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Alla stazione di King’s Cross

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Le Olimpiadi

Le Olimpiadi

La famiglia Potter attraversò la strada verso l’enorme stazione fuligginosa. Due grandi gabbie sbattevano in cima ai carrelli stracolmi spinti dai genitori; i gufi all’interno gridavano indignati e una bambina con i capelli rossi si trascinava, in lacrime, dietro i fratelli.

I pendolari fissarono incuriositi i gufi quando la famiglia si aprì la strada verso la barriera tra i binari nove e dieci. Harry udì di nuovo la voce di suo figlio Albus, che aveva ripreso la discussione con il fratello James.

– Non voglio! Non voglio essere un Serpeverde!

– James, piantala! – intervenne Ginny, la mamma.

– Io ho detto solo che potrebbe – ribatté James. –Non c’è niente di male. Potrebbe essere un Serpe… Ma James colse lo sguardo della madre e tacque.

I cinque Potter si avvicinarono alla barriera. James prese il carrello della madre e cominciò a correre. Un attimo dopo era sparito.

– Mi scriverete, vero? – chiese subito Albus ai genitori.

– Tutti i giorni, se vuoi – rispose Ginny.

– Non proprio tutti – si affrettò a ribattere Albus – James dice che gli altri ricevono lettere una volta al mese.

– L’anno scorso gli scrivevamo tre volte la settimana –precisò Ginny.

– E non devi credere a tutto quello che ti dice su Hogwarts – aggiunse Harry. – A tuo fratello piace scherzare. Fianco a fianco, spinsero il secondo carrello. Quando arrivarono alla barriera, Albus trattenne il fiato. La famiglia emerse sul binario nove e tre quarti e vide il rosso Espresso per Hogwarts.

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