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La gioia nel mondo

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Le Olimpiadi

Le Olimpiadi

Helen Russell, autrice di un libro dedicato alla felicità, ha fatto il giro del mondo e ha scoperto che nei vari Paesi essa può essere molto differente. Vediamo com’è intesa la felicità in giro per il mondo.

In Australia credono molto nell’uguaglianza e il FAIR GO è la profonda convinzione che ognuno meriti di vivere una vita felice.

In Canada si sente forte la JOIE DE VIVRE, che è la gioia di vivere. Questa nazione risulta una delle più felici d’America, dove si vive molto bene.

In Cina XINGFU significa “condizione di felicità”, dove per felicità si intende avere una vita buona, in cui si ha abbastanza per vivere e si fa il proprio dovere. È fare quello che è giusto fare, più che un’emozione.

In Germania il termine GEMÜTLICHKEIT (“comodo, confortevole”) invita a fare qualcosa di buono per se stessi dopo aver fatto il proprio dovere. Come si dice? Prima il dovere e poi il piacere.

In Giappone il WABI-SABI (wabi: “semplicità”; sabi: “bellezza di invecchiare”) invita ad apprezzare le cose così come sono.

In India lo JUGAAD (“innovazione”) racconta l’arte di arrangiarsi come strada verso la felicità. È lo spirito di accontentarsi con quello che si ha, e di improvvisare delle soluzioni ai problemi, creandosi così delle occasioni per stare bene.

In Inghilterra JOLLY (“allegro”) è un aggettivo che descrive bene il carattere inglese. Gli inglesi non amano parlare delle loro emozioni e cercano di restare impassibili di fronte agli imprevisti e ai fatti drammatici della vita. Per loro è molto importante mantenere un’allegria costante, anche quando le cose vanno male.

In Brasile la felicità ha il sapore dolce e amaro della SAUDADE, che unisce la gioia al sentimento nostalgico della malinconia per le cose che passano,.

Alle Hawaii ALOHA significa “amore”. Il popolo hawaiano vive cercando di stare in relazione positiva con ogni essere vivente e con il mondo naturale. Essere felici vuol dire vivere con responsabilità e attenzione agli altri.

E per concludere, vuoi sapere qual è il motto che l’autrice ha scelto per raccontare la felicità per noi italiani? Il DOLCE FAR NIENTE. Non so cosa pensi di questa idea di felicità, forse potrà sembrarti un po’ offensiva o forse ti ci riconoscerai appieno.

Quel che è certo è che una pausa ogni tanto fa bene all’umore. Prendersi un momento di relax aiuta a essere più felici, ma occhio a non esagerare!

C Omprensione C

Trova le informazioni esplicite

L’autore e l’autrice sostengono che nei diversi Paesi del mondo la felicità è definita con caratteristiche diverse. Completa la tabella scrivendo il nome della Nazione.

LA FELICITÀ È… Nazione

Prendersi un po’ di riposo.

Fare qualcosa per se stessi, dopo aver fatto il proprio dovere.

Uguaglianza. ....................................................

Una vita buona, fare il proprio dovere.

Mostrare sempre allegria.

Gioia e malinconia.

Trovare le soluzioni ai problemi.

Apprezzare lo stato delle cose.

Gioia di vivere.

Amore e attenzione a tutto ciò che ci circonda.

Leggi silenziosamente tutto il racconto. Poi leggi a voce alta. Nei dialoghi dai l’intonazione adatta alle parole di Enzo e a quelle del bicchiere.

Un giorno un bicchiere mi ha detto: – Enzo, posso farti una

Non era un bicchiere qualunque: era il mio bicchiere dei Puffi, quello che uso sempre per bere la limonata.

Ho risposto: – Mezzo pieno. Se vuoi, ti riempio del tutto.

– No, no – ha sospirato. – In ogni caso, finisce sempre allo stesso modo. Bevi la tua limonata, mi lavi e mi riponi nella cre-

– Sì, sì – ha sospirato di nuovo. – Ma è così triste...

Trovato. L’ho riempito di sabbia di diversi colori. Cinque strati: giallo, blu, verde, arancione, giallo. Magnifico!

R Iflessione R Sulla Lingua

Sul tuo quaderno scrivi la parte scritta in utilizzando il discorso indiretto.

L’ho svuotato e pulito. Vi ho colato dentro della cera profumata, ho aggiunto uno stoppino, ho acceso.

– Ti piace? – ho domandato.

– Oh sì! – ma due minuti più tardi, lo sentivo lamentarsi – Brucia! – sarò sempre pieno d’ora in poi...

A corto d’idee, l’ho riempito d’acqua e l’ho posato sul davanzale, all’esterno, perché potesse guardare il paesaggio.

Quel giorno ho domandato: – Tutto bene?

Sì, sì – ha risposto molto felice. – È formidabile qui, mi sento così bene, ed è una così bella giornata!

Due giorni dopo, l’ho visto sul davanzale, vuoto. Volevo lavarlo, ma mi ha fermato: – No, lasciami. Guarda bene...

Ho guardato. E ho visto tre formiche sul fondo del bicchiere. Stavano bevendo una goccia di rugiada.

Ho capito. Ho riposto il bicchiere al sole.

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