3 minute read

Dove porta la curiosità

Next Article
Il testo poetico

Il testo poetico

All’uscita del paese si dividevano tre strade: una andava verso il mare, la seconda verso la città e la terza non andava in nessun posto. Martino lo aveva chiesto un po’ a tutti e da tutti aveva ricevuto la stessa risposta:

– Quella strada lì? Non va in nessun posto.

– Ma allora perché l’hanno fatta?

– Non l’ha fatta nessuno, è sempre stata lì.

– Ma nessuno è mai andato a vedere?

– Sei una bella testa dura: se ti diciamo che non c’è niente da vedere...

– Non potete saperlo se non ci siete mai stati.

Era così ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino Testadura, ma lui non se la prendeva e continuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto.

Quando fu abbastanza grande, una mattina si alzò per tempo, uscì dal paese e senza esitare imboccò la strada misteriosa e andò sempre avanti. Il fondo era pieno di buche e di erbacce e ben presto cominciarono i boschi. Cammina cammina, la strada non finiva mai, a Martino dolevano i piedi e già cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro... quando vide un cane. Il cane gli corse incontro scodinzolando e gli leccò le mani, poi si avviò lungo la strada. A ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. Finalmente il bosco cominciò a diradarsi e la strada terminò sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre, Martino vide un castello e a un balcone una bellissima signora che salutava con la mano.

Spinse il cancello, attraversò il parco e sulla porta trovò la bellissima signora allegra:

– Allora non ci hai creduto alla storia della strada che non andava da nessuna parte.

– Era troppo stupida e secondo me ci sono più posti che strade.

– Certo, basta aver voglia di muoversi. Ora vieni, ti farò vedere il castello.

C’erano più di cento saloni zeppi di tesori. Ogni momento la bella signora diceva: – Prendi quello che vuoi… Ti presterò un carretto per portare il peso.

Martino non si fece pregare e ripartì con il carretto pieno. In paese Martino fu accolto con grande sorpresa. Martino fece tanti regali a tutti e dovette raccontare cento volte la sua storia. Ogni volta che finiva, qualcuno correva a casa a prendere cavallo e carretto e si precipitava giù per la strada che non andava da nessuna parte. Ma quelli tornarono uno dopo l’altro, con la faccia lunga: la strada per loro finiva in mezzo al bosco in un mare di spine. Non c’era né cancello né castello né bella signora. Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova.

C Omprensione C

Trova il significato del testo.

Martino, seguendo la sua curiosità, ha trovato

Segna con più X.

Gianni Rodari vuole dire che la curiosità: è un’emozione positiva. permette di aumentare le conoscenze. sicuramente procura dei guai. consente di trovare diverse opportunità.

Trova le informazioni esplicite.

• Perché nessuno aveva mai percorso quella strada?

• Perché Martino era chiamato Testadura?

Trova le informazioni implicite e le inferenze

Perché le altre persone non trovano il castello?

Perché sbagliano strada.

Perché hanno percorso la strada non per curiosità, ma per avidità.

Perché hanno preso in giro Martino.

Riconosci la tipologia testuale.

• Il protagonista è ....................................................................

• La prova da superare è

• C’è un lieto fine? Sì. No.

• L’aiutante è ................................................................................

• Gli antagonisti sono

• In base a questi elementi, puoi dire che questo racconto è una

Che cos’è la felicità?

Elli salta in braccio alla nonna e le chiede: – Che cos’è la felicità?

– La felicità è un uccello che passa veloce! – risponde la nonna.

– Magari ti si posa sulla spalla oppure ti vola accanto senza fermarsi. Non si può mai sapere.

– E per te, Fido, che cos’è la felicità? – chiede Elli.

– È un bosco pieno di lamponi, alberi e cartelli stradali. È quando faccio scappare in cima agli alberi tutti i gatti mentre me la filo a rosicchiare un bell’osso e come dessert mi mangio una salsiccia. Vado a trovare la vicina del nonno: la signora Novelli sta decorando una torta: – Ma è ovvio: la felicità è fatta di cioccolato! Di cioccolato fondente, bianco, al gianduia… ma anche la cioccolata calda e il budino contengono tracce di felicità.

La felicità te la puoi fare da solo! – sostiene Lollo, il fratello di Elli.

È semplicissimo. Basta prendere una pentola e mescolare caffè, tempera verde, schiuma da barba e terra. Poi aggiungi un uovo e il rossetto della mamma. Ma non starebbe male neanche una macchinina. Nascondi questo miscuglio per due settimane sotto il letto e… Tadam! La zuppa della felicità è fatta! Facile, no? – Mmm… la felicità sarebbe un uccello, il cioccolato o addirittura una salsiccia… troppe cose… Mamma! Che cos’è veramente la felicità?

La mamma ride e conclude: – La felicità più grande è quando due bambini dormono sereni. E ora Elli, va’ a letto anche tu. Buonanotte, tesoro!

La felicità è un uccello nella notte di velluto blu. Un battito d’ali. Un attimo. E una piuma che scende dolcemente dal cielo.

C Omprensione C

Trova le informazioni esplicite.

Sottolinea le parole che spiegano che cos’è la felicità per: Fido; la signora Novelli; la nonna.

Trova le informazioni implicite o inferenze.

Che cosa significa “La felicità è un uccello che passa veloce”?

Che la felicità è irraggiungibile.

Che non tutti possono essere felici.

Che la felicità può durare poco.

This article is from: