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Litigare serve?

Gaia e Serena erano due gemelle identiche che litigavano sempre. Avevano cominciato quando ancora erano nella pancia della mamma e si spingevano via con i minuscoli pugni.

Quando nacquero, la faccenda continuò in modo quasi uguale: loro erano due, la mamma era una, e insomma, bisognava contendersela, attirare la sua attenzione. Così era tutta una gara a chi strillava di più e a chi faceva le facce più buffe.

Chiaro che le due gemelle non erano né Gaia né Serena, ma erano sempre come due piccole guerriere pronte a scendere in campo per conquistarsi la mamma e il papà. Con il tempo queste piccole battaglie quotidiane cominciarono a lasciare il loro segno anche sulle facce delle due bambine.

Sembravano due vecchiette, sempre pronte a farsi piccoli sgarbi, a rubarsi le cose, a voltarsi le spalle: alla fine, come succede a volte quando si litiga, non si ricordavano nemmeno più il perché di quella gara continua, ma si ricordavano solo il gusto della lotta e del dispetto. La loro pelle prese il colore giallino acido di un limone, i vestiti erano sempre molto larghi perché avevano l’abitudine di aggrapparvisi durante le risse e gli occhi erano spesso cerchiati di viola e di blu.

Praticamente, Gaia e Serena erano due mostriciattoli.

C Omprensione C

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Qual è l’emozione che provano le gemelle? Indifferenza. Paura. Gelosia.

Gaia e Serena non ricordavano più il motivo della loro gara. Che cosa ricordavano, invece? Sottolinea nel testo la risposta.

Trova l’ordine dei fatti. Numera in ordine cronologico.

Gaia e Serena litigavano: per gli oggetti. per lo spazio. per l’attenzione dei genitori.

Rabbia e amore

– Sedetevi per mangiare, ma non seminate cartacce in giro.

La voce della maestra superò le grida dei ragazzi che si sparpagliarono sul prato del Parco archeologico e cominciarono ad aprire gli zaini.

Ehi, Giò “denti di ferro”, che cosa ti ha dato tua madre per merenda?

Un panino con dei bulloni?

A Giovanni avevano messo da poco l’apparecchio per raddrizzare i denti. Il dentista aveva un bel da dire: “Alla tua età ce l’hanno tutti”. Nella sua classe lui era l’unico a portarlo e Tommaso, il bullo del gruppo, quando l’aveva visto arrivare con quel bagliore d’acciaio in bocca gli aveva appioppato subito un soprannome: Giò “denti di ferro”, appunto. Quando il compagno lo chiamava così e gli altri ridevano, lui si sentiva come se gli avessero tirato un sasso nella schiena. Avrebbe voluto diventare piccolo come un topolino, nascondersi in un buco e non uscire più. Sentiva una rabbia che gli strozzava la gola. Ma gli sembrava che rispondere avrebbe fatto diventare tutto più grande. Grande come un macigno che lo avrebbe schiacciato. Tommaso era molto più alto di lui e chi lo avrebbe affrontato un tipo simile, se fosse finita a botte? Così, come sempre, fece finta di non sentire. Si sedette sull’erba e cercò la pizza nella tasca esterna dello zaino, ma la trovò vuota. Al posto della pizza c’era un foglio piegato. Possibile che si fosse dimenticato la merenda a casa? E, soprattutto, quel foglio da dove spuntava? Lo aprì.

Al centro della pagina c’era il disegno di un cuore rosso trafitto da una freccia e un nome scritto con i pennarelli colorati: ”Viola”. Il suo cuore, quello vero, cominciò a battere come se una mandria di cavalli gli galoppasse dentro. Lui di Viola era innamorato fin da quando frequentavano la prima, ma in cinque anni di Scuola Primaria non aveva mai trovato il coraggio di dirglielo.

Quando lei lo guardava con quei suoi occhi dorati, che catturavano le pagliuzze del sole, gli pareva che una mano gli strizzasse lo stomaco e gli si incollava la lingua al palato. Doveva trovare il coraggio di risponderle. Sì, ma come? Con un messaggino sul cellulare? No.

Se lei gli aveva scritto un biglietto, voleva dire che voleva una risposta “di carta”. Di quelle che non spariscono, di quelle che restano per sempre, di quelle che si possono conservare in mezzo al diario o in un posto segreto. Era così felice che si sarebbe messo a fare capriole sul prato. Si accorse che sorrideva da solo. Strappò un foglio dal quaderno.

C Omprensione C

Riconosci il contenuto del testo.

Di che colore è la barra che contiene la parte del testo in cui si parla di questi sentimenti? Colora il quadratino.

Rabbia Speranza Rassegnazione Umiliazione Amore

Trova le informazioni implicite e le inferenze.

• Che cosa vuol dire ”La rabbia gli strozzava la gola”?

• Perché Giò avrebbe fatto le capriole per la felicità?

• Perché Giò non trova la merenda nello zaino?

• Che cosa significa che Viola voleva una risposta "di carta”?

Collega ogni espressione figurata al suo significato, numerando.

1. Mandria di cavalli che galoppa dentro. Essere molto emozionato/a.

2. Lingua incollata al palato. Essere preoccupato/a.

3. Strizzare lo stomaco. Non riuscire a parlare.

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