Missione Compiuta! 4 Letture

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Tipologie testuali e percorsi tematici

Educazione civica

Visione mentale

Compiti noti e non noti

Competenze non cognitive

Mappe

Logica Linguistica

LIBRO DIGITALE
Letture
Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi
Letture Il piacere di apprendere Gruppo Editoriale ELi

QUAL È LA DI QUESTO TESTO?

Attraverso brani su ARGOMENTI diversi e differenti GENERI E TIPOLOGIE TESTUALI .

Farti assaporare il PIACERE DELLA LETTURA!

COME?

L’ARGOMENTO

I brani ti presentano argomenti diversi vicini alle tue ESPERIENZE , alle tue EMOZIONI , ai tuoi SENTIMENTI .

Ti aiutano a confrontarti con i tuoi compagni e le tue compagne.

Per diventare un lettore/una lettrice competente farai un percorso di COMPRENSIONE DEL TESTO .

I GENERI E

LE TIPOLOGIE TESTUALI

I brani ti fanno incontrare mondi diversi e diversi STILI DI RACCONTO .

ANALIZZA I GENERI E LE TIPOLOGIE TESTUALI per capire quali sono le tue preferenze!

Potrai arricchire lo SCAFFALE DELLA TUA LIBRERIA , con il libro che ti suggeriamo nella sezione

IMPERDIBILE!

Un libro in cui ARGOMENTO e TIPOLOGIA si incontrano.

Leggine una parte con noi e poi… non vorrai perderlo!

E NTO gen ere e
ARGOM

UN AIUTO PER CRESCERE!

ISIONE MENTALE V V

per RAPPRESENTARE nella MENTE e imparare meglio.

CIVICA EDUCAZIONE

per diventare un bravo cittaDINO e una brava cittaDINA.

LETTURA CRITICA

per imparare a ESPRIMERE

le tue OPINIONI

OMPITO NON NOTO C C

per utilizzare le tue COMPETENZE in SITUAZIONI NUOVE

per mettere in gioco le tue DIVERSE INTELLIGENZE

LIFE SKILLS

per utilizzare CIÒ CHE

SAI e CIÒ CHE SEI

nella vita di tutti i giorni.

MIND FULNESS

per STARE BENE con TE e con gli ALTRI .

COSÌ DIRE:

A GIUGNO POTRAI
RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI Ritornare SCUOLA a 8 Bibot va a scuola 9 Per una scuola che assomigli al mondo 10 Camelia e... 11 ... Milo 12 Ricomincia la scuola 13 Un genio nell’astuccio 14 Un bambino “da sistemare” 16 La scuola: un diritto o un dovere? CIVICA EDUCAZIONE 18 Voglio una scuola 19 fantasia e Tra realtà UN TESTO REALISTICO UN TESTO REALISTICO 20 Maestra, chiudi un occhio! UN TESTO FANTASTICO 21 Dal diario del numero 7 TESTO REALISTICO 22 La mia scuola americana 24 Paese che vai... scuola che trovi! TESTO FANTASTICO 26 La Scuola con la S maiuscola 27 Scegli la tua maestra 28 Folletti a scuola TESTO REALISTICO 29 Nella biblioteca della scuola 30 Studiare? Sì, ma... 31 MAPPA IL TESTO NARRATIVO 32 La maestra “spiona” 33 descrivere e Raccontare UN TESTO DESCRITTIVO 34 Il primo temporale di Serafino TESTO DESCRITTIVO Ambienti 36 Il babbo e io al mercato 37 Dalla mia finestra Persone 38 Un cameriere molto originale 39 Valentina e Simona Animali 40 Il Grifone 41 Le foche • La mia foca Oggetti 42 Il pentolino e il fornelletto 43 Vacanze ai Caraibi 44 Nell’ufficio della preside 45 MAPPA IL TESTO DESCRITTIVO 46 Vi presento Sherlock Holmes 48 Trova chi ho visto! 50 avventura e CORAGGIO TEMA: CORAGGIO TESTI CHE PARLANO DI CORAGGIO O PAURA 52 Parole confinanti 53 Il coraggio e la paura 54 Nel corridoio della scuola 55 La tigre bianca 56 Il salto più alto 58 Il coraggio di Martino 60 Il sette 62 In un inferno di fuoco INDICE CONTENUTI DIGITALI DEL VOLUME
SCOPRI RICONOSCI SCOPRI SCOPRI RICONOSCI SCOPRI RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI 64 Robin Hood GENERE AVVENTURA 66 I Filibustieri ai Caraibi 67 Gulliver a Lilliput 68 Achab e Moby Dick 69 L’avventura della balena bianca 70 Nelle terre selvagge 71 Nel forte abbandonato GENERE MITO 72 La cattura di Cerbero 73 La cintura di Ippolita 74 La lotta per il regno 75 MAPPA IL RACCONTO DI AVVENTURA • IL MITO 76 Ulisse e la sfida di Eolo 78 Referendum per il campo da calcio CIVICA EDUCAZIONE 79 Democrazia 80 fantasy e SOGNO TEMA: SOGNO TESTI CHE PARLANO DI SOGNI 82 I due sognatori 84 L’acchiappasogni 85 La Fata del Sonno 86 I sogni in cielo 88 Un bambino difficile? 89 Il coraggio di sognare 90 L’astronave dei sogni 92 I sogni volano in alto 94 Harry Potter e il calice di fuoco GENERE FANTASY 96 Oltre la porta di luce 97 La sorpresa dell’armadio 98 Le Terre di Incanto in pericolo • Le Guardiane di Incanto • Aspettando l’eclissi 100 Non tutto è perduto 102 La Quercia Fatata 103 MAPPA IL RACCONTO FANTASY 104 In viaggio per liberare l’isola 106 Entra nel mondo del fantasy 108 biografia e ESPERIENZE (auto) TEMA: ESPERIENZE TESTI CHE RACCONTANO UN’ESPERIENZA 110 Un risotto molto speciale 112 Dal dentista 113 Voglio un cane 114 Il bicchiere di aranciata 116 Vieni con noi al forte! 117 Le bugie hanno le gambe corte 118 Quando vivevo in India 119 Un cagnolino di peluche 120 Sotto le bombe 122 Il mondo che vorrei GENERE BIOGRAFIA 124 Clive Granger 125 Maryam Mirzakhani 126 Ipazia 127 Samantha Cristoforetti GENERE AUTOBIOGRAFIA 128 Come sono diventata una scrittrice INDICE
SCOPRI RICONOSCI RICONOSCI RICONOSCI SCOPRI SCOPRI RICONOSCI 129 Come sono diventato uno scrittore 130 Avicenna 131 MAPPA BIOGRAFIA • AUTOBIOGRAFIA 132 Io, Charles Darwin • Charles Darwin (1809-1882) 134 Ricicla i rifiuti CIVICA EDUCAZIONE 136 d iario, AMICIZIA lettera e TEMA: AMICIZIA TESTI CHE PARLANO DI AMICIZIA 138 Spilungo-Frankie 140 La mia amica Chiara 141 Il mio amico Simone 142 La tristorabbiezza 144 La rana e il topo 146 Sono speciale! (a volte) 147 Il mio amico ideale 148 È mio amico, ma... 149 Avere un amico 150 INforma ragazzi! GENERE DIARIO 152 2 maggio • 12 maggio • 23 maggio 153 2 marzo • Martedì, 7 ottobre 154 6 luglio GENERE LETTERA 156 Lettera a Babbo Natale 157 Lettera alla Befana 158 Da: corvonero@sottotetto.it 159 MAPPA DIARIO PERSONALE • LETTERA 160 Il diario di Giulio 162 Carta e penna 164 tea tro e EMOZIONI TEMA: EMOZIONI TESTI CHE PARLANO DI EMOZIONI 166 Odio il teatro 168 La storia di Allegria e Tristezza 169 Il rider 170 H come Happy 171 T come Tristezza • Tristezza 172 Uno scoiattolo nella pancia 174 La gioia nel mondo 176 Il bicchiere parlante 177 Una brutta giornata 178 Alla ricerca della memoria perduta TESTO TEATRALE 180 Alla stazione di King’s Cross 181 Stazione di King’s Cross 182 Per soldi o per amore? 184 Il Re dei Sogni 186 A chi tocca apparecchiare? CIVICA EDUCAZIONE 187 MAPPA IL TESTO TEATRALE 188 Incredibile... oppure vero? 190 Mestiere da donna? CIVICA EDUCAZIONE 192
TEMA: CURIOSITÀ TESTI CHE PARLANO DI CURIOSITÀ 194 Curiosando tra la sabbia 196 La scatola arrugginita 198 Sono curioso: che cosa farò? 200 Il giovane esploratore 201 Curiosità
informazione e CURIOSITÀ
INDICE

202 Galileo Galilei

203 Margherita Hack

204 Voglio la Luna

TESTO INFORMATIVO

206 Le Olimpiadi

208 Che cos’è un dinosauro?

210 L’effetto serra

212 Scoperto un lago sotterraneo su Marte

213 MAPPA IL TESTO INFORMATIVO ESPOSITIVO 214 Un cervello straordinario 216 Dieci giorni

239 LA SIMILITUDINE

Umori del cuore • Il cielo è...

240 LA FILASTROCCA

La pigrizia si svegliò •

M’hanno detto che sul tetto

241 NONSENSE E LIMERICK

Trecentotré trentine •

Un’anziana signora di Praga

242 IMMAGINI IN VERSI

Una strana bottega •

Il mio giardino • Voce nascosta

243 MAPPA IL TESTO POETICO

244 Il cane poeta • La luna

246 Cuore, amore, fiore

247 LE STAGIONI

248 Notte di novembre

249 20 novembre GIORNATA

MONDIALE DELL’INFANZIA CIVICA EDUCAZIONE

TEMA: SENTIMENTI

220 Rabbia rabbiosa

222 Sono timida

223 Sei timida

TEMI CHE FANNO RIFLETTERE SUI SENTIMENTI

224 Mi è venuto da piangere

225 Il pianto è una cosa sana

226 Il diario delle emozioni

227 Rabbia birabbia

228 Le due scatoline

230 Il gioco dei contrari

232 I sentimenti dei bambini

GENERE POETICO

234 LA POESIA • Sono triste, e allora? •

Se penso un cielo

235 LA RIMA • Rima per le rime •

Filastrocca della rima sciocca

236 VERSI COME MUSICA

La locomotiva • Ululava l’ululupo • Bi

238 VERSI COME DISEGNI

Filastrocca dei diritti dei bambini

250 I mille colori dell’autunno

251 La festa delle foglie

252 Notte di gelo

253 27 gennaio GIORNATA

DELLA MEMORIA CIVICA EDUCAZIONE

27 Gennaio

254 La tempesta di neve

255 I capricci dell’inverno

256 Caro Babbo Natale...

257 Il carbone, una tradizione sbagliata

258 Ho visto la primavera

259 22 marzo GIORNATA

MONDIALE DELL’ACQUA CIVICA EDUCAZIONE

Acqua

260 La bacchetta magica della primavera

261 Sì, vieni Primavera!

262 Ho l’estate tra le mani

263 30 luglio GIORNATA

INTERNAZIONALE DELL’AMICIZIA CIVICA EDUCAZIONE

Parlami amico

264 Ricominciamo

RICONOSCI SCOPRI SCOPRI SCOPRI RICONOSCI
CIVICA EDUCAZIONE
SENTIMENTI poe sia e
senza schermi
218
INDICE

RitornareSCUOLA a

Già in quarta!

Ricordate l’ultimo giorno della terza? Eravate sicuramente felici

(W LE VACANZE!) ma anche un po’ tristi (dobbiamo lasciarci per 3 mesi!).

Oggi inizia una nuova avventura che sarà ogni giorno diversa… Buona scuola a tutti e a tutte!

BIBOT VA A SCUOLA

A Bibot, alieno del pianeta Zot, andare a scuola piace un tot. Le scuole del pianeta sono bellissime e cambiano ogni giorno d’aspetto.

Quindi non sai mai cosa aspettarti.

Ieri la scuola di Bibot era una grande nave pirata. L’altro ieri, un castello pieno di torri.

Oggi è una fattoria enorme: ogni aula è una stalla con tre Volamucche, due Caciocavalli, tre Lampogalline e sei Elettropulcini.

– Bambinot – dice la maestra, – state attenti un tot! Si impara la fattoria: c’è da dare da mangiare agli Elettropulcini, mungere i Caciocavalli e spazzolare le ali delle Volamucche.

Bibot e i suoi amici si danno da fare: Zuzot nutre gli Elettropulcini con sassi fosforescenti, Mat munge i Caciocavalli, Zizat spazzola le ali azzurre delle Volamucche.

Gli Elettropulcini splendono sazi, Mat distribuisce caciottine fresche di Caciocavalli per merenda, Bibot sella le Volamucche per una cavalcata.

– Bravi un tot! – dice la maestra.

Come a Bibot, anche la tua scuola potrà trasformarsi ogni giorno in qualcosa di diverso e di interessante. Prova a immaginarla!

8
Laura Walter, Storie brevi, molto brevi, molto molto brevi, Edizioni EL

La scuola è il tuo mondo, il luogo dove stai con gli amici e con le amiche, dove costruirai il tuo sapere.

Sarà una magia… e chi sono i maghi?

Gli insegnanti e le insegnanti e VOI , uno per uno e tutti insieme!

I maestri e le maestre ti aiuteranno:

FARAI MAGIE CON LE PAROLE!

PER UNA SCUOLA CHE ASSOMIGLI AL MONDO

Nel mondo ci sono le terre ed i cieli

Non sono divisi in scaffali

Nel mondo ci sono le fiabe e le arti

Non sono divise in reparti

Nel mondo c’è un nido che è la tua classe

Uscendo non trovi le casse

Nel mondo ci sono maestri un po’ maghi

Ci sono, non solo se paghi

Nel mondo il sapere che vuoi si conquista

Nel supermercato si acquista

E allora rispondi con una parola

Com’è che la vuoi la tua scuola?

9
Bruno Tognolini
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

RitornareSCUOLA a

saranno disposti i banchi, se le bidelle sono ingrassate, se la dirigente ha cambiato colore dei capelli. E… ho voglia di fare matematica!

Arrivata l’ora giusta per uscire di casa, il papà le chiese: – Pronta?

Camelia guizzò verso la porta. – Prontissima!

10

All’angolo della strada la aspettava il suo migliore amico Milo.

A differenza di lei, Milo non aveva l’aria molto felice. Si man giava un’unghia, si guardava attorno sospettoso e faceva dei giri su se stesso come se avesse paura che qualcuno gli piombasse alle spalle. Il solito fifone sospettoso!

– Va tutto bene? – gli chiese Camelia, con voce frizzante.

– Per niente – le rispose lui, con un filo di voce, perdendo il sorriso all’idea della scuola.

Ma con Milo andava sempre così dai tempi della scuola materna e dunque non c’era niente di cui stupirsi.

L’edificio della scuola distava cinque minuti l’anno prece dente, ma quest’anno sembrava essersi avvicinato di un minuto, almeno stando a quanto segnava l’orologio di Milo.

– Oh mamma. Non si sarà accorciata la strada? – chiese Milo, dopo aver guardato di nuovo l’orologio.

Sta’ tranquillo, ti si sono solo allungate un po’ le gambe –ribatté Camelia.

Ma non c’era tempo per approfondire l’argomento, perché videro in lontananza i loro compagni di scuola fare una gran confusione.

Manchiamo solo noi, andiamo! – urlò Camelia.

– Se proprio non possiamo evitarlo… – le fece eco Milo.

11
a
RitornareSCUOLA

LEGGERE: ISTRUZIONI PER L’USO

Molti dicono che “leggere è bello”. Ma sarà proprio vero?

La lettura permette di conoscere mondi nuovi e ti sembrerà di poterli vedere, toccare, sentirne profumi e gusti… Ma per gustare la lettura occorre “leggere bene”. Questo libro ti aiuterà a fare “gli allenamenti” per questo piacevole sport.

La lettura deve essere scorrevole perché le incertezze ti obbligano a soffermarti troppo su una parola.

Cerca di non leggere una parola per volta, ma gruppi di parole uniti dal significato. Segna con una crocetta le parole che hai letto con incertezza.

RICOMINCIA LA SCUOLA

. Stamattina ricomincia la scuola∂ . . La scuola è una cosa buona∂ perché si può gio. Maria ha preparato la cartella∂ , una cartella

, due quaderni∂ , la corda per saltare∂ , , una Barbie∂ , un astuccio∂ , due braccialetti∂ , , il coniglio di peluche∂ , un righello.

Cavoli, non ci sta più niente! Ci sono ancora un sacco di cose da prendere: i dolcetti al cioccolato, i pattini, le caramelle alla fragola e

Allora tira fuori le cose meno importanti: i quaderni, il libro di matematica, l’astuccio, il raccoglitore, il righello. Ma per quanto stia lì a pigiare, i pattini e i vestiti di Barbie proprio

Allora telefona a Giulia, la sua migliore amica.

– Giulia, devi venire a giocare a casa mia. Oggi non posso venire a scuola. La mia cartella è troppo piccola.

12 l’
Ricette per racconti a testa in giù, Editrice Il Castoro
A r t e di... LEGGERE

Leggere bene vuol dire farlo con la giusta intonazione ed espressione.

Rispetta sempre:

• i segni di punteggiatura, che indicano durata delle pause e giusta intonazione, • i verbi, che ti aiutano a creare un’atmosfera coinvolgente.

Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni

CODING UN GENIO NELL’ASTUCCIO

Anna e Bruno sono nella stessa classe. Però non sono amici, perché Bruno sa rispondere a tutte le domande e Anna è un po’ invidiosa.

– Sei proprio antipatico! – gli dice Anna durante l’intervallo.

– Sai sempre tutto. Mi spieghi come fai?

– Ho un genio nell’astuccio! – Non è vero!!!

Sì, invece, è lui che mi suggerisce. – Come fa a stare lì dentro?

– È pic-co-lis-si-mo. Però se vuole diventa GRANDISSIMO.

– Io domani glielo prendo! – esclama

Il giorno dopo Anna, appena entrata in aula, apre l’astuccio di Bruno. Dentro non c’è nessun genio. “Ma forse è invisibile” pensa. Bruno è assente. “Quel vigliacco!” borbotta Anna. “Senza il suo astuccio non ha nemmeno il coraggio di venire a scuola!”.

– Ricordati che sono io adesso la tua padrona! Devi ubbidirmi! –sussurra Anna dentro l’astuccio. – Hai capito?

E infatti Anna alza la mano prima ancora che la maestra abbia finito di parlare. Poi però non sa che cosa dire. Niente. Nessun genio accorre in suo aiuto.

In quel momento entra Bruno, che era andato a fare gli esami del sangue.

– Nel tuo astuccio non c’è nessun genio. Bugiardo! – gli dice Anna.

– Ho inventato tutto – ammette a bassa voce Bruno. – Però se vuoi possiamo fare i compiti insieme.

EDUCAZIONE

CIVICA

Ad Anna, Bruno è molto antipatico. Alla fine, però, diventano amici perché imparano a lavorare insieme. Se un compagno o una compagna ti è antipatico/a, pensi di poter fare uno sforzo per cambiare idea?

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UN BAMBINO “DA SISTEMARE”

Se avete come amico un tipo di nove anni o anche dieci che: si tuffa nei fumetti mentre tutti gli altri si lambiccano il a volte fischietta mentre la maestra corregge i compiti… allora ecco… avete vicino a voi un bambino “da sistemare”.

L’ho scoperto oggi, quando la mamma, dopo essere andata nel pomeriggio a scuola a parlare con la maestra, è tornata a casa con quella parola. Non l’ha però detta apertamente a me, no. L’ha detta al papà dopo cena.

– La maestra mi ha detto che Massimo è intelligente, ma

La cosa lì per lì non ha suscitato in me alcuna reazione. Stavo scartando le buste delle figurine degli animali e speravo di non avere il doppione dell’ornitorinco perché quello non riuscivo a piazzarlo con nessuno: sembrava che tutti avessero l’ornitorinco, compresa Gemma che ne aveva tre. Però adesso ci sto ripensando. Vado in bagno per lavarmi i denti, quando sento mamma dire a gran voce a papà:

– Ancora non hai sistemato la persiana? Ma non avevi detto che oggi, cadesse il mondo, l’avresti aggiustata?

“Cadesse il mondo” è una frase tipica di papà, una di quelle cose che ripete sempre e che mi fanno ridere. Ma in questo momento no perché, cadesse il mondo, secondo le maestre e secondo la mamma, io sono da sistemare. Quindi devo avere qualcosa di rotto da qualche parte,

Lascio perdere spazzolino e dentifricio e vado nella mia camera. Lì il buio non c’è mai, per via di una piccola lampada. È a forma di mezzaluna e, se mi sveglio di notte, è sempre lì a ricordarmi che a quattro passi da me ci sono mamma e papà.

La mia camera è il posto ideale per avere le idee migliori. Sento che mi vuole bene.

14
SCUOLA a
Ritornare

E allora mi metto a pensare. Non ho ossa rotte, quello no. Una volta Michele, durante l’allenamento di calcio, è caduto male e si è rotto un braccio. Il giorno dopo Michele è venuto a scuola con il gesso. Quindi non ho braccia rotte, né gambe, né testa. Allora quel qualcosa da sistemare deve essere den tro di me e non fuori. Questo è davvero preoccu pante. Se una cosa sta fuori, la puoi vedere, toccare. Ma se qualcosa si rompe dentro di te, come si fa? Sento rumore e non riesco a dormire, allora vado in soggiorno, dove vedo papà armeggiare con chio di e cacciavite. Sta sistemando la persiana e forse dopo sistemerà anche me!

Chiodi e cacciavite per Massimo… bambino “da sistemare”!

C OMPRENSIONE C

Rileggi nella parte iniziale del racconto le frasi precedute da un puntino. A quale personaggio si riferiscono?

Indica se le affermazioni sono vere o false.

• La maestra non è affatto contenta del comportamento di Massimo.

• La maestra pensa che Massimo possa migliorare il suo comportamento.

• A Massimo non importa per niente il giudizio della maestra.

• Massimo riflette sulle parole della maestra.

• I genitori sono molto arrabbiati con Massimo.

ISIONE MENTALE V V

Quale tra questi animali è un ornitorinco?

15
a
RitornareSCUOLA

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sono partiti dal loro pianeta Demòs per un’importante missione: effettuare un sondaggio che ha per oggetto l’Educazione civica sulla Terra Sanno che i più sensibili ai problemi sono i bambini e le bambine; dunque hanno preparato una serie di inchieste e domande che proporranno anche a te.

Dino e Dina partono dalla SCUOLA, la “seconda casa dei bambini”: dove un bambino e una bambina stanno discutendo...

LA SCUOLA: UN DIRITTO O UN DOVERE?

CHE FORTUNA, VADO A SCUOLA!

SÌ, POTER FREQUENTARE LA SCUOLA È UNA FORTUNA… ANCHE SE A VOLTE TI SEMBRA CHE NON SIA COSÌ. L’ISTRUZIONE È IL NUTRIMENTO DEL CERVELLO, DEL CUORE, DEL PENSIERO. CHE COSA FARESTI SE IL TUO CERVELLO, IL TUO CUORE, IL TUO PENSIERO NON RICEVESSERO NUTRIMENTO? PENSACI UN PO’...

MA SEI MATTA? FORTUNA?!

Osserva le due immagini. Pensa a quanto i bambini e le bambine della prima fotografia desiderano una scuola con banchi, lavagna, computer, mensa, giochi…

L’ISTRUZIONE È TALMENTE IMPORTANTE CHE È RICONOSCIUTA COME UN DIRITTO E NON COME UN DOVERE. NEL PASSATO L’ISTRUZIONE NON ERA RICONOSCIUTA COME UN DIRITTO PER TUTTI. OGGI INVECE LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI HANNO STABILITO ALCUNI PRINCIPI CHE DOVREBBERO GARANTIRE A TUTTI E A TUTTE UNA BUONA QUALITÀ DI VITA.

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LEGGI IL PRINCIPIO SETTIMO DELLA DICHIARAZIONE

DEI DIRITTI DEL FANCIULLO.

E LA NOSTRA COSTITUZIONE CHE COSA DICE?

DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO

Il fanciullo ha diritto a un’educazione che, almeno a livello elementare, deve essere gratuita e obbligatoria. […] Ogni fanciullo deve avere tutte le possibilità di dedicarsi a giochi e attività ricreative che devono essere orientati a fini educativi.

COSTITUZIONE ITALIANA

Articolo 34 • La scuola è aperta a tutti

L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

Dino e Dina chiedono ai bambini e alle bambine di esprimere il loro pensiero sulla scuola.

La Costituzione Italiana dice che:

• la scuola non può rifiutare alcun bambino. V F

• solo la Scuola Primaria è obbligatoria e gratuita. V F

Che cosa provi tu?

• Sono in numero maggiore i momenti in cui a scuola ti senti bene o quelli in cui ti senti a disagio?

• Che cosa vorresti che gli altri facessero per stare tutti meglio a scuola?

• Che cosa potresti fare tu affinché tutti stiano meglio a scuola?

• Che cosa cambieresti della tua scuola?

Vorrei che i miei compagni/le mie compagne

Vorrei cambiare questo:

Perché tutti stiano meglio io

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VOGLIO UNA SCUOLA

Voglio una scuola che parla ai bambini come la rondine ai rondinini che insegna a volare aprendo le ali e sa che i voli non sono mai uguali.

Voglio una scuola che scavalca muretti e accoglie disegni che non sono perfetti che guarda avanti e traccia sentieri senza scordarsi di quelli di ieri.

Voglio una scuola con dentro il sole che toglie polvere alle parole con porte aperte, grandi finestre e bimbi che ridono con le maestre.

Janna Carioli, Poesie a righe e quadretti, Giunti Junior

Questo libro raccoglie brani scelti delle autrici. Ma da quali libri li avranno presi? E perché avranno scelto proprio quelli? Innanzitutto per farti provare tanti libri diversi… Ti verrà sicuramente voglia di leggerne qualcuno!

Ma che cosa rende i libri diversi tra loro?

Ci sono testi che fanno volare con la fantasia: racconti magici, fiabe, storie di animali, avventure di alieni…

E ci sono testi che fanno conoscere la realtà: storie di bambini e bambine come te, del passato o del presente, sentimenti ed emozioni...

Questi testi vengono definiti TESTI NARRATIVI

Il contenuto, cioè le storie che narrano, ci permette di dividerli in due categorie: RACCONTI FANTASTICI e RACCONTI REALISTICI (o VEROSIMILI)

Nei racconti fantastici i personaggi, i luoghi, i fatti sono frutto della fantasia e difficilmente si possono trovare situazioni simili nella realtà. Anche nei racconti realistici o verosimili i personaggi e i luoghi possono essere inventati dall’autore o dall’autrice, ma raccontano di situazioni che si possono incontrare nella realtà.

fant asia e Tra rea l t à

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CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

MIND FULNESS

Il protagonista è rimasto molto male per il risultato negativo del suo compito.

Se dovesse capitare anche a te, non ti demoralizzare. Cerca di capire quali possono essere state le cause del tuo insuccesso. La prossima volta, di sicuro riuscirai a fare meglio!

Maestra, chiudi un occhio!

Per mille sconfitte al cubo! La maestra Flora oggi mi ha portato il compito di matematica. Non c’era nemmeno un segno rosso, per cui ho pensato: “Ce l’ho fatta! Sono a galla: ho preso la mia prima sufficienza!”.

Poi però ho girato il foglio e l’ho vista: la mia ennesima insufficienza in matematica galleggiava lì, tra i quadretti da cinque millimetri di un foglio spiegazzato.

Nemmeno questa volta la maestra Flora era riuscita a capire la profondità, l’originalità, l’essenza della mia risposta. Eppure mi ero impegnato tantissimo. Quell’insufficienza, messa lì, rosso su bianco, mi sembrava una ferita sanguinante. Una piaga!

E cosa fa uno studente ferito sopra un foglio a quadretti?

Riflette, sbadiglia, si addormenta. Esattamente quello che ho fatto io. Certo la colpa, volendo darla a qualcuno, era anche di Carciofo, il mio gatto, che mi aveva tirato giù dal letto un’ora in anticipo, ma la maestra aveva una parte di responsabilità.

E gliel’ho fatto notare quando, dopo avermi chiamato alla cattedra con il diario, ha scritto alla mamma: “Suo figlio Leonardo oggi si è addormentato in aula e bla bla bla”.

Ammesso che certe situazioni vadano registrate come se fossero eventi storici, mi chiedo perché la maestra Flora non ha chiuso un occhio anche lei. Anzi: tutti e due. Né io né il resto dei compagni avremmo avuto niente da ridire.

Il piacere di... LEGGERE
Emanuela Da Ros, Odio la matematica, Nuove Edizioni Romane
UN TESTO REALISTICO 20

Dal diario del numero 7

Oggi al lavoro ho incontrato quello scemo dell’8. Si dà tante arie perché il 2 si fa in 4 per lui. Vanitoso com’è, si divide con questo e con quello.

Io invece sono diverso, mi divido solo per 1 e per me stesso. Sono così, che ci posso fare? E lui, ogni volta che mi vede, fa sempre quelle battute cretine. Anche stamattina, eravamo vicini in una divisione. Io mi facevo i fatti miei e lui mi fa: – Ti puoi spostare un po’? Sei sempre così spigoloso.

Io gli ho detto: – Spostati tu, ciccione.

Lui mi guarda e mi dice: – Ok, basta così, siamo pari… ... ah tu no, scusa, ah ah ah!

Lo odio.

Oltretutto, mentre la divisione andava avanti, mi hanno messo quel ridicolo cappellino in testa. Mi hanno abbassato e ho anche dovuto lasciargli un resto, così quando hanno abbassato anche lui, è diventato un 18.

Li ho sentiti ridacchiare insieme, lui e l’1, laggiù in fondo. Mentre io sono rimasto attaccato allo zero che sì, è un numero rispettabile, ma non è di grande compagnia.

LETTURA CRITICA

Ti è piaciuto questo racconto? Lo hai trovato divertente? Esprimi il tuo gradimento.

Susanna Mattiangeli, Appunti, cose private, storie vere e inventate di Matita HB, Editrice Il Castoro
21 UN TESTO FANTASTICO

La mia scuola americana

Era una scuola tutta di vetro vicino a New York. C’erano dei corridoi molto ampi e luminosissimi. Ricordo che la prima volta che mi ci portarono non riuscivo a pensare che quella fosse proprio una scuola. Le larghe vetrate molto basse davano su di un immenso prato verde. Il primo giorno che mi iscrissero, in America, mi sentivo tanto infelice. Nella solita scuoletta del mio rione, buia, vecchia, ma così simpatica, avevo lasciato i miei compagni e mi pareva di odiare i miei genitori e tutti quelli che avevano rotto l’incantesimo delle mie amicizie.

Il direttore, pelato, mi accompagnò nella mia classe attraverso i lunghi corridoi, e su ogni pannello colorato vedevo disegnati tanti cuori rossi, verdi, viola, neri e pensavo: “A casa mia i cuori sono sempre rossi”.

Ma poi c’era scritto “San Valentino”, “Il giorno di San Valentino”, “Vuoi essere il mio Valentino?”, “Vuoi essere la mia Valentina?”.

“Mi sa” pensavo “che qui son tutti scemi”. Ma mi sentivo così sperduto che avrei voluto allungare la mano e infilarla nella mano del direttore. Forse con la mia maestra l’avrei potuto fare. Ma lì, con quel signore che mi trattava con tanto garbo come se fossi stato un grande, era proprio impossibile. Mi ricordavo l’ostilità, le risatine e le gomitate con le quali avevamo, l’anno prima, accolto un bambino che, a metà

OMPITO NON NOTO C C

Quale monumento si trova a New York?

22 fantasia e Tra realtà TESTO REALISTICO
Lucia Tumiati, Saltafrontiera, Giunti Junior

dell’anno scolastico, aveva cambiato scuola. Gli avevamo fatto un sacco di dispetti.

– Lo sai che cos’è il giorno di San Valentino? – mi chiedeva intanto il direttore.

– No, Sir.

È un giorno dedicato ai ragazzi. A chi si vuol bene e per cui si ha simpatia, si regala un cuore.

– Yes, Sir.

Il direttore si fermò. Sul pannello vicino alla classe dove dovevo entrare c’erano decine di cuori incrociati, infilzati, appesi a un paracadute e su ogni cuore c’era scritto: Giorgio, vuoi essere il mio Valentino?

Ho guardato il direttore con immenso stupore e lui ha sorriso semplicemente, dicendomi: – È per te.

Sono entrato in classe: “Hip, hip, hip, hurrà!” strillavano i ragazzi. E io lì come uno scemo che piangevo senza saper che dire.

Loro non capivano che tanta amicizia potesse far piangere e io non capivo come si potesse essere così amici senza neppure conoscerci, senza essersi fatti nessun piacere e nessun dispetto.

E non capivano che piangevo non perché desiderassi la mia vecchia scuola buia, ma perché la nostalgia delle vecchie care cose di scuola era stata battuta dal loro riso semplice e stupito.

A NALISI A

SCOPRI quali sono le caratteristiche del testo narrativo

Il NARRATORE di questo testo, cioè la persona che racconta i fatti è: un’autrice che parla di un bambino. un bambino che narra ciò che gli è successo.

Lo SCOPO, cioè il motivo per cui l’autrice ha scritto questo testo, è raccontare un avvenimento, farci immaginare un luogo e comunicarci le sue emozioni.

Sei d’accordo? Sì. No.

Il CONTENUTO di un testo narrativo può essere realistico o fantastico In questo caso è

La STRUTTURA del testo, cioè il modo in cui sono narrati i fatti, permette di comprendere la TRAMA, che è l’insieme dei fatti.

Per introdurre i fatti nel suo racconto l’autore ti comunica subito di che cosa parlerà.

Poi il suo racconto si sviluppa e, pian piano, ti fa entrare nell’argomento. Per non lasciarti con dubbi, conclude in modo chiaro.

Il testo narrativo può essere diviso in sequenze, cioè in parti brevi.

Il luogo, il tempo, il personaggio sono gli ELEMENTI DEL TESTO che ti hanno permesso di capire se ciò che è narrato può essere realmente accaduto o se è solo fantasia.

TESTO REALISTICO
fantasia e Tra realtà 23

Paese che vai... scuola che trovi!

Quando Paolo partì per il Giappone con i genitori, perché la mamma e il papà erano giornalisti e avrebbero scritto articoli da Tokyo per i giornali italiani, la nonna gli regalò nove paia di pantofole.

Il viaggio in aereo fu pieno di domande ai genitori: – Come sarà la mia scuola? Come saranno i miei nuovi amici? Come sarà la nostra nuova casa?

La casa era bellissima: di legno, a due piani, con il giardino.

Le pareti che dividevano le camere erano di carta, scorrevoli.

C’era la stanza del tatami, dove il pavimento era ricoperto di stuoie di paglia di riso intrecciata.

Ma la cosa che più stupì Paolo quando giunse davanti alla porta della sua nuova casa, e che gli fece pensare alla nonna con emozione, fu che all’ingresso occorreva togliersi le scarpe e indossare le pantofole.

Un bel paio di pantofole da sfilare però subito dopo per accedere alla stanza del tatami, dove nessun tipo di calzatura era ammesso.

La padrona di casa disse: – Usciti dalla stanza del tatami occorre di nuovo indossare le pantofole da casa. Giunti al gabinetto bisogna togliere le pantofole da casa e indossare quelle da gabinetto.

Paolo chiese: – Come mai? Perché?

– Pulizia significa bellezza! – rispose la padrona di casa – Anche a scuola indosserai le pantofole. – Le pantofole da scuola? – sottolineò Paolo.

24 fantasia e Tra realtà TESTO REALISTICO
Emanuela Nava, I bambini del mondo, Einaudi Ragazzi

A scuola i suoi maestri e i suoi compagni lo accolsero con inchini e sorrisi.

All’entrata Paolo indossò le pantofole. I maestri e i compagni parlarono in giapponese, ma soprattutto parlarono a gesti, perché Paolo non era ancora in grado di comprendere ogni parola.

Lo condussero in uno sgabuzzino dove erano custoditi scope e stracci e mimarono i movi menti che si compiono quando si lavano i vetri, si spazza il pavimento, si spolverano i banchi. Per un attimo Paolo pensò che si trattasse di uno scherzo o addirittura di una prova da su perare per essere accolti nella classe, per di mostrare che il nuovo allievo non si sarebbe sottratto a nessun compito. Un insegnante spiegò: – Oggi è il giorno delle pulizie. In Giappone non sono i bidelli a pulire le aule, ma i maestri e i bambini che in quella stessa aula trascorrono molte ore del giorno. Paolo vide che anche i maestri e i bambini delle altre classi stavano raccogliendo scope e stracci. Entrarono tutti insieme nell’aula. Maestri e bambini iniziarono a occuparsi di tutto con gioia. Cantavano mentre strofinavano, lucidavano, spazzolavano.

ISIONE MENTALE V V

Osserva e memorizza la posizione geografica del Giappone.

A NALISI A

SCOPRI quali sono i tipi di sequenze del testo narrativo.

In un testo il racconto dei fatti può avvenire in modi diversi. Per questo si possono individuare diversi tipi di sequenze, cioè parti brevi del racconto Sequenza narrativa: racconta un fatto che accade nel racconto.

Sequenza descrittiva: descrive un personaggio, un luogo o una situazione in modo che sia rappresentabile nella mente.

Sequenza dialogica: riporta i dialoghi che avvengono tra i personaggi.

Sequenza riflessiva: riporta i commenti, i pensieri, i giudizi, le riflessioni dell’autrice/autore o di un personaggio.

Colora le barre, utilizzando i colori giusti, per evidenziare la sequenza descrittiva, la sequenza riflessiva, le tre sequenze dialogiche, le sequenze narrative

TESTO REALISTICO
25 fantasia e Tra realtà

A NALISI A

RICONOSCI

Il contenuto del racconto è: fantastico realistico

Questo racconto parla di , cioè ha come argomento la

Il narratore è il protagonista del racconto?

Sì. No.

La Scuola con la S maiuscola

Quell’estate, scavarono una grande buca nel terreno, gettarono le fondamenta e, mattone su mattone, costruirono una scuola.

Gli insegnanti arrivarono, così come i bambini.

Una bambina piccola con le lentiggini non voleva proprio saperne di entrare.

“Devo essere proprio orribile” pensò la Scuola, e sospirò.

La Scuola osservò i bambini più piccoli seduti in cerchio sopra uno dei suoi tappeti.

– Quando è il vostro turno, direte il vostro nome – li invitò la maestra.

Era il turno della bambina con le lentiggini, ma non disse nulla. Rimase in silenzio a fissarsi le scarpe.

– Non mi piace la scuola – sussurrò la bambina in un soffio.

“Be’, magari nemmeno tu piaci a lei…” pensò la Scuola.

Più tardi i bambini disegnarono usando pastelli e glitter.

La bambina con le lentiggini disegnò la scuola.

“È proprio uguale a me” pensò la Scuola. “Tranne che per i brillantini. È come se mi conoscesse da sempre…”.

– Mi dai il tuo disegno? – chiese la maestra alla bambina.

– Non dirlo agli altri, ma secondo me è il più bello!

La Scuola pensò che probabilmente la maestra aveva ragione.

La bambina con le lentiggini sorrise quando la maestra appese il suo disegno sulla bacheca con una puntina.

– Ahi! – disse la Scuola, ma non le fece male sul serio. Alle tre in punto, i genitori riabbracciarono i bambini.

– È stato un grande giorno per te – disse il Custode.

– Potresti… – iniziò a dire la Scuola. – Potresti farli ritornare anche domani? Soprattutto quella bambina con le lentiggini.

26 fantasia e Tra realtà TESTO FANTASTICO
Adam Rex, Un grande giorno per la scuola, Giunti Editore

Scegli la tua maestra

Sul pianeta Arret, che si trova dalla parte opposta dell’Universo rispetto alla Terra, da tempo sono in commercio nuovi favolosi giocattoli educativi: le maestre giocattolo.

Sembra che tra qualche decennio saranno in vendita anche qui da noi sulla Terra, perciò è bene saperne di più. Che cosa sono? Come funzionano?

Si tratta di maestre robot tecnologicamente così sofisticate che non presentano alcuna differenza rispetto a una normale maestra in carne e ossa.

Ma in realtà sono costruite in laboratorio secondo precise tipologie per accontentare al meglio gli alunni e le loro famiglie.

– Basta con le solite maestre che ti capitano a caso! –dicono già molti genitori del pianeta Terra. – Vogliamo anche noi maestre giocattolo come ad Arret. Meglio che noi bambini e noi famiglie scegliamo quella che è (o ci sembra) la maestra più adatta per nostro figlio!

Ma qual è la maestra migliore per un bambino?

Semplice – dicono sempre i genitori del pianeta Arret, ma ormai anche tanti genitori del pianeta Terra – basta leggere attentamente questo catalogo e poi, insieme ai propri figli, sceglierne una.

Voi, bambini e bambine, che cosa ne pensate?

Con le maestre giocattolo avremmo una scuola e un mondo migliori?

C OMPRENSIONE

L’autore introduce l’argomento spiegando che parlerà di

L’autore conclude il testo con una domanda perché:

non sa come terminare il racconto. vuol far riflettere il lettore.

Questo è un racconto fantastico perché parla di (attenzione, le risposte giuste sono tre!): maestre giocattolo. genitori che si preoccupano per i bambini. catalogo per scegliere le maestre. bambini che vanno a scuola. laboratori per la costruzione delle maestre.

TESTO FANTASTICO 27 fantasia e Tra realtà
Giuseppe Caliceti, Il catalogo delle maestre, San Paolo
C

l’ A r t e di... LEGGERE

L’asterisco * divide il brano in due parti. Leggete a coppie, come se foste due attori o attrici, dando espressione e intonazione. Nella prima parte dovrete sottolineare l’incalzare delle azioni dei folletti.

Folletti a scuola

Quando tutta la classe fu entrata il professor Allock si schiarì rumorosamente la gola e cadde il silenzio. Si chinò per raccogliere una grossa gabbia coperta da un panno e la posò sulla cattedra.

– Devo chiedervi di non gridare – disse Allock abbassando la voce. – Potrebbe aizzarli.

Mentre la classe tratteneva il respiro, Allock tolse la coperta.

– Ebbene sì, – disse in tono drammatico – Folletti della Cornovaglia appena catturati. Vediamo che cosa siete capaci di farne! – e aprì la gabbia.

Ci fu un pandemonio. I folletti schizzavano in tutte le direzioni come missili. Due di loro afferrarono Neville per le orecchie e lo sollevarono in aria. Molti si fiondarono contro le finestre, innaffiando di vetri rotti quelli dell’ultima fila. Altri si impegnarono a distruggere la classe. Afferrarono calamai e spruzzarono inchiostro dappertutto, ridussero a brandelli libri e fogli, afferrarono borse e libri e li scaraventarono fuori dalle finestre rotte. *

Nel giro di pochi minuti metà della classe si riparava sotto i banchi.

– Su muovetevi, radunateli! In fondo sono solo folletti –gridava Allock.

Brandì la bacchetta magica e ruggì: – Peskipiksi Pesternomi!

Non accadde assolutamente nulla. La campanella suonò e ci fu un fuggi fuggi verso l’uscita.

Allock vide Harry, Ron e Hermione che avevano quasi raggiunto la porta e disse: – Bene, affido a voi il compito di rimetterli nella gabbia.

28 fantasia e Tra realtà TESTO FANTASTICO RICONOSCI
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la camera dei segreti, Salani
A NALISI A

Nella biblioteca della scuola

Il primo giorno di scuola la Maestra ha portato la classe a fare un giro della scuola e ognuno ha dovuto scegliersi un compagno per la fila.

La mia compagna era Lucilla e ci siamo date la mano.

Davanti a noi c’era quel bambino che potrei picchiare anche con una mano sola e il suo compagno era Giovanni. Lo odio, quel Giovanni.

Il primo posto che abbiamo visto è stata la biblioteca, cioè il posto dove ci sono i libri. E indovinate un po’? I libri sono la cosa che più mi piace al mondo.

– AH, CI SONO TRILIONI DI LIBRI QUI! MI

PIACE QUESTO POSTO! – ho gridato.

La bibliotecaria mi si è avvicinata per dirmi di abbassare la voce.

– Certo, solo che… indovina un po’? A me piacciono tantissimo i libri con le figure. Mia mamma dice che quando diventerò grande mi piaceranno anche quelli con le parole, e anche i broccoli.

Il bambino che potrei picchiare con una mano sola ha detto: – Sssssh!

Gli ho mostrato il pugno e lui si è voltato. Dopo la biblioteca siamo andati alla mensa, che è il posto dove i bambini mangiano il pranzo.

– Ummm… – ho detto. – Che profumino!

Sento odore di polpette al sugo!

Giovanni si è tappato il naso.

– Sai una cosa?... Puzzi! – ha detto. – Puzzi proprio.

Lucilla si è messa a ridere, perciò ho smesso di darle la mano.

A NALISI A

RICONOSCI

In questo brano l’introduzione presenta:

i personaggi.

una situazione. un luogo.

La conclusione: invita il lettore a riflettere. spiega come termina l’episodio.

Una parte del racconto è in stampato maiuscolo perché:

è una parte importante. sono le parole della protagonista. indicano che la protagonista parla a voce alta.

TESTO REALISTICO 29 fantasia e Tra realtà
Barbara Park, Giulia B. e il primo giorno di scuola, Mondadori

Leggere un brano con dialoghi (sequenze dialogiche) insieme a una compagna o un compagno aiuta a dare espressività alla lettura.

CODING

Segui queste tappe:

NALISI A

RICONOSCI

Il contenuto di questo brano è il colloquio tra

Il luogo è

STUDIARE? SÌ, MA…

– Buongiorno, maestro Angelo. Come va a scuola Valentina?

– Devo contenerla un po’, signora Castelli.

– Oh, no. Alludo alla sua curiosità. Non la smette mai di fare

– Ah, non me lo dica, lo fa anche a casa. Dev’essere un “di-

– Ma non lo considero un “difetto”. Anzi, mi auguro che contagi i suoi compagni. Meglio essere curiosi che apatici.

– Comunque, studia volentieri?

– Studia e impara. Ma è selettiva.

– Studia soprattutto ciò che le piace e trascura un po’ ciò che non le interessa. A ogni modo, ciò che conta è che sua figlia conservi il gusto di imparare e che se lo porti dietro nel corso dei suoi studi. Io provo a far innamorare i miei alunni della scuola.

I personaggi sono

Il testo è realistico o fantastico?

– E ci riesce bene. Valentina non ha mai finto di star male per non venire a scuola. Ricorda quella volta che volle essere accompagnata in classe con la febbre? Speriamo che continui così anche alle medie e alle superiori.

– Valentina è orgogliosa. Sono sicuro che si impegnerà al massimo anche quando sarà più grande. Immagino che lei e suo marito siate fieri di lei.

30 l’ A r t e di... LEGGERE
Angelo Petrosino, Aiuto, ho un debito in mate!, Piemme
A

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il TESTO NARRATIVO è il racconto di fatti reali o immaginari

Nel racconto realistico fatti, personaggi e luoghi appartengono alla realtà.

Nel racconto fantastico fatti, personaggi e luoghi sono frutto della fantasia.

SCOPO

Raccontare una storia per appassionare il lettore.

ELEMENTI

Personaggi, tempo e luogo.

IL TESTO NARRATIVO

CONTENUTO

Un argomento che può essere realistico o fantastico.

STRUTTURA

Introduzione, svolgimento, conclusione.

NARRATORE

Il narratore può essere:

• esterno: narra in terza persona;

• interno: narra in prima persona

ISIONE MENTALE V V

Un castello e una bambina possono essere elementi sia di un racconto realistico sia di un racconto fantastico Colora la cornice della situazione che può essere solo di fantasia.

fantasia e Tra realtà
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 20-35
31

VERIFICA

La maestra “spiona”

Come ogni mattina, prima di entrare, la maestra Giuditta sbirciò in quarta A dalla porta socchiusa.

Eh, sì. Le piaceva spiare i suoi ragazzi. Coglierne le espressioni e catturarne i gesti. Così facendo aveva scoperto molte cose su di loro. Quel lunedì mattina di settembre c’erano proprio tutti. A cominciare dalle gemelle Anna e Lisa. Ai genitori bastava pronunciare un unico nome, Annalisa, ed entrambe accorrevano. Quanto fiato risparmiato!

Dietro di loro, vicino alla finestra, c’era Francesco. Aveva una paura terribile dell’acqua. Al mare o in piscina il livello massimo delle sue immersioni era le ginocchia, convinto com’era che, ficcando la testa sott’acqua, quest’ultima sarebbe penetrata dalle orecchie nel cervello, con chissà quali conseguenze!

Cinzia, magra come un manico di scopa, disegnava cuori in una pagina del suo diario.

Federico, come sempre, era concentrato a battere il record sul suo videogame. E poi Caterina, che sognava a occhi aperti e viveva nel suo mondo pieno di colori. Giuditta si soffermò a guardare la dolcezza del suo sguardo. Un urlo proveniente dall’aula la riportò alla realtà. Entrò con passo da bersagliere. I ragazzi la salutarono in coro.

Posò il registro sulla cattedra, ma, dato che il brusio non accennava a diminuire, lanciò il solito fischio da marinaio. Era il segnale dell’attenzione.

A NALIZZO A C OMPRENDO C

1 Riconosci la struttura del testo colorando la barra in questo modo: introduzione, svolgimento, conclusione.

2 Riconosci gli elementi del testo: il luogo è , il tempo è determinato perché , il personaggio principale è , gli altri personaggi sono ............................................................................................

1 Il contenuto di questo testo è realistico perché ..............................................................

CHE COSA SO? T

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo testo narrativo?

Sì. No. In parte.

COME S O?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.
32

Il testo descrittivo

Fai un salto indietro nel tempo: sicuramente alcuni anni fa hai letto la fiaba di Cappuccetto Rosso. Probabilmente era un libro con le illustrazioni. Ma come ha fatto chi illustra a rappresentare così bene i luoghi, i personaggi e le emozioni che provavano, e addirittura i loro movimenti? Chi ha fatto i disegni ha seguito sicuramente le descrizioni che aveva scritto l’autore. E perché l’autore ha aggiunto delle descrizioni alla narrazione?

Semplice! Per aiutare chi legge a immaginare i personaggi e i loro sentimenti, i luoghi e le loro caratteristiche, proprio come lui o lei le immaginava.

Ecco a che cosa serve una DESCRIZIONE.

A far vedere come in una fotografia l’aspetto fisico, le abitudini, i comportamenti e il carattere di un personaggio o gli aspetti caratteristici di un luogo o di un oggetto

Ripensando a Cappuccetto Rosso, grazie alle descrizioni, puoi addirittura immaginare il profumo e i suoni del bosco, la voce del lupo, della nonna e di Cappuccetto Rosso.

descr i vere Raccont a re e

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CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

UN TESTO DESCRITTIVO Il piacere di... ASCOLTARE

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

MIND FULNESS

I suoni della natura a volte rilassano, a volte spaventano, a volte incuriosiscono.

Se senti intorno a te suoni della natura che ti spaventano, rilassati cercando di capire da che cosa sono causati. Se segnalano veramente un pericolo, rispetta le regole di prevenzione e cerca l’aiuto di una persona adulta.

Il primo temporale di Serafino

Al passero Serafino piaceva osservare i bambini dell’asilo mentre giocavano, si rincorrevano, si scambiavano le merende. Lo stava facendo anche quella mattina, quando il cielo si velò all’improvviso e un vento impetuoso cominciò a scuotere i rami, sollevare la polvere nel cortile e scompigliare i capelli dei bambini.

Le maestre si alzarono di scatto dalle sedie e gridarono: – Tutti dentro. Sta per scoppiare un temporale!

In pochi secondi i bambini sciamarono nell’edificio strillando e la porta d’ingresso si chiuse con violenza alle loro spalle. Serafino non aveva mai assistito a un vero e proprio temporale. Ma il vento che squassava l’albero e il sordo brontolio del tuono che si faceva sempre più vicino lo spinsero a rientrare in fretta nel nido.

I rami vibrarono come corde e rischiò più volte di cadere e di essere travolto dal vento. Finalmente si infilò nel nido e vi si rannicchiò.

Quasi subito cominciò a piovere. Era una pioggia a scrosci, sferzante, che staccava a manciate le foglie dai rami. I lampi illuminavano l’albero e sembrava che volessero incendiarlo.

34

I tuoni, invece, erano come delle esplosioni che stordivano e facevano balzare il cuore in gola.

Serafino mise il capo sotto un’ala, chiuse gli occhi e sperò che tanta violenza finisse presto.

Ma poco dopo la pioggia si trasformò in grandine. Chicchi grandi come l’uovo dal quale era nato si infilavano tra foglia e foglia e riuscivano a spezzare i rami più sottili. A un certo punto, uno di quei chicchi penetrò nel nido.

Serafino ebbe un sussulto e rimase paralizzato. Si riebbe subito, però, e spinse fuori con il becco l’uovo di ghiaccio che aveva cominciato a sciogliersi.

Per fortuna il temporale si placò quasi subito e pochi minuti dopo il cielo si aprì e ricomparve il sole.

Il cortile era coperto di foglie, ma non si era allagato, perché l’acqua era defluita sulla strada ed era finita nei tombini.

Una maestra aprì la porta d’ingresso e disse: – Bambini, venite a vedere.

I bambini uscirono timidamente nel cortile.

Quante foglie.

C’è una lumaca laggiù.

Adesso lo scivolo è lavato e pulito.

– Guardate, l’arcobaleno!

I bambini alzarono gli occhi verso l’arco colorato comparso tra un palazzo e l’altro ed esclamarono in coro: – Oh!

Poi rientrarono.

Serafino fece capolino dal nido. Il nido era ancora protetto da una folta barriera di foglie.

LETTURA CRITICA

Ti è piaciuto questo racconto?

Sei riuscito/a a immaginare, “vedere”, “sentire” il temporale?

CHE COSA SO?

Durante la lettura dell’insegnante, se non capisco il significato di alcune parole:

alzo la mano. cerco di dedurre il significato. mi confondo.

35

A NALISI A

Il babbo e io al mercato

SCOPRI

alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

Questa è la descrizione di un AMBIENTE ed è: soggettiva, cioè il narratore inserisce commenti e sensazioni personali. oggettiva, cioè il narratore non esprime giudizi o impressioni personali.

Il narratore descrive il luogo in modo: generale (senza soffermarsi sui particolari). particolareggiato (si sofferma sui particolari).

Il narratore: utilizza dati dinamici (descrive un soggetto in movimento). non utilizza dati dinamici (non descrive un soggetto in movimento).

Questa descrizione ti ha permesso di “vedere” il mercato? Disegnalo sul quaderno.

Il babbo camminava saltellando, proprio come chi è molto incuriosito.

Ai margini della strada c’erano tante case. Piccole celle-negozio che ingombravano il marciapiede con le loro mercanzie. Tutto sembrava strano, anche i meloni e le banane, anche le tazze e i vasi variopinti e i cesti di vimini, le pile di ciambelle e di focacce, i teli di cotone sgargianti, le stoffe di seta ricamate d’oro e d’argento, i legni laccati, i rami lucenti e sbalzati, le filigrane dorate e d’argento, le collane di semi.

Tutto usciva, traboccava dalle piccole celle e stava appeso a dei pali sopra la nostra testa, per la strada, mentre i mercanti restavano seduti sui tappeti all’interno, nel buio e nel mistero.

Nag camminava come un principe fra la sua gente, snodato, leggero, trionfante. E noi dietro, affascinati. Labirinti di stradine e catapecchie fiancheggiavano la strada principale, varie bestie da cortile sul marciapiede quasi inesistente e più di una volta capannelli di gente con carretti e tricicli fermi, per lasciar passare una mucca che qui è sacra e intoccabile.

36 AMBIENTI descrivere e Raccontare
Lucia Tumiati, Saltafrontiera, Giunti Junior

Dalla mia finestra

La mia casa non è in centro città e dalle finestre della cucina vedo un grande capannone dove entrano ed escono grossi camion. Io mi diverto, a volte, a stare a guardare il viavai perché è un po’ come stare davanti alla tv. Osservando bene ho visto che sopra la bocca del portico, dove va poi a sbattere la saracinesca, c’è una lunga fessura, e dalla mia casa sembra nera. Dev’essere il buio che c’è dietro. Chissà cosa trasportano quei camion?

A volte escono anche di notte.

Adesso è primavera e sono arrivate le rondini. Guardando ho visto che molte di loro entrano attraverso quella striscia nera sopra al bandone. Mi piace osservare quello che accade. Le vedo entrare e uscire indaffarate, a volte sento i loro strillini, come sono allegri! Certo hanno fatto i nidi dentro al capannone, devono essere in tante. Un giorno che stavo guardando proprio lì ho visto un gatto rosso appostato davanti al bandone chiuso.

“Aspetterà un topo” ho pensato, seguitando a guardare, strizzando bene gli occhi.

Ma il gatto era sempre là fermo. Dopo tanto tempo, ho visto una scena incredibile. D’improvviso dalla fessura nera sono uscite delle rondini e si sono avventate contro il gatto rosso, mettendolo in fuga.

A NALISI A

Questa descrizione è soggettiva o oggettiva?

Il narratore descrive il luogo in modo generale o particolareggiato?

Sottolinea le parti in cui il narratore utilizza dati dinamici, cioè descrive il movimento dei camion e delle rondini.

AMBIENTI 37 descrivere e Raccontare
Lucia Tumiati, La pace è bella, Giunti Junior RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

A NALISI A

SCOPRI come si descrive una PERSONA.

La descrizione di una PERSONA, per essere completa, deve comprendere aspetto fisco, abbigliamento, carattere e comportamento.

Per “farci vedere” il cameriere, l’autrice descrive: aspetto fisico, abbigliamento, carattere, comportamento. solo l’aspetto fisico.

Questa descrizione è: soggettiva oggettiva

Un cameriere molto originale

Rocco ha una tavola calda all’interno del mercato di Sant’Ambrogio, a Firenze.

È una persona semplice; è spiritoso e amichevole.

È il classico tipo che si metterebbe a raccontare tutte le sue cose e i suoi problemi al primo mercante che grida girando per le strade. Spesso vado a mangiare da lui e mi dà subito una pacca sulla spalla in segno di affetto. Serve velocemente i clienti, chiacchiera con tutti, quando parla in fiorentino stretto con i parenti non si capisce una parola neanche se stai a due millimetri di distanza dalla sua bocca.

È abbastanza magro, una faccia interrogativa con dei baffettini grigi, la testa un po’ pelata e due occhi neri molto espressivi.

Non si può dire che vesta chic o elegante, ha quasi sempre un brutto gilè marrone sopra una felpa scura e dei semplici pantaloni. Ai piedi calza un paio di calzettoni color verdognolo marcio e due scarpe che non incastrano proprio con il resto del vestito.

È molto cordiale con tutti, tanto che quando la mia mamma compra qualcosa da lui mi regala sempre un latte alla portoghese, una specie di budino.

È tenero e spesso ha paura di dire stupidaggini.

Ha circa cinquant’anni, ma sembra quasi un ragazzino di vent’anni, si muove agilmente, parla di cose spiritose.

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PERSONE
Alice Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli
descrivere e Raccontare

Valentina e Simona

Mia sorella Valentina ha cinque anni più di me e si crede la più bella del mondo, anche se dice in continuazione “che mostro che sono”. Secondo me ha ragione, ma quando glielo dico io diventa blu dalla rabbia e si mette subito a strillare. Non capisco perché se lo vuole dire da sola!

Da grande vuole fare la modella e con questa scusa sta in bagno delle ore a provarsi i trucchi della mamma e si fa la doccia tutti i momenti.

Valentina ha un’amica del cuore, che si chiama Simona.

Simona sta sempre a toccarsi i capelli e a buttarseli indietro, e se uno le sta vicino, paf!, in faccia. E poi questa Simona ha paura di tutto: dei criceti, delle cavie, delle mosche, dei ragni e anche delle lumache; insomma è peggio di Valentina. Quando viene a casa, Simona e Valentina si chiudono in camera e dicono che devono studiare, ma non è vero. Loro parlano di ragazzi e tengono un diario segreto. Parlano dei ragazzi, parlano degli attori della Tv e poi ricominciano a parlare dei ragazzi.

Io un giorno sono stata un’ora ad ascoltare e quasi quasi mi addormentavo dalla noia.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo

Questa descrizione è soggettiva o oggettiva?

Riesci a capire quale di queste due ragazze è Simona?

Sì. No.

Perché non riesci a riconoscerla?

Quale aspetto della descrizione di Simona (aspetto fisico, carattere…) manca nel testo?

39 PERSONE
descrivere e Raccontare
Angela Nanetti, Veronica ovvero “i gatti sono talmente imprebedibili”, Edizioni EL

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della descrizione di un ANIMALE

Le parti evidenziate sono similitudini e paragoni perché l’autrice per descrivere il Grifone: descrive altri animali. richiama alla mente caratteristiche di altri animali.

La parte sottolineata in descrive: gli aspetti fisici. il carattere e le abitudini

La parte sottolineata in descrive: gli aspetti fisici il carattere e le abitudini

Il Grifone

Il Grifone è un animale fiero e nobile, metà leone e metà aquila. Il corpo e la coda sono identici a quelli di un leone, solo otto volte più grandi, mentre la testa e le ali sono come quelle di un’aquila, ma le sue orecchie appuntite ricordano quelle di un cane. Il suo colore è variabile: alcuni Grifoni sono blu, con piume rosso-rosate sul petto e ali bianche dalla punta azzurrina, mentre il corpo è fulvo come quello di un leone.

I Grifoni vivono in regioni montuose disabitate o in paesi desertici, e fanno il nido su rocce scoscese, da cui scendono in picchiata in cerca di cibo.

Un solo Grifone è più forte di un centinaio di aquile e riesce ad afferrare facilmente un paio di cavalli o due buoi aggiogati Alcuni Grifoni prestano servizio agli déi, così come i cavalli con gli uomini.

I lunghi artigli del Grifone sembrano le corna di un bue Si scuriscono a contatto del veleno, ed è per questa ragione che sono così ricercati.

Questi animali sono così fieri e vigili che è praticamente impossibile catturarli o ucciderli.

Occasionalmente, capita che qualche persona, ritiratasi per condurre una vita solitaria, si imbatta in uno di loro che si è ferito contro le rocce o è finito in un cespuglio di rovi. Se l’eremita è abbastanza coraggioso e compassionevole da curarlo, il grifone riconoscente si strapperà un artiglio e glielo regalerà.

OMPITO NON NOTO C C

Questo è un giogo:

Sapresti dire con parole tue che cosa significa ”due buoi aggiogati”?

40 ANIMALI
Alison Lurie, Lo zoo della fantasia, Mondadori
descrivere e Raccontare

dal Web e focusjunior.it

Le foche

Le foche sono mammiferi adattati alla vita acquatica, con un corpo allungato, irregolarmente cilindrico, rivestito da uno spesso strato adiposo ricoperto da un fitto pelo corto, vellutato, impermeabile all’acqua. Hanno la testa piccola e leggermente appiattita e orecchie prive di padiglione auricolare esterno. Il muso è provvisto di alcuni baffi lunghi e robusti detti vibrisse. Gli arti anteriori sono trasformati in pinne mentre quelli posteriori costituiscono un’unica pinna posterio re. Sulla terraferma sono lente e goffe, a causa del corpo tozzo e delle zampe posteriori fuse in sieme, che rendono la loro andatura un buffo mix di scivolate e movimenti a zig-zag. Ma quando nuotano sono atlete formidabili: si muovono con agilità in acque gelide e coperte dai ghiacci.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo descrittivo.

In entrambi i testi si descrive: solo l’aspetto fisico. solo le abitudini. l’aspetto fisico e le abitudini.

In quale dei due testi il linguaggio è:

• tecnico e preciso?

• ricco di aggettivi che esprimono opinioni e sensazioni?

Rowena Farre, Il cucciolo del mare, Longanesi

La mia foca

Lora aveva occhi grandi e lucidi, di un bel blu nerastro, frangiati da lunghe ciglia perfette. Erano umidi e dolci, bellissimi ed espressivi come lo sono sempre gli occhi delle foche. Un suo sguardo bastava a farmi correre a riempire la sua bottiglia di latte e olio, oppure mi faceva capire che desiderava essere presa in braccio, cosa che divenne complicata quando, da adulta, pesava 300 libbre (136 chili!) ed era alta un metro e mezzo. Aveva un udito finissimo, pur possedendo orecchie prive di padiglione esterno, e adorava la musica: si metteva in ascolto con un’espressione assorta e gioiosa. Talvolta poi accompagnava la melodia con un repertorio di latrati, grugniti, sbuffamenti, fischi e strani miagolii, dondolandosi con tutto il corpo.

ANIMALI 41
descrivere e Raccontare

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della descrizione di un OGGETTO.

Nel testo sono stati sottolineati i dati oggettivi relativi a:

MATERIALE

COLORE

FORMA

RUMORE

ODORE

Colora il quadretto accanto alle parole con il colore giusto.

A che cosa sono paragonati i pezzetti di carbone?

........................................................................

Il pentolino e il fornelletto

Si trattava di un fornellino di terracotta, dall’aspetto molto raffinato.

La carbonella vi bruciava con grande energia: guardando sotto il pentolino si intravvedevano i pezzetti di carbone, di un rosso vivo, come tanti tuorli d’uovo.

Sul fornellino vi era un pesante pentolino di terracotta rossa che aveva un aspetto curato, con il corpo spesso e il beccuccio stretto.

Il decotto, la bevanda fatta di radici e foglie di piante, immerse nell’acqua, stava bollendo.

Il coperchio traballava per via del vapore, che lo faceva saltare ritmicamente.

Sbuffo dopo sbuffo il vapore si disperdeva nella stanzetta, riempiendola di un gradevole profumo intenso.

Il fornelletto di terracotta trasmetteva a Sang Sang un profondo senso di calore, quando si sedeva a osservare le nuvolette di vapore azzurrino che si alzavano verso l’alto.

La sua espressione era quella di chi contempla il paesaggio. Quando fu l’ora, Weng Youju versò il decotto in un’ampia scodella.

Aggiunse poi un po’ di acqua fredda nel pentolino e si accinse a preparare la seconda dose di decotto.

42 descrivere e Raccontare
Cao Wenxuan, La scuola dal tetto di paglia, Giunti
OGGETTI
A NALISI A

Vacanze ai Caraibi

Dal finestrino del piccolo aereo, le isole San Blas sembrano una manciata di lenticchie galleggianti sul blu del Mar dei Caraibi. La pista di atterraggio è una sottile striscia grigia di asfalto.

Arriviamo alle nostre “cabanas”, le casette di legno su palafitte che ci ospiteranno.

La pioggia tamburella sul tetto. Ma quando c’è il sole la sabbia appare bianchissima e lucente e il mare assume incredibili sfumature verdi e azzurre.

L’umidità filtra tra le canne di bambù e, passando una mano sulle pareti, sentiamo il fresco sotto le nostre dita. L’odore dell’umidità si unisce al profumo dei pesci alla griglia e alle banane fritte che mangeremo per pranzo.

È il giorno di Natale. Il proprietario delle “cabanas” ci offre alcuni dolcetti tipici, per noi un po’ troppo dolci.

All’improvviso un pappagallino di tanti colori si appollaia sulla mia spalla.

Il proprietario parla della sua gente e accompagna le parole con gesti delicati della mano.

Ci dice come sia bella la sua isola e soave il profumo che viene dalle piante della montagna in aprile.

A NALISI A

RICONOSCI

Nel brano c’è una similitudine: sottolineala. L’autore per descrivere utilizza dati sensoriali, cioè quelli che percepisce attraverso i cinque sensi.

Indica i diversi sensi utilizzati nelle parti sottolineate. Poi completa.

Non sono stati sottolineati i dati relativi al senso della

Questi dati sono però presenti nel testo? Sì. No.

descrivere e Raccontare OGGETTI 43
..................................................................

Nella lettura di una frase puoi dedurre in anticipo la fine di alcune parole.

CODING

• Osserva il testo a colpo d’occhio. Alcune parole sono incomplete: c’è solo l’inizio.

• Leggi il testo. Quando incontrerai le parole incomplete, per completarne la lettura aiutati con quelle che le precedono o le seguono.

• Rileggi il testo senza incertezze.

A NALISI A

RICONOSCI

Questo brano descrive:

• un ambiente. Quale?

• una persona. Chi?

Sottolinea la similitudine che descrive come si sentiva il bambino quando era osservato dalla preside.

NELL’UFFICIO DELLA PRESIDE

Alec entrò nell’ufficio della preside. La sedia di fronte alla scrivania era identica a quelle del corrid : plastica rossa dura con le gambe di metal nero. Alec ripensò a quanto gli sembrava grande in prima e quanta paura, quanto tremarella aveva avuto le prime volte. Oggi la sedia era perfetta per lui, che si sentiva a casa, dopo essere entrato in quell’uffi tante volte.

La presi era sempre uguale: capelli rosso-castano lunghi fin quasi sulle spalle, giacca e camicetta. E portava sempre una coll di piccole perle. Alec non l’avrebbe definita bella, ma non era nemmeno brutta.

Faceva quella solita cosa con i gomiti sulla scrivania e le mani unite. Sembrava che stesse pregando. E forse era così. Portava occhi senza montatura, con lenti spessiss che facevano sembrare i suoi occhi castani enormi. Quando lo guardava in quel modo, Alec si sentiva come un insetto sotto la lente di ingrand

Sapeva benissimo che non era il caso di sorridere, né di parl per primo. Così aspettò.

L’attesa durò solo dieci secondi, ma gli sembrò eterna. Poi la preside Vance separò le mani e incrociò le braccia sulla scriv . Parlò lentamente e a voce molto bassa, muovendo appena le labbra, con gli occhi stretti.

“Alec, Alec, Alec, che dobbiamo fare?” quando pronunciò la parola “fare”, inarcò con forza le sopracci

Alec tranquillo non era, ma neppure terrorizzato.

44 l’ A r t e di... LEGGERE
Andrew Clements, Il club dei perdenti, Rizzoli

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il TESTO DESCRITTIVO rappresenta con le parole immagini di oggetti, animali, persone e ambienti.

SCOPO

Rappresentare la realtà con le parole.

“Far vedere” persone, animali, ambienti e sentimenti.

IL TESTO DESCRITTIVO

CONTENUTO

Descrizione di:

• paesaggi, sentimenti, oggetti

• persone, animali (aspetto fisico, abitudini, carattere…).

ELEMENTI

Dati oggettivi

Il narratore utilizza solo dati oggettivi e non esprime un giudizio o un’impressione (descrizione oggettiva).

Dati soggettivi

Il narratore accompagna la descrizione con le sue impressioni ed emozioni (descrizione soggettiva).

ISIONE MENTALE V V

Se vuoi descrivere bene una persona, un animale, un oggetto o un ambiente devi prima visualizzarlo nella tua mente, come una foto con tanti particolari.

STRUTTURA

Descrizione della realtà percepita dai cinque sensi. Similitudini e paragoni. Dati dinamici: descrizione di un soggetto in movimento.

descrivere e Raccontare
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 36-49 45

Vi presento Sherlock Holmes

Voglio parlarvi di un uomo singolare. Per molti anni io, il dottor John Watson, condivisi con questo signore un appartamento a Londra, in Baker Street 221 B. Era un alloggio di modeste dimensioni, ma elegante e ben curato. Almeno, prima che vi si stanziasse il mio eccentrico amico. Quando lui arrivò, infatti, il salotto si trasformò in una giungla di oggetti, libri e strumenti di ogni foggia. Del resto, il mio compagno di appartamento era il consulente investigativo più stimato d’Inghilterra.

Perché il signor Sherlock Holmes (questo era il suo nome) non era un investigatore come gli altri. Non sembrava un segugio. Non consumava la suola delle scarpe inseguendo criminali per la città, intimando “altolà!” o frugando tra i cassetti in cerca di prove. No. Lui interrogava la realtà. Le cose. Le tracce. Un grappolo di impronte seminate lontano dalla scena del delitto, un pelo di barba impigliato sotto un bottone, una stringa slacciata.

Tutto ciò che agli altri appariva insignificante e banale, agli occhi di Sherlock Holmes acquistava un’importanza clamorosa.

- Le cose più piccole sono di gran lunga le più importanti - diceva.

Alto, magro e dinoccolato, senza barba né baffi, sembrava un galantuomo più che un segugio del crimine. Nessuno poteva sospettare che, sotto le maniche di lana pregiata della sua giacca, si nascondevano mani ossute e forti.

Voleva sapere tutto di tutto, Holmes.

Leggeva e studiava fino a consumarsi la vista, e forse anche il cuore.

Spesso era impossibile capire cosa pensasse, dietro quei suoi occhi aguzzi come spilli.

Abile spadaccino e pugile scattante, era anche un genio del travestimento. Sapeva diventare chiunque, Holmes.

Così era Holmes. Un uomo eccezionale e curioso, ma

anche egoista e altezzoso.

Qualcuno lo detestava, molti lo ammiravano. Quanto a me, non passa giorno senza che ricordi quanto straordinario fosse il mio amico Sherlock Holmes, investigatore privato.

46
Sarah Rossi, da Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes e il mastino dei Baskerville, Edizioni EL
VERIFICA

VERIFICA

A NALIZZO A

1 In questo brano vi sono molte sequenze descrittive che riguardano: solo una persona. una persona e un ambiente.

2 La descrizione della persona è: soggettiva oggettiva

3 Sottolinea nel testo le parti relative alla descrizione dell’ambiente

4 Nella descrizione di Sherlock Holmes puoi trovare: solo l’aspetto fisico. solo le abitudini e il carattere. le abitudini, il carattere e l’aspetto fisico.

5 Per descrivere l’investigatore vengono usate due similitudini Per dire com’è, l’investigatore viene paragonato a un: segugio. galantuomo.

Per dire come non è, viene paragonato con un: segugio. galantuomo.

C OMPRENDO C

1 Sottolinea nel testo le risposte alle domande. Dove vive Sherlock Holmes? Vive da solo? Qual è la sua attività?

ISIONE MENTALE V V

Utilizza le informazioni della descrizione. Individua e poi scrivi i due particolari in base ai quali si può dire che quello rappresentato a fianco non è Sherlock Holmes.

OMPITO NON NOTO

L’autore descrive anche le opinioni altrui su Sherlock Holmes. Queste descrizioni aiutano: a capire meglio il personaggio. a immaginare l’aspetto fisico del personaggio.

CHE COSA SO?

Ho analizzato le sequenze descrittive:

bene. abbastanza bene. con incertezza.

COME STO?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

47
...........................................................................................................................................................
C C

Trova chi ho visto!

Ecco il primo gioco-quesito.

Un passero, un gabbiano, un piccione e una cornacchia sono appollaiati sui rami di un albero e osservano dall’alto ciò che avviene in un parco. Scrivi accanto a ciascun uccello la lettera che corrisponde alla descrizione e il numero che corrisponde alla persona o all’animale descritti.

Ciao! Siamo le autrici del tuo testo. Ti facciamo una confidenza: da piccole abbiamo giocato tanto! Giochi di movimento, ma anche di… parole! Gioca anche tu con le parole… usando la logica! Non esiste gioco che non utilizzi la logica. Quindi, BUONA LOGICA!

A

UTILIZZANDO I DATI SENSORIALI, TI DO UNA PERFETTA DESCRIZIONE.

B

È un signore non giovanissimo, di corporatura robusta, anzi sovrappeso.

I suoi capelli ricci incorniciano il viso paffutello. Ha i baffi e un pizzetto sul mento.

Deve essere davvero simpatica. Ha chiamato tutti i bambini organizzando un gioco. Ha aiutato anche una bambina che aveva una gamba ingessata. Con i piccoli è stata eccezionale. Li ha fatti sentire importanti e parte del gruppo.

48
DA COME SI COMPORTA HO CAPITO COM’È IL SUO CARATTERE.
5 6 9 11 12 13

TI DESCRIVO IL SUO ASPETTO FISICO. LO TROVERAI SUBITO. LA MIA DESCRIZIONE NON È OGGETTIVA. HO OSSERVATO IL SUO COMPORTAMENTO E MI SEMBRA COSÌ.

C Mi sono avvicinato dopo che è uscito dal laghetto. Il suo lungo pelo puzzava un pochino. Si è agitato per scuotere l’acqua.

Quando mi ha visto ha abbaiato. Mi sono avvicinato e l’ho sfiorato con una zampetta. Mi sono accorto che aveva il pelo ruvido e irsuto.

Se ne sta da solo anche se gli amici lo hanno chiamato per fare il bagno nel laghetto. Ha risposto in modo scortese. Deve avere davvero un carattere scontroso.

D
1 2 3 4 7 8 10 SOLUZIONE: A4, B1, C9, D11 49

Il coraggio

Che cos’è il coraggio? Il contrario della paura? Non solo!

È coraggioso/a chi affronta un pericolo con decisione, determinazione e consapevolezza, ma...

... è coraggio anche:

• difendere chi è più debole e viene emarginato o preso in giro;

• affrontare con educazione e calma chi è prepotente;

• confrontarsi con gli altri, ascoltarli, dire le nostre ragioni e, se necessario, anche cambiare idea.

avve n tura e CORAG GIO

50

Il racconto di avventura

Spesso l’avventura ha a che fare con il coraggio o la paura di non saper superare le difficoltà.

Il racconto di avventura ci fa conoscere personaggi coraggiosi, personaggi che vincono la paura per affrontare situazioni pericolose o cariche di incognite…

Quali sono gli ingredienti del racconto di avventura?

• Il contenuto narra imprese rischiose e ricche di imprevisti e insidie.

• I personaggi a volte sono realistici, a volte fantastici; affrontano con astuzia e coraggio situazioni strane.

• I luoghi sono misteriosi e pieni di pericoli.

IMPERDIBILE!

Per ritrovare il CORAGGIO pagine di un libro, ti consigliamo:

robin hood

51
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

LETTURA CRITICA

Sottolinea la frase che ti è piaciuta di più.

LIFE SKILLS

Questa poesia parla di atteggiamenti coraggiosi nella vita di tutti i giorni.

Ti sei mai ritrovato/ritrovata in situazioni come quelle indicate dalla poetessa?

TESTI CHE PARLANO DI CORAGGIO O PAURA

Parole confinanti

Sei un duro o un pappamolle? Il coraggio non è il branco, è l’amico che in silenzio ti difende e sta al tuo fianco. Il coraggio son parole senza tanti paroloni, senza tante vanterie, senza fare gli sbruffoni. Il coraggio è una fatica che ti fa sentire bene e decidi che la fai anche se non ti conviene.

Il coraggio è stare soli dalla parte di chi perde, il coraggio è dire rosso quando tutti dicon verde. La paura e il coraggio son parole confinanti ma con una torni indietro e con l’altra... vai avanti.

Il piacere di... LEGGERE
Janna Carioli, I sentimenti dei bambini - spremuta di poesie in agrodolce, Mondadori
52

Il coraggio e la paura

Un uomo aveva, uguali in misura, un po’ di coraggio e un po’ di paura e li teneva, per precauzione, in sacchi distinti di tela marrone.

La paura lui usava sovente, ad ogni occasione, in ogni frangente, mentre il coraggio teneva protetto chiuso bel bello dentro al sacchetto.

Ma poi s’accorse – strana la cosa –che la paura cresceva a iosa ed il coraggio, pur risparmiato, a vista d’occhio appariva calato.

L ESSICO

A iosa significa in grande quantità.

MIND FULNESS

Per stare bene e affrontare le difficoltà occorre trovare il giusto equilibrio tra la paura e il coraggio. Non permettere alla paura di crescere a dismisura dentro di te.

È necessario invece lasciare spazio al coraggio, che ci aiuta a crescere affrontando le difficoltà.

Maria Loretta Giraldo, Rime per tutto l’anno, Giunti Junior
53
L

LIFE SKILLS

Una mattina nel corridoio della scuola Gigi assiste a un episodio: quale? Se Gigi fosse stato coraggioso, che cosa avrebbe fatto?

C OMPRENSIONE C

Le informazioni esplicite sono quelle chiaramente espresse nel testo.

Sottolinea nel testo le frasi che danno queste informazioni esplicite

• Gigi entra in ritardo a scuola per una visita medica.

• Gigi vede Mariano vicino ai giubbotti.

• Gigi pensa che non sono affari suoi.

Nel corridoio della scuola

Tutta colpa del medico: che bisogno c’era che gli guardasse le tonsille proprio alle otto di mattina? Non si potevano vedere lo stesso alle tre del pomeriggio?

Eppure sembrava proprio che solo alle otto del mattino Gigi potesse spalancare la bocca e farsi cacciare in gola quel dannato bastoncino (che gli faceva pure venir voglia di vomitare).

Così quel giorno entrò a scuola un’ora più tardi. E fu dunque tutta colpa del medico se vide Mariano in corridoio che frugava nelle tasche dei giubbotti appesi fuori dall’aula.

Si guardarono per un attimo, poi Mariano, con ostentata lentezza, entrò nei gabinetti dei maschi.

Gigi rimase in corridoio con una sensazione di vuoto nella pancia e uno strano languore alle ginocchia: paura.

“Avrà visto che ho visto?” si domandò.

Ma era impossibile che non fosse così, inutile anche sperarci.

“Comunque non sono fatti miei” pensò Gigi. Appese il giubbotto all’attaccapanni (svuotò prima le tasche e mise tutto nello zainetto: chiavi, soldi, panino), poi entrò in classe.

“Chissà...” si disse mentre si sedeva al proprio posto, “forse non ha rubato niente”.

In qualsiasi testo trovi tre elementi fondamentali che lo caratterizzano: i personaggi, il luogo, il tempo.

• Il protagonista della storia è

• L’altro personaggio della storia è

• Il luogo in cui si svolge la vicenda è

• Il tempo in cui accade è

Guido Quarzo - Anna Vivarelli, Amico di un altro pianeta, Einaudi Ragazzi
54
CORAGGIO

La tigre bianca

Un pomeriggio d’estate stavo leggendo a voce alta le gesta di un folle imperatore cinese. Era una favola divertente, ma Nonna anziché sorridere era assorta nei suoi pensieri.

– Mi sembri stanca, continuiamo domani – dissi.

– Prima voglio mostrarti una cosa. Vieni con me. Arrivammo al fiume. Un colpo di vento scosse le piante di bambù, dalle cui cime si alzò in volo una nube scura. La nuvola si allargò e distinsi tanti falchi quanti non ne avevo mai visti in vita mia.

– Stanno andando a domare la tigre bianca. È il loro compito, è la ragione per cui vivono in questa foresta.

Fece una lunga pausa. – Ognuno di noi ha la sua tigre da combattere. La mia è venuta da me molti anni fa sotto forma di malattia. L’ho combattuta come meglio ho potuto.

Un giorno anche tu incontrerai la tua tigre. Credi sempre in te stessa e non ci sarà tigre che potrà sconfiggerti. Non dimenticare mai che uno stormo di falchi che vola compatto può battere la più forte delle tigri. Sentii il suo sguardo accarezzarmi il volto. – Nella vita puoi scegliere ciò che vuoi essere. Puoi decidere di essere una tigre potente e aggressiva, una veloce e sfuggente antilope, un topo avido e guardingo. Oppure puoi essere un falco, saggio e libero.

Mi fissò intensamente come si fa con le persone amate prima di partire per un lungo viaggio. – Sii falco.

C OMPRENSIONE C

Le informazioni implicite o inferenze sono informazioni che non sono chiaramente espresse nel testo. Le puoi ricavare mettendo in relazione le informazioni esplicite e le varie parti del testo.

L ESSICO L

Guardingo significa: che ha una vista molto acuta. prudente.

Quale inferenza puoi dedurre dalla frase finale “Sii falco”?

La nonna invita la ragazza a essere

La “tigre” della nonna è la sua malattia. Questa è: un’informazione esplicita un’inferenza

55
Elisa Castiglioni Giudici, La ragazza che legge le nuvole, Editrice Il castoro
CORAGGIO

l’ A r t e di... LEGGERE

Individuate e assegnate il ruolo a tutti i personaggi che parlano. Affidate anche a uno o due bambini o bambine il ruolo dI narratore. Poi leggete con espressione il testo.

Il salto più alto

– Moc-cioooso! Moc-ciooo-soo!

Il moccioso in questione si alzò in piedi in mezzo al campo.

– Vieni fuori, vigliacco – gridò. – Vieni fuori e ridillo, se hai il coraggio!

– Se ho il coraggio? M-o-c-c-i-o-s-o!

La voce si sparse in un baleno: Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra!

Ebbene sì, Albin e Stig erano sul piede di guerra. Come tutte le sere. Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla.

Col passare del tempo Albin e Stig avevano iniziato la scuola ed erano diventati compagni di banco, in realtà avrebbero dovuto essere amici per la pelle. Ma che amici potevano mai essere se erano sempre così impazienti di gareggiare l’uno contro l’altro? Ognuno dei due doveva essere il migliore. Eh già, era proprio una vita faticosa la loro. Se ora Albin se ne stava appollaiato sull’olmo a gridare “moccioso” a Stig era perché Stig, quello stesso giorno, l’aveva battuto di cinque centimetri nella gara di salto in alto.

Dalla strada tutti i ragazzini del paese seguivano interes-

– Sai fare di meglio, Albin – gridò uno degli “albinisti”.

– Forza, Stig – urlarono gli “stigomanni”.

– Io sono capace di saltare dal tetto della stalla – disse Albin. Ma mentre lo diceva si sentì raggelare. Così si arrampicò sulla scala con gambe tremanti. Rimase in piedi sul tetto della stalla e guardò giù, nel vuoto.

CORAGGIO
Astrid Lindgren, Greta Grintosa, Iperborea

Come sembravano piccoli i ragazzi laggiù!

Ecco, ecco… adesso, sì… No, faceva troppa paura!

Allora pure Stig si arrampicò sul tetto.

– Salta Stig! – urlarono gli stigomanni.

– Stig mangerà la polvere – urlarono gli albinisti. Stig e Albin chiusero gli occhi e fecero contemporaneamente un passo nel vuoto.

– Ma come diamine avete fatto? – chiese il dottore stupito, dopo aver steccato la gamba destra di Stig e quella sinistra di Albin.

– Due gambe rotte nello stesso giorno!

Volevamo vedere chi riusciva a fare il salto più alto – farfugliò Stig.

Poi rimasero uno accanto all’altro nei loro letti. In qualche modo però si sbirciavano con la coda dell’occhio, e cominciarono a ridacchiare nonostante la gamba rotta.

Dapprima fu solo un risolino, ma poi non riuscirono più a trattenersi. Ridevano così tanto che li si sentiva in tutto l’ospedale. Alla fine Albin chiese: – Ma che senso aveva poi saltare dal tetto della stalla?

C

C OMPRENSIONE

Alcune informazioni sono importanti per capire la trama del racconto.

Queste sono tutte informazioni esplicite. Indica con X quelle importanti per capire la trama (sono tre).

Stig e Albin sono in competizione.

I ragazzi del paese si dividono in albinisti e stigomanni.

I protagonisti si sfidano nel “salto dal tetto”.

I protagonisti si infortunano.

Il medico è stupito.

Per capire il significato di parole o espressioni a volte devi mettere in relazione alcune parti del testo.

Nel testo si legge “Albin e Stig erano di nuovo sul piede di guerra”. Quali parole nel testo ti spiegano che cosa significa?

“La voce si sparse in un baleno”.

“Tra di loro era in corso una gara, una gara che durava da quando i due bambini erano nella culla”.

CORAGGIO
57

OMPITO

CORAGGIO NON NOTO C C

Cerca

Il coraggio di Martino

Il disastro del Vajont si è verificato il 9 ottobre del 1963, quando una grande frana precipitò nel lago artificiale sul torrente Vajont e sollevò un’onda gigantesca. Quest’onda distrusse molti paesi del fondovalle, tra cui Longarone. Morirono 1917 persone.

Uno schianto improvviso, terribile, lo fece sobbalzare.

Sentì il suono di una voce immensa, spaventosa. Una voce straniera che proveniva dal cielo.

Martino si voltò.

La voce del cielo aveva urlato la sua frase incomprensibile. E ora Martino vedeva una lama di luce calare dal cielo. Era un’onda immensa che avanzava velocissima verso Longarone.

– È crollata la diga! – urlò.

Afferrò gli amici per le braccia e li tirò a sé, costringendoli a correre. Prima di abbattersi su Longarone e sulle frazioni circostanti, l’ondata colpì i pali dell’alta tensione. Un lampo illuminò per un attimo, a giorno, l’intera vallata. Poi la corrente elettrica andò via e tutto cadde nel buio più nero di una notte senza stelle.

Martino quella notte aveva sognato che un mostro a tre teste aggrediva il suo paese. Si era trattato, quindi, di un sogno premonitore, un sogno capace, cioè, di preannunciare un evento futuro.

58
Daniele Aristarco, La diga del Vajont, Edizioni EL
dove si trova la Valle del Vajont e localizzala su una carta geografica dell’Italia.

Quell’evento ora stava accadendo di fronte a lui. Fu grazie a quel sogno se Martino capì tutto prima degli altri. Urlò più forte degli altri e per primo montò in sella alla bicicletta per allertare i suoi concittadini.

– Fuggite, la diga è crollata! – urlava sfrecciando davanti alle case, ai palazzi, ai caffè, ai ristoranti. – Mettetevi in salvo!

Una violenta corrente d’aria fece esplodere i vetri di tutte le finestre.

“Non morirò in un mercoledì qualsiasi” si ripeté Martino, mentre pedalava con una potenza che non aveva mai sospettato d’avere, prima di quel giorno. Spingeva sui pedali, Martino, e per la prima volta dall’inizio di quella lunga giornata, aveva la mente sgombra. A un tratto un pensiero lo raggiunse e lo motivò a mettere ancora più energia nelle sue pedalate: “Non ho nessuna voglia di diventare un’altra fotografia sulla mensola di cristallo”.

Martino si ripeté che non sarebbe morto in un qualsiasi mercoledì di ottobre. Lui non sarebbe morto a causa della diga del Vajont.

E allora pedalò più forte, assieme ai suoi amici Diana e Cosimo che lo seguivano a breve distanza. Tagliarono il paese in volata, urlando a più non posso. Fu in questo modo che quei ragazzi riuscirono a dare l’allarme.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale di un testo è l’argomento centrale del racconto.

Qual è l’idea principale di questo testo?

La paura di fronte a un terribile disastro.

La paura e il coraggio in una situazione di pericolo reale.

Quale informazione implicita puoi dedurre da questa frase?

“Non ho nessuna voglia di diventare un’altra fotografia sulla mensola”. Martino:

non vuole essere un eroe.

non vuole morire.

La voce del cielo aveva urlato la sua frase incomprensibile” significa che:

molte persone si erano messe a urlare

contemporaneamente perché spaventate dal crollo della diga.

c’era un gran rumore e non se ne capiva l’origine e il motivo.

59 CORAGGIO

LIFE SKILLS

Avere il coraggio di sbagliare vuol dire mettersi alla prova e capire che si possono affrontare e vincere le proprie paure. Proprio come fa Jordi, il protagonista di questo racconto.

Il sette

Jordi era nato in una famiglia di artisti circensi. Gli piaceva guardare i suoi cugini lanciarsi nel vuoto e afferrare il trapezio-altalena.

Jordi sbagliava spesso: era un bambino.

Ma anche i cugini grandi sbagliavano. Per questo, prima di ogni salto mortale, nel tendone del circo stendevano una rete, perché nessun acrobata, cadendo, si facesse male.

– Non devi avere paura dei tuoi errori, Jordi – gli dicevano i cugini.

Jordi ogni giorno provava e riprovava: aveva iniziato a cinque anni a far volteggiare tre palline. A sei era passato a cinque. Adesso, a otto anni, era pronto per affrontare il sette. Sette birilli da lanciare e rilanciare, senza farli cadere.

E se cadevano, bisognava ricominciare.

Jordi la sera del suo debutto indossava un abito trapunto di lune e stelle, e sui capelli aveva una polvere d’oro che, alla luce dei proiettori, lo faceva brillare come un astro del cielo.

Quella sera aveva respirato a lungo per vincere l’emozione, aveva stretto il suo orso di pezza, aveva asciugato a lungo le mani, perché gli attrezzi non gli scivolassero dalle dita.

Erano stati i tre cugini a presentare Jordi.

– Signore e Signori, per la prima volta nel cerchio magico del circo, ecco a voi Jordi!

Jordi si inchinò.

60
Emanuela Nava, Bambini del mondo, Einaudi Ragazzi
CORAGGIO

Jordi fece un nuovo e profondo respiro, tra squilli di trombe e rullio di tamburi.

Il numero era iniziato e tre palline volteggiavano in aria. Dopo il primo applauso, passò a cinque palline e quindi a cinque birilli. Fu quando cadde il primo birillo che il bambino sentì un tuffo al cuore. Raccolse il birillo e ricominciò, ma aveva appena iniziato di nuovo l’esercizio che un altro birillo gli scivolò dalle mani.

Jordi riprovò.

Quando finalmente i cinque birilli volteggiarono in aria senza cadere, decise di inchinarsi e uscire.

Era stanco e avvilito. La sua prima esibizione era stata un disastro, pensava. E gli applausi che udiva non gli davano nessun sollievo. Aveva solo voglia di correre ad abbracciare il suo orso di pezza. Fu allora che i cugini all’improvviso gridarono: – Sette, sette!

Jordi non aveva finito. Doveva uscire, ringraziare, ma anche terminare il suo numero con l’esercizio del sette.

Jordi, nato e cresciuto in un circo, capì per la prima volta cosa volesse dire avere il coraggio di sbagliare.

Ce ne voleva molto di coraggio, per uscire di nuovo e tentare un esercizio che persino durante le prove lo faceva rabbrividire.

Ma tornò in pista e dopo due nuovi squilli di trombe lanciò in aria, uno dopo l’altro, i sette birilli. Avvenne il prodigio.

L’esercizio riuscì subito. Non ci fu bisogno di rifarlo.

C OMPRENSIONE C

Qual è lo scopo dell’autrice?

Far capire che è possibile: diventare abili giocolieri. affrontare con coraggio le proprie paure e difficoltà.

L’idea principale è parlare di paura, coraggio e sostegno reciproco raccontando: l’esibizione di un giovane artista. la vita nel circo.

L’autrice ha scelto il titolo “Il sette” per indicare che “arrivare a sette” significa: terminare lo spettacolo con un’esibizione straordinaria. arrivare a un traguardo e superare la paura di sbagliare.

61 CORAGGIO

In un inferno di fuoco

La sigaretta gli cade dalla bocca e l’albergo prende fuoco. In un attimo si scatena l’inferno.

Le persone, svegliate dal crepitio delle fiamme, si buttano urlando verso l’unica porta, l’unica via d’uscita.

Si accalcano, si spingono, si pestano, si picchiano. Ognuno cerca di salvarsi la vita prima degli altri. Si sentono le invocazioni di aiuto. In pochi attimi la casa si trasforma in una terribile trappola.

Dario, fuori, scruta ansioso la porta dell’albergo. Esci! Che cosa aspetti!

Ma Ingrid non esce e le fiamme diventano sempre più alte. Dario corre, disperatamente, verso l’edificio in fiamme, combattendo contro quelli che stanno uscendo.

Appena superata la porta si entra in una specie di tunnel di fumo e di calore, nel quale non si distingue nulla.

– Ingrid! Dove sei?

C’è un’enorme confusione ed è impossibile farsi sentire. Le tavole di legno alle finestre, la benzina, tutto ha contribuito a trasformare l’edificio in una gigantesca scatola di fiammiferi.

Dario non ci vede; procede alla cieca... sente attorno a sé scricchiolii paurosi: la struttura della vecchia casa comincia a cedere.

Si sente urlare ovunque.

– Fuori! Via! Tutti fuori!

EDUCAZIONE

Rileggi le prime righe del racconto.

“Educazione civica” vuol dire anche avere atteggiamenti corretti per prevenire gli incendi. Da solo/sola o in gruppo scrivi quali comportamenti scorretti possono provocare incendi in casa o all’aperto.

62
CIVICA
CORAGGIO

Il ragazzo non si ferma e continua ad andare avanti a tentoni, con la mano sulla bocca, verso la camera, dove aveva lasciato l’amica.

– Ingrid! – chiama. Il calore è insopportabile e i polmoni bruciano. Non riesce quasi a respirare.

Le travi cominciano a crollare e a sbarrare il corridoio e le porte.

– Ingrid, rispondimi! – tossisce.

– Dario! – solo un sussurro.

Lui non capisce neanche da dove provenga. Torna indietro. E finalmente sente il suo corpo. È stesa nel corridoio, semisoffocata e accecata dal fumo.

Appoggiati a me… ti porto fuori.

Dario passa un braccio sotto quello della ragazzina e sostenendola quasi di peso cerca di raggiungere la porta.

Le fiamme li inseguono, sempre più vicine.

Tiene stretto il corpo di Ingrid, che si fa sempre più pesante. L’uscita, dov’è l’uscita?

La ragazzina sembra svenuta sulle spalle di Dario, che non si arrende e striscia, metro dopo metro, trascinando l’amica.

Ansima, accecato dal fumo, stordito dal calore. Finalmente l’aria lo investe ed esce, un attimo prima che la trave della porta gli crolli sulle spalle.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale della prima parte del racconto è: la paura di Dario di non riuscire a salvare l’amica. la paura per l’incendiow.

L’idea principale della seconda parte del racconto è: la descrizione delle condizioni di Ingrid. il coraggio di Dario.

Per comprendere le relazioni tra le parti del testo, in ciascun periodo qui sotto sottolinea in la causa e in l’effetto.

“C’è un’enorme confusione ed è impossibile farsi sentire”.

“Sente attorno a sé scricchiolii paurosi: la struttura della vecchia casa comincia a cedere”.

63 CORAGGIO

Robin Hood e gli Allegri Compari della foresta di Sherwood combattono coraggiosamente contro il malvagio principe Giovanni e lo sceriffo di Nottingham, che opprimono la popolazione con tasse e soprusi. Quindi Robin e i suoi amici sono costretti a dedicarsi a… rubare ai ricchi per dare ai poveri! Riusciranno gli Allegri Compari a mettere fuori gioco i nemici della loro terra?

LA BATTAGLIA DI ROBIN HOOD

Lo sceriffo di Nottingham non aveva badato a spese. Quel giorno aveva chiamato tutti gli uomini disponibili, aveva fornito loro le armi e, divisi in piccole squadre, li aveva mandati nella foresta. L’obiettivo era semplice: stanare e catturare Robin Hood e i suoi compagni. Le pattuglie si sparpagliarono per il bosco alla ricerca del rifugio degli Allegri Compari, il gruppo di Robin Hood. E non ci volle molto prima che la vedetta li scorgesse in lontananza.

Quel mattino toccava ad Alan stare sull’albero per avvistare i nemici in avvicinamento. Il ragazzo notò strani movimenti ai margini della vegetazione e, tirato fuori il cannocchiale, capì che cosa stava succedendo. Alan si precipitò giù dall’albero e subito intorno a lui si radunò una decina di uomini, tra i quali lo stesso Robin Hood.

– Guardie armate… – ansimò Alan. – Sono… sono sicuramente qui per noi! Sono venuti a prenderci!

Tra gli uomini presenti, terrorizzati a quell’idea, ci fu qualche istante di confusione.

64
Francesco Matteuzzi, Robin Hood, La Spiga Edizioni

Siamo perduti! – disse uno.

Ma Robin riprese il controllo della situazione: – Dobbiamo combattere, oggi più che mai!

Dobbiamo farlo non solo per noi, ma per tutta Nottingham!

– Combattiamo! – urlarono tutti in coro. Quando arrivarono, però, le guardie erano ancora più numerose e armate del previsto. In piedi sul rifugio, Robin e Little John scagliavano frecce tutto intorno cercando di rallentare le truppe in avvicinamento, mentre gli uomini a terra era impe gnati nello scontro corpo a corpo.

Lo sceriffo di Nottingham, al riparo dietro alle sue guar die, continuava a dare ordini: – Attaccate! Avanzate!

Catturate! – urlava senza sosta.

Lo scontro infuriava e gli Allegri Compari se la stavano vedendo brutta.

Le guardie dello sceriffo si strinsero intorno al rifugio, accerchiando Robin Hood e i suoi uomini.

Questa volta hanno vinto loro… – disse Little John da sopra il rifugio, mentre i nemici si avvicinavano con le armi in pugno.

– O forse no! – disse Alan. – Forse una speranza ce l’ab biamo ancora! Robin, John, il ponte!

Il ponte era un vecchio passaggio sospeso che portava dal rifugio fino alla sommità di una parete di roccia vicina.

– Andate! Noi li rallenteremo!

– Ma così vi prenderanno! – disse Robin.

– Ma voi ci verrete a salvare! – esclamò Alan.

Alan si gettò contro le guardie, imitato dagli amici che erano con lui. Robin si guardò indietro, ma poi, sotto la spinta di Little John, si decise a percorrere il ponte e a fare perdere le proprie tracce.

Fu uno scontro eroico, al termine del quale gli Allegri Compari furono fatti prigionieri.

Ma Robin e John erano liberi e non avrebbero rinun ciato a lottare.

65

Hai letto racconti che parlano di coraggio e paura; hai conosciuto un testo di avventura che parla di coraggio. Ora analizzerai racconti di avventura per imparare a trovare in essi tutti gli ingredienti che li caratterizzano.

I Filibustieri ai Caraibi

Erano giunti in un passaggio più intricato degli altri e più oscuro, quando si vide il Catalano abbassarsi bruscamente e gettarsi dietro il tronco di un albero.

Moschettone: grosso fucile

Filibustieri: pirati del Mar dei Caraibi

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura.

I racconti di avventura si svolgono spesso in luoghi pericolosi e insidiosi

Sottolinea nel testo le parole che, nell’introduzione, ti indicano la pericolosità del luogo.

Nei racconti d’avventura vi sono sorprese, imprevisti, incontri straordinari.

L’evento pericoloso e straordinario è: l’assalto di nemici armati di frecce. l’assalto a nemici armati di frecce.

Come i Filibustieri superano la situazione pericolosa?

Sparando fucilate in continuazione. Tagliando le liane.

Si udì un leggero sibilo, poi una sottile canna attraversò le fronde degli alberi conficcandosi in un ramo che si trovava ad altezza d’uomo.

– Una freccia! – gridò il Catalano e fece rimbombare il suo moschettone

Quattro o cinque lunghe frecce passarono sibilando sopra i Filibustieri nel momento in cui questi si precipitavano a terra.

– Temi che ci assaltino ancora? – gli chiese il Corsaro Nero.

– Sì! – rispose il Catalano. – Non abbandoniamo questi alberi. Le frecce dei Caraibi sono avvelenate.

– Non possiamo rimanere qui eternamente. Marciamo sparando fucilate a destra e a manca

– suggerì Wan Stiller.

– Buona idea! – rispose il Corsaro Nero. A turno e con intervalli regolari scaricarono i loro fucili, uno a destra e l’altro a sinistra.

Il Corsaro Nero apriva la via tagliando le liane e le foglie che impedivano il passo.

Quel rombare furioso produsse un certo effetto sui nemici, che non osarono mostrarsi.

Emilio Salgari, Il Corsaro Nero, Newton Compton
66
L
L A
genere
ESSICO
NALISI A AVVENTURA

Gulliver a Lilliput

Mi chiamo Lemule Gulliver. Fin da bambino ho sempre avuto una sola, grande, vera passione: viaggiare.

Sono diventato medico di bordo. Ho visitato paesi misteriosi e incontrato creature incredibili. Come quella volta a Lilliput…

Viaggiavo a bordo della nostra nave, diretto verso i Mari del Sud. La nave incominciò a imbarcare acqua e sul viso di tutti si disegnò un’espressione di terrore.

L’uragano con grande violenza ci scaraventò in mare. L’unica cosa che potevo fare era nuotare. E allora nuotai.

Le forze mi abbandonarono. Quando mi svegliai vidi sabbia ovunque. – Sono salvo! – gridai felice. Poi, esausto, mi riaddormentai.

– HANGUL MISAK! – questo grido mi svegliò. Provai a stiracchiarmi, ma qualcosa mi bloccava.

– Ooooooh! – un boato di stupore e paura accompagnò il mio tentativo. Non era una voce. Sembravano cento, mille vocine insieme. Cercai di alzarmi, ma il mio corpo era costretto a terra da sottilissimi fili, simili alla tela di un ragno... Sentii un rumore di passi, tantissimi passi.

Ancora intontito, mi voltai e rimasi di stucco: ero circondato da una miriade di uomini e donne in miniatura armate di archi e frecce.

Mi stropicciai gli occhi e vidi un ometto con una divisa verde scuro che mi puntava contro la sua spada e gridava:

– AJUMITAL!

Pensai che non fosse niente di buono e… avevo ragione! Una nuvola di piccole frecce volava verso il mio viso.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

Il narratore narra: in prima persona. in terza persona.

Chi è il protagonista?

È un personaggio fantastico o realistico?

Gli altri personaggi sono: fantastici. realistici.

Il protagonista si trova in una situazione: di estremo pericolo. sconosciuta e strana.

Quali sono gli eventi imprevisti? Indica con X (sono due). Il naufragio della nave. Il risveglio del protagonista sulla spiaggia. La presenza di strane piccole persone.

67
genere
Gianluca Agnello, Gulliver a Lilliput, La Spiga Edizioni
AVVENTURA

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

Quali sono i due personaggi principali, avversari tra loro?

Qual è l’evento pericoloso?

Chi crea una situazione di pericolo?

Chi con coraggio affronta il pericolo?

La struttura narrativa del testo di avventura crea momenti di suspense, situazioni che tengono chi legge “con il fiato sospeso”.

Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense

L ESSICO L

Lancia è una parola che ha più significati. Nel testo è una piccola barca che si trova a bordo delle navi e serve anche per il salvataggio in caso di pericolo. Quali altri significati può avere?

Achab e Moby Dick

Anni fa, quando ero giovane e senza soldi, decisi di imbarcarmi su una baleniera, il Pequod.

Un giorno il capitano Achab ci volle tutti sul ponte. Disse che avremmo dato la caccia a Moby Dick, una gigantesca balena bianca.

– È lei che mi ha strappato la gamba e io le darò la caccia fino all’inferno! – disse Achab.

Una mattina Achab avvistò Moby Dick. Le lance furono messe in acqua e il capitano guidò l’assalto. Ma la balena bianca si immerse e scomparve. Risalì a sorpresa sotto la lancia di Achab, ne afferrò la prua con le grandi mascelle e la distrusse.

La caccia continuò il giorno successivo, ma la balena bianca riuscì a capovolgere di nuovo le lance e a sfuggire alla cattura.

Al terzo giorno di caccia, Achab riuscì a colpire la balena bianca con il suo rampone, ma Moby Dick urtò con forza la lancia e i marinai furono scagliati in mare. Poi si gettò contro la sagoma nera del Pequod, e con la fronte aprì uno squarcio nella prua della nave.

L’acqua cominciò a entrare a fiotti e subito si capì che il Pequod era condannato.

Io, Ishamel, fui l’unico a salvarmi: mi aggrappai a un pezzo di legno e sdraiato là sopra andai alla deriva per un giorno e una notte, in mezzo ai pescecani. Finalmente arrivò una nave che mi raccolse e mi salvò.

68
Herman Melville, raccontato da Stefano Bordiglioni, Moby Dick, Edizioni EL
AVVENTURA genere

L’avventura della balena bianca

– Balena a prua! – gridò l’uomo, e la nave si lanciò su di me. Vedevo avvicinarsi i balenieri. Un fulmine rischiarò il cielo e vidi degli uomini sul ponte. – Balena a dritta! È enorme! – La loro voce era piena di odio e suonò come un presagio di quello che sarebbe accaduto. Ormai li avevo addosso. Provai un dolore terribile. L’arpione mi si era conficcato nel dorso e l’unica cosa che potevo fare era immergermi. Discesi nell’acqua scuotendomi per liberarmi di quel palo che mi lacerava la carne, ma erano sforzi vani.

I balenieri che mi avevano arpionato si stavano avvicinando con imbarcazioni piccole. Dovevo agire in fretta. Mi immersi vicinissimo a una scialuppa. Poi risalii e con una testata la spezzai in due. Gli uomini caddero in acqua fra urla di terrore e io li colpii con furiosi colpi di coda.

Mi allontanai senza sapere se era più forte il dolore per ciò che avevo visto o il dolore per l’arpione che mi straziava. Riemersi. Non badai al dolore: a una a una distrussi tutte le scialuppe. I balenieri gridavano aggrappati ai relitti delle imbarcazioni.

Mi riempii i polmoni d’aria e puntai contro la nave grande. Al primo assalto provocai una grossa falla nello scafo. Gli uomini misero in acqua l’ultima scialuppa che avevano a disposizione. Poi la nave cominciò ad affondare. La scialuppa che avevano calato in acqua si stava allontanando. Li lasciai andare.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura.

Chi è il protagonista?

Qual è l’evento pericoloso?

Chi affronta il pericolo?

Rileggi le parti evidenziate per capire come si crea la suspense.

L ESSICO L

Prua: la parte anteriore della barca

Dritta: lato destro della barca, stando rivolti verso la prua

LETTURA CRITICA

Rileggi in maniera critica i brani di queste due pagine. Raccontano lo stesso episodio da punti di vista differenti: quello di un baleniere e quello della balena.

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Luis Sepúlveda, Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, Guanda
AVVENTURA genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura.

Qual è l’espediente più efficace che il narratore usa per creare suspense? La descrizione di un ambiente particolarmente pericoloso. La minuziosa descrizione dell’elemento che spaventa il protagonista. Le reazioni del protagonista.

Sottolinea in le parti che indicano lo stato di paura del protagonista e in le parti che indicano la pericolosità dell’orso.

Sottolinea in le parole che in te hanno suscitato suspense.

LETTURA CRITICA

Questa storia ha un lieto fine. In un racconto di avventura ti aspetti un lieto fine?

Sì. No.

Nelle terre selvagge

In seguito alla caduta del suo aereo Brian si ritrovò da solo nelle selvagge terre del nord del Canada.

Vagava in un fitto bosco quando udì un rumore alle spalle, debole. Si voltò e vide l’orso.

Non riuscì a fare niente, a pensare a niente. La lingua gli si attaccò al palato.

Gli occhi erano fissi sull’orso. Era nero, a sei-sette metri da lui e grosso. No, enorme. Una volta ne aveva visto uno allo zoo. Questo era selvatico, molto più grande e soprattutto gli stava davanti. E vicino.

L’orso era mezzo alzato sulle zampe posteriori e stava osservando Brian. Poi si abbassò e si spostò leggermente verso sinistra, mangiando bacche mentre si muoveva, annusandole e alzandole.

Poi, nel giro di qualche secondo sparì. Brian restò immobile. Gli occhi erano sbarrati.

Alla fine emise un suono, un basso: – Nnnggghhh. Non significava nulla. Era solo un verso di paura, di incredulità per il fatto che una cosa tanto grande gli si fosse potuta avvicinare senza che lui se ne accorgesse.

L’orso era riuscito ad arrivargli a cinque o sei metri e volendo se lo sarebbe mangiato, senza dargli la possibilità di fare niente per difendersi. Niente.

E a metà di quel suono le gambe fecero qualcosa che Brian non aveva detto loro di fare.

Si misero a correre nella direzione opposta all’orso, verso il rifugio.

70
Gary Paulsen, Nelle terre selvagge, Piemme
AVVENTURA genere

Nel forte abbandonato

Ieri ho avuto un’avventura... quasi mortale. Siamo arrivati al forte abbandonato: non c’era nessuno; dentro c’era puzzo di umido... Nelle mura si aprivano dei buchi neri; erano i passaggi segreti che permettevano ai soldati di uscire in caso di pericolo. Eleonora ha proposto di esplorarne uno. Io ero molto titubante. Federico ci ha mostrato il cartello: ATTENZIONE, PERICOLO! VIETATO INTRODURSI ALL’INTERNO DEI CAMMINAMENTI. Ma Eleonora si è avviata pimpante e tutti, per non essere da meno, le siamo andati dietro. Ce ne siamo pentiti subito. Non so quali animali cavernicoli strisciavano sui muri; il buio era completo. Non sapevamo più dove eravamo. A turno abbiamo aperto il cellulare per farci un po’ di luce col display. Ci trovavamo in uno slargo e davanti a noi si aprivano tre gallerie: quale prendere? Nessuno si ricordava più da dove eravamo arrivati. Mi venivano i sudori freddi. C’eravamo persi. Erano passate più di due ore da quando eravamo lì sotto, come ci dicevano silenziosi i display dei nostri telefonini. Alla fine Leonardo ha detto:

Ragazzi, al mio tre gridiamo tutti insieme aiuto! Uno... due... tre... AIUTOOO!

Ci siamo messi a urlare con quanto fiato avevamo in gola. Nessuna risposta.

Si è sentito un rotolare di sassi... le mura del budello si sono rischiarate e poi, per fortuna, è spuntato un omone con una torcia potentissima che ha detto: – Non avete visto i cartelli?

Poi ci ha detto di seguirlo, e noi dietro a capo basso. Niente mi è sembrato più bello dell’aria pura.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere avventura

Indica con X (sono due) gli espedienti più efficaci che il narratore usa per creare suspense. La descrizione di particolari inquietanti nell’ambiente. La presenza di cartelli che indicano il pericolo. Le sensazioni dei ragazzi.

Sottolinea le parole con cui l’autrice descrive lo stato di paura della protagonista.

LETTURA CRITICA

Nel racconto della pagina precedente Brian si trova in una situazione pericolosa perché interviene un fatto che non poteva prevedere. In questo racconto, invece, da che cosa è determinata l’avventura dei ragazzi?

Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL
AVVENTURA genere
71

Ora conoscerai “avventure speciali”. Sono i miti, cioè avventure vissute da personaggi speciali: eroi, divinità. Si tratta di imprese straordinarie, impossibili per i comuni mortali.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del mito

Ercole è un eroe mitologico perché:

è figlio di un dio. è molto forte.

Quale prova pericolosa deve affrontare Ercole?

La cattura di Cerbero

Cerbero, gran cane nero con tre teste, era il guardiano del Regno dei Morti. Euristeo, il re di Micene, sfidò Ercole intimandogli di catturare il bestione.

Nella sua avventura Ercole si scontra con un nemico: realistico fantastico

La conclusione è un lieto fine per:

l’intervento di una divinità. le azioni straordinarie del protagonista.

Era un’impresa quasi impossibile anche per un eroe della grandezza di Ercole, figlio del dio Zeus. Ercole scese nel Regno dei Morti e si liberò dei guardiani che cercarono di ostacolarlo. Alla fine riuscì a raggiungere il trono di Ade, il re dei morti, che lo guardò beffardo e gli disse: – So perché sei qui, Ercole. Cerbero è tuo a un patto: non dovrai usare né la clava né l’arco e le frecce per addomesticare il mio cucciolino!

Ercole non si perse d’animo e affrontò il mostro a mani nude. Cerbero era incatenato e, alla vista dell’eroe, scattò inferocito. Il suo ringhio, moltiplicato per le tre teste, era spaventoso.

Ma Ercole non perse tempo a cercare di calmarlo: semplicemente lo afferrò per la gola e strinse, strinse. Cerbero cercò di ferirlo con un colpo della coda, ma Ercole era protetto dalla sua fedele pelle di leone e non subì nemmeno una scalfittura.

E alla fine Cerbero si arrese. Aveva un nuovo padrone. E lo seguì docile come un agnello su su, verso la luce. Marciò al suo fianco, legato a una catena di diamanti, fino alla corte di Euristeo, che dovette accettarlo in dono, anche se non sapeva proprio dove mettere quel cucciolone così ingombrante e così poco presentabile.

72
Beatrice Masini, Ercole e le 12 fatiche, Bompiani
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MITO genere

La cintura di Ippolita

Il re Euristeo aveva una figlia, Admeta, che si comportava come tutte le principesse: era capricciosa, annoiata, scontenta, esigente.

Un giorno Admeta andò da suo padre e gli disse: – Io voglio una cintura speciale: la cintura d’oro di Ippolita.

Euristeo ammutolì. Ippolita era la regina delle Amazzoni, un popolo di imbattibili donne guerriere. Non c’era lottatore, valoroso soldato, pari a loro nelle arti della battaglia. – Direi che è una faccenda da Ercole, questa.

Detto fatto, Ercole partì con una schiera di eroici volontari. Quando giunsero alla foce del fiume Termodonte, gli eroi furono accolti da grida festose.

Ippolita si fece avanti: – Benvenuti a voi! E benvenuto a te, Ercole, figlio del dio Zeus.

Questo facilitò almeno in parte la missione. Fu Ippolita stessa, infatti, a promettere che avrebbe regalato a Ercole la cintura d’oro.

Ma prima che l’eroe potesse ripartire assieme ai suoi compagni, la dea Era, moglie di Zeus, decise di complicargli la vita. Prese le sembianze di un’Amazzone e girò per la città dicendo a tutte che lo straniero voleva rapire Ippolita.

Infuriate, le Amazzoni assalirono le navi. Sembravano belve inferocite pronte a dilaniare la preda.

Si avventarono sugli stranieri, che sembravano perduti. Ercole, per fermarle, uccise Ippolita e le sfilò la cintura che gli era stata promessa. Poi, afferrate le temibili armi della regina, cominciò a menare colpi tra le guerriere decise a vendicare la loro signora. Riuscì però a levare l’àncora per tornare in tutta fretta a corte, con un regalino luccicante per la vanitosa figlia di Euristeo.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del mito

Quali parole ti fanno capire che Ercole è un eroe mitologico? ....................................................................

Sottolinea in le frasi che servono a creare suspense

Sottolinea in le frasi che ti fanno capire quale sarà l’avventura di Ercole.

In questo mito l’introduzione: presenta l’eroe. presenta la situazione in cui interverrà l’eroe.

73
Beatrice Masini, Ercole e le 12 fatiche, Bompiani
MITO genere

A NALISI A

RICONOSCI il mito.

L’avventura di Horus e Seth è: affrontare una situazione pericolosa.

sfidarsi in imprese impossibili per gli umani.

Quali elementi di questo racconto ti fanno capire che appartiene alla tipologia testuale del mito?

La lotta per il regno

Horus, il dio falco, decise di sfidare lo zio, il malvagio e astuto dio Seth, per la conquista del trono d’Egitto. Seth propose a Horus una gara: dovevano entrambi trasformarsi in ippopotami per poi immergersi nelle acque del Nilo. Chi fosse riemerso per primo avrebbe perso il trono.

Iside, la madre di Horus, temeva per la vita del figlio, sospettando che il malvagio Seth avrebbe cercato di ucciderlo sott’acqua.

Scagliò allora nel Nilo un arpione di rame nella speranza di colpire Seth, ma fu Horus a balzare invece fuori dall’acqua.

– Madre, – urlò – hai colpito me, tuo figlio!

Iside recuperò l’arpione e lo lanciò di nuovo nel fiume, colpendo questa volta Seth.

– Amata sorella, – urlò subdolamente Seth – non fare del male al tuo caro fratello.

Seth lanciò a Horus una nuova sfida. Avrebbero adesso dovuto cimentarsi in una corsa sul Nilo a bordo di barche di pietra.

Questa volta Horus mostrò tutta la sua astuzia!

Egli sapeva che la pietra non galleggia sull’acqua, costruì perciò una barca di legno e la rivestì di calcare perché sembrasse di pietra.

Chi interviene per risolvere la contesa tra Horus e Seth?

Seth, scioccamente, fabbricò la propria ricavandola dalla cima di una montagna. Per il peso eccessivo, la sua barca affondò e Seth capì l’inganno di Horus. In preda all’ira, Seth si trasformò allora in ippopotamo e si avventò contro la nave di Horus.

Ma gli altri dèi, per porre fine al conflitto, si affrettarono a incoronare Horus faraone di tutto l’Egitto.

74
Sarah Quie, Miti e civiltà degli antichi Egizi, De Agostini Ragazzi
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MITO genere

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il RACCONTO DI AVVENTURA narra vicende di personaggi coraggiosi

Nel MITO questi personaggi coraggiosi sono divinità o eroi.

Storie e avventure di personaggi coraggiosi che affrontano situazioni e nemici pericolosi.

Raccontare vicende coinvolgenti e pericolose.

CONTENUTO

Le imprese straordinarie di divinità, eroi, persone dotate di poteri eccezionali.

Raccontare le imprese straordinarie di eroi e divinità. SCOPO

Il narratore può essere:

• esterno (narra in terza persona);

• interno (narra in prima persona).

Prevalenza di un personaggio coraggioso e audace.

Tempo: presente o passato.

Luoghi: ambienti selvaggi, insidiosi, pericolosi.

Introduzione: presenta personaggi e luogo.

Svolgimento: è ricco di colpi di scena, suspense.

Conclusione: quasi sempre a lieto fine.

Il narratore è esterno: narra in terza persona. NARRATORE

ELEMENTI

STRUTTURA

I personaggi: divinità, personaggi con poteri sovrumani, altri personaggi realistici.

Tempo: indeterminato.

Luoghi: imprecisati o determinati.

Introduzione: si presentano l’eroe e le sue eccezionali caratteristiche.

Svolgimento: si trattano i fatti e le imprese.

Conclusione: la situazione cambia per l’intervento di divinità o per le azioni straordinarie del protagonista.

IL RACCONTO DI AVVENTURA IL MITO
AVVENTURA MITO e
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 50-56 75

VERIFICA

Ulisse e la sfida di Eolo

Il re dei viaggi e delle bugie, Ulisse, cercando per il mare la ter ra d’Itaca, la sua isola, con le sue navi giunse all’isola Eolia. Qui regnava Eolo, a cui gli dèi avevano affidato la custodia dei venti.

– Che posso fare perché tu creda al mio valore? – domandò

Ulisse dalla prua della nave.

– Entra con la tua sola nave in quella baia: io giocherò un po’ con i miei venti e vedremo allora come sai governare!

Così, Ulisse entrò nella baia di forma circolare.

Eolo e i suoi figli maschi si erano seduti lungo la sponda. Tutti aveva no un vaso tra le mani e lo tenevano chiuso con un coperchio d’oro.

Eolo gridò: – Se la tua nave toccherà terra, anche solo di striscio, io non ti darò ospitalità. Se invece riuscirai a mantenerla nel bagnato, accoglierò te e la tua gente.

Eolo tolse il coperchio d’oro al suo vaso e ne uscì un forte vento che spostò la nave di traverso. Ulisse gridò ordini ai suoi uomini e mano vrò lui stesso in modo che la nave tornasse verso il centro della baia.

Eolo in quel momento rimise il coperchio al suo vaso e fece cenno a uno dei suoi figlioli, dall’altra parte della baia. Quello aprì il vaso e un vento nuovo fece sbandare la nave.

Ulisse non fece a tempo a riprendere il controllo che Eolo fece ces sare quel vento e ne scatenò due dalla sponda di fronte.

Ulisse gridava, correva, tirava funi, dava ordini ai rematori, si aggrap pava alle vele per correggere la rotta, dava colpi rapidi al timone. In tanto Eolo con cenni delle mani faceva scoprire e ricoprire i vasi ai suoi figli, scatenando venti sempre diversi, due e anche tre alla volta. Come un cervo minacciato e spaventato da levrieri che gli girano attorno, la nave girava, sbandava e lottava. Più di una volta prua o timone arrivarono a sfiorare il fondale: ma prima che toccassero, Ulisse riusciva a manovrare e a spingere la nave verso il centro della baia. Tre ore durò la battaglia. Al tramonto, Eolo fece un ampio gesto pacato, e tutti i figli posarono il coperchio sui vasi: il vento si placò. Al centro, la nave rimase immobile. Ulisse e i suoi si sdraiarono sul ponte, distrutti dalla fatica, e una brezza leggera li spinse sulla spiaggia.

76

VERIFICA

NALIZZO

Riconosci la struttura del testo colorando la barra laterale: introduzione, svolgimento, conclusione.

Riconosci gli elementi del testo.

Il protagonista è gli altri personaggi sono

Il luogo è .........................................................................................................................................................................

Il tempo è: determinato. indeterminato.

Riconosci chi è il narratore

Il narratore è: esterno. interno.

Riconosci il contenuto del testo.

Qual è l’evento pericoloso che deve affrontare il protagonista?

I momenti di suspense sono tanti e sono creati dallo scatenarsi dei venti e dalle azioni di Ulisse per vincerne la forza. Sottolinea almeno una frase che indica un momento di suspense.

la sfida tra Eolo e Ulisse. l’arrivo di Ulisse a Eolia.

Dove doveva entrare Ulisse con la sua nave? .......................................................................................................................................

Dove erano contenuti i venti? ...............................................................................................................................................................................

Che cosa non doveva fare la nave di Ulisse perché Eolo ospitasse Ulisse e la sua gente?

..............................................................................................................................................................................................................................................................

sono esplicite o implicite? ................................................................................................................................

Sottolinea nel testo la similitudine con la quale l’autore descrive il movimento della nave.

CHE COSA SO? T

Ho riconosciuto il contenuto, la struttura, gli elementi di questo racconto di avventura-mito?

No. In parte.

COME S O?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

77

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sanno come è difficile mettersi d’accordo quando si hanno esigenze e idee diverse. Loro arrivano da Demòs, il pianeta della democrazia, dell’uguaglianza e della solidarietà e sono rimasti colpiti nel vedere come è stato risolto il problema del campo da calcio dai bambini e dalle bambine del nostro pianeta.

REFERENDUM PER IL CAMPO DA CALCIO

I condòmini e l’amministratore sono insensibili ed egoisti. La nostra crociata per conservare il campo da calcio è stata un fallimento.

Le nostre richieste sono state prese a calci. Comunque la maestra, che quando vuole la sa lunga, ci ha dato un consiglio eccezionale.

Ci ha detto che per far valere le nostre ragioni non dobbiamo ricorrere né alla forza né ai piagnistei. Dobbiamo “percorrere le vie legali” vuol dire che dobbiamo comportarci difendendo le nostre tesi con le leggi che fanno al caso nostro.

E la legge che fa al caso nostro è il referendum. Il referendum sarebbe una cosa che i cittadini hanno a disposizione per cambiare una legge che non piace. A noi non piace la legge che vuol fare del nostro campo da calcio un corridoio, allora dobbiamo far votare i cittadini del condominio Larry.

Se la maggior parte dirà che è giusta la legge nuova, dovremo accontentarci del corridoio; ma se la maggior parte dirà che era meglio la vecchia legge, nessuno potrà toglierci il nostro campo da calcio.

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Emanuela Da Ros, Il giornalino Larry, Feltrinelli Kids

DEMOCRAZIA

Casa di tutti: una grande casa, la nostra casa, non soltanto mia, dove ciascuno sa, ma non da solo, dove si vive in buona compagnia. Non una reggia dove il re comanda, o una caverna senza una ragione; ma una casa di gente che sceglie tra le cose cattive e quelle buone. Una gran casa dove ci si parla, aperta a nuove idee e a nuovi amici, dove si impara a diventare liberi, dove si prova a essere felici.

UN EVENTO STORICO...

Un referendum molto importante per tutti i cittadini e le cittadine del nostro Paese è quello che si tenne il 2 giugno 1946. Per la prima volta in Italia alle donne fu riconosciuto il diritto di voto.

Questa è la scheda di quel referendum.

Che cosa dovevano scegliere i cittadini e le cittadine?

Dino e Dina chiedono ai bambini e alle bambine della scuola che stanno visitando se sanno che cos’è un referendum. Tu lo sai?

Un REFERENDUM è: una votazione in cui si eleggono le persone più adatte a risolvere problemi. un modo per chiedere alle persone che cosa pensano su un determinato argomento.

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Roberto Piumini, Valerio Onida, Emanuele Luzzati, La Costituzione è anche nostra, Edizioni Sonda

Il sogno

Che cos’è il sogno? Un’avventura bella o brutta vissuta durante il sonno. Queste avventure a volte se ne vanno aprendo gli occhi, a volte rimangono impresse nella memoria.

Ma il sogno è anche altro!

Cenerentola canta “I sogni son desideri”. Come per Cenerentola, i sogni sono anche una speranza, una meta da raggiungere, un progetto da realizzare

Cenerentola realizza il suo sogno perché non si scoraggia e qualcuno la aiuta. Non scoraggiarsi e accettare il sostegno degli altri aiuta a realizzare i propri sogni.

fant asy e SOGNO

Il racconto fantasy

Nei racconti fantasy i personaggi spesso passano dal mondo reale al mondo fantastico del sogno. In questo mondo incontrano le forze del Male alle quali si devono opporre le forze del Bene

I personaggi agiscono in questi mondi paralleli per compiere missioni quasi impossibili, ma riusciranno sempre a realizzare il loro sogno di un mondo dove il Bene vince sul Male.

Quali sono gli ingredienti del racconto fantasy?

• Il contenuto narra vicende fantastiche in cui si scontrano il Bene e il Male.

• I personaggi a volte sono realistici, a volte fantastici, spesso magici. Come nelle fiabe, i protagonisti devono lottare contro l’antagonista, cattivo e malvagio. A volte sono aiutati a superare le difficoltà da creature amiche o dalla magia.

• I luoghi sono mondi paralleli a quello reale, incantati e immaginari.

IMPERDIBILE!

Per ritrovare il SOGNO e il FANTASY

nelle pagine di un libro ti consigliamo:

HARRY POTTER E IL CALICE DI FUOCO CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

LETTURA CRITICA

Questo testo ci fa capire che un sogno non deve essere solo un desiderio, ma un traguardo da raggiungere con impegno. Tu che cosa ne pensi?

I due sognatori

C’era una volta un uomo che faceva bellissimi sogni tutte le notti. Poi si alzava e… ma facciamo un esempio.

Una mattina il signor Proietti si svegliò e chiamò la moglie:

– Presto, vestiti, andiamo in campagna. Sul lago, nel nostro nuovo villino.

– Villino?

– Insomma, non capisci! Quel villino con un bel portico davanti e un pergolato d’uva in giardino.

– Te lo sei sognato, per caso?

– Appunto, me lo sono sognato. E ora voglio andarci a passare una quindicina di giorni.

La signora Proietti dovette rassegnarsi a fare le valigie per andare in campagna.

Prima di sera avevano fatto il giro di tutto il lago, ma del villino sognato nessuna traccia.

– Vedi, – disse la signora Proietti – era soltanto un sogno.

– Non capisco, – borbottò il signor Proietti – possibile che abbiano rubato un villino intero?

Un’altra volta il signor Proietti sognò di parlare correntemente in bulgaro. Corse in libreria, comprò due pacchi di libri scritti in bulgaro e giunto a casa cominciò a sfogliarli ansiosamente.

– Strano, – dovette ammettere – non ci capisco una parola. Il signor Proietti continuò così per anni a scambiare i suoi sogni con la realtà, finché una mattina – dopo aver sognato di volare con l’ombrello – si gettò da una finestra del primo piano appeso al parapioggia di sua moglie e si ruppe una gamba.

82
TESTI CHE
Il piacere di... ASCOLTARE
Gianni Rodari, Il libro degli errori, Einaudi
PARLANO DI SOGNI

Guarì in poche settimane. Guarì dalla frattura della gamba e dalla sua fede nei sogni, contemporaneamente. Sognava ancora, ma appena sveglio cercava di dimenticare quello che aveva sognato. Sognava anche a occhi aperti, ma appena se ne accorgeva si scuoteva tutto, come fanno i cani quando escono dall’acqua.

Dimagriva, diventava triste, non parlava più con nessuno.

Il figlio del signor Proietti, che al principio della storia era un bambino, crebbe, si fece un bel giovanotto, allegro, studioso, sportivo, una perla di ragazzo, ma, per il padre, egli era troppo sognatore.

– Ah, – diceva il ragazzo – come sogno un bel viaggio!

Vorrei fare il giro di tutta l’Europa.

– Svegliati, – lo ammoniva il padre – non fare come me.

Il giovanotto, invece di svegliarsi, fece la valigia e partì e quando tornò aveva girato davvero tutta l’Europa.

– Ah – diceva poi – come sogno di andare sulla luna!

Svegliati, – gli diceva il padre – non confondere i tuoi sogni con la realtà. Certe confusioni sono pericolose.

Il giovanotto, invece di svegliarsi, continuò a fare confusioni, e ne fece tante che alla fine diventò astronauta, andò sulla luna e anche più lontano.

Il signor Proietti, però, parlando di lui, diceva sempre:

Un gran bravo figliolo, ma è troppo sognatore.

Se ne accorgerà, se ne accorgerà. Durante

LIFE SKILLS

Il signor Proietti è un sognatore, ma a un certo punto della sua vita rinuncia a sognare perché si accorge che i suoi sogni non si realizzano.

Il figlio del signor Proietti invece non rinuncia ai suoi sogni, ma cerca in ogni modo di realizzarli.

Per realizzare i sogni, cioè per raggiungere traguardi, occorrono competenze. È importante però anche mettersi in relazione con il mondo esterno.

83
la lettura dell’insegnante faccio attenzione all’intonazione? Sì. No. In parte.
CHE COSA SO?

L ESSICO L

La tredicesima è: lo stipendio di un mese che viene pagato in più a Natale.

una parte dello stipendio. una tassa sullo stipendio.

L’espressione “appropriazione indebita” significa utilizzare qualcosa che non è tuo: sottolinea nel testo le parole che lo spiegano.

L’acchiappasogni

Il suo mestiere era qualcosa di mezzo fra il guardiano notturno e l’accalappiacani. Consisteva nell’andare in giro di notte per la città, mentre tutti dormivano, ad acchiappare i sogni.

Non tutti, però, solo quelli brutti, spaventosi, in modo che la gente potesse dormire tranquilla e la mattina alzarsi riposata per andare al lavoro. Doveva acchiappare anche quelli smarriti, che non avevano trovato l’indirizzo del destinatario, e in questo caso consegnarli all’Ufficio Sogni Smarriti.

Il lavoro era abbastanza faticoso: c’erano sogni che facevano i capricci, non volevano farsi acchiappare, altri piccoli piccoli che quasi non si vedono, e certo, i sogni violenti, che si ribellavano al punto da doverli prendere con il laccio. Comunque lo stipendio era discreto, e per giunta si trattava di un impiego comunale con tredicesima, ferie, più la possibilità di fare carriera: diventare accalappiacani e lavorare solo di giorno. Ma carriera non ne fece, anzi fu licenziato per disonestà: più precisamente, come disse il funzionario comunale che istruì l’inchiesta, per appropriazione indebita di sogni. Infatti, in seguito a una denuncia anonima, si scoprì che i sogni più belli li rubava per portarli ai suoi figli. Lui negò sempre, ma resta il fatto che non riuscì a spiegare perché i suoi figli amassero tanto stare a letto a dormire.

C OMPRENSIONE C

Sottolinea nel testo le informazioni esplicite che ti permettono di rispondere alle domande riferite all’acchiappasogni.

Quali sogni acchiappava?

Perché acchiappava i sogni brutti?

Perché non fece carriera?

SOG NO 84
Marcello Argilli, Una storia al giorno, De Agostini

La Fata del Sonno

Di solito si dice che il sonno è una polvere portata in un sacco dal Nano o dal Mago Sabbiolino, che ne tira fuori una manciata e la soffia dolcemente dentro gli occhi dei bambini per costringerli a dormire. Che sia un nano o un mago, quello che fa non è per niente piacevole, e poi se ti soffiano la sabbia negli occhi (o se te la buttano, quando giochi ai giardini o d’estate al mare) brucia un sacco ed è un gran fastidio.

Quindi perché credere a una storia così strana, almeno dal punto di vista di un bambino?

Infatti non ci si deve credere, perché la verità è un’altra. A occuparsi del sonno è una fata. Non si conosce il suo nome, e quindi tanto vale chiamarla semplicemente Fata del Sonno. E il sonno che usa lei non è una polvere: è un impasto magico, fatto di lacrime di neonato (che sono piccole e profumate), camomilla tritata, acqua di rose e miele selvatico, che prepara con molta pazienza tutte le mattine, perché deve esser fresco ogni giorno. Poi, quando cominciano a calare le prime ombre della sera, la Fata del Sonno mette l’impasto in una pentolina, se la appoggia in bilico sulla testa come fanno le donne africane quando portano i vasi pieni d’acqua e parte a cavallo di una libellula. Sceglie le libellule perché volano così veloci e a scatti, che le vedi e dopo un attimo sono già scattate da un’altra parte, e quando le rimetti a fuoco sono già scattate di nuovo. In tutto quello scattare nessuno riesce a far caso alla piccola fata che potrebbe avere sulla schiena.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale di questo testo è: spiegare come il sonno arriva per i bambini.

raccontare la storia di una fata e di un mago.

L ESSICO L

Mettere a fuoco significa: vedere qualcosa in modo distinto e preciso. bruciare da lontano. fermare per pochi secondi.

Individua le informazioni esplicite per rispondere alle domande.

• Da che cosa è formato l’impasto magico della fata?

• Quando la fata prepara l’impasto magico?

• Perché la fata cavalca le libellule per spostarsi?

85 SOG NO
Beatrice Masini, Che fata che sei, Einaudi Ragazzi

L ESSICO L

S’erano già accaparrati. Potresti sostituire questa espressione con: avevano già utilizzato. avevano già preso. avevano già visto.

I sogni in cielo

Una volta accadde una cosa straordinaria sopra la città di Roma. I sogni passavano nel cielo, come nuvolette, e chi voleva li poteva acchiappare. Bastava fare un salto, neanche tanto alto, allungare la mano e il sogno preferito si lasciava prendere con grande docilità. E quando uno lo pigliava era suo, e poteva portarselo a casa. I più abili e coraggiosi erano i bambini, ben abituati a zompi, capitomboli e piroette. Loro l’avevano capito subito che quei batuffoli morbidi e bianchi che passeggiavano sopra i tetti e sopra le creste delle montagne erano sogni! Non avevano mica perso tempo come i grandi che erano stati lì con il naso in su a dire: “Toh guarda, s’annuvola! E io che ho appena steso la biancheria!”. “E io, che ho già annaffiato l’orto! Se sapevo mi risparmiavo la fatica!”.

Intanto i bambini s’erano già accaparrati tre, quattro sogni ciascuno: c’era chi stringeva il sogno di una pizza con i würstel, chi sventolava il sogno di un robot smontabile e ricostruibile, chi mostrava ai compagni un sogno da cavaliere che uccide il drago, chi esibiva il sogno di capire il teorema di Pitagora.

86
Cristina Bellemo, 25 Storie di Natale, Edizioni Messaggero Padova

Alcuni, un po’ vergognosi, si tenevano in disparte e nascondevano subito in cartella un sogno di coccole. Ma c’erano anche quelli, più modesti, che agguantavano sogni di un bicchiere d’acqua fresca o di una calda coperta di lana, che mica sono cose così scontate, sapete.

Qualcuno, più ambizioso, azzardava perfino afferrare il sogno di fare la dottoressa da grande, o il maestro, o il poeta o casomai il calciatore.

Quando i grandi capirono di che cosa si trattava, si misero a saltellare anche loro, cercando di non darlo troppo a vedere. Saltavano tutti, anche i più anziani, perché non si smette mica di sognare, quando si è vecchi, seppure con qualche acciacco alla schiena.

Chi fosse capitato a Roma in quel momento, avrebbe visto una folla di persone sospese a mezzo metro da terra con le braccia stese a catturare sogni. Quelli un po’ più prepotenti, che non mancano mai, allungavano pure qualche spintone, per paura di restare senza, ma non serviva mica, perché di sogni ce n’era per tutti e per tutti i gusti. Volavano i vigili, i commessi, le professoresse, i ballerini (questi lo facevano con grande stile, bisogna dirlo). Saltavano magri e ciccioni, eleganti e trasandati, ricchi e poveri.

Un evento straordinario!

Qualcuno disse che i sogni passano tutti i giorni per il cielo e basterebbe pigliarli, ma siamo così distratti che non ce ne accorgiamo. E io gli do ragione.

C OMPRENSIONE C

Gli elementi del testo sono realistici (R) o fantastici (F)?

Il luogo. I personaggi. I fatti.

Rispondi per evidenziare le informazioni esplicite

• Che aspetto avevano i sogni che passavano sopra la città?

• Chi furono i primi a capire che i batuffoli bianchi nel cielo erano sogni?

Indica con X l’idea principale.

I sogni sono difficili da realizzare.

Tutti hanno dei sogni.

I bambini sognano più degli adulti.

87
SOG NO

Un bambino difficile?

Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile.

Fu solo quando era ormai già grande da un pezzo che Peter finalmente capì. La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto. E a quanto pare questo dava fastidio.

L’altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre, naturalmente. Nemmeno tutti i giorni. Ma per lo più gli piaceva prendersi un’ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare ai suoi pensieri.

A Peter piaceva sognare a occhi aperti. A scuola il problema dei sognatori a occhi aperti è che gli insegnanti, specie quelli che non vi conoscono bene, tendono a considerarvi un po’ tonti. Non c’è nessuno che riesca a vedere le cose fantastiche che vi passano per la testa.

Se un insegnante vedeva Peter assorto a scrutare fuori dalla finestra, o bloccato davanti a un foglio bianco, pensava che si stesse annoiando o che non sapesse la risposta al compito. Ma la realtà era ben diversa.

I genitori di Peter sapevano bene che lui non era stupido, né pigro. E per fortuna anche alcuni insegnanti della scuola finirono col rendersi conto del fatto che nella sua testa succedevano migliaia di cose interessantissime.

C OMPRENSIONE C

Sottolinea nel testo le informazioni esplicite che rispondono alle seguenti domande.

Chi è il protagonista?

Quali sono i due motivi per cui Peter era considerato un bambino “difficile”?

Che cosa pensava l’insegnante se vedeva Peter assorto?

Qual era l’opinione dei genitori di Peter?

Riconosci la struttura del testo colorando la barra in questo modo: introduzione e conclusione. Poi rispondi.

La conclusione conferma o cambia quanto detto nell’introduzione?

88
SOG NO
Ian McEwan, L’inventore di sogni, Einaudi Ragazzi

Il coraggio di sognare

Quando si trattava di andare a dormire, a Camilla spariva il coraggio. Lo cercava sotto al letto.

Lo cercava nella cesta dei giochi.

Lo cercava nel buco del lavandino, perché non si può mai sapere dove si nasconda il coraggio! Eppure era tutto inutile.

– Camilla, se chiudi gli occhi, si apre la porta dei sogni! – le diceva la mamma nel darle il bacio della buonanotte.

A queste parole, però, gli occhi della bambina si spalancavano.

Ebbene sì! Camilla aveva paura… dei sogni!

Cercava con tutte le forze di rimanere sveglia, ma dopo un po’ gli occhi le si chiudevano e la porta si apriva.

Quella notte Camilla si ritrovò sospesa tra morbide nuvole. Poi vide un omino piccolo piccolo.

– Buonasera! Chi sei? – chiese Camilla, che era una bambina educata.

– Chi sei tu, piuttosto! Sei in casa mia! – replicò l’omino che, invece, pareva piuttosto sgarbato.

Mi chiamo Camilla – rispose intimorita la bambina.

Ah, allora sei tu la noiosina che si lamenta dei sogni che fabbrico con tanto impegno. Io sono Carlo, l’omino dei sogni!

Cosa stai facendo? – domandò Camilla.

Cosa pensi che stia facendo? – chiese Carlo, seccato. – I sogni!

– Scusa, ma i miei sogni non sempre sono bellissimi! – precisò la bimba. – Non sono noiosa! Sei tu che mi soffi dei sogni neri che mi fanno paura.

Carlo si grattò il mento. – Scusa – disse – ma non ce l’hai il coraggio.

– Sì ce l’ho, ma di sera lo perdo.

C OMPRENSIONE C

Indica con X per comprendere le informazioni implicite.

Carlo dice a Camilla “sei in casa mia” perché: Camilla è beneducata, ma non si è presentata. vuole confortarla.

Camilla è nel mondo dei sogni.

Noiosina è un diminutivo di “noiosa”.

Il vezzeggiativo è

L’accrescitivo è

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Ilaria Mattioni, La porta dei sogni, Paoline Editoriale Libri
R IFLESSIONE R SULLA LINGUA SOG NO

Quali parole potrebbero sostituire l’espressione al limitare del prato?

Vicino alla casetta.

Dove termina il prato. In una parte del prato.

L’astronave dei sogni

La mamma e il papà di Marco un giorno decisero di andare a vivere vicino alla campagna. Trovarono una casetta con un grande prato intorno e vecchie querce al limitare del prato.

Il giorno del trasloco, un’anziana signora portò loro le chiavi e disse: – Una leggenda molto antica racconta che quella quercia è magica: chiunque dormirà una notte intera sotto di lei, al mattino vedrà uno dei suoi sogni realizzato. Poi l’anziana signora se ne andò.

Il giorno del compleanno di Marco i genitori gli chiesero qual era il suo desiderio.

Marco non ci pensò molto e disse: – Vorrei dormire sotto la grande quercia tutta la notte, così al mattino il mio sogno sarà realizzato!

La mamma e il papà di Marco rimasero un po’ stupiti, ma accettarono. Lo accompagnarono fin sotto la grande quercia e lo lasciarono lì con il suo sacco a pelo e il cuscino mentre la notte cominciava a colorare di scuro le cose. Finalmente, come succede sempre, l’alba arrivò con la sua luce bianca e rosata. La mamma e il papà si precipitarono fuori, verso la grande quercia.

– Allora, raccontaci… come è andata?

Marco era stranamente silenzioso, finché, tranquillo, disse:

– Vorrei una bustina di tè.

Quando la ebbe in mano, sorrise e disse: – Mamma, papà, ora dovete lasciarmi andare. Devo partire, ma tornerò presto.

– Dove vuoi andare? E perché? – chiese la mamma.

– Adesso che ho la mia astronave, voglio andare a farla volare – rispose Marco mostrando la bustina di tè.

E, senza aspettare risposte, cominciò a camminare lasciando i due genitori a guardare.

E cammina, cammina… arrivò al limitare di un bosco e vide un boscaiolo.

Marco con orgoglio mostrò la sua bustina di tè.

Loredana Frescura, L’astronave dei sogniStorie e fiabe di Scienza, Editoriale Scienza
L
L SOG NO
ESSICO

Vede signor boscaiolo, io vado a far volare la mia astronave!

– Far volare… la tua astronave… che sciocchezze!

E così dicendo gli strappò la bustina di mano e un lembo di essa si ruppe.

Marco voltò le spalle dicendo: – Non mi importa, anche senza portellone la mia astronave volerà, vedrai che volerà!

Incontrò poi un pescatore e una vecchina: entrambi lo canzonarono e gli strapparono la bustina di tè, lasciandogli solo la cartina vuota. Ma Marco continuò a camminare finché, in mezzo a un campo, vide un grande cappello colorato e sotto il cappello una ragazzina.

– Ciao Marco! Che fantastica astronave hai!

Marco indietreggiò di qualche passo, sbalordito.

La bambina sorrise e gli fece cenno di seguirla.

Così camminarono, camminarono... fino a raggiungere un posto che Marco riconobbe immediatamente: la grande quercia magica dove i sogni si avverano.

La ragazzina con delicatezza prese quel che era rimasto della bustina di tè, la sistemò con le mani fino a farla diventare un cilindro, poi con cura la appoggiò a terra e… cinque, quattro, tre, due, uno… l’astronave volò! Si perse tra i rami che si incurvavano e si stendevano verso il cielo, portando i sogni di molti perché diventino veri.

La bambina sorrise e disse: – Ora andiamo. Abbiamo altre astronavi sognate da far volare.

C OMPRENSIONE C

Completa con le informazioni esplicite

• Da chi viene ostacolato Marco? , e

• Da chi viene aiutato?

Per rispondere a questa domanda devi fare delle inferenze.

Con quali aggettivi puoi definire Marco? Indica con due X. Pauroso. Tranquillo. Determinato. Disubbidiente.

91 –
SOG NO

All’unisono in questo contesto significa: che uno solo, parlando, esprime il pensiero di tutti e due. contemporaneamente e con le stesse parole.

I sogni volano in alto

Ogni sera, dopo essersi lavati i denti e messi a letto, Leo e Dino spegnevano la luce, chiudevano gli occhi, si addormentavano e facevano un sogno.

Quella notte non fu diversa dalle altre.

– Ciao, ragazzi, come va? – irruppe nel sonno una vocina.

– E tu chi sei? – chiese Leo, mettendosi a sedere.

Dino si stropicciò gli occhi.

– Ma come, ancora non mi avete riconosciuto? Sono Dreamy, il vostro Sogno…

– E che cosa vuol dire? Noi non abbiamo un unico sogno. Ogni notte viviamo avventure diverse… – continuò Dino.

– Ah, ma allora mi volete fare perdere tempo? Secondo voi, io sarei un sogno qualsiasi? Non offendetemi, per favore. Non vedete la mia linea perfetta? Il mio sguardo profondo? Davvero non mi riconoscete? Su, dai, fate un piccolo sforzo, altrimenti mi vien voglia di lasciar perdere…

A dirla tutta, l’essere che era apparso davanti ai loro occhi non aveva esattamente una linea perfetta. Era piccolo, cicciottello, anzi quasi rotondo, con uno strano marsupio sul ventre simile a quello di un canguro. Aveva due grandi occhi chiari e furbi e sembrava darsi un sacco di arie.

– Lasciar perdere che cosa? – chiesero all’unisono i due fratelli.

– Se non lo sapete voi! Io sono Dreamy il Sogno, quello vero. L’unico, l’inimitabile, il più amato. Ho pochi difetti e innumerevoli qualità. E soprattutto ho fretta. Con me non si deve camminare, bisogna correre. E se non è sufficiente, allora bisogna volare altissimo, dove nevica pure d’estate…

Licia Colò, Alessandro Carta, Leo, Dino e Dreamy alla ricerca della medusa eterna, Fabbri Editori
92
L ESSICO L

I due bambini si guardarono confusi: di che cosa blaterava quello strano bambolotto parlante?

– Scusa, ma perché dovremmo avere fretta di sognare?

E perché dovremmo addirittura volare? – continuò Leo.

– Perché i sogni, quelli veri, quelli come me, sono le ali della mente, e le ali della mente sono quelle che volano più in alto, dove osano le aquile… sapete, no, che cosa sono le aquile?

– Ma che domande. Certo!

– Ricominciamo: chi sono io? – chiese rivolgendosi a Leo.

– Mmm… un sogno?

– NO! Sono Dreamy, sono Il Sogno. E dimmi Leo, qual è il tuo sogno più grande? Io sono qui per trasformare il vostro sogno in realtà. Dipende solo da voi!

A questo punto Il Sogno tirò fuori dal suo marsupio un sacchettino trasparente pieno di sabbia dorata, anzi a guardarla bene sembrava proprio polvere d’oro, fece tre fischi e una maestosa aquila reale si presentò sul davanzale della finestra.

– Bambini, fidatevi di me. IO SONO IL VOSTRO SOGNO e quest’aquila è l’animale che più di ogni altro vi può far viaggiare, l’animale che vi condurrà in ogni luogo…

MIND

I sogni aiutano a sperare in un futuro che ci faccia stare bene. Che cosa sogni per il tuo futuro?

C OMPRENSIONE C

Riconosci la struttura del testo sottolineando le due sequenze descrittive che permettono di immaginare il fisico e il carattere di Dreamy. Poi rispondi.

A che cosa Dreamy paragona i sogni veri, cioè quelli come lui?

Per rispondere a queste domande devi fare alcune inferenze.

Dreamy si presenta a Leo e Dino per far capire loro che: senza di lui non possono sognare. i sogni si possono avverare.

ogni notte si fa lo stesso sogno.

Dreamy si definisce “Il Sogno”, con le iniziali maiuscole, perché: sa farsi obbedire da un’aquila.

può far fare tanti sogni. trasforma i sogni in realtà.

FULNESS

Un libro che ti consigliamo di leggere:

HaRRY potter e il calice di fuoco

Sogni e fantasy in un solo libro!

La scrittrice, in una serie di sei libri, ci narra la storia della vita di Harry Potter Questo brano è tratto dal quarto volume.

Harry Potter è un mago. È in una fase particolare della sua vita. I suoi sogni lo tormentano perché lo mettono in contatto con Voldemort, il più perfido mago della storia.

Harry però riuscirà a utilizzare i suoi sogni per sconfiggere il Male

UN SOGNO PREMONITORE

Harry giaceva sulla schiena, il respiro affannoso, come se avesse corso. Si era svegliato da un sogno molto vivido con il viso nascosto tra le mani. La vecchia cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte scottava sotto le dita, come se qualcuno gli avesse appena premuto un filo incandescente sulla pelle.

Si alzò a sedere, una mano ancora sulla fronte, l’altra tesa nel buio a cercare gli occhiali sul comodino. Li inforcò e mise lentamente a fuoco la stanza, illuminata dal debole chiarore che filtrava dalla strada, attraverso le tende.

Harry sfiorò la cicatrice con le dita. Faceva ancora male. Accese la lampada, scivolò fuori dal letto, attraversò la stanza, aprì l’armadio e si guardò nello specchio all’interno dello sportello.

Un ragazzo smilzo di quattordici anni ricambiò lo sguardo, i verdi occhi brillanti perplessi sotto i capelli neri spettinati.

Esaminò più da vicino la cicatrice a forma di saetta del suo riflesso. Sembrava normale, ma bruciava ancora.

IMPERDIBILE!
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e il calice di fuoco, Salani Editore

Harry cercò di ricordare che cosa stava sognan do quando si era svegliato. Sembrava così reale… c’erano due persone che conosceva, e una che non conosceva… si concentrò intensamente, ac cigliato, sforzandosi di ricordare…

L’immagine di una stanza nell’oscurità affiorò nella sua mente… c’era un serpente su un tappe to… un ometto di nome Peter, detto Codaliscia… e una voce fredda, acuta… la voce di Voldemort. Il solo pensiero fece sentire Harry come se un cubetto di ghiaccio gli fosse scivolato nello sto maco.

Chiuse gli occhi con forza e cercò di ricordare l’aspetto di Voldemort, ma fu impossibile… tut to quello che Harry sapeva era che nel momento in cui la poltrona di Voldemort era stata girata, e lui, Harry, aveva visto che cosa vi era seduto, uno spasmo di terrore lo aveva svegliato… o era stato il dolore alla cicatrice?

E chi era il vecchio? Perché di sicuro nel suo so gno c’era un vecchio, Harry lo aveva visto cade re a terra. Ma tutto stava diventando confuso.

Harry si coprì il viso per non vedere la camera, cercando di restare aggrappato all’immagine di quella stanza appena illuminata, ma era come voler trattenere l’acqua con le mani; e più cer cava di fermarli, più i dettagli scivolavano via… Voldemort e Codaliscia progettavano di uccidere qualcuno… lui!

Harry sollevò il viso dalle mani, aprì gli occhi e si guardò intorno, come se si aspettasse di vedere qualcosa d’insolito. A dire il vero c’era una quan tità straordinaria di cose insolite in quella stan

za: un grosso calderone, un manico di scopa, abiti neri e svariati libri di incantesimi.

Harry, irrequieto, tornò verso il letto e vi si se dette, ripensando al sogno che lo aveva turbato.

Spesso, quando sogni, vivi avventure in luoghi immaginari. Nel genere fantasy i protagonisti “passano” in mondi irreali e lottano contro il Male.

Oltre la porta di luce

Arthur alza leggermente lo sguardo e scopre cinque ombre, immense, smisurate. È pietrificato, sbigottito, ma trova la forza di accendere la torcia e di illuminare il guerriero.

Il guerriero gli sorride: – Non c’è un minuto da perdere!

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

Nei racconti fantasy i protagonisti lottano contro il Male per il trionfo del Bene

Chi è il protagonista che deve lottare contro il Male?

I luoghi in cui sono ambientati i racconti fantasy sono mondi immaginari, talvolta completamente separati dal mondo della vita quotidiana. Sono luoghi che vengono raggiunti attraverso passaggi magici.

Da chi era abitato il mondo del Male?

In quale modo Arthur passa dal suo mondo a quello del Male?

– Voi… voi non venite con me? - chiede educatamente Arthur, un po’ agitato.

– Può passare soltanto una persona, e tu ci sembri la scelta migliore per combattere Emme… il Malvagio – gli risponde il capo.

– Malthazard? – chiede il bambino, ricordando il disegno del libro del nonno. Istantaneamente i cinque guerrieri si mettono il dito davanti alle labbra, per reclamare il silenzio.

– Quando sarai dall’altra parte, non pronunciare mai, mai, mai... il suo nome. Porta sfortuna.

– D’accordo. Dirò solo Emme… il Malvagio! – ripeté Arthur, sempre più preoccupato.

– Tuo nonno era andato dai Minimei per combattere proprio lui, e ora tocca a te l’onore di portare a termine la sua battaglia – dichiara con solennità il guerriero.

È tempo di andare, Arthur – aggiunge il guerriero, accompagnandolo esattamente al centro del tappeto dove si trova il cannocchiale e dandogli le ultime istruzioni.

Il ragazzino prende il foglietto con mano tremante e lo legge, e la pendola suona il primo rintocco della mezzanotte.

La porta di luce è aperta! – annuncia con fierezza il capo dei guerrieri. – Adesso puoi partire. Il passaggio dura solo pochi minuti!

96 FANTASY genere
Luc Besson, Arthur e il popolo dei Minimei, Mondadori

La sorpresa dell’armadio

La villa era piena di sorprese, un vero labirinto. Peter, Susan, Edmund e Lucy capitarono in un lungo corridoio e trovarono una stanza praticamente vuota: c’era soltanto un grosso armadio.

– Uffa, qui non c’è niente! – brontolò Peter uscendo deciso, seguito a ruota dagli altri. “Perché non provare ad aprire l’armadio?” – pensava Lucy.

Inaspettatamente la porta dell’armadio si aprì con facilità. Dentro c’erano appesi alcuni cappotti, quasi tutti di pelliccia. Senza pensarci due volte, Lucy entrò.

Scoprì che là dentro si poteva proseguire oltre. Era buio, e Lucy teneva le braccia in avanti per non sbattere contro la parete di fondo dell’armadio. Fece un passo, poi un altro e un altro ancora.

A un tratto avvertì uno scricchiolio sotto i piedi. Quando si chinò, le sembrò di sfiorare con le dita una specie di pappa farinosa e fredda. Di colpo, qualcosa le grattò il viso: qualcosa di duro, ruvido e pungente.

A quel punto scorse una luce davanti a sé. Non vicino, dove in teoria doveva esserci il fondo dell’armadio, ma un bel po’ più in là. E intanto il freddo le pioveva addosso in candidi fiocchi.

Un attimo dopo si ritrovò nel bel mezzo di un bosco ammantato di neve, fra cristalli di ghiaccio che danzavano nell’aria. Era buio.

Un po’ di paura l’aveva, ma la curiosità e l’eccitazione ebbero il sopravvento.

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

I personaggi sono: fantastici. realistici.

Il passaggio dal mondo reale al mondo fantasy avviene: per opera di un personaggio magico. in modo inaspettato.

Sottolinea nel testo:

• in le parole che ti fanno capire dove avviene il passaggio,

• in come avviene il passaggio,

• in il luogo fantasy.

FANTASY genere
Clive S. Lewis, Le cronache di Narnia, Mondadori
97
A NALISI A

Le Terre di Incanto in pericolo

Narra la leggenda che, in un tempo molto lontano, le rigogliose Terre di Incanto, dove oggi sorge l’Accademia Reale, accolsero un potente mago in fuga da un’oscura minaccia.

Era il Mago dell’Alba, che per difendere il suo grande potere dalle Forze Oscure scelse di nasconderlo nella natura.

Da allora il suo potere è diventato il Potere di Incanto e riposa come un magico segreto in ogni foglia, in ogni granello di sabbia, in ogni goccia d’acqua.

Le Guardiane di Incanto

Ma al sorgere di ogni nuovo attacco, il Potere di Incanto si risveglia e sceglie CINQUE GUARDIANE dal cuore puro e dall’animo coraggioso.

Ora una nuova minaccia si è risvegliata: il malvagio Egor ha deciso di attaccare Incanto, e cinque principesse devono rispondere alla chiamata del destino. Sono le nuove Guardiane di Incanto e insieme a cinque ANIMALI MAGICI dovranno proteggere a ogni costo la pace e l’armonia del loro mondo.

Sono cinque principesse e sono sorelle. Da loro dipende il destino di Incanto e dell’intero Regno della Fantasia.

98
Tea Stilton, Incanto – La notte dell’eclissi, Piemme

Aspettando l’eclissi

Le cinque sorelle erano felici. Mancava solo un giorno all’attesissima eclissi di luna, quando tutti i principi e le principesse dell’Accademia Reale di Incanto avrebbero partecipato al Ballo dell’eclissi, la grande festa danzante dedicata alla luna e alle sue antiche, misteriose leggende.

Una delle più famose raccontava che, durante la notte di eclissi, le forze della natura erano più vive e potenti che mai e potevano accadere eventi straordinari, ma spesso anche funesti.

Al termine della festa della vigilia le sorelle si augurarono la buonanotte e spensero la luce, ma Kalea non riusciva a prendere sonno.

Durante la festa aveva avvertito un oscuro presentimento. Ancora adesso si sentiva inquieta: continuava a sentirsi osservata! Quando finalmente chiuse gli occhi, le sue sorelle si erano già addormentate da tempo.

Nessuna di loro si accorse del perfido corvo, malvagio e minaccioso, che leggero come un soffio entrò dalla finestra e si posò sul pavimento.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

Qual è il luogo fantasy in cui si svolge la vicenda?

Chi è il personaggio malvagio?

Chi lotta contro il malvagio?

Il Mago dell’Alba appartiene alla Forze del Bene o alle Forze del Male?

A volte i personaggi del racconto fantasy, buoni o cattivi, hanno uno o più aiutanti.

Chi o che cosa sono gli aiutanti delle cinque Guardiane di Incanto?

Chi è l’aiutante del personaggio malvagio?

Questo è un testo misto, cioè alcune informazioni possono essere ricavate dalle immagini. Osservando le immagini scrivi il nome della Guardiana, il nome del suo animale e che cosa ama fare.

99 FANTASY genere
.......................................................... ........................................ ...................................................................................
Guardiana di Incanto Animale Che cosa le piace

L’attendente è un soldato che: è al servizio di un generale. aspetta di combattere.

Non tutto è perduto

Era l’alba presso la Gola Nascosta, la stretta valle che attraversava l’imponente catena montuosa che separava il Reame dei Maghi dalle Terre d’Inverno.

La battaglia infuriava ormai da giorni tra l’Esercito Oscuro e l’Esercito della Magia.

Ailos, il giovane Generale a capo dell’Esercito della Magia, in groppa al suo unicorno alato guidava con determinazione i suoi alleati, che ormai erano rimasti davvero in pochi.

– Dobbiamo resistere! – gridò Ailos, sollevando davanti al viso la sua spada di cristallo. – Dobbiamo impedire a ogni costo che le creature del Male raggiungano la Cittadella dei Maghi!

Il Generale gridava con tutto il fiato che aveva in gola per sovrastare le urla e i ruggiti dei nemici.

– Esercito della Magia! Andiamo avanti a combattere per la salvezza del nostro mondo e per le persone che amiamo! Resistiamo!

In quell’istante, tre Avvoltoi del Buio volarono sopra di lui, pronti a colpirlo.

Ailos abbatté il primo con un preciso fendente, facendolo svanire in uno sbuffo di fumo nero. Poi trafisse il secondo e schivò prontamente gli artigli del terzo.

Nel frattempo Ilian, il giovane mago attendente di Ailos, lottava contro due Mannari, cercando di tenerli a distanza con la lancia. Attorno a loro, Fate e Cavalieri combattevano con coraggio.

– Sono in troppi! – gridò Ilian – Non ce la faremo mai! Dobbiamo ritirarci!

FANTASY genere
Geronimo Stilton, Il segreto del lupo, Piemme
L ESSICO L

Il giovane attendente aveva ragione, e Ailos lo sapeva bene. Le terribili creature dell’Esercito Oscuro sembravano inarrestabili. Le Fate, i Cavalieri e i Maghi li affrontavano con determinazione e coraggio. Ormai l’unica soluzione era battere in ritirata, nel tentativo di difendere l’Accademia di Magia prima che fosse tardi per tutti loro. Ailos vide due Fate delle Lande soccombere sotto l’attacco di un Dragone Nero, e in quel momento sentì di avere fallito.

Ritirata!!! – gridò, con il cuore che gli batteva forte nel petto. – Corriamo a rifugiarci dentro le mura della Cittadella dei Maghi!

In quel preciso istante, il fruscio di due ali immense che attraversavano il cielo gli fece sollevare gli occhi verso le nuvole. Ailos trattenne il fiato.

Un corpo gigantesco, ricoperto di squame scure come la notte, volteggiava su quel che restava dell’Esercito della Magia. Era avvolto da un fumo nero denso e opprimente. Aveva denti appuntiti come spine, artigli affilati e taglienti come lame e fauci che sprizzavano scintille. La sua sagoma mostruosa oscurò il cielo e rimase sospesa, pronta ad attaccare.

Ci siamo! – gridò Ailos – Il Drago Nero attacca il Reame dei Maghi!

Poi il drago spalancò le fauci e una sfera di fuoco avvolse tutti quanti.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

La caratteristica del genere fantasy è la vittoria del Bene sul Male

Questo brano è tratto da un libro fantasy. Da che cosa capisci che non è il finale del libro, ma solo una parte della vicenda?

L’autore presenta personaggi positivi e personaggi negativi. Sottolinea nel testo:

• in i personaggi del Male,

• in i personaggi del Bene

I personaggi negativi sono accostati: al buio e all’oscurità.

alla magia.

I personaggi positivi sono accostati: al buio e all’oscurità.

alla magia.

FANTASY genere

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del genere fantasy.

In questo racconto personaggi fantastici e realistici: lottano tra loro. convivono.

Il tempo: è chiaramente indicato. non è chiaramente indicato.

Il luogo di Fairy Oak è: assolutamente fantastico. realistico.

I personaggi sono: solo fantastici. realistici e fantastici.

Sottolinea le parti in cui si parla del Male.

Il racconto ha un lieto fine. Quale? ......................................................... .............................................................................

La Quercia Fatata

Fairy Oak era un villaggio delizioso.

Fairy Oak era l’unico posto, di tutti i mondi reali e incantati, dove umani e creature magiche vivevano insieme, mescolati da tempo in perfetta armonia. Streghe, fate, maghi abitavano le case di Fairy Oak come normali cittadini, e tali erano considerati dalla comunità.

I Magici, come loro stessi usavano chiamarsi, erano stati gli indiscussi padroni di quelle terre molto prima degli Umani Senza Poteri. E quando questi arrivarono, invece di combatterli, li aiutarono a stabilirsi.

Il capo dei Magici indicò al capo dei Nonmagici una valle tranquilla che degradava verso il mare.

Era un posto da sogno. E, infatti, qualcuno l’aveva già scelto a sua dimora: una quercia! Se ne stava tutta sola al centro di una radura ed era l’albero più grande che gli uomini avessero mai visto. Magici e Nonmagici costruirono intorno a lei il villaggio e in suo onore lo chiamarono Fairy Oak, che significa appunto “Quercia Fatata”.

Gli anni passarono. L’alleanza si trasformò in amicizia e i due popoli diventarono presto uno solo.

Per anni fu uno dei regni più ricchi e felici di tutti i tempi. Fino a quando il Male assoluto prese di mira il regno di Fairy Oak. Un nemico senza volto e senza anima, deciso a distruggere per il piacere di farlo.

Il popolo della Valle si trovò a combatterlo più volte a distanza di molti anni e lo sconfisse sempre.

102 FANTASY genere
Elisabetta Gnone, Fairy Oak – Il segreto delle gemelle, De Agostini

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Nel RACCONTO FANTASY il tema principale è la lotta tra il Bene e il Male

In questi testi gli elementi fantastici prevalgono su quelli realistici.

SCOPO

Appassionare il lettore e stimolare la fantasia

ELEMENTI

Personaggi:

• persone reali o stravaganti;

• personaggi immaginari (folletti, elfi, troll, gnomi, maghi, streghe);

• il protagonista: eroe buono che, anche con mezzi magici, sconfigge i malvagi.

Tempo: imprecisato.

Luoghi: indefiniti e immaginari; spesso vi è un passaggio dal mondo reale a luoghi fantastici.

ISIONE MENTALE V V

Quale genere letterario ti ricordano queste immagini? ...................................................

Nel fantasy i personaggi cattivi non agiscono solo contro una persona, ma rappresentano la lotta tra forze diverse: il Bene e il Male.

IL RACCONTO FANTASY

CONTENUTO

Vicende eroiche e fantastiche, uso della magia, lotta tra le forze del Bene e le forze del Male.

STRUTTURA

Introduzione: presentazione dei personaggi o situazione iniziale. Svolgimento: entrano in azione gli antagonisti; il protagonista deve superare pericoli e difficoltà. Conclusione: le forze del Bene sconfiggono le forze del Male.

NARRATORE

Il narratore può essere:

• esterno: narra in terza persona;

• interno: narra in prima persona.

103 SOG NO
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 57-63 FANTASY genere

In viaggio per liberare l’Isola

Spica, la giovane elfa, guardava in basso, verso l’acqua: c’era qualcosa, posato sulle rocce. Sembrava un grumo di alghe verdi.

In fretta Ombroso raggiunse Spica. Prodigiosamente dalle acque emerse, lentamente, la figura di una donna. Spica sussurrò, attonita: – Una fata?

La figura del mare sorrise.

– Il mio nome è Marea e sono la custode dei Mari Orientali. Proteggo ogni creatura che, in rispetto e pace, solchi queste acque. So che tu sei l’elfo Ombroso. Ero curiosa di conoscere il coraggioso cavaliere che ha sfidato la sorte già una volta, affrontando Stria, la perfida Regina delle Streghe, e che è ancora destinato a sfidarla per liberare l’Isola.

Come mai sei qui? – domandò la ragazza.

La fata rise fragorosamente, come il suono delle onde sugli scogli.

– Sono qui perché questo è il mio mare. Certo, non mi mostro a tutti coloro che lo attraversano... Ma voi siete diversi. Io sono colei che, da quando l’Isola è caduta sotto il dominio delle streghe, ha vegliato perché nessuno vi giungesse né vi posasse piede... Io sono colei che sola può aiutarvi.

Ombroso domandò: – Dicci dell’Isola, per favore. Che cosa ci aspetta?

Gli occhi di Marea divennero neri e turbinosi come un gorgo. La sua voce prese il suono del mare in tempesta.

– La rovina l’ha travolta da quando sono giunte le streghe. Il Male vi aleggia ancora ed è ormai sul punto di stritolarla nella sua morsa e di trascinarla nei profondi abissi... Se il vostro fato vi conduce proprio in quel luogo non vi impedirò di raggiungerla... Una volta che sarete su quel suolo, nessuno potrà aiutarvi. Però posso fare una cosa per voi!

La fata sorrise e mosse la mano verde alga.

Un’ondata lievemente più potente delle altre bagnò lo scoglio, liberando dalle mucillagini una grossa conchiglia a spirale.

Una conchiglia? – domandò Ombroso, chinandosi a prenderla.

Una delle mie amate conchiglie, sì. È il Richiamo dei Mari. Suonalo a pieni polmoni, stando con i piedi nell’acqua. Suonalo quando non saprai dove dirigere i tuoi passi. Anche se io fossi lontana, l’acqua che a me obbedisce obbedirà anche a questo richiamo e il mare vi mostrerà vie che solo lui conosce.

104
VERIFICA

A NALIZZO A

1 Riconosci la struttura del fantasy. Nell’introduzione il narratore presenta: un personaggio. la situazione pericolosa che il protagonista deve superare. il mondo fantastico in cui avvengono le vicende.

2 Riconosci gli elementi del testo.

• Quali sono i personaggi che dovranno sconfiggere il Male?

• Sono personaggi fantastici o realistici? ...................................................................................................................................................

• Qual è il luogo in pericolo a causa delle forze del Male?

3 Riconosci il contenuto del testo.

• Quali sono le forze del Male di cui parla la fata?

• Quale oggetto magico dovranno usare i due elfi in caso di pericolo?

4 In questo racconto quali tra gli elementi del fantasy sono presenti? Indica con tre X. La lotta tra il Bene e il Male. Personaggi fantastici. Luoghi immaginari. Il passaggio dal mondo reale al mondo fantastico.

C OMPRENDO C

1 Chi è Marea?

2 Marea dice: “La rovina l’ha travolta…”. A chi o a che cosa si riferisce? Alla conchiglia. A se stessa. All’Isola.

3 Chi andrà in loro aiuto se Ombroso e Spica suoneranno la conchiglia? Marea. La conchiglia. Il mare.

C C L ESSICO L

Il fato è: il destino. il passato. un sogno.

Le mucillagini sono: alghe. conchiglie. pesci.

OMPITO NON NOTO

In questo testo la parola “Marea” è un nome proprio. Come nome comune appartiene al campo semantico del mare. Sai spiegare che cos’è?

COME S O?

Ho riconosciuto la struttura, il contenuto e gli elementi di questo testo fantasy?

Sì. No. In parte.

a stare tranquillo/a?

105 SOG NO
Sono riuscito/a
Molto. Abbastanza. Poco.
105
VERIFICA
CHE COSA SO? T

Entra nel mondo del fantasy

Ecco il secondo gioco-quesito.

Conosci gli anagrammi? Devi giocare con le parole! Le lettere si spostano e la parola… si trasforma!

Esempio: RAMO ROMA

Per ogni parola scrivi il suo anagramma. Difficile? No, ti diamo un aiuto. Dopo riporta le lettere scritte nelle caselle colorate e ti troverai nel mondo del fantasy.

UN AGRUME GIALLO E ASPRO.

LA SIGNORA CHE VENDE IL PANE.

IL FRATELLO DELLA MAMMA O DEL PAPÀ.

IL FRUTTO DI BIANCANEVE.

I

QUELLE ALLA FINESTRA NON SONO QUELLE DEL CAMPEGGIO.

SOLUZIONE

P E R L E 106

O DALLA SPIAGGIA.

L E
F A R A O N L
O Z I E N T E
È ARRIVATA NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE. C A
ASSOMIGLIA A UN CONIGLIO.

Adesso fai un passo avanti nel mondo degli anagrammi. Accanto a ciascuna parola scrivi un suo anagramma. Ogni lettera corrisponde a un numero.

Riporta in questo schema le lettere nelle caselle con il numero corrispondente. Questa volta incontrerai i personaggi del mondo fantasy.

1 2 3 4 5 6 7 8 2 3 9 3 10 5 10 11 12 2 5 13 3 6 5 2 8 14 5 13 5 15 5 PORTA FRASE GOLA ROGHI SANO MORE DONO 7 5 9 9 8 4 4 12 8 9 7 12 4 2 5 9 9 10 13 5 14 12 14 3 10 11 12 6 4 2 8 10 11 8 15 8 9 14 5 13 15 5 1 3 2 3 9 9 8 9 5
SOLUZIONE: PRATO, SFERA, LAGO, GHIRO, NASO, REMO, NODO FOLLETTI ELFI TROLL GNOMI MAGHI STREGHE DEL MONDO PARALLELO

Le esperienze

Tutta la nostra vita è fatta di esperienze, cioè di occasioni in cui incontriamo persone, ci mettiamo alla prova, proviamo sentimenti, aumentiamo le nostre conoscenze Le esperienze non possono essere tutte e sempre piacevoli. Sicuramente, però, tutte ci aiutano a crescere. Leggere esperienze vissute da altre persone può aiutarci a riflettere e a imparare a “metterci nei panni” degli altri.

f ia e ESPERI E NZE (auto)

biogra

La biografia e l’autobiografia

La biografia e l’autobiografia raccontano la storia di un personaggio. Nella biografia un narratore/ una narratrice racconta gli episodi della vita di un’altra persona. Il racconto è in terza persona. Nell’autobiografia è il/la protagonista che racconta la propria vita. Il racconto è in prima persona.

Quali sono gli ingredienti della biografia e dell’autobiografia?

• Il contenuto ci permette di “mettere il naso” e di conoscere la vita di altre persone.

• Il personaggio è sempre reale.

• Lo scopo è far conoscere la vita, le esperienze, i sentimenti del/della protagonista.

• I luoghi sono reali, sono quelli in cui il personaggio ha vissuto.

• Il tempo è quello della vita del/della protagonista; è spesso specificato attraverso date precise.

• La struttura dell’autobiografia e della biografia segue quasi sempre l’ordine cronologico dei fatti.

IMPERDIBILE!

Per conoscere le ESPERIENZE fatte da ragazze e ragazzi come te, ti consigliamo:

IL MONDO CHE VORREI
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
Storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo

TESTI CHE RACCONTANO UN’ESPERIENZA

LETTURA CRITICA

Hai trovato l’esperienza di Achille divertente o tragica?

Secondo te, l’autore e l’autrice hanno voluto sottolineare l’importanza di non essere avventati e controllare bene ciò che si usa?

Un risotto molto speciale

Quando il babbo aveva annunciato che sarebbero andati ad abitare a Collerotondo, Achille aveva subito guardato il sito delle varie guide gastronomiche e aveva scoperto con enorme gioia che nel paese c’era un ristorante con una stella Michelin, “La lupa e la luna”. Ne aveva imparato addirittura a memoria la recensione, ogni tanto durante il viaggio lo si sentiva ripetere sommessamente: – ...spaghetti di capesante con mertensia e crumble di pane... Ingredienti sconosciuti, ma al ragazzino sembrava di essere a Masterchef.

Una rapida occhiata al menù del ristorante, specialmente nella sezione “prezzi”, aveva fatto il resto: il babbo aveva detto: – Sì, magari un giorno ci andiamo – che tradotto dal genitorese significa “Forse quando diventate maggiorenni”. Ma Achille non si era perso d’animo. Dopo aver superato la delusione si era installato in cucina e, tablet alla mano, aveva preparato un risotto.

Il fratello di Zoe, tempo prima, si era infatti convinto che sarebbe diventato un grande chef, o meglio, che era un grande chef, e che il mondo dovesse solo scoprirlo.

– E cosa ci hai messo in questo risotto? – aveva chiesto la mamma prima di assaggiare, mentre babbo aveva già mandato giù una generosa forchettata.

– Questo è un risotto con miele di castagno, mantecato al caprino e completato con le due consistenze del rosmarino, olio al rosmarino e rosmarino fresco.

– Non sapevo avessimo il rosmarino in casa.

– Ne abbiamo una siepe in giardino – aveva detto con aria consapevole Achille.

Il piacere di... LEGGERE
Marco Malvaldi, Samantha Bruzzone, Chiusi fuori, Mondadori
110

Gli occhi di babbo a quel punto avevano mollato la presa sulla forchetta e si erano portati su Achille.

– Quale siepe dici?

– Quella in fondo al giardino, intorno al pozzo.

– Oh, no!!!

– Alberto? Che... – chiese la mamma.

– Che succede? Succede che quella siepe non è rosmarino, è tasso. È una delle piante più subdole del Mediterraneo.

– Che significa subdole? – aveva chiesto Achille.

– Significa che sembra rosmarino... – aveva iniziato Zoe, e avrebbe continuato dicendo che solo uno senza un briciolo di cervello avrebbe cucinato con una pianta presa a caso dalla siepe. Il babbo si era alzato e aveva preso le chiavi della macchina.

– Significa che adesso venite tutti con me. Zoe, sputa immediatamente quella roba.

Zoe aveva obbedito subito.

E così erano arrivati al pronto soccorso, in fretta e furia a parte una piccola fermata per permettere alla mamma di mettersi alla guida, non senza prima aver aspettato che babbo smettesse di vomitare.

Era stata la prima volta in cui la famiglia Mantelli – babbo Alberto, mamma Patrizia, primogenita Zoe e ultimogenito Achille – era uscita in blocco da quando si erano trasferiti a Collerotondo.

Difficile considerarlo un buon inizio.

LIFE SKILLS

I media possono aiutare a conoscere mestieri particolari, che per molti diventano sogni per il futuro.

La voglia di mettersi in gioco

è sicuramente positiva.

È importante però, man mano che si cresce, capire quali sono le proprie attitudini.

È altrettanto importante, quando si è convinti della strada che si vuole percorrere, iniziare questo cammino, senza perdersi d’animo.

111

Dal dentista

Una volta la mamma ha portato me, mio fratello Jonas e mia sorellina Lotta dal dentista. Aveva visto che Lotta aveva una piccola carie e bisognava fargliela otturare.

– Se dal dentista fai la brava, ti regalo una moneta – le ha detto. Mentre eravamo dentro, la mamma è rimasta in sala d’aspetto. Prima il dentista ha controllato la bocca a me, ma non avevo carie e così mi ha fatto uscire.

Abbiamo dovuto aspettare un sacco Jonas e Lotta.

– Allora, sei stata brava? – le ha chiesto la mamma.

– Certo.

– Che cos’ha fatto il dentista?

– Ha tolto un dente – ha risposto Lotta.

– E non hai pianto? Ma che brava!

– No, non ho pianto.

– Be’, sei stata proprio una brava bambina – ha detto la mamma, – ecco la tua moneta.

Lotta l’ha presa e se l’è messa in tasca, tutta contenta.

– Fammi vedere se sanguina – ho detto io. Lotta ha aperto la bocca, ma non le mancava un dente.

– Non l’ha tolto – ho detto.

– Sì invece… a Jonas – ha risposto lei.

Poi sono usciti Jonas e anche il dentista, che ha indicato Lotta e ha detto: – A questa signorina non ho potuto fare niente, perché si è rifiutata di aprire la bocca.

Lotta ha risposto – Io non apro la bocca davanti agli sconosciuti. Il papà lo dice sempre, che mia sorella è testarda come un vecchio caprone.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite.

Il narratore è: il dentista. uno dei fratelli. una persona esterna.

Quanti bambini e bambine la mamma accompagna dal dentista?

Chi si accorge che Lotta ha detto una bugia? Il narratore. La mamma. Jonas.

Perché la mamma è sorpresa?

112 ESPER I ENZE

Voglio un cane

È una settimana che tengo il muso ai miei genitori. Oggi è il mio compleanno. Avevo chiesto un unico regalo, cioè quello che desidero di più al mondo: un cane.

E per una settimana loro mi hanno spiegato:

> che non abbiamo spazio (intorno alla nostra villetta c’è un grande giardino dove mamma coltiva le dalie e papà i pomodori),

> che sono allergico al pelo degli animali (quando i miei non mi vedono, abbraccio tutti i cani che incontro e non mi è mai scappato uno starnuto),

> che non sapremmo dove lasciarlo (Alice conosce una signora che fa la dog-sitter, cioè la bambinaia per cani),

> che finirei per non occuparmene (come fanno a saperlo PRIMA?).

Risultato: ho messo su il peggior muso della mia vita. Non mi interessano tute, pastelli, puzzle, computer…

VOGLIO UN CANE!

Oggi è il gran giorno. Torno da scuola deciso a non spegnere nemmeno le candeline della torta in segno di protesta. Vedo i miei genitori e mia sorella Paoletta sulla porta, sorridenti.

– Alt! Non entrare. C’è una sorpresa! – dice papà. Non posso crederci!

Sei pronto? – mi dice mamma.

Annuisco, allora Paoletta spalanca la porta e… … nessuna creatura pelosa a quattro zampe mi corre incontro festante.

Entro e cosa vedo al centro della stanza? Una gabbia con due minuscoli uccelli saltellanti.

Sono bengalini – mi comunica Paoletta con aria di trionfo.

“Pi-Pi-Pi-Pi-Pi” fanno loro.

Nonostante tutto sorrido. Mi piacciono. Non sono un cane, certo, ma si possono toccare e magari accarezzare.

Mando giù la delusione e bacio papà, mamma e perfino Paoletta, continuando a ripetermi che sono felice. Felicissimo.

L ESSICO L

Annuire significa: sorridere. fare sì con la testa. rimanere fermi.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni implicite.

Le parole “…sono felice. Felicissimo” indicano il vero stato d’animo del bambino?

Sì. No.

113 ESPER I ENZE
Ivano Benini, Ma un cane è un’altra cosa!, Mondadori

l’ A r t e di... LEGGERE

Leggi a voce alta con compagni o compagne. Uno/Una legge la parte narrativa, uno/una le parole della sorella minore, uno/una le parole della sorella maggiore, uno/una le parole della nonna.

Il bicchiere di aranciata

Nonna Marta mi ha sempre stupito. Per quanto passi buona parte del suo tempo a sedare le risse tra mia sorella grande Penelope e me, sembra sempre abbastanza convinta che tra noi due ci possano essere dei momenti di tregua. Invidio il suo

Ne diede prova anche una volta in cui la nonna tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota e ci invitò a rinfrescarci

Avevamo appena finito di piantare un cespuglio di rose ed era

Penelope aveva già tolto le erbacce tutt’intorno, poi io avevo portato gli annaffiatoi d’acqua che servivano. Eravamo soddisfatte e qualcosa di fresco ci stava proprio bene. Dunque nonna Marta ci fece fare merenda con il gelato, mentre lei beveva una

Quando stavamo per sparecchiare il tavolo della cucina, la nonna tolse dal frigorifero una bottiglia di aranciata quasi vuota.

– Ehi ragazze – disse (la nonna ci chiama “ragazze” e credo che ignori l’uso di “bambine” e forse anche dei nostri nomi propri pronunciati insieme), appoggiando l’aranciata sul tavolo – dai che la finite!

E fu in quel momento che il suo insensato ottimismo entrò in scena, perché prese un solo bicchiere, ci rovesciò dentro tutta la bibita rimasta e disse: – Fate a metà!

114
ESPER I ENZE

Non so se fosse solo che non aveva voglia di lavare due bicchieri o davvero credesse che saremmo sopravvissute a quella prova, fatto sta che disse proprio così: – Fate a metà!

Penelope fu più rapida di me a prendere il bicchiere e assicurò: – Stai tranquilla, nonna.

Rivedo la scena come al rallentatore. Il bicchiere era di quelli grandi e alti. Penelope lo portò alle labbra. L’aranciata era così fresca che sul vetro si erano formate delle goccioline di condensa proprio invitanti.

Mia sorella prese un lungo sorso e poi un secondo e poi un terzo… Alzai le mani per fermarla e gridai: – Penny!

Lei mi tenne lontana puntandomi contro un gomito e intanto continuava a bere. Ormai era sparita più di metà dell’aranciata!

Strillai: – Nonna, guarda!

Troppo tardi.

Tempo che la nonna rientrasse dal giardino, il bicchiere era vuoto sul tavolo e io ero in lacrime e sbraitavo: – Penelope si è bevuta tutto!

Mia sorella si offese: – Non è che l’ho bevuta tutta. L’ho dovuto fare: la mia metà era quella sotto!

Non riuscii a picchiarla come avrei voluto, perché la nonna mi fermò.

Mi spiace ammettere che non mi consolò per niente vedere mia sorella, per punizione, pulire le mattonelle della cucina. Se penso a quell’aranciata che non ho bevuto, ho sete ancora adesso!

C OMPRENSIONE C

Individua le inferenze

La protagonista parla di “insensato ottimismo” perché la nonna: spera che le nipoti vadano d’accordo, ma non succederà mai.

spera che le nipoti vadano d’accordo e le mette alla prova.

è sicura che le nipoti non andranno mai d’accordo.

Metti in relazione le parti del testo.

La frase “dai che la finite!” si riferisce a: la litigata. l’aranciata. la buca per le rose. Individua, numerando, l’ordine in cui avvengono i fatti.

Penelope beve l’aranciata.

La nonna offre l’aranciata.

Penelope toglie le erbacce.

La protagonista porta gli annaffiatoi.

La nonna prepara la merenda.

115
ESPER I ENZE

Vieni con noi al forte!

Ieri, mi ero appena svegliata quando mi sono sentita chiamare a gran voce da Toni. Mi sono affacciata al balcone come Giulietta (ma forse con la T-shirt XXL di papà che porto per dormire, non le assomigliavo proprio) e lui ha gridato: – Vieni con noi al forte?

È da quando sono in vacanza in questo paesino e frequento Toni e Company che sento parlare di una gita a un vecchio forte militare dove gli alpini hanno combattuto nella guerra del ’15-18.

– Cinque minuti e vengo! – ho gridato di rimando. In fretta e furia ho infilato i jeans, ho preso due panini, un pezzetto di formaggio, una mela e una stecca di cioccolata, e li ho ficcati nello zaino; ho infilato la giacca a vento e ho baciato al volo la mamma. Come al solito si è raccomandata di non cacciarmi in posti pericolosi.

La gita è stata superlativa, il vecchio forte era uno sballo, però ci abbiamo messo una vita ad arrivare. A Eleonora sono venute le vesciche ai piedi; così abbiamo deciso di tornare un’altra volta più attrezzati e partendo un po’ prima. Il bello è che il forte si può raggiungere comodamente con una jeep! Infatti l’abbiamo trovato invaso da un branco di gitanti; ma noi ci torneremo ancora a piedi (anche perché nessuno di noi ha un fuoristrada).

Così ha deciso per tutti Leonardo, con cui non si discute. Se ne approfitta perché è il più vecchio, e io, che sono l’ultima venuta, non posso certo protestare! Però l’ho battezzato in cuor mio “Gran Capo AugSotuttoio”.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

Sottolinea nel testo le parole che fanno capire: che la bambina prevede di non tornare a casa per il pranzo, il motivo per cui decidono di tornare partendo prima, perché la bambina non si oppone alla decisione di Leonardo.

116
ESPER I ENZE
Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL

Le bugie hanno le gambe corte

Ieri ho detto una bugia.

Cecilia piangeva come al solito.

– Cosa è successo, Edo? – mi ha chiesto la mamma.

È stato un ragno. L’ha morsicata – ho detto.

Cecilia è la mia sorellina e quando piange tutti corrono subito da lei. Ero stato io a rubarle il ciuccio, ma poteva anche essere stato un ragno. Non si sa mai.

– Era un ragno nero molto peloso, aveva gambe lunghe taglienti. Mentre lo raccontavo, la mamma ascoltava solo me.

Quella bugia mi piaceva tanto.

Così l’ho raccontata anche alla nonna, le ho detto che un ragno verde e marroncino dalle lunghe zampe strampalate aveva morso i piedi a Cecilia, per quello piangeva.

La nonna è stata ad ascoltarmi, ma ha visto che avevo in mano il ciuccio di mia sorella.

– Piccolo Edo – mi ha sorriso la nonna – le bugie hanno le gambe corte.

Sono andato a letto.

Mi è venuto un sospetto: il ragno, che non era una bugia, stava tornando per mangiarsi tutta quanta la mia sorellina.

E dopo sarebbe venuto anche da me.

Mi è piovuta addosso una paura!

Nel buio si sentivano enormi passi di ragno. Swish, swish, facevano le zampe e la bocca era già spalancata, pronta a mangiarci.

Sono corso da Cecilia. Mi sono infilato nel lettino sotto le coperte accanto a lei: qualcuno doveva pur proteggerla!

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite

Il ragno è descritto da Edo sempre nello stesso modo?

Sì. No.

“Il ragno, che non era una bugia…” vuol dire che: il ragno esisteva davvero. Edo ha cominciato a credere alla sua stessa bugia. i parenti hanno visto il ragno.

Nel finale capisci che Edo è:

• coraggioso: Sì. No.

• sbruffone: Sì. No.

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Annamaria Gozzi, Una bugia vera, La Spiga Edizioni
ESPER I ENZE

ESPER I ENZE

LESSICO L

Con quali parole potresti sostituire monsoni?

Venti caldi e secchi.

Venti carichi di pioggia.

Quando vivevo in India

Quando vivevo in India, ogni giorno mi arrampicavo sull’albero di mango che cresceva dietro la mia casa, e se i frutti erano rossi e maturi, li mangiavo. In India, quando soffiavano i monsoni, correvo a piedi nudi sotto la pioggia e giocavo con le pozzanghere, raccoglievo i chicchi di grandine. E se non c’era abbastanza legna per accendere un fuoco, bruciavo la cacca secca della mucca e mi scaldavo. In Italia, i bambini dicono che la cacca fa schifo. Ma forse dicono così perché non sanno che è un ottimo concime per far crescere i pomodori e l’insalata dell’orto.

Quando vivevo in India, vicino alla mia casa c’era un lago grandissimo. Sembrava un mare. Io e gli altri bambini andavamo sempre lì a giocare e a fare il bagno.

A me piaceva nuotare. Mi piaceva anche pescare. Pescavo con i miei amici in un piccolo stagno proprio di fronte a casa. Non pescavo con la canna da pesca, ma con un galleggiante di bambù. Al galleggiante legavo un filo con l’amo, poi aspettavo. Il galleggiante, spinto dalla corrente e dal vento, si muoveva a pelo d’acqua, restando sempre a galla. Ma quando il pesce abboccava, il galleggiante s’inclinava un poco. Allora io prendevo un ramo e lo acchiappavo. Adesso che vivo in Italia, i pesci, con la plastica e la carta d’argento, sembrano nati e cresciuti in un frigorifero del supermercato. E anche il miele sembra che si sia formato da solo dentro un vasetto di vetro.

– La luna che si vede dall’India e dall’Italia è sempre la stessa – mi dice la mia mamma.

C OMPRENSIONE C

Trova le inferenze.

Il bambino racconta ciò che faceva in India perché vuole: solo far capire che cosa faceva in India. comunicare che gli mancano alcune cose che faceva là. solo raccontare le usanze indiane.

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Emanuela Nava, Khurshid Mazzoleni, Sognando l’India, Piemme Junior

Un cagnolino di peluche

Una bambina di 6 anni stringe forte un cagnolino di peluche. Ci dice che il cagnolino si chiama Teresa. Con l’altra mano tiene vicino il fratellino più piccolo. Entrambi hanno il loro zainetto: di “Cars”, quello di lui. Rosa a scacchi, con la scritta “Principessa”, quello di lei. Le passioni dei bambini sono le stesse ovunque, viene da pensare guardandoli.

I due fratelli sono scesi domenica sera dal pullman dopo 45 ore di viaggio. Sono con la loro mamma e guardano tra il timido e lo spaesato le persone che li accolgono e li salutano, in una città che non conoscono. Dopo i saluti affettuosi di questi estranei vanno all’ostello: salgono in camera e Teresa viene messa sul cuscino del nuovo letto.

Lunedì non andranno a scuola: i loro zaini di Cars e di Principessa resteranno in un ostello a 1.572 chilometri di distanza dalla loro classe. Non vedranno il loro papà andare al lavoro. Hanno la “colpa” di essere due bambini ucraini, sono dovuti fuggire in fretta e furia e stare su un autobus per quasi due giorni, ma non per andare in vacanza. E non sanno cosa faranno domani o tra una settimana.

Domenica sera è arrivato il primo pullman dall’Ucraina. A bordo 6 mamme e 10 bambini che saranno ospitati a Trento.

I profughi scendono dal pullman. Occhi lucidi. “Dyakuyu, dyakuyu”, “Grazie, grazie”, ripetono. Sono al sicuro, ma sono stanchi e preoccupati per i loro affetti lontani e per il loro Paese bombardato. È tempo di braccia aperte e occhi lucidi. È tempo di abbracci e di sospiri. Con un pizzico di rabbia, ci si trova la domenica sera ad aspettare dei profughi di guerra.

Dei bimbi che scappano con il loro peluche.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni implicite.

Perché i bambini sono “timidi e spaesati”?

Perché hanno fatto un lungo viaggio.

Perché arrivano in un luogo che non conoscono.

Perché non potranno andare a scuola.

L ESSICO L

Un ostello è: un ristorante. una struttura simile a un albergo. un ufficio del Comune.

Il testo è tratto da un giornale. Chi ha scritto l’articolo prova rabbia perché nessuno dovrebbe essere

costretto a scappare dal proprio Paese a causa della guerra. Tu hai sentito parlare di questo problema?

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www.ladige.it
ESPER I ENZE
LIFE SKILLS

Sotto le bombe

Sono nata da poco nella casa del Vecchio Saggio. Mamma gatta abita con lui da molto tempo ed è diventata saggia anche lei. Ci insegna il linguaggio degli umani. Dice che è molto importante sapere le lingue degli altri, per capirli meglio.

Dormiamo in una cesta nella stanza più grande della casa con le pareti piene di piccole scatole che hanno un buon odore e che il Vecchio Saggio chiama “libri”.

Oggi ho appena finito di succhiare il latte, ammucchiata con i miei fratellini sulla pancia della mamma, quando all’improvviso sento un rumore fortissimo.

Mamma gatta si alza e rizza il pelo facendoci scivolare giù, poi miagola forte e ci spinge verso la porta.

Anche il Vecchio Saggio si è alzato, ma lui non può correre, ci apre solo la porta e grida: – Presto, scappate!

Mamma gatta ci manda giù per le scale e poi ci fa attraversare il vicolo senza che noi capiamo perché. La gente urla ed esce sulla strada. Una nuvola di polvere ci copre e vedo la nostra casa cadere giù, mentre si alza un grande fuoco. I miei fratellini schizzano da tutte le parti, non trovo più la mamma.

Scappo senza sapere dove. Sono troppo piccola per correre a lungo e mi fermo senza fiato, mezza accecata dal polverone. – Mamma, mamma! – miagolo, ma nessuno mi risponde.

Perché lei non mi cerca? Forse sono andata troppo lontano? È la prima volta che sono sola.

Mi pulisco gli occhi con una zampa e riesco a distinguere un po’ meglio dove sono. Vicino a me, seduta per terra con le spalle appoggiate al muro, vedo una bambina. La mamma mi ha sempre detto di stare

ESPER I ENZE
Vanna Cercenà, Una gatta in fuga, Giunti

lontana dai piccoli degli umani che a volte fanno i dispetti, ma questa porta un sacco pieno di libri, quindi deve essere amica del Vecchio Saggio.

Mi avvicino e lei mi guarda con gli occhi pieni di paura e trema tutta. Io mi faccio coraggio e salto sulla sua pancia. La bambina allunga una mano e mi accarezza la testa e io comincio a fare le fusa per farle capire che le sono amica. In quel momento dall’altra parte della strada arriva una donna correndo e la bambina che mi tiene in braccio grida: – Mamma, mamma! – come avevo fatto prima io.

Allora i piccoli umani hanno la mamma come noi!

– Alya! – dice la donna e stringe forte la bambina senza far caso che lì in mezzo ci sono anch’io.

Miagolo: – Mi state soffocando!

Arriva un uomo. È alto e ha la faccia circondata da un pelo nero.

– Papà! Papà! – chiama forte Alya andandogli incontro e tenendomi sempre stretta.

Piccola mia! – dice l’uomo – Stai bene? Sei ferita?

No, ho solo preso una grande paura!

C’è stata una battaglia nei quartieri fuori dalle mura. Hanno sparato cannonate e lanciato razzi e bombardato. Ma ora è tutto finito, torniamo a casa.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite

Sottolinea nel testo:

• in come mamma gatta fa capire ai gattini la situazione di pericolo,

• in come la gattina capisce che anche la bambina ha paura,

• in perché la gattina e la bambina sono scappate.

La gattina e la bambina dicono entrambe: “Mamma, mamma!”.

In questo modo l’autrice vuole:

farci capire che entrambe hanno una mamma. sottolineare che entrambe vivono una brutta esperienza.

La gatta si fida della bambina perché la bambina:

è piccola. è spaventata. ha con sé tanti libri, come il Vecchio Saggio.

ESPER I ENZE

IMPERDIBILE! IL MONDO CHE VORREI

storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo

Esperienze di ragazze e ragazzi, raccontate nelle loro biografie.

Le storie di questo libro sono storie vere , a volte drammatiche, a volte divertenti, vissute da ragazze e ragazzi che hanno cercato di rendere il nostro mondo migliore. Ci insegnano che non si nasce “speciali”. Sono le nostre azioni positive a renderci speciali.

Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti

RYAN HICKMAN • 2009 (USA)

Ryan raccoglie bottiglie di plastica. La sua passione così inconsueta comincia a 3 anni, quando il padre lo porta a visitare un impianto di riciclaggio. Di fronte a tutte quelle montagne di bottiglie di plastica e lattine in alluminio, il piccolo Ryan decide che il riciclaggio è il suo futuro. E lo comunica ai genitori, ai vicini, ai compagni di classe.

I telegiornali locali si riempiono delle immagini di questo bambino che se ne va in giro a riempire sacchi più grandi di lui, pieni di bottiglie di plastica.

Nessuna bottiglia deve sfuggirgli. Ben presto il suo giro si allarga agli amici degli amici e ai vicini dei vicini.

Con la motivazione del suo esempio, Ryan rilancia la raccolta differenziata in tutta la zona. Distribuisce sacchi vuoti per la raccolta a tutti coloro che incontra e li convince a impegnarsi per un mondo più pulito. Ogni fine settimana, accompagnato dal padre, il bambino torna all’impianto per la riconversione dei rifiuti, sempre con un furgone carico di bottiglie di plastica.

Ryan ci dimostra quanto sia possibile ottenere, mettendo semplicemente a disposizione del mondo tanta determinazione ed entusiasmo.

Un libro che ti consigliamo di leggere:

BEATRICE VIO • 1997 (VENEZIA)

Avere 11 anni, addormentarsi con la febbre alta e svegliarsi in ospedale senza braccia e senza gambe. Succede a Beatrice Vio nel 2008, quando viene colpita da una meningite che procura una gravissima infezione al suo organismo.

Per salvarla, i medici sono costretti ad amputare entrambi gli avambracci e le gambe sotto il ginocchio.

Un prezzo veramente alto da pagare quando sei una bambina piena di vita che non potrà più andare a correre nei boschi. Sarebbe perfettamente giustificabile farsi prendere dalla disperazione. Chiedersi “perché io?” e perdere in questo modo ogni entusiasmo e gioia di vivere.

Non è la strada scelta da Beatrice, detta Bebe. Al padre dice che continuerà a fare tutto quello che faceva prima, compresa la sua passione: la scherma.

– Sono diversa dagli altri – dice – ma sai che noia essere tutti uguali.

Nel 2010 disputa la sua prima gara ufficiale. Si impegna così tanto che entra nella Nazionale Italiana di scherma paralimpica. Beatrice è la prima schermitrice della storia dei giochi a cui mancano tutti gli arti.

Nel 2016 arriva in finale alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e vince una medaglia d’oro. È il premio a una vita che non ha voluto piegarsi alla sfortuna.

Bebe vive la vita di una ragazza della sua età, con entusiasmo ed energia, sempre pronta a battersi per i più deboli, senza mai scoraggiarsi.

123 ESPER I ENZE

Spesso in televisione si vedono personaggi famosi che presentano libri in cui sono narrate esperienze ed episodi della loro vita.

A volte sono raccontati da scrittori o scrittrici e si ha una biografia.

A volte li scrivono loro stessi e allora si ha un’autobiografia.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della biografia.

Lo scopo di questo testo è: scrivere un racconto in cui il protagonista è un personaggio famoso. far conoscere gli avvenimenti più importanti della vita del protagonista.

I luoghi sono quelli in cui è vissuto: il narratore. il personaggio.

Il tempo è: precisato anche attraverso le date. indeterminato.

Clive Granger

Clive Granger frequentava ancora le elementari quando un insegnante disse alla madre che il figlio non sarebbe mai riuscito in nulla di buono. Questo episodio venne raccontato dallo stesso Granger nella conferenza tenuta quando, nel 2003, gli venne conferito il premio Nobel per l’Economia. Clive William Henry Granger nacque a Swansea, in Galles, il 4 settembre del 1934.

William e Henry erano i nomi dei nonni, mentre Clive era il nome di un cantante che piaceva a sua madre Agnes. Il padre, Edward, lavorava in una fabbrica di conserve e quando venne trasferito a Lincoln, la famiglia lo seguì in blocco. Non fu l’ultimo trasferimento del piccolo Clive. In seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il padre si arruolò nell’esercito e la famiglia si trasferì a Cambridge. Alla fine della guerra, la famiglia Granger si spostò in un’altra città. Nella nuova scuola il talento di Clive per la matematica si sviluppò e divenne evidente. Fu aiutato da una coppia di professori ai quali il giovane mostrerà riconoscenza per tutta la vita. Dati gli ottimi voti, la famiglia decise che Clive, primo della sua famiglia, avrebbe frequentato l’università.

E così fu. La facoltà era – come dubitarne –Matematica.

Dopo essersi laureato, nel 1955, Granger decide di specializzarsi in Statistica, con questa motivazione: – Era una materia della quale conoscevo molto poco.

E in effetti sembra che la vita di Granger sia motivata da questo pensiero: se non lo so, lo voglio sapere.

BIOGR AFIA genere 124
Marco Malvaldi, La direzione del pensiero - Matematica e filosofia per distinguere cause e conseguenze, Raffaello Cortina Editore

Maryam Mirzakhani

DATA E LUOGO DI NASCITA

3 maggio 1977 (Teheran, Iran)

IL SUO PIÙ GRANDE SUCCESSO

Essere la prima donna a vincere la Medaglia Fields per la matematica.

IL SUO MOTTO

“La bellezza della matematica si mostra solo ai più pazienti”.

Maryam Mirzakhani è stata la prima e unica donna a ricevere la Medaglia Fields.

Maryam nacque in Iran, un Paese in cui le donne hanno ancora meno diritti degli uomini.

Un giorno a scuola le capitò tra le mani un questionario per un concorso di matematica.

Maryam trascorse diversi giorni a cercare di risolverlo. Grazie a quella sfida si appassionò alla disciplina e chiese alla sua scuola femminile di potenziare l’insegnamento della matematica per portarlo allo stesso livello delle scuole maschili.

Perché le ragazze dovevano sapere di meno?

Nel 1994 fu la prima ragazza iraniana a vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi internazionali della matematica. Ma l’anno seguente ne vinse ben due, con un punteggio straordinario.

Maryam si laureò in matematica alla Sharif University of Technology di Teheran. Subito dopo si trasferì negli Stati Uniti, all’università di Harvard. Non pensate però che Maryam risolvesse i problemi come fanno gli altri. Per trovare la soluzione faceva dei disegni e in un secondo momento aggiungeva i numeri.

Insomma, le sue formule sembravano piccole opere d’arte.

A NALISI A

In una biografia il narratore è il biografo, cioè colui che scrive la vita del personaggio.

Chi sono la biografa e il biografo di Maryam Mirzakhani?

Trovi l’avvenimento più importante della vita di Maryam Mirzakhani: nell’introduzione. nello sviluppo. nella conclusione.

125 BIOGR AFIA genere
Irene Civico, Sergio Parra, La scienza è un gioco da ragazze - 25 scienziate che hanno cambiato il mondo, Einaudi Ragazzi SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della biografia.
e

A NALISI A Ipazia

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici della biografia.

Il tempo: è chiaramente indicato. si può dedurre da alcune informazioni.

Nella sua struttura, il testo: contiene commenti

C’era una volta, nell’antica città di Alessandria d’Egitto, un’immensa biblioteca. Era la più grande del mondo. Al posto dei libri che conosciamo oggi, l’antica biblioteca custodiva migliaia di rotoli di papiro, tutti vergati a mano dagli scribi e riposti con cura sugli scaffali.

All’epoca infatti la gente scriveva sui papiri, grandi fogli che si ottenevano da una pianta e che venivano poi ripiegati in rotoli.

Nella biblioteca di Alessandria, seduti fianco a fianco, un padre e una figlia, Teone e Ipazia, studiavano insieme. Filosofia, matematica e scienze erano le loro materie preferite. Ipazia formulava nuove teorie di geometria e aritmetica. Studiare le piaceva così tanto che ben presto cominciò a scrivere dei libri – cioè dei papiri – tutti suoi. Costruì perfino uno strumento, chiamato astrolabio, per calcolare la posizione del Sole, della Luna e delle stelle. Ipazia insegnava Astronomia e durante le sue lezioni, che erano molto popolari, si rifiutava di indossare l’abito femminile tradizionale e si vestiva da studiosa, come gli altri insegnanti. Purtroppo tutte le sue opere andarono perdute quando la biblioteca fu distrutta da un incendio, ma, per fortuna, i suoi studenti scrissero di lei e delle sue idee brillanti. Grazie a loro anche noi abbiamo avuto modo di conoscere questo genio. Ipazia diceva:

BIOGR AFIA genere
Elena Favilli, Francesca Cavallo, Storie della buonanotte per bambine ribelli, Mondadori Matematica e Filosofa (370 circa – 8 marzo 415, Alessandria d’Egitto)
“Difendi il tuo diritto di pensare, perché anche pensare erroneamente è meglio che non pensare affatto”.

Samantha Cristoforetti

C’era una volta una bambina che amava trascorrere le giornate esplorando la natura in cui era immerso il paesino di montagna in cui viveva. Quando poi giun geva la notte, Samantha sollevava lo sguardo verso il cielo punteggiato di stelle. A vederlo così immenso e vicino pensava a quanto sarebbe stato bello poterlo esplorare.

Tutto, attorno a lei, sembrava alimentare questo de siderio: le lezioni di Astronomia del suo maestro, i ro manzi di avventura e di fantascienza che divorava, e persino la esseri umani che viaggiavano alla scoperta del cosmo. Dopo essersi laureata in Ingegneria meccanica: nel 2001 venne ammessa all’Accademia aeronautica e divenne pilota militare. Conquistato il cielo, Samantha era pronta a fare lo stesso con lo spazio. Fece domanda all’Agenzia Spa ziale Europea (ESA) per entrare a far parte del Corpo Astronauti. Dopo quasi un anno di selezioni, fu scel ta tra oltre ottomila candidati. Ce l’aveva fatta, era un’astronauta!

Prima di partire in missione, Samantha si sottopose a un addestramento di tre anni tra Russia, Europa e Stati Uniti per conoscere alla perfezione la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il gigantesco laboratorio orbitante a 400 km dalla Terra in cui avrebbe vissuto e lavorato.

La missione nello spazio fu chiamata “Futura”. È stata raccontata in diretta da Samantha in un blog. “Astro Samantha” è stata la prima donna italiana a essere selezionata come astronauta dall’Agenzia Spaziale Europea, e nel 2022 è stata la prima donna in Europa (e la terza nel mondo) a ricoprire il ruolo di comandante della Stazione Spaziale Internazionale.

A NALISI A

I seguenti dati oggettivi sono contenuti in questa biografia?

• La laurea conseguita. Sì. No.

• Le tappe del percorso fatto per diventare astronauta. Sì. No.

• Le curiosità di Samantha bambina.

Sì. No.

• La data e il luogo di nascita. Sì. No.

L’ordine della narrazione è: cronologico. non cronologico.

127
Elena Favilli, 100 donne italiane straordinarie, RICONOSCI la biografia.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici dell’autobiografia

L’autrice narra: in prima persona. in terza persona.

In questo testo Erminia Dell’Oro vuole farsi conoscere. Infatti il contenuto di questo testo autobiografico è: la storia della sua famiglia. la storia di tutta la sua vita. la presentazione di se stessa e delle sue origini.

L’ordine della narrazione è: cronologico. non cronologico.

Sottolinea:

• in le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di tempo,

• in le frasi in cui l’autrice dà riferimenti di luogo.

Come sono diventata una scrittrice

Cari bambini, mi chiamo Erminia Dell’Oro e sono nata il 4 aprile 1938 ad Asmara, una bellissima piccola città dell’Eritrea, in Africa. Qui si era trasferito da Lecco mio nonno. Sono vissuta per vent’anni in luoghi pieni di colori, di piante, di animali, tra bambini di culture diverse. Ho cominciato a leggere tanti libri e a scrivere raccontini quando andavo alle elementari; dicevo che volevo fare la scrittrice, ma anche la giornalista o l’esploratrice.

Vivevamo in un paese tranquillo e noi ragazzini avevamo molti spazi per inventarci le avventure.

Con i miei amici e un mio spericolato fratello andavamo a esplorare le grotte e durante le vacanze al mare mio nonno mi portava, di notte, a pescare. Nel Mar Rosso si potevano incontrare anche dei piccoli squali!

Allevavo leprotti orfani con il biberon, avevo due piccoli struzzi, cani, gatti e una tartaruga gigante sulla quale mi sedevo a leggere. Ora vivo a Milano, ma quando posso torno in Eritrea, anche per scrivere sui giornali le storie di questo Paese.

Ho cominciato a fare la scrittrice molti anni fa, scrivevo libri per i grandi. Poi ho scoperto che lo scrivere per bambini è bellissimo, mi permette di andare, con la fantasia, dove voglio, anche tra i dinosauri!

Amo, soprattutto, il mondo incantato dei bambini.

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genere
Erminia Dell’Oro, La pianta magica, Piemme Junior
AUTOBIOGRAFIA

Come sono diventato uno scrittore

Mi chiamo Giuseppe Carpi, ma tutti mi chiamano Pinin; Pinin Carpi.

Sono nato a Milano. Maria, la mia mamma, e Aldo, il mio papà avevano avuto sei figli, e io ero il secondo. Ricordo che quando ero piccolissimo mia madre diceva contenta a sua sorella che quello strambo bambino (cioè io) si divertiva a raccontare tante storie. Il papà pittore, che ha ritratto noi bambini infinite volte, mi ha ritratto anche mentre le raccontavo.

Bè, sono nato e cresciuto in una famiglia di artisti e avevo sognato di dedicarmi un po’ a tutte le arti. Avevo studiato musica, dipingevo, scrivevo, avevo iniziato a studiare Architettura.

Poi mi avevano tolto di lì per farmi fare il soldato: povero me, c’era la guerra, la Seconda guerra mondiale! Ma naturalmente, quando potevo, continuavo a scrivere.

Bè, scrivi e scrivi, ecco che un giorno ho inventato il mio primo romanzo per bambini, “Cion Cion Blu”, che ho letto di sera in sera a mio figlio Paolo.

Di figli ne ho avuti cinque. Tutti i miei racconti, romanzi, poesie, canzoncine, commedie, li ho letti sempre a loro man mano che li inventavo.

Finché un giorno, su un libro, ho pensato di dipingere un acquerello. Subito mi è venuta una smania incredibile di continuare a dipingere e a disegnare.

Che poi dipingere è un po’ come inventare delle storie senza usare le parole. E a furia di dipingere e disegnare, che bello… Ho cominciato a illustrare i miei libri!

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici dell’autobiografia.

Lo scopo dell’autore è raccontare come è diventato

La narrazione: segue l’ordine cronologico. non segue l’ordine cronologico.

Da questo testo puoi ricavare informazioni su Pinin Carpi e la sua famiglia. Sottolinea: • in le informazioni che riguardano i componenti della famiglia di Pinin Carpi, • in le parole che ti fanno capire il tempo e il luogo in cui è vissuto Pinin Carpi.

AUTOBIOGRAFIA genere
Pinin Carpi, Il Paese dei maghi, Piemme
129
A NALISI A

RICONOSCI l’autobiografia.

Questo racconto non è una autobiografia vera e propria. L’autore del testo, però, ha narrato seguendo tutte le caratteristiche di questo genere letterario, cioè narrare in prima persona la propria vita

Sottolinea le parole che, a inizio e fine del racconto, ti fanno capire che questo testo non può essere stato scritto da Avicenna.

Questo racconto è una biografia raccontata in forma di autobiografia. Perché?

Perché non è il protagonista che scrive la propria vita.

Perché non si possono individuare dati precisi sulla vita del protagonista.

Avicenna

Sono nato più di mille anni fa, nel 980 ad Afshana, un villaggio persiano, nell’odierno Uzbekistan. Il mio nome è molto complicato Abū ‘Alī IbnSīnā, perciò molti lo semplificano in “Avicenna”.

Papà era un funzionario del Sultano, il re. Perciò, quando ero ancora piccolo, tutta la famiglia si è trasferita in città, a Bukhara. È lì che ha avuto inizio il mio viaggio alla scoperta della scienza. Per darmi un’istruzione papà chiamava come insegnanti gli studiosi più rinomati. Adoravo leggere e nutrivo un’enorme curiosità per materie molto diverse, come la Letteratura, la Filosofia e le Scienze naturali.

La mia più grande passione, però, era la Medicina. Ho sempre letto una gran quantità di libri sull’argomento: avevo capito come curare malattie considerate inguaribili. Un giorno il sultano si è ammalato. Per guarirlo sono accorsi i più grandi conoscitori del corpo umano e delle malattie.

Tuttavia, nessuno di loro era capace di trovare una cura, così ho offerto il mio aiuto. Dovevo ancora compiere diciotto anni eppure sono riuscito a guarirlo.

Il sultano, ammirato dalla mia bravura, mi ha offerto l’occasione della vita: sono stato invitato a corte e mi ha messo a disposizione la sua biblioteca privata!

Per tutta la vita ho scritto, condotto ricerche e perseguito la conoscenza. Poi, attorno ai cinquant’anni, ho contratto una malattia incurabile.

Nei libri che parlano di me si dice che sono morto a Hamadan nel 1036.

130
Fatima Sharafeddine, Avicenna, Gallucci Editore
genere
A NALISI A AUTOBIOGRAFIA

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

La BIOGRAFIA narra la vita di una persona o di un personaggio conosciuto

È una specie di racconto storico.

L’AUTOBIOGRAFIA è un testo in cui l’autore o l’autrice racconta episodi della sua vita

BIOGRAFIA AUTOBIOGRAFIA

Racconto della vita di un personaggio.

CONTENUTO

Far conoscere la vita di un personaggio.

Il biografo (bios = “vita”, grafia = “scrittura”) è uno studioso o un giornalista. Raccoglie documenti e testimonianze sul personaggio di cui racconta la vita.

Tempo e luogo: sono quelli in cui è vissuto il personaggio.

Hanno importanza le date perché indicano l’ordine cronologico in cui si sono svolti i fatti.

A volte riporta commenti personali dell’autore. Può essere raccontata come un romanzo.

Un personaggio racconta in prima persona la sua vita.

Far conoscere le proprie esperienze personali. SCOPO

ELEMENTI

STRUTTURA

Il narratore racconta sempre in prima persona.

L’autore è il protagonista. I suoi amici e conoscenti sono personaggi secondari. Tempo e luogo: sono quelli in cui è vissuto il personaggio.

Oltre agli episodi di vita, l’autore esprime i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti.

131 ESPER I ENZE AUTOBIOGRAFIA
NARRATORE
BIOGR AFIA e QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 64-69

Io, Charles Darwin

Salve a tutti. Sono Charles Robert Darwin. Per i vostri contemporanei sono il più grande naturalista di tutti i tempi, quello che ha scoperto la selezione naturale. Sono nato a Shrewsbury, in Inghilterra, il 12 febbraio 1809.

Mamma Susanna è morta quando avevo otto anni.

Mio padre, Robert Waring Darwin, è un medico stimato e serio. Spesso si arrabbia con me: dice che non m’interesso di nulla e che sarò una disgrazia per me e per tutta la famiglia. Sono un ragazzino vivace e curioso, ma per nulla studioso. Ho un hobby: colleziono tutto quello che trovo, ma soprattutto conchiglie e minerali.

Mi piace raccogliere ciottoli e spesso mi chiedo da dove vengano realmente. Nelle lunghe sere d’inverno, o quando sono confinato in casa per punizione, sfoglio i libri di scienza e di natura della biblioteca di papà.

La mia seconda vita comincia il 27 dicembre 1831, quando salpo con il Beagle. È una piccola nave da guerra. Il nostro compito è fare un viaggio di ricognizione lungo le coste del Perù, del Cile, della Terra del Fuoco, tra le isole del Pacifico. Io sono il naturalista al seguito della spedizione. L’incarico non prevede compensi: sarò senza paga per cinque anni.

Charles Darwin (1809-1882)

L’infanzia di Charles Darwin è quella di un monello che non ama molto la scuola, ma che, invece, si appassiona per ogni genere di collezione: piante, uova, minerali, insetti, conchiglie.

Anche in collegio i suoi studi sono mediocri: – Non ti interessi di niente – gli ripete suo padre – sarai la vergogna della famiglia.

Charles intraprende gli studi di Medicina, ma li abbandona per dedicarsi ad altri studi. La sua occupazione principale resta la caccia ai coleotteri. Così diventa amico di un celebre botanico: Henslow, che scopre le qualità di Darwin. Nel 1831, informa il giovane che Fitzroy, un capitano incaricato dal governo britannico di organizzare un viaggio per mare di studio intorno al mondo,

132
VERIFICA
René Ponthus, François Tichey, I grandi viaggiatori, Jaca Book

cerca un giovane naturalista per la sua équipe. Darwin accetta e si imbarca per un lungo viaggio di cinque anni.

Una volta ritornato lavora a una grande opera che metterà in subbuglio il mondo intero. Si tratta di “Dell’origine delle specie attraverso la selezione naturale”, opera che ancor oggi fa consumare molto inchiostro.

Gli scritti di Darwin rivoluzioneranno il mondo scientifico della fine del XIX secolo, che sosteneva che il mondo è stato creato come noi lo conosciamo e non è il risultato di una lenta evoluzione.

Charles Darwin proverà il contrario.

A NALIZZO A

1 Questi due testi trattano lo stesso argomento: la vita del medesimo personaggio famoso. Quale dei due testi è una biografia? ..................................................................................................

2 In questi due brani (autobiografia e biografia): cambiano le informazioni principali. cambia il modo di raccontare. non cambiano le informazioni principali. non cambia il modo di raccontare.

3 Per analizzare il contenuto, nel secondo brano, colora la barra come indicato: infanzia, studi, attività, importanza della sua opera.

4 Il primo brano ha la forma dell’autobiografia perché: è raccontato in prima persona. è raccontato in terza persona.

C OMPRENDO C

1 L’espressione figurata “fa consumare molto inchiostro” significa: è un libro di tante pagine. sono stati scritti molti libri su questo argomento.

2 Individua le informazioni esplicite.

• Qual è la professione del padre di Darwin?

• Quale avvenimento cambia la vita di Darwin?

OMPITO NON NOTO C C

In Scienze hai studiato l’evoluzione della specie. Immagina di essere Darwin: spiega di che cosa si tratta.

CHE COSA SO?

Ho capito la differenza tra biografia e autobiografia?

Sì. No. In parte.

T COME S O?

133 ESPER I ENZE
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
VERIFICA
133

Chi ha un comportamento da Supereroe Salvambiente, dopo un pic-nic sulla spiaggia?

Anna sa che il mondo è la nostra casa e ci tiene ad abitare in una casa pulita. Lo sai che per ogni passo che fai sulla spiaggia incroci più di 5 rifiuti? E che, ogni 100 metri, si trovano 34 stoviglie (bicchieri, piatti, posate e cannucce) e 45 bottiglie di plastica?

È bello fare un pic-nic all’aria aperta, ma lascia spiagge e boschi puliti. E se invece li hai trovati già sporchi? Entra in azione come Supereroe Salvambiente e organizza con gli amici una squadra di Puliziotti Ecologici, che danno la caccia alla terribile Banda dello Sporco.

QUAL È IL SIMBOLO INTERNAZIONALE

CHE INDICA IL RICICLAGGIO DEI RIFIUTI?

RACCOLTA DIFFERENZIATA

La raccolta differenziata in Italia è diventata obbligatoria dal 2015. La raccolta differenziata viene fatta in tanti modi diversi. I rifiuti possono essere raccolti: a domicilio, nei condomìni o sulle porte di casa, in strada, nei cassonetti, nelle isole ecologiche.

Perché i bidoni per la raccolta dei rifiuti hanno colori diversi? ...................................................................................................................

Dino e Dina hanno saputo che l’Italia

è ai primi posti in Europa nella classifica dei Paesi “ricicloni”. Suggeriscono però di non “abbassare la guardia”.

Come viene fatta la raccolta differenziata nel luogo ....................................................................................................................................................

Tu che cosa proponi per sviluppare ulteriormente la raccolta differenziata nella tua scuola? ....................................................................................................................................................

L’amicizia

Puoi immaginare la tua vita senza un amico o un’amica? Certamente no! Probabilmente quello che pensi tu dell’amicizia è in parte diverso da quello che pensano i tuoi compagni e le tue compagne.

Una cosa però è certa: tutti hanno bisogno di un amico o di un’amica per condividere i momenti belli e i momenti brutti. Leggere storie di amicizia ti aiuta a capire come essa possa avere diversi colori.

ia r io, AMIC I ZIA let t era e

d

Il diario e la lettera

Fino a non molto tempo fa, per raccontare esperienze ed emozioni a una persona lontana si scriveva una lettera. Oggi si scrivono e-mail, tweet, messaggi… Ma è bello anche raccontare ciò che si fa, dare sfogo alle proprie emozioni su un quaderno segreto: il diario.

Quali sono gli ingredienti del diario?

• Il contenuto cambia a seconda che sia un diario personale o di viaggio.

• Lo scopo è custodire ricordi, emozioni ed esperienze.

• Il linguaggio è semplice, colloquiale, sempre in prima persona.

• La struttura è caratterizzata dalla data.

Quali sono gli ingredienti della lettera?

• Il contenuto e il linguaggio cambiano a seconda di una lettera personale o formale.

• Lo scopo è comunicare con persone lontane.

• La struttura è caratterizzata dalla data, dal messaggio, dal saluto, dalla firma.

IMPERDIBILE!

Per scoprire che cosa pensano AMICIZIA e dello SPORT alcuni ragazzi e ragazze, ti consigliamo: FORMA RAGAZZI!

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

Spilungo-Frankie

Frankie era così alto da superare di un bel po’ tutti i compagni della classe. Era alto e magro. – Spilungo-Frankie! – in classe alcuni lo chiamavano così.

Altri gridavano: – Stecco-lecco!

Poi mettevano le mani a forma di binocolo e facevano finta di guardare Frankie come se avesse avuto la testa sulla luna.

Molly era l’unica che non prendeva in giro

Frankie.

Era così minuta da essere più bassa degli altri compagni della classe di una spanna e più. A volte i compagni mettevano le mani a forma di binocolo e facevano finta di guardarla come se fosse talmente sotto terra da ritrovarsi all’altro capo del mondo, in Australia.

Frankie, ovviamente, era l’unico che non prendeva in giro Molly e non riusciva a capire perché gli altri ragazzi fossero così antipatici.

Lui non li prendeva in giro, non diceva che erano bassi e che aveva bisogno del binocolo per vederli da vicino.

Voleva solo che fossero suoi amici. Perché dovevano fare tutto quel chiasso e farlo sentire per forza un tipo strambo? Ma Frankie teneva per sé questi pensieri.

Molly invece usava un metodo diverso. Anche lei non capiva perché la classe si comportasse in questo modo, ma, al contrario di Frankie, sbraitava contro tutti quelli che la prendevano in giro.

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Jeremy Strong, Una scuola mostruosa, Sinnos Edizioni
TESTI CHE PARLANO DI AMICIZIA Il piacere di... ASCOLTARE

Ehi, mutande-puzzolenti! Io NON mi chiamo Mini-Molly – urlava. Oppure: – Non permetterti di chiamarmi MicroMolly, stupido!

Ma qualsiasi cosa facessero, sia Molly sia Frankie, i compagni di classe continuavano comunque a prenderli in giro. Ridevano quando Frankie non rispondeva e ridevano quando Molly rispondeva.

Alla fine di ogni giornata, Frankie tornava a casa triste quanto un weekend di pioggia.

E Molly tornava a casa sbuffando come una pentola a pressione pronta a esplodere.

Frankie e Molly non erano proprio amici. A Frankie non sembrava una buona idea essere amico di una femmina.

Per Molly invece non era importante chi fossero i suoi amici: sarebbe stata contenta di essere amica non solo di un maschio, ma di chiunque, anche di una scimmia. Una scimmia però non ce l’aveva.

Quindi doveva fare amicizia con Frankie anche se era molto alto. E sciocco.

Capitava che Molly e Frankie tornassero verso casa insieme.

La testa di Frankie, lassù in alto, sembrava avvolta da una triste nuvola grigia. Una nuvola gonfia di pioggia.

La testa di Molly, laggiù in basso, sembrava avvolta invece da nubi di tempesta. Nubi squarciate da fulmini e saette.

LETTURA CRITICA

A chi faresti leggere questo racconto per capire come si sta male quando si è presi in giro?

LIFE SKILLS

Molly e Frankie si sentono soli e vorrebbero avere un amico o un’amica.

È importante cercare di provare empatia per chi vive una situazione, cioè mettersi nei suoi panni e comprendere i suoi sentimenti.

CHE COSA SO?

Durante la lettura dell’insegnante, ascolto senza lasciarmi distrarre da ciò che accade intorno a me?

Sì. No. In parte.

139 –

La mia amica Chiara

Notai Chiara da subito. Teneva testa alle battute dei maschi. Forte!

Rispondeva per prima alle domande da un milione di dollari della maestra. Forte!

Organizzava giochi fantastici nel giardino della scuola. Forte!

Mi piaceva perché non mi guardava come gli altri, con quel misto di: MI FAI UN PO’ PENA. FARÒ IL BUONO CON TE. COSÌ FARÒ CONTENTA LA MAESTRA.

A lei non importava di quello che facevano gli altri. Mi guardava come per dirmi: MI PIACCIONO LE SFIDE. SEI UNA DA SCOPRIRE.

Questo mi rendeva tranquilla e vicino a lei non mi sentivo giudicata. Era perfetta in quel momento:

1. mi avrebbe aperto la strada parlando al posto mio;

2. la maestra ci faceva lavorare in coppia come se avesse intuito i miei pensieri. Ma lo devo dire: un dubbio lo avevo. Forse la maestra la proteggeva come faceva con me. Forse Chiara era un po’ strana come me.

Qualcosa mi diceva che dovevo controllare la maestra: ero sicura nascondesse un terribile segreto che riguardava Chiara.

Era come se la maestra-bussola puntasse sempre l’ago sui quattro punti cardinali:

- a nord c’ero io che non parlavo,

- a sud Sasà che picchiava tutti,

- a est Dami, un bambino che si tappava le orecchie a ogni piccolo rumore,

- e a ovest… Chiara.

Chiara diventò la mia unica amica, quella che mi salvava dalle battute cattive di Giovanna, che durante le feste di compleanno mi faceva sentire una del gruppo. Perfetta.

C OMPRENSIONE C

Trova le inferenze.

La protagonista si sentiva tranquilla e non giudicata

da Chiara perché:

Chiara l’accettava così com’era.

a Chiara non importava che cosa pensavano gli altri.

Chiara voleva far contenta la maestra.

Che cosa ammira la protagonista in Chiara?

La simpatia.

La sicurezza.

L’allegria.

140 AMIC I ZIA
Sabrina Mengoni, Non parlo più, La Spiga Edizioni

Il mio amico Simone

Io e Simone siamo amici. Stiamo sempre insieme. Con uno scatolone vuoto abbiamo costruito una nave pirata; è magnifica, sembra il vascello dei 7 mari.

Come veri pirati deprediamo i mercantili e poi nascondiamo il bottino in un’isola deserta. Io scruto l’orizzonte con il cannocchiale e Simone sta al timone. Un mattino, però, mi sveglio con la luna storta, ma proprio storta. Sono così triste! Simone è partito. È andato in vacanza al mare con i suoi genitori. Chissà come si diverte! Anche senza di me?

Io, invece, sono qui a casa da solo e non mi diverto per niente. Senza Simone, tutto è così noioso.

Passa il postino e la mamma mi chiama:

È arrivata una cartolina per te!

Il cuore mi fa un salto nel petto. La cartolina è di Simone. Allora ha nostalgia di me come io di lui!

Mi viene voglia di saltare, di ballare, e mi metto a cantare:

– Simone è mio amico, Simone è mio amico…

La vita è bella, quando si ha un vero amico… anche se è lontano!

Quando Simone tornerà dalle vacanze, avrà un sacco di sorprese: gli farò vedere come ho imparato a nuotare senza braccioli e gli mostrerò la conchiglia che mi ha regalato il papà.

I giorni volano e un pomeriggio suonano alla porta.

È Simone! È tornato finalmente!

Ciao Giorgio! C’è ancora la nostra nave pirata? – mi chiede Simone.

– Certo, che pensi! – gli rispondo io.

Vieni, salpiamo per l’isola del tesoro!

C OMPRENSIONE C

Usare le parole con significato figurato vuol dire sostituire il loro significato reale con uno più ampio che riesce a far immaginare (figurare) meglio una situazione.

Sottolinea l’espressione figurata che indica che il protagonista: è triste e di cattivo umore. è contento ed emozionato.

L ESSICO L

Salpare significa: levare l’ancora e lasciare il porto. fermarsi nel porto e gettare l’ancora.

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Colora il quadratino del nome come indicato: alterato, derivato, composto, falso alterato. scatolone bottino cartolina salvagente

AMIC I ZIA 141
Ivana Jokl, Il mio migliore amico, Nord-Sud Edizioni

MIND FULNESS

La bambina si calma quando incontra il suo amico.

Tu hai un amico o un’amica del cuore che ti aiuta a superare i momenti difficili?

Scrivi un biglietto per dire a lui e o a lei quanto la sua amicizia è importante per te.

La tristorabbiezza

Mentre ripercorreva la strada verso casa, gli occhi le pizzicavano.

Margherita era offesa. Offesa e arrabbiata.

Offesa, arrabbiata e triste. Forse per tutto questo non bastava più la definizione di “tristorabbiezza”.

Peccato che ogni volta che si arrabbiava troppo le veniva da piangere. Per di più, le dispiaceva di non essere stata abbastanza brava da trovare subito la risposta migliore.

Adesso che non li aveva più davanti, le venivano in mente un sacco di cose che avrebbe potuto dire. Per esempio, sarebbe stato bellissimo se il calcio, anziché alla sedia, lo avesse appioppato a Max. Addirittura fantastico se fosse riuscita a prendere una manciata di terra per tappare la boccaccia di Daniela.

Purtroppo quei due, ormai, se la stavano spassando ridendo alle sue spalle. Non avrebbe più potuto tornare indietro per dare le belle risposte pungenti che le sarebbero venute in mente da lì a un quarto d’ora e nemmeno per mettere in atto una delle cattive azioni alle quali stava pensando.

Si sentiva più arrabbiata con Max che con Daniela. Daniela e lei si erano sempre state antipatiche, fin dal primo giorno che si erano viste, in prima elementare. Quindi, le cose tra loro due erano chiare: non si aspettavano niente di buono l’una dall’altra, solo dispetti. Se andava bene, indifferenza.

Quello che davvero la feriva era il comportamento di Max: erano stati amici, avevano giocato

AMIC I ZIA 142
Annalisa Strada, Allora non scrivo più!, Piemme

insieme, si era scambiati regali e segreti. Perché adesso non era più così? Un colpo basso da un amico non te lo aspetti e per questo fa più male. Margherita camminava a passo spedito. Voleva riuscire a trattenere le lacrime almeno fino a casa.

Però non arrivò molti passi oltre il cancello del parchetto che già una lacrima lasciava dietro di sé una striscia umida che le attraversava la guancia.

E, si sa, le lacrime sono come le formiche: è raro che ne esca una sola, di solito si mettono in fila e si inseguono velocissime.

Era triste, ma sentiva che in un angolino cominciava anche a sbocciare il fiore rosso della rabbia pura. Eccola di nuovo: la tristorabbiezza.

Si fermò un attimo. Respirò a fondo, aspettò che gli occhi la smettessero di produrre lacrime e decise di tornare indietro. Aveva ancora tempo per tornare al parchetto, trovare Max e Daniela e usare una delle sue risposte o una delle sue pedate.

Sì, era decisa. Avrebbe risolto la questione quel pomeriggio stesso. Tornò indietro a passi lunghi e testa bassa. Con i pugni chiusi lungo i fianchi, stava guardando la punta delle sue scarpe di tela blu, quando una bicicletta che frenava davanti a lei la costrinse ad alzare la testa. – Dove vai?

E chi poteva essere se non Paolo? Le sembrava di aver ritrovato la calma. Paolo era l’unico con cui potesse piangere senza vergognarsi.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni esplicite.

• Perché la protagonista è più arrabbiata con Max che con Daniela?

• Perché la bambina si calma quando le si avvicina Paolo?

Rispondi per trovare le informazioni implicite.

Perché la protagonista viene presa dalla tristorabbiezza?

Perché le pizzicano gli occhi. Perché vuole risolvere la questione con Max e Daniela.

Perché non sa reagire ai comportamenti scorretti dei compagni.

143 AMIC I ZIA

L ESSICO L

Le stoppie sono: gli steli del grano quando sono ancora verdi. la parte del grano che rimane nel campo dopo la mietitura.

le spighe di grano pronte per essere tagliate.

La rana e il topo

Un giorno un topino di campagna se ne andava in giro in cerca di qualcosa da mangiare.

A un tratto vide una ranocchia che saltellava in mezzo alle stoppie del grano tagliato.

Era una rana magra e affamata come lui, che cercava di catturare le poche zanzare che volavano su quel campo.

Dapprincipio il topo e la rana si osservarono sospettosi, ognuno cercando di capire se l’altro poteva essere un pericolo. Poi però il topolino sorrise e la rana rispose al suo sorriso. I due affamati fecero amicizia e si sedettero su una zolla a conversare.

– Io ho fame, amico topo! – esclamò la rana. – Qui si trova pochissimo da mangiare.

– Anch’io ho fame – disse il topino.

La rana a quel punto fece un balzo e gridò: – Ho un’idea! Uniamo le nostre forze: se andassimo in cerca di cibo insieme ci potremmo aiutare a vicenda. Sono sicura che ne troveremo di più!

– Certo, è un’ottima idea! – convenne il topino entusiasta.

– Ci legheremo l’uno all’altra con una corda, così saremo sicuri di non perderci.

E così fecero: trovarono una corda abbastanza lunga e si legarono una da una parte e l’altro dall’altra.

I due si misero al lavoro. Cercavano cibo una di qua e uno di là, e quando la rana lo trovava chiamava il topino e lo divideva con lui. Altrettanto faceva il topo, e in questo modo mangiarono abbastanza. Alla fine della giornata erano tutti e due molto soddisfatti della loro idea: di cibo ne avevano trovato proprio tanto.

Del tutto sazi, decisero di tornare ognuno a casa propria. Passarono vicino allo stagno e la ranocchia, senza pensarci due volte, ci si tuffò dentro. Purtroppo i due erano ancora legati con la corda, così la rana si portò dietro il povero topino, che non sapeva nuotare e stava annegando.

AMIC I ZIA 144
Le più belle favole di Esopo, per i piccoli, raccontate da Roberto Piumini e Stefano Bordiglion), Edizioni EL

Una poiana che volava sopra di loro fu attratta dal trambusto e pensò di fare un bello spuntino. Si tuffò in picchiata e afferrò con gli artigli il topo portandolo in alto. La rana, all’altro capo della corda, si ritrovò a volare.

Il topino per fortuna non si lasciò travolgere dalla paura, cercò il modo di liberarsi e iniziò a mordere le zampe del grosso predatore. Per il dolore la poiana aprì gli artigli e lasciò andare la sua preda e la rana in fondo alla corda. I due caddero gridando spaventati.

Furono fortunati: la corda s’impigliò nei rami di un grosso cespuglio che frenò la loro caduta.

Il topino e la rana raggiunsero così il suolo senza farsi male. Con il cuore che ancora batteva a mille, i due amici decisero che la prima cosa da fare era slegare quella corda, che li aveva aiutati a trovare il cibo, ma aveva anche rischiato di farli morire.

Una volta liberi, il topino e la rana si abbracciarono da amici. Poi la rana tornò verso lo stagno e il topo andò da tutt’altra parte.

C OMPRENSIONE C

Questo testo narrativo è: una fiaba. una favola. un mito.

Trova lo scopo dell’autore: indica SÌ o NO.

L’autore vuole far capire che:

• due individui diversi possono andare d’accordo. Sì. No.

• gli amici devono essere sempre molto vicini. Sì. No.

• aiutandosi si affrontano meglio le difficoltà. Sì. No.

Trova gli elementi del testo.

I protagonisti sono un e una L’altro personaggio è . I luoghi in cui si svolge la vicenda sono

Metti in ordine i fatti del racconto, numerando. Un topo e una rana cercano cibo.

Il topo e la rana si liberano dalla corda e si abbracciano.

Il topo e la rana si dividono.

Si legano l’uno all’altra per cercare cibo insieme.

Soddisfatti per il cibo, decidono di tornare a casa.

La rana si getta nello stagno e trascina con sé il topo.

Una poiana afferra il topo.

Il topo e la rana fanno amicizia. Nella caduta la corda che lega i due amici si impiglia in un cespuglio.

Il topo morde le zampe della poiana e si libera.

145 AMIC I ZIA

Sono speciale! (a volte)

“Si divertono tutti.”

Questa è una delle frasi che odio di più. Perché io, quando tutti si divertono, vorrei scomparire. Infatti:

1. non mi diverto alle feste;

2. non mi diverto nei luna park, dove la maggior parte delle giostre mi fa paura, o mi fa vomitare, o mi annoia;

3. non mi diverto quando devo fare i tornei di tennis, dove non vinco mai e neanche ci vado vicino. Ma non credo che se vincessi mi divertirei di più;

4. non mi diverto quando mia madre organizza cose divertenti (secondo lei).

C’è sempre qualcuno (di solito mia madre) che mi guarda in modo strano e mi dice: – Si divertono tutti!

Sottinteso: “Perché tu no?

E che ne so? È da quando mi ricordo che mi succede. Credevo di non essere del tutto a posto, ero sicurissimo che fosse colpa mia.

Poi Annalaura è entrata nella mia vita ed è diventata la mia migliore amica. Un giorno lei se ne esce con la storia che è stata invitata a una festa e ... che noia le feste! ...

Magari inventerà una scusa ma proprio non ha nessunissima voglia di andarci. Io non credevo alle mie orecchie.

Cavolo, se eravamo già in due a detestare quella roba, non ero poi così strano, ho pensato.

– Credevo di avere qualcosa di grave, le ho comunicato –di non essere come gli altri…

Lei ha spalancato gli occhi, poi ha scosso la testa.

Infatti hai ragione. Tu non sei come gli altri. Tu sei speciale!

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare

le informazioni esplicite

• Perché il bambino si sente diverso dagli altri?

• Perché il bambino è felice quando conosce Annalaura?

Rifletti sul contenuto di questo testo. Che cosa vuole dirci l’autrice? Indica SÌ o NO.

• Nessuno è obbligato a essere come tutti gli altri. Sì. No.

• Gli amici devono per forza essere identici a te. Sì. No.

• Bisogna imparare a divertirsi. Sì. No.

AMIC I ZIA 146
Anna Vivarelli, Preferirei chiamarmi Mario, Piemme Junior

Il mio amico ideale

Vorrei conoscere qualcuno che sia molto originale, che sia saggio e spiritoso: queste sarebbero le principali caratteristiche del mio amico ideale. Questa persona dovrebbe essere sempre vicino a me.

In ogni momento della mia vita avrei bisogno di qualcuno che mi faccia un po’ da supporto, mi dia consigli, mi faccia sorridere se sono triste e mi dia una mano nei momenti in cui sono in difficoltà. Io e questa persona dovremmo sentirci come veri amici, essere sempre disponibili ad aiutarci. Forse vorrei che questa persona fosse un maschio, perché essendo diversa da me probabilmente non potrebbe venirmi a noia!

Dovrebbe avere qualcosa di speciale perché io la senta diversa dagli altri. Non che debba avere un occhio solo o tre gambe, ma diversa nel carattere. Ad esempio mi piacerebbe che avesse una grande vitalità per tirarmi su se ho l’umore a terra. A volte invece che diventi una persona calma per evitare di farmi ec citare troppo, che mi dia una regolata quando sto sbagliando. A me piacciono le persone generose, che sappiano scherza re al momento giusto ed essere serie quando lo devono fare, che sappiano sempre come fare per rendermi felice. Se dovessi rendere veramente perfetta questa persona le cose più importanti che dovrei aggiungere al suo carattere sono: dovrebbe avere sempre il sorriso sulle labbra, confi darmi sempre i suoi segreti, non essere bugiarda e sapere suonare uno strumento perché mi piace la musica. Probabilmente una persona del genere l’ho trovata ed è la Cami.

C OMPRENSIONE C

Rifletti sul contenuto e sulla forma di questo testo.

È un testo: narrativo. descrittivo. autobiografico.

Leggi il testo in modo silenzioso. Questo tipo di lettura ti permette di seguire il tuo ritmo e di fermarti a riflettere sul contenuto del testo e sul suo significato.

AMIC I ZIA
Alice Sturiale, Il libro di Alice, Rizzoli
A r t
l’
e di... LEGGERE

È mio amico, ma…

Giacomo è il mio migliore amico. Facciamo tutto insieme: scuola, calcio e musica. Sua mamma lavora in ufficio e ogni tanto Giacomo viene da noi a passare il pomeriggio.

Io e Giacomo non parliamo tanto, perché facciamo troppe cose insieme per avere qualcosa di nuovo da dirci. Però, visto che siamo tutti e due figli unici, è quasi come avere un fratello. Ultimamente non vado tanto d’accordo con Giacomo. È per colpa di Juri, quel ragazzo nuovo che è arrivato una settimana dopo l’inizio della scuola e che prima stava in un Paese lontano, anche se suo papà è italiano. Giacomo dice che è un tipo strano e che non devo fidarmi. Ma non è che io mi fido. È solo che mi fa pena. Perché non conosce nessuno e nessuno gli rivolge la parola. Neanche lui però parla con gli altri. Io due o tre volte sono andato a chiacchierare un po’ con lui durante la ricreazione, ma è stato abbastanza difficile perché rispondeva solo sì o no e non mi aiutava per niente. Però la maestra ci aveva chiesto di fare amicizia e fare amicizia in quinta, quando tutti si conoscono, è una missione impossibile.

Giacomo ha detto che non capiva perché dovevo essere proprio io a fare amicizia e non un altro nostro compagno: certe volte riesce proprio a essere cattivo.

È cattivo anche con me quando è di umore nero: è geloso di tutti e certe volte mi fa venire i nervi.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite ed esplicite

Metti una X per ciascuna affermazione.

Il protagonista, Juri e Giacomo frequentano la stessa classe.

Juri è nato in un Paese straniero.

Giacomo litiga spesso con Juri.

Giacomo ha un fratello.

Come completeresti il titolo di questo racconto?

È vero È falso Non si può capire

È mio amico, ma… è geloso. a volte mi fa arrabbiare. non capisce Juri.

Motiva la tua scelta

148 AMIC I ZIA
Anna Vivarelli, Tre paia di occhi, Parapiglia

Avere un amico

È tanto bello quando si è amici, giocare insieme, sentirsi felici. Col mio amico è bello parlare aver mille segreti da raccontare e ridere insieme

l’ A r t e di... LEGGERE

In questa poesia i diversi colori indicano diverse emozioni. Leggi prima sottovoce la poesia e poi a voce alta. Con il giusto tono della voce sottolinea le differenti emozioni.

AMIC I ZIA
150
Nessuno è autorizzato a leggere quanto segue, NESSUNO.

Papà lo sa che le patatine fritte sono la cosa che mangio più volentieri in assoluto… ma non quando poi devo andare in piscina. Speriamo bene...

Mercoledì 14 marzo (ore 19:30)

Gianni è rimasto proprio deluso dei tempi che ho fatto oggi e mi ha detto una cosa bruttissima che non voglio nemmeno scrivere.

Oh, cavoli, e va bene, la scrivo. Mi ha detto che non ci avevo messo tanto a finire il percorso. Ci avevo messo troooppoo!

Anche Angelo ha fatto un tempo migliore del mio e questo vuol dire che ero proprio appesantito dal pranzo. D’accordo, ora basta: mai più cibo difficile da digerire prima di andare in acqua!

Ma ecco, papà mi ha appena chiamato per la cena. La peperonata con le salsicce è pronta!

(ore 21:35)

E va bene: ho mangiato anche la peperonata con le salsicce. Ma da domani BASTA!

Giovedì 15 marzo (ore 17:43)

Che giornata! La maestra di matematica mi ha interrogato… Ho risposto a tutte le domande, meno che all’ultima. Eppure avevo studiato così tanto!

Dopo la scuola sono andato a casa di Angelo.

Mi ha fatto vedere il costume nuovo che sua mamma gli ha comprato per la gara di domenica.

È bruttissimo! Talmente brutto che non ho avuto il coraggio di dirglielo.

Gli ho detto che secondo me il costume non gli stava tanto male.

(Lo so, caro diario, se i bugiardi vanno all’inferno, io ci finirò di sicuro!)

Domenica 18 marzo (ore 8:21)

Il giorno della gara! Questo è il giorno più importante della mia vita.

(ore 14:04)

Caro diario, è stata un’esperienza incredibile.

Gianni mi ha detto che ero stato bravissimo.

In famiglia erano tutti STRACONTENTI! Scendere in acqua e nuotare è bellissimo, e se dai il massimo non importa se vinci o perdi. Quello che conta è affrontare gli ostacoli e cercare di superarli.

In ogni caso io, con l’affetto dei miei genitori e di Angelo, il mio migliore amico, mi sento come se la mia gara la vincessi tutti i giorni.

Che cosa scrivi sul DIARIO che utilizzi a scuola? I compiti, gli avvisi, ciò che ti devi ricordare…

Non ti piacerebbe riportare alla mente tra qualche anno che cosa hai fatto esattamente oggi e come ti sei sentito/a?

O ricordare le giornate con i tuoi amici e le tue amiche? Ecco a che cosa serve il diario personale: scrivere per te stesso/a ciò che ti accade, la tua rabbia e la tua gioia.

2 maggio

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del diario

Questo brano non è stato proprio scritto da una bambina.

L’autrice “si è messa nei suoi panni”.

Lo scopo per cui sono state scritte queste pagine di diario è: raccontare un fatto. raccontare un fatto e parlare dei propri sentimenti.

Quale elemento della struttura di questa tipologia ti fa capire che in questo brano sono raccolte più pagine di diario?

La suddivisione in introduzione, svolgimento e conclusione.

Le date che cambiano.

Caro Diario, chi farà la principessa nella recita di fine anno? Naturalmente Chiara. Io ci sono rimasta male. Ci tenevo. Mara invece no, perché dice che la principessa non apre nemmeno la bocca. È vero: deve solo stare seduta sul suo trono e alzare un paio di volte la mano con gesto annoiato. Però avrà un vestito bellissimo e in testa una corona d’oro. Anche la mia parte non è il massimo. Il viandante! Nemmeno io dirò tanto, ma questo non mi dispiace perché così non devo studiare. Ho già imparato la mia unica battuta: – È ancora lungo il mio cammino. Addio!

12 maggio

Senti questa, caro diario!

La principessa è proprio entrata nella parte. Ci guarda tutti dall’alto in basso. Mi è venuta una bella idea. E per sistemare la principessa! Ho avuto una specie di illuminazione mentre schiacciavo la pancia dell’oca di gomma che ho ritrovato nel baule dei giochi. Ah! Ah! Ah! Anzi: QUA! QUA! QUA!

23 maggio

Caro Diario, oggi è il giorno della vendetta! Oggi pomeriggio, dopo la prova generale, sono tornata sul palco e ho messo sotto il cuscino l’oca di gomma. Quando domani Chiara ci appoggerà il suo regale sedere, avrà l’occasione di mostrare al pubblico come reagisce una principessa in una situazione imbarazzante! QUA! E il viandante riderà sotto i baffi (me li mettono davvero, finti: pizzicano e puzzano).

DIA R I O genere 152
Maria Vago, Pizza, pidocchi e un genio nell’astuccio, La Spiga Edizioni

2 marzo

Caro diario, che cosa ti posso raccontare oggi? Niente di preciso credo. Però intanto ti comunico che questa faccenda del “caro diario” mi fa un po’ ridere. Ma caro di che? Di prezzo forse? Ti scrivo solo da un paio di giorni e quindi “caro” mi sembra un po’ troppo. Siamo ancora praticamente degli estranei, quindi, anche se mia madre dice che tutte le pagine di un diario personale cominciano così, ho deciso che sostituirò il “caro” con qualcosa di più adatto. Poi, se la nostra collaborazione continua (io scrivo e tu stai zitto), allora forse, in un futuro, magari, vedremo… Insomma, “se son fiori fioriranno e se son rospi rosperanno”, come dice sempre Vincenzo, il mio migliore amico. Che cosa voglia dire poi un proverbio del genere non lo so. Credo che se lo sia inventato lui. Però mi sembra molto adatto all’occasione.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del diario.

Indica vero (V) o falso (F).

PRIMO BRANO (2 marzo)

Il narratore:

• comunica con il suo diario come se fosse un amico. V F

• usa un linguaggio colloquiale, cioè quello che si usa con le persone con cui si è in confidenza. V F

• non è ancora sicuro di poter scrivere molto sul diario. V F

SECONDO BRANO

(martedì 7 ottobre)

La narratrice:

• usa espressioni gergali. V F

• per esprimere il proprio pensiero usa solo parole. V F

• esprime anche suoi sentimenti. V F

Martedì, 7 ottobre

Stamattina sono stata svegliata da un suono stridulo. Sembrava che stessero accoppando qualcuno. Ma questo ormai è all’ordine del giorno, da quando mi occupo di Annibale.

Annibale è il pappagallo della signora Iole, la nostra vicina di casa, che è in ospedale. Fino a poco tempo fa, mi sarebbe piaciuto un sacco avere un animale: , perciò adesso ho Annibale.

Per tre settimane, almeno. Tre giorni sono già passati. I pappagalli mi strapiacciono, ma purtroppo Annibale grida.

E morde anche! Quello strarompi! Non sono mai andata a scuola tanto volentieri, come da quando ho Annibale.

153 DIA R I O genere
Alice Pantermüller, Le (stra)ordinarie (dis)avventure di Carlotta. Fuori dal gregge, Sassi Junior

6 luglio

Succede qualcosa. Qualcosa di strano. Ecco quello che mi sono detto alle 6 e 51, ora in cui mi sono svegliato. O più esattamente: ora in cui LORO mi hanno svegliato.

Posso dire LORO, perché questo diario è ultrasegreto e non cadrà mai nelle mani di qualcuno.

SALVO CATASTROFI INTERPLANETARIE.

LORO, sono i miei genitori, padre e madre. Hanno cominciato a litigare alle 6 e 51. Da tre settimane sono sull’orlo di una crisi di nervi, sempre sul punto di innescare zuffe interminabili. Per via delle vacanze.

Normalmente le vacanze rilassano la gente. Non a casa nostra. In ogni caso, non quest’anno.

La crisi è cominciata un lunedì sera, a cena. Trascrivo a memoria la discussione:

Mia madre: – Quando andiamo a Salins? Devo avvisare mia madre, sai com’è lei, vuole organizzare tutto per tempo.

A SALINS ABITA NONNA ANNIE.

CI PASSIAMO SEMPRE TRE SETTIMANE DI VACANZA.

Mio padre: – Quando vuoi tu. Il 7 o l’8. L’8 potrebbe essere meglio, è un lunedì, e ci sarà meno traffico.

Mia madre: – L’8? È un giovedì, sono sicurissima.

Mio padre: – L’8 luglio è un lunedì, guarda il calendario.

Mia madre: – Come sarebbe a dire luglio! Noi andiamo in vacanza in agosto!

DIA R I O genere
Bernard Friot, Il libro delle mie vacanze disastrose e degli scarabocchi, Edizioni Lapis
SUBITO
154
PERCHÉ SONO EDUCATO
DOPO LA PASTA AL FORNO STRACOTTA.

Mio padre: – Ma che dici? Io ho preso tre settimane in luglio!

Per farla breve: mio padre ha preso le ferie in luglio e mia madre in agosto. Mia madre è convinta che mio padre l’abbia fatto apposta, e viceversa. Tutti i giorni ricominciano e urlano: “Te l’avevo detto!” e “Tutta colpa tua!”, “Tu non mi ascolti mai” e “Fai sempre di testa tua!”.

Risultato:

IO NON ANDRÒ IN VACANZA! NONNA ANNIE IN LUGLIO NON CI SARÀ, E MAMMA NON VUOLE ANDARE A SALINS, IN AGOSTO, SENZA MIO PADRE.

Gli adulti dovrebbero sbrigarsela da soli con le loro storie, senza mettere di mezzo i figli.

Perché: chi fa le spese delle loro liti? Io! Ben Cardin, 11 anni e 237 giorni, un metro e 67 centimetri, peso variabile secondo la quantità di dolci sbafati di nascosto.

PRECISO (PER CHI? ME LO DOMANDO): BEN È

IL MIO VERO NOME, NON UN DIMINUTIVO. UN GIORNO HO CALCOLATO CHE RISPARMIERÒ

261 PENNE BIRO DURANTE LA MIA VITA, GRAZIE ALLA BREVITÀ DEL MIO NOME. COMUNQUE, NON SONO SICURISSIMO DEI MIEI CALCOLI.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del diario

Indica le caratteristiche del diario: è personale.

può essere letto solo da chi lo scrive. deve essere scritto tutti i giorni. può essere scritto in modo strano e originale. deve essere scritto in modo ordinato.

Sottolinea in la frase che ti fa capire perché questo bambino è sicuro di poter esprimere tutto ciò che pensa.

Questo brano non è scritto come un normale testo. Che cosa lo rende diverso? ...............................................

Questi espedienti, cioè modi particolari di evidenziare il proprio pensiero, ti fanno capire che il bambino:

• si sta sfogando. Sì. No.

• scrive sempre in fretta. Sì. No.

• si sente libero di esprimere il proprio pensiero. Sì. No.

LIFE SKILLS

Secondo te, la possibilità di scrivere non rispettando regole di ordine nella scrittura e nella pagina, usando la pagina bianca come meglio si crede, aiuta a esprimere in modo più libero i propri pensieri e i propri sentimenti?

155
DIA R I O genere

Che cosa si usava una volta per comunicare con gli amici e le amiche o con una persona lontana? La LETTERA.

Oggi essa è spesso sostituita da messaggi brevi inviati con il telefono o da e-mail che spesso sono utilizzate per comunicazioni ufficiali e formali. Ma alcune lettere non passeranno mai di moda…

Lettera a Babbo Natale

Caro Babbo Natale, mi chiamo Michele. È un nome che non si usa più. Questo per dire che non ti capiteranno tanti Michele e quindi ti ricorderai più facilmente di me.

AA NALISI

SCOPRI alcuni aspetti

caratteristici della lettera

Nella struttura della lettera c’è sempre:

una formula di apertura, una formula di saluto e il nome di chi scrive

Sottolineali con i colori.

Il linguaggio usato da Michele è: abbastanza formale. molto amichevole.

Finalmente ho avuto il tuo indirizzo. Se solo l’avessi saputo prima ti avrei evitato la fatica di leggere telepaticamente le mie lettere. So che per te non è difficile la lettura telepatica perché ci sei abituato, ma avere la lettera dentro la buca è sicuramente più comodo. Tornando al perché ti scrivo, la mia domanda è questa: nella lettera che ti manderò devo metterci tutti i miei desideri, oppure solo quelli più importanti? Tu come ti regoli? Scegli quelli che ti piacciono di più? Vedi cosa ti resta in magazzino? Tiri a sorte? Non pensare che sia un tipo curioso. Ti faccio queste domande perché non vorrei più un pigiama felpato. Quello dell’anno scorso aveva degli orsetti gialli. Alla mia età gli orsetti gialli non sono adatti. Se hai solo pigiami di questo genere, potresti evitare di mandarmi un pigiama.

Poi ci sarebbe il discorso dei maglioni. Qui da noi si usano più le felpe con la cerniera. Non preoccuparti, però: nella mia città ci sono molti negozi che vendono felpe, e poi non ne ho così bisogno. Ti prego quindi gentilmente di dirmi quante cose posso chiederti e se devo farti anche dei disegni per farti capire meglio. Non è che non mi fido, ma vorrei toglierti tutti i problemi.

Ti saluto: fammi sapere, mi raccomando!

Tuo affezionatissimo Michele

156 LETTE RA genere
Anna Vivarelli, Caro Babbo Natale, Interlinea

Lettera alla Befana

Samarcanda, 17 dicembre. Carissima signora Befana, come al solito le scriviamo con largo anticipo a causa dei numerosi impegni che ci aspettano nel corso del mese.

Le scriviamo per salutarla, ma anche per avere sue notizie.

Lo scorso fine settimana eravamo a Helsinki per partecipare a un ciclo di conferenze sul tema

“Il pacco regalo e le nuove tecnologie” e abbiamo scambiato alcune parole con Babbo Natale che era lì come ospite.

Il sig. Babbo Natale ci ha confidato di averla vista un po’ stanca.

Forse il lavoro è più pesante, ci faccia sapere e cercheremo di fare il possibile per aiutarla.

Inoltre abbiamo pensato di aumentare la cifra che le spediamo tutti gli anni come rimborso spese, sperando che questo le faccia piacere.

Ci rassicuri al più presto.

Le mandiamo tanti cari saluti e una foto del nostro ultimo viaggio in Brasile.

Gaspare, Melchiorre e Baldassarre (i tre re Magi)

.....................................................................................................

Scrivi le parole che ti fanno capire da dove e quando è stata inviata la lettera. .....................................................................................................

Da questa lettera si capisce che chi scrive vuole bene, è in confidenza, ed è preoccupato per la salute del destinatario. Però è una lettera abbastanza formale e lo si capisce: dall’uso del “lei” per rivolgersi al destinatario.

dal fatto che non siano espressi sentimenti e idee personali.

157 genere
Lo Scaramazze, Io credo che la Befana,

A NALISI A

RICONOSCI alcuni

aspetti caratteristici della lettera

Nella struttura di questa lettera, il particolare modo in cui è scritto il nome del mittente e del destinatario ti fa capire che è una ..........................................................

Dopo la firma, c’è un P.S., che vuol dire “post scriptum”, cioè aggiunto dopo aver completato la lettera.

Serve per:

Da: corvonero@sottotetto.it

A: polliguardiani@pollaio.it

Oggetto: Non ci credo ancora!!!

Signori polli, non so come riusciate a cavarvela, ma mi sembra che bisogna occuparsi di tutto da queste parti. Ormai questa storia va avanti da troppo tempo! Che cosa fate durante la guardia di notte?

Giocate a carte? Fate un sonnellino? Non è possibile che non vi siate accorti che c’è una banda di teppisti che impediscono alle brave persone di dormire, perdindirindina!

Ogni giorno si ripete la stessa musica, appena cala la notte, incominciano con il chiasso.

Inizia la civetta che urla come una pazza, poi, come se facessero a gara, ci si mette pure il gufo.

Uh di qua, uh di là… non solo non si dorme, ma è una roba da far venire i brividi, dico io.

E quando alla fine vanno a fare le loro cretinate altrove e uno sta riuscendo ad addormentarsi, ecco che sbarcano i pipistrelli. E vola, svolazza e volteggia, ecco un’altra cosa che disturba la quiete e terrorizza i poveri animali onesti.

Signori polli, mi sbaglio o siete voi i responsabili della

Philippe Lechermeier, Delphine Perret, Lettere con pelo e piume, Editrice Il Castoro
LETTE RA genere

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il DIARIO PERSONALE si scrive per se stessi, per raccontare momenti della propria vita, sentimenti ed emozioni.

La LETTERA è un testo scritto per comunicare qualcosa a una persona lontana.

DIARIO PERSONALE LETTERA

È un testo narrativo in cui l’autore scrive per se stesso e racconta le sue esperienze quotidiane

Custodire i ricordi. Scrivere le proprie esperienze ed emozioni.

Il narratore racconta sempre in prima persona.

CONTENUTO

La lettera personale è inviata ad amici e parenti. La lettera formale è inviata a persone con le quali non si ha confidenza.

SCOPO

NARRATORE

Chiedere o fornire informazioni a persone lontane. Avanzare reclami o comunicare problemi.

Il narratore è la persona che scrive la lettera.

Personaggi: le persone di cui si raccontano esperienze ed episodi di vita.

Tempo: passato, anche recente.

Luoghi: quelli in cui il narratore vive.

Linguaggio semplice, spontaneo, colloquiale.

Spesso sono presenti modi di dire ed espressioni gergali. Si indica la data del giorno in cui il diario viene scritto.

ELEMENTI

STRUTTURA

Mittente: chi scrive la lettera. Destinatario: chi riceve la lettera. Messaggio: che cosa si vuole comunicare.

Data e località da cui viene spedita la lettera. Formula di apertura in cui si indica il nome del destinatario.

Testo, formula di saluto e firma del mittente.

P.S. (“post scriptum”): aggiunta di ulteriori informazioni.

159 AMIC I ZIA
DIA R I O
LETTE RA e
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 70-75

VERIFICA

Il diario di Giulio

30 marzo

Buonasera diario!

Eccoci al nostro appuntamento quotidiano.

Se non sbaglio, questa è la trentesima volta che ti scrivo e ce l’ho quasi fatta: a mia madre ho promesso che avrei scritto per trentun giorni e trentun giorni saranno.

Dunque, oggi, due cose, una simpatica e una no.

La prima, quella simpatica, è che ho mangiato il primo gelato di quest’anno.

Sono entrato nel bar Arcobaleno, ho sganciato due grassi euro e mi sono fatto preparare da Denis un cono super, con tre gusti. Avrei potuto farlo anche ieri o l’altro ieri. Ma ieri o l’altro ieri non c’era questo bel sole di oggi e la voglia di gelato non mi era ancora venuta.

La notizia invece poco simpatica è che la famiglia di Vincenzo, il mio amico, si trasferisce.

Loro vanno a vivere in Lombardia, perché il padre di Vinc è stato promosso direttore di non so bene che cosa dalle parti di Cremona.

Vinc se ne va e a me dispiace da morire: anche se lui è pigro, inaffidabile e qualche volta pure un po’ deficiente, è comunque il mio migliore amico e la strada dove abito non sarà più la stessa senza di lui. Anche la mia vita non sarà più la stessa.

Domani arriva il camion dei traslochi e portano via i mobili. Domani Vinc parte e mi sembra quasi che nelle mie giornate ci sarà un buco.

Questa cosa mi dispiace, l’ho già detto.

Però anche mi incuriosisce: dovrò pur metterci qualcos’altro nello spazio vuoto del tempo che una volta passavo in compagnia di Vincenzo.

Chissà che cosa sarà? Un nuovo amico? O magari un’amica?

O addirittura ANNA – GRANDI – OCCHI ?

E se la famiglia di Anna, per qualche misteriosa magia si trasferisse qui, nella casa che Vinc lascia?

Lo so, lo so, diario, sono solo fantasie.

Già me lo immagino: fra un paio di mesi un camion come quello che viene domani scaricherà qui dei mobili di una famiglia “PREMIO ANTIPATIA”

160

Vinc invece sarà a Cremona e non ci si vedrà più. Ha detto che mi scrive, però non ci credo troppo: pigro com’è, se prende una penna in mano gli viene la febbre. Be’. Almeno il gelato era buono: pistacchio, limone e nocciola. Vedo che raggrinzisci le pagine schifato, caro diario. Però a me piace così! Anche Denis, il gelataio, aveva la stessa faccia mentre riempiva il mio cono.

A NALIZZO A

1 Il contenuto di questa pagina di diario ci fa conoscere due avvenimenti che sono accaduti al protagonista. Quali sono?

2 Sottolinea nel testo: in il linguaggio gergale, in le frasi in cui chi scrive si rivolge espressamente al diario.

C OMPRENDO C

1 Trova le informazioni esplicite

Perché il protagonista non crede che Vinc gli scriverà? Perché Vinc: si ammalerà. non vorrà far fatica. va ad abitare lontano.

Vinc: si è già trasferito in Lombardia. si trasferirà il giorno dopo. si trasferirà tra un paio di mesi. si sta trasferendo nel giorno in cui il bambino scrive.

2 Trova l’inferenza corretta.

Perché chi scrive definisce la famiglia che arriverà “premio antipatia”? Perché: sono persone che conosce già. sicuramente saranno persone antipatiche. prendono il posto della famiglia del suo amico.

3 Metti in relazione le parti del testo

Nel testo si legge “non ci si vedrà più.” “Ci“ si riferisce a: un luogo. due persone. due fatti.

OMPITO NON NOTO C C

CHE COSA SO?

Ho analizzato e compreso questo particolare tipo di testo narrativo?

Sì. No. In parte.

T COME S O?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a?

Molto. Abbastanza. Poco.

161 AMIC I ZIA
VERIFICA
161
Racconta a un compagno o a una compagna qualcosa che ti è accaduto, come se lo raccontassi al tuo diario. Poi scambiatevi i ruoli.

Carta e penna

Ecco il terzo gioco-quesito

In classe prima hai imparato a dividere le parole in sillabe.

Ora gioca a trovare la sillaba che serve a legare due parole.

Tutte le sillabe, lette di seguito, formeranno una frase: scrivila. A quale tipologia testuale ti fa pensare?

162
SOLUZIONE 1 bu a cia to 2 pa ca ta la 3 stu ri mo mo 5 mu ro to o 4 a cu so so 7 a mo re mo 6 e se tario gio
SOLUZIONE: CARO DIARIO SEGRETO
163
E ora, che cosa troverai? Scrivi il nome degli elementi che vedi. Dividilo in sillabe. Poi riporta la sillaba, come nell’esempio.
È
______________________
Ora scrivi in ordine tutte le sillabe che hai trovato.
l’inizio
di una PA GU RO 2a SILLABA
____________
GU
____________
3a SILLABA
____________
2a SILLABA 1a SILLABA
____________
____________
2a SILLABA 2a SILLABA
____________
1a SILLABA
____________ 1 2 3 4 5 6 7 8 SOLUZIONE: CARO AMICO TI SCRIVO
2a SILLABA 2a SILLABA ____________

La tristezza, l’allegria, la felicità `

Che tristezza! Che allegria! Che felicità! A volte basta proprio poco per farti passare da un’emozione all’altra!

La maggior parte delle volte condividiamo l’allegria e la felicità con chi ci sta vicino e molto spesso queste emozioni sono contagiose.

La tristezza, invece, è un’emozione che viviamo da soli, che ci porta a isolarci e a chiuderci nel nostro “guscio”.

Ma poi basta un gesto, una parola e… qualcuno ci aiuta a rompere quel guscio e a ritrovare il sorriso. Tutto cambia.

Possono tornare allegria e felicità!

te a tro e EMOZ IONI

Il testo teatrale

Il testo teatrale, fin dall’antichità, ha rappresentato non solo storie, ma soprattutto i momenti di allegria e di tristezza.

Il testo teatrale è scritto per essere recitato perché nella recitazione ogni attore e ogni attrice esprime, per mezzo dell’intonazione, i sentimenti, le riflessioni, le emozioni del personaggio che interpreta.

Quali sono gli ingredienti del testo teatrale?

• Il contenuto del testo teatrale narra storie dialogate per mettere in evidenza sentimenti e riflessioni.

• La struttura di un testo teatrale è particolare. Si tratta di un copione in cui sono scritte non solo le parole che pronunciano gli attori e le attrici, ma anche come si devono comportare e come deve essere la scena.

• Il protagonista, i comprimari (personaggi importanti), i personaggi secondari recitano le loro parti, scritte nel copione.

Per scoprire SENTIMENTI “messi in scena”, ti consigliamo:

IMPERDIBILE!
Alla ricerca della memoria perduta CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

LETTURA CRITICA

Di fronte alla proposta di fare uno spettacolo, i bambini e le bambine della classe hanno avuto reazioni diverse. Questo racconto è riuscito a far capire la differenza tra lo stato d’animo di Anna e quello dei suoi compagni e delle sue compagne?

Odio il teatro

Un giorno la maestra ci disse: – Lunedì, voglio che ognuno di voi faccia un piccolo spettacolo di fronte a tutta la classe.

– Tutti?

– Uno spettacolo?

– Ma di che tipo?

– Qualsiasi cosa – rispose la maestra. – Sono sicura che tutti voi sapete fare qualcosa: cantare, ballare o esibirvi in qualche acrobazia, oppure raccontare qualcosa di simpatico sul vostro animaletto domestico, o su come avete trascorso le vacanze.

E, spiegando, prese in mano il gessetto.

– Adesso scriverò i vostri nomi sulla lavagna – disse – e lì resteranno finché, uno a uno, non verranno cancellati alla fine di ogni esibizione.

Anna seguiva con lo sguardo il gessetto della maestra che correva stridendo sulla lavagna, mentre uno dopo l’altro apparivano i nomi dei suoi compagni: Philip, Laura, Talitha … Anna!

Eccolo lì. Bianco su nero. Nessuna possibilità di sfuggire allo spettacolo, a meno che non fosse riuscita a intrufolarsi in classe alla fine delle lezioni per cancellarlo di persona. Pessima idea, così sarebbe rimasto un bel buco nella lista dei nomi!

Ma quanti erano?! E cosa avrebbero fatto? Ma dove credeva di essere? In un circo? O in una scuola di recitazione? Insomma, erano solo una classe normalissima, fatta di normalissimi bambini. Che tipo di spettacolo avrebbero improvvisato? Aiuto, che fare?

Anna seguì i suoi compagni che uscivano dalla classe chiacchierando pieni di entusiasmo e soprattutto di idee.

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Anne Fine, Odio il teatro!, Feltrinelli Kids
TESTI CHE PARLANO DI EMOZIONI Il piacere di... LEGGERE

E la povera piccola Anna, triste e preoccupata, lì in silenzio ad ascoltare i compagni.

Ecco come si sentiva la povera piccola Anna, e non solo in quel momento.

Non era alta e sicura di sé come Talitha, né intelligente e spiritosa come Suzie.

Non aveva vestiti all’ultima moda come Moira, né sapeva fare la ruota o il ponte come Laura. Diciamo che se la cavava. Non aveva un’amica del cuore, ma del resto nemmeno dei nemici. Alla mattina non andava a scuola malvolentieri, anche se il suono della campanella alla fine delle lezioni la riempiva di gioia perché finalmente poteva tornare a casa. Insomma, Anna non aveva assolutamente niente di speciale e, di conseguenza, niente di speciale da mostrare alla classe. Cosa mai avrebbe potuto fare perché il suo nome venisse cancellato una volta per tutte da quella lavagna? Che genere di esibizione avrebbe potuto escogitare?

Niente. Assolutamente niente.

Sconsolata e sempre più triste, Anna si incamminò verso casa. Soltanto un fine settimana, due miseri giorni, per pensare al suo spettacolo.

Era senza speranza!

LIFE SKILLS

Per rispondere alla richiesta della maestra, Anna dovrà superare lo stress che le causa l’idea di esibirsi davanti a tutti. È convinta di non saper fare nulla di speciale.

Anna sbaglia perché ciascuno di noi, in qualche cosa, è speciale. Sei d’accordo?

167

MIND FULNESS

Allegria e Tristezza diventano contagiose. Nel testo ciò sembra negativo.

Tu che ne pensi?

No, non è negativo perché è bello condividere gioia e tristezza con gli altri. Sì, è negativo perché ognuno deve tenere per sé le proprie emozioni.

La storia di Allegria e Tristezza

Perché tristezza e allegria sono contagiose?

Perché vedere una persona triste ci intristisce e vedere una persona allegra ci rallegra?

Per un’antica storia che nessuno ricorda più.

Un tempo, quando l’uomo era giusto, immortale e non conosceva la malattia, Tristezza e Allegria, erano due sorelline impertinenti, pronte a giocare brutti scherzi a tutti.

Col tempo però esagerarono.

Mentre gli scherzi di Tristezza erano sempre più brutti e facevano incupire tutti gli esseri umani, quelli architettati da Allegria, al contrario, erano sempre più buffi e li facevano ridere senza freno.

Con i continui scherzi delle due sorelle, gli umani cominciarono a impazzire, passavano dalla tristezza più cupa alla gioia più sfrenata.

Zeus se ne preoccupò, e si arrabbiò perché gli umani non sapevano più controllarsi.

Dopo avere a lungo meditato, Zeus sentenziò così: – Tu, uomo, che hai perso l’antica saggezza, d’ora in avanti non sarai più immortale. Voi, Tristezza e Allegria, che siete la causa dei suoi continui sbalzi d’umore, perderete le vostre sembianze umane.

Poi, proseguì: – Diverrete contagiose come le malattie. Così quando un uomo vedrà un suo simile triste, diventerà anch’egli triste; mentre se incontrerà un suo simile allegro, si rallegrerà.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

Zeus punì gli umani perché: non riuscivano più a controllare le emozioni. facevano scherzi sciocchi. piangevano in continuazione.

Sottolinea nel testo le due punizioni date da Zeus a Tristezza e Allegria.

EMOZ I ONI 168
Christian Stocchi, Favole in wi-fi, Esopo, oggi, Edizioni EL

Il rider

Il ragazzo era caduto dalla bici e aveva battuto la testa. Ma non si era fatto niente, perché aveva il casco. Lo zaino termico era rotolato sull’asfalto. Una grande tristezza gli salì dal cuore.

– Oh, no! I tortellini in brodo si saranno rovesciati. Aprì lo zaino e un rapido sguardo all’interno gli confermò il guaio.

– E adesso come faccio? Proprio davanti a me doveva passare quel gatto?

– Che disastro! Lo so che è il mio lavoro. Sono un rider. Con la mia bici consegno ogni genere di cibo. Sono veloce, puntuale e non mi era mai successo un guaio del genere È una macchia sulla mia reputazione. Vado a citofonare alla tizia che ha prenotato i tortellini, prima che telefoni al padrone del ristorante e protesti per il ritardo della consegna.

Il ragazzo andò a premere un tasto della pulsantiera.

– Sono il ragazzo che doveva consegnarle i tortellini, purtroppo è successo un incidente, mi dispiace tantissimo, signora.

E raccontò brevemente l’accaduto.

La donna che aveva risposto al citofono tacque per una manciata di secondi. Poi disse: – Non preoccuparti. Telefono al ristorante e ordino un’altra porzione di tortellini. Dirò che sono arrivati degli amici.

– Non so come ringraziarla, signora. Quando salgo, le rimborso il costo dei tortellini rovinati.

– Non devi rimborsarmi proprio nulla.

L’umore del ragazzo cambiò in un attimo: la tristezza lasciò il posto alla gioia.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

• Che cosa ha causato la caduta del rider?

• Perché il ragazzo è triste?

• Perché si rallegra?

L ESSICO L

La reputazione è: un modo di comportarsi. il giudizio che si dà su una persona. un giudizio sempre negativo.

169 EMOZ I ONI
Angelo Petrosino, Le avventure del passero Serafino, Einaudi Ragazzi

H come Happy

Questa mattina mi sono svegliato di buon’ora!

Dovevi vedermi, ancora in pigiama, con la mia supermaglietta di Bart Simpson: ho infilato il cranio sotto il rubinetto, lasciando che l’acqua, al limite del gelido, mi schiarisse un po’ le idee. E invece niente: ero proprio di buonumore.

Spazzolandomi il sorriso, ho fissato il mio bel faccione allo specchio. Poi, snodando i miei ciuffi, siccome ancora non mi era passata, ho pensato che per una volta me la sarei goduta.

Mamma, latte e biscotti! Non ho tempo da perdere.

Sì, perché i momenti di allegria vanno vissuti intensamente dal primo all’ultimo, senza perdersi in quisquilie, anche se, pensandoci bene, latte e biscotti è sempre una gran goduria!

Cara mia, quando si è happy si è happy!

Ma la cosa più incredibile è che all’una, con lo stomaco che s’attorcigliava, me ne sono uscito da scuola ed ero ancora di un’allegria tale che ho persino avuto paura di ritrovarmi in una pubblicità dell’allegria. Fatto sta che a pranzo mi sono pappato due piatti di spaghetti col sorriso sulle labbra.

In una giornata così come potevo starmene per conto mio?

L’allegria va spartita, come una tavoletta di cioccolato, ma va condivisa con persone scelte accuratamente, perché in genere, se qualcuno ti vede felice senza nessun motivo particolare, ti prende per matto. Allora io ho pensato a te, e siccome tu non sei qui tra i piedi a subire la mia allegria, non posso fare a meno di prendere carta e penna e dedicarti un po’ della mia estasi, augurandomi e augurandoti un contagio. Ora scappo, che ho voglia di fare mille cose!

HAPPY

C OMPRENSIONE C

Qual è il significato globale di questo testo?

Quando si è allegri non ci si perde in quisquilie.

Solo se ci si sveglia felici si sarà felici per tutto il giorno.

L’allegria è bella e va condivisa con gli altri.

Il bambino dice: “... ancora non mi era passata”. A che cosa si riferisce?

EMOZ I ONI
170
Andrea Valente, Firmato: Pecora Nera, Fabbri Editori
.....................................................................................................

T come Tristezza

La tristezza è un sentimento bruttissimo: si sente un magone alla gola che a poco a poco diventa sempre più forte, per cui non riesci a trattenerti e scoppi in un mare di lacrime. Io l’ho provato quest’estate, quando ero in colonia al mare con mia sorella.

Una sera non resistevo proprio più a tenermi la malinconia che c’era in me, perché ogni giorno che passava ero sempre più triste pensando alla mamma. C’era un piazzale dove tutti i bambini ballavano; io in quelle occasioni di solito ballo per tutta la sera e ballo anche bene. Ma quella volta non era così, perché proprio non ne avevo voglia. Ero così triste pensando alla mia mamma: mi mancavano tanto le sue parole dolci e le sue coccole. Per fortuna, c’era mia sorella che mi ha consolato.

Tristezza

Non so perché ma mi viene voglia di piangere. Non so che c’è ma mi viene voglia di piangere. Non so cos’è

ma mi viene voglia di piangere. Uffa, ho finito le lacrime ma mi viene voglia di piangere.

C OMPRENSIONE C

Riconosci la forma del testo.

I due brani sono di due tipologie testuali diverse.

• “T come Tristezza” è

• “Tristezza” è

• In quale testo vengono spiegate le cause dell’emozione?

• In quale viene solo descritta l’emozione?

171
EMOZ I ONI
Amnesty International, Il grande libro di diritti dei bambini, Edizioni Sonda

Uno scoiattolo nella pancia

Che giornata! Mi sembrava di avere uno scoiattolo che mi correva nella pancia, cercando di uscire. Mamma la chiama “scoiattolite”.

Non appena sono arrivato a casa, sono andato dritto di sopra. Ho aperto il rubinetto della vasca e ci ho versato dentro le Bolle Magiche.

Due minuti dopo ero immerso nelle bolle di sapone che fluttuavano come panna montata intorno a me. Lo faccio sempre quando ho bisogno di calmarmi.

È stata un’idea di mamma, quand’ero piccolo. È per questo che mi chiamano Schizzo.

Mamma è entrata proprio in quel momento. Sembra sapere quando sono immerso tra le bolle.

– Scoiattolite? – ha chiesto.

– Sì – ho risposto.

Ha abbassato il coperchio del water e si è seduta:

– Ed è solo il primo giorno di scuola.

– Non ho mai avuto un primo giorno di scuola assurdo come questo – ho detto. – Anzi, nessun giorno in assoluto.

Lei ha preso una manciata di schiuma e me l’ha soffiata addosso. Io ho riso, e già lo scoiattolo si stava dando una calmata.

Ha visto la mia barchetta e il dinosauro sulla mensola: – Wow. Dovevi proprio avere fretta. Ti sei dimenticato di loro. Li vuoi?

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite

Che cosa sono le Bolle Magiche?

Il bambino è preso dalla “scoiattolite” perché: la maestra lo ha sgridato. è iniziata la scuola. è agitato. Joey è un combinaguai.

Lo “scoiattolo” è: un giocattolo. la personificazione di un sentimento. un amico immaginario.

172
EMOZ I ONI
Jerry Spinelli, Terza elementare, Mondadori

Ho annuito. Li ha buttati nella vasca, e sono affondati nella schiuma.

– E allora – mi ha chiesto – vuoi dirmi di che si tratta?

Gliel’ho detto. Perché quando sono in mezzo alle bolle, dico tutto. Le ho raccontato della maestra Simms. Le ho raccontato che abbiamo riso un sacco.

– E io continuavo a fare battute, – le ho detto – senza nemmeno alzare la mano.

Lei è sembrata sorpresa: – Davvero? Ma tu non sei il tipo. In classe non fai mai il buffone.

– Lo so – ho risposto. – Ma oggi sì.

Poi le ho raccontato del nuovo ragazzino, Joey: – Penso che sia un combinaguai.

– Dici? E come mai?

Be’, mi bisbiglia sempre delle cose in classe e parla come un ragazzino grande. Non penso che lui abbia paura della maestra. Non ha paura di nessuno.

Mamma non sembrava sconvolta: – Credo che la signora Simms saprà gestirlo.

– Ma ha fatto anche una cosa più grave – ho aggiunto.

– E qual è stata?

Ho affondato la mano nella schiuma per recuperare il mio dinosauro. Ho fatto un respiro profondo: – Joey ha detto a Judy che sono innamorato di lei.

Mamma ha sollevato le sopracciglia. Ecco il segno che era finalmente colpita. Poi ha alzato le spalle: – E allora? Qual è il problema? Ti piace Judy dalla prima elementare!

Ho strillato: – Mamma!

Lei mi ha fatto una carezza sulla testa: – Calma ragazzo. Ho detto una bugia forse? Io prevedo che non succederà niente di brutto. Judy non riderà di te. Non ti sputerà addosso. Non cambierà niente. Continuerà semplicemente a ignorarti come ha sempre fatto.

Mi sono sentito sollevato.

– E prevedo anche che lo scoiattolo non si agiterà più per questo.

E se n’è andata. Sono sprofondato ancora di più tra le Bolle Magiche. Non sono sicuro di credere a tutte le sue predizioni. Ma una si è già avverata. Lo scoiattolo se n’è andato.

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

“Scoiattolite” è un nome: primitivo. concreto. derivato. astratto.

Riso è una parola polisemica, cioè ha: un solo significato. più significati.

Scrivi il pronome adatto. Le ho raccontato = ho raccontato alla mamma. ho raccontato = ho raccontato al papà.

EMOZ I ONI 173

La gioia nel mondo

Helen Russell, autrice di un libro dedicato alla felicità, ha fatto il giro del mondo e ha scoperto che nei vari Paesi essa può essere molto differente. Vediamo com’è intesa la felicità in giro per il mondo.

In Australia credono molto nell’uguaglianza e il FAIR GO è la profonda convinzione che ognuno meriti di vivere una vita felice.

In Canada si sente forte la JOIE DE VIVRE, che è la gioia di vivere. Questa nazione risulta una delle più felici d’America, dove si vive molto bene.

In Cina XINGFU significa “condizione di felicità”, dove per felicità si intende avere una vita buona, in cui si ha abbastanza per vivere e si fa il proprio dovere. È fare quello che è giusto fare, più che un’emozione.

In Germania il termine GEMÜTLICHKEIT (“comodo, confortevole”) invita a fare qualcosa di buono per se stessi dopo aver fatto il proprio dovere. Come si dice? Prima il dovere e poi il piacere.

In Giappone il WABI-SABI (wabi: “semplicità”; sabi: “bellezza di invecchiare”) invita ad apprezzare le cose così come sono.

In India lo JUGAAD (“innovazione”) racconta l’arte di arrangiarsi come strada verso la felicità. È lo spirito di accontentarsi con quello che si ha, e di improvvisare delle soluzioni ai problemi, creandosi così delle occasioni per stare bene.

174 EMOZ I ONI
Alberto Pellai, Barbara Tamborini, La bussola delle emozioni, Mondadori
Australia Giappone Canada Cina Germania
India Inghilterra Brasile
Hawaii

In Inghilterra JOLLY (“allegro”) è un aggettivo che descrive bene il carattere inglese. Gli inglesi non amano parlare delle loro emozioni e cercano di restare impassibili di fronte agli imprevisti e ai fatti drammatici della vita. Per loro è molto importante mantenere un’allegria costante, anche quando le cose vanno male.

In Brasile la felicità ha il sapore dolce e amaro della SAUDADE, che unisce la gioia al sentimento nostalgico della malinconia per le cose che passano,.

Alle Hawaii ALOHA significa “amore”. Il popolo hawaiano vive cercando di stare in relazione positiva con ogni essere vivente e con il mondo naturale. Essere felici vuol dire vivere con responsabilità e attenzione agli altri.

E per concludere, vuoi sapere qual è il motto che l’autrice ha scelto per raccontare la felicità per noi italiani? Il DOLCE FAR NIENTE. Non so cosa pensi di questa idea di felicità, forse potrà sembrarti un po’ offensiva o forse ti ci riconoscerai appieno.

Quel che è certo è che una pausa ogni tanto fa bene all’umore. Prendersi un momento di relax aiuta a essere più felici, ma occhio a non esagerare!

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

L’autore e l’autrice sostengono che nei diversi Paesi del mondo la felicità è definita con caratteristiche diverse. Completa la tabella scrivendo il nome della Nazione.

LA FELICITÀ È… Nazione

Prendersi un po’ di riposo.

Fare qualcosa per se stessi, dopo aver fatto il proprio dovere.

Uguaglianza. ....................................................

Una vita buona, fare il proprio dovere.

Mostrare sempre allegria.

Gioia e malinconia.

Trovare le soluzioni ai problemi.

Apprezzare lo stato delle cose.

Gioia di vivere.

Amore e attenzione a tutto ciò che ci circonda.

EMOZ I ONI 175

Leggi silenziosamente tutto il racconto. Poi leggi a voce alta. Nei dialoghi dai l’intonazione adatta alle parole di Enzo e a quelle del bicchiere.

Un giorno un bicchiere mi ha detto: – Enzo, posso farti una

Non era un bicchiere qualunque: era il mio bicchiere dei Puffi, quello che uso sempre per bere la limonata.

Ho risposto: – Mezzo pieno. Se vuoi, ti riempio del tutto.

– No, no – ha sospirato. – In ogni caso, finisce sempre allo stesso modo. Bevi la tua limonata, mi lavi e mi riponi nella cre-

– Sì, sì – ha sospirato di nuovo. – Ma è così triste...

Trovato. L’ho riempito di sabbia di diversi colori. Cinque strati: giallo, blu, verde, arancione, giallo. Magnifico!

R IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Sul tuo quaderno scrivi la parte scritta in utilizzando il discorso indiretto.

L’ho svuotato e pulito. Vi ho colato dentro della cera profumata, ho aggiunto uno stoppino, ho acceso.

– Ti piace? – ho domandato.

– Oh sì! – ma due minuti più tardi, lo sentivo lamentarsi – Brucia! –

A corto d’idee, l’ho riempito d’acqua e l’ho posato sul davanzale, all’esterno, perché potesse guardare il paesaggio.

Quel giorno ho domandato: – Tutto bene?

Sì, sì – ha risposto molto felice. – È formidabile qui, mi sento così bene, ed è una così bella giornata!

Due giorni dopo, l’ho visto sul davanzale, vuoto. Volevo lavarlo, ma mi ha fermato: – No, lasciami. Guarda bene...

sarò sempre pieno d’ora in poi...

Ho guardato. E ho visto tre formiche sul fondo del bicchiere. Stavano bevendo una goccia di rugiada.

Ho capito. Ho riposto il bicchiere al sole.

176
Editore Il castoro
l’ A r t e di... LEGGERE

Una brutta giornata

Stuart si era appena svegliato e già sapeva che quella sarebbe stata una brutta giornata.

E la prima cosa brutta di quella giornata era proprio lì, appesa alla spalliera del suo letto: un paio di pantaloni di un verde così brillante che faceva male agli occhi, insieme a una camicia con disegnati sopra tanti piccoli cowboy.

Stuart era davvero bravissimo a preoccuparsi. Anzi: preoccuparsi era la cosa che sapeva fare meglio. Se preoccuparsi fosse stato uno sport, a quell’ora avrebbe avuto il collo stracolmo di medaglie d’oro. Stuart e la sua famiglia si erano appena trasferiti. Era la prima volta che lui andava in quella scuola, quindi aveva già una discreta quantità di cose per cui preoccuparsi.

Ma c’era una cosa che lo preoccupava in assoluto più di tutte: e se nessuno avesse voluto essere suo amico?

Ci mancava anche questa: un paio di pantaloni verdi e una camicia con disegnati sopra dei cowboy. Ma si può sapere dove diavolo andava a pescarli, la mamma, dei vestiti come quelli?

– Stuart – gridò la mamma da qualche angolo della casa. – Ti ho lasciato il tuo bel completino. Non è assolutamente delizioso?

Stuart ficcò la testa sotto le lenzuola. Adesso sì che sarebbe sta to impossibile farsi dei nuovi amici. Gli altri bambini si sarebbero rotolati a terra dalle risate, vedendolo vestito in quel modo.

I suoi familiari stavano già facendo colazione. – Buongiorno – lo salutò allegramente il papà.

Io non penso proprio che questo sarà un buon giorno –rispose Stuart di pessimo umore.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite.

• Qual è la più grande preoccupazione di Stuart?

• Quale preoccupazione si aggiunge?

R IFLESSIONE R

SULLA LINGUA

Nell’espressione “dei vestiti come quelli”, la parola sottolineata è: una preposizione articolata. un articolo partitivo.

EMOZ I ONI
Sara Pennypacker, Stuart va a scuola, Mondadori Junior
177

Giancarlo Oliani, Alla ricerca della memoria perduta, La Spiga Edizioni

LA LOCOMOTIVA

In scena: banchi, sedie, la cattedra; sul fondo la finestra; sulla destra la porta.

(i ragazzi entrano in scena: si siedono ai banchi e fingono di chiacchieraretraloromentrelelucisialzano)

Maestra GIudItta: (entrainclasse;c’èconfusione,fischia)Buongiorno, ragazzi. Oggi parliamo della memoria.

(tuttisiguardanointorno,guardanoilsoffitto,sigrattanolatesta)

GIudItta: Ho capito (va verso la porta e grida) Osvaldooo! Mi porta il materiale, per favore?

OsvaldO, Il bIdellO: (entrainscenaconunoscatoloneeloappoggia sullacattedra) Ecco!

GIudItta: Grazie Osvaldo.

Greta, una baMbIna: (curiosa) Maestra che cos’è?

178

arIanna, una baMbIna: (alzandosi) Vedere, vedere.

caMIlla, una baMbIna: (spingendo) Prima io!

GIudItta: Calma! Il nostro cervello è come questo scatolone. È qui che la memoria vive e lavora. È come una luce sempre accesa.

rO ccO, un baMbInO: (sorpreso) Forte!

rOsarIO, un baMbInO: (balbettando) Ho paura! Se perdessi la memoria non riconoscerei i miei amici, la mia mamma, il mio papà…

GIudItta: È vero, la memoria si può anche perdere. (aprelo scatoloneetirafuorialtrescatolepiùpiccole) Il nostro cervello è l’insieme di tante scatole. E in fondo, ben nascosta, c’è una piccola cassaforte… è la cassaforte dei nostri sogni.

tuttI I baMbInI: Ohhhh!

caterIna: E se la perdiamo?

G I ud I tta : Dobbiamo sperare che qualcuno ce la ritrovi, altrimenti sono guai.

rOsalba, una baMbIna: E che cosa c’è nel suo scatolone?

GIudItta: Volete saperlo?

tuttI: Sìììììììì! Siamo curiosi! Siamo molto curiosi.

(siabbassanoleluci,lamaestragesticola)

narratOre: La maestra racconta di quando era piccola e della sua prima casa. Suo papà era ferroviere e lei sognava sempre di guidare una locomotiva.

(sialzanoleluci)

F eder I c O , un ba M b I n O : Guidare un treno? Maestra, quel sogno non si è mai realizzato!

GIudItta: Come no? Forza, in carrozza!

(laclassesitrasformainuntreninoguidatodallamaestra; iltrenocompieungirotrailpubblico)

179

Un TESTO TEATRALE è un testo narrativo che ha una particolare struttura. Le sequenze narrative e quelle dialogiche sono le battute, cioè le parole pronunciate dai personaggi. La scenografia è la riproduzione di un ambiente e corrisponde alle parti descrittive del testo narrativo.

Alla stazione di King’s Cross

La famiglia Potter attraversò la strada verso l’enorme stazione fuligginosa. Due grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i gufi all’interno gridavano indignati e una bambina con i capelli rossi si trascinava, in lacrime, dietro i fratelli.

I pendolari fissarono incuriositi i gufi quando la famiglia si aprì la strada verso la barriera tra i binari nove e dieci. Harry udì di nuovo la voce di suo figlio Albus, che aveva ripreso la discussione con il fratello James.

– Non voglio! Non voglio essere un Serpeverde!

– James, piantala! – intervenne Ginny, la mamma.

– Io ho detto solo che potrebbe – ribatté James. –Non c’è niente di male. Potrebbe essere un Serpe… Ma James colse lo sguardo della madre e tacque.

I cinque Potter si avvicinarono alla barriera. James prese il carrello della madre e cominciò a correre. Un attimo dopo era sparito.

– Mi scriverete, vero? – chiese subito Albus ai genitori.

– Tutti i giorni, se vuoi – rispose Ginny.

– Non proprio tutti – si affrettò a ribattere Albus – James dice che gli altri ricevono lettere una volta al mese.

– L’anno scorso gli scrivevamo tre volte la settimana –precisò Ginny.

– E non devi credere a tutto quello che ti dice su Hogwarts – aggiunse Harry. – A tuo fratello piace scherzare. Fianco a fianco, spinsero il secondo carrello. Quando arrivarono alla barriera, Albus trattenne il fiato. La famiglia emerse sul binario nove e tre quarti e vide il rosso Espresso per Hogwarts.

TEAT R ALE testo 180
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e i doni della morte, Salani
parti dialogiche parti narrative e descrittive La evidenzia: La evidenzia:
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo narrativo Collega.
A NALISI A

Stazione di King’s Cross

Una stazione affollata, piena di gente che cerca di andare da qualche parte. Nel trambusto, due grandi gabbie che sferragliano in cima a due carrelli pieni di bagagli. I carrelli sono spinti da due ragazzi: JAMES e ALBUS POTTER. La loro madre, GINNY, li segue. Un uomo di trentasette anni, HARRY, porta la figlia LILY in spalla.

Albus: Papà continua a dirlo.

Harry: James, lascialo stare.

James: Ho detto solo che potrebbe finire in Serpeverde. Ed è poss… (vedendo l’occhiataccia di suo padre) Va bene.

Albus: (guardando la madre) Mi scriverete, vero?

Ginny: Tutti i giorni, se vuoi.

Albus: No. Non tutti i giorni. James dice che gli altri ricevono lettere da casa una volta al mese. Non voglio…

Ginny: L’anno scorso scrivevamo a tuo fratello tre volte alla settimana.

Albus: Cosa? James?

Harry: Non devi credere a tutto quello che ti racconta di Hogwarts. A tuo fratello piace scherzare.

James: (sorridendo) Possiamo andare adesso?

Albus: (guarda suo padre, poi sua madre)

Ginny: Devi solo andare dritto contro il muro tra il binario nove e il binario dieci.

Lily: Non vedo l’ora.

Harry: Non ti fermare e non aver paura, altrimenti sbatterai contro il muro, è molto importante. Meglio farlo di corsa se non sei tranquillo.

Albus: Sono pronto.

SCOPRI alcuni aspetti del testo teatrale.

La parte scritta in è: la scenografia (come deve apparire l’ambiente). la sceneggiatura (le battute che gli attori/le attrici devono recitare).

Le parti scritte in sono: i suggerimenti per gli attori/le attrici. le parole da recitare.

Le parti scritte in sono: la scenografia (come deve apparire l’ambiente). la sceneggiatura (le battute che gli attori/le attrici devono recitare).

TEAT R ALE testo
ANALISI
181
A
Joanne Kathleen Rowling, Harry Potter e la maledizione dell’erede, Salani

Per soldi o per amore?

ATTO 1

Scena 1

L’avaro: Ho due cantine piene d’oro. Potrei starmene tranquillo, ma mia figlia chi ha scelto per fidanzato? Lino Picco, che non ha un quattrino. Ora canto in musica a mia figlia che di quel morto di fame non voglio saperne. Isabella! Isabella!

Isabella: Eccomi papà.

L’avaro: Non devi vedere più quel figlio di un soldo bucato. Isabella: Ma io voglio sposarlo, papà.

L’avaro: Stupida, sposa un sacco di zecchini, sposa un libretto della Banca.

Isabella: I soldi non parlano, papà, invece Lino Picco mi conta tante belle storie. Io voglio sposarlo, ih! ih! (piange)

Scena 2

Lino Picco: (di nascosto) La povera Isabella piange? Sarà colpa di quel vecchio avaro. Ora lo metto a posto io. (forte) Permesso?

L’avaro: Chi è?

Lino Picco: Un bandito!

L’avaro: (spaventatissimo) Mamma mia! E adesso come faccio? Signor bandito, sono un povero vecchio senza un soldo. Ho soltanto un dente d’oro.

Lino Picco: Non ho bisogno di denti d’oro. Voglio il denaro. (salta dentro dalla finestra; poi piano a Isabella) Isabella, fingi di non conoscermi!

L’avaro: Mi lasci il denaro.

Lino Picco: Però… vedo che hai una bella figlia. Dammi quella.

L’avaro: La prenda pure. Isabella cara, va’ con questo signore che non vuole prendere i soldi del tuo papà.

Isabella: Ma io voglio sposare Lino Picco!

L’avaro: La sente, signor bandito? Ma io sono suo padre e mi dovrà ubbidire.

Lino Picco: Benissimo, allora qua la mano, e il contratto è fatto.

L’avaro: Ecco. Isabella è sua moglie.

Gianni Rodari, Fiabe lunghe un sorriso, Einaudi Ragazzi

ATTO 2

Scena 1

(si sente battere alla porta)

L’avaro: Chi è adesso?

Il bandito: Sono un bandito, apri subito la porta.

L’avaro: Ce n’è già qui uno! Signor bandito di fuori, i miei soldi li ho già dati al bandito di dentro.

Il bandito: Se non apri subito la porta la butto giù.

Lino Picco: Apra la porta e lasci fare a me.

L’avaro: Si accomodi, signor bandito di fuori.

Il bandito: Dunque, dove sono i soldi?

Lino Picco: In cantina, venga con me: glieli do subito.

L’avaro: Il mio denaro! Signori banditi, strappatemi le unghie, ma lasciatemi il mio bel denaro!

(Lino Picco e il bandito escono: si sente gridare, poi

Lino Picco torna indietro)

Scena 2

Lino Picco: Ecco fatto, ho rinchiuso il bandito in cantina

Voleva il denaro, adesso ce l’ha.

L’avaro: Grazie, signor bandito numero uno! Vuole il mio dente d’oro?

Lino Picco: Se lo tenga pure, io ho già Isabella.

Isabella: Sì, andiamo subito, mio carissimo Lino.

L’avaro: Come hai detto?

Lino Picco: Ha detto bene, io sono Lino Picco.

L’avaro: Ah, sciagurati, mi avete ingannato, ho dato mia figlia in moglie a Lino Picco.

Lino Picco: Se vuole vado giù ad aprire la cantina.

L’avaro: No, no, per carità, andatevene pure tutti e due.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale.

Un testo teatrale, in base al suo contenuto, può essere una commedia, se racconta episodi divertenti, o un dramma se racconta avvenimenti tristi.

Questo testo teatrale è: una commedia. un dramma.

Analizza la struttura di questo testo teatrale.

Il prologo, cioè la parte in cui si espone la situazione iniziale: è raccontata da un narratore. è recitata da un personaggio.

Gli atti servono per: interrompere il racconto. rappresentare gli avvenimenti principali.

Le scene indicano che: cambia il modo di recitare. cambia il luogo o intervengono nuovi personaggi.

183

Il Re dei Sogni

Foresta millenaria e misteriosa. Alti alberi incutono terrore. La foresta è ai piedi di alte e impervie montagne.

SCENA PRIMA

Damjan: (il principe, preoccupato) Principessa, siamo abbastanza vicini. Dietro questi monti c’è il passo dei Falchi del Califfo. È lì che lo scorso anno si è perso il mio amico Kafir. Non conosco questa foresta.

Chitral: (la principessa, sospettosa) C’è uno strano silenzio. Sento che qualcuno ci sta guardando. Là, l’hai visto?

Damjan: (incuriosito) Dove? Cos’è?

Chitral: Là, in cima a quell’albero. No. Mi sono sbagliata (rumori magici)

Damjan: (Damjan e Chitral non riescono più a camminare)

Principessa, i miei piedi! Non riesco a muovermi!

Chitral: Neanch’io! I miei piedi sono di pietra! È un incantesimo!

Cala il buio in scena.

SCENA SECONDA

Si ode un forte vento, gli alberi sono spariti. Una strana luce illumina la scena.

(entra il Re dei Sogni)

Damjan: (impaurito) Chi siete? Cosa volete da noi?

Re dei Sogni: (con tono forte e deciso) Io sono il Re dei Sogni. Da duecento anni trasformo in sogni tutte le persone che passano di qua. Ma prima di trasformarvi giocherò una partita con voi. Il gioco è questo: un sogno può vincere un altro sogno. Io dirò il nome di tre sogni. Voi direte il nome di tre sogni. Se vincerò io, vi trasformerò. Se vincerete voi, io diventerò il vostro servo e tutti i sogni saranno liberi. Però attenti: io gioco da duecento anni e non ho mai perso. Vediamo un po’, io dico… il Sole!

184
TEAT R ALE testo

(entra danzando, su musica, il Sole e si colloca in un posto preciso del palco)

Damjan: Cos’è che vince il Sole… Ecco, sì! Io dico: la Notte!

(entra la Notte, lotta danzata con il Sole, risultato: parità)

Re dei Sogni: La Notte vince il Sole, ma il Sole vince la Notte. Sei abile, ragazzo. Mi diverte giocare con te. Adesso io dico: il Denaro!

(come sopra, entra il Denaro)

Damjan: E io dico: la Morte!

(entra la Morte e vince il Denaro)

Re dei Sogni: La Morte vince il Denaro! Sto perdendo. È la prima volta che mi succede. Devo difendermi. Io dico: il Tempo. Il Tempo vince tutto. Questa mano è mia, non posso perdere!

(entra il Tempo, ha in mano una clessidra che gira in continuazione, si ferma vicino a Chitral)

Chitral: Damjan, dammi la tua pietra magica!

(Damjan gliela dà) La partita non è finita! (mette la pietra in modo da bloccare la clessidra).

Io dico: il Ricordo!

(entra il Ricordo che è Kafir, irrigidito e smunto, il Tempo è vinto)

Re dei Sogni: Il Tempo vince tutto, ma il Ricordo vince il Tempo! Ho perso. Ho perso! Non è possibile. Siete liberi. Io sono il vostro servo.

(Chitral e Damjan muovono le gambe; i sogni svaniscono e si allontanano)

Damjan: (felice ed entusiasta, abbraccia Chitral) Abbiamo vinto, principessa! Evviva!

LETTURA CRITICA

Questo brano è un testo teatrale, ma ha alcuni elementi caratteristici di un altro genere letterario che hai conosciuto (magia, tempo indefinito,

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale.

Le parti scritte in sono la Che cosa accade nella prima scena?

Perché si passa a una seconda scena?

Sottolinea:

• in le parti che indicano il modo di recitare suggerito agli attori,

• in il modo di muoversi.

185 TEAT R ALE testo

CIVICA EDUCAZIONE

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo teatrale

Chi è la protagonista?

A CHI TOCCA APPARECCHIARE?

PRIMA SCENA

Padre: Manuela.

Figlia: Sì, papà?

Padre: La mamma non ti ha detto di apparecchiare la tavola?

Figlia: Sì, lo faccio subito, finisco il capitolo del libro.

Chi sono i comprimari, cioè gli altri personaggi?

Padre: Il capitolo del libro lo puoi finire dopo.

Figlia: Potrebbe apparecchiare Stefano.

Padre: La stai facendo un po’ lunga, Manuela. Anche perché non è la prima volta che te l’abbiamo detto. Non hai fame?

Figlia: Sì, ho fame, papà, però...

Suona il telefono del padre, che si alza e va nell’altra stanza a rispondere.

SECONDA SCENA

Figlia: Mamma.

Madre: Sì, Manu?

Figlia: Prima di cena, papà mi ha sgridata perché non avevo apparecchiato la tavola.

Madre: Sì, ho sentito.

Figlia: Tra l’altro, toccava proprio a Stefano, stasera... Potevi dirglielo tu che...

Il teatro ha anche la funzione di far riflettere. Su che cosa invita a riflettere la voce del narratore fuori campo?

Madre: Manu bisogna che cominci a capire che una donna, e anche una ragazza, deve stare attenta ai bisogni degli altri, prima che ai suoi passatempi.

Figlia: Vuoi dire ai bisogni dei maschi?

Madre: No, a quelli di tutti, capisci?

Voce fuori campo: Bambine e bambini, vi è piaciuto il contenuto di questa recita? A me no. Voi siete d’accordo con quello che dicono i due adulti?

186
Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! gli stereotipi di genere, Manni Edizioni
..................................................................... W

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

Il TESTO TEATRALE è scritto per essere rappresentato da attrici e attori in uno spettacolo.

SCOPO

Scrivere storie per allestire uno spettacolo.

ELEMENTI IL TESTO TEATRALE

Il protagonista, cioè il personaggio che è al centro dell’azione.

I comprimari, cioè gli altri personaggi importanti.

I personaggi secondari. Le comparse, che pronunciano poche battute o non recitano affatto.

STRUTTURA

Il copione (testo da recitare) contiene:

• le battute, cioè le parole che pronunciano i personaggi;

• la scenografia, cioè spiegazioni di com’è la scena;

• i suggerimenti per gli attori/le attrici (come si devono comportare e recitare).

ISIONE MENTALE V V

Le maschere sono uno dei simboli del teatro. Queste, in particolare, ti aiutano a ricordare due tipi di testo teatrale dell’antica Grecia che sono presenti ancora adesso nel teatro contemporaneo. Quali sono?

CONTENUTO

Avvenimenti fantastici, fatti reali, situazioni comiche, eventi tragici.

I testi teatrali sono:

• la commedia, che è allegra e divertente;

• il dramma, che racconta vicende dolorose e tristi;

• la tragedia, che racconta episodi di personaggi della storia o mitici e ha un finale tragico;

• il monologo, un testo recitato da un solo attore/una sola attrice;

• il melodramma, oppure opera lirica, rappresentato attraverso la musica e il canto.

187
QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 76-81 TEAT R ALE testo

Incredibile... oppure vero?

SCENA 1

Narratore: In classe tutti i bambini e le bambine ridono e fanno baccano. Quando arriva il maestro Zuretti grida per ristabilire il silenzio. Ma non fa in tempo a finire la frase che tutti si siedono composti e silenziosi.

Maestro: (gridando) Si… (stupito) lenzio!

Il maestro, a sua volta, si siede.

Maestro: Bravi, grazie e buongiorno!

Tutti i bambini: (in coro) Buongiorno maestro.

Maestro: (apre il registro) Allora, ieri siamo

arrivati a pagina…

Tutti i bambini: A pagina 31 del libro di letture.

Un bambino: (alza la mano e tutti gli altri tacciono) E a casa dovevamo imparare a memoria la poesia a pagina 33.

Maestro: (sempre sorpreso) Proprio così!

Allora, chi l’ha imparata?

Tutti i bambini alzano la mano.

Maestro: (sorpreso) Ma bene! Benissimo!

Chi vuole provare a leggere la poesia?

Berardo e Camilla alzano la mano.

Berardo e Camilla: (contemporaneamente)

Io!

Berardo: (molto gentilmente) Ah, bene, leggi tu, Camilla.

Camilla: (molto gentilmente) No, non c’è problema. Hai alzato la mano per primo.

Berardo: (sempre molto gentilmente)

Okay, d’accordo, se vuoi io leggo l’inizio e tu la fine.

Camilla: (idem) Ti ringrazio molto!

Berardo: Figurati. (rivolto al maestro) Possiamo fare così?

Maestro: (sempre più stupito) Ehm… Sì… Sì! D’accordo. (riprendendosi)

SCENA 2

Bussano alla porta.

Maestro: Avanti.

La preside entra in classe, sembra molto preoccupata. Tutti i bambini si alzano.

Tutti i bambini: (in coro) Buongiorno, signora preside.

La preside: (al maestro, sottovoce) Signor Zuretti, posso parlarle un momento?

Maestro: Sì, certo.

Si avvicinano entrambi al proscenio, di fronte al pubblico.

La preside: (molto preoccupata) Dunque, fanno così anche con lei? Non ci capisco niente!

Maestro: Neppure io! Hanno tutti letto e imparato a memoria il testo, sono educati e gentili! (pausa) Lei mi conosce, non sono il tipo da raccontare storie, ma in questo caso se mi parlassero di… una

188
Sophie Balazard, Elisabeth Gentet Ravasco, Scenette a scuola 10 testi inediti per bambini attori, Gremese Editore
VERIFICA

VERIFICA

fiaba… di un incantesimo o di che so io… quasi quasi ci crederei!

La preside: (preoccupata) Ed è la stessa cosa in tutte le classi! Ma cosa sta succedendo?

Maestro: Non lo so!

Si girano verso la classe, con le spalle al pubblico, e si scopre che hanno entrambi un grosso pesce d’aprile attaccato alla schiena.

Tutti i bambini: (in coro) PESCE D’APRILE!

A NALIZZO A

1 In base al contenuto, questo testo teatrale è: una commedia. un dramma.

2 Analizza gli elementi

Il protagonista è I comprimari sono

3 Analizza la struttura

Sottolinea in il prologo.

Da chi è recitato?

C OMPRENDO C

1 Il maestro è sorpreso perché: i bambini e le bambine sono particolarmente rumorosi e allegri. i bambini e le bambine sono gentili e attenti.

entra in classe la preside. tutte le classi della scuola hanno lo stesso comportamento.

OMPITO NON NOTO C C

2 La preside è preoccupata perché: la classe del maestro Zuretti si comporta in modo strano. tutte le classi si comportano in modo strano. pensa sia successo un incantesimo. il maestro Zuretti racconta fiabe.

Ricorda un particolare divertente o importante avvenuto in classe. Scrivilo o raccontalo in forma di testo teatrale.

CHE COSA SO? T

Ho analizzato e compreso questo particolare tipo di testo?

Sì. No. In parte.

COME S O?

189
Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto. Abbastanza. Poco.
189

CIVICA EDUCAZIONE

Dino e Dina sono rimasti sorpresi nel vedere che sulla Terra ci sono ancora mestieri e professioni che sono considerati da donna e mestieri e professioni per uomini. Questa consuetudine sul pianeta Demòs sarebbe ritenuta da “primitivi”.

MESTIERE DA DONNA?

Lo sai maestra Giovanna, mia madre dice che non potrò fare l’ingegnere spaziale, e poi l’astronauta, perché quelli sono lavori da maschi.

Io le ho detto: – Che ne dici di Samantha Cristoforetti?

E lei mi ha detto: – Brava, brava, ma sembra un maschiaccio...

A me sono venuti i nervi furiosi, come li chiamavi tu quando in classe facevo le scenate e sono andata in camera sbattendo la porta, e ci sono anche adesso, mentre scrivo questa lettera.

Però non mi dice niente, mamma, quando sono brava in Matematica a scuola, non è che mi dica: – Monica, smetti di studiare Matematica e mettiti a scrivere poesie.

A che cosa serve essere brava in Matematica, e in Scienze, se poi dovrò fare un lavoro in cui non ci sarà niente di matematico o di scientifico?

Io l’ho detto alla mia prof, che è una in gamba, non dico come te, ma quasi, di informare la mamma, che io sono adatta a fare lo scientifico. Nel frattempo scrivo a te per sfogarmi un po’.

Non so se la prof farà quello che le ho chiesto, penso di sì, ma soprattutto non so se mamma le darà retta.

Forse stai pensando che mi sto lamentando troppo. Ho l’impressione che, se qualcosa non succede, continuerò ad avere i nervi furiosi. Con te, però, non li avrò mai, perché ti voglio un sacco di bene.

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Roberto Piumini, Non fare la femminuccia, gli stereotipi di genere, Manni Edizioni

Carissima Monica, eccoti qui, ad avere i nervi furiosi per ciò che ti dice la mamma a proposito della tua idea astronautica.

Nel nostro modo di pensare, di vivere, di comportarci, di valutare (ricordi che avevamo la parola “cultura” per indicare questi modi?) ci sono ancora delle convinzioni che regolano, spesso danneggiano, impoveriscono, mortificano la vita delle donne e degli uomini.

L’articolo 3 della Costituzione, il grande libro, dice che per i diritti e le occasioni non ci devono essere differenze di genere: ma su questo, dopo tanti anni che è stata scritta, non ci siamo davvero.

Quello che è scritto nella Costituzione è più avanti di quello che, purtroppo, sta nella mente di molti cittadini.

Che ci siano, per esempio, mestieri “da maschi” e mestieri

“da femmine” è una convinzione tra le più diffuse…

La “cultura” ancora prevalente si aspetta che una donna metta le sue aspirazioni, i suoi progetti dopo la formazione di una famiglia.

Nessuno si aspetta che un uomo scelga un lavoro o un altro per il fatto che è padre: da una donna invece lo si pretende.

E accanto a questa idea c’è quella che la cura dei figli e delle figlie tocchi esclusivamente alla madre.

I figli nascono da due genitori, ed è arrivato il momento in cui si inizi a pretendere che anche i padri scelgano il loro lavoro in base alla famiglia che hanno formato.

Ti abbraccio, tienimi informata.

UGUALI DIRITTI

Dina e Dino conoscono la Costituzione Italiana e l’uguaglianza dei diritti. Vi propongono di confrontarvi tra voi.

Pensate che esistano mestieri “da donna” e mestieri “da uomo”? Perché?

Quale mestiere volete fare da grandi?

Anche la nostra Costituzione ricorda che donne e uomini hanno uguali diritti.

Art. 3 – Costituzione Italiana

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

Art. 37 – Costituzione Italiana

La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore.

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Curiosità e conoscenza `

Che cosa ha permesso alla nostra specie di imparare, apprendere, insegnare?

Molti sono i motivi di questa nostra evoluzione, ma una è sicuramente stata fondamentale: la curiosità!

Il bambino piccolo impara perché è curioso. La sua domanda preferita è “Perché?”.

La curiosità è la molla che fa scattare in avanti, è il motore della nostra conoscenza e, dunque, della nostra crescita

Che bello sentirci dire: ”Come sei curioso!

Come sei curiosa!”.

Non prendiamo queste parole come un rimprovero, ma consideriamole un complimento! Vuol dire che vogliamo imparare, conoscere! La curiosità può essere soddisfatta dalle informazioni che si trovano o si possono trovare in un libro, in un giornale, in un saggio o in un racconto oppure in un’intervista.

informa zione e CURIO S ITÀ

Per scoprire molte CURIOSITÀ sulla Luna, ti consigliamo:

Il testo informativo espositivo

Un testo informativo soddisfa le nostre curiosità e arricchisce le nostre conoscenze su diversi argomenti. Il tuo libro di testo, una rivista, Internet e anche un album di figurine ti forniscono informazioni attraverso parole e immagini.

Quali sono gli ingredienti del testo informativo espositivo?

• Il contenuto dipende dall’argomento trattato: può soddisfare ogni curiosità e desiderio di conoscenza.

• Il testo informativo espositivo ha una struttura specifica: è spesso diviso in paragrafi ed è accompagnato da illustrazioni con didascalie.

• Il linguaggio è quello specifico dell’argomento trattato.

VOGLIO LA LUNA
CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ
IMPERDIBILE!

DI CURIOSITÀ

Ascolta il testo letto dall’insegnante. Poi rileggilo in autonomia.

LETTURA CRITICA

Qualcuno ti rimprovera di essere curioso o curiosa?

Fai leggere a questa persona il brano per mostrare come la curiosità può aiutare a conoscere meglio il mondo che ci circonda.

Curiosando tra la sabbia

In un angolo del cortile i muratori avevano lasciato un po’ di sabbia. In quella zona sabbiosa un mattino trovai alcuni cerchi perfetti scavati nella sabbia, a forma di imbuto. Erano vicini e sembravano crateri di vulcani spenti. Chi li aveva fatti?

Curioso, mi avvicinai e scoprii che sul fondo dell’imbuto di sabbia c’era qualcosa: nascosto, c’era uno strano animaletto armato di tenaglie a punta, frastagliate come piccoli denti. Che ci faceva lì? La mia curiosità aumentava! Dovevo sapere! Non passò molto tempo che scoprii anche questo: infatti passava di lì una formica rossa che, arrivata sul bordo dell’imbuto, si fermò a osservare. In quel momento dal fondo partì una raffica di granellini di sabbia che fecero franare la parete dell’imbuto e cadere dentro la formica. Fu un attimo: l’insetto la afferrò con le tenaglie e sparì.

Allora capii che cosa erano quei cerchi a imbuto nella sabbia: erano trappole costruite da insetti cacciatori che si procuravano così la colazione.

Volevo osservare altre scene di caccia, ma arrivò il cane, che cominciò a trafficare lì intorno, e poi le galline presero a razzolare, e in poco tempo tutti i cerchi perfetti furono distrutti.

“E adesso” mi chiedevo “che faranno quegli insetti cacciatori? Moriranno di fame?”.

Il piacere di... ASCOLTARE
Mario Lodi, Il cielo che si muove, Editoriale Scienza
TESTI CHE PARLANO
194

Ilmattino dopo, prima che la mamma liberasse le galline dal pollaio e mentre il cane era ancora chiuso, andai a vedere: i cerchi erano stati rifatti e i cacciatori erano in fondo all’imbuto, pronti all’attacco.

Vedere la caccia alle formiche e ai ragnetti che capitavano sull’orlo dell’imbuto era uno spettacolo.

Una volta riuscii a vedere il costruttore di imbuto-trappole all’opera. Era un insetto lungo qualche centimetro, che camminava all’indietro e lavorava con il sedere. Per scavare l’imbuto muoveva il sedere da una parte all’altra con movimenti semicircolari. Poi, scavata la buca, si metteva sul fondo, si nascondeva e lasciava fuori solo le punte delle tenaglie, nascoste tra la sabbia, e gli occhi.

La sua tecnica di caccia era velocissima e perfetta: non sbagliava quasi mai un colpo.

Venne un tempo che i cerchi a imbuto nella sabbia non li trovai più. Eppure le formiche e i ragnetti e altri animaletti giravano ancora nella zona.

Vedevo invece volare, lì intorno, certi insetti eleganti, dalle lunghe ali macchiate e col corpo cilindrico, che assomigliavano a libellule blu. Qualche volta questo insetto simile all’elicottero si posava sui rametti e io mi avvicinavo di nascosto per catturarlo, stringendo le ali fra le dita. Non riuscii mai a catturarne uno. E non sapevo che quell’insetto bellissimo con le ali era il formicaleone, il cacciatore dei cerchi a imbuto, che da larva vorace si era trasformato in insetto volante.

LIFE SKILLS

La curiosità che ti aiuta a scoprire, imparare, conoscere è senza dubbio positiva.

C’è, però, anche una curiosità negativa, quella che si definisce come “mettere il naso nella vita degli altri”. Questa è la curiosità che devi allontanare da te, pensando quanto ti possa infastidire un simile comportamento nei tuoi confronti.

Dopo la lettura dell’insegnante sono in grado di ripetere ciò che ho ascoltato?

Sì. No. In parte.

CHE COSA SO?
195

La scatola arrugginita

In questa vacanza i miei compiti sono i seguenti: fare la spesa e i letti e aiutare mia mamma nel suo lavoro di ricerca, tirando fuori dagli armadi e dai bauli le cartelle e mettendole in ordine sulla tavola secondo la data.

Credevo che la schiavitù fosse stata abolita da un pezzo! Comunque ormai l’accordo con mia madre è fatto. Oggi piove a dirotto. Io sono stata un bel po’ a cincischiare, poi mi sono decisa a cominciare la mia solita fatica quotidiana, se no è inutile che sia rimasta a casa. Sono salita su un robusto panchetto per arrivare agli scaffali più alti e, dopo aver tolto una prima fila di cartelle polverose, ho scoperto che dietro c’era una piccola scatola di latta, mezza arrugginita. Per tirarla fuori sono quasi ruzzolata dal panchetto. L’ho posata sulla tavola. Cosa ci poteva essere dentro?

Ahi, ahi, la scatola era chiusa da una piccola serratura. Non mi sono certo fatta fermare da questo; non per nulla mi chiamano Curiosik! Sono andata a guardare nel cassetto e ho trovato un mazzo di chiavi: ce n’era una piccola piccola che faceva al caso mio.

Infatti la scatola si è aperta. Proprio in quel momento ho sentito rientrare la mamma, e non mi piaceva che mi vedesse frugare senza permesso tra i documenti che sta studiando; così ho richiuso e nascosto precipitosamente il tutto sotto un pacco di scartoffie.

Non c’è stato verso per tutto il giorno di tirar fuori la mia scatola in santa pace.

Perciò la mattina dopo ho messo la sveglia alle sei sul cellulare infilato sotto il cuscino, e quando l’ho sentito vibrare mi sono alzata e sono scivolata nello stanzone. Non potevo più resistere. DOVEVO guardare cosa c’era nella scatola. E se ci fosse stato un tesoro?

Avremmo potuto tenercelo io e la mamma?

Ho finalmente aperto il coperchio. Dentro c’era un piccolo pacco avvolto in una carta ingiallita, legata da

CURIO SITÀ
196
Vanna Cercenà, Diario allo specchio, Edizioni EL

un nastrino stinto. Profumava appena di lavanda. L’ho tirato fuori piano piano e ho visto che sopra c’era scritto, con una calligrafia antica un po’ tremante: “Diario di Mia Madre”. Non sapevo che fare. Dirlo alla mamma?

E se poi mi avesse fatto rimettere tutto a posto senza guardare? Ho deciso intanto di sciogliere il nastro, ma c’è voluta tutta la mia pazienza per allentare il nodo: mi era venuta la tentazione di tagliarlo. Quando finalmente ce l’ho fatta e ho svolto il pacchetto, è comparso un quaderno dalla copertina nera. Tutta emozionata, ho aperto la prima pagina e ho visto scritto, con una calligrafia rotonda e perfetta: “Caterina Pra” e sotto “1904”.

C OMPRENSIONE C

Metti in ordine i fatti, numerando, per ricostruire la trama del racconto.

La bambina è in casa perché piove.

La bambina richiude la scatola.

La bambina trova una scatola arrugginita.

Il mattino seguente la bambina si sveglia molto presto.

Nella scatola la bambina trova un diario con la copertina nera.

La bambina comincia a prendere le cartelle dalla libreria.

La bambina trova la chiave per aprire la scatola.

La mamma rientra in casa.

Fai un’inferenza.

Chi può essere l’autrice del diario?

La mamma della bambina. La nonna della bambina. Un’antenata della mamma.

C C

OMPITO NON NOTO

Questo è un esempio di come si usava scrivere in corsivo molti anni fa.

Su un foglio scrivi una breve frase imitando questa calligrafia.

Mi piace utilizzare questo diario. Affiderò a Lui i miei pensieri. Qualcuno li leggerà?

CURIO SITÀ
197

Sono curioso: che cosa farò?

– Che cosa vuoi fare da grande?

Odiavo questa domanda, e la odio tuttora. Avere già un’idea in merito è fantastico, ma se non ce l’hai gli adulti a volte ti fanno sentire in dovere di scegliere. Quand’ero piccolo volevo fare il biologo marino, poi desiderai diventare un paleontologo e in seguito, a dieci anni, decisi di voler diventare un dottore specializzato in malattie gravi… strano, eh?

Non è strano: seguivo la curiosità del momento. La mia curiosità mi ha portato a scoprire e conoscere tante cose.

Anche il mio fratellino non era da meno: lui voleva diventare un’auto della polizia… non un poliziotto, ma proprio la macchina! Bè, lui non è diventato un veicolo e io non sono diventato un patologo. Avevo diciassette anni quando cambiai di nuovo idea ed entrai nel panico.

– Cosa ti piace? – mi chiese mia madre. La mia risposta fu semplice: – La natura.

– Allora occupati di quello. Fai qualcosa che ami. Cerca di trovare un mestiere che ti faccia sorridere ogni giorno.

Mia madre disse che non importava se non avevo un progetto: dovevo considerare la vita come un percorso ricco di strade.

– Tu non sai dove queste strade ti porteranno, ma vai a esplorarle, prova cose diverse.

Ed è quello che da allora ho sempre fatto. Ho svolto più lavori di quanti riesca a ricordare: sono stato imprenditore, cameriere, ho

Collega il nome di ciascuno scienziato e ciascuna scienziata a ciò che studia.

Biologo/Biologa scienziato/a che studia i fossili di animali e piante e le specie estinte

Patologo/ Patologa

Paleontologo/ Paleontologa

scienziato/a che studia i vari aspetti degli organismi che abitano il nostro pianeta, come gli organismi vivono e come entrano in relazione tra loro

scienziato/a che identifica le malattie, studiando le cellule e i tessuti

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CURIO SITÀ
Ben Garrod, Sai proprio tutto del Triceratopo?, Piemme Edizioni
L
ESSICO L

fatto ricerche sugli squali, inseguito orsi polari, salvato scimpanzé e oranghi, presentato documentari televisivi su scheletri, dinosauri e robot e ho anche lavorato in uno zoo. Adesso insegno all’università e scrivo libri sui dinosauri per voi bambini.

Ho lavorato in Sud America, ai Caraibi, nell’Artico, in Africa e in Asia. Non so che cosa farò l’anno prossimo e neppure la prossima settimana, e non ho ancora idea di cosa farò “da grande” (e grande credo di esserlo già da un po’). Se è possibile, vorrei che voi faceste lo stesso: provate quante più cose potete per scoprire quello che davvero vi piace. Forse volete salvare gli esemplari più rari di aquila (in questo caso iniziate da subito a osservare gli uccelli), o magari volete progettare robot (iniziate a studiare come funzionano i circuiti) o, ancora, diventare paleontologi (prendete un taccuino e andate a caccia di fossili). In fondo la Scienza è proprio questo: non sempre si hanno tutte le risposte (e va bene così) e spesso si finisce per fare qualcosa di completamente diverso da quanto avevate progettato. E anche questo va bene.

La scienza è divertente perché si tratta di un viaggio strano e meraviglioso, nel quale non sapete mai che cosa scoprirete.

C OMPRENSIONE C

Il brano è narrato in: prima persona. terza persona.

Trova le informazioni implicite. L’autore, da bambino, non sapeva che cosa avrebbe voluto fare da grande, da adulto non ha ancora idea di che cosa farà da grande. Perché: si stanca in fretta del lavoro che fa. vuole seguire le sue curiosità. cambia spesso il luogo in cui abita.

Un mestiere che “faccia sorridere ogni giorno” è un mestiere: che fa ridere la gente. che piace e arricchisce le conoscenze. che fa stare a contatto con la natura.

Sottolinea in l’esortazione che l’autore rivolge ai ragazzi e alle ragazze.

199 CURIO SITÀ

Dai la giusta intonazione e il giusto ritmo alla lettura prestando attenzione ai segni di punteggiatura e alle parole scritte in colore.

Il giovane esploratore se ne andava esplorando la foresta, altri, poi, che ho scritto giovane, non coraggioso. Se poi fosse anche un coraggioso esploratore, lo si sarebbe scoperto più in là, ma un po’ di coraggio, per andarsene a esplorare il mondo Un po’ di coraggio e tanta curiosità! Fatto sta che il giovane esploratore, mentre se ne andava esplorando la foresta, si trovò a tu per tu con una bestia lunga lunga e stretta stretta, che strisciava tra il fogliame del sottobosco. ATTENTO, ATTENTO, SARÀ STATO UN PITONE! dirai tu.

E lo pensò anche lui, tanto che si arrampicò in fretta e furia sul tronco dell’albero più vicino, facendo cadere tre pigne e fuggire un’allodola.

Da lassù non era facile distinguere quello che strisciava tra le foglie e il giovane esploratore tutto avrebbe fatto, tranne che scendere a far lingua parlano i pitoni?!

Preso fiato, il giovane esploratore estrasse da una tasca una grossa

Mise a fuoco la scena, misurò con un righello, osservò la bestia da un capo all’altro, verificando ogni cosa nel libro di scienze, quindi giunse alla conclusione che quel pitone non era per nulla un pitone... bensì ... un lombrico!

Più che coraggioso, il giovane esploratore aveva evidentemente un sacco di fantasia.

Scese dall’albero, badando bene di non saltare proprio sopra il lombrico, e riprese la sua esplorazione del mondo.

C OMPRENSIONE C

Il testo ha una struttura particolare perché: l’autore immagina un dialogo con chi sta leggendo.

l’autore usa molte sequenze riflessive. l’ambiente è particolare.

Che cosa ti aiuta a capire la particolare struttura del testo?

200
l’ A r t e di... LEGGERE

Curiosità

Sono curioso. Come Galileo che curiosando scoprì, in poche parole, che non era la Terra a stare ferma ma era lei che girava intorno al sole. Sono curioso. Come Marco Polo che in Cina, in mezzo a un mare di persone, capì che non c’è una sola storia e raccontò tutto quanto nel Milione. Sono curioso. Come quel Meucci che senza fili riuscì a telefonare ed è anche grazie a lui se per Natale ho avuto in regalo il cellulare. Ho scoperto che fare il ficcanaso delle volte è un dono benedetto.

Per gli inventori, i bambini e gli scienziati la curiosità non è mai un difetto.

C OMPRENSIONE C

Gli ultimi due versi ti fanno capire lo scopo per cui l’autrice ha scritto questa poesia. Sottolineali e poi spiega perché, secondo la poetessa, la curiosità non è un difetto.

Il contenuto di questo testo poetico parla di personaggi, invenzioni e scoperte.

Collega ciascun nome al motivo per cui è ricordato nella poesia.

Marco Polo

Galileo Galilei

Antonio

Meucci

invenzione del telefono

movimenti della Terra

esplorazione di terre lontane

CURIO SITÀ
.................................................................................................................
201

Galileo Galilei

Era serena la notte, nel cielo sopra Padova, quel 30 di novembre del 1609, tanto che Galileo Galilei spalancò la finestra del suo studio per affacciarsi ad ammirare le stelle. Non riusciva a trattenere la sua curiosità. Era la notte in cui avrebbe potuto scoprire qualcosa!

Pensò allora di sperimentare uno strano marchingegno cilindrico e lungo, con una lente da una parte e una lente dall’altra, che aveva battezzato con il nome di “cannocchiale”.

Meraviglia delle meraviglie, la Luna pareva grande il triplo e a portata di mano, vicina più che mai, con il suo faccione rotondo e pallido.

Tenendo l’occhio sempre fermo ad ammirare ogni cosa, con i polpastrelli afferrò una matita e, su un foglio, cominciò a disegnare tutto ciò che osservava lassù: crateri, valli, monti, pianure. Da quella notte non furono più le stesse scienze di prima, grazie alla grande voglia di scoprire.

Quel tubo con una lente di qua e una lente di là, che Galileo utilizzò con grande successo, non è una sua invenzione. Esattamente un anno prima l’ottico olandese Hans Lippershey aveva trovato la giusta distanza tra una lente e l’altra, riuscendo a vedere attraverso il tubo immagini molto ingrandite e perfettamente a fuoco.

Una bellezza, per avvistare le navi da lontano, o per sbirciare dentro le finestre del vicino.

Gli scienziati da allora ringraziarono Galileo e la sua curiosità, mentre lui in cuor suo ringraziava il signor Lippershey e il suo ingegno.

C OMPRENSIONE C

Rispondi per trovare le informazioni esplicite e implicite.

• Chi inventa il cannocchiale?

• Chi lo utilizza per guardare le stelle?

• Qual è la funzione del cannocchiale?

• Com’é fatto un cannocchiale?

• Perché Galileo dovrebbe ringraziare Hans Lippershey?

CURIO SITÀ 202
Andrea Valente, Un’idea tira l’altra, Lapis Edizioni

Margherita Hack

C’era una volta una bambina che amava giocare nell’enorme distesa di Campo di Marte, un quartiere di Firenze. Quando vedeva passare un elicottero immaginava di attraversare il cielo azzurro della sua città a bordo del piccolo velivolo.

Margherita era curiosa e osservando il mondo attorno a lei finiva per riempirsi la testa di domande sempre più grandi.

Fu frequentando la facoltà di Fisica che Margherita iniziò a interessarsi alle stelle e all’universo e, ritrovandosi ancora una volta con lo sguardo rivolto al cielo, capì di aver trovato la sua strada. Le costellazioni, le stelle, i pianeti... da allora Margherita non smise mai di ammirarli attraverso l’enorme telescopio dell’Osservatorio di Arcetri, il luogo in cui adorava rifugiarsi per lavorare e riflettere.

Margherita, però, sapeva di non essere l’unica a porsi domande e per questo decise di raccontare, a chiunque volesse ascoltarla, quanto fosse straordinario l’universo. Iniziò così a viaggiare in lungo e in largo, condividendo con il pubblico delle sue conferenze la verità più importante che avesse scoperto: tutti gli esseri viventi sono fratelli perché tutti sono figli dell’evoluzione delle stelle. Con la sua espressione vivace e un linguaggio semplice e diretto, riuscì a rendere l’astronomia interessante per adulti e ragazzi, che grazie a lei si appassionarono alla misteriosa e insondabile grandezza dell’universo.

Fu la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste e continuò sempre a porsi domande e a cercare risposte.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite e implicite. Indica SÌ o NO.

Margherita:

• amava imparare dall’osservazione della realtà. Sì. No.

• spiegava con semplicità e chiarezza. Sì. No.

• non voleva condividere con altri le sue conoscenze. Sì. No.

Tra le frasi sottolineate quale fa capire meglio che Margherita era curiosa? Quella sottolineata in

L ESSICO L

Insondabile significa che:

non si può vedere. non si può comprendere o spiegare a fondo.

può essere capito solo dalle scienziate/dagli scienziati.

203 CURIO SITÀ
Elena Favilli, Storie della buonanotte per bambine ribelli – 100 donne italiane straordinarie, Mondadori

Che cos’è la Luna? È uno spettacolo notturno, una divinità celeste, una fonte di ispirazione per poeti e poetesse, per tutti gli artisti e tutte le artiste. Oggetto di studio per gli scienziati e le scienziate e meta di uno straordinario viaggio spaziale. Decolla anche tu verso il cielo e scopri tutto sul nostro unico e prezioso satellite naturale.

204

MITICA LUNA

“Chefaitu,luna,inciel?

Dimmichefai, silenziosa luna…”

sono i versi iniziali di una celebre poesia di Giacomo Leopardi.

Gli scienziati ormai conoscono molto di lei, quasi tutto: distanza, dimensioni, composizione, origini, temperatura, tempo di rotazione, che sono informazioni interessantissime, ma nessuno ha ancora capito che faccia lei, in ciel, silenziosa luna.

AVVENTUROSA LUNA

Il primo equipaggio che “allunò” era composto dal comandante Neil Armstrong, dal pilota del Modulo di Comando Michael Collins e dal pilota del Modulo Lunare Edwin Aldrin.

Il lancio dell’Apollo XI, la navicella spaziale, avvenne il 16 luglio 1969. Da quel momento tutto il mondo restò con il naso all’insù.

L’allunaggio avvenne 4 giorni più tardi, alle ventidue, diciassette minuti e quaranta secondi, il 20 luglio, nel Mare della Tranquillità.

Il primo passo sulla Luna, con la celebre impronta della suola del moonboot di Armstrong nella polvere lunare, ebbe luogo mentre la voce del comandante esclamava: – È un piccolo passo per un uomo, ma un enorme balzo per l’umanità.

La permanenza sulla Luna fu di meno di 22 ore, ma gli astronauti passarono appena due ore e mezza fuori dalla navicella.

Lasciarono la Luna utilizzando la parte superiore del modulo, che si agganciò in orbita con il modulo di comando.

Il rientro sulla Terra, con il tuffo nell’Oceano Pacifico avvenne il 24 luglio alle sei e cinquanta del pomeriggio.

205

Quando studi Storia, Geografia, Scienze sul tuo Sussidiario, acquisisci informazioni e notizie specifiche su un argomento.

Il tuo Sussidiario è un insieme di TESTI INFORMATIVI ESPOSITIVI, ma non è l’unica fonte da cui puoi avere questo tipo di informazioni e soddisfare le tue curiosità.

Le Olimpiadi

L’ORIGINE DELLE OLIMPIADI

Sono trascorsi quasi tremila anni da che qualche greco antico se ne uscì con la bella idea di sfidarsi in uno stadio o su una pista, anziché con lance e spade, scudi ed elmi. Certo, meglio sarebbero stati quattro anni di sport e un mese di battaglia, al posto di quattro anni di guerre e un mese di divertimento. Da quell’estate dell’anno 776 avanti Cristo la città di Olimpia non è più una località come le altre, bensì quasi il sinonimo di tutti gli sport messi insieme. Non a caso il matematico e astronomo Eratostene, per iniziare a scandire gli anni sul calendario, non alle stelle del cielo guardò, bensì a quelle dello sport, contando come anno zero proprio quello delle prime, primissime Olimpiadi dell’antichità.

LE OLIMPIADI OGGI

I Giochi Olimpici dell’antichità si svolsero per oltre un millennio in quasi trecento edizioni, poi più nulla per secoli e secoli, con la città di Olimpia finita in rovina. Per i primi Giochi Olimpici della modernità bisognò aspettare fino alla primavera del 1896. Voluti questa volta dal barone francese Pierre de Coubertin, si svolsero ad Atene, proprio per ricordare i giochi di duemilaseicentosettantadue anni prima. Tra il 6 e il 15 aprile si disputarono gare di scherma e di tennis, di atletica leggera e di sollevamento pesi, di lotta, di nuoto e di tiro a segno. E lungo le vie della città si corse la maratona.

206 testo INFORMATIVO
Andrea Valente, Così per sport - storie di imprese, trionfi, inciampi e ruzzoloni, Lapis Edizioni

LA MARATONA IERI

Hai mai pensato che alle prime Olimpiadi dell’antichità, quelle dell’anno 776 avanti Cristo, non era in programma la maratona? La battaglia di Maratona, ebbe luogo quasi trecento anni dopo e nessuno ancora sapeva che si sarebbe combattuta.

Ed è proprio ricordando quella battaglia che oggi si corre per quaranta e più chilometri, anzi, per ricordare l’impresa del giovane Filippide, che corse fino ad Atene, per annunciare la vittoria.

LA MARATONA OGGI

Se la prima maratona la corse Filippide senza nemmeno saperlo, nei tempi moderni non ci sono stati Giochi Olimpici che non l’abbiano prevista nel programma delle gare.

E sono sempre di più le città, in qualsiasi angolo del mondo, che organizzano ogni anno una corsa di quarantadue chilometri e centonovantacinque centimetri lungo le loro strade.

La più famosa e popolare è forse quella di New York, alla quale partecipano oggi decine di migliaia di corridori veloci e lenti.

Ma nel 1970, alla partenza della prima edizione, si presentarono solamente centoventisette atleti, che corsero più giri all’interno di Central Park, per non recare disturbo al traffico.

Il bello è che adesso accade il contrario ed è il traffico che si ferma a guardare.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo espositivo

Lo scopo dell’autore è: raccontare una storia ambientata durante le Olimpiadi. dare informazioni sulle Olimpiadi e sulla loro storia.

In un testo informativo il contenuto serve per: avere informazioni precise e oggettive su un argomento. conoscere i commenti e le sensazioni dell’autore o dell’autrice su un argomento.

La struttura del testo informativo spesso presenta differenti paragrafi, cioè sequenze informative. Perché? Per dividere le sequenze narrative da quelle informative. Per suddividere ed evidenziare le informazioni.

Le parole-chiave servono per evidenziare:

le informazioni principali. la cronologia

Tra gli elementi del testo informativo compaiono spesso le foto.

Le foto:

sono importanti per “vedere” meglio le informazioni date dal testo. servono per abbellire la pagina.

207 testo INFORMATIVO

PTEROSAURO

Che cos’è un dinosauro?

Come si fa a definire un dinosauro? Come fa un paleontologo o una paleontologa a dire: – Ecco, questo è un osso di dinosauro? Senza addentrarci troppo nei particolari, i dinosauri hanno tre caratteristiche che, nel loro insieme, li contraddistinguono da tutti gli altri rettili.

QUANDO SONO VISSUTI?

I dinosauri sono vissuti in un’era precisa della Preistoria, compresa tra i 225-230 milioni e i 65 milioni di anni fa, cioè nel Mesozoico.

MESOZOICO

Triassico 248-213 milioni di anni fa

Giurassico 213-144 milioni di anni fa

Cretaceo 144-65 milioni di anni fa

Il Mesozoico è un’era suddivisa a sua volta in tre diversi periodi:

il Triassico (248-213 milioni di anni fa), il Giurassico (213-144 milioni di anni fa),

il Cretaceo (144-65 milioni di anni fa). Qualunque osso fossile trovato in sedimenti più antichi o più recenti non è di dinosauro.

DOVE VIVEVANO?

I dinosauri erano tutti terrestri. Quindi non volavano, né vivevano nei mari. Erano però capaci di attraversare piccoli specchi d’acqua (come può fare un cane) e lo dimostrano alcune impronte fossili.

I rettili volanti (Pterosauri) e i rettili marini dal collo lunghissimo (Plesiosauri), che spesso si vedono nei

Le ali dello Pterosauro erano formate da una membrana di pelle, muscoli e altri tessuti estesa dalle caviglie al quarto dito della mano, che era allungato e resistente.

testo INFORMATIVO
Piero e Alberto Angela, Il pianeta dei dinosauri, Arnoldo Mondadori Editore

PLESIOSAURO

I Plesiosauri vivevano nel mare, nel Mesozoico, come altri rettili marini, gli Ittiosauri. Forse abitavano in acque basse. Avevano quattro zampe simili a pinne.

libri di Preistoria, non erano dinosauri, ma semplicemente loro cugini, come lo erano i coccodrilli o le tartarughe.

QUAL ERA LA DISPOSIZIONE DELLE ZAMPE?

La particolarità che differenzia davvero i dinosauri da tutti gli altri rettili è la disposizione delle zampe.

I dinosauri (sia bipedi sia quadrupedi) avevano infatti le zampe disposte verticalmente sotto il corpo, come quelle di un elefante: il ventre non toccava mai il terreno, e neanche la coda. Insomma, per capire come si muovessero i dinosauri, bisogna pensare a un elefante, a un rinoceronte o a una mucca, non a un coccodrillo.

Forse il vero fascino dei dinosauri è proprio questo: non sono soltanto animali enormi e terrificanti, sono soprattutto animali “nuovi” che bisogna sforzarsi di immaginare, quasi fossero usciti da un libro di fantascienza. Un fascino, si direbbe, in continua crescita. Oggi come non mai, la ricerca sui dinosauri produce risultati e fornisce dati sulla loro vita quotidiana, alimentando l’immaginazione e la curiosità.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo espositivo

Questo testo informativo ha una particolare struttura.

I titoli dei paragrafi sono: ........................................................................................

Alcune illustrazioni sono accompagnate da spiegazioni che servono per dare informazioni particolari su un argomento.

Queste spiegazioni si chiamano: didascalie paragrafi.

Alcuni testi informativi espositivi sono accompagnati da grafici o tabelle, che servono a rendere visibili le informazioni.

In questo testo è stata utilizzata la , che appartiene al linguaggio specifico della

209 testo INFORMATIVO

L’effetto serra

Si tratta di un fenomeno naturale, ma noi umani lo stiamo alterando. In che modo? Immagina una serra e capirai come funziona questo fenomeno.

Il Sole invia energia sotto forma di raggi di luce che attraversano liberamente l’aria. 1

Una parte di questi raggi è riflessa verso lo spazio per l’azione di nubi, neve, ghiacci, deserti. 2 Un’altra parte di raggi, invece, dopo aver scaldato i continenti e gli oceani, viene rinviata verso lo spazio sotto forma di raggi infrarossi ma resta intrappolata nell’atmosfera da una specie di “coperta” chimica 3 . Questa “coperta” è composta dai gas a effetto serra naturalmente presenti nell’atmosfera come l’anidride carbonica (CO 2), il metano e il vapore acqueo 4 . Grazie a loro, la superficie terrestre si riscalda in media fino a circa 15°C 5 , una temperatura che va bene per la vita e per l’uomo. Infatti, se questa coperta chimica atmosferica non ci fosse, la Terra si raffredderebbe troppo e sarebbe interamente ricoperta da ghiacci a una temperatura di -18°C, come un gigantesco freezer.

210
SOLE ENERGIA
Luca Mercalli, Uffa, che caldo!, Electa Kids
SOLARE 1
ENERGIA RI-EMESSA DALLA TERRA VERSO LO SPAZIO 2 ENERGIA INTRAPPOLATA DAI GAS SERRA CHE RISCALDA LA TERRA 3 GAS NATURALI A EFFETTO SERRA CO2 CH H2O 4
ATMOSFERA testo INFORMATIVO 2
TEMPERATURA MEDIA 15°C, IDEALE PER LA NOSTRA VITA! 5

Nell’ultimo secolo però gli uomini, bruciando carbone, petrolio, gas (combustibili fossili), hanno liberato nell’aria miliardi di tonnellate di gas a effetto serra, soprattutto CO2, rendendo più spessa la coperta chimica.

Una coperta più spessa trattiene più raggi infrarossi di quelli necessari in natura e riscalda chi sta sotto, cioè noi! Troppa CO2, infatti, non permette l’uscita dell’energia solare ricevuta dalla Terra e allora il calore resta intrappolato. In questo modo la temperatura della Terra aumenta e l’ambiente soffre per il troppo caldo.

Se l’uomo continua a inquinare così tanto, nei prossimi anni il clima diventerà sempre più difficile da sopportare e l’effetto serra risulterà pericoloso.

A NALISI A

RICONOSCI alcuni aspetti caratteristici del testo informativo espositivo

Le prime righe sono: un paragrafo. un’introduzione.

Quanti sono i paragrafi? ...................

Dai un titolo a ciascun paragrafo, scegliendo tra i seguenti:

Come evitare l’effetto serra

Come si forma l’effetto serra

Dove si riscontra l’effetto serra

Le conseguenze dell’effetto serra

In quale paragrafo si trova la maggior parte delle informazioni scientifiche?

Nel testo si trovano alcuni numeri.

Essi servono per: facilitare la lettura. collegare parti dell’illustrazione alle informazioni nel testo.

Questo testo viene considerato un testo misto perché: nel testo compaiono parole e numeri. la parte scritta e la parte grafica sono strettamente collegate.

testo
INFORMATIVO

Modalità della scoperta

Scoperto un lago sotterraneo su Marte

A 1500 metri di profondità è stato trovato un lago di acqua salata e liquida su Marte.

La scoperta dello specchio d’acqua marziano è tutta italiana. Su Marte è stato inviato un radar a bassa frequenza, il cui cuore è stato realizzato proprio in Italia. Le antenne che penetrano in profondità nel sottosuolo sono state invece realizzate in America.

Il lago salato è stato circoscritto grazie a sali trovati anche in superficie.

A NALISI A

RICONOSCI il testo informativo espositivo.

I testi informativi espositivi utilizzano un linguaggio preciso, ricco di termini specifici dell’argomento trattato.

In questo testo i termini specifici sono ........................................................, .......................................................

Le parole-chiave aiutano a mettere in evidenza: le informazioni principali di un testo. i paragrafi.

I titoletti laterali aiutano a distinguere: i paragrafi.

le parole-chiave.

Com’è e dove si trova Possibilità di vita

Lo specchio d’acqua salata è grande circa 20 chilometri quadrati, vicino al Polo Sud di Marte. Il fatto che l’acqua sia stata rilevata in forma liquida potrebbe essere dovuto ai sali trovati, che hanno una funzione di “antigelo”.

Secondo quanto affermano i ricercatori questo specchio d’acqua potrebbe avere i requisiti per la vita. Le ragioni stanno nel fatto che esiste da tempo, che è costituito da acqua liquida e non ghiacciata, che vi sono dei sali e che il lago è protetto dai raggi cosmici: elementi che potrebbero far pensare a una nicchia biologica.

Una notizia attesissima che può anche far supporre che non si tratti dell’unico lago presente sul pianeta. Un tempo la superficie di Marte era ricoperta di mari, laghi e fiumi. Il grande dilemma, era quello di capire dove sia finita tutta quell’acqua.

E se una grande parte probabilmente è stata portata via dal vento solare, un’altra è diventata ghiaccio.

Ma potrebbe essercene altra intrappolata in profondità, ancora da scoprire!

212 testo INFORMATIVO
C’è altra acqua su Marte?

Il TESTO INFORMATIVO ESPOSITIVO fornisce informazioni su un argomento specifico.

SCOPO

Divulgare informazioni e notizie.

IL TESTO

CONTENUTO

Notizie e informazioni su persone, avvenimenti, fenomeni, oggetti...

ELEMENTI

Le informazioni possono essere:

• principali, cioè le più importanti;

• secondarie, che servono ad arricchire le informazioni principali.

Per rendere più facile la comprensione delle informazioni si usa spesso il testo misto, che è accompagnato da:

• fotografie;

• didascalie;

• schemi, grafici;

• disegni;

• mappe, carte tematiche

STRUTTURA

Linguaggio: oggettivo, preciso, con termini specifici della materia esposta.

Suddivisione in paragrafi, ciascuno dei quali affronta un aspetto dell’argomento. I paragrafi spesso sono introdotti da sottotitoli

Parole-chiave: permettono di capire con rapidità di che cosa parla il testo e di ricordare le informazioni.

Questo, secondo te, è un testo informativo?

Perché? QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 82-89 213

Gli argomenti sono trattati con un preciso ordine. INFORMATIVO ESPOSITIVO
MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE
ISIONE MENTALE V V testo INFORMATIVO

VERIFICA

Un cervello straordinario

Pensa a quello che stai facendo in questo momento. Leggi delle parole su una pagina, le comprendi e rifletti sul loro significato grazie al nostro potentissimo cervello: uno dei più straordinari prodotti dell’evoluzione.

La selezione naturale favorì gli esseri umani più intelligenti, che sapevano usare le mani, trovare soluzioni ai problemi e comunicare i propri pensieri. Con il passare del tempo, il cervello divenne sempre più grande e potente.

In milioni di anni, con l’aumentare delle dimensioni del cervello, anche il cranio umano divenne più grande.

AUSTRALOPITECO

4 – 2 milioni di anni fa HOMO HABILIS

2,1, - 1,5 milioni di anni fa

HOMO SAPIENS

300 000 – 200 000 anni fa, fino al presente

Evolvendosi, gli esseri viventi sviluppano caratteristiche che li aiutano a sopravvivere, come grossi artigli, spine appuntite o la capacità di volare. La stessa cosa vale per gli esseri umani, ma la nostra caratteristica più utile è l’intelligenza. Ci siamo evoluti per sopravvivere usando l’ingegno e lavorando in gruppo.

La comparsa dell’andatura bipede permise ai primi esseri umani di avere le mani libere per costruire oggetti e usare strumenti. La capacità di costruire utensili e comunicare le proprie idee diede a questi umani maggiori possibilità di sopravvivenza.

Un cervello più potente ci ha aiutato a costruire strumenti per cacciare, a organizzare la caccia e a procurarci più cibo, e soprattutto carne.

214

Questa aumentata disponibilità di proteine ed energie ha permesso al cervello di evolversi ancora di più. E con l’evoluzione, alcune aree del cervello sono diventate particolarmente complesse.

A NALIZZO A

La sezione della corteccia motoria primaria che controlla i movimenti delle mani.

L’area di Broca che controlla le parole e il linguaggio.

1 Analizza gli elementi e la struttura del testo espositivo informativo.

• Questo testo è un testo misto perché

• È suddiviso in Sottolinea in le didascalie che utilizzano un linguaggio specifico delle Scienze.

2 Scrivi i titoli dei paragrafi al posto giusto. Che cosa ci contraddistingue Un cervello in crescita Aree specializzate L’uso degli strumenti

C OMPRENDO C

Il lobo frontale, usato per pianificare, capire e immaginare.

1 Trova le informazioni esplicite e implicite. Nel testo si parla di “aumentata disponibilità di proteine”. Fra le seguenti frasi sottolinea in che cosa l’ha determinata e in qual è stata la conseguenza. L’evoluzione del cervello. La diversa alimentazione.

La frase “La stessa cosa vale per gli esseri umani” è riferita a: lo sviluppo di caratteristiche particolari. la sopravvivenza. lo stare in gruppo.

L ESSICO L

Aree del cervello significa: parti superficiali del cervello. zone del cervello. dimensioni del cervello. parti misurabili del cervello.

CHE COSA SO? T

Ho analizzato e compreso questo testo informativo espositivo?

Sì. No. In parte.

COME S O?

Sono riuscito/a a stare tranquillo/a? Molto.

215
Abbastanza. Poco.
VERIFICA
215

CIVICA EDUCAZIONE

Se Dino e Dina sono arrivati da Demòs sulla Terra è perché sul loro pianeta la tecnologia è avanzatissima. Nelle loro scuole si insegna che gli strumenti tecnologici sono utili, divertenti, si impara a “smanettare” con maestria. Ma si insegna anche che… non devono prendere il sopravvento nei rapporti con gli amici e le amiche che devono essere vissuti “dal vero”!

DIECI GIORNI SENZA SCHERMI

– Se vi dico “dieci giorni senza schermi” che cosa vi viene in mente?

Da un lato all’altro della classe, ci guardiamo ridacchiando. La signora Guégan, a volte, ha delle idee così assurde…

– A proposito di schermi, Louis, che ne dici di venire da me a giocare alla PS4 quando usciamo? – mi dice sottovoce Gordon, il mio migliore amico.

– Allora? – insiste la professoressa. – Dieci miseri giorni senza che mettiate uno schermo davanti agli occhi. Niente televisione, niente console, niente computer... nemmeno il cellulare che vi prestano i vostri genitori. A quelle parole, scoppio a ridere fortissimo. Che assurdità!

D’altronde io sono fatto così, quando sento una barzelletta non riesco a trattenermi. Gordon mi segue a ruota. La risata, dopo un attimo, si diffonde tra i banchi come un’epidemia. E allora, è l’ilarità generale. Beh, quasi generale.

– Potrebbe essere carino provare. Non mi giro neanche. So già chi è stato a dire quell’idiozia.

– Potremmo provare tutti insieme – insiste Paloma.

Ci giriamo a guardarla, allibiti, mentre la professoressa spiega: – Volevo proporvi proprio un’esperienza del genere, Paloma. Tutti gli studenti della classe, per un periodo, potrebbero provare a stare senza schermi. Questa volta non ride nessuno. Anzi, c’è un silenzio di tomba.

– Io comincerò già stasera! – esclama Paloma alzandosi in piedi, quasi per dimostrare quanto è entusiasta.

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Sophie Rigal-Goulard, Dieci giorni senza schermi? Che sfida!, Einaudi Ragazzi

– Se accetterete di farlo, decideremo poi in sieme tutti i dettagli – continua la signora Guégan. – Per esempio potremmo fare delle locandine da appendere qui a scuola, per in vogliare anche le altre classi a partecipare…

– Non faremo nemmeno in tempo a invo gliare gli altri – sussurra Gordon. – Dopo due giorni senza schermi, saremo morti di noia.

– E se andassimo ai voti? – propone la professoressa.

– Cioè facciamo un referendum? – chiede Anouk, la compagna di banco di Paloma.

– Esatto! – annuisce la signora Guégan

Qualcuno sa cosa vuol dire la parola “referendum”?

Ovviamente Anouk, che abbiamo sopran nominato “signorina Enciclopedia”, alza subito la mano: – È un modo per chiedere a un gruppo di persone che cosa pensano di un argomento.

– Proprio così! – approva la professoressa

– È un voto che vi permetterà di rispondere alla domanda: “Dieci giorni senza schermi: sì o no?”

CONTENUTI DIGITALI

La legge 92 del 2019 che si riferisce all’Educazione Civica e anche all’Educazione Civica

Digitale nelle scuole, ci ricorda di “analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali”.

Dino e Dina ti propongono di riflettere “fra te e te” sul tempo che dedichi agli strumenti tecnologici per divertimento o per passare il tempo.

Ritieni che sia un tempo eccessivo o adeguato?

Tieni per te la risposta, ma pensa: saresti capace di affrontare la sfida della signora Guégan?

Ora rispondi a queste domande. Poi confronta le tue risposte con quelle di compagne e compagni.

• Pensi che tutto ciò che leggi su Internet sia vero?

• Pensi che le notizie che circolano nei Social siano sempre vere?

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L’arcobaleno dei sentimenti

I sentimenti riempiono il cuore: entrano ed escono dal cuore. Sono così diversi, sono così tanti. A volte ci fanno stare bene, a volte ci fanno stare male Se imparerai ad aprire la serratura del tuo cuore e a parlare di sentimenti, ti accorgerai che non li provi solo tu!

SENTIM ENTI poe sia e

Il testo poetico

Il testo poetico è un particolare tipo di testo in cui i poeti e le poetesse usano le parole per esprimere emozioni, sensazioni e riflessioni. A volte il testo poetico è scritto per divertire.

Quali sono gli ingredienti del testo poetico?

• Il contenuto di questo tipo di testo è molto vario: espressione di sentimenti ed emozioni, descrizioni, pensieri e riflessioni.

• Lo scopo è suscitare emozioni e sentimenti.

• Le poesie hanno una struttura particolare. Sono scritte in versi, utilizzando poche parole.

IMPERDIBILE!

Per scoprire un libro di poesie e filastrocche che parlano dei SENTIMENTI di bambini e bambine, ti consigliamo:

I SENTIMENTI DEI BAMBINI

(Spremuta di poesie in agrodolce)

CONTENUTI DIGITALI DELL’UNITÀ

LETTURA CRITICA

Hai un amico o un’amica che si arrabbia facilmente con altre persone perché non sopporta i loro atteggiamenti? Proponi la lettura di questo testo e poi sottoponi il “Rabbia test”.

Rabbia rabbiosa

Quello lì mi fa scoppiare di rabbia!

Tutto quello che è suo è suo e tutto quello che è MIO è ancora... SUO! Usa i MIEI pastelli, consuma i MIEI colori a tempera, usa il MIO bagnoschiuma, legge i MIEI giornalini... Si mette persino le MIE ciabatte!

Non rispetta la mia privacy, fruga nel mio zaino, apre i miei cassetti, e poi è più fastidioso di una zanzara, mi ronza intorno continuamente: “Giochiamo a guardie e ladri?”, “Mi leggi una storia?”, “Cosa mangi? Ne voglio un po’...”, “Fammi vedere!”, “Dammi il telecomando, io voglio guardare i cartoni...”, “Alzati dalla poltrona!”, “Guarda che lo dico alla mamma... Mamma! Martina mi picchia!”.

Mi viene il nervoso, ma un nervoso che se potessi lo farei a fettine. Certe volte mi pare persino di sbuffare dal naso come un toro inferocito. Cerco di controllarmi, ma non c’è nulla da fare: mio fratello mi fa saltare la mosca al naso! Quando viene la nonna a trovarci però lui si trasforma, si siede tutto composto, l’immagine del bambino educato e perfettino, e la nonna ci casca: – Il mio nipotino – dice lei – bello e bravo. E tu Martina, perché sei sempre così rabbiosa con il tuo fratellino?

Uhh, che rabbia!

Sono solo io che mi arrabbio così?

Sono solo io che vengo presa dalla rabbia rabbiosa?

Così per saperlo, caro diario, ho creato un piccolo test da sottoporre agli amici più cari. Non vorrei infatti finire preda della loro ira... funesta!

Il piacere di... LEGGERE
Monica Colli, Maria Cristina Lucchetti, Grazia Mauri e Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson
TESTI CHE FANNO RIFLETTERE SUI SENTIMENTI
220

1

Rabbia TEST

La tua squadra ha perso per tre volte consecutive, allora tu pensi:

A La prossima volta vinceremo noi!

B Uffa, che sfortuna!

C Faccio tutti a fettine!

2

Sei in edicola, tre adulti ti superano lasciandoti in coda, allora tu:

A Ne approfitti per guardare i giornalini.

B Ti scoccia essere superato/a, dici: ”Scusate, ma tocca a me!”.

C Picchi un piede per terra e poi strilli: “Eh no, adesso tocca a me!”.

3

Il papà ti dice di rimettere in ordine la tua camera, tu:

A Sospiri e riordini.

B Dici: “Uffa, papà, ancora? Ma è già in ordine!”.

C Strilli: “Basta! La metterò in ordine quando ne avrò voglia!”.

LIFE SKILLS

Chi si arrabbia si stressa facilmente. Conoscere le nostre reazioni quando veniamo presi dalla rabbia può essere utile per cercare di calmarla.

4 Hai fame, ma hai dimenticato la merenda, allora:

A Vai dagli amici a chiedere qualche briciola.

B Sbuffi e resti ad ascoltare la tua pancia che brontola.

C Dai un calcio allo zaino e tieni il muso fino al tuo ritorno a casa.

5

Detesti gli spinaci, li hai mangiati in mensa e questa sera eccoli di nuovo in tavola... Allora tu:

A Pensi che diventerai forte come Braccio di Ferro.

B Protesti, ma li mangi.

C Butti le posate sul tavolo e te ne vai. QUANTI

A Difficilmente vai in collera, sei un tipo tollerante e se qualcuno fa un po’ il prepotente tu... lo scusi!

B Esprimi la rabbia con gesti e parole, ma sei capace di fermarti a pensare e di evitare esagerazioni!

C Prendi subito fuoco! La rabbia riesce ad accecarti, urli e ti infuri, ma se vuoi puoi cambiare!

221
HAI
A B C
NE
SEGNATI?

Sono timida

Timmi ha cambiato scuola. Domani entrerà per la prima volta nella sua nuova classe.

Continua a pensare al momento di entrare nell’aula e dover affrontare quella quarantina di occhi tutti puntati su di lei. Lei diventerà rossa come un pennarello rosso.

Hanno un bel dirle: “Su, che cosa vuoi che sia, non immaginarti le cose più grandi di quelle che sono”.

Immaginare le cose più grandi di quelle che sono è proprio la specialità dei timidi. Chi timido non è non lo può capire.

Per esempio, cosa sarà mai per un non-timido salire su un tram e attraversarlo alla ricerca di un posto? Sarà esattamente salire su un tram e attraversarlo alla ricerca di un posto. Magari sorridendo beato.

Per un timido no. Sarebbe troppo facile. Per un timido sfilare su un tram di tutti seduti è come attraversare una strettoia di nemici con le lance degli occhi tutte puntate e pronte a colpire (dimenticavo: l’immaginazione di Timmi è smisurata, imbattibile, scatenata, anche per questo i timidi diventano a volte degli artisti).

Il non-timido camminando sorride beato, il timido camminando arrossisce.

Il non-timido mentre attraversa il tram pensa ad altro, il timido mentre attraversa il tram pensa all’attraversamento del tram.

Il non-timido cerca un posto per stare seduto bello comodo, il timido cerca un posto per diventare invisibile.

Domani, nella classe quarta dove dovrà entrare, gli altri si conoscono già tutti benissimo, mentre lei sarà “la nuova”.

Una nuova timida, molto timida, da scrutare da capo a piedi.

C OMPRENSIONE C

L’idea principale di questo testo è: descrivere le sensazioni di una persona timida.

Timmi ha paura di cambiare scuola. il primo giorno di scuola di Timmi.

Trova l’inferenza.

L’autrice, con la frase “Chi timido non è non lo può capire” vuol dire che: per capire un timido occorre mettersi nei suoi panni. è difficile capire una persona timida. i timidi non vogliono essere capiti.

SENTI M ENTI 222
Vivian Lamarque, La timida Timmi cambia scuola, Piemme

Sei timida

Sofia è timida. La sua mamma lo sa ed è orgogliosa di lei.

– Sei orgogliosa di me perché sono timida? – chiede sorpresa Sofia.

– Certo tesoro. La timidezza fa parte di te, e io non ti vorrei mai diversa da come sei.

– Neanche di una goccia?

– Neanche della goccia che sta nel cucchiaino più piccolo del mondo.

– Neanche di una briciola?

– Neanche della briciola trasportata dalla formica più piccola del mondo.

Sofia a volte fa finta di essere il fiore della lenticchia d’acqua. Si nasconde sotto una foglia in modo che nessuno possa vederla. A volte, però, servirebbe una foglia grande come un albero. La mamma si ricorda di quando era piccola come Sofia ed era proprio timida come lei. E racconta:

– Volevo essere il rosso dell’uovo, il gheriglio della noce, una luma ca dentro il guscio. Non è che non mi piacesse stare con gli altri, ma avrei voluto che nessuno potesse vedermi. Mi piaceva ascoltare e ricordare. Mi piaceva mettere da parte tutto quello che vedevo e sentivo.

– E poi?

– E poi ho conservato tantissime cose e adesso ho cassetti invisi bili pieni di un po’ di tutto. Di tutto quello che ho visto e ho sentito. Quando voglio li apro, altre volte no. Dice la mamma accarezzando Sofia e sorride. Sofia è contenta e mette il sorriso della mamma in uno dei suoi cassetti invisibili.

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni implicite

Indica vero (V) o falso (F).

• La mamma capisce la timidezza di Sofia.

• La mamma non è contenta che Sofia sia timida.

• Le parole della mamma aiutano Sofia.

• Sofia non ha difficoltà a stare con gli altri.

Leggi queste coppie di frasi usando il tono dato dalla punteggiatura.

Sei orgogliosa di me perché sono timida?

Sei orgogliosa di me perché sono timida!

E poi ho conservato tantissime cose.

E poi… ho conservato tantissime cose

SENTI M ENTI
Anna Vivarelli, Fiore di lenticchia, Edizioni Piemme
l’ A r t e
di... LEGGERE

Mi è venuto da piangere

Cara Giovanna, come stai?

A proposito del tuo nome, prima di parlarti di una cosa che mi è capitata, voglio dirti che mi ricordo sempre di quando in classe, Vito ha chiesto:

– Maestra, perché poi noi ti chiamiamo “maestra” e tu invece non ci chiami “alunno”, ma per nome?

Hai fatto un sorriso e poi hai detto: – Che bellissima domanda, Vito! Poi ricordo che ragionammo insieme sul bello di chiamarsi per nome, e alla fine tu dicesti (vedi come sono diventato bravo a usare il passato remoto, invece del passato prossimo?): – Da oggi, chi vuole chiamarmi Giovanna, lo può fare.

Quanti ricordi belli, maestra Giovanna.

A proposito di ricordi meno belli, te ne racconto uno dell’ultimo mese.

Una sera guardavamo un film alla tv, la storia di una famiglia che si deve spostare da una città a un’altra, perché il padre ha perso il lavoro, e succedono altre cose sfortunate.

A me è venuto da piangere. Papà mi ha detto di smetterla perché piangere è una cosa da femminucce.

Io ci sono rimasto male e mi è venuto da piangere ancora di più, però ho cercato di non farlo, perché mi vergognavo. Perché uno si deve vergognare, se per quello che vede, o sente, o pensa, gli viene da piangere? Dico per una cosa bella, o magari anche per una cosa brutta.

Io, quando papà mi ha detto quelle cose, ci sono rimasto male, e ogni tanto ci ripenso. Beh, adesso te l’ho detto. Un abbraccio,

C OMPRENSIONE

Trova le informazioni esplicite e le inferenze

Dario inizia la sua lettera con un ricordo bello. Quale?

Le parole sottolineate in indicano un pianto di commozione o un pianto di rabbia?

E quelle sottolineate in ?

SENTI M EN
C 224
Dario
Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! gli stereotipi di genere, Manni Edizioni W

Il pianto è una cosa sana

Caro Dario, a proposito di nomi, ricordi quando in quarta abbiamo inventato delle storie a partire dai nomi, e tu ne inventasti (passato remoto anch’io!) una bellissima, su un tipo che si chiamava Dario Lampa, e ci hai fatto morire dal ridere con le sue avventure strampalate?

Ricordo anche che, nell’intervallo, la bidella Carlotta ci chiese cos’era successo, perché non aveva mai sentito ridere in quel modo in nessuna classe...

Le emozioni, tutte le emozioni, appartengono a tutti gli esseri umani: non c’è nessuno che non le provi. Persino le persone più crudeli le provano: la loro crudeltà spesso deriva da emozioni mostruose.

Ci sono molti modi di esprimere le emozioni. Piangiamo per tristezza, solitudine, rabbia, malinconia, ma anche per la felicità...

Il pianto, come ogni altra emozione, nasce nell’animo umano, senza distinzione tra maschi e femmine. Il pianto è una cosa sana, è il modo di sciogliersi, in noi, di una durezza, di una rigidità ma lata, di un nodo profondo, dannoso e doloroso.

Quando tuo padre ti chiede di non piangere perché sei maschio, parla a nome di una storia e di una mentalità antica, in cui è il ma schio a comandare, a decidere. Parla come se la rigidità fosse un valore, e l’espressione delle emozioni fosse una debolezza, un difetto.

Pensare che il pianto sia una cosa da nascondere, o da reprimere, è un pensiero buio: ma tu preferisci la luce, vero, carissimo Lampa Dario?

Un grande abbraccio, Giovanna

C OMPRENSIONE C

Trova le informazioni esplicite

Scrivi chi esprime questo pensiero.

• I maschi non devono piangere:

• Piangere non è una debolezza: ....................................................

R SENTI M ENTI

IFLESSIONE R SULLA LINGUA

Inventasti è modo indicativo, passato remoto. Coniuga al:

• passato prossimo:

225
Roberto Piumini, Non fare la femminuccia! gli stereotipi di genere, Manni Edizioni
• trapassato remoto: W

LIFE SKILLS

Conoscere le proprie emozioni, soprattutto quelle negative (rabbia, paura, tristezza...) e da che cosa sono originate può aiutare a gestirle, cioè a saperle affrontare.

C OMPRENSIONE C

Comprendi il significato del testo

Il diario delle emozioni

Ecco, da oggi ho anch’io un diario tutto mio! È da un po’ di tempo che ci penso, da quando in classe la maestra ci ha fatto lavorare su un libro che si intitola “Il mio diario delle emozioni”.

Mi è sembrata una grande idea quella di scrivere ciò che provo quando sono molto arrabbiata o spaventata o semplicemente quando ne ho voglia. Caro diario, questo però non sarà un diario qualunque, ho infatti intenzione di agire come un bravo detective e di investigare con cura le emozioni che mi accompagneranno giorno per giorno… In futuro, quando sarò grande, se qualche bambino lo leggerà, mi farà felice!

Spero che possa trovare degli spunti per investigare a sua volta le sue emozioni. Sto pensando anche di raccogliere e di inserire tra le pagine dei rimedi per affrontare paura, rabbia e… disgusto (ovviamente solo quelli che su di me hanno avuto effetti positivi).

Ho quasi scritto una pagina intera… l’avventura è cominciata!

Che cosa significa “investigare le emozioni”?

Riconoscerle.

Cercare di capire da che cosa sono causate.

Cercare di soffocarle.

Cercare di capire come modificano il nostro comportamento.

Sottolinea nel testo perché l’autrice sarà felice se in futuro qualcuno leggerà il suo diario.

226 SENTI M ENTI
Monica Colli, Maria Cristina Lucchetti, Grazia Mauri e Saviem, Caccia alle emozioni, Erickson

Rabbia birabbia

Ho conosciuto un tale ch’era sempre arrabbiato per il caldo del fuoco il freddo del gelato

perché c’era silenzio perché c’era rumore per il troppo profumo per il cattivo odore

in inverno in estate d’autunno a primavera pomeriggio e mattino a notte fonda a sera.

Un giorno s’arrabbiò anche con la sua rabbia e senza alcun rimorso la chiuse in una gabbia

però ne tenne un mucchio che mise in certe buste per farne largo uso contro le cose ingiuste.

C OMPRENSIONE C

Comprendi lo scopo dell’autore.

Il poeta parla di una persona che si arrabbia sempre e anche per nulla. Però, come conclude la poesia? Dicendo che:

la rabbia è sempre inutile.

la rabbia deve essere rivolta verso le ingiustizie. si può avere un “mucchio di rabbia”.

Scrivi una cosa ingiusta che ti fa arrabbiare.

227
SENTI M ENTI

MIND FULNESS

Quali sono i “pensieri lieti” che tu metteresti nella scatolina per poi avvicinarla al cuore nei momenti in cui vuoi far passare gli “orribili pensieri”?

Le due scatoline

Ho messo la testa sotto il cuscino per non sentire.

– Alberto, Alberto!

Ma la voce ha continuato. Allora ho allungato una mano per chiedere silenzio. Invano.

– Alberto, non riesco a dormire.

– Uffa, cosa c’è? – ho detto, aprendo un occhio e tenendo ben chiuso l’altro perché il sonno non pensasse che lo avessi abbandonato.

– Ci sono i mostri nella mia stanza.

– Nina, è mezzanotte! – mi sono lamentato.

– I mostri non hanno l’orologio – ha mormorato mia sorella. Con una mano abbracciava l’orso, con l’altra aveva afferrato la manica del mio pigiama e la tirava.

– Vieni in camera mia, Alberto, dai. Avrei voluto spedirla su Marte con un solo biglietto d’andata, ma ero stufo delle sue lagne. Ho immaginato che fosse una gru a sollevarmi e mi sono alzato.

– Andiamo a dare un’occhiata, ma se i mostri se ne sono andati, tu mi lasci tornare a dormire, d’accordo?

– D’accordo – ha detto Nina.

La porta della camera di mia sorella era aperta. Ho cercato con la mano l’interruttore e ho acceso la lampada che pendeva dal soffitto.

Nina era accanto a me, ancora aggrappata al mio braccio.

– Va bene, – ho sospirato – cerchiamoli.

– Che cosa?

– I mostri.

– Che bello, ci credi anche tu allora. Mentre lei cullava i suoi giocattoli, io ho guardato ovunque, sotto il letto, nell’armadio, dietro le tende.

– Tutto a posto: hanno avuto paura di me e sono fuggiti. Non ho trovato impronte di artigli, né ciuffi di pelliccia puzzolente o strisciate di bava – ho sospirato. – Tranquillizza le tue bambole. Ora vado anch’io.

SENTI M ENTI 228
Emanuela Nava, Sei il mio eroe, Piemme

– E mi lasci da sola, senza neppure una storia scaccia mostri?

– Una storia?

– Sì, la mamma dice sempre che quando eri piccolo e avevi paura ti raccontava una storia.

– Ha ragione, è vero.

– Sono pronta! – ha gorgogliato Nina, sedendosi sul letto.

E ho iniziato a narrare.

Nelle case dei bambini ci sono due scatoline segrete. Una scatolina per i pensieri lieti e una per i pensieri che fanno tremare le mani e il cuore. Nella scatolina dei pensieri lieti, i bambini custodiscono le risate, le altalene, le corse matte nell’erba alta dei prati.

Nella scatolina dei pensieri che fanno paura, i bambini infilano le streghe, i vampiri, i coccodrilli che si nascondono sotto il letto. Anche gli orchi, i fantasmi bianchi e le ombre scure. I bambini avvicinano la scatolina dei pensieri lieti al cuore. E il cuore non trema, ma batte, canta, suona.

E poi ondeggia, fluttua nel petto dei bambini come un pesce felice tra le onde del mare.

– Grazie cuore, per tutto il coraggio che ci dai! – dicono i bambini. Poi aprono la scatolina dei pensieri che fanno paura, soffiano forte e lasciano che orchi, streghe e vampiri vengano portati lontano dal vento azzurro dell’est, quello che muove ogni mattina il sole. È là che si sciolgono i nostri orribili pensieri.

C OMPRENSIONE C

Trova il significato delle parole

Con quale parola puoi sostituire: “stufo”? “lagne”?

Rispondi alle domande per trovare gli elementi del testo e le informazioni esplicite.

• Dove si svolge il racconto?

• Quando?

• Perché la bambina non riesce a dormire?

• Quali espedienti mette in atto Alberto

• Chi sono i due personaggi? per tranquillizzare la sorella?

229 SENTI M ENTI

Scorri con gli occhi il testo. Leggi velocemente le parole colorate. Prova a pensare: di che cosa parlerà il testo? Questo tipo di lettura può essere utile per cogliere il contenuto generale del testo. Confrontati con una compagna o un compagno. Poi leggi tutto il testo.

Il gioco dei contrari

Un giorno la mia amica Federica lesse in qualche libro che tutte le cose sono sia così sia cosà: contengono dentro di sé sia questo sia quello e non potrebbero esistere senza che da qualche parte ci sia anche il loro contrario.

R

IFLESSIONE SULLA LINGUA R

Taccuino si scrive con cc. Scrivi:

• la parola che si scrive con qq:

• tre parole che si scrivono con cq:

Il caldo, per esempio, non esisterebbe senza il freddo; nessuno sarebbe alto, senza qualcuno più basso di lui; niente sarebbe bianco senza il nero. E così via, all’infinito. Avrebbe potuto scoprirlo da solo, la mia amica Federica, ma leggere le cose nei libri a volte funziona di più.

Federica cominciò allora il gioco dei contrari, cercando ogni giorno una parola e il suo rovescio –– cominciando proprio fine

Sarà per questo che, a volte, le storie cominciano

• tre parole che si scrivono con cu seguito da vocale:

Lunedì Federica scrisse sul suo diario la parola e, lì accanto, la parola tristezza.

Martedì scrisse lento – lo scrisse lentamente... –poi in fretta scrisse veloce

SENTI M ENTI
Edizioni Lapis
l’ A r t e di... LEGGERE
230

Mercoledì scrisse coraggio e scrisse paura.

Arrivò a domenica mattina. Era ancora sotto le lenzuola, afferrò il taccuino e una penna e scrisse la parola amore, perché l’amore è il re dei sentimenti e la regina delle parole, che in un giorno di festa le sembrava più adatta che mai.

Accanto, però, avrebbe dovuto scrivere la parola contraria di amore, che è ...

Il buonumore di Federica volò via in un istante.

La sua mano se ne stava lì con la penna tra i polpastrelli, in attesa di scrivere odio.

Cosa ci vorrà mai a scrivere una parolina come quella, di quattro lettere soltanto.

Ma Federica restava immobile e non aveva più voglia di scrivere.

“Vuoi vedere” pensò che per amare qualcuno o qualcosa devo anche odiare qualcosa o qualcun altro?!”.

Che storie erano quelle? Di odiare, Federica non aveva nessuna voglia e men che meno l’intenzione.

C OMPRENSIONE C

Per trovare le informazioni esplicite, sottolinea nel testo le parole che indicano perché Federica non vuole farsi prendere dall’odio.

OMPITO NON NOTO

Quest’anno hai conosciuto differenti tipologie testuali. Però tu sai che ne esistono altre, che hai già incontrato o che incontrerai nelle tue letture.

A quale tipologia testuale assoceresti ognuna di queste emozioni?

MIND FULNESS

Dentro di noi, a seconda delle situazioni, si incontrano e si scontrano emozioni e sentimenti opposti e contrastanti. Sicuramente è già capitato o capiterà anche a te. Non ti preoccupare. Fermandoti un attimo a pensare potrai fare in modo che le emozioni e i sentimenti positivi abbiano maggior forza rispetto a quelli negativi.

SENTI M ENTI 231
paura coraggio amore allegria odio
C
C

In questo libro, nell’introduzione, l’autrice scrive: Inquestepoesiehosceltodiparlaredisentimenti.Ingenereallepersone,grandiopiccole chesiano,sichiede“Comestai?”emai“Cometisenti?”.Larispostaèquasisempre“Bene!”. Ingenere,però,sièunpo’allegri,unpo’tristi,furiosi,euforici...omagariun bel misto di queste sensazioni in una sola volta

232

A NALISI A

Il mondo dei nostri sentimenti è fatto di gioia e dolore, allegria e tristezza, rabbia e serenità...

Gli scrittori e le scrittrici di POESIE hanno trovato le parole giuste, proprio le più adatte, per farci “vedere”, “ascoltare”, “vivere” momenti fatti di sentimenti.

LA POESIA

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.

La poesia è un testo che, con un particolare linguaggio, esprime sentimenti, emozioni, pensieri e fa immaginare un ambiente con colori, suoni, profumi.

In quale tra le due poesie il contenuto rappresenta: un sentimento?

un paesaggio?

Sono triste, e allora?

Sono triste, e allora? Non fate buffe smorfie, sono più tristi ancora. Non fatemi il solletico sotto i piedi o le ascelle: avrete morsi e calci, non risate.

Sono triste, e allora? Lasciatemi qui, quieto, con la mia aria triste, con la mia faccia triste e il mio respiro triste: si fanno compagnia, tranquillamente.

Se penso un cielo

Se penso un cielo penso un mare in aria

e le nuvole sono la schiuma

e i cavalloni un vestito blu scuro ricamato di stelle piccole e lucenti

POET I CO genere 234
a cura di Mario Lodi

LA RIMA

Rima per le rime

La rima baciata si forma due a due, A verso gatto con topo, asinello con bue A rima

Per la rima alternata bisogna saltare: A il secondo verso dev’essere scritto, B con pazienza, saper aspettare, A strofa come a maglia, un rovescio e un diritto. B

La rima incrociata è ancora più lenta: A

il secondo verso fa rima col terzo. B

il terzo corre, gli sembra uno scherzo B il quarto aspetta, succhiando una menta. A

Voglio fare una rima incatenata, A ma è difficile, è difficile, un vero tormento. B è impossibile, non è giornata! A

A NALISI A

SCOPRI la struttura del genere poetico

Da quanti versi è composto il testo poetico “Rima per le rime”?

Da quante strofe?

Le strofe hanno tutte lo stesso numero di versi? Sì. No.

Qual è la strofa che ha il minor numero di versi?

Scrivi lo schema ritmico di ciascun tipo di rima, come nell’esempio.

Filastrocca della rima sciocca

Se verso in bocca una rima sciocca se ci verso un verso inconcludente

mi rimane un gusto che sa di niente

baciata AA incrociata alternata incatenata

Da quanti versi è composto il testo poetico “Filastrocca della rima sciocca”?

È suddiviso in strofe?

Sì. No.

235 POET I CO genere

LEGGERE

Leggi a voce alta le poesie e sottolinea con il suono della voce le parole che sono onomatopee.

l’onomatopea ti ricorda.

Cri

cri cri cri cricri

ascoltami sono l’estate.

236
.........................................................................
l’ A r t e di...

Bruno Tognolini

Ululava l’ululupo

Ululava l’ululupo

sulla punta di un dirupo sulla punta di una duna ululava all’ululuna.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico

In alcune poesie, per sottolineare la musicalità e il ritmo, si trovano parole all’interno o all’inizio delle quali si ripete sempre lo stesso suono. Questo espediente si chiama allitterazione

Sottolinea le parole che contengono allitterazioni:

• in nella poesia “Ululava l’ululupo”,

• in nella poesia “Bi”.

Io sono Bi, e sono qui, sono la bocca

Son la tua bocca quando bacia e quando beve

Io sono il suono ba-ba-ba di filastrocca

Quando le bocche dei poeti sono brave.

Fanno babà, fanno babbeo, fanno babbuccia

Con babbo sole che borbotta sopra il mondo

E con la bocca del bebè che beve e ciuccia

Il biberone della vita fino in fondo.

E babbasone, e babbaleo, e babbuino

E ba-ba-ba... ma tu non hai altro da dire?

Io parlo questa babalingua da bambino

La lingua antica che tu non puoi più capire.

Sono così, sono la Bi, sono un boccone

Io sono bella ballerina e brutta bestia

Nell’alfabeto son la lettera buffone

Se non va bene dammi un bacio e dimmi basta.

POET I CO genere 237
Bi
Bruno Tognolini

VERSI COME DISEGNI

ec c o c h e s ccobai

• eN l c eiol oren otullev

un fiore-stella , cresciutosuunlunghissimo stelo: brilla, prilla, scoppia, sisparpaglia,gocciola s ’ agralla a tnev a lg i o, noc nu oilgabrab ehc ailgabba .

quelleveredal ciel o .

f anno s pa r i r l e s t e l ,el

A A

NALISI

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.

Alcuni poeti e alcune poetesse dispongono le parole delle loro poesie in modo da formare disegni. Questo espediente si chiama “calligramma”, che è un vocabolo composto da due parole greche: kalos = bellezza e grapho = scrivo. Il calligramma è chiamato anche “poesia figurata”. È scritta anche “per essere guardata”.

Leggendo le parole e la forma che assumono nel disegno, dai un titolo alla poesia.

•• Da unagocciadelprimofiore ne sboccia un altro, d ’ unaltrocolore e u n a ltro, un a ltro!... ,asor otteloiv , allil , ottutùssal ,allitnics

tnelssi,etnemami l a n ev icata

ehc edacir

•••Enoiquaggiù , tutti col naso in aria a guardare la luminaria, etnecsednacni

• • T a n et pielocc stellecadenti

ellim ellivaf ,olevnaf ipmaL lusipma , hcs i itna s u s c h i a n t i

eremirpseossop ?oiredisednu

è ciò che resta p r i m a c he s ian etnepsettut

diquelputiferio:

238
Mauro Faustinelli
• •
POET I CO genere

LA SIMILITUDINE

Umori del cuore

Sono contento, di buonumore sette risate mi ballano in cuore.

Sono felice, voglio scoppiare.

Come un vulcano che scende nel mare!

Son come un cielo normale, sereno: non sono felice, ma triste nemmeno. Uffa che noia, ma come sarà?

Vorrei far tutto, ma niente mi va.

Io sono triste, però non piango: vorrei andarmene, però rimango. Che mondo nero, che brutta giornata! Ho il cuore come una spugna strizzata!

Roberto Piumini

Il cielo è...

Il cielo è azzurro come l’oceano, è rosso come la lava del vulcano. Il cielo è grigio come un uomo triste che va velocissimo e piange.

Il cielo all’alba è come un incendio oppure come la nascita di un bambino.

Il cielo è nero come un uomo cattivo pieno di rabbia, però in certi momenti della sua vita si illumina come un cielo stellato di sera.

A NALISI A

SCOPRI alcuni aspetti caratteristici del genere poetico.

Spesso i poeti e le poetesse per rappresentare un sentimento o una situazione utilizzano la similitudine, confrontando due elementi, facendo paragoni e sottolineando somiglianze. Nella poesia “Umori del cuore” le similitudini sono tre. Nella poesia “Il cielo è...” il cielo viene descritto solo attraverso similitudini. Sottolinea nelle due poesie le similitudini con colori diversi.

239 POET I CO genere

LA FILASTROCCA

La pigrizia si svegliò

La pigrizia si svegliò che era quasi mezzodì, pigramente sbadigliò e un solo occhio aprì. I lavori li farò, tanto – disse – restan lì. Pigramente sbadigliò, chiuse l’occhio e ridormì.

A NALISI A

SCOPRI una particolare forma di poesia: la filastrocca

Qual è lo scopo della filastrocca? Divertire. Esprimere sentimenti.

La filastrocca utilizza: versi in rima. versi non in rima.

La filastrocca: usa parole molto difficili. ha ritmo e musicalità.

M’hanno detto che sul tetto

M’hanno detto che sul tetto

c’è un gatto molto dotto: ma se è davvero dotto, perché è salito sul tetto?

Ci è salito lui, di fatto, o qualcuno l’ha condotto?

Ci è salito per dispetto,

ci è salito per ricatto?

Se qualcuno l’ha condotto, molto chiaro è questo fatto:

che quel gatto è molto matto perché un vero gatto dotto

lo sa bene che da un tetto

uno può cader di sotto

POET I CO genere 240

NONSENSE E LIMERICK

Trecentotré trentine

Trecentotré trentine trottando verso Marte, in uno stretto tratto trovaron sette trottole e trentasette trote e tristi protestarono, strepitarono forte, strillando strane strofe: “Preferiamo tre torte”.

Un’anziana signora di Praga

Un’anziana signora di Praga si esprimeva in maniera assai vaga. Le chiedevi: “È un babà?”

rispondeva: “Chissà!”

quell’anziana Cassandra di Praga.

A NALISI A

SCOPRI particolari forme di poesia: il nonsense e il limerick.

Il contenuto di queste due poesie: ha un significato particolare. non ha senso, ma è divertente.

La poesia “Trecentotré trentine”

è un nonsense. La poesia

“Un’anziana signora di Praga”

è un particolare nonsense: un limerick.

Il limerick ha questa struttura:

• verso n. 1 descrive il personaggio, da dove proviene, una caratteristica;

• verso n. 2 illustra una strana caratteristica del personaggio;

• verso n. 3 presenta l’azione della piccola storia;

• verso n. 4 continua la storia;

• verso n. 5 riprende le parole del primo verso, aggiungendo un particolare.

241 POET I CO genere

Una strana bottega

A Settecuscini c’è una bottega che vende scope e cappelli da strega vende incantesimi e attrezzi per maghi l’azzurro dei principi e il rosso dei draghi. Ci trovi i sogni che fanno i bambini nella bottega di Settecuscini.

A NALISI A

RICONOSCI il genere poetico.

La poesia “Una strana bottega”

è un limerick, ma ha una particolarità: quale?

........................................................................

Nella poesia “Il mio giardino”

è presente una perché il poeta paragona il suo giardino a

Nella poesia “Voce nascosta” vi è una onomatopea. Che cosa vuole riprodurre?

Il mio giardino

Il mio giardino assomiglia a una tavolozza dai tanti colori mischiati, e ogni persona che passa ne rimane stupita.

a cura di Mario Lodi

Voce nascosta

Un’allodola canta nascosta nel fresco cielo e il vento porta la sua voce: i ip i cip ciop ip ciap.

POET I CO genere 242
IMMAGINI IN VERSI

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

La POESIA è un testo che usa le parole in modo particolare per descrivere, trasmettere emozioni, comunicare pensieri.

SCOPO

Poesia: esprimere e suscitare emozioni, sentimenti, impressioni…

Filastrocca, nonsense, limerick: far giocare, contare, divertire…

IL TESTO POETICO

STRUTTURA

CONTENUTO

Emozioni, ricordi, momenti di vita, ambienti, oggetti…

Versi: righe più o meno brevi alla fine delle quali si va a capo.

Più versi formano una strofa: le strofe sono separate tra loro da spazi.

I versi possono essere: • in rima;

• non in rima.

La rima può essere:

• baciata: i versi consecutivi fanno rima… AABB;

• alternata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo con il quarto… ABAB;

• incrociata: il primo verso fa rima con il quarto, il secondo con il terzo… ABBA;

• incatenata: il primo verso fa rima con il terzo, il secondo non fa rima… ABA.

Figure retoriche: la similitudine è un paragone tra elementi che hanno qualcosa in comune.

Musicalità: l’onomatopea riproduce suoni della natura

o prodotti da persone, animali e oggetti.

QUADERNO DI SCRITTURA E RIASSUNTO, pp. 90-95 243
I CO genere
POET

VERIFICA

Il cane poeta

Un cane un giorno compose una poesia. Parlava della luna e della sua luce argentata. Non era una brutta poesia. Il cane si fece coraggio e andò a trovare un uomo che aveva un’aria molto triste e una barba molto bianca.

– Ho composto una poesia sulla luna – disse il cane. – Te la posso recitare?

– La luna la vedo tutte le sere con i miei occhi – gli rispose l’uomo con la barba. – Che me ne faccio di una poesia sulla luna?

Il cane, allora, andò a trovare un altro cane, che aveva un’aria molto annoiata e un collare molto nero.

– Ho composto una poesia sulla luna. Te la posso recitare?

– La luna la vedo tutte le sere con i miei occhi – gli rispose il cane con il collare. – Che me ne faccio di una poesia sulla luna?

Il cane poeta se ne andò per i campi con la testa bassa e la coda tra le zampe, e camminò a lungo. Quando si fermò, ai piedi di un alberello, il sole era al tramonto e la luna risaliva il cielo.

– O bella luna di luce d’argento – attaccò il cane, e recitò tutta quanta la poesia, senza sbagliare una sola parola.

– La luna io non l’avevo mai vista con i miei occhi – disse una voce dietro di lui. – Ma adesso, grazie alla tua poesia, l’ho vista con le mie orecchie!

Il cane si voltò appena in tempo per vedere la coda di una talpa sparire nel buio di una buca.

C OMPRENDO C

1 La talpa dice “La luna io non l’avevo mai vista con i miei occhi” perché: è cieca. non aveva mai guardato in cielo.

2 La talpa dice: “Grazie alla tua poesia, l’ho vista con le mie orecchie”. La frase sottolineata, a chi si riferisce?

Vuole dire che, grazie alla poesia, la talpa: ha immaginato la luna. ha acquistato la vista.

3 Perché l’uomo e il cane non protagonista non vogliono ascoltare la poesia?

• Perché non sanno quanto possa essere bella una poesia. Sì. No.

• Perché sono interessati solo a ciò che si vede. Sì. No.

CHE COSA SO?

Ho compreso le informazioni di questo testo narrativo?

Sì. No. In parte.

244

VERIFICA

La luna

Five... Four... Three... Two... One... Partenza!

Seduta sul muretto stava la luna con la faccia da bambina.

Mormorava: “Io sono bella, io sono dolce, sono la luna.

Tutti mi vengono a cercare”:

La voce della mamma risuona nello spazio: “È tardi Carolina, ritorna a casa!”

La luna discende dal muretto, s’incammina, scompare fino a domani.

A NALIZZO A

1 Questa poesia è: un calligramma. una filastrocca.

2 I versi sono in rima?

3 Quante sono le strofe?

OMPITO NON NOTO C C

Scrivi una breve poesia che parli della luna: sono sufficienti anche solo pochi versi. Disegna la sagoma di una luna e trascrivi i tuoi versi lungo il contorno.

CHE COSA SO?

Ho avuto difficoltà nell’analisi di questo testo poetico?

Sì. No. In parte.

COME STO?

a stare tranquillo/a?

245
Sono riuscito/a Molto. Abbastanza. Poco.
245
Pietro Formentini, Poesiafumetto oplà!, Nuove Edizioni Romane

Ecco il quarto gioco-quesito.

Anche dentro di te si nasconde un poeta o una poetessa. Che cosa fanno i poeti e le poetesse?

Versi, non versacci!

Ma, soprattutto, trovano la rima… per essere più bravi di prima.

Cancella i disegni i cui nomi fanno rima. Ne rimarranno tre.

Non lasciarli soli, soletti. Per ognuno un altro nome in rima metti!

fa rima con ........................................... fa rima con .......................................................................................................................................

fa rima con

246
SOLUZIONE: FINESTRA - BOTTONE - CAMMELLO

LE STAGIONI

Rosso è l’autunno che avanza piano piano, cadono le foglie e il sole è più lontano. Poi viene l’inverno, la neve e l’allegria, bello è camminare su e giù per la via. Con la primavera spuntano i fiori, tutto si riempie di mille colori. In estate il caldo ci accompagnerà.

Come una ruota che gira, oiléoilì le stagioni si rincorrono così.

Ogni stagione un colore, uno strumento, un’intensità, un sentimento.

Il corpo diventa foglia, neve, fiore, acqua.

247
a cura di Isabelle Binet

In autunno gli alberi colorano l’ambiente di mille sfumature.

Il cielo a volte è terso con una luce dorata, a volte è grigio e umido. Per qualcuno l’autunno

è la stagione allegra dei mille colori, per altri è la stagione triste che annuncia l’inverno.

E a te, piace oppure no l’autunno?

Notte di novembre

Ascolta...

Con suoni asciutti e fievoli, come passi di fantasmi, le foglie, increspate dal gelo, si staccano dai rami e cadono.

248

CIVICA EDUCAZIONE

Una giornata di autunno… SPECIALE

20 novembre GIORNATA MONDIALE DELL’INFANZIA Filastrocca dei diritti dei bambini

Sono un bambino, tutti zitti ora vi elenco i miei diritti ho diritto a un nome mio perché sono unico, son io ho diritto a una famiglia all’amore, alla meraviglia ho diritto a un’istruzione al piacere di una canzone ho diritto a giorni felici a una vita senza nemici ho diritto a crescere sano forza, tendimi la mano!

I DIRITTI DELL’INFANZIA

Il 20 novembre del 1989 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale sui diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Questo documento per la prima volta riconosce a bambine e bambini, ragazzi e ragazze, alcuni diritti che devono essere tutelati. Purtroppo però, in molte parti del mondo, questi diritti non vengono ancora rispettati. Essere consapevoli di ciò è il primo passo per “tendere una mano” a chi ha bisogno

249
La stagione dell'

ARTE

La descrizione serve a “far vedere” un’immagine per mezzo delle parole. Dopo aver letto il testo, traduci in immagini, attraverso un disegno, le parole dell’autrice. Cerca su riviste immagini di alberi, foglie, animali e realizza il disegno con la tecnica del collage.

I mille colori dell’autunno

Un grande orologio invisibile scandisce il tempo delle stagioni. Nessuno può udire il suo ticchettio. Ma l’autunno è in arrivo. Senza perdere un minuto gli animali si danno da fare per ingrassare. Prima di appassire e uscire di scena la vegetazione sfoggia il suo vestito più bello.

Le foglie si staccano una a una e cadono in piogge silenziose. Vanno a posarsi sul muschio del sottobosco e lì creano un mantello. La foglia appassita dell’acero non sopporterà più a lungo il peso piuma del moscardino. È giunta l’ora per lui andare in letargo fino a primavera.

Gli scoiattoli fanno scorte di ghiande. In autunno ne mangiano in grandi quantità. Sembra che non sappiano far altro che sgranocchiare: funghi, semi di conifere, frutti, insetti. Talvolta le ghiande, le nocciole e le castagne, che sono alimenti a lunga conservazione, vengono messe da parte.

Non appena il vento si fa più freddo e le giornate si accorciano, lo scoiattolo porta la sua “bottega” nel sottosuolo. Copre con cura gli alimenti meno deperibili con la terra e ci butta sopra qualche foglia, per nascondere meglio il tutto. Ma, visto che non ha buona memoria, dimentica quasi sempre dove ha sepolto i suoi tesori; ritroverà le sue provviste solo se sarà abbastanza fortunato da imbattersi per caso nel nascondiglio, grazie al suo fine olfatto. Quando il tempo si fa più piovigginoso e tempestoso, un aroma delicato e inconfondibile si diffonde per i boschi: i funghi fanno capolino qua e là tra i muschi.

250
Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior

La festa delle foglie

Una volta le foglie erano sempreverdi. Intendiamoci, spuntavano in primavera e in autunno cadevano, ma spuntavano verdi e cadevano verdi.

– Insomma – disse un giorno una foglia – dobbiamo cadere e va bene, ma almeno prima facciamo una bella festa.

– Sì. Giusto. Brava. Bella idea! – gridarono le altre foglie.

– Dunque – disse la foglia – ci saranno delle danze. Vento, pensaci tu, che sei un bravo ballerino. Sarai il nostro cavaliere!

– D’accordo – disse il vento.

– E poi ci vuole un bel vestito. Uno per ognuna di noi.

– Io lo voglio rosso come il fuoco – disse una foglia.

l’

Lavora con più compagni e compagne. Leggete dando la giusta intonazione: il vento e ciascuna foglia avranno un proprio tono di voce.

Drammatizzate poi come se fosse una rappresentazione teatrale.

251
Giuditta Campello, È estate! Una storia al giorno, Edizioni EL
A r t e di... LEGGERE

L’autunno è stata la stagione in cui sono esplosi i colori. L’inverno è la stagione in cui la natura si colora con la prevalenza del bianco della neve e del marrone degli alberi spogli. Solo il cielo, in alcune giornate, mantiene il suo azzurro intenso. E a te, piacciono i colori dell’inverno?

Notte di gelo

Notte di gelo notte gelata ha freddo la terra ha freddo il cielo ha freddo persino lui, il Gelo.

Notte di gelo notte gelata dentro il suo ghiaccio addormentata.

252
Vivian Lamarque

CIVICA

27 gennaio GIORNATA DELLA MEMORIA

LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Il 27 gennaio si celebra la Giornata della Memoria

27 Gennaio

Oggi è il giorno della MEMORIA per imparare dalla Storia a non ripetere certi errori a non rivivere certi orrori.

Vagoni merci pieni di gente sguardi fissi, pieni di niente quella paura di essere nato, nella prigione di filo spinato.

Racconterò a chi non lo sa l’accanimento senza pietà per cento volte con pazienza ché non vinca l’indifferenza.

Racconterò a ogni bambino che è padrone del suo destino che non ci sono razze speciali che tutti gli uomini sono uguali.

Questa data è stata scelta perché in quel giorno nel 1945 furono sfondati i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.

I campi di concentramento erano luoghi in cui erano detenuti in condizioni disumane persone, adulti e bambini. Queste persone non avevano fatto nulla di male. Erano solo considerate diverse a causa della loro fede religiosa, delle loro idee politiche e della loro etnia. La Giornata della Memoria è stata istituita per non dimenticare i 15 milioni di vittime dell’Olocausto. Di queste, sei mi lioni furono ebrei. Il loro sterminio viene chiamato Shoah.

EDUCAZIONE La stagione dell'
Una d'inverno…giornataSPECIALE
Giuseppe Bordi

ARTE

Immagina di fare il percorso di Aaron. Disegna il paesaggio. Dopo aver colorato cielo, terra e i diversi elementi, usa del cotone idrofilo per fare la neve.

La tempesta di neve

Il sole splendeva. D’improvviso il tempo cambiò. Un nuvolone nero rapidamente coprì il cielo. Un vento freddo cominciò a soffiare. Era ancora presto, ma venne buio come al crepuscolo. Dopo un po’ cominciò a nevicare.

Aaron a, dodici anni, aveva visto ogni sorta di tempo, ma mai una nevicata come quella. Era così fitta che non lasciava passare la luce del giorno. Ben presto la strada fu coperta completamente. Il vento divenne freddo come ghiaccio. Aaron non sapeva dove fosse, non riusciva a vedere nulla attraverso la neve, e il freddo cominciò a penetrare attraverso la sua giacca imbottita.

La neve si fece più pesante, cadendo al suolo in grandi fiocchi, turbinosa, e sotto di essa gli stivali di Aaron incontrarono la soffice superficie di un campo arato. Il vento fischiava, ululava, faceva girare la neve a mulinelli. Sembrava che dei folletti bianchi giocassero a rincorrersi nei campi.

Quella non era una tempesta qualsiasi: era una terribile tormenta, la neve gli arrivava alle ginocchia.

Le mani di Aaron erano intorpidite, e non si sentiva più le dita dei piedi. Quando respirava, gli sembrava di soffocare. Gli pareva di avere un pezzetto di legno al posto del naso e se lo strofinò con la neve.

254
Isaac Bashevis Singer, Zlateh la capra e altre storie, Bompiani

I capricci dell’inverno

Un giorno l’inverno si lamentò:

– Uffa! Mi odiano tutti, perché io sono il più brutto, il più freddo, il più spoglio. Perché non posso essere pieno di fiori come la primavera? Perché non posso essere rigoglioso come l’estate?

Perché non posso essere rosso e dorato come l’autunno? Il cielo lo sentì.

– Inverno, perché ti lamenti?

– Perché sono stufo di essere la più brutta delle stagioni. Tutti mi odiano, si chiudono in casa. Gli uccelli se ne vanno al sud per non morire congelati da me. E gli animali del bosco vanno in letargo per non vedermi.

– Non sei brutto. Tu hai la neve, il Natale, i laghi ghiacciati – disse il cielo.

Ma l’inverno sbuffò e brontolò e pianse e batté i piedi per terra.

– Senti – disse il cielo – se la smetti di fare i capricci domani mattina avrai un regalo.

– Che regalo? – domandò l’inverno, asciugandosi le lacrime.

– Vedrai.

L’inverno smise di fare i capricci e il giorno dopo si svegliò ricoperto di splendidi brillantini di ghiaccio. Era la brina, il regalo del cielo.

Lavora in coppia con due compagne o due compagni. Uno/a interpreterà il cielo, uno/a l’inverno e uno/a il narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.

255
l’ A r t e di... LEGGERE

Sto aspettando i tuoi messaggi. Ma se mi scriverai una lettera, la leggerò volentieri!

1° dicembre, ore 20:02

Caro Babbo Natale, ma tu ce l’hai un numero di cellulare?

Scusa se te lo chiedo così di brutto, ma mi pare strano che un tipo tosto come te non si sia ancora collegato a qualche linea telefonica, o non si sia fatto regalare un telefonino con video-renna incorporata. A te le offerte telefoniche non le fanno mai? A casa mia le società telefoniche chiamano ogni giorno. Ma forse è perché, la mia, è una famiglia “selezionata” tra decine e decine di famiglie. Comunque, se non hai ancora un telefono, credo che dovresti procurartene uno. È molto comodo, quando non rompe. E se rompe, lo puoi sempre staccare. O, se hai un cordless, puoi fingere di dimenticarlo in frigorifero, accanto allo yogurt, così prima che qualcun altro lo trovi...

Be’, tornando a noi, visto che non hai ancora il cellulare, sono costretto a scriverti. Dico “costretto” perché la maestra Marilena ha “consigliato” a me e a tutti i miei compagni di classe di scriverti una letterina al giorno per tutto il periodo dell’Avvento. Da oggi (1° dicembre) fino alla vigilia di Natale (24 dicembre) io e gli altri miei diciotto compagni di classe dobbiamo scriverti quello che la maestra ha chiamato “un messaggio quotidiano”.

Vedi? Se tu avessi un cellulare, avrei potuto spedirti un sms e risparmiarmi un sacco di fatica...

E tu che, senza offesa, sei un po’ vecchietto, avresti potuto riposarti la vista o magari leggere qualcosa di più interessante delle lettere mie o (catastrofe verbale!) di quelle dei miei compagni. Perciò, visto che avrai il tuo bel da fare a leggere questi malloppi di lettere, cercherò di essere breve ed essenziale. Intanto ti auguro buonanotte.

256
A domani. Fabrizio
Emanuela Da Ros, Il numero di telefono di Babbo Natale, Parapiglia ed.

Il carbone, una tradizione sbagliata

La Befana guardò fuori. La notte era quella giusta, la scopa era pronta, il sacco “pieno di carbone per i cattivi e doni per i buoni”. Afferrò il sacco per metterselo in spalla e: – Ahi! – gridò per via di un dolore fortissimo alla schiena, che la piegò in due. Un colpo della strega proprio adesso! Ma perché?

Ahi, ahi, ahi, quale delle sue amiche streghe le aveva fatto quel brutto scherzo?

È stata Dondomelia, lo so! Dondomelia! – chiamò.

Cosa vuoi? – chiese scorbutica la strega comparendo.

Che ho fatto per meritare la tua punizione?

Dondomelia sollevò il bastone: – Lo sai bene – disse. No, non lo sapeva, aveva fatto tutto come sempre.

– Appunto! – esclamò Dondomelia, che sembrava leggerle nel pensiero: – Hai fatto tutto come sempre. E infatti hai sempre sbagliato. – Sbagliato? – chiese la Befana stupita.

Certo! Ti pare giusto portare il carbone ai bambini?

Ma… è la tradizione: i doni ai buoni, ai cattivi il carbone.

È una tradizione sbagliatissima! – disse la strega.

– Perché?

– Perché non ci sono bambini cattivi – rispose. La Befana la guardò arricciando il naso: – Dimmi un po’ – disse –tu cosa ricevevi dalla Befana quand’eri piccola?

– Carbone! – sbottò lei. – Carbone e ancora carbone!

Ecco vedi! Perché eri cattiva!

– Come osi? – ruggì la strega. – Non ci sono bambini cattivi! Solo bambini vivaci!

La Befana aggrottò la fronte: caspita, non ci aveva pensato!

– Il carbone bisogna portarlo agli adulti cattivi – poi continuò –perché sappiano che se continueranno a fare le guerre, a inquinare il mare e l’aria, a incendiare i boschi, trasformeranno questo bellissimo pianeta in un solo, enorme pezzo di carbone.

La Befana e Dondomelia hanno idee diverse sui regali da portare ai bambini. Leggi con due compagne o due compagni. Uno interpreterà la Befana, l’altro Dondomelia, uno il narratore esterno.

Leggete dando la giusta intonazione, poi drammatizzate il racconto.

257
Tea Ranno, La Befana e il colpo della strega, Armando Curcio Editore
l’ A r t e di... LEGGERE

La primavera è uno spettacolo continuo di colori: il verde delle foglie e le corolle dei fiori coprono la natura con un mantello vivace di tutte le tinte dell’arcobaleno. Le giornate si allungano e il sole si fa più caldo. E tu, che cosa ami della primavera?

poesia finlandese

Ho visto la primavera

Ho visto la primavera. È verde come una mela selvatica, è allegra come la coda di uno scoiattolo. Parla con le parole del vento. Sorride con il rosa delle rose. Quando credi che pianga è solo una goccia di pioggia.

258

CIVICA EDUCAZIONE

Acqua

Acqua di monte, acqua di fonte, acqua piovana, acqua sovrana, acqua che odo, acqua che lodo, acqua che squilli, acqua che brilli, acqua che canti e piangi, acqua che ridi e muggi.

Tu sei la vita e sempre sempre fuggi.

Una giornata di primavera… SPECIALE

22 marzo GIORNATA MONDIALE DELL ’ACQUA

PREZIOSA ACQUA!

L’acqua può essere considerata l’oro blu. Come l’oro è preziosa. Dall’acqua è nata la vita; l’acqua permette la vita sul nostro Pianeta. Ma l’acqua non è infinita.

La Giornata mondiale dell’Acqua si celebra il 22 marzo ed è stata istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare a un consumo responsabile dell’acqua.

E tu, che cosa fai per evitare sprechi di questo prezioso liquido?

259
La stagione dell'
Gabriele D’Annunzio

ARTE

Questo testo descrive in modo particolare i papaveri. Disegnane uno e coloralo con le matite colorate. Se puoi, copialo dal vero. Puoi anche preparare un mazzetto di papaveri usando la carta velina rossa, delle cannucce e del filo di ferro rivestito di carta velina verde.

La bacchetta magica della primavera

Al segnale convenuto, mentre i giorni si allungano discreti, la natura cambia vestito. La bacchetta magica di un invisibile direttore d’orchestra sembra dare il “la” al paesaggio perché suoni la più bella sinfonia pastorale. Nei Paesi temperati allora si contempla uno spettacolo di rara bellezza: la natura fiorisce tutta intera.

Il Generale Inverno ha allentato la sua morsa.

Nei sottoboschi, mentre sugli alberi non sono ancora rispuntate le foglie, fanno capolino fiori dai nomi incantevoli, (violette, pervinche, non-ti-scordar-di-me), che si affrettano a crescere perché hanno bisogno di luce.

Immerso nei suoi pensieri, il topo campagnolo, che non si concede il lusso del letargo come altre specie, può finalmente tirare un sospiro di sollievo e intraprendere la sua prima passeggiata primaverile.

Nei campi spuntano i primi papaveri.

I papaveri sono un vero spettacolo se guardati da vicino: il gambo vellutato, i petali rosso scarlatto che, appena schiusi, sembrano gonne stropicciate. Gli stami nero-violacei formano un elegante collare da cui spunta una testolina ornata da un grazioso cappellino, ma basta che passi una lepre nei paraggi perché questa ballerina dei campi finisca dritta dritta nella sua pancia! Il papavero

è un ottimo alimento anche perché vanta proprietà terapeutiche: cura l’iper-emotività. Proprio quello che ci vuole per le lepri.

260
Béatrice Fontanel, Il girotondo delle stagioni, L’ippocampo Junior

Sì, vieni Primavera!

Tanto tempo fa, l’Inverno non se ne voleva andare dalla Terra. Il ghiaccio e la neve coprivano il mondo. Passavano settimane, mesi, ma l’Inverno girava prepotente.

La Primavera, da lontano, gridava: – Inverno, per favore, vattene! Non ti accorgi che i semi vogliono germogliare?

Ma lui rideva: – Non me ne vado! Ci sarà sempre l’Inverno sulla terra, d’ora in poi!

La Primavera andò alla casa del Tempo e gli raccontò quello che succedeva.

Il Tempo si arrabbiò: – Ma chi crede di essere quel vecchio nasone? – disse – Non lo sa che dopo il freddo ci vuole il caldo? Bisogna dargli una lezione!

Così il Tempo volò sulla Terra e trovò l’Inverno che dormiva vicino al torrente, con i lunghi capelli e la barba sul suolo.

Glieli raccolse e li gettò nell’acqua.

Durante la notte il freddo fece ghiacciare il torrente: così la barba e i capelli dell’Inverno rimasero imprigionati.

Al mattino, l’Inverno si svegliò: – Ahi! Ghiaccio del torrente, Lavora con tre compagni e compagne. Distribuitevi le parti: Primavera, Inverno, Tempo, narratore esterno. Leggete dando la giusta intonazione: ciascun personaggio deve avere il proprio tono di voce. Drammatizzate come se fosse una rappresentazione teatrale.

261
dal Web – L’albero azzurro (video Rai)
l’ A r t e di... LEGGERE

In estate i colori della natura sono caldi come il sole che ci accompagna nelle lunghe giornate. I colori più accesi sono quelli dell’azzurro del mare e del verde dei prati in montagna che accendono in noi l’allegria e la voglia di vacanza. A te piace l’estate?

Ho l’estate tra le mani

Ho l’estate tra le mani un’anguria a fette larghe.

Ho l’estate nelle gambe sfido il vento e corro via.

Ho l’estate sotto i piedi è sdraiata dappertutto.

Ho l’estate nella testa sogni lunghi e sere chiare.

Ho l’estate nella gola ha sapore di gelato.

262
Giusi Quarenghi

CIVICA EDUCAZIONE

Parlami amico

Ascolta ciò che dico. Se non mi parli, il cielo resta tagliato in due e le parole amare, mie e tue poi diventano un mare che non sappiamo più passare. Ma se prima che tutto si rovini ci sediamo vicini e ne parliamo insieme allora le parole sono un seme che poi diventa un bosco dove mi riconosci, e io ti riconosco, senti ciò che dico ci pensi, e se ti piace tu ritorni mio amico: e questa qui è la pace.

CHI TROVA UN AMICO/UN’AMICA…

Dal 2011, su invito dell’Assemblea delle Nazioni Unite, si celebra la Giornata dell’Amicizia.

Tutti abbiamo bisogno di amiche e amici che ci aiutano e ci sostengono. La Giornata mondiale è stata istituita per allargare l’orizzonte, cioè per favorire la costruzione di ponti tra gli esseri umani di tutte le Nazioni. Se tutti i popoli della Terra riusciranno a comprendersi e rispettarsi, sarà favorita la cultura della pace nel mondo.

30 luglio GIORNATA

INTERNAZIONALE DELL’AMICIZIA

263
La stagione dell'
Una d'estate…giornataSPECIALE
da Un Natale da re, Edizioni Curci

Ricominciamo

Quando la pagina è girata non è terminata.

Quando il libro è chiuso la storia continua.

Quando il libro è finito tutto può ricominciare.

Allora ricominciamo:

quando la pagina è girata non è terminata...

Quante pagine hai girato, quante cose hai imparato!

Quante emozioni hai condiviso con insegnanti, compagni e compagne. Un anno di scuola è volato via. Sei più grande in “altezza” e in “sapere”.

Sei guardi indietro al tuo punto di partenza, se rifletti su dove sei arrivato/arrivata, potrai dire:

LillieAlbatidicono: ARRIVEDERCI ASETTEMBRE PERUNA… NUOVAMISSIONE!
264

Responsabile editoriale: Mafalda Brancaccio

Responsabile di progetto: Valentina Dell’Aprovitola

Coordinamento e redazione: Valentina Cammilli

Revisione didattica: Nadia Negri

Responsabile di produzione: Francesco Capitano

Progetto grafico e impaginazione: Barbara Cherici

Copertina: Ilaria Raboni

Illustrazioni: Gabriel Cortina, Elisa Enedino, John Joven, Federica Tanania

Ricerca iconografica: Paola Rainaldi

Referenze iconografiche: Shutterstock

Stampa: Tecnostampa – Pigini Group Printing Division Loreto – Trevi 23.83.120.0

Per esigenze didattiche i testi sono stati quasi tutti ridotti e/o adattati. L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questa pubblicazione, così come la trasmissione sotto qualsiasi forma o con qualunque mezzo, senza l’autorizzazione della Casa Editrice.

Produrre un testo scolastico comporta diversi e ripetuti controlli a ogni livello, soprattutto relativamente alla correttezza dei contenuti. Ciononostante, a pubblicazione avvenuta, è possibile che errori, refusi, imprecisioni permangano. Ce ne scusiamo fin da ora e vi saremo grati se vorrete segnalarceli al seguente indirizzo: redazione@elionline.com

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© 2023 La Spiga, Gruppo Editoriale ELi info@gruppoeli.it

EquiLibri • Progetto Parità è un percorso intrapreso dal Gruppo Editoriale ELi, in collaborazione con l’Università di Macerata, per promuovere una cultura delle pari opportunità rispettosa delle differenze di genere, della multiculturalità e dell’inclusione.

Si tratta di un progetto complesso e in continuo divenire, per questo ringraziamo anticipatamente il corpo docente e coloro che vorranno contribuire con i loro suggerimenti al fine di rendere i nostri testi liberi da pregiudizi e sempre più adeguati alla realtà.

CLASSE

• Letture 4

• Riflessione linguistica 4

• Missione Regole! 4-5

• Quaderno di Scrittura e Riassunto 4

• Quaderno delle Verifiche 4-5

• Arte e Musica 4-5

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4332-6

CLASSE

• Letture 5

• Riflessione linguistica 5

• Quaderno di Scrittura e Riassunto 5

ISBN per l’adozione: 978-88-468-4333-3

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• percorso di Arte e Musica con Museo interattivo

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GIOCHIAMO INSIEME con L’EDUCAZIONE CIVICA

METODO TESSITORE CODING DELLA DIDATTICA www.gruppoeli.it Allegato a MISSIONE COMPIUTA! LETTURE 4 Non vendibile separatamente

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Articles inside

Le Olimpiadi

4min
pages 208-211

Margherita Hack

2min
pages 205-208

Galileo Galilei

1min
page 204

Curiosità

1min
page 203

La scatola arrugginita

6min
pages 198-203

Il testo informativo espositivo

2min
pages 195-197

Curiosità e conoscenza `

1min
page 194

CIVICA EDUCAZIONE

2min
pages 192-193

VERIFICA

1min
page 191

CIVICA EDUCAZIONE

1min
pages 188-189

Il Re dei Sogni

2min
pages 186-187

Per soldi o per amore?

2min
pages 184-186

Stazione di King’s Cross

1min
page 183

Alla stazione di King’s Cross

1min
page 182

Una brutta giornata

2min
pages 179-182

La gioia nel mondo

3min
pages 176-178

Uno scoiattolo nella pancia

2min
pages 174-175

T come Tristezza

1min
page 173

H come Happy

1min
page 172

La storia di Allegria e Tristezza

2min
pages 170-171

Odio il teatro

2min
pages 168-170

Il testo teatrale

1min
pages 167-168

Il diario di Giulio

2min
pages 162-163

Lettera alla Befana

2min
pages 159-161

Lettera a Babbo Natale

1min
page 158

Avere un amico

7min
pages 151-158

Il mio amico ideale

2min
pages 149-151

Sono speciale! (a volte)

1min
page 148

La rana e il topo

2min
pages 146-147

La tristorabbiezza

2min
pages 144-146

Il mio amico Simone

1min
pages 143-144

La mia amica Chiara

1min
page 142

Spilungo-Frankie

2min
pages 140-141

Il diario e la lettera

1min
pages 139-140

Come sono diventato uno scrittore

6min
pages 131-137

Come sono diventata una scrittrice

1min
page 130

Samantha Cristoforetti

1min
pages 129-130

Maryam Mirzakhani

2min
pages 127-128

IMPERDIBILE! IL MONDO CHE VORREI

3min
pages 124-126

Sotto le bombe

2min
pages 122-123

Un cagnolino di peluche

1min
page 121

Quando vivevo in India

1min
page 120

Le bugie hanno le gambe corte

1min
pages 119-120

Vieni con noi al forte!

1min
page 118

Il bicchiere di aranciata

2min
pages 116-117

Voglio un cane

1min
pages 115-116

Dal dentista

1min
page 114

Un risotto molto speciale

2min
pages 112-114

La biografia e l’autobiografia

1min
pages 111-112

In viaggio per liberare l’Isola

2min
pages 106-107

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

1min
pages 105-106

Non tutto è perduto

3min
pages 102-104

Aspettando l’eclissi

1min
pages 101-102

Le Terre di Incanto in pericolo

1min
page 100

La sorpresa dell’armadio

1min
page 99

Oltre la porta di luce

1min
page 98

HaRRY potter e il calice di fuoco

2min
pages 96-98

I sogni volano in alto

2min
pages 94-96

L’astronave dei sogni

2min
pages 92-94

Il coraggio di sognare

1min
pages 91-92

I sogni in cielo

3min
pages 88-90

La Fata del Sonno

1min
pages 87-88

L’acchiappasogni

1min
page 86

I due sognatori

2min
pages 84-86

Il racconto fantasy

1min
pages 83-84

UN EVENTO STORICO...

1min
page 81

REFERENDUM PER IL CAMPO DA CALCIO

1min
page 80

Ulisse e la sfida di Eolo

1min
page 78

La lotta per il regno

1min
page 76

La cintura di Ippolita

1min
pages 75-76

La cattura di Cerbero

1min
page 74

Nel forte abbandonato

1min
pages 73-74

Nelle terre selvagge

1min
page 72

L’avventura della balena bianca

1min
pages 71-72

Achab e Moby Dick

1min
page 70

Gulliver a Lilliput

1min
pages 69-70

I Filibustieri ai Caraibi

1min
page 68

In un inferno di fuoco

4min
pages 64-68

Il coraggio di Martino

4min
pages 60-64

La tigre bianca

3min
pages 57-60

Nel corridoio della scuola

1min
page 56

Il coraggio e la paura

1min
pages 55-56

avve n tura e CORAG GIO

1min
pages 53-54

Trova chi ho visto!

1min
pages 50-51

VERIFICA

1min
page 49

Vi presento Sherlock Holmes

1min
page 48

MAPPA • ORGANIZZARE LE CONOSCENZE

1min
page 47

NELL’UFFICIO DELLA PRESIDE

1min
page 46

Vacanze ai Caraibi

1min
pages 45-46

Il pentolino e il fornelletto

1min
pages 44-45

Il Grifone

2min
pages 42-44

Un cameriere molto originale

2min
pages 40-42

Dalla mia finestra

1min
pages 39-40

A NALISI A Il babbo e io al mercato

1min
page 38

Il primo temporale di Serafino

1min
pages 36-37

Il testo descrittivo

1min
page 35

La maestra “spiona”

1min
page 34

Nella biblioteca della scuola

2min
pages 31-33

Folletti a scuola

1min
page 30

Scegli la tua maestra

1min
pages 29-30

La Scuola con la S maiuscola

1min
page 28

Paese che vai... scuola che trovi!

2min
pages 26-28

La mia scuola americana

2min
pages 24-25

Dal diario del numero 7

1min
page 23

Maestra, chiudi un occhio!

1min
page 22

VOGLIO UNA SCUOLA

1min
pages 20-21

CIVICA EDUCAZIONE

1min
pages 18-19

UN BAMBINO “DA SISTEMARE”

2min
pages 16-17

CODING UN GENIO NELL’ASTUCCIO

1min
pages 15-16

RICOMINCIA LA SCUOLA

1min
pages 14-15

RitornareSCUOLA a

1min
pages 12-14

RitornareSCUOLA a

1min
pages 10-11

QUAL È LA DI QUESTO TESTO?

1min
page 4
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