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IMPERDIBILE! IL MONDO CHE VORREI
storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo
Esperienze di ragazze e ragazzi, raccontate nelle loro biografie.
Le storie di questo libro sono storie vere , a volte drammatiche, a volte divertenti, vissute da ragazze e ragazzi che hanno cercato di rendere il nostro mondo migliore. Ci insegnano che non si nasce “speciali”. Sono le nostre azioni positive a renderci speciali.
Stefano Varanelli, Il mondo che vorrei (storie vere di ragazze e ragazzi in grado di cambiare il mondo), Giunti
RYAN HICKMAN • 2009 (USA)
Ryan raccoglie bottiglie di plastica. La sua passione così inconsueta comincia a 3 anni, quando il padre lo porta a visitare un impianto di riciclaggio. Di fronte a tutte quelle montagne di bottiglie di plastica e lattine in alluminio, il piccolo Ryan decide che il riciclaggio è il suo futuro. E lo comunica ai genitori, ai vicini, ai compagni di classe.
I telegiornali locali si riempiono delle immagini di questo bambino che se ne va in giro a riempire sacchi più grandi di lui, pieni di bottiglie di plastica.
Nessuna bottiglia deve sfuggirgli. Ben presto il suo giro si allarga agli amici degli amici e ai vicini dei vicini.
Con la motivazione del suo esempio, Ryan rilancia la raccolta differenziata in tutta la zona. Distribuisce sacchi vuoti per la raccolta a tutti coloro che incontra e li convince a impegnarsi per un mondo più pulito. Ogni fine settimana, accompagnato dal padre, il bambino torna all’impianto per la riconversione dei rifiuti, sempre con un furgone carico di bottiglie di plastica.
Ryan ci dimostra quanto sia possibile ottenere, mettendo semplicemente a disposizione del mondo tanta determinazione ed entusiasmo.

BEATRICE VIO • 1997 (VENEZIA)
Avere 11 anni, addormentarsi con la febbre alta e svegliarsi in ospedale senza braccia e senza gambe. Succede a Beatrice Vio nel 2008, quando viene colpita da una meningite che procura una gravissima infezione al suo organismo.
Per salvarla, i medici sono costretti ad amputare entrambi gli avambracci e le gambe sotto il ginocchio.
Un prezzo veramente alto da pagare quando sei una bambina piena di vita che non potrà più andare a correre nei boschi. Sarebbe perfettamente giustificabile farsi prendere dalla disperazione. Chiedersi “perché io?” e perdere in questo modo ogni entusiasmo e gioia di vivere.
Non è la strada scelta da Beatrice, detta Bebe. Al padre dice che continuerà a fare tutto quello che faceva prima, compresa la sua passione: la scherma.
– Sono diversa dagli altri – dice – ma sai che noia essere tutti uguali.
Nel 2010 disputa la sua prima gara ufficiale. Si impegna così tanto che entra nella Nazionale Italiana di scherma paralimpica. Beatrice è la prima schermitrice della storia dei giochi a cui mancano tutti gli arti.
Nel 2016 arriva in finale alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro e vince una medaglia d’oro. È il premio a una vita che non ha voluto piegarsi alla sfortuna.
Bebe vive la vita di una ragazza della sua età, con entusiasmo ed energia, sempre pronta a battersi per i più deboli, senza mai scoraggiarsi.
Spesso in televisione si vedono personaggi famosi che presentano libri in cui sono narrate esperienze ed episodi della loro vita.
A volte sono raccontati da scrittori o scrittrici e si ha una biografia.
A volte li scrivono loro stessi e allora si ha un’autobiografia.
A Nalisi A
SCOPRI alcuni aspetti caratteristici della biografia.
Lo scopo di questo testo è: scrivere un racconto in cui il protagonista è un personaggio famoso. far conoscere gli avvenimenti più importanti della vita del protagonista.
I luoghi sono quelli in cui è vissuto: il narratore. il personaggio.
Il tempo è: precisato anche attraverso le date. indeterminato.
Clive Granger

Clive Granger frequentava ancora le elementari quando un insegnante disse alla madre che il figlio non sarebbe mai riuscito in nulla di buono. Questo episodio venne raccontato dallo stesso Granger nella conferenza tenuta quando, nel 2003, gli venne conferito il premio Nobel per l’Economia. Clive William Henry Granger nacque a Swansea, in Galles, il 4 settembre del 1934.
William e Henry erano i nomi dei nonni, mentre Clive era il nome di un cantante che piaceva a sua madre Agnes. Il padre, Edward, lavorava in una fabbrica di conserve e quando venne trasferito a Lincoln, la famiglia lo seguì in blocco. Non fu l’ultimo trasferimento del piccolo Clive. In seguito allo scoppio della Seconda guerra mondiale, il padre si arruolò nell’esercito e la famiglia si trasferì a Cambridge. Alla fine della guerra, la famiglia Granger si spostò in un’altra città. Nella nuova scuola il talento di Clive per la matematica si sviluppò e divenne evidente. Fu aiutato da una coppia di professori ai quali il giovane mostrerà riconoscenza per tutta la vita. Dati gli ottimi voti, la famiglia decise che Clive, primo della sua famiglia, avrebbe frequentato l’università.
E così fu. La facoltà era – come dubitarne –Matematica.
Dopo essersi laureato, nel 1955, Granger decide di specializzarsi in Statistica, con questa motivazione: – Era una materia della quale conoscevo molto poco.
E in effetti sembra che la vita di Granger sia motivata da questo pensiero: se non lo so, lo voglio sapere.