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All’improvviso… sul treno

Il treno per Hogwarts prese a rallentare. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte.

Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.

– Che cosa succede?– la voce di Ron risuonò alle spalle di Harry. – C’è qualcosa che si muove laggiù.

– Silenzio! – disse all’improvviso una voce roca. A quanto pareva il professor Lupin si era finalmente svegliato. Nessuno parlò.

Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempì lo scompartimento.

– Restate dove siete – disse Lupin con la stessa voce roca, e si alzò lentamente.

Ma la porta si aprì piano piano prima che Lupin potesse raggiungerla.

In piedi, sulla soglia, c’era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta a lungo nell’acqua.

Ma fu visibile solo per un attimo.

Poi la cosa trasse un lungo, lento, incerto sospiro.

Un freddo intenso calò su di loro. Harry sentì il respiro mozzarsi nel petto. Il freddo penetrò fin sotto la pelle. Era dentro di lui, si insinuava fino al cuore…

Gli occhi di Harry si rovesciarono. Non vedeva più niente. Annegava nel gelo. Sentì un rumore come uno scroscio d’acqua, e poi fu trascinato verso il basso, e il rombo diventava più forte…

E poi, da molto lontano, sentì urlare. Urla terribili, di orrore, di supplica. Chiunque fosse, Harry pensò di aiutarlo, ma non ci riuscì: una fitta nebbia biancastra aleggiava vorticando attorno a lui, dentro di lui…

La casa sulla collina

I coniugi Crow avevano comprato una casa in collina ed erano andati ad abitarci con il figlio Andrei di tredici anni. Il ragazzo iniziò subito a perlustrare quella villa immensa e misteriosa.

Una notte, mentre i genitori dormivano, volle entrare in un locale che non aveva ancora visto. Spinse una pesante porta di legno che si aprì con un forte cigolio e si trovò in uno stanzone buio, rischiarato appena dalla luce fioca di una lanterna appoggiata su un tavolo. Seduto al tavolo non c’era nessuno.

Ma ecco che gli apparve un fantasma. Lo spettro aveva un aspetto terrificante: fra le sue labbra gonfie e secche si intravedevano denti neri e scheggiati; una barba lunga e trascurata gli copriva il volto; le mani avevano unghie lunghissime e bianche arricciate su loro stesse. A un tratto la bocca del fantasma si spalancò, mostrando una voragine buia.

Il ragazzo sentì sul viso il freddo alito dello spettro e sgranò gli occhi sconvolto.

Poi indietreggiò, andò verso la porta, la aprì e la richiuse con un colpo secco in faccia all’orrenda creatura.

In preda al terrore, Andrei corse per il lungo corridoio e si rifugiò nella sua camera mentre il cuore gli batteva all’impazzata.

A Nalisi A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto horror

Un elemento importante della struttura del racconto horror è creare un crescendo di tensione

Colora la barra laterale come indicato: in l’introduzione; in la conclusione; in la parte in cui cresce la suspense e la tensione; in il momento di massima tensione; in le reazioni del ragazzo.

Analisi A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del racconto horror.

Qual è l’elemento del racconto horror presente in questo racconto?

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Quali sono gli elementi del racconto horror che NON compaiono in questo racconto?

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Personaggi terrificanti. Atmosfera terrificante. Avvenimenti terrificanti.

Ompito Non Noto C C

Leggendo questo brano, se non ci fosse stato scritto che esso è stato tratto da un libro intitolato “Storie del terrore da un minuto” ti sarebbe sembrato un racconto horror?

Spiega il tuo pensiero.

Buonanotte, Zoe

Zoe è seduta sul letto, con la mamma ai suoi piedi. La luce sul soffitto è accesa e investe gran parte della stanza, anche se ai margini delle ombre strisciano ancora sui muri.

– Stai qui con me fino a che non mi addormento – dice Zoe. C’è una festa in corso al piano di sotto. La mamma di Zoe esita. Sente i bicchieri tintinnare, gli scoppi di risa soffocati. È irrequieta, vorrebbe tanto poter ritornare laggiù, ma Zoe se ne starebbe tutto il tempo da sola nel letto illuminato, ad aspettare che sua madre torni per finire il rituale. Altrimenti, Zoe non si addormenterebbe.

– Okay – dice la madre di Zoe, – mettiti sotto. Zoe si accoccola sotto le coperte.

– Dimmi perché i vampiri non possono venire a prendermi.

– I vampiri non possono entrare se non sono stati invitati –dice la madre di Zoe, come sempre.

– E i lupi mannari?

La mamma di Zoe fa finta di guardare dietro le tende.

– Niente luna piena, stanotte.

Gli occhi di Zoe si chiudono, ma la bimba è ben lungi dall’addormentarsi. Ha una domanda nuova, una che le è appena venuta in mente: – E i fantasmi?

Sua madre si interrompe, si guarda le mani. Infine, le risponde: – I fantasmi non vogliono far male a nessuno. Se lo fanno, è solo per errore.

– E se mi fanno male per errore? – chiede Zoe, alzando gli occhi su sua madre.

– Possono far male solo ai vivi – risponde la madre, con voce sommessa.

– Oh – dice Zoe.

Dopo qualche istante, Zoe dorme. La mamma si china per darle il bacio della buonanotte, ma è come baciare fumo.

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