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I sogni in cielo

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Le Olimpiadi

Le Olimpiadi

Una volta accadde una cosa straordinaria sopra la città di Roma. I sogni passavano nel cielo, come nuvolette, e chi voleva li poteva acchiappare. Bastava fare un salto, neanche tanto alto, allungare la mano e il sogno preferito si lasciava prendere con grande docilità. E quando uno lo pigliava era suo, e poteva portarselo a casa. I più abili e coraggiosi erano i bambini, ben abituati a zompi, capitomboli e piroette. Loro l’avevano capito subito che quei batuffoli morbidi e bianchi che passeggiavano sopra i tetti e sopra le creste delle montagne erano sogni! Non avevano mica perso tempo come i grandi che erano stati lì con il naso in su a dire: “Toh guarda, s’annuvola! E io che ho appena steso la biancheria!”. “E io, che ho già annaffiato l’orto! Se sapevo mi risparmiavo la fatica!”.

Intanto i bambini s’erano già accaparrati tre, quattro sogni ciascuno: c’era chi stringeva il sogno di una pizza con i würstel, chi sventolava il sogno di un robot smontabile e ricostruibile, chi mostrava ai compagni un sogno da cavaliere che uccide il drago, chi esibiva il sogno di capire il teorema di Pitagora.

Alcuni, un po’ vergognosi, si tenevano in disparte e nascondevano subito in cartella un sogno di coccole. Ma c’erano anche quelli, più modesti, che agguantavano sogni di un bicchiere d’acqua fresca o di una calda coperta di lana, che mica sono cose così scontate, sapete.

Qualcuno, più ambizioso, azzardava perfino afferrare il sogno di fare la dottoressa da grande, o il maestro, o il poeta o casomai il calciatore.

Quando i grandi capirono di che cosa si trattava, si misero a saltellare anche loro, cercando di non darlo troppo a vedere. Saltavano tutti, anche i più anziani, perché non si smette mica di sognare, quando si è vecchi, seppure con qualche acciacco alla schiena.

Chi fosse capitato a Roma in quel momento, avrebbe visto una folla di persone sospese a mezzo metro da terra con le braccia stese a catturare sogni. Quelli un po’ più prepotenti, che non mancano mai, allungavano pure qualche spintone, per paura di restare senza, ma non serviva mica, perché di sogni ce n’era per tutti e per tutti i gusti. Volavano i vigili, i commessi, le professoresse, i ballerini (questi lo facevano con grande stile, bisogna dirlo). Saltavano magri e ciccioni, eleganti e trasandati, ricchi e poveri.

Un evento straordinario!

Qualcuno disse che i sogni passano tutti i giorni per il cielo e basterebbe pigliarli, ma siamo così distratti che non ce ne accorgiamo. E io gli do ragione.

C Omprensione C

Gli elementi del testo sono realistici (R) o fantastici (F)?

Il luogo. I personaggi. I fatti.

Rispondi per evidenziare le informazioni esplicite

• Che aspetto avevano i sogni che passavano sopra la città?

• Chi furono i primi a capire che i batuffoli bianchi nel cielo erano sogni?

Indica con X l’idea principale.

I sogni sono difficili da realizzare.

Tutti hanno dei sogni.

I bambini sognano più degli adulti.

Un bambino difficile?

Quando Peter Fortune aveva dieci anni, i grandi dicevano che era un bambino difficile. Lui però non capiva in che senso. Non si sentiva per niente difficile.

Fu solo quando era ormai già grande da un pezzo che Peter finalmente capì. La gente lo considerava difficile perché se ne stava sempre zitto. E a quanto pare questo dava fastidio.

L’altro problema era che gli piaceva starsene da solo. Non sempre, naturalmente. Nemmeno tutti i giorni. Ma per lo più gli piaceva prendersi un’ora per stare tranquillo in qualche posto, che so, nella sua stanza, oppure al parco. Gli piaceva stare da solo, e pensare ai suoi pensieri.

A Peter piaceva sognare a occhi aperti. A scuola il problema dei sognatori a occhi aperti è che gli insegnanti, specie quelli che non vi conoscono bene, tendono a considerarvi un po’ tonti. Non c’è nessuno che riesca a vedere le cose fantastiche che vi passano per la testa.

Se un insegnante vedeva Peter assorto a scrutare fuori dalla finestra, o bloccato davanti a un foglio bianco, pensava che si stesse annoiando o che non sapesse la risposta al compito. Ma la realtà era ben diversa.

I genitori di Peter sapevano bene che lui non era stupido, né pigro. E per fortuna anche alcuni insegnanti della scuola finirono col rendersi conto del fatto che nella sua testa succedevano migliaia di cose interessantissime.

C Omprensione C

Sottolinea nel testo le informazioni esplicite che rispondono alle seguenti domande.

Chi è il protagonista?

Quali sono i due motivi per cui Peter era considerato un bambino “difficile”?

Che cosa pensava l’insegnante se vedeva Peter assorto?

Qual era l’opinione dei genitori di Peter?

Riconosci la struttura del testo colorando la barra in questo modo: introduzione e conclusione. Poi rispondi.

La conclusione conferma o cambia quanto detto nell’introduzione?

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