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La scatola arrugginita
In questa vacanza i miei compiti sono i seguenti: fare la spesa e i letti e aiutare mia mamma nel suo lavoro di ricerca, tirando fuori dagli armadi e dai bauli le cartelle e mettendole in ordine sulla tavola secondo la data.
Credevo che la schiavitù fosse stata abolita da un pezzo! Comunque ormai l’accordo con mia madre è fatto. Oggi piove a dirotto. Io sono stata un bel po’ a cincischiare, poi mi sono decisa a cominciare la mia solita fatica quotidiana, se no è inutile che sia rimasta a casa. Sono salita su un robusto panchetto per arrivare agli scaffali più alti e, dopo aver tolto una prima fila di cartelle polverose, ho scoperto che dietro c’era una piccola scatola di latta, mezza arrugginita. Per tirarla fuori sono quasi ruzzolata dal panchetto. L’ho posata sulla tavola. Cosa ci poteva essere dentro?
Ahi, ahi, la scatola era chiusa da una piccola serratura. Non mi sono certo fatta fermare da questo; non per nulla mi chiamano Curiosik! Sono andata a guardare nel cassetto e ho trovato un mazzo di chiavi: ce n’era una piccola piccola che faceva al caso mio.
Infatti la scatola si è aperta. Proprio in quel momento ho sentito rientrare la mamma, e non mi piaceva che mi vedesse frugare senza permesso tra i documenti che sta studiando; così ho richiuso e nascosto precipitosamente il tutto sotto un pacco di scartoffie.
Non c’è stato verso per tutto il giorno di tirar fuori la mia scatola in santa pace.
Perciò la mattina dopo ho messo la sveglia alle sei sul cellulare infilato sotto il cuscino, e quando l’ho sentito vibrare mi sono alzata e sono scivolata nello stanzone. Non potevo più resistere. DOVEVO guardare cosa c’era nella scatola. E se ci fosse stato un tesoro?
Avremmo potuto tenercelo io e la mamma?
Ho finalmente aperto il coperchio. Dentro c’era un piccolo pacco avvolto in una carta ingiallita, legata da un nastrino stinto. Profumava appena di lavanda. L’ho tirato fuori piano piano e ho visto che sopra c’era scritto, con una calligrafia antica un po’ tremante: “Diario di Mia Madre”. Non sapevo che fare. Dirlo alla mamma?
E se poi mi avesse fatto rimettere tutto a posto senza guardare? Ho deciso intanto di sciogliere il nastro, ma c’è voluta tutta la mia pazienza per allentare il nodo: mi era venuta la tentazione di tagliarlo. Quando finalmente ce l’ho fatta e ho svolto il pacchetto, è comparso un quaderno dalla copertina nera. Tutta emozionata, ho aperto la prima pagina e ho visto scritto, con una calligrafia rotonda e perfetta: “Caterina Pra” e sotto “1904”.


C Omprensione C
Metti in ordine i fatti, numerando, per ricostruire la trama del racconto.
La bambina è in casa perché piove.
La bambina richiude la scatola.
La bambina trova una scatola arrugginita.
Il mattino seguente la bambina si sveglia molto presto.
Nella scatola la bambina trova un diario con la copertina nera.
La bambina comincia a prendere le cartelle dalla libreria.
La bambina trova la chiave per aprire la scatola.
La mamma rientra in casa.
Fai un’inferenza.
Chi può essere l’autrice del diario?
La mamma della bambina. La nonna della bambina. Un’antenata della mamma.
C C
Ompito Non Noto
Questo è un esempio di come si usava scrivere in corsivo molti anni fa.
Su un foglio scrivi una breve frase imitando questa calligrafia.
Mi piace utilizzare questo diario. Affiderò a Lui i miei pensieri. Qualcuno li leggerà?
Sono curioso: che cosa farò?
– Che cosa vuoi fare da grande?
Odiavo questa domanda, e la odio tuttora. Avere già un’idea in merito è fantastico, ma se non ce l’hai gli adulti a volte ti fanno sentire in dovere di scegliere. Quand’ero piccolo volevo fare il biologo marino, poi desiderai diventare un paleontologo e in seguito, a dieci anni, decisi di voler diventare un dottore specializzato in malattie gravi… strano, eh?
Non è strano: seguivo la curiosità del momento. La mia curiosità mi ha portato a scoprire e conoscere tante cose.
Anche il mio fratellino non era da meno: lui voleva diventare un’auto della polizia… non un poliziotto, ma proprio la macchina! Bè, lui non è diventato un veicolo e io non sono diventato un patologo. Avevo diciassette anni quando cambiai di nuovo idea ed entrai nel panico.
– Cosa ti piace? – mi chiese mia madre. La mia risposta fu semplice: – La natura.

– Allora occupati di quello. Fai qualcosa che ami. Cerca di trovare un mestiere che ti faccia sorridere ogni giorno.
Mia madre disse che non importava se non avevo un progetto: dovevo considerare la vita come un percorso ricco di strade.
– Tu non sai dove queste strade ti porteranno, ma vai a esplorarle, prova cose diverse.
Ed è quello che da allora ho sempre fatto. Ho svolto più lavori di quanti riesca a ricordare: sono stato imprenditore, cameriere, ho
Collega il nome di ciascuno scienziato e ciascuna scienziata a ciò che studia.
Biologo/Biologa scienziato/a che studia i fossili di animali e piante e le specie estinte
Patologo/ Patologa
Paleontologo/ Paleontologa scienziato/a che studia i vari aspetti degli organismi che abitano il nostro pianeta, come gli organismi vivono e come entrano in relazione tra loro scienziato/a che identifica le malattie, studiando le cellule e i tessuti fatto ricerche sugli squali, inseguito orsi polari, salvato scimpanzé e oranghi, presentato documentari televisivi su scheletri, dinosauri e robot e ho anche lavorato in uno zoo. Adesso insegno all’università e scrivo libri sui dinosauri per voi bambini.
Ho lavorato in Sud America, ai Caraibi, nell’Artico, in Africa e in Asia. Non so che cosa farò l’anno prossimo e neppure la prossima settimana, e non ho ancora idea di cosa farò “da grande” (e grande credo di esserlo già da un po’). Se è possibile, vorrei che voi faceste lo stesso: provate quante più cose potete per scoprire quello che davvero vi piace. Forse volete salvare gli esemplari più rari di aquila (in questo caso iniziate da subito a osservare gli uccelli), o magari volete progettare robot (iniziate a studiare come funzionano i circuiti) o, ancora, diventare paleontologi (prendete un taccuino e andate a caccia di fossili). In fondo la Scienza è proprio questo: non sempre si hanno tutte le risposte (e va bene così) e spesso si finisce per fare qualcosa di completamente diverso da quanto avevate progettato. E anche questo va bene.
La scienza è divertente perché si tratta di un viaggio strano e meraviglioso, nel quale non sapete mai che cosa scoprirete.
C Omprensione C
Il brano è narrato in: prima persona. terza persona.
Trova le informazioni implicite. L’autore, da bambino, non sapeva che cosa avrebbe voluto fare da grande, da adulto non ha ancora idea di che cosa farà da grande. Perché: si stanca in fretta del lavoro che fa. vuole seguire le sue curiosità. cambia spesso il luogo in cui abita.

Un mestiere che “faccia sorridere ogni giorno” è un mestiere: che fa ridere la gente. che piace e arricchisce le conoscenze. che fa stare a contatto con la natura.
Sottolinea in l’esortazione che l’autore rivolge ai ragazzi e alle ragazze.
Dai la giusta intonazione e il giusto ritmo alla lettura prestando attenzione ai segni di punteggiatura e alle parole scritte in colore.
Il giovane esploratore se ne andava esplorando la foresta, altri, poi, che ho scritto giovane, non coraggioso. Se poi fosse anche un coraggioso esploratore, lo si sarebbe scoperto più in là, ma un po’ di coraggio, per andarsene a esplorare il mondo Un po’ di coraggio e tanta curiosità! Fatto sta che il giovane esploratore, mentre se ne andava esplorando la foresta, si trovò a tu per tu con una bestia lunga lunga e stretta stretta, che strisciava tra il fogliame del sottobosco. ATTENTO, ATTENTO, SARÀ STATO UN PITONE! dirai tu.
E lo pensò anche lui, tanto che si arrampicò in fretta e furia sul tronco dell’albero più vicino, facendo cadere tre pigne e fuggire un’allodola.
Da lassù non era facile distinguere quello che strisciava tra le foglie e il giovane esploratore tutto avrebbe fatto, tranne che scendere a far lingua parlano i pitoni?!
Preso fiato, il giovane esploratore estrasse da una tasca una grossa
Mise a fuoco la scena, misurò con un righello, osservò la bestia da un capo all’altro, verificando ogni cosa nel libro di scienze, quindi giunse alla conclusione che quel pitone non era per nulla un pitone... bensì ... un lombrico!

Più che coraggioso, il giovane esploratore aveva evidentemente un sacco di fantasia.
Scese dall’albero, badando bene di non saltare proprio sopra il lombrico, e riprese la sua esplorazione del mondo.
C Omprensione C
Il testo ha una struttura particolare perché: l’autore immagina un dialogo con chi sta leggendo.
l’autore usa molte sequenze riflessive. l’ambiente è particolare.
Che cosa ti aiuta a capire la particolare struttura del testo?

Janna Carioli