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Il Mattino ha l’oro in bocca

Erano in tre e si facevano chiamare I tre matti: giravano le fiere dei paesi come comici.

Il primo era lungo e cilindrico come un mattarello. Lo chiamavano “il MATTO”.

Il secondo era un gigante grosso e rosso. Era chiamato “il MATTONE”.

E il terzo era piccolo, ma aveva la testa grande così e la bocca che gli arrivava da orecchio a orecchio. Lui era “il MATTINO”.

Un giorno, mentre erano in viaggio, il Matto, il Mattone e il Mattino si persero in un bosco fitto e scuro.

Poi videro della gente accampata in una radura.

Quella gente risultò essere un’intera famiglia di briganti che avevano un bottino fatto di tante monete d’oro.

Come li videro, dissero senza tanti complimenti:

– O la borsa o la vita.

In quel momento udirono i cavalli dei soldati venuti per arrestarli. I briganti si arrampicarono come gatti sugli alberi e le monete d’oro rimasero sull’erba. Il Mattino nascose l’oro nella sua enorme bocca.

Avete visto dei briganti? – chiesero i soldati.

– Andavano di là – mentì il Mattone.

I soldati ripartirono e i briganti scesero dall’albero.

Ehi, voi… – disse il capo, – che fine ha fatto il nostro oro?

Nessuno rispondeva. Allora la figlioletta che aveva visto tutto cercò di spiegarsi a modo suo: – Ha l’oro in bocca… non il Mattone, neppure il Mattarello.

Il Mattino ha l’oro…

– Zitta, tu – disse l’uomo.

– L’hanno preso i soldati l’oro. Sono andati di là –mentirono i tre Matti.

I briganti si lanciarono all’inseguimento mentre la bambina strillava: – Il Mattino ha l’oro in bocca!

A Nalisi A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico

Il contenuto comico di questo racconto è basato su un malinteso.

Si confonde mattino, che è un nome comune, con Mattino che è un nome

Nel testo la situazione comica è data anche dai nomi scherzosi dei tre personaggi.

I nomi sono collegati: all’aspetto fisico dei tre fratelli. all’età. alla capacità di far ridere.

A Nalisi A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere umoristico.

L’espediente umoristico è: il ritmo incalzante. il paradosso. la battuta spiritosa.

Segna V (vero) o F (falso).

• I personaggi sono stravaganti. V F

• La situazione è realistica. V F

• Ci sono malintesi ed equivoci. V F

• Viene utilizzata una parola con un doppio senso. V F

Chi dorme non piglia Pesci

Tutti sapevano che non c’era al mondo un ladro più ladro di lui. Si raccontava che già a sei mesi aveva sottratto il termometro al medico che lo visitava, e pochi anni dopo sfilava con garbo sciarpe, foulard e altro alla gente che incrociava per strada. Fece una brillante carriera fino a essere riconosciuto da tutti come il miglior ladro della città. Teresio Pesci, questo era il nome del famoso furfante, era ormai entrato nel mito, anche per il fatto che non girava mai armato e rubava solo il superfluo a gente molto ricca.

Ma quel ladro, che era sempre riuscito a farla in barba alla giustizia, sfuggendo a ogni trappola, era una faccenda che al commissario capo non andava proprio giù.

Il commissario mise poliziotti in ogni via, in ogni piazza. Inviò specialisti a perlustrare le fogne e mandò in giro i cani addestrati a fiutare le tracce.

Per giorni e per notti il commissario seguì le ricerche dando ordini e contrordini, battendo i pugni sul tavolo e tracannando litri di caffè per restare sveglio.

Ma i rapporti che arrivavano erano sempre gli stessi: – Niente da fare. Teresio Pesci non si trova. Distrutto dalla stanchezza, dopo tre giorni e tre notti di intenso lavoro, il commissario chiuse gli occhi e si assopì, seduto alla scrivania.

Al suo risveglio, pochi minuti dopo, trovò un biglietto posato in bella vista davanti a lui.

Il messaggio diceva: – Commissario, chi dorme non piglia Pesci!!!

Di ladri svelti come Teresio Pesci non ne nascono più, e meno male!

La barzelletta è un racconto umoristico breve ed è più efficace se trasmessa oralmente. Non tutte le persone sanno raccontare bene le barzellette. Infatti sono importanti l’intonazione della voce, le pause, ma anche l’espressione del viso, che può anche essere assolutamente seria.

Coding

Per leggere bene una barzelletta e poi raccontarla, rispetta:

• la durata delle pause;

• l’intonazione.

Per dare l’intonazione giusta ricorda che generalmente c’è un personaggio che si esprime molto seriamente e un altro che, invece, ha l’aria svagata, maliziosa, furbetta; per questo per raccontare una barzelletta è importante l’espressione del viso.

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