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Nelle terre selvagge
In seguito alla caduta del suo aereo Brian si ritrovò da solo nelle selvagge terre del nord del Canada.
Vagava in un fitto bosco quando udì un rumore alle spalle, debole. Si voltò e vide l’orso.
Non riuscì a fare niente, a pensare a niente. La lingua gli si attaccò al palato.
Gli occhi erano fissi sull’orso. Era nero, a sei-sette metri da lui e grosso. No, enorme. Una volta ne aveva visto uno allo zoo. Questo era selvatico, molto più grande e soprattutto gli stava davanti. E vicino.
L’orso era mezzo alzato sulle zampe posteriori e stava osservando Brian. Poi si abbassò e si spostò leggermente verso sinistra, mangiando bacche mentre si muoveva, annusandole e alzandole.
Poi, nel giro di qualche secondo sparì. Brian restò immobile. Gli occhi erano sbarrati.
Alla fine emise un suono, un basso: – Nnnggghhh. Non significava nulla. Era solo un verso di paura, di incredulità per il fatto che una cosa tanto grande gli si fosse potuta avvicinare senza che lui se ne accorgesse.
L’orso era riuscito ad arrivargli a cinque o sei metri e volendo se lo sarebbe mangiato, senza dargli la possibilità di fare niente per difendersi. Niente.
E a metà di quel suono le gambe fecero qualcosa che Brian non aveva detto loro di fare.
Si misero a correre nella direzione opposta all’orso, verso il rifugio.