono alte, le pagaie servono a poco. La barca scompare e riappare più volte, ma continua comunque a galleggiare. Dopo un po’ il mare si calma e, remando, Ismael torna a riva.
Il ragazzo è strafelice: la sua canoa di plastica ha superato la prova!
1 La vicenda si svolge:
A. in Africa. B. in Italia. C. in Asia. D. al Polo nord.
2 Perché le strade di Douala si allagano?
A. Perché è la prima volta che piove così forte.
B. Perché non ci sono canali di scolo.
C. Perché c’è troppa plastica per strada.
D. Perché la città sorge vicino al mare.
3 Gli amici scuotono la testa e sperano che Ismael ci ripensi. Perché?
Pensano che:
A. Ismael non sia capace di costruire una barca.
B. Ismael possa mettersi in pericolo.
C. non ci saranno più tempeste.
D. le bottiglie di plastica possono essere utilizzate in altro modo.
4 Samuel dice che si sente impotente. Quale potrebbe essere il suo pensiero?
La plastica è troppa.
Ismael ha già cominciato il lavoro.
È colpa del cambiamento climatico.
È
A.
B.
C.
pescatori.
253 VERSO LE PROVE INVALSI
40 45
un problema che riguarda i
D.
5 Le forme di vita scompariranno dagli oceani a causa di:
A. mancanza di ossigeno nell’atmosfera.
B. cambiamento della composizione chimica dell’acqua.
C. aumento del numero delle isole di plastica negli oceani.
D. mancanza di scambio di ossigeno tra l’acqua e l’atmosfera.
6 Ismael propone:
A. di raccogliere le bottiglie di plastica e gettarle nella spazzatura.
B. di raccogliere le bottiglie di plastica e riutilizzarle.
C. di utilizzare le bottiglie di plastica per fare una canoa.
D. di vendere le bottiglie per comperare una canoa.
7 Il “bazar” è:
A. un bar dove si utilizzano solo bottiglie di plastica.
B. un mercato di pesce all’aperto.
C. un negozio dove si vende di tutto.
D. un negozio dove si vende un particolare tipo di plastica.
8 Perché i ragazzi chiudono le bottiglie con i loro tappi?
A. Per riciclare anche i tappi.
B. Per evitare che le bottiglie si riempiano d’acqua.
C. Per legarle più facilmente.
D. Per evitare che si capovolgano.
9 Indica se l’informazione è vera, falsa o non si può dedurre dal testo. Metti una X per ogni riga.
AFFERMAZIONE
a) Ismael è tenace.
b) I pescatori sono certi dell’ottimo risultato dell’impresa di Ismael.
c) Douala è soggetta per la maggior parte dell’anno a violenti temporali.
10 Un ingegnere nautico è un esperto che:
A. studia la plastica.
C. studia l’ecosistema mare.
B. costruisce oggetti di plastica. D. progetta barche.
Vera Falsa Non si può dedurre dal testo
254 VERSO LE PROVE INVALSI PRIMA PROVA
11 Nel testo si legge “la barca viene varata in acqua” (riga 42). Con quale parola potresti sostituire “varata”?
A. Buttata.
B. Calata.
C. Coperta.
D. Riparata.
12 “Cima” è un nome polisemico.
a) Se è riferito alla montagna è:
A. il versante.
B. il valico.
C. la parte più alta.
D. la parte più bassa.
13 Qual è la grande speranza di Ismael?
A. Avere una canoa.
B. Dotare i pescatori di barche efficienti.
b) Se è riferito al mare è:
A. una corda per legare le barche.
B. una specie di ancora.
C. il timone.
D. l’anello del porto a cui si legano le barche.
C. Preparare mezzi di soccorso per le prossime tempeste.
D. Contribuire a diminuire la plastica in mare.
14 L’acqua torrenziale è quella:
A. che scorre veloce e impetuosa.
B. che scorre con lentezza.
C. delle piogge.
D. accumulata da una tempesta molto forte.
15 Perché Samuel asseconda l’idea di Ismael?
A. È convinto che Ismael abbia ragione.
B. Sa che non riuscirà a far cambiare idea a Ismael.
C. Non vuole fare arrabbiare Ismael.
D. Non vuole fare brutta figura.
255 VERSO LE PROVE INVALSI
Obiettivo 14 • Proteggere oceani e risorse marine 3300
1)
Le acque di oceani e mari coprono circa il 70% della superficie terrestre e creano il più vasto ecosistema del pianeta. Grazie agli organismi vegetali che in esse vivono, le acque forniscono oltre metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono l’anidride carbonica. Regolano anche il clima; accumulano calore nei mesi più caldi e lo restituiscono d’inverno: in questo modo fanno sì che sulla Terra si creino degli habitat perfetti per la vita delle persone e degli altri esseri viventi. Sono, poi, un’importantissima riserva di cibo (pesci, molluschi, crostacei, alghe) per milioni di persone.
Per secoli gli ambienti marini sono stati considerati una risorsa infinita e sempre disponibile. Oggi, invece, sappiamo che il loro equilibrio è modificato sempre più velocemente dalle attività umane.
2)
Nei mari e negli oceani, alle varie profondità, vivono circa 250 000 specie animali che gli scienziati e le scienziate hanno catalogato, ma ce ne sono ancora milioni completamente sconosciute. Nonostante una fauna così abbondante, da un po’ di anni è sempre più grave il pericolo della pesca eccessiva (overfishing).
La richiesta di pesce è in aumento in tutto il mondo e, soprattutto nelle acque non lontano dalle coste, si rischia di esaurire completamente le specie più richieste dal mercato.
In questo modo si danneggia l’intera fauna marina, perché si interrompono le catene alimentari.
3)
Atmosfera e acque oceaniche fanno parte di un solo sistema climatico. Il riscaldamento dell’atmosfera, provocato dall’inquinamento, ha perciò fatto aumentare la temperatura degli oceani con gravi conseguenze per gli ecosistemi.
256 VERSO LE PROVE INVALSI SECONDA PROVA
Rossella Köhler, Possiamo cambiare il mondo. L’Educazione Civica raccontata ai bambini, Mondadori
La fauna e la flora acquatiche, per esempio, si sono spostate in aree diverse da quelle di origine, seguendo le temperature più adatte al loro sviluppo.
Ma non solo: l’aumento della temperatura dell’acqua provoca più uragani, perché traggono la propria forza dal calore che assorbono sulla superficie del mare.
Inoltre, lo scioglimento dei ghiacciai polari provoca un aumento del livello delle acque marine, creando problemi sulle coste, soprattutto delle piccole isole.
4)
In settant’anni, dall’inizio dell’era della plastica, ne abbiamo prodotta otto miliardi di tonnellate: pensa che il peso di tutti gli animali terrestri è di “appena” cinque miliardi di tonnellate! Solo il 10% è stato riciclato, mentre la maggior parte è finita in mare e lì resterà per molto tempo: un sacchetto si degraderà in una trentina d’anni, ma per una bottiglia ci vorranno anche quattro secoli. A causa delle correnti oceaniche, la plastica si accumula in immense isole: la più estesa si trova nell’Oceano Pacifico e ha una superficie grande come la Francia. Molto pericolosi sono i frammenti di plastica più piccoli di due millimetri (chiamati microplastiche) che vengono ingoiati da pesci, tartarughe, uccelli e mammiferi marini, a volte causandone la morte.
5)
Se tu e la tua famiglia mangiate pesce:
• fate attenzione alla taglia del pesce che comprate: è infatti proibito pescare pesci troppo piccoli, perché questo ne compromette la riproduzione;
• scegliete i pesci di stagione. Le varie specie fanno le uova in periodi diversi dell’anno, e pescarli nel momento sbagliato può creare problemi alla loro riproduzione;
• informatevi sul metodo di pesca. Alcuni metodi sono illegali, perché uccidono indiscriminatamente la fauna e distruggono i fondali.
257 VERSO LE PROVE INVALSI
1 Quale di questi grafici rappresenta la presenza dell’acqua di mari e oceani sulla Terra?
2 Indica se l’informazione è vera o falsa. Metti una X per ogni riga. Le acque presenti sulla Terra: Vero Falso
a) forniscono ossigeno.
b) forniscono anidride carbonica.
c) assorbono ossigeno.
d) assorbono anidride carbonica.
3 Questo brano è composto da 5 paragrafi. I titoli dei paragrafi sono stati tolti. Per ogni titoletto, scrivi a quale paragrafo si riferisce.
a) L’acqua bolle! paragrafo
b) Un mare di plastica. paragrafo
c) Una pesca eccessiva. paragrafo
d) La vita sulla terra dipende da oceani e mari. paragrafo
e) Che cosa puoi fare tu. paragrafo
4 Le catene alimentari del mare si interrompono perché:
A. milioni di specie animali sono sconosciute.
B. la fauna marina è troppo abbondante.
C. la pesca di alcune specie è eccessiva.
D. si pesca molto lontano dalle coste.
5 L’overfishing è:
A. la pesca di specie sconosciute.
B. la pesca di specie protette.
C. la pesca lontano della costa.
D. la pesca di una grande quantità di pesce.
258 VERSO LE PROVE INVALSI
70 30 30% 70% 1 Tabella 1 Acqua 50 Terra 50 50% 50% 1 Tabella 1 Acqua 100 Terra 0 100% 1 Tabella 1 Acqua 30 Terra 70 70% 30% 1 A. B. C. D. SECONDA PROVA
6 La temperatura dell’acqua è aumentata. Per ogni affermazione segna se indica una causa o una conseguenza dell’aumento della temperatura dell’acqua.
Causa Conseguenza
a) Aumento dell’inquinamento.
b) Spostamento in aree diverse della flora e fauna acquatiche.
c) Riscaldamento dell’atmosfera.
d) Aumento degli uragani.
e) Scioglimento dei ghiacci polari.
7 Per ogni informazione, scrivi in quale paragrafo viene riportata.
a) Le attività umane modificano l’equilibrio delle acque. paragrafo
b) La pesca eccessiva rischia di far estinguere alcune specie paragrafo
c) Il riscaldamento dell’atmosfera causa gravi conseguenze per l’ecosistema mare. paragrafo
d) La plastica ha tempi diversi per degradarsi. paragrafo
e) Bisogna prestare attenzione all’acquisto dei pesci. paragrafo
8 La plastica è presente sulla Terra da 70 anni. La plastica prodotta in questo periodo:
A. ha un peso maggiore del peso degli animali terrestri.
B. ha un peso minore del peso degli animali terrestri.
C. corrisponde al 10% del peso degli animali terrestri.
D. corrisponde al 10% della superficie delle isole della Terra.
9 La maggior parte della plastica prodotta:
A. è finita in mare.
B. è finita su un’isola del Pacifico.
C. è stata ingoiata dagli animali marini.
D. è sulla terraferma.
10 Le “microplastiche” sono:
A. plastiche che possono essere mangiate dai microbi.
B. plastiche che si possono degradare in poco tempo.
C. pezzetti di plastica di dimensione ridotta.
D. fogli di plastica sottili.
259 VERSO LE PROVE INVALSI
CHE COSA MI DICONO?
Daniel Pennac, Kamo, l’idea del secolo, Emme Edizioni
Per responsabilizzarmi
Kamo è Kamo, il mio amico da sempre. Ci conosciamo fin dalla nascita. La culla accanto alla mia. È il mio compagno.
Quel giorno Kamo era molto nervoso e si mise a urlare, gesticolando:
– Mio padre dice che non avrò tempo per guardare la tele quando sarò alla Secondaria. Fesserie! Solo fesserie! Se lo stessimo ad ascoltare non potremmo più fare niente, con il pretesto della prima media!
– Ah! No, mi dispiace tanto, l’anno prossimo scordati la piscina, visto che farai la Secondaria! Che cosa? Il cinema? Non se ne parla neanche! Farai meglio a ripassare le tabelline, se vuoi che ti accettino alla Secondaria!
Tutti! Tutti, senza alcuna eccezione, non riescono a parlare d’altro, mia madre, i tuoi genitori, il pescivendolo: la Secondaria! Persino il cane della panettiera, quando mi guarda, ho l’impressione che stia per dirmi: “Ehi, tu laggiù! Sta’ attento, non dimenticare che il prossi mo anno andrai alla Secondaria…”.
C’è soltanto una persona adulta che non parla mai della Secondaria, una sola! Il nostro maestro. Un attimo dopo, la classe intera si rovesciò dentro l’aula.
– Che cosa state facendo qui, ragazzi? L’intervallo non è ancora finito…
– Possiamo farle una domanda? – disse Kamo. – Lei non parla mai della Secondaria, perché?
– Perché non c’è niente da sapere. La prima della Secondaria è come la quinta della Primaria, né più né meno. Le stesse materie, gli stessi compiti… progredendo un po’, naturalmente, come se ci s’inoltrasse sullo stesso sentiero, ecco tutto.
MIND FULNESS
Probabilmente anche a te parlano allo stesso modo della Scuola Secondaria di primo grado. Non è per farti spaventare, ma solo per farti capire che dovrai cambiare alcune delle tue abitudini. Vedrai che, dopo un po’ di iniziale assestamento, “ingranerai” senza problemi.
260 VERSO LA SECONDARIA
Per tranquillizzarmi
Queste sono le sagge conclusioni di chi ha terminato il primo anno di Scuola Secondaria.
1. In quinta Primaria ti sentivi grande, ma poi sei ripartito dalla prima Secondaria e ti sei ritrovato improvvisamente piccolo. Nella vita va sempre così, regolati.
2. Prima di entrare a scuola avevi una gran paura di tutto, poi hai scoperto che era solo paura dell’ignoto.
3. Anche i peggiori compagni di classe hanno dei lati buoni. Magari non basta un anno per trovarli, ma puoi essere ottimista.
4. I voti non sono altro che numeri, per aumentarli basta impegnarsi un po’ di più.
5. La scuola non è solo stare in aula, ma anche viversi tutti gli altri momenti. A scuola devi sempre decidere da che parte stai. Come nella vita.
6. A scuola puoi continuamente migliorare o peggiorare, come nella vita.
7. A scuola è anche questione di fortuna: se incontri le persone per bene va meglio, come nella vita.
8. A scuola nessuno è uno qualsiasi, come nella vita.
MIND FULNESS
Le parole di chi ha un anno più di te e ha concluso il primo anno alla Scuola Secondaria, sono consigli che possono esserti utili per iniziare con serenità la tua nuova avventura scolastica.
Annalisa Strada, Ok… panico, Giunti Junior
261 VERSO LA SECONDARIA
Annalisa Strada, Ok… panico, Giunti Junior
Scuola Secondaria: primo giorno
La professoressa Diliberti avrebbe voluto cominciare la sua lezioncina d’accoglienza, ma è stata interrotta dal bidello Vittorio. Vittorio ha annunciato con il brio di una cavalletta morta e l’entusiasmo di un freezer spento: – Vi detto l’orario. Scrivete.
L’annuncio provoca rumori di zip aperte, plastica, velcro… Sui banchi appare il variegato universo degli astucci. Tutti riconducibili a quattro macro categorie.
A) INFANTILI
Fatti a libro, all’interno hanno gli elastici per la collocazione monoposto. Vengono guardati con supponenza. E tanto peggio se i colori sono in ordine di sfumature. Infernooooo!
B) BASIC
Bustine minime in tinta unita, gonfie di tre penne blu, tre nere, tre rosse (e tre verdi solo per chi esagera), due righelli, due temperamatite. Sono destinati a svuotarsi in poco tempo, grazie alla litania dei “me lo presti?”. Purgatorio!
C) ULTRÀ
SPORTIVI Hanno il gagliardetto di una squadra. Possono essere Paradiso o Inferno a seconda della tifoseria prevalente in classe.
TELEVISIVI. Portano faccine di protagonisti di cartoni animati o telefilm.
D) MODAIOLI
Riportano marche di abbigliamento.
Purgatorio se la marca è in voga.
Inferno se la marca risale all’anno scorso.
Cautela: potrebbe essere necessario
cambiarne uno ogni anno per stare al passo.
262
VERSO LA SECONDARIA
HA SCRITTO TUTTO DI FILA
La Diliberti al bidello: – Grazie Vittorio, lei è sempre tanto gentile.
BIDELLI sono figure che non vanno sottovalutate. Dalle loro postazioni osservano tutto, sanno tutto, non dimenticano niente. Conoscono gli studenti quasi meglio dei prof e dei genitori. Non solo, i bidelli sono i custodi dei cartoncini colorati, dei pennarelli, dei gessi, delle batterie per le lavagne interattive, hanno le chiavi dell’infermeria e sanno sempre rimediare un cacciavite. Se non è potere, questo…
– Questo è l’orario – dice la Diliberti.
– Adesso io lo detto e voi lo scrivete sul diario – annuncia il bidello
HA SCRITTO TUTTO IN DUE GIORNI
AFFINI VINCENZI GIURETTI TONELLI DILIBERTI TONELLI AFFINI
VINCENZI SIGISMONDI VINCENZI
DILIBERTI BRUZZI
DILIBERTI DILIBERTI BRUZZI
MERCOLEDÌ: ORE 8:00 AFFINI; ORE 9:00 VINCENZI; ORE 10:00 TONELLI; ORE 11:00 GIURETTI;
ORE 12 BRUZZI. GIOVEDÌ: ORE 8:00 DILIBERTI; ORE 9:00 DILIBERTI; ORE 10:00 TONELLI; ORE 11:00 AFFINI; ORE 12:00 AFFINI: ORE 13:00 VINCENZI. VENERDÌ: ORE 8:00 SIGISMONDI;
ORE 9:00 SIGISMONDI; ORE 10:00 VINCENZI; ORE 11:00 DILIBERTI; ORE 12:00 DILIBERTI; ORE 13:00 BRUZZI. SABATO: ORE 8:00 DILIBERTI; ORE 9:00 DILIBERTI; ORE 10:00 BRUZZI.
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PROVVISORIO 1 2 3 4 5 6 1 2 3 4 5 6 lun mar mer gio ven sab lun mar AFFINI VINCENZI GIURETTI TONELLI DILIBERTI TONELLI AFFINI VINCENZI SIGISMONDI VINCENZI DILIBERTI BRUZZI DILIBERTI DILIBERTI
ORARIO PROVVISORIO ORARIO
BRUZZI
VERSO LA SECONDARIA
Cinque anni di sveglie e merende
I compagni, i giochi, i quaderni, cinque anni di sveglie e merende sono finiti così all’improvviso che non sai quanta ansia mi prende. Tutto quanto il mio mondo sparisce come fosse calato il sipario e dovrò cominciare a riempire tante pagine nuove di un diario. È come lanciarsi dall’alto e sperare nel paracadute, però in fondo le cose lasciate non diventan cose perdute. È come tuffarsi a occhi chiusi: l’avventura non è una tragedia e ci son tanti amici da fare anche nella scuola media!
Quanta strada hai percorso insieme a insegnanti, compagne e compagni. Sicuramente in questi anni avrai acquisito un buon paracadute di esperienze, abilità e competenze che ti permetteranno di affrontare questo importante tuffo nel mare di una nuova esperienza!
SECONDARIA ASPETTAMIII! ARRIVOOO!!!
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Janna Carioli
Buona Scuola Secondaria!
LILLI e ALBA, le autrici
Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio
Responsabile di progetto: Valentina Dell’Aprovitola
Coordinamento e redazione: Valentina Cammilli
Revisione didattica: Nadia Negri
Responsabile di produzione: Francesco Capitano
Progetto grafico e impaginazione: Barbara Cherici
Copertina: Ilaria Raboni
Illustrazioni: Gabriel Cortina, John Joven, Michela Nava, Anna Pilotto, Federica Tanania, Mauro Sacco ed Elisa Vallarino
Ricerca iconografica: Valentina Cammilli
Referenze iconografiche: Shutterstock
Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 23.83.126.0
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EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione. Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.
CLASSE
• Letture 4
• Riflessione linguistica 4
• Missione Regole! 4-5
• Quaderno di Scrittura e Riassunto 4
• Quaderno delle Verifiche 4-5
• Arte e Musica 4-5
ISBN per l’adozione: 978-88-468-4332-6
CLASSE
• Letture 5
• Riflessione linguistica 5
• Quaderno di Scrittura e Riassunto 5
ISBN per l’adozione: 978-88-468-4333-3
#altuofianco
• KIT DOCENTE comprensivo di guida all a programmazione , percorsi semplificati e tutto il necessario per il corso
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METODO TESSITORE CODING DELLA DIDATTICA www.gruppoeli.it Allegato a MISSIONE COMPIUTA! LETTURE 5 Non vendibile separatamente