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I gioielli della regina

Il re di Francia e la sua consorte aspettavano il momento giusto per fuggire da Parigi con l’aiuto del maresciallo svedese Axel Fersen, un caro amico della regina. Qualche giorno prima della loro fuga, un ambizioso conte che viveva a palazzo chiamò il capo della polizia per denunciare la scomparsa del grande diamante Suzy dalla Camera del Tesoro Reale.

Il conte accusò la regina Maria Antonietta di aver pianificato il furto. Il conte cominciò la sua esposizione al capo della polizia per argomentare la sua accusa. Fornì alla polizia la sua versione dei fatti.

– Era una notte di pioggia e senza luna. Un rumore mi svegliò e mi affacciai alla finestra senza accendere le luci.

Passò poi a descrivere ogni dettaglio: – Il palazzo era completamente al buio, ma riuscii a scorgere l’ombra di Axel Fersen con il suo inconfondibile cappello sul muro di fronte. Poi continuò dicendo: – Subito uscii dalla mia camera e notai che la Camera del Tesoro era completamente spalancata. Il conte terminò la sua descrizione insinuando che il piano fosse stato ordito dalla regina stessa.

– Scoprii che avevano rubato il diamante Suzy e diedi l’allarme. Tutti sanno che Fersen ha bisogno di denaro e che la regina gli dà tutto ciò che chiede…

Dopo aver ascoltato la sua dichiarazione, il capo della polizia sbottò: – Signor conte, per favore, restituisca subito il diamante. È ovvio che sta mentendo.

Il capo della polizia aveva scoperto il vero colpevole da un indizio molto importante: alcune parole pronunciate dal conte.

Perché il poliziotto lo accusa?

Se era una notte senza luna non si poteva notare che la camera del tesoro era spalancata.

Per proiettare delle ombre è necessario che ci sia luce, e quella notte non c’era la luna, pioveva e il palazzo era completamente al buio.

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