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La spiaggia dietro la scogliera

La nave andò avanti. L’insenatura si incurvò e poco dopo la nave Orsa Bianca arrivò in un piccolo lago marino circondato dalle ripide pareti della scogliera. Però proprio davanti nella scogliera si apriva una grande scena che pareva il palcoscenico di un teatro. C’era una piccola spiaggia bianca di neve oltre la quale si alzava una larga collina che in alto era coperta da un fitto bosco di abeti, di larici e di cespugli nevosi.

Dove cominciavano gli alberi del bosco c’era una grande casa antica, una villa di pietra scura con un enorme cappuccio di neve. Sui muri, fra le colonnine delle finestre buie, intorno a piccole statue dentro nicchie profonde, si arrampicavano selve di edera scura intrisa di neve.

Dallo spesso cornicione scendevano lunghi ghiaccioli bianchi e, subito sotto, sporgeva una terrazza chiusa da grandi vetrate, insomma una veranda in cui s’intravedeva una lieve luce dorata.

Sotto la villa scendevano i sentieri di un giardino con tante aiuole fitte di cespugli e di alberelli grondanti di neve.

E ai due fianchi del giardino c’erano delle lunghe serre di vetro trasparente incappucciate di neve e illuminate da una leggera luce celeste.

Quelle serre, si vedeva bene anche da lontano, erano piene di fiori di colori densi, arancioni e turchini, violetti e bruni, gialli, blu, vermigli.

Il grande portone di legno della villa era scuro e aveva davanti una terrazza da cui, ai due lati, scendevano delle scale di pietra.

Sotto la terrazza c’era un tunnel da cui sgorgava, con una cascatella, un torrente che poi scendeva nel mare, passando sotto a vari ponti.

Carlotta Montan Colombo, La sera che abbiamo visto le lucciole, Fabbri

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