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IMPERDIBILE!
Un libro che ti consigliamo di leggere:

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MAI PIu! e racconto storico in un solo libro!
Una Stellina Per Liliana

Nonna Olga entrò con il piattino azzurro della merenda. – Ecco bambine, avete fame?
Io e Adriana stavamo giocando sul tappeto della mia camera.
– Oh nonna, ci hai portato la marmellata di Susanna! Grazie! La marmellata di fragole che Susanna preparava era una meraviglia. Sapeva bene come farla lei, utilizzando un’antica ricetta di famiglia.
Susanna, che aiutava la nonna a cucinare e teneva pulita la casa, stava con noi da quarant’anni: diceva che eravamo la sua seconda famiglia e ci voleva molto bene. Anch’io le volevo bene, tutti le volevamo bene e la consideravamo un’amica. Aveva sempre un sorriso e una parola gentile per tutti.

Io e Adriana ci alzammo ridendo. Le fette di pane sparirono in un attimo. Anche se mia mamma se ne era andata, in cielo, mi dicevano, quando avevo poco più di un anno, io non ero una bambina triste. Il papà e i nonni erano tutto per me, io li amavo, mi sentivo amata e questo mi rendeva felice. Amavo la mia famiglia, Susanna, Adriana, i miei compagni di scuola e amavo la vita, tanto tanto.

Ma una sera d’estate, qualcosa si inceppò. Il papà incominciò a parlarmi.
– Sto per dirti una cosa importante, Liliana, una cosa che forse non riuscirai subito a capire. Guardai il papà negli occhi.
– Secondo certe leggi del nostro Paese, i bambini come te, cioè, come noi, dovranno frequentare scuole speciali.
– Perché? Come sono io?
– Come gli altri, ma questa legge...
Il cuore aveva cominciato a frullarmi nel petto come un uccellino che ha paura.
La mano del papà si appoggiò sulla mia.
– Senti Liliana, ora devi ascoltarmi bene, perché quello che devo dirti non è semplice. Allora – sospirò – noi siamo ebrei.
– Anch’io?
– Certo tesoro, anche tu. Tu, io, la nonna e il nonno.
– Ma io non lo sapevo! E Adriana? Anche lei deve cambiare scuola, vero?
Il papà abbassò lo sguardo: – No.
– Allora io non voglio essere ebrea, voglio restare a scuola come lei. Perché devo lasciare la mia scuola? Perché hanno fatto questa legge cattiva?
La dolcezza di papà riuscì solo in parte a consolarmi: – Vi vedrete a casa, per voi non cambierà niente. Nella nuova scuola farai nuove amicizie, ma non perderai quelle vecchie!
Ma le cose non andarono così. La scuola privata in cui mi trasferirono era un edificio piccolo, che sul portone d’ingresso mostrava un cartello. SCUOLA per EBREI. In quell’ambiente mi sentivo triste. Mi mancavano la vecchia scuola e i miei compagni. Ma una mattina vidi le mie compagne di un tempo che ridevano e mi segnavano con il dito. Dicevano:
– Quella è ebrea! È la Segre che è stata cacciata da scuola. Ha dovuto andarsene perché non è come noi.
Il ricordo di esperienze personali racconta fatti del passato. Ma se le situazioni e i personaggi escono da un libro di storia, ecco che il racconto diventa storico