OPERA OMNIA VOL V

Page 1

VOLUME V

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

CUJI.A DI
E DUILIO SUSMEL LA FENICE - FIRENZE
A
EDOARDO

DALLA DIREZIONE DELL' «AVANTII»

ALLA VIGILIA DELLA

FONDAZIONE DI «UTOPIA»

(1 DICEMBRE 1912. 21 NOVEMBRE 1913)

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
V.
LA FENICE - FIR.ENZE

Tutti j diritti d i tn1Juzìone e di riproduzi one ( anche di semplici brani, riprodotti a mezzo dì. radiodiffusione) sono ri5ervati per tutti i paesi, compresi i Regni di Norvegia, Svezia e Olanda.

COPYRIGHT 1953 B'r' L A FBNICI:! - FIRBNZI:!
TUTTJ l DIRJTTI ll lSB RVA TJ STAMPATO IN ITALI,\ - PRINTED IN JTALY

AVVERTENZE

Il segno(+) .indica omissione.

. I numeri uabi fra parentesi tonda indicano k pagine alle quali si. rimanda per opportuni confronti o per maggiori particolari.; i numeri romani fra parentesi tonda indicano i volumi dell'Opera: Omnitt.

I titoli fra parentesi quadra degli scritti e de i discorsi sono stati dati dai cuntori perché gli or iginali ne erano privi

Gli scritci firmat i anonimi sono attri buiti a Benito Mussolini da YVON DE BBGNAC (Vita di Benito MuHofini, voi. Ill - Mondadori, Mi. !ano, 1940), quelli contrassegnati con (a);

FRANCBSCO BoNAVITA (Mu.rsolini 1velato - Casa Editrice Sonzogno, Milano, 1923), quelli contrassegnati con (r);

PAOLO VALEltA (M,molini - Milano, Casa Editrice « l a FoUa ~. 19 24), quelli cootra.mgn.ati con (m).

Il numero di seguito a lle lettere, indica la pagina del volume nella quale si. trova l'attrib\Wone.

Gli scritti firmati L'Homme q11i ,herch8 sono attribuiti a Beni to Mussolini da Paolo Valera in: Op. cii., dove, a pag. 49, si legge : q L' H ommt q11i cb,rrhe dc LA Folla. Sono articoli ambientati, !critti da Benito Mussolini nei stratagli del suo tempo. ( +) ».

I.a paternità d eg li scritti anonimi contrassegnati da un asterisco, risulterà di Benito Mussolini o dal confronto con quelli cui si fa richiamo in oota, o dalla documentazione indicata

DALLA DIREZIONE DELL' e AVANTI I»

ALLO SCIOPERO GENERALE POLITICO DI MILANO

(l DICEMBRE 1912 - 18 GIUGNO 1913)

L'l dicembre 1912 Mussolini assume la direzione dell'.Avanli! (5, 377; VII, 289) e rs partecipa. a l congresso socia.li~ta romagnolo che lo festeggia (377, 379).

Tl'11. il 7 ed i l 14 dicembre appaiono g li ultimi suoi articoli su LA UJw di Ciane (8, 17, 19) ed il suo congedo dai socialisti forlivesi (21).

Durante i primi l'J'le!i della d ireiione dell'Avnnti!, Mussolini dedica striuì ai seguenti avvenimenti:

a lla riMovazìone della T riplice Alleanza. ( 5 dicemb!"e 1912) con anticipo di sei mesi (1 0, 14);

alla conferenza di Londra tra i delegati d ella Turchia e dc-gli stati balcanici (16 dicembre 19 12-6 gennaio 1913) per le trattative di pace ed a 'ìuella parallela tra gli ambasciatori delle grandi potenze per tutelare ,gii interessi dell'Europa e facilitare le trattative di pace (il 20 dicembre, g li ambasciatori propongono l'autonomia dell'Albania e la coocessione di un porto sull'Adriatico alla Serbia; il 2l, il coosiglio dei ministri di Turchia delibera di respingere le condi:zioni dì pace d eg li all eati balcanid, principalmente per la cessione di Adrianopoli alla Bulgaria e dell e isole dell'Egeo alla Greeia; il 17 gennaio 19n, gli amba$Ciatori consegnano al gran visir una nota collettiva con la quale consigliano al governo ottomaoo J'abbandono di Adrianopoli e chiedono che deferisca alle grandi potenze la questione de lle isole dell'Egeo occupate dalla Gr«ia; il 22 gennaio, jl graa consiglio ottomano delibera la risp05ta alla nota collettiva : nelia risposta si accettano i consigli d elle grandi potenze, cedendo Adrianopoli e rimettendosi alle loro deci. sioni ptt la sorte delle isole, essendo il governo ottomano convinto della loro buona volontà e prendendo atto delle assicurazioni di un appo.ssio finanziario e morale per la salvaguardia dei territori rimasti alla Turchia) 04, 37, 58, 77); (in Turch ia, in :;eguito a queste deli beorazioni, iI putito dcll'« unione e progresso» s'impadroni rà del potert!' formando un nuovo governo che respingerà le proposte delle grandi potenze e riprenderà le ostilità);

ai sa.nguinmi conffitti avvenuti il 6 gennaio 19 1~ a Rocca Gorga (Frosinone), a Baganzol.a (Parma), a Orvara (Parma) rra la forza. pubblica ed il popolo io agitazione pi:r Ottenere assistenza media, acqua., luce, e agli incidenti (pure del 6 gennaio) di Comiso (Palermo), dove, in seguito alla proibi.z.ione di un comizio elettorale indetto daJle organizzazioni popolari a favore della candidatura deJl'invocato socialista-riformista Ma.echi, la truppa carica i dimostranti (52, 54, 56, ,9, 62, 63).

In altri articoli, Mussolini polemizza sul « concretismo » con Giacinto Menotti Serrati (98); sull'atteS&iamento d ei soda.listi di fronte agli eccidl con Il I.AvMo d.i G enova (6,, 70, 73, n), Leonida Bissolati (67), Giova.noi Zibordi (82, 95, 133), Turati e Treves (86, S7); s i occupa dell a risposta a.ll' interpellanu. sugli « cidi del 6 gennaio data dall'on. Fa lcioni alla wnera dei deputati nella tornata d el 17 febbnio (103, 105, 112); comroenta l'ordine del siorno <:ontto g li eccidi

DALLA DIREZIONB DELL'«AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO

votato dalla direzione del partito socialista. ituiano (122) ed il primo congresso dei socialisti riformisti, commento che porta ad \lna precisazione dell'on. lvac.oe Bonomi (27); commemora Andrea Costa (71); $Crive s ulJ'a:lteggia.mento del partito socialista italiano di fronte ai principali avvenimenti del 1912 ( 40); sulla nccc:ssità di risolvere i problemi interni anziché quellì delle colonie ( 44); sul partito socialista francese (92); contro gJi a nnamenti ( 108, 119, 129); contro il buon senso» (141); sullo sfratto dell'A11i01ti/ dall'Austria (111); sullo sviluppo d el partito socialista ita liano (1 22); sul programma elettorale polit ico del p artito (11 6, 135, 144, 147, 149); disapprova la candidat ura di Iooocenw Cappa (139) ; partecipa alle assemblee della sezione socialista milanese ( 14 ), 116); sostiene un contraddittorio con Guido Podrecca (381); svolge il terzo corso della « scuola di cultura socialista » 083 -384) (il primo corso ; Sl(lria genrrale della 106e1à moderna dalla vigilia deJL, ri11ol11zione f ranuse 1ino ai 1empi no1t,i, era stato svolto da Ugo Guido Mondollo; il secondo: Lt 110,-i.,z. del movimenlo opuaio ,node,no, d a Fausto P~gliui).

Nell:a. St'COnda quindicina di aprile si :a.ssiste :a.11:a. polemica Muss~ini-Alceste De Ambris, l ,ader dei sindacalisti, io seguito alla candi.datwa-protesta da que$ti po$ta nel colJegio sud di Parma per poter rientrue in Italia. Jnfatti, nel 1908, durante lo sciopero agrario nel P armense, Alceste De Ambris era stato colpilo da un mandato d i cattura sotto imput azioni gravissime, e, dopo aver di retto il movimento d.a un nascondiglio, aveva preferito riparare a ll'estero. La polemica è breve ma accesissima (153, 1)4, US).

Il 19 maggio 19B scoppia a Milano Jo sciopero generale economico metallurgico (160, 163, 165, 167). Net corso dell'agitazione è anestato Filippo Conidoni, segretario dell'unione sindacale milanese, assieme ad alcuni operai Viene indetto un comizio di protesta al quale Mussolini aderiue (387). Il H giugno i maggiori resp onsabili sono processati e riportano severe condanne; di altri operai, invece, viene mantenuto l'arresto (18l). Il 14 la camera del lavoro di Milano, di concerto con !"unione sindacale, per ottenere entro otto giorni la revisione della sentenza. con l' assoluzione in sedf! d'appello degli imputati e per protesta re contro la nequizia del deleg,.to di pubblica sicur= Magnati e del presidente del tribunale Alla.ra, vota 1o sciopero gmerale politico ( 18~, 186, 188, 190, 192). Ma la n uova agitazione ha breve durata : infatti, avendo il prefetto disposto il rilascio di alcuoi degli operai arrestati e promesso di far affr ettare il p roceuo in sede d'appello, il comitato d'agitazione stabi lisce la ripresa del lavoro per la mattina del 18 giugno (194).

2.-v.

[ ALLA DIREZIONE DELL' « AVANTI! »]

Scaduti i quattro mesi dall'a.ccettazione della nomina a direttore dell ' Ava11t;J (per la qw.le accettazione avevo posto la condizione di provvisorietà che sempre permane con la piena consapevoletza dei compagni della Dire-rione del Partito e del giornale); assolta la necessità materiale e morale di porre ogni mia cura non ad una distinta funzione, ma a quel conglobato di delicatissime responsabilità. politiche ed ammioistrative interne risultanti principal~nte dalla vittoria rivoluzionaria di Regsio Emilia, quando la forte compagine degli i nteressi del Partito sembrava presenta rsi men salda, mi ritiro oggi p er ritornare a l mio posto di battaglia fra i lavo ratori di Romagna con la fiducia che forse non inutile fu l'opera oscura e CO$Cienriosa del mio breve e laborioso passaggio all'Avanti!

Come fu i orgoglioso di ricevere la direzione del giornale da Oaudio Tre ves, cosl con o rgoglio la cedo a Benito Mussolini che sarà la squilla mattutina della nostra. giornata rivoluzionaria, d alla quale egli continuerà a trarre fortunati risvegli per l'intero Partito Socia lista.

Ai colleghi assidui ed intelligenti del giornale e delI'Amministraz.ione; ai bravi openi vada il mio riconoscente saluto, ed il buon augurio a l loro lavoro aspro ma ricco d'intime soddisfazioni; ai compagni che, nella stessa on del distacco, mi vollero alla carica di Presiden te della Società Editrice dell' A u.rnti! i miei ringraziamenti; ai socialisti d'Italia mi sia c~entito di mandare )'affc-ttuoso grido di stringersi sempre più intomo a l loro giornale centrale, il vessillifero di tutte le loro lotte, di tutte le loro aspirazioni, raccolte e coordinate quotidianamente al supremo intento dell'emancipazi.one della classe operaia.

Viva l' Avmli I

Viva il Socialismo!

L'amico e compagno carissimo Giovanni Bacci, in conseguenza degli improrogabili impegni da lui assunti colle o.rganizzn.ioo.i economiche del Ravennate che molto si giova.cono e ancor più si giovc.ranno dell'opera sua meritatamente apprcuata e solertissima, mi trasmette oggi la Direzione di questo giornale che .rappresenta il sacro patrimonio mo.cale e materiale· dei socialisti italia ni. Ed io nell'accettarla, nell'assumermi questo compito ponderoso - delle cui difficoltà d 'ordine diverso, ho ben chiara nozione -bo l'animo tumultuante e diviso·f.ra opposti sentimenti di trepidazione e d'orgoglio. Non ho promesse, né programmi speciali da espor.re, perché un giornale socialista ha già tracciata la sua diritta strada. Ma non ritengo

GIOVANNI BACCI

tuttavia superflue alcune dichiarazioni che serviranno a sgombrare il terreno da ogni equivoco cd eviteranno il prodursi di eventuali e sgradite sorprese. D opo il congresso di Reggio Emilia la frazione vittoriosa aveva ed ha il d overe di assumersi la responsabilìti completa del pro prio esperimento, dinnanzi al Partito e al Proletariato.

Ora l'Avanti!, dal coµgresso di R. E. ad oggi, h:l seguitonon certo p er determinato volere di u o mini, ma piuttosto per necessità di co se - un temperato e fors e utile indirizzo di transizio ne e di conciliazione. La frazione rivoluzionaria non ha abusato della sua vittoria. Ha dato al non discusso, ma implicitamente appro vato o rdine del giu rno Lerda, la più lata, la più benigna, la meno domenicana. delle interpretazioni :8 riuscita co sì a mantenere - jn questo momento critko della vita politica italiana - ben salda la compagine del Partito e il Partito - liberatosi d alle sue scorie - va rifiorendo meravigliosamente in tutta Italia, va cioè r iacquistando quell'anima nazionale e i nte rnazjo n ale - d'insie me - che aveva s m a rrito nella decennale pratica frammentaria e slegata del riformismo socialista, opponunista e personalista.

Ma la sincerità c'impone di dire che questo indicizzo di transizio ne dev'essere corretto e cioè accentuato verso la concezione del divenire socialista che è la nostra e che abbiamo il diritto e il dove re di difendere servendoci degli organi da noi legittimamente conquistati. Il giornale rimane sempre - ci par q uasi pleonastico dichiararlo, e sarebbe per n oi offen siv o il suppo rre altrimenti - ornUlo del Partito unitario in tutte le sue frazioni, gradazioni, sfumature ; rimane cioè una libera piattaforma aperta a tutte le voci, a tutti i d ibattiti, a tutti coloro che abbiano d ei concetti da esporre o intenda no comunque di portare un co nt ributo alla nostra indefessa battag lia; ma sarà d'o ra innanzi p iù rig idame nte e sistematicamente informato ai c riteri espressi negli ordini del giorno che trionfaro no a Reggio . E milia sostenuti e condivisi dalla stragrande maggionaru:a dei socialisti italia.[ll. Sarà cioè p iù rivoluzionario, non contro le altre frazioni del Partito - ali~ quali abbia.mo dimostrat o, coi fatti l, di essere molto meno settari e faziosi di quanto si amava credere e far credererila contro il nemico comune : la borghesia sfruttatrice.

Io muovo in cammino col fiu:dello intatto delle mie idee e spero di toccare la meta : spero cioè di non essere indegno della fiducia riposta in me dalla Direzione del Partito quando mi affidava il compito cli 1eg gcre e sollevare b e n in alto· quest,a g loriosa bandiera contro i nemici, e per tutte le rivendicazioni del Proletariato .

Agli avversari di tutti i partiti - mi piace citat:e fra i mo lti q uelli

6 OPERA OMNIA DI BliNITO MU SSOLINI

dcli' Azione Sodalùta * che hanno annlln2i.ato la mia nomina con discrete e lusinghiere parole - il saluto cortese delle armi ; ai compagni che daranno opere e idee al giornale, ai colleghi di redazione e collaboratori che divideranno con me la quotidiana fatica, il saluto della fede e della solidarietà.

Ed ora, o socialisti d'Italia, mettiamoci con rinnovata energia al lavoro.. Promettiamo solennemente dì dimostrate ai filosofi della borghesia reazionaria, al blocco dei partiti avversari, ai piccoli governanti della monarchia sabauda, che la vitalità del socialismo iuliano ! perenne.

Viva l'Avanti I

Viva jl Partito Socialista I

Viva la Rivoluzione sociale I

Bl!NITO MUSSOLINI

Da1l'A"'""1i! (I, 198), N. >34, 1 dicemb,e 1912, XVI.

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SCIOPERO DI M ILANO 7
• Orp.no del Partito Socialista-Riformista ltaliano. Si pubblicava a Roma.

LA FATTIJCCHIERA

Proletari che non foste a scuoht, o che della scuola saliste solo i primi umilissimi gradi, ascoltate.

Ascoltate noi, che indugiammo più o meno oziosi sui banchi dei pomposi atenei borghesi.

Là, nell'alta palestra del sapere, ci insegnarono che la Camt"ra, elettiva, costituzionale, figlia diretta dei plebisciti1 è simbolo della sovranità popolare.

Proletari, ci insegnaro no una menzogna I

Ci dissero che il popolo, nei liberi comizi elegge nel deputato , liberamente scelto, il diretto e sovrano r appresentante dei propri bisogni, delle volontà, degli ideali, d ei palpiti misteriosi e fecondi, che dalle moltitudini sprigionano verso le fatali ascese della storia.

Proletari, ci dissero una falsità !

O suggerirono, i rugginosi pedanti del diritto costituzionale c he vendono, per seimila lire all'anno, la sublime missione di insegnare ai giovani il vero: ci insinuarono nel cuor sereno dei creduli vent'anni che né il Re, né il suo Senato possono alcunché senza l'adesione e l'assenso deJla Camera I

Proletar!, truffarono la nostra buona fede I

E. per vincerci, aggiunsero che L'uomo popolare, il tribuno, può nella libera monarchia dei Savoia, salir dalla piazza al pala220 ; e fatto, per virtù del suffragio popolare, inta ngibile deputato al Parlamento, colà. difendere, integerrimo, i ncorrotto, sublime l'eterno diritto del popolo che produce.

Ahimt I -proletari, l'alto insegnamento fu vano orpello e miserabile trucco, che l'anima nostra perdette ben presto agli sterpi laceranti delb. realtà.

La Camera elettiva. no, non t figlia legittima del suffragio libero ; eh~ la violen.2a e la frode, Ja corruzione e il delitto, la manìpolano, adulterina, scoStumata e beffarda nelle elezioni giolittiane.

E l'uom che ne esce prescelto, non agli interessi e agli idc:di cli chi lo chlamò all'alto seggio soccorre con sicuro cuore, ma ai suoi e degli amici, del gruppo per le attorte spire ddla indeg na clien~hl.

E quando il Re, e il su o Senato e i Ministri e i servi sospinti

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 9

da una classe avida d'oro e di facile glo ria, assetata di d ominio e sorda alhi. sofferen2a della Nazione intera, proclama una g uerra d'offesa e cli conquista, di sopraffazione e d'esterminio, la Camera, la vecchia imbellettata, adulata, incipriata da tutte le ipocr_isie costituzio nali non si convoca e n o n si scuote, non sa e non vede, e aspetta solranto l'ora dell'osanna al padrone.

Eh no, no : non in regime parlamentare. quali dritte lame di Toledo, si mantengono integre le coscienze dei tribuni del popolo !

Troppi i sorrisi e le sapienti blandizie e la cinica beffa ch e a Montecitorio si danno al diamante puro della fede e del carattere.

Troppo è dolce e lusinghiera la nenia che canta. il << vieni meco » nell'ombra discreta dei corridoi.

E il ndicalismo a Montecitorio, divien quello di Marcora, che imperversa settariamente dall'eccelso seggio.

E la repubblica si riduce a quella di Barzilai, cui plaude il gregge di G iolitti, e in vano si oppone la coscienza sana del popolo lavorato re.

E il socialismo s'attenua e dilegua, s'appanna e svanisce nell'aspra ed inutile fatica di Bissolati di evocar principi ch'egli abbandonò ai venti scapigliati della piazza, quando s'adagiò dimentico nelle miti aure della grande·« casa da the ».

Camera dei deputati, chimeta vana, gran girone dei corrotti e dei corruttori, sovrana senza scettro, Circe dei naviganti onesti, mercatrice facile e pronta ai pirati della felicità e dell'onore nazionale, va', noi ti dispregiamo I

Camera, che sei del Paese il falso specchio, che decre ti la guerra ridendo della morte, che vanti Ia Patria, dimenticandone i più gelosi interessi, che agli uomini puri che il popolo t'invia rodi lentamente la coscienza e ammorbi la fibra, Camera infida che accogli la repubblica e sei del Re, che blandisci il socialismo e permetti del capitale i fasti più cruenti, tu maga del trasformismo, e g iocoliera dei caratteri, ibrido is~i:uto insincero e inglorioso, va'.

Fa' tua strada e affretta il passo : .il popolo, nel murmure infinito, invade ormai la tua aula e viene per la verità e per la pace del mondC'.

Da LJI Loll1t di Claue (III, 7), N. 150, 7 dicembre 1912, III (.s, 221)

DINNANZI AL FATTO COMPIUTO

Quando il conte Be[chtold si recò a visitare Vittorio Emanuele Ill re d'Italia, a San Rossore, il nostro giornale affermò esplicitamente che in quel convegno la 'l'riplice Alleanza e.ra stata rinnovata.

La nostra affermazione parve a ta lwii una fantastic.i. congettura c ui le fortuite coincidenze di quel momento politico davano apparenza di verità; ora però vediamo quanto di positivo e d i reale contenesse.

La Triplice Alleanza è stata allora rinnovata e di tale evento solo oggi si dà comunicazione al pubblic.:o perché cosi suggedscollo le convenienze e i calcoli della politica.

Non bisogna infatti dimenticare che il giorno 14 dicembre si ndunano a Londra i rappresentanti delle nazioni europee per cercare la formula risolutiva del complesso imbroglio balcanico. Cessata o sospesa la guerra sa~guinosa e devastatrice tra i monti della Macedonia e nelle pianure dì Tracia, comincia ora la gara spaventosa delle insidie e delle rivalità dinastiche e capitalistiche. Lo sboèco serbo sul1'Adriatico, l'indipendenza dell'A1bania, il destino di Salonicco -per ricordare i più scottanti quesiti che formeranno oggetto delle dispute nell'imminente Areopago di Londra - offriranno il pretesto a tutte le vecchie e no n mai spente rivalità tra le cosiddette nazioni civ ili, di risollevarsi e manifestarsi.

E a quelle tra le nazioni che sono più direttamente interessate · alla contesa balcanica, tornava evidentemente assai comodo di presentarsi in condizioni di forza. Ora dunque l'Austria apparirà sempre meno isolata~ nell'atto di far valere le sue pretese contro la Serbia, e la Germania potrà sempre dimostrare alle sue rivali di aver sempre legato alla sua egemonia le minori alleate, Italia ed Austria. Fu scnz·a dubbio in considerazione della conferenza di Londra - preveduta già da tanto tempo - che l'annuncio del rinnovamento della Triplice si te avuto on soltanto.

Se il fatto, depreca.te ma c9mpiuto, debba essere per il Pa.rtito Socialista ragion di rammarico o di letizia, ci riteniamo dispensati dal dirlo.

A costo di se2ndalfanre tutti i competenti consumati nelle ma-

liziosc furberie dei rapporti internazionali, e a costo. di passare per dei semplicioni bigottamente ataccati ai loro evangell, noi conti• nuiamo a dire e a ripetere che nell'odierna fase dei rapporti internazionali il proletariato non ha che una formula di s11a politica estera. Quella che i Maestri scrivevano nel secondo indirizzo dell'Internazionale fin dal 1864:

« Le semplici leggi dell'onestà e della giustizia che de<1ono r~olare i rapporti priva.ti, devono acquistare valore anche come leggi supreme fra i popoli » .

L'Italia che s 'invesca in alleanze e in contro-alleanze ; che si prussifica con boria incosciente ; che si fa austriacante con cinica indiffercru:a per le .sue memorie e le .sue tradizioni) non è l 'ltaLia dei lavoratori, d egli sfruttati. e l'Italia d inastica e affari.sciai., che nulla ha che vedere con le classi lavoratrki, co me la Germania e l'Austria che fanno, disfanno e rifanno la tda delle alleanie, rappresentano le rispettive case r egnanti, i ceti capitalistici, le caste parassitarie. E pperò - ripetiamo - la nostra parola non è dubbia .

Prima dcli'alleanza e anche senza di essa, noi ci sentiv amo u g ualmente affratellati ai lavoratori di Austria e di Germania coi quali ci accomunano le st esse speranze e gli stessissìmi interessi, cosl come ci sentiamo unici e solidali coi fratelli di Francia, d7Inghiltena e di Russia, perché abbiamo comuni con loro gli interessi e le i dealità.

Ma .se gli atti della vita p olitica e dei Governi voglio no essere esaminati e discussi alla stregua delle ragioni contingenti del momento, noi dichiariamo che il rinnovamento della Triplice costituisce per il Govè:rno italiano un errore, e per l'Italia un danno. Errore di forma innanzitutto, perché nes suna urgenza pratica incalzava l'Italia a dimostrarsi indissolubilmente legata agli Imperi Centrali . Mentre l'eruzione balc~ca non è ancor placata e d ·è per lo meno aff~ettato stabHire come saranno distribuiti i nuovi territori p.c:rduti dalla T urchia europea, l'Italia - e diciamo l'Italia dinastica, capitalistica - aveva tutto da guàdagnare da un intelligente temporeggiare che la p onesse in grado di veder chiaro nella posizione che verranno ad assumere i nuovi Stati nello scacchiere europeo

P erché il Governo « democratico » ha av uto tantt fretta d i legarsi al _ destino austro.tedesco? Donde è venuta questa p ressione?

Non cerco dal Paese che non ha avuto mai o casiooe di far sentire la propda volontà - posto che ne abbia una - e nemmeno dal Parlamento che fo materia ha sempre dimostrato.... di possedere I ' opinione che piace al Governo.

DALLA DIREZIONE DELL' «AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 11

Ciò che si vede e si sa - in fatto di politica estera - :1.uto rizu dunque a disapprovare esplicitamente la precipitazione con la quale il Governo ha voluto dichiarare rinnovato u n vincolo che la Nazione ha subÌto sempre, approvato ma.i.

Chi ha la voglia di tirar oroscopi e trinciar profezie potrà on abbando narsi a congetture e prevision i su i pratici risultati che verranno all']talia, e già i fogli dinastici e militaristi si sono accinti all'opera.

Questi medesimi spregevolissimi gazzettieri che ieri ci stordivano con la gazzarra apologetica dei meravigliosi progressi fatti dall'Italia e s uggellati con la grande guerra libica, sono subito pronti oggi a dich iarare che la Triplice ha g iovato all'Italia. aiutandone lo sviluppo e assicurandone i successi militari. E non sentono l'onta ç he è i nsita i n questo riconoscimento, per la loro insincera esaltazio ne impe riali stica.

N o i neghi:amo che la Triplice abbia g iovato all' Itali:a., e affermiamo invece che l'ha sensibilmente d anneggiata trascinandola nelle stolte competizioni militaresche che costrinsero e costringono il p opolo italiano a tanti sacrifici per concedersi il lusso di un « grande esercito» e di u na « flotta potente >).

Neghiamo poi che in avvenire p ossa la situazione mutarsi a favore dell'Italia, perché mentre essa non ha ragioni dì controversia con le Potenze deUa Quadruplice Intesa, è chiaro i nvece che tali conflitti sono già in germe tra Austria e Russia e t ra G ermania e Francia ed Inghilterra. Le previsioni a questo riguardo non possono dunque fallire : dovre mo subfre t utti i pesi e le complicità che alle alleate piaceri di caricarci pei Mi della « loro)) politica senza aver alcun « nostro » preciso e concreto interesse in b allo.

Finalmente, siccome il rinnovamento della Triplice significa senza dubbio che tra Italia e Austria eè completo accordo di vedute su tutte Je questioni che furono per l'addietro oggetto di seria apprensione, resta a domandarsi come tale accordo siasi ottenuto. Eliminata pel momento ogni ragione di co ntroversia per la questione albanese, sono ugualmente d'accordo le due Potenze per ciò che concerne la condizione degl'italiani ddla monarchia? Ha il Governo ricordato che dai nostri connazionali si agitano postulati di carattere n-azionalc che trovano concordi tutti gLi italiani dell'Austria senza distinzione di partito, e cioè: l'autonomia del Trentino e l 'Università a T rieste?

Non ci illudiamo di ricevere qualsivoglia risp osta a simili quesiti. Vogliamo solo porli perché sia ben chiaro alla coscienza di tutti i cittadini che nel g rave fatto compiutosi ieri si sono decisi impo r:-

12 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

tanti interessi per l'avvenire dell'Italia. E se risulterà dai fatti che il Governo italiano - il quale ha agito sempre di sua iniziativa e scn• z'alcun altro controUo che non derivasse dalla sua dispotica volontàsi è legato al destino dei due Imperi Centrali in tutta pudita e con l'unica preoccupazione di ubbidire a comandi o di cedere ad abili coercizioni, si dovrà concludere che la Nazione, lungi dall'essere governata, è stata tradita

.... E non sarebbe la prima volta !

Dall"A vami ! , N. 342, 9 dicembre 1912, XVI ( a, '.:192}.

DALLA DIREZIONE D.ELL' (( AVANTI ! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 13

DOPO IL FATTO COMPIUTO

È questa la terza volta - nel rapido giro di pochissimi mesi -: che i l popolo italiano si trova - quasi d'improvviso - dinanzi a un fatto compiuto. Un fatto compiuto, cioè un fatto irrevocabile, un fatto g ià inciso nelle pagine d ella storia dalle quali non può, non potrà essere cancellato che a prezzo d 'imprevcdibili sacrifici. Nel n ovembre dell'anno scors o, il fatto compiuto fu il r egio decreto di annessione· prematuro e incostituzionale; or sono due mes~ l'Italia accettò, tollerò un altro (< fatto compiuto»: il trattato di Losanna; ieri, le agenzie telegrafiche u fficiose comunicavano laconicamente H terzo « fatto compiuto >) : la rinnovazione p er sette anni della T riplice Alleanza,

Il Pulamento italiano - parlamento di incompetenti, di esautoraci, di ciurmadori, di abulici - approverà, con voto che si può fin d'ora prevedere quasi unanime, il ter20 fatto compiuto e la Triplice Alleanza riceverà così, attraverso la maggioranza giolittiana della Camera, una specie di sanzione nazj onale. Ma 1a Nazione - intencliar;no parlare del proletariato e del popolo - è assente. Gli stessi ufficiosi non osano difendere questa precipitosa, anticipata rinno vazione di un'alleanza che fu - riportiamo le parole testuali del T o rre - « cosa motta per noi ». Eppure non poteva non essere cosl. Basta ricordare le o rigi ni deJla Triplice Alleanza. Fu cd è u n'alleanza di monarchi per 1a contro-tivoluz.ionc. La monarchia italiana è sempre stata austriacantc. È la pupilla dell'Austria. Dall"8o ad oggi non ha fatto che rinnegare i pdncipl per cui sorgemmo a nazione. Si è umiliata, prosternata ai piedi cli Franccsco· Giuseppe. Vittorio Emanuele IlI segue fedelmente le orme paterne. Noi ci ripromettiamo di esaminare in seguito il problema della Triplice Alleanza e delle sue probabili conseguenze, in rappono agli interessi del proletariato italiano ; ·oggi ci piace di entrate in un altro ordine di considerazioni. L'affrettata rinnovazione della Triplice Alleanza accelera, precipiu la liquidazione morale del nazionalismo, il quale, ora. dovrà decidersi : o colla monarçhia austrofila e triplici: sta o contro la monarchia Invero. questo secondo corno dd dilemma è superfluo. I nazionalisti non sono che dei fantasiosi letterati impotenti, facili aU'oblio. Se fossero uomini coerenti e conseguenti

e non uh g regge di pecore matte, oggi dovrebbero trovarsi tutti come un solo uomo sulb. piattaforma anti-triplicista., quindi antidinastica. Essi che hanno condotto per un anno igtcro un'accanita carnpagna contro l'Austria stigmatizzandone il contegno ambiguo durante l'impresa di Tripoli, con relativi categorici 11erbote11 all'azione navale nell'Adriatico, essi che non più tardi di ieri hanno bruciato sulle piazze le bandiere dell'alleata che continua a bastonare gli studenti italiani e a procrastinare la risoluzione della questione universitaria, essi - i nazionalisti - che nel famoso comizio della sala Pichetti hanno affermato l'esistenza di un conflitto insanabile d 'int eressi fra l'Austria e l'Italia per cui l'Italia non potrebbe né dovrebbe seguire la politica intimidatrice e sopraffattrice dell'Austria nei riguardi del - programma minimo serbo, oggi si adatteranno supinamente al « fatto compiuto» o sollev emnno timide obiezioni, non di massima, ma di opportunità.

11 nazionalismo italiano ri velerà cosl un'altra volta la sua intima essen2:a reazio naria e lealista.

Liquidazione del nazio n alismo da una parte e condanna del riformismo di destra dall'altra. Si comprende molto bene tutta l'intima amaritudine che _traspare dagli scritti del Bissolati. Egli è un deluso. È il suo rlichl della monarchia liberale e riformatdce che va in frantumi.

Lo Stato italiano - Dinastia e Governo - rinnova la Triplice Alleanza. La rinnova in anticipo di sei mesi, senza consultare il Parlamento, senza modificazioni di sorta, malgrado la soppressione d ell'antico sla/11 quo baia.nico che ha creato una situazione completamente di versa ; la rin nova, riian"'tenendola segreta ; la rinnova perpetrando un secondo delitto di fellonia a danno dei popoli balcanici che fidavano per la lo r o s istemazione definitiva in una Italia libera e n o n vincolata - proprio in q uesto momento - all'Austrìa che vorrebbe, se l o potesse, r istabilire ciò che l a guerra ha distrutto. L a monarchia liberale segue nella politica estera un indirizzo apertamente reazionario, in contrasto colla volontà e cogli interessi del Paese, e Giolitti, il rifor~ matore, introduce una specie di paragrafo 14, per cui la Ca.mcc~ resta aperta, ma col bavaglio · ai deputati. Ed è a questa monarchia ed è a questo Governo che i destri volevano - con un temerario cd esecrabile tentativo - :a.ggiogare le masse proletarie io.liane. Il popolo d'Italia ha pagato ben caro - colla guena di Libia e colla rinnovazione delli. Triplice Alleariza - quel suffragio quasi universale col quale i riformisti di destra giustificavano il loro cronic:o min.isterialismo. Le deplorazioni, le recriminazioni odierne, quando non siano ipocrite, sono perfettamente inu'tili dinanzi al « fatto cpmpiuto ».

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MlLANO 15

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Noi, che no n abbiamo al nostro passivo voti di fiducia al Governo di Giolitti, assistiamo senza rimor si e senza delusioni allo svolgersi degli avvenimenti.

I monarchi sttfogano pure le loro segrete alleanze. Quando vorranno mantenerne i p atti, dovranno rivolgersi al popo~o. Ma d'ora innanzi sarà assai difficile condul!e i popoli al m acello, e, comunque, s arà, forse, impossibile a Giolitti o a qualsiasi suo altro successore durante il settennio della 'rinnovata Triplice, di forzare i soldati italiani a combattere oltre l'Isonzo sotto le bandiere del vecchio impiccatore....

Dall ' Avanti!, N . 343, 10 dicembre 19 12, XVI (a, ~92).

16

LA TRIPLICE

Cioè !'Alleanza che lega l'Italia ai due Imperi Centrali, austroungarico e germanico, è stata rinnovata.

È stata rinnovata in fretta e con anticipazione di mo lti mesi sulla data di scadenza.

I giornali della borghesia tacciono. Solo il Suolo ba un notevole articolo di Leonida Bissolati in cui si sfiorano, con accento melanconico, tutte le ragioni democratiche e popolari contro il patto cesareo.

L'argomento è grave e complesso, involgendo i più vitali interessi della pace e della civiltà d'Europa, e non è certo s u un giornale come il nost10 che si possa trattare a fondo.

Ci limitiamo a questà constatazione: il Trattato è segtcto e segreto si mantiene nelhi sua rinnovazione.

Né il Senato, né la Camera, né tanto meno i ;6 rrùlion.i di italiani che formano il Paese sanno che cosa contenga, a quali doveri ci obblighi, quali e quanti gravi impegni importi per l'Italia questa alleanza da cui dipende tutto il tono della nostra politica.

È un'alleanza per la pace ? O per la guerra? Per una pace armata, rovinosa pei bilanci quanto una guerra continua? O per una pace sincera e duratura, che consenta il progressivo diminuire della pressi one fiscale e militare ?

Ci porterà ad una politia. navale e mediterranea che schiacci ancora una volta le risorgenti energie del Paese ?

Ci porterà contro la Francia e la Russia sulla terra, e conuo l'Inghilte.rra, la formidabile padrona dei mari, sull'Oceano?

Dove, dove mai ci condurrà la politica di Vienna e di Berlino, le cui cancellerie frrcquietc guardano con occhi di lince, spiano tutte le ragioni e i pretesti di conflitto ?

Questi i punti di angosciosa interroga:z:ione per il proletariato, i cui interessi sono quelli soltanto della pace e della civiltà, contro le guerre e le avventure J>iù o meno fortunate dell'imperialismo nazionalista.

Punti interrogativi a cui nulla risponde, purtroppo, il segreto di-

plomatico dei trattati di politica i nternazionale, completamente sottratti al controllo parlamentare .

Se non si vuol considerare come una risposta tranquillante quella dell'onorevole genero di Papà Eccellenza, che ha proclamato in piena Camera l'abdicazione dd sacrosanto diritto al controllo parlamentare delle malefatte ministeriali

D a I.A Lolla di Class,, N. lH, 14 dicembre 1912, m (a, 485).

18 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

I MORTI

Sono ancora stesi a centinaia. a migliaia sui campi di Lule-Burgas, di Kirkilissc, atto1no a Scutari, sotto Adrianopoli.

Chi li g uarda, eh.i li vede, chi li :ricorda ?

La guerra, cotne turbine d evastatore, è già pass2.ta : l'armistizfo concluso, dice la pace v icina, lavorano i pr0tocolli e le diplomazie, La menzogna convenzionale riprende il suo impero. I plenipotenziari dei popoli ieri nemici, gli ufficiali degli eserciti che ieri si dilaniavano: si mit~agliavano, si scannavano a vicenda in un'orrenda furia macab ra, oggi si sorridono, si stringono la mano, s turano la bottiglia di ,hampagm e toccano i calici scintillanti, bevendo alla salute dei propri sovrani, lontani e irresponsabili.

Le borghesie si riconciliano : le banchè aguzzano il viso p er studiar le nuove terre.

La frontiera sì sposterà : la croce si sostituirà in questo o quel punto alla mezzaluna. Il nuovo mondo balcanico si darà q ualche maggiore apparenza d i civiltà. Il capitale frutterà nuove delizie ai ricchi, sarà nuova pena ai lavoratori : tutto tornerà ne.Ila sua o rbita.

Dalla guerra nascerà la pace ; dalla pace il lavoro ; dal lavoro la ricchezza c he ci fa lavorare, la miseria di chi lavorerà

La g uerra passerà alle pigre pagi ne della Storia.

Ai morti chi più ci pensa? Ai mille e mille cadaveri gonfi, lividi, irrigiditi nel doppio gelo della morte e dell'inverno desolato ; ai mille corpi mutilati, mal sepolti, cui gli uccelli rapa.ci tiraron fuori 1e miserabili viscere, ai mille e mille visi contratti ncll' ultimci spasimo, lordi di fango sanguinolento, abbandonati fra i rottami della battaglia, sui campi gelidi della Macedonia, della Tracia, seminati pci burroni dell'Epiro, sto.ziati nelle terre dcli'Albania, chi ci pensa ?

Chi si ricorda ?

Chi piange, chi maledice, chi impreca ?

Chi? povere sìlenti figure di madri abbrunate; voi, s), voi si piangete.

Ma· t flebile, troppo fioca, troppo debole la vostra voce pia. e dolente .

Il mo ndo è troppo pieno di frastuono, Chi vi a.scolta?

3.-V.

OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSS9L1Nl

Or che la voce dell'o ro, dell'ambizione in gara,. degli avidi egoismi si lancia, dopo la guerra, a contendersi i benefici della pace, chi ha orecchio pcl vostro querulo pianto, povere madri ?

I vostri morti straziati, senza sepoltura, orribili, stecclùti sono laggiù!

E voi, povere ombre scure, entrate silenziose nelle chiese a pregar p ace a quelle anime da voì benedette, a quei corpi da voi invano cresciuti aUa vita,

Povere madri, non vi rimane che la speranza vana dell'al di là ch e non si vede: il mondo, questo mondo, cinico e b rutale, vi ha piantato un eterno pugnale nel cuore.

20
Da I.A Lot/4 di Clasu, N. 1"1, 1-4 dicembre 1912, JU (.i, 4s,).

CONGEDO

Dopo tre anni, lascio, col numero odierno, la direzione di questo giornale che fondai e che mi fu e mi è stato particolarmente caro. Nell'ora melanconica del distacco, io penso tutta l'intensità dolorosa di questo affetto, e molti ricordi, or tristi or lieti. mi tumultuano nell'ànimo, È un altro periodo della mia vita che si ch.iudc Un periodo di lavoro assiduo, febbrile, oscuro che ha pur dato i suoi frutti. Il g iornale, che sorse con modeste pretese e ancor più modesto formato, oggi - dopo tante polemiche, battaglie, peripezie giudiziarie e tipogra6che - raccoglie attorno a sé ì socialisti di tutta la pro- . vincia ed è voce ascoltata anche in altre parti d1:u.lìa.

La necessità imprescindibile, assoluta della pubblicazione del giornale è stata profondamc_nte sentita dai compagni tutti che domenica scorsa al congresso di Forlimpopoli ·diedero cosi magnifica prova di coscienza, di disinteresse, di fede, e la Federazione provinciale deve averne anch'essa, perché rappresenta il fascio solido di tutte le energie e ci garantisce l'unità e la continuazione dell'azione.

Contribuire nella misura delle mie forze a che i socialisti d ella pr ovincia a vessero un giornale degno della tradizione rivoluzionaria della Romagna, e del nostro Partito, era lo scopo che mi pro ponevo. Credo, o mi inganno, di averlo raggiunto. Non IOc ne rivendico il merito esclusivo. Il mio solo lavoro sarebbe stato infecondo, senza l'aiuto materiale, la solidarietà morale e politia dei compagni, coi quali non ci fu mai dissidio latente o palese, di pensieri e di opere,

A tutti i compagni, i noti e gli ignoti, quelli delle città e quelli clisseminati nelle ville r osse, quelli che mi furono vicini e qllotidianameflte mi diedero prova di amicizia fraterna e quelli lontani ai quali m.i accomunava e mi accomuna l'idea, a tutti giun~ il mio fervido commosso saluto augurale.

Ad altri ora tocca proseguire l'arduo cammino. I compagni G iommi, Vcrnocclù, Valmaggi, Pedrizzi, ai quali ua.smctto la direzione di questo giornale, suanne, certo, all'altezza del loro compito. I socialisti di tutta Ja provincia facciano il loro dovere. Gli uomini passano, ma noi non abbiamo il c_ulto degli uotl1Ìn4 sibbenc quello

/

dell'Idea, che immoi:tale. La certezza che il movimento socialista nella nostra provincia non subir¼ soste, o crisi, attenua il dolore del nùo commiato . Non addio dunque, o buoni compagni, ·ma arrivederci. lo vad o lo ntano, ma non v i dimentich erò. H o semplicemente cambiato il p osto di battaglia; ma ieri, come oggi, come domani n on perderò di v ista il nemico comune.

Continueremo insieme a combattet e per il trionfo del Soclalism o l

BENIT O MUSSOLIN[

D a La Lotta J; CJa.He, N. 151, 14 clicrmbre 1912, III.

22 OPERA OMNIA D{ BENITO
MUSSOLINI

IL PRIMO CONGRESSO DEI « DESTRI »

Primo, e, forse, ultimo. La nostra ipotesi non è infondata. Depone a suo favore la fretta con cui si è voluto convocare questo congresso. I destri avevano bisogno di far conoscere prestissimo la loro esistenza, di notificarla ufficiosamente al pubblico, perchl altriment i il pubblico e il proletariato li avrebbe dimenticati.

Fra pochi mesi, sopito e dileguato il rico rdo delle fortunose assisi di Reggio Emilia, un congresso di destri sarebbe passato inosservato o quasi. Il Partito dei dcstd è dunque nato. Nascere è facile, ma vivero è difficile. Prima dì esaminare le contraddizioni palesi che s i sono dcl_incate al congresso, prima cli documentarne Finconsisteoza e la vacuità e sopr.i.ttutto la grande impressionante aridità ideale, passiamo agli atti - come incontrovertibile - il fallimento clamornso del tentativo secessionista iniziato dai destri all'indomani dd congresso di Reggio Emilia.

Gli espulsi e i lo ro prossimi seguaci credettero allora di dimezzare, per lo meno, il Partito. Si sono ingannati. Di fronte ai cento gruppi racimolati dai destri, stanno le centosettanta sezioni che io questi ultimi mesi h anno d;. Lo la loro adesione al vecchio Partito I vuoti sono stati dovunque rapidamente colmati.

Se poi vi piace di fare una semplice sottrazione, vi troverete di fronte a questa curiosa situaiione numerica dei destri : il grosso delle loro forze, i tre quarti dei loro contingenti, vengono dalla Sicilia.

E l'aritmetica, nell'iso la del sole, pare che sia una graziosa opinione. Non si fa questione di 2.eri.

L'altro giorno un Comitato siciliano di resistenza aderiva - pla-: tonicamente, si capisce! - al congresso dcll'Azione Diretta a .,Modera per ben diecimila soci; ieri, al congresso di Ra~, i rinnegati dei" Fasci hanno p:a.dato in nome di « tutto » il proletariato siciliano convertito - per chissà mai quale strano ~racolo - à.l verbo riformista.

·A chi credere? Non vi pare legittimo il sospetto che si tratti di un bluff tanto nell'un caso quanto ncll'altto? E poi si sa che il Mc~(). giorno è il paese dell'amplificazione. Laggiù anche le cifre sono soggette a un tropo frequentissimo nella poesia : l'iperbole. Il Partite

dei dcstti non è nazionale, è, appena. regionale, È siciliano. Il congresso di Roma è stato il hi.s di quello di Palermo, passato alla storia come la più allegra mistificazione del secolo.

E non esageriamo. Sin dalle prime battute è scoppiato H dissidio gnvissimo fra gli autonomisti e gli antiautonom.isti. L'ordine del giorno presentato da Cancpa è sintomatico. Taluni destri non volevano creare il fatto compiuto irrevocabile, colla creazione di un nuovo Partito, o quanto meno tendevano a procrastinarlo. Sinto mo palese di debolezza. Ma il congresso era già vincolato dalla delibera dello « Scudo di Francia» ed ha respinto l'idea di una Feder:Wone di Circoli Autonomi. Del resto, le condizioni poste dal Canepa per un eventuale ritorno all'unità d el P artito sono semplicemente inaccettabili. Non è neppur lontanamente pensabile che il Partito revochi la delibera di Reggio Etnilia. Perché dovrebbe farlo, se lo stesso Bis· solati ha definito «provvidenziale» l'atto ostetrico di Reggio Emilia? Canepa non è dunque d'accordo col Bissolati? Se la divisione è stata benefica, come si ·spiegano queste mel:mconìche nostalg ie dei destri ? Sembra che essi temano la solitudine.... E si è votato, a tal proposito, un ordine del giorno che, tanto neUa prima come nella seconda redazione, nasconde un equivoco sibillino e mal « destro>>. Si lascia capfre che i gruppi autonomi dovrebbero costituire una. speci~ dì trait d'1111ion tra i due Partiti. I vanoe Bonomi ha ripetuto il discorso di Reggio Emilia. 11 programma ch'egli ha presentato è la. quintessenza del più gretto riformismo, contrasseg nato dalla mancanza completa di preoccu. pazioni finalistiche. Questo pragmatismo deprimente ogni fede è stato not.ato da un congressist.a. Ci sono anche degli ideali e non solo degli in teressi nel mo ndo,

Nel programma di Bonom.i non si parla più di abolizione della. .. proprietà privata, di socializzazione dei mezzi dl produzione, ma di · riforme che devono rappresentare l'equilibrio delle classi, non più il socialismo, questione sociale, problema umano - ed in cib è il sigillum della sua nobiltà - ma un proletarismo che può degenerare in una nuova terribile tirannia. Niente mete, grida .Bonom.i, ci basta il movimento. Quale ? Anche il delirium tremtnt è un movimento. Già Kautsky ha ·definito la pratica riformista: lavoro di Sisifo. Anche la partecipa2ionc al potere è stata accettata, e non solo in mass.ima. Gli ultimi pudori repubblicani di De Felice-Giuffrida fanno ridere, scm· plicemcnte. Preferiamo Bonomi, il quale apertamente dichiara che la monarchia è un ambiente respirabile per il dformismo. Anche la monarchia italiana. È dunque questione di tempo. In una delle prossime combin.a'ìioni parlamentui i leadtr; dei· destri (il congresso si è tenuto appunto per loro, per metterli in evidenza, il congresso t stato il con-

24 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

gresso di..,tte uomini : Bissolati, Cabrini, .Bonomi, - candidati al portafoglio - e gli altri hanno fatto da semplici comparse) aodraono al potere in regime monarchico. Oh non sarà certo la foglia dì 6co delle « circostanze eccezionali» che tratterrà gli spasimwti dal mordere H frutto cosl lungamente agognato. I discorsi di Bonomi e Cabrini sono infatti discorsi di ministri.... in erba, sono veri e propti p rogrammi ministeriali. Cabtini h a asfissiato il pubblico con un elenco chilometrico di rifotme. Ha dato fondo all'univetso e ha posto la s ua candidatura come futuro ministro del lavoro. :E. grottesco di pensare alle r iforme, che costano milio ni, in un· momento in cui il Governo italiano ha le casse vuote e saccheggia le riserve monetarie.

Questa gente si muove nell'atmosfera. delle pi ù ros ee illusioni, mentre la fame e la disoccupazione urlano in tutte le plaghe d'I talia....

Angiolo Cabrìoi, e sia detto senza offesa personale aWegreg i'? deputato di P escarolo, è il tipo classico d ell'ammalato d i cretinismo parlamentare. Dovremmo o ccuparci o ra della t endenziosa r elazione del Mondaini che non h a v oluto distinguere fra espansionismo fisiolog ico ed espansionismo patologico, il primo economico, il second o militare-politico (come la impresa libica), ma gli stessi d estri l' hanno accettata con riserve _e demandata per un più analitico esame ad una apposita commissione che non ne farà nulla. Tutti i discorsi pronunciati nel congresso dei destri hanno il valore di semplici honimenft elettorali. È un Partito di gente cli governo, avulsa dalle masse. È unà. nuova cricca parlamentare.

Il nuovo Partito è il fratello siamese del radicalismo. Sacchi, Credaro, Nitci prepar a.no il posto per Bissolati, Cabr ini, Bonom.i.

Ed ora che abbiamo cercato di dare la 6.sìo nom.ia del co ngresso di Roma, noi po ruamo a guisa di conci usionc una domanda~ u na semplice do manda, che può parere sciocca ed è invece di quelle a cui non facile rispo nd ere. Noi domandiamo : Perché i des tri hanno fondato un Partito? Un Partito con un p r ogramma (quindi con limitazioni, sìepi dOttrinali e tattiche), con uno statuto, con UOa disciplina che costdnge e regola l'attività individuale, un Partito, insomma, come l'altro, come gJi altri ? Delle due l'una : o il Partito politico Socialista non ha più nulla da fare perché la realizzazione integrale d el socialismo spetta alle organizzazioni operaie e allora non si co mprende come i consenzienti a questa tesi fondino un altro P2.rtito : o il Partito Socialista ha ancora una grande missione da compiere n ella storia - come noi fermamente crediamo -e allora la famosa frase di Bissolati no n· è che una miserevole freddura uscita da un animo scettico.

N oil è facile spez.zarc i corni di questo dilemma. G li che i de -

DALLA DIB.EZJONE DELL'« AVANI'I! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 25

stri sono rimasti nd Partito finché hanno sperato di domi112.!lo e cli stronculo trascinandolo a patteggiare c o lle classi dominanti, e quando hanno visto fallito il loro obliq uo tentativo, dinanzi a una improvvisa e quasi insperata rinascita del Partito, essi se ne sono irosamente andati, gridando ipocritamente alla sopraffazione, alla violenza, al domenicanismo inqu.isitore, m entre l'espulsione di Reggio Emilia in nulla differisce d alla misura v otata contro il De Marinis ne l 1900, contro l'Hildebrand nel 19r2. Ora il Partito di Bissolati è la contraddizione vivente cli Bissolati stesso.

Il Partito dei destri è la smentita irrefutabile de lle teorie del suo fondatore. Sembra un' ironia feroce ed è una verità e Bissolati è troppo fine per non avvertirla. Come può vivere un Partito che vorrebbe avcre il m o no p olio della sincerità politica e nasce accettando questa specie di solenne « menzogna conve nzionale » ?

Dall'Avanti!, N. ~5 1, 18 dicembre 1912, XVI*

26 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
* Una 1,ttmt d,1/'on. Bonomi (27).

UNA LETrERA DELL'ON. BONOMI

Rom11, 19 diumbre 191 2

Egri:gio Direttore,

Nell'articolo di commento dell'Avanli.' a l congresso socialista.riformist a, si legge : « Nel programma di Bonomi non si parla più di abolizione della proprietà privata, <li socializza zfone dei mezzi d i produzione, ma di ri forme che debbono rapprcscntaie l'equilibrio delle classi», C'CC. ecc

In omaggio a ll a verità, mi perme tta di trascriverle i due" primi commi dd programma che ho fatto approvare dal congresso.

Essi suonano così :

« Il Partito Socialist~-Riformista riflette le idealità e 6anchegg.ia lo sforzo ascensionale ddla classe lavoratrice, 1a quale, per effetto dell'evoluzione economica e per atti di volontà consapevole, prepara una socie tà senza classi, in cui i mezzi di produzione e di scambio saranno a disposizione d el la collcttivitì dei Ja. voratcri.

« Di conseguaua esso si propone di diffondere la consa~ole22a di ques ti fini nella classe lavoratrice; di prestare -l'opera propria nell'org anizzarl a per mestieri e per t>tofes.s ioni, onde renderla atta a combattere la s ua JoUa di classe; di mantenersi in contatto coo Je federa zioni d el lavoratori organiuati, pur ri.!pettan.do la disti nrione autonoma di queste f ederazioni da ogni partito pi> lit ico». ·

Come Ella vede nesswia n ovità e nessuna reticenza h anno modificate o attenuat e le nostre affermazioni fuu listiche, le quali restano intatte e come q; sforzo » concreto dì classi in ascensioni, e come idealità dirigenti le nostre q; volontà consapevoli •·

Una sola novità, ed è ques t a: che il Partito Socialista. Riformista vuole « riflettere ,. lé idealità della classe proletaria, vuole « fiancheggiarne 3- lo sforzo, ma non intende di eSJei e l'unico interprete, il supremo tutore, l'arbitro assoluto dei destini d ella classe lavoratrice, le cui organizzazioni d ebbono r est are « autonome da ogni _partito )?Olitico » Con la quale affermazione no i intend iamo riconoscere che la realizzazione integrale del socialismo spetta .alle organizzazioni operaie, e non gi.ìt. a quei « dottori in rivoluzione» e~ sono i tesserati di Wl partito politico, il quale, quando vuole sovrapporre alla varietà e mutabilità dei fatti sociali la rigidità astratta · delle sue previsioni e delle sue formule, diventa un umo secco nel movimento ben più vasto delle classi p roletarie: io ascesa.

La nostra fUD2:ione vuole essere circoscritta e pr ecisa : r ~kt'e i bi sogni delle classi Ja•ocatricl e tradurli in atto, coordinandoli ai fuù f imi e ideal i d el soci.a.-

lismo e adattandoli aHe realtà contingenti, Con ciò crediamo che il « .ramo » possa t~tar verde, perché vive accanto, non soi,ra, a1 tronco vigoroso d el movimento operaio.

Confido che a questa mia rettifica Ella, che ama non le abilità sottili, ma le diffc.rtruiazioni nette e ucise, vouà dare ospitalità cortese.

Ringraziandola, mi creda

Pubblichiamo la rettifica dell'onorevole Bonomi anzitutto per dimostrare a luì e ai suoi amici che n on invano si fa appello alla nostra imparzialità e cortesia (in fondo, siamo assai meno faziosi di quanto si crede !) e per precisare, con una breve replica, il nostro punto di vista.

Noi, commentando il con gresso di Roma, abbiamo, insieme a molte altre cose, affermato che il prog ramma dei destri è scevro di p.reoccupazioni di ordine finaListico, «sordo» insomma come lo aveva definito il congressista Mario Govi ed ecco il Bonomi che ci risponde trascrivendo due commi del progr amma e facendoli seguire da un commento dichiarativo. Pu ò parere che l'on. Bonomi ci abbia messo con le spalle al muro, ma non è cosi. Chiunque dice «programma)), la parola st essa «programma>) indica qualche cosa che trascende l'attualità, la contingenza, qualche cosa che va oltre, verso un « 6ne )> (altrimenti ci troveremmo di fronte a una forma paz:zesa. di pragmatismo) e quindi anche il p rogramma dei destri è in riferimento a u na « fi nalità». Ma questo non significa che il programma stesso sia so~ cialistico o abbia qualsiasi valore rivoluzionario. Gli stessi borghesi non hanno- difficoltà ad accettate il socialismo, quando ]o r e leghiate nel lontano futuro, lo presentiate come il risultato ultimo di una lenta, p:i.cifica evol uzione. La dichiarazione p r ogrammatica dei destri non spaventa nessuno, neppure Giolitti. Sono le forme d 'azione, i met odi di lotta nella società attuale quelli che attirano o alienano le simpatie, que lli che ci accomunano colle altie frazioni e tendenze o ci dis ting u ono e separano da tutti. Vediamo più da vicino, la «:novit à)) di cui ci parfa Bonomi. Che cos1 vuole il Partito Riformista ? Riflettere le idealità d ella classe proletaria. Q uali idealità ? Non le conservatrici, evidentemente, ma le i dealit à rivoluzionarie che devono condurre alla società s enza classi. Orbene, quando il B onomi e i suoi amici si riconciliano con l'istituto mo narchico - forma tipica. e ·arretrata di privilegio - essi non « riflettono » ma « deformano » le idealità del proletariato.

E può e deve un Partito ~cialista acconcia:rsi a compi ere questa semplice , p assiva funzione di « riflessione»? E se domani, facciamo

28 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Dcv.mo IVANOB BONOMI

una ipotesi, il movimento proletario italiano diventasse corporativista (come sono state fino a ieri le Trade Uniom inglesi), dovrebbe u n Par• tito Socialista degno di questo n o me adattusi e <e riflettere » le idealità picco lo -bo rg h esi e filistee di una massa o peu ia conservat rice? Il Bonomi ci tiene a dichiarare che le o rganizzazionì debbono e< res tare autonome da ogni p artito politico». Bisognerebb e intenderci su questa famosa autonomia. Intanto noi distinguiamo fra partici politici e partici p olitici. Noi non li mettiamo tutti in un fascio come fa il Bonomi . Comprendiamo anch~ le sue premure, per l'autonomia sindac.ale, perché finora nei collegi d egli espulsi e dei destri è stata rivendicata dalle organizzazioni economiche contro le d eliberazioni intransigenti e rivoluzio narie del Partito Socialista. Il Bonomi si preoccupa dell'auto nomia sindacale, no i invece ci preoccupiamo dell'autonomia dd Partito che è diventato riformista per sodclisfate - nei comuni, n elle pro vincie, nel Parlamento - i piccoli appetiti di talune categorie operaie Il Partito Socialista non « riflette», ma « rappresenta», ma su scita le idealità «socialiste» ddla classe lavorat rice. E quando no n sian o « socialiste », n on vi si adatta, le combatte. 1 « destri» vogliono « fianch eggiare >> il movimento op eraio. Anche la democrazia p iù o meno radicale ha questa pretesa. E sta bene. Ma d o mandiamo : F iancheggiate .H. movimento per stimolarlo o trattenerlo? Pe r mette rlo sotto Ja protezione dello Stato o contro lo Stato ? Per la lo tta di classe o p er la collabo razione di cfasse? Voi fiancheggiate il proletariato, come patroni che fanno cadere su di esso la p ioggia delle provvidenze leg islative ottenute colle schermag lie parlamentari o co n q uella palmare negazio ne di ogni socialistico principio di lotta di classe che è la partecipazione al potere in regime b orghese. Partecipare al potere c he è qualche cosa di diverso dal «conquistare)> il potere. Noi n on :fia ncheggiamo il movimento proletario, noi ci mettiamo alla su a avanguardia.

Sappiamo bene che la. realizzazione integrale del socialismo è affidata alle organizzazioni oper aie, ma in quanto s iano organizzazioni operaie socialiste. D el resto - nei momenti perìgliosi d ella storiaanche « i tesserati di un p artito politico 1> possono recare un con t ributo no n d isprezzabile di energie alla causa rivoluzionaria. D ove e da chi si è pronunciata la più solenne ammonitrice parola. in questo trag ico anno di g uerra ? A Basilea e da quei « dottori in rivoluzione» che il Bonomi ha il torto di schernire.

La tivolta catalana fu preparata d a un 2Itro « dotto re in rivoluzion e>) che pagò l'insuccesso colla vita. F o rse per questo Giorg io Sqrc:l lo ba diffamato. (Notate l'analogia : Bo nomi e Sord, gli estremi che s i t occano). (

DALLA DIREZIONE DELL'(( AVANTI!)) ALLO SCl'.OPERO DI MIL ANO 29
I

Riassumendo : è il «modo; con cui voi riflettete i bisognildd proletariato , è il<( metodo » con cui li traducete in atto, è l'« illusione» per cui credete di coordinarli ai fini ultimi del socialismo, mentre di fa tto lj adattate e vi adattate alla realtà contingente (che è borghese l), è tut to questo che scava l'abisso fni voi e n oi, fra la vostra e la nostra. tattica, fra la nostra e la vostra no zione del divenire socialista, e - so• prattutto I - fra la nostra e la vostra m entalità.

Dall' Avanli!, N. 3 , 4, 21 -dicembre 191 2, XVI*·

• GtuSEPPE DB FALCO - PllfJÌlo d Sind,m110. s~l/(I f11n:xion , dd PtlftiJo Sotialist11 rispmo a//'org,mi:u11zion e operaia. Biblioteca de L' l11tn11aion"111, Se-· rie « Pubblicazioni d'attualità », N. 3 - s B,L.t., Tipografu. Camerale, Parma, 1913, pag. 25 : ,. (+) Il Partito - lo scrisse: meravig,liosamente Benito Mussolini chiosaodo una lettera. di Bonomi - d ev' nsere" aI1' avangua.rdia del movimento o~ra.io, deve additargli l'idea.le. ( + ) X>,

30
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ALLARME CONSERVATORE

Noi abbiamo già da tempo e in questo ultimo periodo di lavori parlamentari ripetutamente segnalata e stigmatizzata l'inconcepibile dedizione di quasi tutto il Parlamento italiano (le oneste eccezioni si perdono, si scoloriscono·nella massa) a Giovanni Giolitti, Coloro che ci seguono haMo certamente notato l'articolo acre, amaro , v io lento del nostro Ckcotti che paragonaw il Parlamento italiano a una Bisanzio · di esautorati e di eunuchi, di incompetenti e di venduti. L'altm gio rno, uno dei nostd collaboratori riponeva sul ta ppeto l'inquietante fenomeno e domandava : Qual è il regime che governa l'Italia? C'è più la costituzione o è stata soppressa o semplicemente so~pesa ? O siamo dinnanzi a una vera e propria forma di dittatura del Potere Esecutivo impersonato ormai In una sola persona che fa tutto: la p olitica interna e la politica estera.? Che espelle Hervé e rinnova la Triplice? Oggi, leggiamo sul non sospetto Co"ien della Sera u n articolo che sembra scritto da una penna sovversiva d ì astensioni sta o quasi, e che susciterà una certa emozione negli ~mbienti politici, quantunque sia noto ormai che il giornale lombardo , di quando in qua ndo, assume atteggiamenti d i fronda più o meno sinceri, semplicemente per dimostrare la sua indipendenza dalle ,Ottries governamentali. L'articolo in questione non solo una rampogna spiegata ma è anche u n grido d'allarme : Salvia.mo dalla rovina l'istituto parlamentare.

Per noi, socialisti rivoluzionllri che riponiamo tutta la nostra migliore fiducia ndl'azione delle masse e consideriamo la lotta elettorale come un episodio - e non il principale I - della nostra multiforme attività demolitrice e ricostruttrice, per noi che siamo dei suscitatori di bisogni e dei sobillatori di coscienze, l'allarme conservatore nppresenta un nuovo sintomo ddla profonda c1isi che travaglia il regime politico da cui siamo governati. Perché :.i.ttraverso la degenenzione ~eg li istituti parlamentari, noi scorgiamo evidente 1A decadenza delle stcsSC fon:ne politiche di Governo. I ceti dirigenti n on· sono all'altezza del loro compito storico. Di qui l'impressione generale cli disagio, il sordo rnalcont~nto diffuso nell' opinione pubblic:.i. che non ha più fiducia nell'ingegno e nella capacità degli uo mini che reggono - in_ questo critico momento - i destini d ella N azione. Cosi, ora

che tutto è « compiuto » e, in un certo senso, irreparabile, gli stessi conservatori che hanno sino a ieri favorito l'affermarsi della dittatura giolittiana e l'hanno subiu, s'avvedono di essere g iunti al limite dell'abisso e protestano, non già contro la dittatura in quanto significa livragazione dei diritti del Parlamento, ma in quanto , ostruendo le vie legali, prepara a breve SClldenza le esplosfoni insurrezionali dei popoli.

Il grido d'allarme è de ttato da un motivo squisitamente reazionario. Ecco perché non ci commuove.

i'3. lo stesso motivo che ha sospinto Giolitti a largire il quasi suffrag io universale. Ecco perché l'abbiamo accettato, senza levare inni d'entusiasmo al cielo, come hanno fatto ì nostri ex amici di des tra.

Non è per un improvviso amore delle masse agricole del M ezzogiorno - sempre trascurate e massacrate da tutti i Governi d 'Italiané per una rapida, inesplicabile accettazione dei principi della sovra- , nità popolare che Giolitti si è deciso all'allargamento del suffragio. Chi lo crede è vittima, nell'un caso e nell'a1tro, di una g rande illusione.

L'allargamento del voto dev'essere considerato come il più segnalato servigio reso da Giolitti alla monarchia. È un abile tentativo fatto allo scopo di ridare nuove linfe all'org.i.nismo ormai inaridito del parlamentarismo italiano che, come altrove, è necessario alla borghesia alla quale serve da ane1lo di congiunzione fra H potere esecutivo e la massa.

È stato un decennio di esperienza governamentale che. ha forzato Giolitti alla concessione di una riforma che nessuno o ben pochi e inte rnùttentemente avevan chiesto. Il dilemma era semplice : o r ivalorizzare l'istituto parlamentare italiano o decretarne - con atto regio -,._ Ja morte. Giolitti è stanco della sua dittatura, perché è larvata, è simulata ed è quindi la più pericolosa perché inganna ed esaspera. Riuscirà il te ntativo giolittiano? I prodromi non sono confortanti.

Il suffrag io universale che doveva o dovrebbe moralizzare la vita politica itiUana, selezionando gli uomini ed elevando le idealità, sem· bra destinato invece a demoralizzarla perpetuando gli ibridismi e le camorre nel Paese,. le clientele e le dedizioni nel Parlamento.

Eppure non dovrebbe essere cosl. Fra i molti benefici « immateriali » della guerra libica uno ci veniva con particolare iosisteru:a V?,ntato : la unificazione psicologica del popolo italiano ·e l'acetescirnento del senso civko e morale.

La guerra ci ha trasformati, dicevano gli. apologisti della medesima. La Nazione si ritrova nel suo «civismo» (cosi ottuso, di regola, negli italiani). I va.lori morali della nostra vita politica son o in r ialzo . E per

OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

j diversi Corriert della Sera, esempio preclaro di civ ismo era quello offerto dalla maggioranza giolittiana quando nella famosa sedut a deJ. l'annessio ne soffocava con urla. selvagge e ing iurie i dio te 1a critica onesta e preveggente di Filippo Turati. Ora dinhanzi alle palinodie del Corn"ere della S era, noi siamo in diritto di chiedere : il senso civico è dunque scomparso col finire della guerra? E i tanto celeb ri « valori morali» me li trovate voi, o Diogeni in pantofola del moderatume che ama truccarsi qualche volta en frondem? [Sir], Perché la Camera italiana non ha _rjuovato un po• di « senso civico », d i « di gnità mo· raie>) per almeno, non diciamo respingere, ma semp licemente discu~ tere la pace di Losanna e l'intempestivo rinnovamento della T riplice Allcanz..1. ? E il « Paese >> ?

n Paese tace. i;: assente.

O n on è rappresentato dalla Camera attuale .o Ja guerra non lo ha psico logicamente unito, né moralmente dngiovanito, come i panegiristi della medesima van cantando, perchC in tal caso avrebl:>e fatto sentire la sua protes ta.

Gli è che il « Paese )> soffre g li stessi mali del Parlamento. h stracco, esaurito, sfiduciato. Per rianimarlo non basta protestare plato nicamente contro i fatti compiuti della dittatura giolittiana, m a bisogna porre sul t1ppeto il probleil'la. istituzionale cotne problenu fonda.men ta.le della politica italiana. I conservatori non ci seguiranno, ceno, su qu esto pericoloso teueno . L'ora ci sembra particolarmente propizia.

Dall'A vanti!, N. 3SJ, 22 dk~mb~ 1912, XVI ( a, 592).

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI]» ALLO SCIOPERO DI MILANO 33

VERSO LA PACE?

Il bilancio delle prime due settimane di trattative a Londra fra i delegati della Quadruplice e q u elli della Turchia non è invero t ale da giustificue troppo rosee speranze e neppure, forse, l'odierno t emperato ottimismo de ll'apìnionc pubblica europea, Di concreto vi si è facto ben poco. Si è perduto molto tempo, solo per esauri re gli inciden ti preliminari e pregi udiziali sollevati dai turchi che - come è noto e gli italiani lo sanno per la triste esperien za di Ouchysono abilissimi nell'escogitare sempre nuovi pretesti per ottenere dilazio ni o rinvii. E forse il loro g ioco continuerebbe tuttora se ì giornali inglesi non lo_ aves sero chiaramente deplorato. O ggi, la Turchia conosce le richieste d egli alleati e sabato dovrà dare una risposta, Durante questo intervallo la Turchia con sulterà gli amici che le sono rimasti in Austria e probabilmente - sabato - presenterà delle contropro poste. Pensare che la Turchia accetti siç el templiciter i patti della Quadruplice è semplicemente assurdo. La Turchia non può fumare la sua sentenza di morte, poiché, se le condizioni degli alleati sono veramente quelle pubblicate dal Times, la Turchia - accettandolea vrebbe finito di esistere come p ot enza europea. D egli antichi territori non le rimarrebbe che il b revissimo Hinterland di Costantinop o li e la costa dei Dardanelli Tutto il r esto - eccettuato Salonicco, la cui sorte non è peranco decis~ e le i sole dell'Egeo - costituirebbe il premio della vittoria da dividers i fra gli a lleati. Ora la Turchia sotÌ:oscriv erà o no le concfu:ioni degli alleati - che pottanno essere eventualmente rimaneggiate nella discussione avvenire -a seconda dei suggerimenti dell'Austria. Se l'Austria non incoraggia con una condotta reticente ed equivoca i B a11bald del partito militare turco che vanno farneticando la r8wmch, e la g uerra ad oltranza, è chiaro che la Turchia si rassegnerà, volente o nolente, al fatto compiuto, Se l'Austria invece- pei fini o bliqui della sua politica bak.anicaecciterà la. Turchia a resistere, allora sarà d1 nuovo la guerra, au. n on più circoscritta nell'Oriente, bens} divampante in tutta Europa. Questa terribile eventualità ! stata ammessa apertamente da Poincaré nei suoi ultimi expod1 alla Camera franee5e. ·u nervosismo c on cui a ttesa la risposta dei delegati turchi pienamente g iustificat o, perché da esso

dipende la pace o la g uerra. La situazione politica in ternazionale è quindi incerta. Né a rassicurare gli spiriti ansiosi g iov:a.no molt o i primi risultati della conferenz:a. deg li ambasciatori. Ci trovi:a.rno dinnanii a due d eliberazioni di massima, che p ossono tradursi nella realtà di domani o rima nere nella carta come o neste intenzioni e nulla più. Certo, l'acco rdo di tutte le potenze n el :riconoscere l'auto nomia albanese è un fatto di grande importanza che dev'essere considerato -a nostro modesto avviso - come un successo d ella diplomazia austriaca, ma pur accettando il principio dell'autonomia, restano altre gravi questio ni da risolvere. Lo Stato albanese sarà autonomo, ma con quali confini ? È nella delimitazione dei confini che p ossono sorgere nuove ragioni d i conflitto fra l'Austria che vagheggia una grande AJban ia e g li Stati limitrofi, che non la possono tollerare, perché dovrebbc; o rinunciare alle conquiste territo riali dei loro eserciti.

Anche p er il porto serbo, L'accordo fra Le grandi p o tenze è semplicemente di massima .

Noi crediamo che la tesi dello sbocco serbo sull'Adriatico sia stata in qualche modo pregiudicata dal contegno del Pasie c he fu - io un certo momento - troppo loquace per non dir Jinguacciuto, ma o ra che la Serbia ha ridotto le sue pretese al m inimo, dev'essere soddisfatta e· non taglieggiata o sacri6.cata. Noi socialisti vediamo con simpatia e per mo tivi in perfetto accordo colle nostre premesse dottrinali l'avvento commerciale della G iovane Serbia nel mare Adriatico.

La trasform1zione delle economie: arretrate (come: la agrico la domi nante in Serbia) in economie complesse, capitalistico-banca rie, è il presupposto logico, diremmo marxistico, dello sviluppo del pro letariato e della fiodtura del socialismo. Ora, lo sbocco sul mare provocherà, coll' andare del te mpo, una profonda alterazione nella costituzione economica della Serbia ; il sorgere d i una bo r ghesia industriale sarà accompagnato fatalmente dal sorgere del proletariato, nel senso classico della parola, e: anche in Serbia, co me nelle altre nazioni capitalistiche, il conflitto tra forme e forze di produzione si esaurirà fatalmente nel socialismo.

Anche la diplomazia, come abbiamo detto, ma per ragioni agli antipodi delle nostre:, ha accettato in massima il programma minimo serbo. E con ciò, pur non essendo superate tutte le difficoltà del problema, le speranze di una soluzione pacifica sono leg germente aumentate. Dell'ajfaire Prohaska non è più il caso di parlare. È uno d ei soliti scandalosi bluff cui ricorre la stampa nazionalista di tutti i paesi quando v uole montare l'ambiente. I giornali v iennesi che avevano riferito con lus so di precisi particolarì il massacro del console,

DALLA DIREZIONE DELL'«AVANTI!}) ALLO SCIOPERO DI MILANO 35
4 - V.

ora dinnanzi· a un Prohaska reduce e sano e salvo, non sanno più come mascherare la loro vergogna.

Le prime delibere degli ambasciatori non legittimano dunque ccccssivi entusiasmi e abbiamo detto perché. Se poi si pensa che l'Austria continua la sua mobilitazione, non parrà strano se noi osserviamo la situazione con occhio pessimista e se richiamiamo il proletariato italiano e il Partito Socialista a vigiliu:c in quest'ora grigia in cui fril spennze di pace e timori di g ue rra maturano i destini dell'Europa di domani.

Dall'Avanti.', N. 358, 2) di(~bre 1912, XVI (a, )92).

36 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

IL NODO GORDIANO

Il possesso di Adrianopoli - la prima capitale degli O smanliè dunque il nodo gordiano che, a distanza di secoli, come l'altro, cui è legato il nome di Alessandro il Mace done, non può esser sciolto che da un colpo di spada ?

Ecco l'inquietante domanda che tie ne in questo momento sospesi ed agitati gli animi cli tutti colato che formano la 1/i te p o litica deJle nazioni europee e seguono attraverso i giornali gli avvenimenti e cercano negli avvenimenti stessi il filo logico che li s pieghi nella loro genesi e nelle loro conseguenze. A questa domanda, fra poche o re, sarà data una risposta dai delegati d elle potenze balcaniche, Nell'attesa non sarà inopportuno un rapido esame deUa situazione intern~onale allo scopo, non di trarre dal cumulo delle notizie contradditorie e tendenziose l'oroscopo, ma a quello più modesto d'informar e i sodalisti che devono essete pronti ad ogni eventualità se vogliono, se vogliamo mantenere la promessa solenne di Basilea. 11 dilemma : o pace o guerra - per la questione ài Adrianopolit: troppo se mplice.

, Il mercato dei popoli -e le due conferenze di L ondra costituisco no un vero e proprio mercato di p opoli - sul q uale diremo in seg uito più ampiamente il nostro pensiero, non è ancora giunto al sistema dei « prezzi fissi» forse perché la diplomazia ha molto tempo da perdere. Si procede alla patriarcale. Come nei n egozi di pr oviocia si domanda il doppjo del valore reale della merce e il cliente dimezza la cifra, I due contraenti sembrano lon tanissimi, ma poi - a forza di riduzioni graduali nelle pretese e di aumenti non meno graduali nelle offerte - g iungon o a quel punto che rappresen ta. }/equilibrio degli interessi opposti e il contratto è stipulato. ·

Tra le doma.ode della Quadruplice e le controproposte della Turchia c'è un abisso, ma non per questo sono dileguate t utte le possibilità di un accordo. Giova ricordare il precedente di Ouchy. I due puntj di vista italiano e turco erano in perfetta. antitcsì. Il Governo i taliano esigeva l' annessione p ura e semplice dd l!ilaytl di Tripoli, in conformità di quel colossale sproposito (ammesso ormai a.nche dai <' costituzionali » più ortodossi) che fu il reg io decreto del , no-

vembre ; il Governo turco invece opponeva una negativa altrettanto fo rmale, giusti6candola con rag ioni politiche, quale il prestigio della Turchia, e con ragioni religiose, il divieto cioè del Corano di cedere terre agli infedeli. Ebbene, dopo tre lunghi mesi di trattative fu escogitata la formula d ella pace, il compromesso che, ufficialmente, almeno, di fronte alle Grandi P otenze segnava la fi ne della guerra . Non annessione, né cessione : ma autonomia, alle popolazioni libiche, l'autonomia che è· diventata dominio effettivo dell'Italia. E l'amor proprio della Turchla fu salvo.

Nelle controproposte che la Turchia ha consegnato sabato scono agli alleati balcanici, ricorre un'altra volta questa formula dell'a u tonomia che dà particolar rilievo alranalogia da noi stabilita e lascia sperare che si trovi una base per p rocedere oltre nelle trattative e g iungere alla conclusione della pace. Del resto, pur ammettendo che l'Europa non intervenga in nessun modo, e ci sembra questa una ipotesi assu rda, a chi gioverebbe una ripresa delle ostilità ? Non alla Serbia che sente vivo il bisogno di tesoreggiare le sue energie nùlitari e finanzfa.rie di fronte alla incalzante minaccia austriaca, non alla Bulga ria, g ià ·esaurita dallo sforzo enorme compiuto nelle pianure d ella Tracia, non alla Grecia che ha o rmai raggiunto i suoi obiettivi, e nemmeno alla Turchia che con una nuova guerra correrebbe il rischio di perdere non solo i suoi residui territori di Europa, ma lo stesso impero asiatico. Neppure una conflagrazione europea - tenuto olcolo di tutte le sue possibili conseguenze - può salvare la Turchia dal suo destino.

D ate queste condizioni di fatto, non è completamente fant2stico pensare che, malgrado l'intrans igem~a iniziale delle proposte e delle controproposte, si troverà - g razie anche alla pressione in senso pacifista esercitata·ufficialmente e apertamente dal Governo inglese - la vi2 dell'accordo. Ciò che gli alleati devono evfrarc è l'inter vento europeo, devono cioè sottrarre, con grande gelosia, i loro dijfermds particolari 2ll'esame dell'Europa u fficiale che si è troppo mal rassegnata aUa violenta soppressione dello !latu quo balcanico e finirebbe per ris tabilirlo irrazionale come prima e fomite quindi di nuove questioni e di nuove guerre. Ora una i:ottui:a dei negozi2ti è alt2mcnte perico losa per tutti. Tanto se conduce a un semplice intervento in linea diplomatica delle ·Grandi Potenze (2mmesso che si m antengano unite, malgrado la palese divergenza delle loro mire e dei loro interessi, nel deprecare una più vasta guerra) quanto se provoca l'immedi2ta ripresa del corpo a corpo furibondo sulle linee di Gatalgia Nel primo caso, tutto il complesso problema balcanico verrebbe ripreso in esame da quclfa conferenza plenaria che gli alleati della Quadru-

38 OPERA OMNIA D[ BENITO MUSSOLINI

plice - memori del disgraziato precedente di Berlino - \•e levano ad ogni costo ev itare e n ell'altro caso, la g uerra in Oriente , scatcnatrice della guerra in Europa, costituirebbe una grande terribile incognita. p er tutti i governi, l'er tutti i p opoli. Non intervento diplomatico dunque, p erché l'Oriente dev 'essere una buona volta sistemato a seconda dei diritti imprescrittibiii di tutte le nazio nalità - compresa la turca -e non a seconda degli interessi antago nistici delle Potenze occidentali; né ripresa della guerr:a, perché offrirebbe il destro all'Austria - già pronta col suo esercito e co lla s ua flotta - di ritentare il D rang nach 011m a i danni della Quadruplice, trascinando tutta Europa in una competizione Che - per la sua ampiezza - non avrebbc precedenti neppure n ella epopea napoleonica. In n ome dd proletariato e per -l'avvenire del socialismo, noi ci aug uriamo che i plenipotenz iari che si riuniranno og g i nel pomeriggio a Lond ra, trovino una formula, la quale renda possib ile la prosecuzione delle trattative. In questo momento, e Art uco Labri o la l o h a ammesso chiaramente nel for te discorso da lu i p ro nunciato 1'8 dicemb re alla Borsa del Lavoro di Napoli, t< tutti i socialisti sono d'avviso che il_ mantenimento della pace internazionale, in seguito agli avvenimenti dei Balcani, è una condizione essen ziale per lo sviluppo o rdinato del socialismo ope raio. Questa volta, la cau sa della pace è conforme alle speranze e alle previsioni del socialismo >>.

N el caso d epxecato che per sciogliere il n o do gordiano si ponesse mano alle spade, e l'Italia dovesse nella guerra fra le due Triplici, seg uire l'A u stria, il dovere dei proletari italiani - d imen ticate p er un m omento le miserabili beghe che li dilaniano - e dei socialisti che oggi ritrovano la vecchia anima e gli antichi entusiasmi, è uno so lo ed è quello indicato dal co ngresso di Basilea : rispondere alla mo bilitazione dell'esercito colla mobilitazione fulm inea, generale, violenta, di tutto i1 popolo.

D all' Avanti !, N 362, 30 dicembre 1912, XVI (a , S92)

I DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SCIOP ERO Dl M ILANO 39

FINE D 'ANNO

Anno nero, anno di dolore, anno di sangue questo che ora si chiude.

Sentiamo di qui, dal nostro posto di lavoro, le liete grida e ì canti gioiosi che ne festeggiano la fine ; ma non sentiamo i lunghi lamenti, i doloranti pianti delle madri e delle spose.

La morte ha fatto baccano in questo 19I%. che ora muore. E ha ballato bene il trescone, nelh sua ingannevole maschera del patriottismo, ha ballato senza treg ua, senza riposo, dal primo all'ultimo giorno dell'anno mietendo e sempre mietendo. E non ancora riposa.

Salutammo, ora è un anno, in questa stessa n otte., la dolce spennza di giorni di pace. Eravamo, allora, i soli ad augurarcelo, mentre la g rande follia· trìpolina aveva turbati tutti gli spiriti in Italia.

I soli, mentre i calici si levavano ovunque a salutare il prolungamento della grande gesta, a inviare laggiù incitamenti, a spingere i nostri soldati a nuovi massacri, a nuove b3:rbaric.

Non vedevano i vuoti nelle misere case gli altri, non vedevano la miseria intorno, non vedevano il l ento lavorio del veleno selvaggio sull'anima popolare.

E fu soffocato da U!la feroci il nostro saluto. Invocarono sangue, il Te de11m nelle chiese, la canzone a Tripoli nelle strade, il fischio al. l'A vanti! Ed avemmo Bit cl Turki, Bu-Kamcz, Zanzur, avemmo ancora morti e morti e morti per ferite, per febbre, per colera.

E noi, jmpenitenti, a tener su questo foglio di carta, ptotesta permanente ed immutata intomo alla quale voi stringeste le vostre 6.la, o lavoratori, intorno alla quale vi contaste cominciando a determinare jl vuoto fra voi e tutti gli altri, tutti quelli che erano per la strage, tutti i fautori - dell'impresa.

E fu dopo questa separazione netta che, sgombrata la fronte, videro i socialisti la via da percorrere : la vecchia aspra, l112 diritta via per la quale non si avventurano gli stracchi, la quale non amano quelli che hanno troppa fretta.

Ed te per questo che noi, socialisti italiani, pur ricordando con orrore quest'anno in cui i più feroci istinti dell'Italia moderna. si sono scatenati, non possiamo esimerci dal guatdare con occhio sereno g li

avvenimenti e dal pensue che nel grembo del male e'~ sempre, anche se impercettibile, un po• di b ene.

I g nndi dolo ri abbattono o ringagliardiscono Sotto i colpi del militarismo, mentre tanti dei suoi erano macellati laggiù, il p t oletariato italiano ha saputo tenersi in piedi per conoscere, per odiare, per lottare.

E a Reggio ha lanciata la sua sfida a tutti : solo contro i n emici e solo specialmente contro i nemici finti amici, solo nella rocca deJJa sua dottrina adamantina, armato di fede giovanile, salvaguarda t o da o g ni contatto politico impuro.

Rinnovamento, ringiovanimento del Partito nello stesso m o mento che la borg hes ia italiana, mentre un uomo, anzi, tenta cli ringio vanire la v ia pubblica italiana chiamando a concorrervi le masse a nalfab ete Noi no n ci attribuiamo il merito della istituzione del suffragio allargato. N oi n o n lo conquistammo. Mai co me nel mo mento in cui l o s i co ncedeva noi eravamo st:1.ti io lo tta co ntro la bo rghesia che conquistava allo ra terre no n sue.

Né quelli che il loro ralliémml alla monarchia vogliono g iu stificare con la conquista del suffragio possono vestir Je penne del p av one. N on ci lasciammo addormentare dall'illusione. Ed è questo un vanto del nostro Partito. L'estensione del voto non ci indusse al. perdo no della calamitosa impresa libica. Non vendemmo le vite dei proletari soldati, non abbandonammo le ragioni della civiltà, n on dimenticammo il diritto degli arabi, per un allargamento di vot o che entrava nei calcoli della politica attuale de lle class i al p otere. Non avremmo fatta la comp rav endit a, n o n avremmo petdo n ato an che se il suffragio avesse sig nificato la maggio re conquista nella qua.le fossero st ati impegnati anni ed a nni di a zione no stra Guardand o in· dietro e fctmandoci su questo nostro atteggiamento n o i passi.amo o ra segnare qui il nostrn orgoglio per aver tenuta alta la ban diera della irrcducibile p o litica nostra di lo tta della classe proletaria contro tutti g li :adattamenti e tutte le terg iversazioni.

E prima ancora che i nuÒvi milioni di elettori avesse ro avuta la saruio ne del diritto del voto i socialisti tracciarono la loro . linea di condotta. La quale è chiara e semplice : portare in queste masse fresche e nuove alla lotta la propaganda schietta, limpida e sincera del socialismo ·

Il suffrag io allargato, gettato nella bilancia politica i~aliana per determin1:1:e un nuovo equilibrio parlamenta.re, sarà per n oi sol o una m agnifica e lucente arma di lo tta del proletariat o co ntro la borghesia, sarà un immenso ripercusso re dei nostri principi, sarà il vasto campo di s emina del socialism o.

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 41

Se esso è stato.,dato per attirarci di più n ell' ingranaggio parlamentare, se esso doveva essere impiegato come spegnit o io della lotta economica, se doveva essicare la pura fo nte delle idee socialiste, noi, a Reg g io, abbiamo sco nvolti i calcoli, abbiamo rovesciato il piano nemico. E il suffragio adoperiamo a sbarazzarci dalla preoccupazione del seggio da conquistare, ad iso lare sempre più il proletariato, ad addestrarlo a lotte che n on hanno per sola mira la medagl ia del legislatore.

Ma l'ann o decorso doveva essere l 'anno dei più saldi esperimenti del nostro proletariato socialista. ·

Aver resistito, e con tanto vigo re, all'ubbriacatura patriottica; aver ripreso i suoi connotati, aver delin eata la sua dir ettiva è già tal lav oro da · r ite nersi quasi maravig lioso . Ma ad a ltta prova esso era chiam ato : a mostrare col fatto che il socialismo è internazionale e che i pro blemi est erni hanno per esso lo st ess o valore, gli stess i interessi di q uell i che Jo rig ua rdano da v icino,

Cosi, quan do a prolungar la tris te st riscia di sangue che scorre ad opera del rj desto spirito militare , si è scatenata la bufera balcanica, H Partito So ci a lista Italiano è stato il primo a dar lo squillo son oro d 'all arme e a richfamare l'Internazionale socialista al p osto di vendetta e di difesa, al posto di attacco, ove dovesse occorrere.

L 'internazionale socialista h a sentito l'allarme e si è radunata, imponente, mag nifica, formidabile massa pensante e agente, co ntro le folte schiere di b aionette g ià pronte a squarciare v isceri pro1etar ic7 g ià p ronte a seminare altra strage. E di q ui, ove il proletariato a v eva comp iuto il proprio dove re con tro la g uerra della sua classe dirigente, parti, come nelle altre parti del mondo, la v o ce ammonitrice e min acciante.

Ora si chiude quest'ann o quando anco ra la guerra è al centr o di t u tta la v ita inte rnazio na le. Fra p oche ore a Londra sarà d ec iso se TI.on bastano ancora alla terra a ssetata i centomila mo cci nei camp i balcanici. A ll'ora in cui forse t u, lettore, leggi ciueste rig he, pochi u omini avra nno deliberato se altre masse proletarie debbono scannarsi a ttorno a Ciatalgia o se la pace. dovci. e rgersi maestosa nel palazio di San Giacomo.

Ma quali che siano le decisioni il proletariato socialista saprà stare a quel posto che si è imposto nelle sue ultime assise, E gli italiani n o n dise rte ra nno . E n on d es isteranno, anche dopo la guerra, dal trarre le conseguenze log iche dagli o rro ri bellici di quest'anno d eco r so : la necessità di combattere senza tregua, senza q ua rtiere, il militarismo che provoca tanti orror i e la societ à borghese che nel m ilitarismo ha i1 suo poten te strumento di for za

42 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Ed Ola dovremmo dare il saluto d ' uso.

Buon anno, compagni I Buo n anno, Lett ori I Augurarsi il bene è.... ben e; ma è vano attenderselo guardando in aria. Ma questo no stro augurio abbia 1a sua logica interpretazione .

Significhi cioè : fate che l'anno sia buono, lavorate a questo .intento, provvedete. Agite come nell'anno scorso agiste sotto la sferza della necessità . E guid a sia per voi non la forza delle cose ma la meta luminosa del socialismo !

D31l' A v4r.ti!, N , 1, 1 gennaio 1913, XVII (a, '.592).

DALLA DlllEZlON.E DELL'«AVANTI! » ALLO SC[OPERo m MILANO 43

POSTUMI DELLA « BELLA GUERRA »

IRONIE E MISERIE

Nella Nuova Antologia del 10 dicembre 1912. si legge una recensione del volume pubblicato dal comm. Meuccio Ruini sui lav ori pubblici in Libia. Lo stesso numero dc.Ifa stessa rivista contiene un articolo dell'on. Maggiorino Fe rraris sui problemi e i bisogni dell'Italia rurale

C'è fra i due scritti una relazione che apparirà chiara fra poco e ci fornirà l'occasione per stabilire dei confronti .. .. o diosi, ma altamente istruttivi.

Il recente viaggio dell'on. Bettolini in Tripolitania dà. sapore di viva attualità a queste note anti-libiche.

« Trattasi - dice la relazione a.Jla legge che istituisce il nuovo ministero delle Colonie (riproduciamo dalla Nuova Anlologia, fascicolo 983, pag. 467)di organizzare in Libia la vita civile e sociale nelle sue molteplici manifestazioni •·

Ecco un programma che dovrebbe essere attuato in almeno qullttrornila Comuni d'It2lia, nei quali la « vita civile e sociale» è rimasta alle forme del mcd.io-evo o quasi I Il Ruini detta quindi una specie di decalogo o vade-mefll!II del perfetto colonizzatore. Fermiamoci al quinto comandamento.

« I problemi più. urgrnti da affrontare (nrlle Colonie) sono pur sempre quelli indica.ti tanti anni fa d aJ Woy-Beaulieu e ci~: viabilità, salubrità, sicurezza».

Ma se questi problemi sono urgenti in Libia, sono urgentissimi in.... Italia e lo dimostreremo più sotto colla testimonianza non sospetta dell'on. Maggiorino Ferraris.

Dalla relaiione del Ruini si apprende che i « lavori ferroviari, in Libia, sono stati eseguiti rapjJiuimomml, » Difatti « autorizzata il 28 dicembre 1911, la ferrovia Ti:ipoli•Ainzara venne inauguu.ta il 17 m.2.rzo e un mese dopo anche il tronco di Gargaresch era finito ». Una velocità inaù.dita e inusiuta che gli italiani non conoscono. . E lo sanno i cittadini di Verbicaro che dopo cinquant'anni di governo

unitario, cr.a.no (qw.ndo divennero famosi) e sono tutton uniti al resto del mondo da una semplice strada mulattiera. Il Governo trova i milioni solo per la Libia. La burocrazia perde le sue abitudini pa· cb.idcrmichc solo per la nuova Colonia.

Che disgrazia essere nati in Italia I Esageriamo ? La parola aU'on. Maggiorino Ferraris.

« Nelle nostre campagne per aprire una collettoria, per nominare un portalettere rurale, per dare ad un viJlaggio una seconda distribu7lone giornaliera della corrispondem:a, per un modesto ufficio di telegrafo o di telefono, lo Stato esige H concorso da Comun.i poveri e strmiati. E di spesso, quando questi oscuri villaggi hanno votalo i lo ro concorsi, mancano allo Stato (che ades.so fa lo scialacquatore in Libia.... aggiungiamo noi) i fondi per dare esecuzione all'opera promessa i.,

Riportiamo un altro brano cli questa onesta requisitoria d ell'on. Maggiorino Fcrraris.

« Il grosso pubblico non 5j renderà. m~ conto che ci vogliono da due II t fl anni di insistenze o d i preghiere, persino umilianti, ~ r ott~ere le ~OD o 400 lire all' anno indispensabili all'apertura di un ufficio rura.le d'ultima classe, all'istituzione di un portalettere o di una corriera di cavalli! Cosl soltanto si spiega il fatto, che si calcola esistano ancora nel felice regno d'Italia 1800 Comuni rhe n011. 1Mn110 11jfi(ù) d; t,Offa1 me'1tre i Comuni privi di telegr,efo si , on tano II migli aia».

Spigoliamo ancora qualche altro dato sovversivo per dimostrare che le sagge m assime del Leroy-Beaulieu, alle quali si è r iferito il comm. Ruini, sara~no applicate in Italia, ma non lo furo no ancora in Italia. La deticenza delle nostre strade ordinarie è proverbiale Le leggi votate nel 190.¼, nel 1904, nel 1906, per migliorare la « vìabilit2 », sono, afferma l'on. M. Ferraris, ottime, ma « sono mancati i mezzi per la loro attuazione» Le diligenti indagini compiute dalla Direzion e Generale di Po nci e Strade, accertaron o, con generale meraviglia, l'esjstenza in Italia di 316 Comuni isolali pei quali occorrerebbe costruire o ricostruire 32 5 strade, per fa complessiva lunghezza di chilometri 1888, con un preventivo di spesa di 40 milioni. E sapete a quanto ammonta lo stanziamento annuo dd bilancio per soddisfare gli immensi bisogaj della viabilità in tutta I t alia ? Non arriva ai quattro milioni.

È questo , dice Maggiorino Ferraris a conclusione del suo articolo, il profondo difetto della nuova legislazione italiana : « la spropor2ione assolut.i. fra i fini ch'essa si propone cd i me22i assegnati alla. lor o a ttuazione ».

P~rfettamcnte. Ma l'impresa libica. aumenterà all'infinito q u esta sproporzione. Dove trovare i milioni per la « viabilità, la salubrità,

I DALLA DlllEZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SCJOPERO DI MILANO 4~

la sicurezza>> quando la guerra libica ci è costata a tutt'oggi un miliardo ? La posizione dell'Italia è g r ottesca. Come qualificare uno Stato che presume di porcare la civìllà all'esterno e rimbarbarisce all'interno ?

Per Ja L ibia si dimentica l'lta1ia. I problemi della colonia fanno pas· sare in seconda linea guelli della mad re -patria. È una ironia sanguinosa magnificare la rapidità .. .. americana colla quale sono state· costruite le prime ferrovie libiche, quando in Italia ci sono 356 Comuni segregati dal consorzio umano, quando ci sono in Ltalìa regioni u b ertose e fiorenti, che si agitano da decenni per ottenere un miseubile tron co ferrovi ario, magari a scartamento ridotto. E noi che non ci siamo lasciati trascinare e stordire d al fracass9 delle stamburate imperiaU ste, llùi che vole·vamo p rim a della guerra libica (adesso, sarebbe un pietoso desiderio ) una Italia senza Comuni isolati, senza regioni paludose o sit ibondc, senza analfabeti, n oi siamo gli anti patriott.i .... Il monopolio del patriott ismo autentico (marca Corradini) è detenuto dagli esaltati che hanno spinto l 'Italia ad esau rire per almeno un cinquantennio tutte le sue energie finanziarie allo scopo di incivilire popolazioni che non sentivano affatto - e ce lo hanno dimostrato - il bisogno della nostra civiltà. Non solo. La nuova colonia impone armamenti terrestri e marittimi ben maggiori. I bilanci del dio Marte s'impingueranno, i bilanci dell'Istruzione Pub bli~a , dei Lavori Pubblici, dovranno rassegnarsi agli spiccioli. L' o rganizzazione in Italia della vita civile e sociale (< in tutte le sue complesse manifes tazioni >> subirà un lunghissi mo arresto ed è assai probabi1e che nuove dil igen ti indagini della Direzione Generale di Ponti e Strade accertino, nel 19, 0, che 1a cifra dei Comuni isolati è rimasta intatta.

La cronaca di ques ti g iorni ci o lfre a palate gli ar go me nti demo litori della tesi nazionalista, e i documenti del1a profonda crisi che travaglia l'economia italiana. La statistica dei fallimenti n el 1911 segna un rilevante aumento s ul 19n, le popolazioni terremotate chiedono invano al Governo i milioni dissipati nella guerra libica e non meno im•ano i profughi e gli e spulsi dalla T urchia implorano l'elemosina del re. Il ckstino di questi ultimi è veramente tragico. Coloro che so:rio già tornati in Turchia non hanno più trovato lavoro (malgrado quell'accresciuto prestigio del nome italiano all'estero, che i gaglioffi del nazionalismo hanno r eiteratamente vantato). Quelli che si trovano anco ra in Italia sono letteralmente sul lastrico, mentre i famosi comitati.... patriottici pro espulsi prudente menre si sciolgono.

Giolitti, nella risposta al. discorso d i Bissolati, aveva promesso d' interessarsi della sorre di tanti disgraziati, ma, evidentemente, le esigenze del bilancio non permettono storni di fondi. La. guerra è la guerra Ma molti profughi nel loro intim o penseranno ch e valeva

46 OPERA OMNIA DI BENITO MU SSOUNJ

meglio diventare cittadini ddla Turchia ! Almeno s:uebhe lo ro rimasta una patria, mentre ora le hanno perdute tutte. Q u ella in cui vivevano e quella in Cui sono stati accasermati e mantenuti a razioni come tanti coatti durante alcuni mesi. Adesso sono i superstiti, gli sperduti del naufragio guerresco. Respinti dalla pat ria italiana essi devono r iprendere - ironia delle ironie - il loro dolorante calvario alla ricerca di un'altra patria.... che dia loro meno inni e più pane.

Oall'A v4HJì ! , N. 2, 2 gennaio 1913, XVII (a, 592).

DALLA DlREZJONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 47

CHI VINCE E CHI PERDE

Nel dare l'addio al non felice anno che è morto, prospettammo l'altro gforao il formidabile intc.n:ogativo che si ergeva nel nebbioso cielo dj Londra : avremmo avuto la pace o la guerra fra poche ore?

E la risposta è venuta fino ad un certo punto : la prosecuzione alla guerra per ora no, la pace forse sl e forse no.

Certo, se molta acqua è passata in due giorni sotto i ponti del Tamigi anche molte cose son cambiate in poche ore. I delegati degli Stati belligeranti che domenica erano ancora alle finte delle questioni formali ora sono entrati nel vivo del dibattimento. L'accademia finita e comincia Io scontro.

I delegati turchi hanno abbandonata improvvisamente la loro tattica temporeggiatrice e han rovesciato tutto in una volta il sacco delle loro controproposte, come si fa di cose troppo dolorose di cui è bene sbarazzarsi per sentir la pena una volta sola.

E a leggere queste controproposte si resta quasi sorpresi della larghezza con la quale la Turchia cede. « Cosa volete dì più ? PigLatevi tutto il territorio che avete occupato nei Balcani Occidentali e sbrigatevela fra di voi )>

Ma i vincitori non vedono la cosa cosl semplice. Sanno per esperienza che nelle: formule turche bisogna ben guardare e.... riAettono.

Frutto di questa riflessione è una battaglia ingaggiata su una sola parola. OccHpato vuol dire che le piazze le quali ancora resistono debbono restare ai turchi. Ciò sarebbe stata la disperazione per i monten egrini che da tre mesi si rompono la t esta attorno a Scutari e che solo dalle battaglie protocollari di Londra essi sperano di avere; sarebbe stato un colpo per i greci che avrebbero dovuto rìnu02iare a Giannina la quale si ostina a resistere ad onta dei proclami del Diadoco.

E i turchi a non farsi troppo preguc.

Si scriva ntuato se si vuole. Vuol dire che il Montenegro se la vedrà direttamente coi malissorì e cogli albanesi e che la Grecia sj prenderà per conto proprio la pena di risolvere la questione della frontiem coi suoi vicini.

Dunque abbiamo il punto fermo in _ciò. La Mezzaluna non sventolerà più in Macedonia e in Epiro e tanto meno nel Sangiaccato dì Novi Bazar. L11 rinunzia t un fatto compiuto. Possiamo cancellare il color roseo, indicatore dell'Impero ottomano, su gran parte della penisola.

Questa rinunzia, a dir v~ro però, non produrrà troppa cmo~onc in Turchia. I vi/tJyets occidentali non sono stati mai fonte di troppe felicità per l'Impero. Erano una continua noia quelle periodiche turbolenze e quel campo di competizione di tutte le velleità degli Stati confinanti. L'esazione delle imposte vi era resa difficile dalle continue rivolte e la proprietà fondiaria rendeva poco o nulla. L'Impero aveva al suo passivo queste provincie per le quali doveva rimetterci solo delle guarnigioni e delle spedizioni per mantener l'ordine.

D'altra parte esse potevano ritenersi già perdute per ]a Turchia. Se non fossero cadute ora nelle mani degli Stati balcanici, si sarebbe lasciato all'Austria il tempo di scendere giù dal Sangiaccato per venire ad invadere tutto il piano fino a Salonicco.

E ancora. L'Avanti I è stato il solo giornale che, indagando sulle cause della disfatta turca, abbia dimostrato che questa era da. attri~ buirsi in parte anche al fatto che le classi proprietarie avevano tutto a guadagnare da un cambiamento di regime nelle provincie europee. Le nuove ferrovie, le nuove strade, la nuova vita commerciale e industriale daranno valore alle proprietà della Macedon ia e d.ell'Epiro e i turchi ne saranno lieti.

Se i plenipotenziari ottomani han quindi con un sospiro di rimpianto consegnato ieri il documento di trapasso ciò è avvenuto perché ancora nel diplomatico c'è sempre un po' di sostrato pat riottico. Un'amputazione non è mai una cosa allegra; ma qualche volta le amputazioni rafforzano l'organismo.

I\fa anche Salonicco si perde, l'attivo, il movimentato sbocco commerciale. Niente di male anche da questo lato. Salonicco aveva solo l'etichetta turca ma era di fatto una città internazionale già in p ossesso, finanziariamente e commercialmente, dei greci, dei bulgari, dei francesi: una vera città libera che continuerà ad essere tale anche sotto Io scettro di re Giorgio e se la Bulgaria lo permetter¼.

Ma i dclegàti turchi non sono stati cosl facili a concedere quando è venuto in discussione il problema delle provincie orientali, quando è venuta in ballo la parte delPimpero che è più vicina a Costantinopoli : le isole dell'Egeo e la Tracia.. Per le prime. la cosa non sarà difficile a risolversi perché è un valore relativo; ma la. Tracia è !"osta.colo scrio. Ed ecco il problema di Adrianopoli presentarsi in tutta la sua formidabile importanza. I delegati ottomani si son riserM.ti il diritto

DALLA DIREZIONE DELL'«.AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 49

di essere intransigenti su questo punt o dopo che tanto h:mno largheggiato sugli altri. E, dal loro punto d i vista, hanno ben ragione di insistere Adria nopoli è quasi a lle porte della capitale cd il suo possesso d a parte dei bulgari s ignificherebbe l'abolizione dcli' Hint erland di Costantinopo li. Questa vcucbbc ad avere il nemico sulle spalle ad ete rna minaccia.

Adrianopoli è una città che si avvia ad e ssere un importante centro industriale e il nucleo della produzio n e agraria della l'racia. Quando ·questo cent ro avrà raggfo nto il suo massimo sviluppo senti rà il bisogno d i trovare. vie di espansione e s bocco al mare, sbocco largo e sicuro che possa _tener testa aUa concorrenza rumena nel mar . N er o e possa aver lib era la via del Medite rraneo, requisiti questi c he possiede in mo do perfetto la mag nifica Bisanzio. La vicinanza sarebbe troppo appetitosa. e istintivamente la Bulgaria rifar ebbe la v ia di Ciatalg ia per dare l'assalto defi nitiv o , mentre la flotta che allo ra si sarà formata spalleggerà dai due mari.

Sare bbe l:a fine. Mentre o r a c' è sempre s peranza di r esistere.

I bulga ri, è v er o , hanno riport:ato strepitose v i t to rie ; ma son o anch'essi fiaccati dal grande sforzo nel quale hanno consumato t u tte le loro ene r gie , tutte le lo r o r icchezze, g ran parte dci loro uomini. I turchi sono agli estremi, è vero, ma i bulgari non sono nelle migliori condizioni per sostenere una lunga lotta,

Se ora, quindi, c ' è una possibilità di resistenza da parte dell'Impero ottomano è meglio tener duro. Cedere Adriano poli vuol dire dar tutte le armi nelle mani d egli av vers:ari perché questi, fra p oco· t empo , rite mprati, rafforzati, arricch iti , possano veder compiut o il lo ro sogno d i vedere lo czar Ferdinando cingere l a corona imperiale nelh1. moschea di Santa So fi a.

Ma Daneff ha parlato c o n impeccabile precisione : Adria nopoli d e ve essere bulg ara. La guerr a continuecà, e più accanit a, 6no a q uando quest o scopo non sarà r aggiunto.

Se ciò non avviene, perché la Bulg:aria avre bbe affro n tato tanti disagi, perché avrebbe perduto quasi centomila uomini, perché avrebbe messo in pèrkolo la sua esistenza ?

Il problema, come si vede, non è di semplice soluzione e non si ha troppo diritto di levare inn i ed osanna alla giornata. del Capodanno dei plenipotenziari. La pace non si accosta ancora col suo simbolico ramoscello.

Il vinto ha dato quel che g li costava poco ed ha contentato i belligeranti di minor conto. Ora resta a risolvere la par tita proprio con d ù più vuole e più ha combattuto e con chi vuole proprio quello che b. Turchia per la sua esist enza stessa non può dare.

~o OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Si troverà la. soluzione?

Una fot:mu13 sapiente forse accomoderà ogni cç>sa : ma la formula non av rà chiuso per sempre Ptra del pericolo nei 'Balcani.

E per una ragione semplicissima. Perché la cessione in blocco dei territori ai quattro Stati apre la fase della divisio ne. E questa non si presenta facile. Le competizioni dei paesi vincitori sono già v arie e complicate ; ma esse saranno aggravate dagli appetiti e dagli interessi della finanza europea che ha: spinto alla guerra.

Ma il nuovo assetto temporaneo o definitivo - della carta geografica dei Balcani una sola cosa proverà a luce meridiana : che la famosa frase impennacchiata la quale ha ubLriacato l'Europa per q uattro· mesi : « i Balcani ai popoli balcanici)) tro verà smentita piena e solenne nel fatto compiuto.

Ci sarann o sostituzioni e sovrapposizioni di domini, ma ci sa ran no sempre popoli oppressi e paesi oppressori.

Le formule di Londra contenteranno le Cancellerie, soddisfaccranno l e organizzazioni bancarie e industriali, daranno n~ove gemme alle corone reali, ma non faranno rivivere i cent omila proletari caduti di piombo e di fame.

I vinti d alla guerra bakanica non saranno che i lavorato ri : greci, bulgari o turchi che siano.

Dall'A vami ! , N. 3, 3 gennaio 1913, XVU (a, '.592).

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SOOPERO DI MILANO 51
5.- V

ASSASSINIO DI STATO !

La..., patria, quest 'anno> ha distribuito una memorabile strenna della Befana al proletariato italiano : un po' della molta mitraglia che la p ace di Losanna risparmiò agli arabi ed ai beduini delb. Libia I

A Baganzola di Parma, a Rocca G o rga nel Lazio ed a Comiso in Sicilia, quasi contemporaneamente una dozzina di lavorato ri fra morti e fedti è s tata immolata all'« a ustero)) principio di autorità ed alle «supreme>> rag ioni dell'ordine pubblico. Qualche giornale ufficioso ha già detto, pur confessand o di igno ra re ancora i par t icolari d ei sanguinosi episodi, che questi eccidi devono considerarsi. fortuiti.

Eh sì I ormai i fucili degli agenti dell'ordine sparano da lo ro, appena le loro bocche sono abbassate verso un agglomeramento di ìavoratori armati soltanto della esasperazione delle loro sofferenze servili Si è stabilito, infatti1 una specie d i auto mati smo nell'eccidio proletario, dal giorno nel quale l'on G iolitti, promovendo il brigadiere Ccntanni, fece sapere a tutti i suoi sbirri che essi avevano, ormai, il compito di rimediare ad una lacuna del nostro codice penale, co ll'emanare ed eseguire spontaneamente la pena di morte contro la folla inerme.

Dei tre eccidi di ieri, due sono tipici e meritano ·particolare rilievo. Quello di Comiso in Sicilia, dove i « destri)>, fedeli seguaci d el mini stero, ebbero - colle daghe puntate nelle reni - la prova palmare c he il liberalismo.... gi olittiano è una grossa menzogna, e quello di Frosinone C'è, in q uel di Frosinone, un povero Comune rurale, uno dei tanti, dei mille Comuni rurali d'Italia, le infinite miserie d ei quali noi.. documentammo l'altro g io rno colle cifre non sospette di un deputato costituzionale.

Rocca Gorga, un altro Verbicaro che deve all'eccidio odiemo la sua notorietà, è un Comune senza acqua, ·senza fogne, senza medici. Un Comune, in cui la vita.... civ ile n o n deve essere di molto superiore a quella dei trogloditi tripolitan i.

Ebbene, per portare la civiltà agli arabi della Libia si sono spesi ottocento milioni, e · pur i~ri una relazione ministeriale magnificava gli splendidi risultati dell'orga.llUzuione sanitaria nella città di Tripoli ; ma quando g li arabi cli Rocca Gorga chiedo n o le fogne, i me-

/ ' ) '. 'I; ; ~ • •

dici, l'a.cqua, la luce, il Governo, che non b2 più milioni, manda i ca.rabinieri e annega nel sangue la civile, la santa, la· umana protesta del popolo. Poveri assassinati I Il vostro sfor20 di elevazione è stato stroncato dalla mitraglia.

Alla riapertura della. Ulffiera, in risposta alle «vivaci» interrogazioni di qualche deputato di buona. volontà dell'estrema sinistra - ve n'è ancora qualcuno.... - lui~ Giolitti, il ministro omicida.rio deplorerà i « luttuosi avvenimenti » e si affretterà a soggiungere che dalle consuete ed imparziali inchieste eseguite sul posto è risultato che i veri colpevoli del massacro furono.... i massacrati. I quali devono unicamente al loro «fortuito» decesso la fortuna di non essere anche processati p er .... sevizie inflitte ai propri uccisori.

Ebbene, co ntro questo assassinio di Stato a getto continuo, aggravato dalle ciniche menzogne di Stato, incoraggiandole, o ra istituito nei cos tu mi della nostra vita sociale, contro quest o p eriodico cri mine ' aut o ritario completato dalla impunità prestabilita per i criminali monturati, la protesta. nelle forme consuete non basta.

Vorremmo credere nella possibilità umana e civile, che il Governo punisse qualche suo sbfrro fucil at ore, acciocché la magistratura, sempre pavida serva del potere esecutivo, facesse il resto e ne derivasse una v igile inibizione agli impulsi criminali degli sbirri stessi e di chi li comanda al cospetto di una folla eccitata e giustificata d ai suoi stessi patimenti. Ma non sappiamo più credere in una resipiscenza civile dei nostri governanti : troppe irrisioni sanguinose sono venute a q ueste nostre speranze antiche, da Caltavuturo.... a Baganzola, a Comiso, a Rocca G orga... Dopo la scandalosa assoluzione degli assassini monturati di Langhirano, credere ndla Giustizia italiana è una colpa I

Ma ver rà giorno in cui la fo lla imporrà essa stessa questi freni inibito ri reagendo con la v iolenza o micida contro la violenza omicida, vendicando non sol o metaforicamente... . colla scheda i suoi morti, la l oro strage e la crudele irrisione della menzogna governativa c della complicità g iudiziaria l

G li eccidi di oggi sono sintomi, prodròmi. Dopo l'anno- di guerra all' esterno, ,avremo dunque un anno di guerra all'interno. A ndiamo verso al '98? Se il Governo crede dì provvedere col reprimere, s'inganna. Spetta ai socialisti dimostrarglielo coi fatti Ai m orti che sono stati abbattuti d~l piombo regio ' il n o stro commosso saluto I Possa il loro sangue ricadere sui responsabili : su quelli che stanno in basso e più ancor:a su que~i che stanno in alto I

DALLA DIREZIONE DELL'(<AVANTI! » ALLO SCIOPER.O DI MILANO H
Dall'Avi,111i!, N. 7, 7 gennaio 19 U, XVJI ( ,, 142),

LA POLITICA DELLA STRAGE

La politica della strage è la politica delle classi italiane da un trentennio a questà patte.

Si tratti d' una sollevazione di contadini frodati nei loro dirit ti come a Comiso di Sicilia ; si tntti dell'esasperazione di un paese che chiede - cd è nel suo p ieno, imprescrittibile diritto I - d 'essere assistito dalla scienza contro le insidie del male, come a Rocca Gorga ; si tratti infine come a Ccrvara di Parma di un singolo episodio di barbara violenza omicida, è certo che nel bel regno d'Italia il carabiniere ad un certo momento fa esso la legge e l'applica a discrezione.

Qui l'arbitraria violazione dei diritti legalissimi, alla pcopaganda -e alla pubblica riunione ; là il massacro pazzesco preparato dal malgoverno delle cama.rille locali e comandato dalla v iltà; altrove il delitto selvaggio e feroce che solo trova raffronti nell'atto dell'assassino che uccide per brutale malvagità senza che la sua vita corra alcun perkolo.

Dappertutto 1a stessa preparazione psicologica, l' identico p rocedimento. Il fermento popola.re è « sempre» per i tutori dell'ordine un reato di potenza. I poveri de vono esser sempre calmi e rassegnati a tutte le prepotenze, o, c:1so contrario, possono incorrere nella pena di morte.

A Com..iso dì Sicilia non si tratta solo d'aver impedito un comizio di propaganda (sia pur riformista) ma altrcsl d'aver trovato l'autorità di P. S. avversa all'applicazione d'una sentenza che riconosceva certe ragioni di possesso sul feudo Fanccllo ai contadini.

A Rocca Gor ga i contadini si sollevano contro il disservizio sanitario e la- mala amministrazione del Comune.

B in entrambi i luoghi l'autorità di P. S. inviata per la tutela del cosiddetto ordine, suscita - in realtà - il più giandc disordine sof.,. foca.odo colla violenza la protesta civile del popolo.

Perché ? Non è legittimo lo sdegno dei contadini di Com..iso che vedono gli sbirri posti al servizio dt:i signorotti locali?

Non è sacrosanta la protesta dei popolani di Rocca Gorga che non vogliono morir di tifo o di gastro-interite e pretendono di bere almeno dell"acqua sana e di avere per 1a cura della l oro salute quella stessa assistenza sanitaria che l signo ri non fanno mancate alle bcs,tic?

E perché allora si sca.glia contro quella gente la violenza armata, in un impeto di selvaggia repressione ? La stampa ddfa greppia che a furia di mentire aveva finito per credere alle proprie menzogne suppo nendo scomparse le tremende ragioni di Conflitti di classe che tanto l'avevan irritata e infastidita, la buona stampa borghese sempre pronta ad assolvere il soldato che uccide·e ad infamare il popolano che è ucciso, ha ben tentato, per giustificare l'eccidio di Rocca Gorga, di creare le solite supreme ragioni d'ordine e di legalità; ma non è t uttavia riuscita a dimostrare che il tumulto, la protesta, l'invettiva, la minaccia, anche, si possano punire con la fucilazione.

Ma si è ucciso e si uccide perché questo è il perverso cost ume delle nostre classi dominanti che hanno nell'anima un fo ndo Umaccioso di borbonismo, di austriacamismo, d'inquisizione.

_,

Lo sappiamo che i movimenti di fol1a quando sono determinati da cause strettamente l ocali, senza ·Ia fiamma di una fede, senza il miraggio remoto e assillante di un'idealità, sono fuochi che rapidamente si 5pcngono. Sappiamo che quei lavoratori urlanti la loro protesta contro « i signori che lascian morire nell'abbandono i poverj » andranno domani a votare capitanati dallo stesso Grcolo Sai:oia per i loro stessi nemici . Ma appunto per ciò sentiamo più forte J>offesa che si arreca ai vantati principi di libertà e di civiltà cui pretende ispirarsi l1indiriZ2:o dei governi.

Abbiamo già detto di ritenere discretamente inutili le inchieste che si ordinano per scovare i responsabili degli eccidl.

Ma una protesta deve uscire dalle file nostre, non per far mostra di sé nelle colonne dei giornali di partito, bensl per scuotere e guadagnare l'Opinione del pubblico, per risvegliare e mettere sull'allarnù tutto il proletariato.

R eclamiamo che la vita umana sia rispettata, che i sistemi di repressione feroce siano ca.ncellati dal nostro costume politico, che si finisca di incoraggiare con l'impunità tutte le gesta criminose dei tristi cui è affidata la tutela della proprietà privata, ma diciamo altrettanto chiaro ai lavorato ri che la loro esasperazione non deve esaurirsi in un solo sforzo sotto il pungolo dell'immediato dolore. Bisogna tenacemente persiste re.

Gridiamo alto e forte e promettiamoci solennemente che se c'è chi .pcnsll di soffocare nel sangue ogni protesta di oppressi, noi non consiglietemo né longanimità, né generosità alle folle.

Nessuna violenza ~. più legittima di quella che viene dal baSso come reazionè umana alla criminosa politica della strage.

DALLA DIREZIONE DELL1 « AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MJLANO 5.S
Dal1'At1.m1i!, N. 8, 8 gennaio 1913, XVII {a, :592)

Quando noi ci raduniamo a protestare contro uno dei tanti eccidi che insanguinano le contrade d'Italia, c'è il caso che il sofista e lo scettico , e potrebbe trattarsi di un sov,,,ersivo o di un ultra.sovversivo, ci vengano incontro con un sorriso beffardo sulle labbra e ci dicam,: A che pro protestare ? ·Che cosa concluderete colle vostre proteste? Tutto ciò è fat2.lc. L'eccidio proletario non è che un episodio della p.iò. complessa, profonda tragedia del proletariato. D omani sarete smentiti da un nuovo cecidio. Ebbene questo ragionamento non ci conviene, Noi sappiamo bene che la nostra pro testa non porrà fine agli cecidi, no i sappiamo bene che non è con un ordine del giorno, con un comizfo, con un corteo, con uno sciopero generale stesso - a meno che non termini in una rivoluzione trionfan te - che noi, finché duri una società divisa in classi, porremo la parola fine al sanguinante martirologio proletario, ma noi protestiamo egualmente. Protestiamo anzitutto perché il nostro sile112i o sarebbe interpretato come un atto di complicità morale cogli assassini; protestiamo perché, se gli cccidl sono una fatalità~ n oi non la accettiamo e a rimuoverla tendono appunto i n ostri sfotti; protestiamo per suscitare e diffondere nell'animo delle masse ' l'avversione e il disprezzo per una società che si regge sulla violenza; protestiamo perché la reazione poliziesca e gjudiziaria non si abbatta su.i superstiti ; protestiamo infi ne per turbare coi nostri clamori di « cori che entrano nella scena >> gli scia~lli della penna e della g reppia che contendono ai cani il sangue degli uccisi. (Appla1m).

Certo l'eccidio è una fatalità inerente alla società divisa in classi, una delle quali possiede ai suoi ordini un'organizzazione di forze armate. C'è una· tragedia proletaria più a.mpia, profonda e immane che semina ogni giorno di vittime le miniere, i campi, i cantieri e le officine. È universale. Ogni proletariato che :a.scende ha il suo martirologio : cosl quello delle repubbliche - vecchie e giovani - come queUo delle monarchie,

• Riassunto del discor.so pronunciato a Milano, ncUa Casa del popolo, la sera del 9 gennaio 191,, durante un com.iz.io pubblico di protesta contIO gli cecidi proletari Ji Rocca Gorga, Baganuila., C.cnniso, indetto dalla. Camera del lavoro (Dall'Af.ldnli!, N. 10, 10 gennaio 1913, XVJI)

[CONTRO
GLI ECCIDI] *
''1.. !

ma il proletariato italiano batte il rerord degli eccidi. V'è una tragedì:a proletaria tipicamente «italiana» che sta in rapporto alla psi cologia delle classi ·domiJ::ianri, a quella delle classi proletarie, alla costituzione economica j,rev:alentemente :agricola della Nazione.

Gli inizi della monatchia unitaria sono rossi di sangue. 't3. il giovinetto Barsanti che cade fucilato. E il re « galantuorµo », di cui oggi ricorre l'anniversatio della morte, rifiutò la grazia quantunque richiesta da quarantamila signore, capitanate dalla Pallavicina> che gettò nell'anticamera del re i cordoni nobiliari del marito. (Interruzioni dd commi.m:irio. Applawi. Agitazione). Seguono le rivolte e le repressioni del macinato

Nd 1891 primo massacro tipicamente proletario, classico, a Conselice Tre morti e molti f eriti. Repressio ni sang uinose del '9J-'94 in Sicilia e in Llgurfa.. N u ovo sangue nel '96. Gli eccidi del '98. 11 re con decreto 11 giugno 1898 premia Bava-Beccaris, il massacratore dei cittadini inermi a Milano. (Scoppio di applami. Nllfn1a interr11z/om del del~gato di 1er11izjo, Golfr~dCJ. Fischi e m ovimento dei pNbblico).

Rùtabilitosi il silenzio, l' oratore, ascoltatissimo, conli1111a.

Col 1901 pare iniziarsi un nuovo periodo di libertà. È un inganno. Io non recito il mr:a -culpa perché non ho mai creduto al liberalismo di Giolitti. Ancora eccidi a Bcrra, Candela, Giarratana. Il proletariato era allora d otato di una sensibilità squisita tanto che dopo i fatti di Buggerru (Sardegna) e Castelluzzo (Sicilia) scattò .in pi.cd i nel famoso sciopero generale che fece tremare la borghesia e fu troppo di ffamato. (Applaun).

L'eccidio itali2no ha questo cuattere: si compie sempre su folle inermi, i feriti e g li uccisi son o stati sempre colpiti alla schiena. Oggi s iamo dinanzi a nuovi eccidl.· Q uello di Baganzola. è u n assassinio : è il carabiniere che cerc:a. la v ittima, la « sua» vittima, vuole uccider e il capo-lega e sol o il capo-lega. ... lo cerca nelle t enebre e lo uccid e....

Quell o di Rocca Gorga è l'eccidio classico. Come v e nti anni fa quando la folla del Mezzo giorno moveva all'incendio d ei casotti del d~ìo portando innanzi le effigie dei sovrani, cosi oggi quei contadini di Roccagorga - che avevano deposto prima nelle sale quattro o cinque temperini di cui erano forniti - si raccogliev ano in un.a Società intitolata Savoia sono stati massacrati come una mehalla di beduini al grido di « Savoia I », a.ll"ombra del tricolore dei Savoia I (Applausi). Rocca Gorga è la rivelazione.del ma.le di cui I.J. Nazione soffre: è l' Itll..l.ia sociale che manca alla vita civile : scuolè, fogne, acqua, luce, st rade, assistenza sanitaria, buon governo municipale.

II problema dell'Italia .rurale n on solo n on · è stato risOlto, non è . stato n emmeno affrontato e oggi che un miliardo è stato g ettato sulle

D~LLA DrR.EZIONE DELL'« .AVANTI!)) ALLO SCIOPERO DI M ILANO ')7

sabbie libiche la resurrezione dell'Italia rurale è rimandata alJ'infinito e noi sentiamo che è legittimo, direi quasi « legale », predica.re il diritto alla rivolta dei mille Conluni d'Italia che si trovano in condizioci inferio ri a quelle della Libia. (Applmui probmgati. N uol!a intt rrJJz.io'fJl del dtltgato. G randt agitazione)

L'oratore, seguilo ron inltn.ra e romm1Jua a1tmzi1Jne, dtnunrill ; scJ/dati rht hanno sparalo mi fratelli e richiama il d1Jvere di inten.rijican la propagauda antimilitarùta ; stigmatizza, ron parole di fuoro, la rtampa borghue che lralia ora da « canaglia » il popolo ,he fu fino a ieri elogiato, e poi do1J1tmda: che fare?

Seminare delle idee e p repararsi ad ogni evento Gli 11/limalum non devono rimanere eternamente sulla carta. Oggi che il proletariato italiano segue diverse v ie e dei Partiti uno solo - il Socialista - ha ancora un'anima; ed i o lo d ifender ò contro tutti, perché il Partito è una gran de riserva di idealità; oggi che lo stesso Partito Repubblicano perde di vista il suo bersaglio (Hna 11oce : « Barz,ifai ! n), oggi noi c~iamiamo in causa il Governo come il primo responsabile del sangue versato.

Il .Muuolini ricorda il dello di Tallryra,rd, le rivolle che precedettero la rù.:olnz.ione francese, l e giustizie sommarie del popolo durante I, crisi deJla rloria t le parole di Cattaneo agli insorti milane1i del' 48 e dice ck le classi domina nti d'Italia scavano fra esse e il popolo il solco di sangue in cui s~nno sepolte.

Vo i ritornate tra poco alle vostr e case, ma pensate che in questo stesso momento molte altre case.di vostri fratelli sono immerse n el d olore e neJJa di sperazione. La morte che, come nel poema dì Verhaereo» passa a cavallo vest ita da soldato, ha bussato a quelle porte e ha mietuto .

L'oratore con 1111a perorazione elevala rhe incat ena la folla, manda 1111 1a/11to alle vittime e chiude gridando :

A morte i massacratori del popolo ! Viva la Rivoluzione I

OPER..A OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
I .~

IL SILENZIO DELLA VERGOGNA

Stabiliamo a _distanza di cinque giorni il bollettino ufficiale sugli scont tl della giornata del 6 gennaio 1913 a Comiso, Baganzola, Rocca Gorga : arabi morti : otto; feriti : cinquanta ; prigionieri : sessanta. Trofeo di guerra, l'asta di una bandiera tricolore: . D alla par te ddl'esercito italiano che si è - come al so lito - battu t o splendidamente, un solo ferito, guaribile in pochissimi giorni. Il m o rale delle truppe che o ra bivaccano sulle p os izioni conquistate è altissimo e il fucile modello 1891 si è dimostrato ancora una volta risp<:>ndentc - per precisione ed efficacia cli tiro - a tutte le necessità della guerra con tro i n emici interni, quanto contro quelli este rni. Una volta, ogni bollettino ufficiale era incorniciato da lunghe relazioni d egli « inviati speciali )> dei grandi quo tidiani.

Per l'ultima battaglia) g li stessi quotidiani si sono limitati a pubblicare la Stefani.

Non avevano dunque uno straccio di De Maria da mandare a1 campo arabo di Rocca Gorga?

Invece, si lenzio s u tutta la linea. Boicottaggio alle notizie G iolitti ha diramato la sua parola d'ordine: tacere. Parla solo, nell'angolo d ella t erza pagina, il filosofo verde che rimug ina nel su o la mbicco tutti i p iù i nsulsi luoghi comuni della reazione n ovan tottcsca. Pe rché quest o silenzio ?

La risposta è facile. G li è che la speculazione, I.a ignobile speculazio ne che la stampa b o rg hese si accingeva a compiete sugli cccidl è miser evolmente.... rient[ata. Che·magnifico motivo p e[ una serie di v ariazioni inspi ra te a De Maistre o a Bava-Beccaris se s i fosse potuto provare o semplicemente dubitare di una logica relazion,e di causa a effetto tra propaganda socialista e il massacro di Rocca G o rga !

Ma. poiché tale nesso di causalità manca, è più comodo ignorare e far igno rare l'avvenimento. Solo i fogli di p rovincia spu tano v eleno e chledono la galer::a. per n oi che siamo gentilmente definiti i Bonnot1 del socialismo rivoluzio nario italiano, ma.... ,wn p ratval~hunl I

Ora il silenzio dei grandi g iornali è il silenzio della vergogna I

L'eccidio di Rocca Gorga è stato infa tti la brutale lacerazione della r osu leggenda sull'unità morale d el p opolo italiano, leggenda intro-

t· ···

dotta n ella circola2ione ano scopo di accrescere il prestigfo dell' Italia all'esecro.

Ta.Je unità, nel senso di fusione, confusione e solida.rietà di classi, non mai esistita e non esiste. Non è esistita durante la guerra libica, non esiste oggi . Se· esistesse, n ostro compito sarebbe quello di spezzarla.

L'eccidio di Rocca Gorga ba rivelato ancor.i. una volta la crisì enorme che travaglia da un cinquantennio l'Italia rurale, crisi che il Governo Unitario invece di risolvere ha aggravato, colla sua pazza politica all'interno e all'estero.

L'eccidio di Rocca Gorga, infine, è una terribile lezione di sovversiVismo ed è questo che più spiace a i g io rnali borghesi. È assai probabile che - dopo il tragicp regalo della Befana - il Grcolo agricolo Savoia cambi nome. Mettersi sotto la protezione della Casa regnante, chiedere, quasi .per sacrare la pacifica dimostrazione col simbolo della legalità, il tricolore ; limitarsi a pretendere non l'aboli2i o ne della « proprietà privat a l> ma semplicemente un'amministrazione meno camorristica; g ridare non « Viva l' Anarch.ìa I » ma« Viva la Madonna I », e poi essere inseguiti, abbattuti, dispersi a fucilate, ecco, i n verità, una delusi one tremenda che gioverà ad illuminare il cervello dei contadini superstiti più di molte conferenze di propaganda. li sovversivismo a Rocca Gorga è stato seminato al grido di « Savoia! » e germoglierà rapidamente perché è stato irrorato col sangue. Quei contadini ricorderanno. Prima subivano il governo, oggi lo detestano, come il peggiore nemico. Adesso sanno a che cosa "gi ovi l'eserci to, a sostenere cioè le camorre mun.icipali e i baroni del latifondo . Questa vasta seminagione di odio, questo incendiaµieoto degli animi non è stato opera dei sovversivi - sconosciuti o quasinella disgraziata Ciociaria, ma opera degli agenti dell'ordine. Noi dovremmo ri ngraziarli. Anche col p iombo si fabbrica.no le coscienze e si alimentano le esasperazioni del popo lo.... Dove non g iunge la parola del propagandista, arriva - sempre in tempo, almeno in Italia.il moschetto del carabiniere....

Gli struroenti della conservazione sociale lavorano - inconsciamente - per la rivoluzione. È questa contraddizione di tutti i popoli e di tutti i secoli che obbliga a l s ilenzio il giornalismo borghese così loquace in altri casi. Anch'esso obbedisce a quella politica che potrebbe essere definita. « la politica dello struzzo». La cecità delle llitu dominanti in Italia è semplicemente spaventevole. Per i n~stri giornalisti, per i nostri uomini politici, un eccidio è un semplice episodio di polizia. -L'essenziale è di salvare il principio d'autorità anche quando nèssun o lo minaccia. Nient'altro. Invece di prevenire e p r ovvedere1 si rep rime.

60 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Nessuno considera il tumulto, come l'indice di un male che bisogna rimuovere. Nessuno ficca lo viso in fondo alle cose. E questo « supcrficialismo » che fa dubitare se la formula di governo delle classi dominanti in Italia non sia quella del tanto peggio twto meglio. Se cosi è , aon certo saremo noi a d olercene. Il G overno continui la sua politica folle di reazione e di sangue. Non farà che affrettare il giorno della resa dei conti.

Intanto, mentre la stampa borghese tace e finge d'ignorare l'avvenimento , il proletariato socialista gridecà oggi la sua protesta in centinaia di comizi. Se il Governo non raccoglie il monito popolare, tanto peggio per lui. Domani, sarà trnppo tacdi.

Dall'À11an1i!, N. 12, 12 gennaio 19H, XVII (a, ~92).

DALLA DIREZIONE DELL'«AVANTl! )) ALLO SCIOPERO DI MILANO 61

D opo venti anni, io asserisco che siamo ancora all'Italia barbara contemporanea d i Alfredo Niceforo. Noi dobbiamo mettere la realtà sul tavolo e sviscerare tutti j problemi per ass umerci ognuno le n ostre respon sabilità. I delitti che si compiono in Italia dai po~eri costituiti sono contro la fo lla inerme Ma n o i scendiamo in piazza per chiedere delle minuzie, non per impostare un problema, non per affrettare il ca mbiament o di un regime, non per l'abolizione della proprietà pri• vata. Ciò malgrado n on abbiamo il di ri tto alla strada e quando v i scendiamo la bor ghesia ci tratta da delinquenti I

Dopo 1m'analùi dei co11flit1i fra jorz.a armata e popolo ed aver dimrutralo che fa caser,va abbrutisce,' dopo aver as11rito, ai lume degli episodi dtlla g11erra libica, che la gH1:rra dùtrugge la storia , e riporla alla preistoria, l 'oratore afferma la necessità di ritornare alla propag anda antimilitarista intesa nel senso che non faccia mai dimenticare all'operaio di essere un gregario del suo partito, un'unità della sua cfasse

I l ,rostro direttore continua avvineentk l'uditorio nella sua sinle.si rapidùsima e taglierrle, logfra t :onvincente d,e noi rin1HJtiamo a riassumere e finisce con una elevat a peroraz_ione . (Un applamo dei p iù frago rosi ed ent111ùutid accoglie la chù11a deli'oratore che ha parlalo per 1m'ora. L'applallJ() dwa per ben dieci minuti d'or()logio, ro1Jringendo il M ussolini ad alz.arsi e ringraz.iare).

• Riassunto del discono pronunciato a Torico, nella s«ie della Cameri. de.I lavoro sita in corso Siccardi 12, la. mattina del 12 gennaio 1913, d1.uan1e un comizio pubblico di protesta contro gli eccidt proletui di Rocca Gorga, Baganzola, Comiso. (Dall'A J<anti l , N , t;, 13 gennaio 1913, XVII).

[CONTRO
GLI ECCIDI] •

SPLENDIDO ISOLAMENTO

Siamo soli. Siamo sta.ti soli. Ieri nell7opposizione alfa. guena libica, oggi nella protesta contro la politica peculiarmente giolittiana del massacro.

Lo constatiamo, senza rammarico. Anzi, con piacere. Gli altri Partiti si sono eclissati.

La democrazia si è limitata alla cronaca e a qualche commento prudentissimo, per non dire anguillesco; i repubblicani hanno disertato i comizi dove avrebbero potuto far echeggiare la nota antimonarchica; il giornale quotidiano diretto da un destro o da un autonomo non ha.... insistito I

Solo il Partito Socialista ha alzato la sua voce di protesta, interpretando gli sdegni e i propositi del proletariato.

Continua cosi quel nostro « splendido isolamento» che ebbe inizio dall'impresa di Tripoli, e ci ha rinfrancati e ricondotti ai salutari contatti colle masse proletarie le quali ascoltano sempre volentieri - malgrado deviazioni di uomini e di tendenze - la p2.rola del socialismo.

La protesta contro gli eccidi è riuscita. La puola d'ordine della Direzione del Partito no n è caduta nel vuOto.

Forse. l'agitazione più che profonda t stata vasta ; estensiva più che intensiva.

Comunque la sua g rande importanza indubbia. E non sfuggirà a nessuno quando si pensi che il proletariato italiano che esce ora da una lunga crisi che lo ha per lungo tempo travagliato, quando si ricordi che dei patt.iti politici cosiddetti popolui uno solo può dirsi cd è :mcç,ra vivo : quello socialista; quando si tenga presente che la gueè.ra e l'esaltazione della guerra conduce ad una specie d'incallimento della sensibilità. mo.raie e a un deprezzamento del valore della vita umana ; quando si pensi a tutto ciò si deve convenire che la proresta - culminata nei numerosissimi comùi di ieri, di cui più sotto diamo notizia - ha superato le nostre più ottimistiche previsioni e deve aver impressionato gli avversari e il Governo.

Segno evidente e confo.rtevole che il p:roletariato italiano non t diventato completamente sordo a.i motivi ideali.

_.., ..,_ ;, , ,.

Ora sì tratta, come dicemmo raltro giorno, di tenacemente persistere.

Cè qu..indi tutto un vasto lavo ro da riprendere e da intcnsiharc se vogliamo con mosse rapide, simultanee, generali, fronteggiare e dominare gU avvenimenti.

Noi sentiamo che il socialismo sarà domani un altro « momento nella storia d'Italia.

Dall'Avanti!, N. 13, 13 gennaio 1913, XVII 'Ì'.

• LA politfra della .sJrag, ( ,4)

. '-~<-:.-.. , ,::,-__--·._e 64
OPERA OMNIA D1 BBNITO MUSSOLINI

[AL « LAVORO»]

Una nostra allusione al contegno del Lavoro di Genova, che, di fronte agli ultimi eccidi, non è stato di molto dissimile da q uello del democratico S ecolo , ha punto sul vivo il confratello genovese. Il qua.le pula di una nostra << ossessione dell'iso lamento >1 e relativa << fobia di trovarci con qualcuno )) ; di una nostra « acre voluttà>) d i d irci soli contro tutti e simili piacevolezze ; m entre la nostra era e voleva essere u na sem plice constatazione di fatto. Constatazione che il Lavoro stesso oon può s mentire.

Mcgliò soli , del resto, ch e male accompag nati. Noi non avremmo - data Ja delicatezza dell'ar gomento - intavolato la p olemica, se il Lavoro, dopo e ssersi difeso, non avesse attaccat o la Direziòne del Partito SociaJista Italiano . Che cosa hanno fatto, chiede il Lavoro, i «rivoluzionatissimi }> della D irezione del Part ito, di fronte ai nuovi eccidi ? Parole, pa:role, parole, come i riformis ti della v ecchia Direzione.

Ma do mandiamo al Lavoro che cosa potevano fare i « rivo lu zio narissimi » con un Partito che voi, riformisti di destra e dei circoli auton omi, avete cercato di ridurre a un << ramo secco » ? Che cosa potevano fa re con u n pro letar iato che, se è diviso, no n è ce rto. per colpa dell' att uale Direzione del Partito ?

Non siete voi che per trascinare ai piedi di Giolitti le masse proletarie lo av ete p resentato come un ministro liberale ? Non è il v ostro riformismo accattone che h a snervato e n auseato i sociali sti italiani ?

Che cosa può fare un Partito che esce or ora da una· lunga crisi durata o ltre lln decennio ?

Non è il vostro clan che ha sistemat icamente diffa mato l'atto più energico che si p ot eva . tentare, lo sciopero generale, anche quando come nel t 904 è riuscit o una memorabile manifestazione di fo rza e d i fed e socialista ?

In tali condizioni che altro si poteva fare, se n o n c hiama.re il popolo a comizio ? Ritornare a questa vecchia abjtudine dei pop oli liberi dimenticata dai vecchi riformisti ?

Consta.tiamo intan to che la parola. d'ordine della Direzione del Pattito non è caduta nel v uoto e che la protesta è stata gen erale

come forse non si sarebbe creduto dopo tante deviazioni e delusioni Se, come dice il Lavoro, l'inchiesta fatta dal Susi è un elemento di fiera condanna per il Governo, questa fiera condanna colpisce anche i signori «destri)> che del Governo di Giolitti sonò stati più e ·più volte caldi e tenaci sostenitori. Sono i voti di fiducia dati al Governo massacratore, quelli che hanno demoralizzato il proletariato italiano e rendono - per il momento - impossibili azioni più energiche.

Ciò detto, cogliamo l'occasione per aggiungere qualche altro rilievo destinato ai nostri amici. Noi, avremmo voluto che uno dei membri della Direzione del Partito residenti in Roma si fosse recato immediatamente dopo l'eccidio a Rocca Gorga, per compiervi quell'inchiesta fatta tardivamente dal Volpi e che noi abbiam vi sto sul.. .. Suolo. Avremmo voluto inoltre che un deputato socialista si fosse recato a Rocca Gorga per farvi ciò che ha fatto l'on. Chiesa (quello di Milano, non quello di San Pier D'Arena). Avremmo voluto infine e sopra.ttutto dai consiglieri della minoranza socialista di Roma, una dichiarazione di pro testa contro g li eccid1 e di solidarietà colle vittime.

Il silenzio - ingiustificato e ingiustificabile - della minoranza consigliare rivoluziona:cia romana ha sorpreso, sbalordito, addolorato tutti i socialisti italiani.

Come il Lavoro può, da queste nostre linee, ancora una volta constatare. noi non abbiamo una r egola morale per gli amici e un'altra per i nemici. Foèse per questo noi finiremo col cadere in odio a tutti : a destri, a sinistri, a intransigenti, a r ivoluzionari. Che importa? Quello che ci preme è di r imanere colla schiena diritta e la coscienza tranquilla.

Dail'APanti!, N . 16, 16 gennaio 19 1}, XVII•.

• Il LaP()rO di Genova, N. }46, 19 gennaio 1913, XI: .: LA VENDE1TA O!LLB

COSE. - Benito Mussolirtl mastica ama.ro e ha ragione ( +). "F&rie pn lflleJJo - egli ha scri tto recentemente - nui finirffll() rol ,aJ,u in odio 11111JJi:" ( + )

MAJuo BETTINOTI1 ».

66 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

LA FATALlTÀ » DEGLl ECCIDI

E LA « CUCCAGNA» DEI CONSERVATORJ

L'on. Bissolati ci chiama in cama sul Seco/() di ieri per il discorso, 11nzi i discorsi, che sono stati pronunciati da noi e dai « teorici del civolu.z.ionarismo )), nei comizi di protesta contro gli cccidl del 6 gennaio, L'on. Bissala.ti si riferisc e più particolarmente al discorso di Milano. Peccato ch'egli, . con un procedimento molto analogo a qùeJJ o dei ce nsori medioevali, ai quali bas tava una fras e per impiccare un uomo, abbia <<estratto» da un discor so durato oltre un'ora, solo d ue frasi che avulse da tutto il resto ·ser vono a sostene re qualunque tesi, a legittimate q ualunque giudizio.

Ma non è questa analogia che ci impedisce di seguire il Bissolati sul terreno ch'egli stesso si è scelto. Limitiamoci pure a quelle due frasi, tanto più ch'esse non ci sono sfuggite involontariament e nell'impeto dell' improvvisazione e sotto la suggestione d ella folla, ma furono meditate, freddamente premeditate. C'è meno impulsività nel nostro grido che non in quello lanciato nella storica auletta ... , Cer to) per tutti coloro chL": hanno del socialismo una concezio ne id.Hliaca a r,cadica, pacifista; p er tutti coloro ch e credono nel dogma della invio labilità della. vita umana (per noi la vita no n è il bene u nico, non è. fine a se stessa, ma è un mezzo; Sindor PetOfi cantava : « la v ita mi è cara, l'arp:ore a.ncor più, ma per la libertà li dò entramb i>); chi attribuisce un valore « a ssolu t o» alla vita dell'uomo, cond anna il tnondo alrimmobilit:L ..); p er i socialisti, dicevamo, rimasti in fatto di socialismo a lla mentalità. del De Amicis - miscuglio di romantico tenerume sentimentale che ha fatto il suo tempo -; per tutti qu esti socialisti dota.ti delle vecchie sensibilità dei cristiani, u·o grido, come il nostro, può sembrare una bestemmia. Eppure, no. Esso è l ogi co. È socialista. È umano. Gli stessi riformisti non dicono nientL": di diverso quando nei l oro minacciosi 11/timat11111 affermano di voler rispondere « d'ora inoanz.i » colb. vi9lc.nza alla violenza. Anche q uesto è ~na specie: di condanna. a. morte. Non sarà, forse, applicata~ ma. che i mporta?

L'intenzione rimane. ·

L'on. Eissolati non deve farci il' torto di credere che il o.ostro grido sia stato dettato da r e'miniscenze g iacob ine. Mai più. N o n si t r atta

6 - V.

di ripristinare un tribunale rivoluzionario che giudichi e mandi. Il '93 è lontano. La ri voluzione che noi vagheggiamo non può essere paragonata a quella borghese. Quando gridiamo : a morte l massaCiatori del pepalo, n oi intendìamo di rivendicare al pop olo il diri tto di legittim a difesa, il diritto cioè di rispo ndere colle acmi alle armi, il diritto di uccidere, prima di farsi u ccidere, Dal momento che quella d'Italia è, dal '91 ad oggi, u na « poLitica della strage», noi v ogliamo che i l proletariato non la subisca più come ha fatto sin qui r assegnato e indifeso. Si tratta insomma di stabilire la parità delle condizioni nella lotta fra proletariato e Governo. Il nostro è un grido di guerra. Chi massacra, sappia c he p uò essere, a sua volta, massacrato.

N o i non sappiamo poi se l'agitazione di protesta sia stata impostata sulla n ostra affermazione che « l'eccidio proletario una fatalità inerente alla società divisa in classi », né ci pare che q uesta formula costituisca una « cuccag na pei conservatori}>. No. Questa frase - anche così mutilata, anche interpretata alla lettera -n o n serve alla tesi di Bissolati. Noi :abbfamo detto che l'eccidio costituisce u no dei mille episodi della tragedia proletaria. Noi gli abbiamo attribuit o un carattere di fatalità - e lo ripetiamo ! - perché sino a quan d o la società sarà divisa in classi. delle quali una dominata e l'alt ra dominatrice, la lotta di classe satà sempre accompagnata d a episo di p iù o meno gravi cli violenze. . h per questo carattere di fatalità che l'eccidio pro letario n o n invermiglia solo la cron11ca delle m onarchie, ma anche quella delle rep ubblich e.

Per lo stesso delitto di sciopero son o stati fucilati ì minatori di Lena (Russia) e i carrettieri cli Setub al (Portogallo). La stessa brutalità poliziesca ha ucciso Anna Lo Pi220 a Lawrence, Antonio Curti a Bagani;o]a, Finché ci saranno classi e lotte di classi, ci saranno eccidl: t questa fatalità è ammessa dallo stesso Bissala-ti che ritiene possibile di ridurre al « minimo » le cause dei conflitti, ma non afferma che si possano eliminare del tutto.

Se il Bissolati ci avesse seg uito, avrebbe onestamente constatato che noi, dopo aver affermato l'un.iveCSalità. del fenom eno, 2.hbiamo parlato di un eccidio classico, tipicamente italiano, che è in relazione di causa a effetto col p ro blema dell·Italia ruttle non ancora risolto.

E abbiamo deplorato la t< spaventevole cecità » delle classi dominanti che invece di prevenire e provvedere .reprimono. E abbiamo

r i 68 OPERA OMNIA DI B ENITO MUSSOLINI
.··~

detto che bisognava portare l'Italia rurale - le m..igliaia di Roccagorghe e Verbicari disseminati nella penisola. - a concfu:ioni più umane di vita, ridurre cioè al minimo le cause peculiari di quello che abbiamo chiamato l'eccidio italiano «classico» perché si compie, si è sempre compiuto su folle jnermi, le quali non si agitavano per imporre sovvertimenti di regime, ma per ottenere ciò che da oltre un secolo è ormai patrimonio di tutti i paesi civili. Rimandiamo l'on. B issolati al nostro a rticolo / / ;ilenzio della vergogna, per convincerlo che la nostra affermata «fatalità» sugli eccidi in genere, non c'impedisce di proclamare la possibilità, il dovere anzi d i eliminare )e cause peculiari, nazionali degli eccidi che insanguinano quasi periodicamente i borghi e le campagne d'Italia.

L'on. Bissolati avrebbe ragione di chiamare n ichilista la nostra protesta se noi avessimo accettato la teoria del tanto p eggio, tanto · meglio; ma invece nei nostri comizi noi abbiamo den unciato il male per i nvocai:ne i rimedi e poiché i contadini di molte zone d'Italia tumultuano per avere fogne, scuole, lu ce, medici, strade, noi abbiamo detto che il Governo ha l'obbligo di dare a questi Comuni <<italiani» ciò che non si nega agli indigeni delhi. Tllpolitania.

Noi indichiamo dunque alle classi dominanti italiane il loro com· pita preciso. In fondo , la nostra che pare ad occhio di superficiali opera di negativi, ha la sua grande efficacia in quanto spinge i l Governo a provvedere. Se il Governa non potrà o no.o saprà, tanto peggio p er lui.

L'on. Bissolati risparmi l e sut facili ironie sul diluvio rivoluzionario La storia. è piena dell'imprevisto e nessuno, neppure Bissolati, può tracciate o ipotecare la strada dell'avvenire. Noi, invece di illudere il proletariato sulla p ossibilità·di eliminare tutte le cause degli eccidi, vogliamo invece prepararlo ed agguerri rlo per il giorno del << più grande eccidio » quando le due classi nemiche si urteranno nel cimento supremo.

Dall'Avanti!, N. 17, 17 gennaio 1913, XVII "·

• Il silni:riu dellt1 vwgognt1 ()9) .

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 69

Non esopiano, ma alquanto funambolesco è lo scambietto o scamotaggio col quale il l...alloro di Genova tenta di rispondere a.i nostri rilievi. Osserviamo brevemente per parag rafi :

1. Che il contrasto fra le critiche di un tempo e il contegno della attuale Direz:ione del Partito Socialista non esiste, Perch é è sciocco pretendere un movimento rivoluzionario o semplicemente energico co n un prolet ariato diviso non per colpa dei rivoluzionari e con un Partito sfibrato da dieci anni di riformismo.

2: . Che se il Laooro è stato favorevole allo sciopero generale del 1904 è altrcsl vero - e il Lavoro non ha tentato neppure smentirlo - che i riformisti dif&m:uono quel mov imento perché non p ortava Ja loro etichetta.

3. Che i voti dì fiducia a Giolitti sono stati dati dai riformisti - difesi e rappresentaci dal Lavoro - a nche quando di sulfngio u n iversa)e nessuno parlava.

Giustificare il cronico ministerialismo riformista col suffragio u niversale è un altro.... scambictto. Ormai è not o - acquisito alla storia - che anche senza i voti di 6ducia dei ri(ormisti, Giolitti avr ebb e vara.to il q uasi suffragio unive rsale e la maggioranza della Umera lo avreb be accettato senza fi atare. Il Lavoro può :risparmiare dunque le sue odierne smar giassate ancigiolittiane che non con vin·cono nessuno, tanto, la pagina vergognosa del giolittismo riformist a, n o n si ancella. E poi, chi ha votato ·voterà.... Basterà che Giolitti faccia l'occhio. di triglia aj vari postulanti al portafoglio per avere un nuovo vot o di 6.ducia da quegli stessi riformisti - Ca.nepa non escluso - che oggi fanno la voce grossa e se ne infischiano....

[AL «LAVORO»]
DalJ' Av.mti!, N. 18, 18 gennaio 1913,.XVII •. • Al «1..Jn,fH"o » (65)

RICORDANDO

Tre a.nn.i sono passati dal giorno in cui la vecchia e la nuova generazione dell'Italia proletaria e socialista fu percossa dalla notizia della morte di Andrea Costa. Noti2ia attesa, ma pur sempre inaspettata, perché la morte è l'ospite ingrato che si vorrebbe ad ogni costo respingere,

Tre anni sono passaci dal giorno in cui, Andrea Costa, chiuso il ciclo della sua vita, cominciava a viverne un't.ltra - di cui nessuno può misurarne la durata - nella storia. Sostiamo breveme nte, volgiamoci indietro e ricordiamo. Non g ià per seguire. la sciupata formale costumanza delle commemorazioni obblig ate a data fissa (per noi commemorare significa continuare l'opera dei maestri e dei pionieri), né per compiere uno sterile rito, ma per trarre dill'cvocazionc uno spirituale conforto, per rinnovare e fortificare i nosui propositi.

Quando nella triste mattinata delle onoran2e funebri, noi seguimmo, raccolti attorno alle mille bandiere, il feretro disadorno e ascoltammo, sotto la gelida sferza del nevischio, i discorsi degli oratori, sentimmo - e non sapremmo dire per quale rapida, misteriosa inhlizio ne dell'anima - che con Andrea Costa si voleva portare al cimitero il v ecchio Partito Socialista Italiano, di cui Andru Costa era rimasto sempre, attraverso un trentennio di calamitose vicende, l' immacob.to simbolo vivente. E ci giunge allora più viva, più dolorante la no stalgia del So<:ialismo eroico dei primi tempi, che i pratici e i maturi si ostinano a ritenere superato. Il socialismo della fede, del disinteresse, d~ sactifìcio personale : il socialismo che si diffondeva tn le folle come il verbo di una nuqva religione, come una grande speranza fascinatrice ; il socialismo che - come il vecchio comunismo marxiano - costituiva l"incubo delle classi dominanti ; il socialismo dalle audacie garibaldine_ che preferiva·alle schermaglie dei Pa.rlamenti l' azione nelle strade e nelle piane.

E chiedemmo a noi stessi : Costa porta dunque con sé, al r ogo che distrugge, il vecchio socialismo? Tale domanda ripetemmo, quando al congresso di Milano l'oratore che aveva porto l'estremo saluto ad Andrea Cost2, dcfuuva « ramo secco~ il Partito ·Socialista Italiano.

Oggi - dopo un. trienc.io - i dubbi che ci Ja~avano a Imola

.·.,·~-. '

e a Milano, sono dileguati e rispondiamo, decisamente : no. Oh se il n ost ro Andrea potesse balzar vivo dal pug no bianco di cen ere, certo, dinnanzi all'attuale rinascita del P artito, direbb e, con noi, c h e il nmo non p ote va, no n può essicarsi finché tragga dal proletariato oppresso l'h11m11s vi tale, finch é persista nel cuore d egli u o mini l'ardent e aspirazio ne a una società miglio re.

I socialisti italiani - dopo avè r disperse le loro energie .in mille co n ati, dopo essersi incamminat i, spinti dal desiderio di co s t ruire, di t radurre subito nei fatti l'idea, su mo lte st rade non se mpre diri tt e - tornano o g gi al s ocialismo di Andrea Costa.

E gli vive dunque, Egli diventa sempre più grande. La sto ria borghese della terza Italia non potcl. ignorarlo. .Se le plebi italiche che l a R ivolU2io ne n azionale no n a ve va t occat o cd aveva lasciato imme rse n ella loro infinita miseria materiale e morale, hanno o ggi una coscie ru:a, sentono l'aculeo dei lo ro b isogni, e si elevano, lo si d eve all'apos to • lato indef esso di Andrea Cos ta.

Il primo degli i n te rnazionalisti italiani è stato il Messia delle moltitudini sconosciute: e: ignare: ; per esse ha dichiarato guerra senza tregua al mondo borg hese; per esse eg li ha ineffab ilmente sofferto e carceri, ed esili.i, e calunnie che ~mcon n o n tacciono dinnanzi al s acro silenzio della Morte ; per esse ha p ortato n el suo cuore a mori ed odii immensi, cd vissuto ed è m orto nella povertà francescana che lascia grande eredità dl affetti, ma scarsa ere dità di fortune . G iu sto, d o veroso, figliale è l'o mag g io ch e i socialisti imolesi gli t rib utano o ggi e co i compag ni d'Imo b sono in ispirito tutti i so cialisti d 'Ita· lia. Sos ta breve, dicemmo , perché gli eventi incalzano. D o ma ni riprenderemo il cammino, e co ntinueremo - n oi o chi v errà d opo di noi - sin o alla meta lontana.

Affrettiamo il p asso Ser riamo le Jile N on u dite ? È la voce d el nostro Andrea che ci grid a : Ava nti I N el no me e per il t rionfo d el Socialism o I

Dall'ANnti!, N, 19, 19 gennaio 19 13, XVII (d, 592).

L 72 OPERA OMNIA DI
BENITO MUSSOLINI

« Noi riformisti assistiamo all'autoliquida2ioae del rivoluzionarismo con grande strcnilà: ciò che, facili Cassandre, avevamo prevMuto si awera. Confes. sim10 però che i fatti ci han dato ragione assai prima che noi non sospettassimo ~-

.Questa. la. conclusione dell'articolo di fondo pubblicato su1L1voro di ieri dal signor Mario Bettinotti. Il quale ar12itutto dovrebbe specificare a qual razza di riformisti appartiene: ai destri, ai sjnistri o ai cosiddetti a utonomi ? Dal momento c he lo h a dichiarato il sig n or Bettinotti, certo il rivoluzionarismo deve trovarsi nel periodo della liquida~ione.

E sapete perché? Perché ci sono stati qua e là alcuni « casi speciali».

Ergo, dichiara il signor Bettinotti, l'esperimento riv oluzionario fallito. Adagio, Bettinotti. Non prendete come dato di fatto quello che può essere e rimanere un vostro pietoso e impotentissimo desiderio.

E in ogni caso, rico rdate che al congresso di Reggio Emilia i più rivoluzionari in materia elettorale furono proprio i. .. , riformisti.

Per certi' sinistri l'ordine del giorno Lerda era infat ti troppo codino, perché non prescriveva tassativamente l'astensione in caso di ballottaggio e l'intransigenza anche nelle elezioni amministrative....

Come tutte le ridicole, antipatiche Cassandre del vecchio tempo e del nuovo, anche il signor Bcttinotti non ha la divina facoltà di prevedere il fui::uro e 1~ non meno divina facilità di dime~ticare il passato....

Ora, se la Direzione del Partito Socialista non riuscirà a sopprimere del tutto i e< casi speciali», la responsabilità non è dei rivoluzionari, egregio signor Bettinotti, ma anche dei riformisti e va, caso mai, distribuita equamente sugli uni e sugli altri. Ma i casi di Napoli, di Carpi e di Mantova, non bastano ancora a gi1.1Sti6carc le profezie di questa Cassandra in ritardo .:

I. perch~ si tratta d ovunque di riformisti destri o sinistri;

[ A MARIO BETTINOTII]

z. perché in altre molte località e nelle elcziorù politiche e in quelle uruninistrative si è seguita la direttiva intransigente.

Il signor Bettinotti parla dunque a sproposito di « vendetta delle cose sulla metafisica delle parole». È ancora troppo presto. Un rifar• mista dev'essere molto prudente prima di fare d elle generalizzazioni, se non vuol cadere nella « metafisica delle parole ». Perché tanta fretta, quando si ha, come il signor Bettinotti, la certezn di a rriv:uc?

DaJl''1i,anJi!, N . 20, 20 gennaio 1913, XVII•.

• Il Liworo, N. )46,, 21 gennaio 19 13, Xl: .cCAa.n IN Ti.vou.! - Bmi10

Mussolini dedica aJla mia modesti" ima persooa mez.za colonna de lJ'A vanti I di ieri.(+). M.woBEnINom».

74 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI

Mettiamo pure le· carte in tavola. Il signor Mario Bettinotti ha proclamato solennemente con un articolo di fondo sul Lavoro di Genova il fallimento del rivoluzionarismo. Noi gli abbiamo detto : adagio. Siate prudente. Non generalizzate. Due o tre casi non bastano a giusti11.care la vostra t esi. Aspettate almeno la grande prova delle elezioni. E se l'intransigenza elettorale va al diavolo, l'insuccesso non è dei soli rivolU2ionari, ma anche dei riformisti cli sinistra, i quali - in materia elettorale - pretendevano dare dei punti ai... , rivolurionari. L'eventuale insuccesso non è quindi di una frazione, ma di tutto il Partito e non c'è proprio motivo da rallegrarsene, a meno che non si sia rimasti dentro al Partito collo 5copo obliquo_di insidiarne l'esistenza. Dopo dicci anni di popolarismo, ci sarà qualche defezìone, ma è certo che la grandissima maggioranza del Partito seguirà fedelmente e sinceramente i deliberati del congresso di Reggio Emilia. E i segni confortanti non mancano. Ma il IJettinotti scivola su questo argomento e ricorda il referend11m anti-massonico. Ebbene, anche qui l'insuccesso non è tanto dei rivoluzionari quanto dei sinistri che all'ultima giornata del congresso di Reggio Emilia - oratore il Maz2oni - portarono alla tribuna la questione massonica. La Direzione del Partito ha ottemperato ai delibeuti del congresso e il referend11111 non ha aggiunto il numero legale, perché le sezioni socialiste dis:iemina.te nei villaggi e nelle campagne si sono d isinteressate di un problema che non conoscevano. Veniamo ai recenti eccicli. Che cosa doveva fare la Direzione del Partito ? Distribuire le armi.... che non ha ? ·Dccretuc la rivoluzione ?

Jia lanciato immediatamente la sua parola. d~ordinc. Sono stati convocati centinaia di comiz.i. Ma il signor sinistro Bettinotti Sapete che cosa voleva ? Un po' di sciopero gener~.le. Ah I demagogia dalla coda di paglia. Nulla di più ributtante della demagogia d'occasione, paragonabile a certa ostentata castità delle prostitute. Se c'era la probabilità. che lo sciopero generale riuscisse, il Bcttinotti lo avrebbe combattuto e du&.mato come banno fatto molti dei suoi amici di tend':nza, · ma poiché - dopo un dcccnniO di dedi2ioni rifonniste a Giolittilo sciopero generale sarebbe stato parziale, tanto che non ne hanno

[
A MARIO BETTINOTTI]

parlato neppure i sindacalisti civohuionari, neppure gli anarchici, il sinistro Bettinotti voleva che lo si proclamasse egualmente, non per protestare più efficacemente co ntro Giolitti, ma per avere la maligna, la set tar~a, la pregustata soddisfazione di registrare un altro più o meno c1 clamoroso insuccesso » della attuale Direzione del Partito. E dove mai il signor sinistro Bettinotti ha udito dire che i ri voluzionari no n si preoccupano delle conseguenze dei loro atti ?

E adesso dovremmo raccogliere le scempiaggini che chiudono la replica del sinistro Bettinotti. Ma per rispondere e dimostrare al <e caro compagno>> che noi n on siamo g li ultimi venuti nel socialismo italiano - come egli pensa - d ovremmo ricordare quello che si d ice il nostro <t stato di servizio» e l'opera da noi data alla causa soc ialista in Svi2zcra, in Austria e i n Italia, durante un decennio.

Niente auto-apologie I Sarebbe miserabile l O i l sig no r Bettinotti ci conosce e allora ingiuriandoci è in ma]a fede ; o non ci conosce e allora s'informi e si vergognerà delle sue avventate asserzioni. Null'alrro da aggiungere per il mo mento.

DaJl'AvanJi!, N. 22, 22 gennaio 19Ù, XVII•

• A M •io Be11ino1ti (73),

76 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI •

LA RINUNZIA DEL GRAN CONSIGLIO

ll IL BILANCIO DELLA GUERRA

La deliberazione del Consiglio Nazionale turco ha chiuso il periodo p iù grave d elle incertezze nella situazione internazionale : la p ace può ormai dirsi un fatto compiuto. La questione di Adrianopoli - paragonata al nodo gordiano troncato dalh1. spada del Macedone - è stata invece sciolta dalla abilità diplomatica e coercitiva delle grandi potenze che h anno consigliato prima, imposto poi, alla Turchi a la rinuncia s upre ma.

Adrianopoli cambia p adroni. D iventa bulgara.

La cessione della prima capitale degli Osmanli ai trionfatori della Quadruplice autorizza a ritenere che anche gli altri scogli minori saranno - coU'aiuto del t empo e d elle trattative - superati. Il dissidio bulg aro-romeno per i l possesso di Silistria sta per essere amichevolm ente risolto, e anche per le isole dell'Egeo, prospiccnti la costa del1'Anatolia, si troverà la formula conciliatrice. Non crediamo che la delimitazione dei confini dell'Albania possa suscitare un nuovo ,as11s btlli, per quanto sia stridente il contrasto fra l'Austtfa che vagheggia la Grande Albania e la Serb ia che non può rinunciare alle sue conquiste territoriali.

Come si vede, lo svolgersi degli avvenimenti ha co n fermato le nostre previsioni e giustificato il nostro costant e, se pur t emperato ottimismo

Il pericolo di una conflagrazione europea è, oggi, dopo la deliberata cessione di Adria nopoli, una eventualità molto remota. Ora che la p ace è conclusa, noi socialisti italiani dobbiamo renderci ragione dell'atteggiamento tenuto" dai socialisti balcanici durante I~ guerra. Perché se è vero , come lo si pro clamato da moltissimi socialisti, che la gue rra dclh QuadrupliC:e è stata una guerra di pop oli, allora i socialisti serbi e bulgari si sono messi contro i sentimenti e gli interessi dei loro popoli ; se è vero, come è stato scritto, che q uella svoltasi sulle rive della Marit:z:a e del Vardar è stata una guerra << rivoluzionari.a». se ne deduce che l'atteggiamento dei ·sodalisti b ulgari e serbi dichiaratisi sui giornali e nei Parlamenti contra.ti alla guerra, è stato <e reazionario».

Non è facile gira.re i corni di questo dilemma.

li fatto è incontestabile. Eccettuato il deputato greco Theodoropulos, che ci pare un fanfarone come il suo degn o c o lleg a al Parlamento g reco Ro mas che ha inscenato l'ultima g aribaldinata ; t olto il Thcodoropulos, che non è - ad o gni modo - un socialista, i socialisti tutti di Serbia e di Bulgaria - gli unici paesi del Balonì nei quali esiste un Pat tito Socialist a de gno di questo n ome (rico i::diamo a tal proposito le i nteressanti corrispondenze del nostro Guarin o) - sono stati - dall'inizio alla fine -recisament e contrari aUa guerra.

Precisato il quesito, c'è da chiedersi : I compagni serbi e b ulgari sono d unque dei « reazio nari » , d i fronte alla guerra « rivoluzionaria» voluta dalle monarchie della QuadrupUce, e considerata « riv oluzi onaria >> anche da mo ltissimi socialis ti italiani che si sono lasciati co mmuov ere d alla già v iolata fo rmula « il Balcano ai balcanici » ?

F orse mo lti socialisti italia ni hanno vi sto nella guerra della Quadrup lice una guer.ra p er il trio nfo del principio di nazionalità, co me le guerre del risorg imento ìtaliano, ma l'analogia no n ha fon damento . Nel cas o dell'Italia si trattava d i sette go verni e di un sol po p o lo, n el caso ddla Quadruplice si tratta di cinque Stati e di u na do zzina di popoli divisi per lingua, per religione, pe r costumi, per razza. Com e si sp iega in somma, l'atteggiamento dei socialisti d el Balcano ? Il supplemento al n. 9 d el Bollettino dt ll' UJ!ìd o Internazionale S ocialiJta d i Bruxelles test é giunto ci, ci spiega ]'apparente contraddizione fra g u er ra « riv oluzionaria » e i socialisti « reazionari»

Il compag no Blagoeff, il capo d ei marxisti orto dossi denominat i « stret ti », spiega nel « rap porto>) inviato a Bruxelles il contegno « reazionario>~ del suo Partito. Anzitutto il Blagoeff rip o rta la mozione votat a dai socialisti b ulgari nel con gresso tenuto a Ro utschiuck il .z8 agost o 19 u. .

Dice la m o z ione :

« N oi innalziamo la nostra voce per la consttVllione dell a pace e il proletariato cosciente bùlgaro manda il suo saluto fraterno agli opera.i della Turdùa e d egli a.Itri paesi vicini. Il proletariato bulgaro è pronto a lottare al mo .fianco pe r la libertà e l'un.ione dei popoli balcanici. N oi protestiamo energicamente contro il gioco della borghesia bulgara nella questione macedone Questo gioco provoca d ei massacri e delle rovine in Macedonia e prepara nuovi abusi, fortificando la reazione borghese e mooarchiCa, Il congresso dichiara alta.mente che la liberti del popolo mu:edone non sarà ottenuta con una autonomia. Le pretese demagogiche d ella piccola borg h esia per l'autonomia non sono fo ndate. La liberti non u ri otlcnu1il che dall'unione di tutti i popoli dei Balcani in una federuione- repubblicllna balcanicL Q ~sta solo può assicurare l'indipendenza e !_'unione del popolo bulgaro, oosl come quella degli altri popoli del Balcano »-

78 OPERA OMNIA D[ BENITO MUSSOLI NI

Il Blagoeff ricorda quindi i primi episodi dell'agitazione contro la guerra e cioè il manifesto lanciato il 2.0 settembre al proletariato bulgaro, e i comizi riuscitissimi del 2. z contro la guerra e per « la Federazione balcanica repubblicana»- D ocumentata la rcuione poliziesca che imperversa in Bulgaria (è la solita prima conseguenza della guerra), il Blagoeff dichiara testualmente (e queste parole devono essere meditate da quanti socialisti hanno troppo liricamente inneggiato alla g uerra balcanica) : '

« La rabbia milita.re e la reazione scatenate, paralizzano I.a nostra a.zione, per il momento Ma i grandi avvenimenti che si svolgono nei Balcani non sono punto una causa perch~ la Democrazia sodale bulgara cambi il suo p unto di vista sulla guerra e sulLi. que-stione nazionale nei Balcani. Tanto prima come adesso, noi siamo decisamente contrari alla guerra. Anzi, tale avversione ! aummtata da quando abbiamo potuto constatare l e rovine economiche spavent"°oli, le barbarie e gli orrori della guerra. Q uali si siano le conseguenze d ella g uerra, anche se fossero vantaggiose per i popoli balcanici, la Oemocra:r:ia sociale non solo non ha motivo di abbandonare la sua divisa: "la Federazione repubblicana balcanica", ma trarre invece negli ultimi avvenimenti stessi nuovi argomenti per proseguire sullo stesso cammino ».

Nel suo rapporto scritto prima d ell'armistizio di Ciatalgia, il Blagodf prevede e satta mente i risultati della guerra e a proposito delle conquiste e s partizioni territoriali cosl scrive :

« Il saccheggio della Macedonia da parte degli Stati vicini, creerà una situal:ione ancor p iù intollerabile dal punto di vista dello sviluppo n9.2.ionale dei popoli balcanici. La Bulgaria. ingrandita in tal modo sa.rà popolata da milioni di turchi, da centinaia di migliaia di serbi e di g reci;· cosl la Serbia, ampliata, sarà popolata da parecchie centinaia di migliaia di bulgui, greci e aJbancsi Da tutto ciò risulta che - qualunque sia la geometria che si seguirà per dividere la preda turula questione dell0 unione pima. e reale dei popoli balcanici 1cstcrà ancora più imperiosa e -.ita.le ».

E , dal B1agoeff, rappresentante dei socialisti int:n.nsigcn ti, passiamo al deputato Sakazolf, capo dei riformisti o « larghi ».

Com' è noto i socialisti bulgari sono divisi io due partiti. Nel Bollettino c'è il resoconto del coraggiosissimo discorso contro la guerra. pronunciato dal Sakazoff alla Sobnnie nella tornata dcll'S ottobre, quando i primi successi militui facevano delirare lo sciovinismo bulgaro.

Qw.lcuno della maggiotanza v o leva, anzitutto, impedire allo Sakazofr di parlare, traendo a pretesto che come aco--eletto non avev a ancora giurato .

Ottenuta la. parola e la calma, il Sakazoff cominciò col ridurre a

,· · DALLA O[REZIONE DELL'« AVANTI!» ALÌ.O SCIOPERO DI MUANO 79

più modesti limiti l'entusiasm o da cui - a sentù:e la stampa governativa - sembrava invaso il popolo bulgaro.

« Voi dite, o signori del Governo, che tutto il popolo ù:1 anni è d 'accordo con voi. Urto, il pop olo non vi contr::iddice, ma sa a chi addossare le responsabili tà dt- tla guerra Se in luogo di mobilitarlo, voi aveste i nvitato il popolo a pronunciarsi mediante un plebiscito, a llora voi potrtste ragionevolmente parlate della su ;i opinione a seconda del suo voto. Ma voi mectele i! popolo dinnanzi al fatto com· piuto ed esso non è ancora in grado di opporsi al dovc:re che gli viene im posto ,-.

Il d iscorso del compag no Sakazoff fu continuamente ur:lato. In segn o di protesta molti de puta ti abbandonarono l'aula. Ciò non impedì al nostro compagno di fa re alcune coraggiose affermazioni che vale la pena di riferire.

« Come per i misfatti del Gover no bulgaro n on è responsabile i l popolo, cosi, nel p aese vicino, contro al quale mobilà.ziamo, no.i non accusiamo il popolo, ma il Govemo Noi espiamo g li errori e i delitti che i nostri governi .hanno commesso da vent'anni, e gli strati povc:-ri del popolo di Turchia espiano i d elitti commessi dai loro governi da cinquanta a c~to anni a questa parte l)

Riportiamo letteralment e la chiusa - urlatissima - di quest o superbo discorso:

• Finché i popoli come in Turchia d a lunghi secoli e in Bulgaria da un tren· tennio, saranno condotti da persone irrespoosabi li che, per la soddisfazione d ei Joro p rop ri interessi, gettano le madri e i figli nella miseria, essi si troveranno sempre dinnanzi ai fatti compiuti e o getteranno le armi o, dopo aver fatto il loro dovere, dimanderanno conto a coloro che li hann o immersi in questa aggrovigliata s ituazione. Noi protestiamo violentemente contro la guerra preparata da voi, contro il massacro umano; noi protestiamo conuo il modo con cui la Bulgaria è stata go. nma.ta sino adesso e contro i fatto ri irresponsabili di questa situazione».

Basta co lla citazione. Nessun dubbio può rimanere. I socialisti bulgari in tutte le loro grada2ioni hanno avversato la guerra. Ciò n on di meno essi pure ammettevano l'esistenza di un problema balcanìco. Esclusa la guerra, come intendevano risolverlo? La risposta è chiara, Co ll' unione del proletariato che avrebbe fatto la riV'oluzione contro le monarchie e avrebbe costituito la federazione repubblicana di tutte ·1e nazionalità balcaniche, non esclusa la Turchia. La guerra ha allon~nato o avvicina to questa meta ? Secondo i socialisti bulgari, allo n tanata. Io fatti, la guerra ha soppresso l'irrazionale 1/a!M quo del con: g rcsso di Berlino, ma ne ba creato un altro in cui molto cliffìcilmente sarà rispettato il principio di nazionalità. Coll'annessione della Macedonia scomparso l'irredentismo bulgaro, ma coll'annessione della

80 OPERA OMNIA DI BENITO MU S SOLINI

Tracia. popola~ solo da turchi malgrado l'esodo di migliaia di famiglie di contadini, sotgerà l'in:cdentismo turco. La guerra liquida la Turchia all'indomani di una rivolu2fone che aveva meravigliato tutta l'Euro pa, e consolida le monarchie balcaniche fino a ieri pericolanti. I r e e g li uomini di governo sono salvi, tanto quelli della Quadruplice come quelli della Turchia, i morti a migliaia e migliaia sono i proletari d ell'uno e dell'altro esercito che non si conosce vano e non avevano sufficente ragione di odiarsi...•

"f· DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO S CIOPERO DI MILANO 81
Dall' A v .mti/, N. 24. 24 gennaio 19 13, XVII {n, 592).

DISCUSSIONI

DI PARTITO PER L'INTRANSIGENZA DEL SOCIALISMO

Il compagno Z ibordi ci consenta subito una breve postilla Accettiamo completamente tutta la parte «storica» del s uo articolo. Il socialismo in Italia deve mmtencre i caratteri che lo differenziano dagli altri partiti. Noi siamo appunto colpevoli - secondo taluni i ncorreggibili popolaristi - di voler <e irrigidire» questi caratteri diffe renziali per cui il Partito Socialis ta non può, né deve confondere mai le sue tattiche e le sue finalità con quelle degli altrì partiti. Cìò detto notiamo la contraddizione in cui cade il compagno Zibordi fra p r emesse e conclusione d el suo articolo . Lo Zibordi, dopo aver dichiarato che un indirizzo meno aperto e più concilianti.sta dell'Avanti! mentre non contenterebbe nessuno, accrescerebbe la confusione d elle lingue e delle menti, teme che taluni degli atteggiamenti del giornale quotidiano « rischino» di risospingere le masse ve rso la nebulosa da cui u sci la stella fulg ente del socialismo italiano. La contraddizione è palese e il timore, ci cred a lo Zibordi, ingiustificato , Per quanto non lo dica chiaramente, lo Zibordi intende certo riferirsi al modo della protesta contro gli u ltimi eccid1, <C modo » che in altre sedi ha fornito brillante argomento per sottili ed oziose dis quisizioni. Che il 1< modo » della nostra protesta sia stato prettamente socialista lo prova il fatto ch'esso non è piaciuto ai « destri » (e Bissolati si affrettò ad am monirci sul Seço/o che noi facevamo il g ioco dei conservatori), non è andato a genio né a d anarchici, n~ a sindacalisti (vedi ultimo numero -dell'lntm,azional, e dcll' Agitatori ) e neppure ai « sinistri ».

11 Governo poi ha manifestato ì1 s uo deciso dissenso dal nostro « modo » cli protestare. rinviandoci semplicemente alle Assisi. Noi ci troviamo equidistanti da tutte queste concezioni, segno dunque che siamo su lla diritta via del socialismo. Ad ogni modo più che di un atteggiamento dcli' A11onli !, si tratta proprio di un atteggiameJ"lto ed o rientamento di «tutto» il Partito. non esclusi moltissimi « sinistri » che ormai si metto no all'avanguudia del..... rivoluzio narismo , visto e considerato che, oggi come oggi, è ingCJluo per non d ir imbccillesco spcra:re nelle riforme_ Nella protesta contro gli eccicll, il P artito Socialista ba

fatto risuonare accenti e propositi che parevano definitivamente relegati al socialismo.... antiproletario. Constatiamo il fenomeno. A suo tempo lo esamineremo. Tutti gli ordini del giorno votati, .contengono minacciose dichiarazioni di sfida al Governo. Moltissimi settimanali - anche riformisti, anche a utonomi (L'Idea di Bo rgo S. D onnino)hanno riport?,to i nostri articoli, moltissimi altri hanno espressocon più forza -i nostri concetti. Sforbiciamo, a titolo di documentazione. Ecco La Squilla (riformista di ~inistra} di Bologna :

« I caduti di Comiso, di Rocca Gorga e Baganzola gridano vendetta: raccogliamo il loro grido e marciamo compatti verso la Rivoluzione sociale! E giuriamolo sul sangue fumante dei nostri eroi! ».

L ' fd44 di ~rgo S. D o nnino :

« Bisogna che H popolo insorga contro i criminali montura.ti.... l),

L'Uni(l1Je, organo delle o rganizzazioni proletarie d i Abbiategrasso:

« Il popolo non deve tollerare più oltre. .E! tempo di finirla con questi assassìni legalizzati. Giolitti colpevole di troppi delitti, deve essere rovesciato dalJ'i11dignazione d ella folla.... •.

Il l.A11oro, settimanale delle organizzazioni operaie di Busto Arsizio:

• Ci tenia.mo a.ocora una volta a dichiarare che riformismo non vuol dire umile nscrvim ento alle forme legalitarie e che un colpo di fon.a - quand o c'! la fon:a - può valere quanto e più del suffragio universale. A lega:Ji iure gli att i c'è tempo anche dopo! l).

La Brianza di Monza, collegio dove già stato proclamato candidato Ettore Rcina, destro disciplinato :

« Sangue pe.r sangue sia! Anche le twbe possono avere la fo rza beuta del randello e dell'a.rchibuso : anch'esse poswno tornare alle barricate dei vecchi padri, a lle piogge di olio e di acqua bollente, alle tegole, ai camini! E sia! Non per attaccare o per provocare, ma per difendere, per la santità della p ropria , vita cosl p anamente minacciata; ma per fare imparare a.i novelli austriaci della borghesia che non impunemente si mette la morte e la desola.ziooe io tante famiglie Predichiamo anche noi 11 pro letariato, che la borghesia chiama spesso carn e da cannone, il motto -del Capponi: quando il Governo fa s uonare le sue trombe, voi suooate le ~tre a.mpane 1>,

La _Brtrdo N #()JJO :

« Queolle vittime innocenti, quel sangue p ro l~àrio, quegli o,bati deoi loro cari, hanno pure il sacrounto diritto di essere vendicati.... ».

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPBllO DI MILANO 83
7 -Y,

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

La libera Parola di Spezia :

e: N on ammettono scuse, non ammettono giustificazioni questi delitti cosl ferocemente compiuti, cosl bassa.mente p~mcdi1ati: essi vogliono, essi reclamano, vendetta !».

Il S uolo N110t10 di Venezia:

<i: ••• I cittadini si difendano da sé. E poiché la forza pubblica più rispetta i 11io lenti cbe gli umili, impuino i cittadini ad usare ove occorra la violenza e si levino in atto virile contro questi incoscienti delinquenti monturati ed insegnino a tenere le armi nel fodero Cm.l colla propaganda antimilitarista da un latointesa ad insegnare ai soldati il loro dovere di cittadini - e col boicottaggio e col sabotaggio ove occorra degli agenti d ell' ord ine.... ».

L' Am-ora di Pallanza :

j<: Il proletariato ita liano non dev~ esaurite il suo compito nella p1otesta ver. baie. Occorre agi re. Occorre coor di nare l'u ione »

Il Lavoraf()re di Treviso :

« Anatema, anatema sul ca!JO dei colpevoli di tanto scempio di vite umane , anatema sui protettori degli assassini Le fosse scoperte dei morti invendia.ti te· clamano g iustizia, ».

L' ÀV11tm 0rt di Pistoia :

« E se p er questo ci sarà fatta violm2:a, ci arresteranno e c:a.cceranno in p rigione; se nuovo sangue sarà s parso ed altri fratelli cadranno fui.minati dal p iomho borghese, opporremo la forza alla forza, la violenu alla violenza. ... ...

Questo è stato il tono delle proteste in tutti i z76 settimanali socialisti d'Italia Or ecco, sempre a titolo di documentazione, che cosa ci scriveva uno dei p iù noti organi2zatori riformisti del proleu.ria.to agricolo della valle padana :

« lo vorrei che una buona v olta gli organi del Partito nostro, i giornali, le organitta..1:ioni nostre sulla direttiva della l otta, aveuero iJ cor:aggio d.i bandire la necessità che ogni proletario debba, oltrecché organfazarsi in Partito di classe, ffl. che fa.ce il mode-sto sàai6cio di armarsi, in modo da i,oter .rispondere sul serio aUa 11iolenza delle armi con altrettanta violenza di anni e di armati , Colle mani vuote il prolttariato andrà sempre contro una -sicura e invendicata ,e .inutile- morte »

Ques;tl tutti~ sono sintomi evidenti e significativi di una profonda trasfoIInazione operatasi n ella psicologia dei socialisti italiani; a meno che non si tratti di blufl.r, di vane parole, di stupida blagM, e ci ripugna il solo dubitarlo. Pare inso~ o amico Zibordi, che i socia-

84

listi italiani vogliano tornare alle pi.2.2:ze a darvi la prova - sia pure con sacrinci - della loro vitalità, Forse è il COntagio dei socialisti ungheresi che nel volger di un anho sono insorti due volte. ... Forse è un senso di disagio, di orgoglio, e cli esasperazione.... L'atteggiamento dcli' Avanti I corrisponde all'atteggiamento di tutto il Partito, esclusi pochi teorizzatori. Ora, se il Partito si sentirà domani capace di affrontare coraggiosamente gli avvenimenti, invece di subirli come ha fatto fui qui, noi non saremo i frenatori, ma i pungolatori del movimento. Il socialismo italiano che non ha dietro di sé la Comune, come il socialismo francese, né 1 3 anni di leggi eccezionali, come quello tedesco, ha bisogno di vivere una giornata eroica e storica, ha bisogno di urtarsi in blocco, contro al blocco borghese.

Il primo compito del Partito Socialista, che era quello di democratizzue l'Italia, è finit o. Il linguaggio dèlla riforma non ha più ragion d'essere, quando coll'ir;npresa di Libia si iniziato per l'Italia un periodo storico calamitoso~ quindi r ivoluzionario. Gò spiega il singol are~ e per noi confortante, stato d'animo della grandissima maggioranza dei socialisti italia.ni.

Dall'Av4'11Jil, N. 36, 5 febbraio 1913, XVII•.

• Vmo il ,011greuu di Aa,o.,," (30 "'"'~o 1914) (VI).

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI M•ILANO 85

[A TURATI E A TREVES]

Gli articoli pubblicati da Turati e da Treves nell'ultimo numero della Critfra Sociale fanno il giro regolare di tutta la stampa democntica. U n giornale di Bologna i.nnuncia so1ennementc con caratteri di scatola, che Turati e Treves sono scesi in campo contro « l'indirizzo rivoluzionario del Partito Socialista ». Ben detto I Indiri:i:zo di « rutto » il Partito e non di una sola f:ruione. Lo abbiamo documentato ieri, rispondendo all'articolo obiettivo e cortese del compagno Zibordi. N ella protesta contro gli cccidl, « tutto » il Partito ha trovato accenti rivoluzionari. I « si nistri » in prima linea. I « sinistri » che n o n t eorizzano sulle riviste, ma vivono accanto al proletariato, sono stati con noi. j;: incontestabile. Ll democrazia che attende ansiosa il momento opportuno per insinuarsi negli interstizi del Partito (come il cuculo che fa le u ova nel nido altrui) perde il suo tempo. E le dichiarazioni di Turati circa la necessità dell'unità socialista non intaca.ta da questa disgrega di opinioni sul « modo » della protesta (è il primo dissidio dopo otto mesi di pacifico e leale mlnagt) sono esplicite. Tutto il rest o è dissert.az.ione 2ccademica. Non si commttc il rivoluzionuismo divagando attorno a una frase. Nessun rivoluzionatio è cosl «sempliciotto» da far consistere tutta Ja rivoluzione nel legament o di quattro rappresentanti dcli'Autorità (perché poi quattro ?) e chi discute su tale straordinaria e non mai fatta affermazione va a accia di mosche, come Domiziano.

• Disr,ush,11i Ai P,tilo. P" f i111r111uig,11za dr/ rorùdilmo (82) .

I I ,
Da.ll'.-1'11anti!, N. 38, 7 febbraio 1913, XVII•.

I « SINISTRI » ALLA RISCOSSA

Anche il Partito Socialista Italiano ospita ndlc sue mura un cavallo di Ulisse. pericoloso come quello che determinò b. caduta di Troia. È pieno di « sjnistri ». Sino a ieri, tacquero, aspettando. Oggi che gli avvenimenti incabano, i « sinistri» che di Ulisse greco hanno la furberia e non il coraggio, escono ·dai ripari e con molta sofistica prudenza si accingono a combattere. Noi siamo pronti a rintu:u:amc gli attacchi qui e altrove. I duci li conosciamo.

A Genova c'è il rubicondo onorevole Canepa, quello che s'intenerisce per la sorte dei borsisti. Il Lavoro da lui diretto è una continua deplorazione dei metodi inaugurati dall'Avanti I e dalla Dircz.ione del Partito. Gli sta sullo stomaco il binomio Lazzari-Mussolini. A sentire l'on. Canepa - autonomo, che partecipa al congresso d ei «destri» (pochi uomini rimarrebbero nella posizione politi<:amente super-anguillesca del Canepa)-il Partito Socialista è sull'orlo dell'abisso. L'on . Canepa può andare al diavolo, quando vuole. Il Partito Socialista Italiano sta rifiorendo, maJgrado ·le insidie dei destri, l'ostruzionismo di molti sinistri e l'apatia di quaJche rivolU2ionario che riduce il rivoluzionarismo a u na qucstior:.e dì semplice intransigenza elettorale. Adesso scendono in campo i gencrilissimi dei «sinistri»., Ci sono nell'ultimo numero della Critifa Sodale due articoli.... sensazionali. Sono le grosse batterie d'assedio che entra.no in funzione, contro l'Adrianopoli rivol uziona.ria. Non preoccupatevi. Sono, per il momento, tiri di prova, a salve. Ci troviamo dinanzi :ti due luminari del riformismo italiano : Turati e Treves. Il primo è g uardingo È inutile seguirlo nel suo esame delle cause che condussero al trionfo dei rivoluzionari a Reggio Emilia. Fu, egli dice, una «raffica» scatenatasi dagli abissi ddl'imprevedìbile. Questa è una ft2.se iperbolica, Per noi fu un a.tto naturale. Il Partito volle liberarsi dall'abe1n2ione monarchica rappresentata da Leo nida Bissolati, come nel 1892. e nel 1906 si era libet2.to dall'aberrazione . anarchica e sindacalista. Le accuse di intollera(1Z2, di inquisi.%ione colle quali i diversi Podrecca volevano ct.ttiva.rsi le simpatie proletarie, sono cadute. I destri non recitano più - neppure Cabrin.i, il cuore dolce della compagnia - la commedia piagnucolosa in cui si atteggiavano a vittime innocenti.

Bissolati lo ha dichiarato superbamente, altezzosamente al primo cong resso dei destri :

« Noi siamo stati cacciati pttche lo abbiamo voluto!».

Ed ora Turati ammette che quella di Reggio fu « in un certo senso vera e giusta condanna ». Dopo aver dichiarato che permane il « comune bisogno e desiderio dell'unità di Partito>> Filippo Turati manifesta ancora una volta la sua acuta inveterata fobia dello sciopero generale. Costantino Lazzari ha esplicitamente proposto di dichiarare lo sciopero generale all'indomani del primo eccidio ed ecco Twati a de6nire « fantasma fosco » lo sciopero generale di protesta, clietro al quale non bisogna vaneggiar e. La ragione adottata dal Turati è un sofisma. Un sofisma sottile. Meniamo in soldoni l'aut-aut turatiano. Pe rché non si deve fare lo sciopero generale ? Perché il s uo successo presuppone una g rande maturit¼ di coscienza e di forze nel proletariato. Tante grazie r Ma quando tale forza e tale ~aturità esistono, lo sciopero generale, a.fferma Turati, è inutile ed assurdo. E chi lo ha detto? Al contrario. Quando il proletariato sarà fortç e maturo. l o dimostrerà, immobilizzando, sia pure p er · uno sciopero di protesta contro gli eccidi, tutta l'attività del mondo borghese. L'avversione dei riformisti italiani per lo sciopero generale non è di origine teorica, ma volgarmente elettorale, È il ricordo delle elezioni del 1904 Uno sciopero generale alienerebbe a.i candidaci socia.lisci le simpatie d i quella. massa amorfa che costituisce i ceti piccoli-borghesi. I socialisti del Belgio e dell'Ungheria non banno queste preoccupazioni squisitamente fili stee. I socialisti ungheresi sono alla vigilia di uno sciopero generale di protesta. contro un progetto di legge reazionario. Se l'on. Turati si trovasse a Budapest egli terrebbe ai magiari questo strabiliante discorso : « Non effett\late lo sciopero generale o rimandatene l'esecuzione al g iorno in cui sarà. ... inutile. Non fatelo adesso perché siete s icuri dell'ins uccesso, non domani, perché sarebbe inutile. Conclusione : Grattatevi J 'ombellico ».

Mentre la Criti&a Jq,iak circola i n tutta Italia, a Napoli è scoppiato lo sciopero generale. È il commento alle sibilline disquisizioni della C.(ritira] S.[ottale]. Insomma,. quando un popolo che non sia di venduti e di smidollati vuole protestare sia per gli eccidl, sia per il pane, contro la politica pazza del Governo, questo popolo abbandona. le officine; i e.ampi, gli uffici, le botteghe, le scuole, si ro vescia nelle strade, invade le piazze, tumulrua sotto gli edifici pubblici, fa lo sciopero generale, lo sciopero generale, lo sciopero generale.

Questi non sono i latinucci del socialismo ; il socialismo in azione.

88 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

O è dunque vero che il riformismo italiano è fisiologicamente incapace di concepire quella che Carlo Man: chiamava con fnse d ivin2trice (suffragata dalle recenti scoperte del Dc Vries e dilla ormai universalmente accettata teoria delle « mutazioni rapide ») la « evoluzione rivoluzionaria»? O è dunque veto che il socialisIIlo italiano dev'essere sempre inferiore agli avvenimenti? [e] assente nelle grandi crisi della storia ? Sarebbe una verità terribile. Noi la resping iamo.

Segue l'on. Trcvcs, il littér11tew del riformismo sinistro Dopo Bissolati, anch'egli dà al discorso pronunciato dal Mussolini alla Camera del Lavoro di Milano una interpretazione bislacca. Quando si vuol combattere con facilità la tesi opposta, si comincia col rovesciarla e col renderla irriconoscibile. Vecchio espediente. Per il T reves « ci sono dei riformisti che tornano a sognare improvvise miracolose conquiste del potere politico, mediante l'imprigionamento dei quattro rappresentanti dell'autorità in ciascuno degli ottomila Comuni d ' Italia : nel qua.le imprigionamento consisterebbe tutta la rivoluzione » L'on. Treves dice sul serio o scherza o fa della caricatura? Perché « quattro » nppresentanti e non cinque ? Quattro possono bastare a Gorgonzola, non basterebbero a Napoli. Quella di Treves è una boutade Nessun rivoluzionario ha della rivoluzione un concetto cosl puerile da ridurb. a un semplice episodio che in determinati casi può tutta.via imporsi come una necessità.

I contadini a Vinccnnes « legarono » infatti il più alto rappresentante dell' autorità regia ; Luigi XVI. Sarebbe stupido sintetizzare in quell'episodio tutta la rivoluzione francese, ma sarebbe ancor più stupido non riconoscerne la grande significativa, decisiva impo rtanza. Spieghiamoci. Cominciamo col dichiarare che noi crediamo ferma-· mente nella rivoluzione~ come «fatto». Quelli che l'hanno relegata. fra le impossibilità. sociali non sono dei socialisti.. Giovanni J aurès aveva negato la possibilità di guerre continentali. Si è ingannato. La storia lo ha frrefotabilm.ente smentito. Per la stessa ragione si era negata la possibilità delle rivoluzioni. E in quest'ultimo quinquennio ne sono scoppiate tre: in Turchia, in Portogallo, in Cina.. Un giorno o l' altro s1remo svegliati da una nuova rivoluzione in Spagna. Si era detto : guerre e rivoluzioni sono impossibili perch~ fra le nazioni e fra le classi c'è solidarietà. d'interessi. Il tessuto sociale è estremamente complicato. Ogni laccr~onc è un disastro sia per chi la provoca, sia per chi la s ubisce. Ciò malgrado assistiamo

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 89

alle guerre che sono immani lace,razioni come domani assisteremo o parteciperemo a una di quelle « mutazioni- rapide » per cui le società umane fanno d'improvviso un formidabile balzo innanzi. Perché la rivoluzione, una rivoluzione trionfi, necessario che essa sia simultanea e d ecentrata, Occottc che vi partecipino non solo i grandi centri, ma tutti gli ottomila Comuni d'Italia.

Lo smontaggio dell'enorme macchina governamentale dev'essere rapido tanto ai centri come alla periferia. Una rivoluzione slegata., una rivoluzione fatta dalle città, senza la partecipazione delle campagne, finirebbe in una catastrofe.... Quindi quella che noi vagheggiamo è propria una rivoluzione di classe, cioè, di tutta. la massa. proletaria, in rutti i luoghi : dalle città alle borgate, da queste ai villaggi. La rivoluzione francese non è solo l'o pera di Parigi. Cosi Ja. rivoluzion e sociale non può essere l'opera di una sola città o di una sola. p arte del proletariato.... Ciò posto, Ja distinzione tra « forza)> e ~<violenza ». è bizantina, .Non sempre la violenza è manifestazione di forza, ma spesso la forza si esprime colla violenza Ecco perché Marx ha definito la violenza << la levatrice della storia)), Bisognerebbe proporre l'espulsione di Marx dal Partito, per questi tre mo tivi :

1. perché fu processato (e assolto) alle Assisi di Colonia per incitamento alla rivolta armata;

2.. perché ap0IogiZ2ò la Comune di Parigi anche in quelli che furono i suoi << eccessi )> ;

3. perché in quasi tutti i suoi scritti ricorre ostinatamente il concetto di rivoluzione e di violenza

La proposta d'espulsione deve partire dall'on. Canepa. Secondo l' on. Trevcs il « detcrmi:rùsmo classico marxista» oppone la classe che è la « forza » ai gruppi che sono la « resistenza » pecché essa è una dottrina cli « rivolu:done » e n on di «rivolta». e l'on. Trcvcs ne deduce la seguente pericolosa illazion~ quantunque sotto veste anonima.

t:: Ogni ,J,uso di iniziative violente p er opera di gruppi idealistie2rnente privilegiati è una usurpazione manifesta sul diritti rivoluzionari della classe, i quali maturano nell'organizzazione sindacale».

Fermiamoci un po'. Contestiamo che il determinismo classico marxista abbia creato questa opposizione fra classe e gruppi. Che cosa è l'Internazionale fondata da Marx, se non .una f ederazione di gruppi l'imminente rivoluzione? E nd concetto dformìstico non forse il Partito, cio~ un gruppo idealisticamentc privilegiato, che. s'impadronisce anche colla violenza del potere politico in n o me e per gli

90 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

interessi della classe? Per mettere a disposizione di questa, come dice l'on. Treves, i mezzi e gli strumenti di produzione? E non siamo dinanzi a una patente usurpazione dei diritti rivoluzionari della classe ?

L'on, Treves non contesta ruso, sibbene l'abuso di iniziative violente da parte dei gruppi ìdcalisticamcnte privilegiaci (come i Partiti, aggiungiamo noi). E allora precisiamo : l'usurpazione manifesta sui diritti rivoluzionari della classe (diritti che la classe può e « non» può far valere) è condannabile solo nell'abuso o anche nell' uso? Ecco un dilemma elegante. Ai Partiti è riservato l'uso delle iniziative pacifiche.

L'on. Trevcs sogna un Partito dì eunuchi. Siamo assai · vicini al « ramo secco » bissolatiano. · Mentre per noi il Partito è arbitrò e r~sponsabi1c delle sue iniziative. Come ha risvegliato la classe dal suo millenario silenzio, cosi può precederla o sostituirla nelle ini2iative rivoluUonarie.

Per l'on. Trevcs concepire la lo tta ·di classe co me una guerra g uerreggiata è « funestissimo )> e non socialista. La lo t ta di classe dovrebb e essere per l'on. Treves una pacifica, continua contrattazione fra datori di lavoro e proletari, Non si va al socialismo attraverso a una strada irta di triboli, mavì si scivola per un canunino di rose. Niente guerra guerreggiata I Noi siamo pacifisti 1... Per l'on. Treves che h a già oggi nella società borghese quello che forse non potreb b e a vere nella società socialista, la lotta di classe concepita tragicamente come voleVa Cado Mao:, costituisce un assurdo anti-socialista.

Ma il prole tariato delle officine, delle miniere, dei campi ha o rmai ben chiara la n ozione;: di trovarsi in stato di guerra guerreggiata contro la società borghese....

E ci sono i guerrieri che soffron o e combatt on o, come ci so n o i Trevisti che sghignazzano. Volete dunque in odio alla « eroicità», ridurre il socialismo a una partita comp utistica ? Volete dunque, in odio a Nietzsche, farci tornare a Bas tiat o a Lamennais ?

DALLA DIJlEZIONB DBLL' «AVANTI! )) ALLO SCIOPERO DI MILANO 91
L'HOMME QUI CHERCHE 0a LI Polla (IV, 183), N. 6, 9 febbraio 1913, 11.

IL CONGRESSO DI BREST

E ON TENTATIVO DI REVISIONISMO SOCIALISTA

C'è nell' Huma"itt d'oggi un articolo di Giovani Jaurès che vale l:a pena di riferire e commentare. Il Partito Socialista Francese è alla vigilia del suo congresso che si terrà quest'anno a Brest, in Brettagna, Un problema formidabile è stato posto audacemente sul tappeto : l'azione generale del Partito. Cominciamo dal constatare che in Francia nessun socialista militante ha posto mai in dubbio la necessità dell'esistenza del Partito.

Il « ramo secco » una infelice boutade cli quella caricatura buffa di riformismo tipicamente italiano che si chiama « destro». In Francia, anzi, si nota da. qualche tempo un accrescimento sintomatico e confortevole del prestigio morale e della forza numerica del Partito che il Jaurès non deprezza ma chiama «grande». Nell'ultima. elezione presidenziale il Gruppo Parlamentare socialista ha votato con disciplina esemplare, tanto al primo come al secondo scrutinio, per Eduard V aillant. Recentemente, i componenti il m~nipolo dei libertari redattori alla G11rrra Sodai, (Almereyda, M ede e altri) sono entrati in massa nel Partito accettandone, si capisce, la tattica e le finalità. Segno tangibile di questa rinnovata e aumentata vitalità dd Partito è l'ampliamento dcli' H11111a11ité e la calda simpatia con cui è stata accolta dalla massa operaia, Ora il Partito Socialista Francese si prepara a una grande discussione di principi, che i nostri piaci quando non sono prctenz.iosamente superficiali e incolti p.ra.ticisti, praticoni e minimisti, definirebbero senz'altro.... una inutile accademia. Si tratta di un vero e proprio tentativo di revisionismo socialist~ il quale, si badi, non dev'essere e non sarà probabilmente sigillato da nessun sacramentale « ordine del giorno » Giovanni Jaurès pone il problema in cj_uesti termini :

« Come, con quale metodo, può e deve il ·Partito pJ"OCedere alla tra:sforma.zione ddla società borghese e capitalista. in società collettivista? ~e limitarsi a un' open di propaganda. di educuiooe e di organiu.a.z.ione hno al gjomc, in cui potrà co( l'az.iooe sovrana del proletariato, fuu.lmcnte pad rone del potere, so,tituirc l'ordine )Ocialista. aJJ'ordine attuale ? Oppure, può sin d'c,ra, con azione ancora parziale ma &randeggiante, realizzare in profitto deJ proletariato delle riforme efficaci? E .in caso afl'enn&tiYO qual'! J'eflicacia. di queste riforme? Hanno per effetto di attenuatt

un po' le :Sofferen%e e di accresce.re la forn d'arione e di combattimento della d11.Sse opc-caia o possono tSSCJ"e orientate in gu.i5.a che l' evoluzione del capitalismo al socialismo si:a preparata e facilita.ta? Possono oggi creare d elle istituzioni che siano il germe, l'anticipazione funzionante d ella nuova società? :o.

Jaurès non risponde. O si rimette a ciò che ha scritto nei suoi SINdi Socialùli, n ei suoi innumerevoli articoli e discorsi? È evidente, ad ogni modo, che il socialismo francese anche nelle sue frazioni riformiste - a.n.inute da. un ideale che tn.e le sue origini prossime nella indimenticabile Comune (idealismo che non conoscono molti riformisti italiani votati alla pratica ona.nistica dcljour le jour) - vuole rivedere le sue tavole di valOri dottrina1* per prepararsi metodicamente :ù.le grandi reafu.zuioni. M a qui, ecco sorgere nuova.ment e il vecchio dilemma : Realizzare con lo Stato·o contro lo Stato? E prima di tutto, si domanda Jaur~, che cosa lo Stato ?

« B una forza bruta e omogene,a tutta intesa al servfaio della classe borghese e che bi.sogru. speuace d un colpo, per libc-,rare gli uomini ? »

Famoso sasso nella macchina. Tesi discutibile, seriamente discutibile, d ottrinalmente discutibile. Alla quale bisogna. opporre degli argomenti e non prevenzioni e freddure.

« Lo Stato è, puramente e semplicemente, come voleva Bakunin, uoa forz.a di oppres5ione e di sfruttamento oppure, 5e-condo la formula piÌl complessa e più rea1ista di Lasulle, esprime ad ogni momento storico il rapporto mutevole d elle forze fra le classi antagoniste? ~.

Per i riformisti «:destri» italiani il problema è già risolto Non s ussiste p iù dubbio alcuno. Il socialismo si fa collo Stato. Anche se è Stato monarchico. Quindi, il riformismo saggio, è ministerialista e ministerfabilista.

Ma Giovanni Jaurès che viene considerato come uno dei luminari del riformismo europeo (e h. sua attività dottrinale è davvero enor me, quando sia, in ispecie, paragonata alla curiosa stitichezza dottrinale del riformismo italiano che ha dato un solo volume : Lt vie 11/lfJtll dei Sodalirmo e infiniti progetti di legge passati a.i topi degli archivi); Giovanni Jaurès non ha più di fronte allo Stato quell'atteggia.mento di fiducia che aveva sino a ieri Giovanni Jaurès è incerto.

« FincM non avremo proceduto all'analisi rigorosa di nozioni così vaste e cosl confuse, il nostro pensiero sarà incerto e il nostro metodo esitante. Noi ci troviamo dinnanzi le grandi dilli.colti che hanno preoccupato i più grand i spiriti deJ socialismo rivoluzionario da tre quarti di secolo I.e aspre conuoversie di P rou· dhon e di Luigi Blanc, di Proudhon e di Marx, poi di Marx e di Balcunin, dimostrano l'importanu vitale del problema. Noi abbiamo aocora. molto da appn :n·

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 93

dccc (udite! udite! o signori riformisti italiani complici morali e materiali <li Giolitti nd ttlegammto io soffitta di Carlo Man:) e da ritenere nei grandi dibattiti di quegli spiriti superiori».

E Giovanni Jaurès confessa di aver riletto il libro di Proudhon L'/dlt giniral, d, la Rlvol"tion dli XI X siè,le e lo chiama «ammirabile». Se un socialista rivoluzionario italiano osasse affermare che accanto al Proudhon piccolo borghese e filisteo della Filosofia dli/a Miseria schiacciato da Marx, c'è un Proudbon vivo e vivente, un Proudhon socialista, chr vale la pena di conoscere e di far conoscere, verrebbe subito bollato e scomunicato come.... « anarchico ».

Per preparare convenientemente i socialisti francesi al congresso di Brcst, il Jaurès consiglia loro di leggere l'epistolario Engcls-Ma~ recentemente pubbliçato e - inorridite !, animule tremebonde che sospettate l'eresia «anarchica>> non appena trovate qualcuno che non giura sulle certe « spampanate » teoriche - consiglia anche di leggere i sette volumi, finora usciti, delle opere di Ba.kunin, neU1edizione curata dal James Guillaume, superstite nella cronologia, non nello spirito, della prima Internazionale. Nei quali volumi, dice Ja.urès, « si afferma possentemente il valore intellettuale e morale del grande rivoluzionario russo». Inutile dire che noi seguiremo con vivo interesse le discussioni del congresso cli Brest e ne daremo amp.ia notizia ai nostri lettori.

Nell'attesa non ci è parso inutile segnalare lo stato d'a.nimo di Giovanni Jaurès, indice della crisi del riformismo francese. Sino. a ieri .il riformismo parve possedere e rappresentare una spede di verità assoluta : oggi, comincia a essere minato da dubbi e dall' in,ertczza. Le sue nozioni dottrinali sono incanutite. Non osa. più travestire Man: rivoluzio nario e volontarista colla redingote del « professore positiv ista». Sta per risorgere quel socialismo - il nostro socialismofatto di fede, di audacie e di sacrifici, inteso a preparare la rivoluzione, una. rivoluzione; il socialismo che i pratici e· i pusillanimi credeva.no di aver sepolto per sempre.

Tomianio all' Internazionale. Multa re11a1,entur.

Da.U' Av.1nti!, N. 42, 11 febbraio 1913, XVII•.

• L'A.zion, So,i,Jisu, N. 8, 23 febbraio 190, III: Cl RJVOLUZIONAlU VERI l! RlVOLUZIONARl SPURII. -( +) E perciò Mussolini, in un precedente articolo, che illustra uno scritto di Jauris, in occasione dei prossimo consce,so nazionale del Partito Socialista Unificato Francese, si propone il dilemma se la realizzazione del socialismo avverrà collo Stato o contro Io Stato; e coo Jaurès si domanda: " ( + ) "; e poi commenta con queste sign.i.5.catjve parole: "Ft1111010 14110 1111/, mu· dJi11t1. Trii( + )" . .A.81 ».

94
OPEltA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

DISCUSSIONI DI PARTITO

PER L' INTRANSIGENZA DEL SOCIALISMO

Postilliamo brevemente, riservandoci di replicare a lungo quando il compagno Zibordi ci avrà ma.ndato l'ultimo articolo che ci annuncia, La nostra. situazione è davvero curiosa : noi siamo destinaci, come diceva l'altro giorno su queste stesse colonne Dc Falco, a non aver mai ragione.

Se la nostra azione è «globale» cioè non si prefigge il raggiungimento di determinati obiettivi (ad es. abolizfone delle co mpagnie di discipliru, soppressione di taluni articoli del Codice Penale, ecc.). né muove in guerra contro ca.ste speciali (clericalismo, militarismo, ccc.), ma ·invcste, accusa e condanna l'intera società borghese - in « principio » e come « tale » - allora ci si rimprovera di perder il nostro tempo in un battagliare verboso e infecondo. Concretiamo il bersaglio, indichiamo le istitU2ioni, gli ostacoli che devono essere via via. - violentemente o no --: eliminati, e allora siamo tacciati di fare dd. « cavallottismò », del personalismo, di dimentica.re tutta la complessità del problema. che il socialismo è chiamato a risolvere.

La questione dello Stato; dei tapparti fra socialismo e Stato quella che in questo momento preoccupa di più il socialismo internazionale.

I socialisti francesi -convocano un congresso per discutere ampiamente, accademicamente.

Nei Soz/aliJtisrh, Monatshefte che ci giungono oggi, c'è un articolo di Edmondo Fischet su Stato e Democruia Sociale. dal qualç si apprendono le divergenze dottrinali che sepa.nno i socialisti tedeschi di fronte allo Stato.

Né la forma delle istituzioni statali è di cosl scaru importanza come puc ritenga lo Zibordi.

Non bisogna dimenticare le pagine di Licbknccht a. tal proposito e ricorda.re che f.arlo Marx ha. detto : « Ogni rivolll%ione politica è in un certo senso sociale ».

Constatiamo che lo Zibotdi ammette una « fatalità » degli cccidl,

finché duri una società divisa in classi, e qui siamo d'accordo. D o ve invece si appalesa il nostro dissenso reciso è più sotto. È una pretesa assurda quella di voler « demolire e ricostruire molecolarmcnte il mondo sociale ». È anti-marxistico pa.r exctllmce. È anti-scientifico. La società borg hese è un organismo in movimento, in continua trasformazione. Reagisce come tutti gli o rganismi viventi. Voi sostituirete le molecole alla periferia, le m olecole secondarie, ma non arriveret e mai - senza la violenza - a toccare e immobilizzare i centri v itali Nel marxismo il proletariato o rganizzato in partito di classe s'impadr onisce « violentemente » d ello Stato e demolisce e ricostruisce a blocchi « in blocco» il mondo sociale, Il socialismo sarà cosi o non sar à.

E questa sostituzione: di molecole come dev e avvenire? Collo Stato, senza lo Stato, o contro lo Stato? Dall'interno o dall'esterno? Solo gli utopisti p re-' 48, potevano pensare a questa lenta sostituzione di moleq,le, l'ha nno anzi tentata e si vfato con qual fortu na. Devono forse essere considerate come anticipazioni cli socialismo, molecole di socialismo incuneate n ell'attuale mondo borghese, le nostre lcg6c di resiste nza, le nostre cooperative di lavoro ? Sono strumenti di lotta, non realizzazioni di socialismo Lo stesso Zibordi ammette che q uesta metodica sostitt12iooe non ci darà il socialismo, ma occorrerà la dinamite, cioè la violenza, e allora ? E allora non abbiamo ragione noi che vogli;mo preparato il proletariato a nche a questa eventualità, i risulta.ti della quale decideranno la lunga contesa fra capitalisti e salariati ?

Ma il problema che noi abbiamo posto sul tappeto, è racchiuso io questi precisi termici.

La storia piena dell'imprevisto e presenta d'improvviso delle situuio ni rivoluzionarie. La impresa libjca, ad esempio, è una di queste. Il p ossessore delle famose « valigie )) n o n sarebbe andato alla stazio n e senza un « colpo di mano» rivolw:ionario. Ora i socialisti italiani devono subire o affrontare e - se possibile - dominare una situa.zione storicamente rivoluzionaria ?

Per noi non c'è dubbio. I socialisti, pena il suicidio, d evono a.Krontue l:l situazione.

« I comunisti - dice Man: verso la line del suo Manifesto - appoggiano io generale ogni moto rjvoluzionario·contro le conditioni politiche e sociali cs.istcnti ».

11 ,a,htt rivolw:ionario di ogni movimento dato appunto cblla più o m eno larg a part«ipaz.ionc dei socialisti. A proposito degli ultimi cecidi, il ling uaggio nei giornali, negli ordini del giorno, nei comizi

OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

dei socidisti italiani - rivoluzionari, sinistri - è su.to minaccioso, violento, banicadicro, catastrofico. O si faceva sul serio e allora bisogna dimostrarlo o si tratta di una fanfaronata macabra (il pensarlo ci ripugna) e allora ci attende quel ridicolo che danneggia più di una disfatta.

Pensiamoci seriamente e prepariamoci.

Dall'A.,.tn1i!, N. 44, L3 febbraio 1913, XVII•

* L'Avanli f, N. 86, 28 mano 1913, XVII: « PER L'INTRANSIGENZA DBL SOCIALISMO. LE ll.AGIONI DEL COSIDBTTO., PAClPISMO ••. - (+) Mentre noi stavamo per ripetere il vecchio argomento : "se· il proletariato avestt la fona di far ces. sa.re g li eccidt con una pronta reuione, percM non dovrebbe valecsene per scopi ulteriori? ", tu, cato Mussolini, correvi di deduzione in deduzione, fino aJl e conseguenze estreme della tua tesi, e affermavi l'importanta e la. necessità della rivoluzione ptt fattua:riooe del socialismo: ( +). GIOVANNI Zl!ORDI - · La ncllra ri.rr,orla. a. domani " i.

DALLA OlllEZloNE DELL'« AVANTI!» ALLO SCJOPERO DI MILANO 97

CONCRETIAMO IL PARTITO!

RISPOSTA A G. M. SERRATI

Dicemmo ieri, nella breve postilla all'articolo del compagno Serrati, che iJ « concretismo )), la nuovissima e pur rispettabile mania che h2 per maggiore esponente Gaetano Salvemini e quelli dell'Unità, sta ora facendo le sue vittime fri i rivoluzionari •. I sinistri guariscono, i rivoluzionari si ammalano? Sembra una ironia l Giovanni Zibordi, nell'ultimo . numero della Critfra Sorialt, in un articolo che noi, saJvo talune cspresslOni formali, sottoscriveremmo ap pieno, grida: Basta colle cose, cio~ coi problemi concreti e torniamo ai principi I Adesso sono i rivoluzionari che vogliono incamminarsi per la stessa strada della perdizione, alla ricerca dei « problemi specifici », dei « programmi concreti» e simili frasi che appartengono alla più autentica terminologia riformista. Ricordate le prime polemiche fra riformisti e rivoluzionari?

I primi dicono : Voi rivoluzionari che tenete la testa nel s1cco delle vostre pregiudiziali teoriche - il Serrati impiega oggi la stessa frase - non vedete la realtà che vi circonda.... Al proletariato che ha urgenti bisogni da soddisfare che cosa date, voi? Una promessa : il sole dell'avvenire che però tarda a spuntare con relativo collettivismo. Bisogna essere pratici, affrontare dei problemi concreti, offrire qualche cosa alle masse, magari praticando la collaborazione di classe nel campo politico e in quello economico.... Basta coi vostri scrupoli dottrinali I È il presente che c'interessa, non già il futuro. Che importa la meta? L'essenziale è di camminare.

Cosl ngfonavano i riformisti di allora. che però non sospettavano di uovarc degli imitatori e dd seguaci nei rivoluzionari del 1913.

• 11 tenore della postilla il seguente : « A 41mllll'lfrolo - co,npi11Uf116fft1 ri/o,milt" - riJpo,uJ,r,mo domillli. 01ti ,o,ut41i4lllo 10/0 ,h, I.- m,mi" ,omi,a dii ",o,urrtismo" lti q11al, """""' ridotto il Partito ad eJur, la pieJOJII ltWW (/i 11 "!Uno, rirominri11 " f•t I, Jllr vi1Ji #11 , tJNtJJa 1Jolu, - p,m,oppol - ,,,1

çampo rivolllZiontUÌO ». (DaU'AV1mti!, N. 46, 15 febbr~o 1913, XVII) ,

Perchi i riformisti cli destra se ne sono andati dal Partito ? Fo:rse per motivi seatimeotali cli SOlidarietà cogli espulsi I

Mai più. Il nuovo Partito è sorto appunto per affrontare e risolvere dei « problemi concreti ». E accanto ai « destri » ci sono altri socialisti, che chlameremo irregolari, i quali sono ancora più « concretisti » dei destri e dì Serrati : parliamo dei salveminiani che tentano anzi coi gruppi cli azione e di educazione politica. fondati qua e là nel Mezzo~ giorno cli creare il partito dei « problemi concreti », Vogliamo andare con costoro ?

Questo « concretismo » che nqn « concreterà )> mai niente, finché non ci sarà un Partito degno di questo nome, è proprio l'ultima pietosa caricatura del riformismo praticista e praticone. Ma il Serrati insiste : egli non concepisce « un Pa.rtito che non senu il bjsogno di definirsi », cioè di darsi un programma cli azione << specifica>) che lo distingua da ogni altro....

Sembra un'ironia I Ma sono proprio i programmi «specifici» , cioè limitati, contingenti, parziali che in vece cli distinguere, confondono tcnibilmentc i Partiti. Che cosa erano, che cosa sono i « blocchi>> mal.fama.ti? Vwtione dei due o tre Partiti cosidetti affini, per l'attuazione di un programma <« specifico>) tjte può essere la municipalizzazione del pane come a Catania. la laicizzazione degli ospedali come ad Alessandria, o l'erezione di un asilo infantile come.... a Scacicalasino. Lt. preoccupazione del Serrati e di quanti parlano come lui , sembra una sola : visto che prospettando le finali tà sia pur radiose, ma lontane del socialismo, non si fanno più reclute per il Partito, proviamo a riguadagnare le simpatie con un programma di rivendicazioni immediate e concrete. Non più la gallina domani, ma il « bonimento » per l'uovo d'oggi.

E sia. Concretiamo. O almeno proviamoci. Egregio ex-compagno Pompeo Ciotti, favorisci i numeri dcli' Azione Socialfrta che portano il resoconto del congresso dei destri. Qui il « concretismo » ha celebrato i suoi saturnali. I cento problemi che secondo il Serrati « affaticano l'Italia d"oggi » sono stati posti e risolti. Si è dato fondo all' universo. Niente è stato trascurato. Problema doganale, tributario,- coloniale, scolastico, meridionale, piccole -proprietà, bacini montani, rimboschimento.... C'è il lavoro per venti legislature. Non c'~ che l'itnbarazzo della scelta in queste che il Salvcmini ha definito prefazione senza 6nc. Evitiamo l"imbarazzo. Limitiamo il nostro programma, ma'gui a soli tre punti come va propugnando l'U11ità di Firenze. Sa. pctc fra i f< cento .)) qual il problci:na « concreto » più urgente oggi in Italia? Il problema coloniale o libico che n on è stato risolto, ma. semplicemente p osto colla non ancora finita conquista militare. Pro-

DALLA DIREZIONE DELL' ((AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 99
s. v.

blema coloniale, ma squisitamente - pur troppo ! - nazionale. Il materiale delle ferrovie libiche per dirne una è stato sottratto alle f errovie sicule. 11 m.ilfardo libico è stato rubato ai contribuenti italiani. Serrati stesso sta docomcnta.ndo le ruberie spettacolose dei fornitori I Inutile continuare. Vogliamo dunque, uscendo dalla nostra negazione, sottoporre alle folle un « prograrruna concreto» cli riordinamento coloniale studiato in tutti i suoi complicati aspetti : fiscale. militare, amministrativo, politico, demaniale, igienico? Sarebbe grottesco, -ma perfettamente intonato alle direttive del riformismo « concretista ». Per informazioni rivolgersi a Gennaro Mondaini molto competente in materia. Oppure vogliamo specificare un ~< programma concreto » anci.militarista ? Esumiamo dalla polvere il progetto di Ettore Ciccotti e se vogliamo essere più moderni tràduciamo e diffond.iuno jn Italia l' Armù Nowelle di Giovanni Jaurès. O è meglio agitare un altro programma di azione nel campo Scolastico> religioso, doganaJe e via dicendo?

Il Partito Socialista Italiano ha av uto troppa fretta : si è messo a co rre re, quando poteva appena camminare, ha voluto realizza.re, mentre occorreva prepararsi, pretendeva di reggere il timone dello Stato~ quando era appena maturo per amministrare un Comune.

Ha dovuto sostituirsi alla democrazia e affrontare una serie di problemi che i n altri paesi, sono risolti dalle frazioni democratiche più o meno avanzate della borghesia, ma oggi questa sua opera che qualche utilità ba recato> ma lo ha anche jmpoverito e svalutato, è finita ." Adesso ci sono i radicali... .

Il bilancio di un decennio di « concrctismo )) rifo rmista, insegna qualche cosa. Tutti i pro blemi concreti posti dal J>artito Socialista hanno provocato le adesioni di d e te rminati ceti, una fiammata d ' entusiasmo e basta Chi non ricorda la e2mpagna contro le spese i mproduttive? C'era la critica e la ricostruzione, la negazione e l 'affermazione (progetto Ciccotti). Ebbene : il militarismo italiano si è avvantaggiato di quella campagna per rimodernarsi ed epurarsi e dopo ha compiuto· impunemente la gesta libica. Ai tempi di Ferri parevano tutti anti-militaristi, pochi anni dopo si poteva constatare. il contrario, a cominciare, e questo è il comico, dal Ferri stesso. Ma peiché tutti questi « programmi specifici» sono rimasti sulla carta? Per una ragione molto semplice : perché vole ndo fare quello che le focze non gli consentivano ancora, il Partito ha subito un arresto di sviluppo. Invece di profondare le sue radici nella. massa agitandola colle finalità che sole ci distinguono 'da tutti gli altri, ha inseguito il miraggfo delle riforme parziali che oggi eufemisticamente si chiamano .« problemi concreti ». A questo punto, qualcuno ci chiederà certamente ; che

100 OPERA OMNIA DI BENITO MU SSOLINJ

cosa si deve dunque fare? Il lavoro c'è, o amici, ed è gnode ed è immenso. C'è da «concretare» il Partito.

Da dieci anni i socialisti italiani sono ttentamil2 Le sezioni, un migliaio. Ci sono dunque in Italia più di settemila Comuni in cui non esistono gruppi socialisti.

Da Roma in giù, mezza Italia, le sezioni socialiste oon arrivano al centinai~. Su otto milioni di lavoratoti, gli o rganizzati. non toccano i soo mila.

Bisogna riprendere l'opera di proselitismo che è stata interrotta forse perché si titeneva inutile dal momento che i deputati socialisti erano chiamati al Ministero. Bisogna andare al proletariato, come i rivoluzionari russi di vent'anni fa « andavano al popolo ». B isogna ridare al Partito Socialista quel grande contingente di operai che aveva perduto e che va oggi riacquistando e allora senza bisogno di fare i < ( concrctisti )> o, peggio, i « legiferato ri >> b asterà la sola pressione di una grande massa compatta, omogenea per forz are la b orghesia a risolvere i problemi che affaticano l'Italia d 'oggi e quella di domani. Comunque, solo con un Partito «concretizzato» sarà possibile di sommuovere 1e ,okdJtt profonde e lontane della popolnione e non solo, come oggi e per ventiquattro ore, gli sparuti circoli disseminati q ua e là nella penisola.

Il compagno Serrati può risparmiare i confronti col socialismo degli altri paesi. Può darsi che mentre l' AvanJi I parla di un problema dinastico ci sia un sindaco socialista che va coll2. fascia tricolore a una cele brazione monarchica. Ma queste contraddizioni le troviamo a nche fuori d'Iw.ia. Kautsky si proclama continuamente r epubblicano e i socialisti del Wurtemberg vanno tranquillamente a corte. I delegati tedeschi a Basilea par~ano contro la guerra e i riformisti dei S0z.iali1ti.rche Mol'l41shefle - non ancora, come Hildcbrand, espulsi dal Partitola esaltano. È certo che il Partito Socialista Italiano non ha mai seguito - come dice il Serrati una linea retta, precisa, inflessibile, ma anche gli altri Partiti dell'Internazionale non banno -a questo proposito - la loro fedina. penale pulita. I tedeschi, che passano per i più o rtodossi, hanno al loro passivo quel tale afue dello « smorzamento » che sollevò le vivaci dìscu·ssioni di Chem.niU:.

Non parliamo dei francesi Noi vorremmo sapere qw.nti problemi

« concreti » hanno posto e risolto i compagni tedeschi. Vien lo ro rimproverata una- certa infecondità. Ma ciò che, malgrado gli episodi

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO D( MILANO 101

del \Vurtemberg e lo « smorzamento », impressiona, nel movimento socialista tedesco, è la sua irresistibile for2a di attrazione e di proselitismo, il suo continuo sviluppo numerico, '\uesto lento ascendere ddla immane marea rossa che domani sommergerà la Germania borghese.

Il Partito Socialista Italiano o « concreterà l> se stesso, e si rinnov erà coll"assorbire nei suoi q uadri la massa, o si esaurirà nello sforzo delle piccole realizzazioni.

Bisogna scegliere : o democrazia o socialismo !

Datr A11dn tì!, N. 47, 16 febbraio 1913, XVII"·

• L'Azione S0rit1lista, N. 8, 23 febbraio 1913, III: i< RIVOLUZJONARJ VBRl .e

!UVOLUZJONAkl SPURJI. - ( +) La crisi accenna. a disegnarsi nel campo prettamente rivoluzionario e le due tendenze fin qui s'impersonano in Ser rati e Mussolini. ( +). Serrati vuole "concretare·· il Partito; Mussolini vuole " valoriuart' , il Parti to. ( + ). Mussolini aveva osservato : "La pr1ou11pazione dr/ Serrttli I di q11lhlli par/,mo tomi lui, um6 ra una u ,la: ( + ) " . ABI »

102 OPERA OMNI,\ DI BENITO MUSSOLINI

IL GUANTO DI SFIDA

Lo avevamo preveduto e non meniamo vanto della nostra facile profezia. Il Governo ha risposto, come risponde da vent'anni : giusti· ficando gli assusini, tessendo l' apologia delle loro gesta. Giolitti mancava. Giolitti non si è scomodato. Un massacro di cittadini inermi non è per lui - evidentemente - che un volgare, usua.lc episodio di ordinaria amministrazione.

È il sottosegretario che deve occuparsi di questi affari min uti. Motto più morto meno, che conta ?

Ma l'on. Falcioni ha certamente espresso il pensiero dcll'on. G iolitti. Ha recitato la sua lezione a memoria, Se non ci fOSsero altri sintomi, basterebbe il discorso Falcioni per convincere gli illusi che nulla v'è di mutato nella psicologia del governante italiano e che l 'attuale indirino di Governo non è dèmocratico come si va favoleggiando, ma squisitamente, ostentatamente reazionario. L'on. Falcioni ha giusti-6.cato le premiazioni ai carabinieri che nel settembre del 1911 uccisero diversi contadfoi dimostranti contro la guerra, in diverse località del m odenese ; ha capovolto - con un cinismo insuperabilela verità sui fatti di Baganzola, ingiuriando coll'epiteto di malviventi quelia dozzina di pacifici contadini che si erano riuniti a ballare per celebrare la Befana e - malgrado l'ipocrito riserbo che fa il paio col mesto nonché coccodrillesco rimpianto per le vittime - egli ha fatto - a proposito di Rocca Gorga - delle affermazio ni che sono un guant o di sfida gettato sulla faccia - speriamo non bronzea I - di tutto il proletariato italiano. L'opera dilapidatrice, partigiana dell'Amministrazione comunale di Rocca Gorga r isultata, secondo l'on. Falcioni, « incensurabile ». E circa al conflitto <e una severa ed imparziale ispezione ha accertato che l'uso delle umi fu g iustificato».

Avete inteso ? Sono gli uccisi che hanno torto. Anche quel povero bambino di cinque anni fucilato in braccio a s u o padre, anche q uella. donna che p o rtava n el .srembo un'altra vita, anche gU altri disgruiati che non possedevano neppure un temperino e fu rono abbattuti dalla mitraglia, t utti, tutti costoro sono i colpevoli Il comandante della fon:a. pubblica ordinò il fuoco per tutdarc « la vita

propria e dei propri soldati )> ; il tenente Grcgori !: l'innocente che sarà do mani premiato, come C:Cntanni. È logico, è naturale.

Ma non dovrebbe essere - d"altra parte ........ per quelli che vaneggiano dietro al liberalismo giolittiano, un episodio tremendamente istruttivo?

Dovremmo protestare? Ci basta constatare che il G overno d i Giolitti rivendica senza eufemismi la -sua complicità e la sua responsabilità in quella sua peculiare politica che noi abbiamo definito « la politica della strage». Il Governo, cioè anche i democratici: Sacchi, Credaro, Nitti. Il Governo e cioè anche quelli che lo hanno appoggiato .

Così è bene. Cosl la posizione è chiara. Coloro che negli eccid1 null'altro vedono se non un episodio poliziesco a responsabilità limitate, si mordano la lingua. I Centanni, i Gregari passano per noi in seconda lin~a : essi sono gli esecutori materiali. Noi portiamo alla sbarra· il Governo che è l'ispiratore morale e il giustificatore sistematico dei massacrL Il Governo, apologizzando gli assass ini, v ituperando le v ittime, fa il suo dovere. A noi, di fare il n ostro. Il guanto di sfida dev'essere raccolto.

Noi ripetiamo ben forte la parola d'ordine del Partito Socialista. I lavoratori d'Italia che non toJlerano di essere trattati come un'orda dì sc.h.i11.vi, rispondano al primo eccidio colla immediata proclamazione dello sciopero generale ad oltranza.

Dal\"Ava:nfi!, N. 49, 18 febbraio 19 13, XVII •

• L, /1t,/itit-a tl~Ja str,1g1 ( 54).

104 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

POSTILLA AI COMMENTI

I grandi gior nali quotidianì che ignorano i tragici avvenimenti del 6 gennaio, hanno dedicato pagine intere al resoconto delle interpellanze presentate alla Camera e svolte lunedl. Alcuni di essi - f ra i maggiori - hanno confinato dopo tanti mesi nelle pagine interne le notizie de1la guerra balcanica per mettere nella prima pagina il resoconto della sedur.a dedicata agli eccidi.

Segno dunque che l'argomento grave, delicato, importante. Il nostro pensiero al riguardo già noto. N oi ammettiamo una fatalità negli eccidi ch e promana dall'esistenza delle tjassi e dalla lotta di classe. Questa fatalità non ci sgomenta. Nei paesi dove la lotta di classe è giunta alla sua più perfetta espressione gli eccidi sono all'ordine de l giorno. Basta seguire la. cronaca delle lotte operaie neg li Stat i Uniti. Ricordi.amo lo sciopero di Lawrence e l'assassinio ddla povera e dimenticata Anna Lo Pizzo. Questi eccidi più o meno frequenti 11.niranno col finir delle classi. Non prima. Sarebbe utopistico pensado. Ma c'è un eccidio tipicamente italiano che non può essere certo paragonato alle batt.aglie che ac.compagnano gli scioperi del Nord-America ; un eccidio che chiameremo pre-lotta di classe e del quale le sup reme responsabilità .ricadono esclusivamente sul Govei:no che, invece di provvedere e prevenire, reprime, e contro al q uale è doveroso protc· stare· ed insOrgere. •

Posta in chiaro questa distim:ione, esaminiamo i commenti dèi giornali borghesi alla seduta di lunedì. Il C orritn della St ra evita di parlare del caso specifico cli Rocca. Gorga e si abbandona a considera2ioni d'indole generale.

Secondo l'on. Torre gli eccidì si evitano educando le folle; per noi invece si evitano soddisfacendo i bisogni delle folle. La differenza è fondamentale. Non è vero che l'educazione escluda la violenza N~ conflitti, i più edue2.ti, cioè delegati e agenti della forza pubblica, sono i più violenti. È strano, ma vero. In Italia le più violente dimostrazioni sono state quelle compiute dalla. fo)h «educata». I poveri corttadini del Mezzogiorno non sa~no educati, ma è certo che non sono violenti. Comunque la loro non è una violenza sovversiva , che si propone di raggiungere fini ideali, ma una. v iolenu che trova la

sua ragione e la sua giusti.ficazionC in circostanze particolari e locali, Ebbene, educhiamo pure. li Governo si faccia banditore di un concorso per un Manuale del perfetto educatore della folla. Diffondiamo il Galateo di monsignor Giovanni D ella Casa. E p oi? A chi gioverà tutta q uesta opera di educazionè quando le folle mancheranno di pane, dì acqua. di sci.iole, di farmacie, di strade ? Come sarà possibile di evitare il tumulto? In verità, le folle sopo troppo educate.... alla rassegnazione e al rispetto di loro signori. E lo prova il fatto che quando scendono nelle strade sono sempre e completamente inermi. Se 01,conc educare, bisogna cominciare dall'altra parte. Perché non è affatto vero, come si afferma dall'on. Torre, che « gli agenti di pubblica sicurezza non possono far fuoco su pacifici dimostranti». Questa jpotesi che l'on. Torre chiama <( assurda» si verifica da vent'anni. Quando mai le folle dei dimostranti in Italia fecero uso delle armi? I feriti e i morti non furono sempre - plll' troppo I - colpiti alla schiena ?

Come può rappresentare una seria minaccia p er l'ordine costituito una foUa che fugge? Mettevano forse in perico lo l'esistenza dello Stato italiano quella d onna incinta e quel bambino di cinque anni, fucilati a Rocca Gorga ? La Tribrma, dopo aver ufficiosamente difeso quella « politica libera per cui l'Italia é ora in pnma linea fra le nazioni», rimette fo circolazione j} vecchio cliché del sobillatore o meneNr.

« Su costoro - dichiara la Tribuna - ricad~ la maggiore e più grave responsabilità morale di avvenimenti che sono deplorati da tutti e riescono dolorosi a tutti».

Noi vorremmo sapere chi mai « agitatore di professione, locale o vagabo ndo » ha sobillato i contadini di Rocca Gorga .... Forse q uel disgraziato maestro Dc Angelis arri\'ato alla vigilia ? Forse il parroco del paese consigliere spirituale del Circolo Savoia? O n o'n è piuttosto il Governo il vero e proprfo sobillatore? La responsabilità diretta del Governo scaturisce per n oi evidentissima dai tre seguenti ordini di fatti:

1. Se ip Italia ci sono ancora migliaia di Comuni nelle condizioni disperate e medioev:1.li di Rocca Gorga la colpa è del Governo monarchico che ha troirato un miliardo per la guerra libica e non ha trovato, in quaunt'anni, i milioni necessari alla soluzione del problema dell'Italia rurale;

z. Se l'Italia è la nazione che batte il record degli eccidi; ciò dipende dall'assicurata impunità a.ccordata ai responsabili;

3. Il Governo ha sempre incoraggiato la repressione violenta dei moti popolari, premiando gli a.ssassini.

Alla Camera si è ricordato il caso Centanni e sì è dimenticato di

106 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

citt.re Bavt.-Beccaris che fu insignito dei cordoni dì S. Mt.urizio e La~o per ricompensarlo dell'opera da !ui prestata in difesa del· re e della patria massacrando centinaia di cittadini inermi nel ' 98: La r esponsabilità del Governo è dunque inco ntestabile. Il Governo ste"sso l 'accetta G iolitti n on avrà scrupoli di dichiararlo quando Bentini svolgecl la sua mozione. Ora, quale sarà il significato di un altro eccidio? Uno solo, e cioè che nessuna d elle cause provocatrici è stata elinùnata e che il Governo liberale intende di continuare la sua politica della strage. Ma il proletariato stanco cd esasperato saprà. compiere allora e fino alle ultime conseguenze il suo preciso d overe.

Dall"Ar.<1nli !, N 50, 19 febbraio 1913, XVU (.r, ,92).

DALLA DJR.EZIONE OELL'«AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 107

LA GARA DEGLI ARMAMENTI

Nel paragrafo 3o del suo proget to Per la Pace p erpetua pubbli~ cato nel 179J, Emanuele Kant scrivcv.i :

"G li eserdti permanenti (mi/,n pH petuu.r) devono col tempo interamente cessare. Essi, difatti, 5ono minacce di guerra incessanti agti altri Stati, trovandosi ognora pronti a sctnd ere in campo a..rmati di tutto punto; li eccitano a gareggia re nella q uan tità degli armamenti che non ha limite e sono cause di un rc,ciproco aizzarsi a g uerre aggressive onde liberarsi del gravlme di cui sono colpa : le spese infatti che vi si impiegano in tempo di pace divengono più opprimenti di una breve guerra; si aggiunga a t utto ciò che l'assoldarli per uccidere o venire uccisi apparisce come un usare g li uomini quali pure macchine e strumenti in ma.no di un altro (lo Stato), uso che non si concilia col diritto naturale innato dell'uomo 11,

Queste p aro le del filosofo della Ragion Pura e Pratica hanno, dopo un secolo, per noi socialisti, la fresche:zza dell'attualità. C'è Jn esse il lei tmofùi della nostra propaganda anti-militarista. Solo il vaticinio kantiano sembra assai lontano dalla realizzazione, Oggi. come sul finire del secolo XVIII,·l'Europa delira ndla febbre degli armamenti. Se il valore della filoso.fia ci fosse dato dal suo maggiore o minore influsso sulla vita sociale, dovremmo dedurre du.l'insuccesso clarnotoso delle p revisioni e del pacifismo di Kant che la filosofia è la più inutile deUe fatiche umane. I tedeschi sono i primi a sme ntire gli insegnamenti del loro maestro. L'ideale della « pace perpetua» non li ha abbacinati. I tedeschi armano. La Ger~ m a nia è, oggi, una grande caserma, d ove, forse, il filosofo dell'imperativo. categorico si troverebbe molto a disagio. Perché e contro chi arma la Germania? Ecco il formidabile punto incc:rtogativo che tiene in questo momento gli animi sospesi e inquieti. Due notizie avevano in questi ultimi giorni sollevato l'opinione pubblica europea depressa d2.l riaccendersi della guerra in Oriente : il viaggio del principe di Hohenlohe a Pietroburgo - latore di un messaggio autografo di Francesco Giuseppe allo czar -e l'accordo anglo-tedesco per gli armamenti marittimi. La parentesi ottimistica~ stata però di brevissima durata : il sibillino comunicato ufficiale diramato Yaltro giorno sta a provare che la missione pacifica dell'Hohenlohe è fallita e difatti

nessuna modificazione è intervenuta nei rapporti austro-russi che rimangono tesi e minacciosi come prima. L'accordo anglo-tedesco non stabilisce una sosta negli armamenti marittimi. ma fissa una specie di rapporto costante fra quelli inglesi e quelli tedeschi : rapporto espresso dalle cifre 10 e 16. Per cui - salva restando questa proporzione - tanto la Germania come l'Inghilterra seguitecanno a costtuire drtadno11ghts e s11per-dreadnought1. La Germania rinuncia dunque - almeno per il momento - a competere con l'Ing hilterr2. per il dominio dei mari, ma - contemporaneamente - vuole assicurarsi la supremttia militare nel continente e porta gli effettivi di pace del suo esercito da 610 a Sso mila soldati.

È questp balzo innanzi che ha impressionato i francesi. I ricordi del '70 sono ancora vivi nelle memorie, Si t orna a t emere l'invasione tedesca. E il pericolo no n è immaginario. La Germania si sente chiusa come in un busto di ferro, da quaa.do non può più sospingere l'Austria al sud, La Germania soffoca n ei suoi angusti confini. La sua popoluionc totale raggiunge già la cifra imponente di 65 milioni. Può rovesdare o ltre il Reno quattro milioni di baionette. I n uovi armamenti tedeschi hann o suscitato in Francia un panico enorme.

Mentre i grandi giornali capitalisti lavorano l'opinione pubblica, il Governo di Briand e di Poincaré chiede un miliardo per nuove spese militari. Non basta. Anche il servizio militare biennale è seriamente minacciato .

Il ministro d eUa guerra Etienne proporrà di tornare aU'ancico, cioè al servizio di tre anni. Siamo dinnanzi a una riprùe in grande stile del militarismo europeo I

Qual è l'atteggiamento del socialismo in Germania e in Fra ncia?

Per quanto riguuda i socialisti tedeschi non abbianio ancora manifestazioni ufficia.li, alfinfuori d egli articoli del Vorwatrl!. Il Partito Socialista dichiarerà certo la sua recisa opposizione ai n~ovi armamenti. La corrente imperialistica del socialismo tedcseo rappresenbta da taluni revisionisti non ha séguito fra le masse popolati. I n Francia, i socialisti hanno già lancia.te aJ popolo il manifesto che pubblichiamo più olue. E. sintomatico il silenzio di Jaucès. Il riformismo, abituato ali'« andante », si trova disorientato di fronte a questo t empo accelerat o e catastro6co della storia. ·

La tesi dei socialisti francesi è audace. Essi si oppo~gono ad un aumento della. ferma che giudicano una misura. insufficentc e reazio-

: ··.' ,~;.···; : ·.... - -.• ~; :, 1-
DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SCIOPERO DI MILANO 109
...

naria. La sproporzione numerica fra i due eserciti dipende dalla. dìffercnza della natalità fra i due popoli e o.on si elimina che temporaneamente col servizio triennale.

Occorre, dicono i socialisti francesi," is tituire il sistema delle milizie difensive. Armare tutta la F rancia e tutto il popolo. Da.re ad ogni cittadino il fucile. Ma la stampa conservatrice e repubblicana qualifica pazza e antipatriottica la campagna dei socialisti. Il T empi scrive che i socialisti francesi si mettono contro la Francia. È chiaro che H popolo armato fa paura. La borghesia francese, più dell'invasione tedesca teme una nuova Comune , e al sistema democratico-repubblicano delle milizie preferisce quello monarchico degli eserciti permanenti. Il match franco-tedesco è dunq ue iniziato! Quanto durerà ?

Siamo aUa vigilia di una guerra europea?

Nel 1854, Carlo Marx in circostaoze che ricordano le attuali, scriveva:

<i Non dobbi !UilO dimenticare che vi è in Europa una sesta Potenza, che in dati momenti affer ma la sua s uprem~ia su tutte le cinque cosidette " grandi ·· P0tenze e le fa tremare ad una ad una"·

Questa Potenza è la Rivoluzione; la quale dopo un lungo silenzio e un lungo ritiro, è ora richiamata aU'azione dalla crisi commerciale e dalla scarsezza degli alimenti. Da Manchester a Roma, da Parigi a V:ars.avia e a Pest, essa è onnipossente, alza l:a testa e si s veglia dal suo sonno. Sono tanti sintomi del suo ritorno alla vita, dappertutto visibili nell'agitazione e nell'inquietudine da cui sono prese le classi proletarie.

Un solo segnale si aspetta e la sesta Potenza, la più grande dell'Europa, verrà fuori sfolgotallte d'armatura e colla spada in pugno come Minerva d alla t esta d ell'Olimpico.

QuCSto segnale sarà dato dall'imminente guerra europea,... (atticolo di fondo New York Trib1111e, z febbraio I 8 54). Marx allora s' ingannava. M~ il suo presagio potrebbe avverarsi domani.

DalrAvitnti !, N. 52, 21 febbraio 19B, XVII (a, )92).

110 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

SPILLONI

RICOMPENSATI!

E adesso che la notizia dello sfratto del dostro giornale. dall'Austria ha fatto il giro di tutti j confratelli maggiori e minori, poche linee di commeoto. Stimiamo superfluo.... protestare. I Governi si difendono come possono. C'è una dogana. anche per le idee. H eine ne parb. in un KtZp11I del suo De11Juhland.

Rico rdate? I do~nieri cercavano nei b auli le idee ri voluzionarie che il poeta. nascondeva nel cervello. Accade nel 19 I 3 ciò che accadeva nel 1844. Ma noi ci sentiamo vendicati e riv endicati I Oh non già per posare a martiri e vittime dell'italianità conculcata e irredenta. Il mattitio è di un'altra età e in questo caso sarebbe ridico lo. No. Per una ugione diversa. I socialisti italiani sono stati spesso accusati di « austri_acantismo ». Quando non ci sentivamo di sposare la causa dell'irredentismo incosciente e letterario dei giovinetti di liceo con relative dimostrazioni e innocuo bruciacchiamento di ba ndierine di cuta giaUa e nera sotto ai consolati austriaci, quando non ci sentivamo di plaudire gli imprudenti discorsi dei diversi Asinari di Bernezzo o le tirate dì Fo rtis, il coro degli idioti ci accusava di essere agli ordini di Cecco Beppe.

E infatti l'Imperiale Regio Governo austriaco ci ha rico mpensati dei nostri fedeli servizi con un V,rboJen ,secco e .irrevocabile Eppure - ciò ma1grado - noi ci dichiariamo ancora e sempre internazionalisti e.... <( austriacanti ». Ma, intendiamoci, austriacanti non per l'Aust:ili. feudale, militarista, clericale, ma per l'Austria lavoratrice e socialista ; non per l'Austria del Congresso Eucaristico, ma per l'Austria del popolo, che domenica scorsa si è raccolto attorno alla bara di Schumcicr a compiere un rito che ha avuto la profondità e l'ampiezz~ di una apoteosi.

Dall'Àv..mril, N. S2, 21 lebbraio 1913, XVII•.

• Il pniod(J Jr111tino (II, ~)

IL LATITANTE

Giovanni Giolitti è stato u assente )> dalla Camera lunedl scorso quando fo portato alla tribuna il martirologio ventennale del proletariato italiano. Le assenze ingiustificate diventa.no latitanze. Il latitante è un colpevole. Giovanni Giolitti non ha a.vuto il coraggio di andare in p iena Camera a difendere la sua politica di sanguinose sopraffazioni. È rimasto nell'ombra. Ha mandato innanzi il suo 2iutantc di campo, l'on. Falcioni. ·Gli stessi g io rnali conservatori non trovano paro le per giustificare 1a latitanza del Presidente del Consiglio

L'uomo che nel 1 900 iniziò il nuovo perio do della sua carica parlamentare magnificando la resurrezione delle plebi ag ricole, oggi le lascia massacrare senza sentire il bisogno di pronunciare una parola elevata - al disopra dei Partiti, al d isopra delle versioni - che esprima il rammarico per tante vite cosl tragicamente spezzate.

Giolitti è rimasto colla psicologia e colla mentalitia immutate del vecchio questore. Per lui non ci sono Je cause profonde', lontane, .irresistibili dell'eccidio. No. C'è la folla dei rivoltosi, dei sovversivi, anche quando si tratta di fanciulli. e di donne che vanno incontro ai fucili, sventolando una bandiera tricolore, e c'è la polizia. che spara per mantenere l'ordine. Nel cervello di Giolit ti, l'« ordine» perfetto è quello che nel 1863 reg nò in Varsavia dopo la terribile repressione dell' infame Muraview.

I n Italia i cittadini monturati sono dei privilegiati . Per loro non esiste il codice Uccidono e m.:ssuno li trascina alle Assisi. Cir colano in mezzo a noi, colla divisa insanguinata. Div entano istituzioni intangib~li. Giungono ai supremi onori della gerarchia. Sono encomiat i, medagliettati, commendatizzati, cordonizzati. Sul loro petto c'è tutta una bacheca di chincaglierie. Sono le colonne_ della società. In un altro paese che non fosse l'Italia, _l'agen te assassino sarebbe subito processato e, in caso di assoluzione, allontanato e ricacciato tra la folla anonima. In Italia, no. Diventa un eroe.

L'opera dd Governo è nefasta per due ragioni : primo, perché lascia immutate le condizioni speciali che rendono da n oi cosl frequente l'eccidio ; secondo, perché schia.ffcggia il senti.mento popolare che invoca e non ottiene giustizia. Quella del Governo una seminagione

di odio di dasse, è una scuola di violenza. Non ce ne addoloriamo.

Constatiamo,

L'eco delle proteste socialiste non è giunta attenuata o moribonda alla Camera. Tutto un pomeriggio è stato dedicato ai massacriJdi Rocca Gorga. Il fatto è stato sviscerato, analizzato, tonalizzato. Non c'è stata seduta tempestosa, perché la maggioranza giolittian a non ha osato interrorrlpere o ghignare la freddura forcaiola, l'inten:uzione .idiota, come altre volte. Il ventre della Camera si sentiva a disagio. Ha taciuto. Il resoconto non dà che poche interruzioni ddl'on. Sonnino e dell'on. Padulli. Quest'ultimo è un illustre ignoto. Dev' essere uno dei tanti crapaudJ dN marail. Gli oratori sono stati all'altezza del loro compito. Genunzio Bentini è stato possente. H a commosso, trascinato. Egli ci ha presentato la tragedia nella sua luce sanguigna, nei suoi dementi di umanità e di miseria. L'on. Umpanozzi si è imposto alla Camera. Quest'uomo riesce a farsi ascoltare. È ri uscito, malgrado la maI'Clltissima antipatia che l'on, Giolitti nutre _verso di lui. Ca.mpanoui ha ricostruito il fatto. Lo ha ambientato nd luogo e nello spazio. L'on. Eugenio Chiesa è stato, come al solito~ documentale, preciso, categorico. Ha schiacciato l'on. Falcioni. Anche gli altri oratori dell'Estrema Sinistra sono stati effiaci. L'on. Falcioni ha padato come un deficiente. Tutti i giornali sono unanimi nel stroncargli il discorso. Si è limitato a riferire le risultanze della tendenziosa inchiesta ministeriale. Nient'altro. Non si è elevato dalla prosa del rapporto poliziesco, Nessuna analisi dell'episodio, nessuna considerazione d 'indole sodale, nessun sintomo di ravvedimento per l'avvenire~ ma la giustificazione recisa dell'uso delle armi. L'on. Falcioni ha compiuto l'apologfa del massacro di Rocca Gorga . Ecco tutto. Non siamo cosl imbecilli da meravigli~rcene. E adesso ? Se il Governo crede di aver posta la pietra sepolcrale sulla discussione, s'inganna. I morti di Rocca Gorga torneranno alla Camera. L'on. Bentini ha convertito l'interpellanza in mozione. Benissimo I E la mozione dev'essere fumata e sostenuta da tutto il gruppo socialista. Intanto il proletariato deve ptepararsi a rispondere collo sciopero generale alla politica di reazione e di sangue di çi-iolitti. Pur troppo dieci anni- di scissione nel Partito Socialista e nel proletariato hanno creato in tutta Italia una situazione difficile. Il sentimento rivoluzionario si è illanguidito. Plaghe che parevano ribelli, rivelano sintomi di inaspettau. debolezza. Dopo gli eccidi del 6 gennaio, solo nel Feraresc c'è stato un movimento di protesta di una certa ampiezza. Uno sciopero generale - facilitato cla1la disoccupazione cronica. -- della durata di ventiquattro ore e dopo otto giorni. Il Parmense che aveva un morto in casa - H quarto eccidio nel volgere

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 113

di pochi mesi - non si è mosso. Si è tenuto un comi.zio di protesta dopo ben quindici giornì e non e,era la grande folla.

I gio rnali so vversivi sono un vituperio. Le lo ro corrispondenze sono l'ignobile sfa gatina di tutta la perve rsità e la spudorataggioc del sovversivismo provincializzato. Piccole beghe, piccoli uonùni I Una caterva di idioti che si atteggiano a superuomini. In fondo, anche pusillanimi. Magnifici cianciatoci. Posano a cerebrali e hanno il cranio smobiliato : senza inquilini e cioè sen za idee. Sono gli eterni cdrici, ipercritici, insoddisfatti. Quando odiano n on hanno che un bersaglio : il Partito Socialista. È la zavorra del sovversivismo. Questa gem e iperbolir.za se stessa e la propria missi one. Taluni, che dirigono una Camera del lavo ro di woo soci, si credono capaci cli dirigere i d estini d el mondo. Sono riconoscibili dalla gdmoc, laida dei getù incomptcsi.

È questa la più fa stidio sa categoria di m o rtali. Preferisco i èun.tori di fallimento. Finché il pro letariato non si libererà dalla tutela di q a esti spostati nell'intelligenza e nella vita egli n on sarà m ai libero.

U:na volta l'es odo dei borghesi dalb loro classe, sig nificava carcere esilio, sacrjlici. O ggi, non più. Il liceale b o cciato, l'urùver sitario mancato~ il filisteo parassita che aborre il lavoro manuale, non corre che un so lo pericolo : quello di non rice vere puntualmente lo stipendio.

I p rmanenfJ formano già la nuova buro,razia del proletariato, ~ano rtmdr d, &11ir dell'avvenire, Nella vita privata sono dei gaudenti. Sono già estranei alla tragedia proletaria. Assistono, non vi partecipano. Sono g ià i « patroni ». Questi che., vis ti da lontano, paiono degli apostoli e d egli asceti, visti da vicino si r ivelano quali sono : degli epicurei nel volgare senso della paro la.

Quanti Padri Zappata nel sovversivismo italiano I Se il proletariato it.aliano non si libera di q ùelli che speculano - materialmente - su di lui, egli n o n diventerà mai magg iorenne, m a resterà eternamente pupillo. Basta una sola gior nata di rivoluzion e: per veder o perarsi colla rapidità del fulmine la selezio ne tra i forti e i deboli, tta gli apost oli e i mestieranti. tra i coraggiosi e i vili, tra quelli che fuggono a 60 chilometri alfora quando suona la diana del piii grande pericolo e quelli che rimangono al loro posto, tranquillamente, senza voltar le terga al nemico.

Da W Pollt1, N. B, 23 febbraio 1913, n (m, 49),

114 OPERA OMNJA D[ BENITO MUSSOLINI

PER LA DIFESA DELLA VITA PROLETARIA

Con questo articolo sem:a spigoli del comp:igno Francesco Occo tti, inte ndiamo chiudere la polemica sull'at teggiamento dei socialisti di fronte agli eccidi. Noi concordiamo, salvo talune sfuma.ture, con quanto scrive il compagno Ciccotti. Adesso il problema si pone in questi termini : Come deve rispondere il proletariato italiano al primo eccidio ? Noi abbiamo già lanciata la parola d 'ordine e la ripetiamo : collo sciopero generale ad oltranza. Il Partito Socialista deve coraggi osamente assumersi dunque la direzione e la responsabilità del movimento

D all'Avanti!, N. )), 24 febbraio 1913, XVII*.

L'IN1'RANS1G2NZA DBL soCl'.ALISMO. LB RAGIONI DBL COSJDETTO .. PACIPISMO " .

• L'A11a1i!, N 8 6, 28 roarzo 1~ 13, XVII : -o: PEA

- Caro Mussolini, or è q ualche tenpo pubbl.icaudo l'articolo ".mrza 1piioli ", che io chiamerò (scnz'offesa) <li abile coociliuionc del compago.o Ciccotti, tu. bai dichiarato cbiuUl la discussione sugli eccid l ( +). GIOVANNI ZIBORDI ».

9 .-V

CANDIDATURE E CANDIDATI

La prima fase della preparazione elettorale si svolge con grande alacrità in tutta Italia. In l'Dolti collegi la scelta del candidato è già avvenuta i ndla grande maggioranza dei collegi nulla ancora si è deciso. C'è ancora oltre un mese di tempo. ·

La Direzione del Partito ha stabilito infatti che la nomina dei candidati da parte delle Federazioni collegiali avvenga non dopo il 1 marzo. Non giungiamo dunque in ritardo a battere il ferro.... elcttor.ilc che comincia a scaldarsi, quantunque non si conosca ancora la data delle elezioni.

Anche qui è nea:ssario parlat chiaro e buttare all'aria, senza remiss ione, tutta la merce equivoca che vuol pa:ssare, battendo bandiera socialista. Bisogna introdurre e caldeggiare e imporre il buon costume politico che molti socialisti, purtroppo, ritengono una pedanteri11 di puritani insopp<?rtabili.

Occorre, soprattutto, che l'Idea non sia posposta agli uomini e tenuta i n conto di domestica pei bassi servizi.

Cominciamo dalle candidature protesta. Sembrano dettate da n obili sensi. Nella maggior parte dei casi si tratta invece di un bluff n oto ormai anche agli imbecilli. Noi sappiamo quando' e perché si sceglie un candidato ?rotcsta. Ecco un coUegio dove ci sono dei socialisti che non hanno fra di loro un avvocato candidabile: S'industriano a cercarne uno di fuori, quotato. Non ci riescono.

Alla v igilia delle ele2ioni si ricorre alla candidatura protesta. Pochi o molti che siano i voti, non importa ; l'onore è salvo. Qualche volta si tratta di una manovra di bassa politica. Si sceglie Ja candidatura protesta per fare la forca al Partito avversario, per strappargli i voti dei neutri, col pretesto della pietà per il reclwo o l'esiliato. In altri collegi, dove le forze dei socialisti sono esigue, i compigni non vogliono esporre il loro cancilthto futuro, quello delle belle speranze, al ridicolo di una trombatuta solenne, e allora si scova un Cireneo qualsiasi che pan.i la eroe.e di uru. candidatura protest:2.. Nei collegi, però, dove il candidato protesta avrebbe grandissima probabilicl di vitto~ si sceglie il compagno del luogo e ,i abbandona il ca.rccmto o il profugo al suo iniquo destino. Pcrchi le candidature protesta

siano serie devono essere portate là dove c"è la quasi assoluta certezza di vittoda, perché solo allora si ottiene il duplice intento di umiliare il Governo e di libèrare un compagno.

Ma in questi collegi, guai a parlate di candidature p rotesta l E in tutti gli altri è perfettamente inutile, se non dannoso, di mandare dei benemeriti compagni al macello. Ci sono altre miserie eletto rali che convien subito denunciare nell'interesse supremo del Partito.

li sud'ra,gio allargato ha risuscitato una moltitudine di socialisti. Da qualche tempo, da molti anni si erano ritirati a vita privali.

Esercitavano la loro professione o il loro commercio, Nessu no li ricordava più, Forse erano dimissionari dal Partito, cecto appartenevano alla milizia territç,riale

Adesso, ve li trovate candidati, di colpo. C'è di peggio. Si minacciano candidature di uomini i cui atteggiamenti pagliacceschi sono sempre stati in antagonismo con quelli del Partito. Vceliamo sulla piattafo rma dei tripolini matricolati, dei massoni identificati, degli aut onomi o regola ri a seconda delle località....

La spetanza del successo rende proclivi all'oblio e al perdono, e l'intransigenza non è che la cornice di un brutto quadro.

Ma noi ricordiamo che tutti ì candidati devono da almeno cinque anni essere inscritti regolarmente al Pactito e questa salutare clausola inserita negli ordini del giorno votati a Reggio Emilia dev'essere rigidamente rispettata. Bisogna mozzar le ali all'arrivismo politicantìsta. In altri collegi, l'insincerità. è ancora più gnnde. I vecchi candidati ve12gono sostituiti, vorremmo scrivere, licenziati. Ce n'~ di quelli che hanno al loro attivo una dozzina di fiaschi Erano candidati per <e definizione ». finché le condizioni del corpo elettorale non consentivano null'altro all'infuori delle platoniche« affermazioni di principio». Ma ora che il giolittiano allargamento del suffragio aumenta le probabilità di v ittoria, il vecchio candidato deve ritirarsi per lasciare il passo al nuç>vo.... Altrove, nella scelta del candidato, si obbedisce a criteri d i volgare opportunità : si p orta l'uomo ricco, che ha delle aderenze personali, che un valore professionale (come avvocato, come medico, come ingegnere, ccc.), che è del collegio (çh I ii campanilismo elettorale), che non fa paura agli affini pcrch~ t ollerante di temperamento e bonaccione....

In alcuaj collegi la maggioranza rivoluzionari a si adatta ad essere rappresentali. da un riformista autentico - se non destro, destreggiante - perch~ altrimenti con un altro uomo si perderebbe la bat• t aglia. Si delineano compromessi clandestini che noi sventeremo. Si credeva che l'indennità parlamentare avrebbe proletarizzato la Camera, ma non è cosi e finora siamo a conoscenza di una sola candi-

DALLA DIIU!ZIONE DELL'« ,\VANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 117

datura. proletaria : un conu.dino in un collegio di Llguria. Del resto avvocati, ancora avvocati, sempre avvocati. Noi non abbiamo voluto tracciare un quadro fosco della situazione elettorale a scopo polemico, tanto più che non mancano segni confortevoli, ma ci setJlbra w:gcote - dati i sintomi e prima che il male si aggravi - di richiama.re tutti i compagni a seguire le deliberazioni del congresso di Reggio Emilia non solo nella lettera, ma anche nello spirito.

Non solo intransigenza politica, ma intransigenza morale. Il Partito Socialista partecipa alla battaglia elettorale per fare anzitutto propaganda di idee, per affrontare anche su questo campo i Partiti borghesi, per avere una voce alla tribuna parlamentare : il succcssso positivo passa in seconda linea. La lotta dev' essere impostata e condotta con grande sincerità, seru:a preoccupazioni utilitaristiche o ~rsonalisticbe, perché si tratta sempre e soprattutto di un'affermazione di idee e l'idea non tollera indegni mercati. I compagni lo ricordino, Del resto noi siamo qui a esercitate la nostra opeu assidua, doverosa di controllo e lanceremo fo r te j[ grido d'allarme tutte le volte che ci sembrerà in pericolo la purezza dell'Idea e la dig nità del Partito.

118 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Dal1'A11an1i!, N. 56, 2' febbraio 19H, XVII (a, ~93).

CONTRO GLI ARMAMENTI

Domenica scorsa si è tenuto a Saint Denis il congresso della. Federazione Socialista della Senna. Cerano trecento delegati, in rappresentanza di 10.000 i nscritti, La stampa quotidiana che racc~glie tutte le minutaglie della cronaca ha ignorato la manifestazione di S. D enis. È il sistema. Dinnanzi alla mole enorme della macchina statale che cosa è mai il socialismo ? Una 9.J1antiJé négligeable che si i gnora e si trascura, quando n on si disprezza. Che cosa e.rana i primi nuclei di cristiani per i dominato'ri di Roma? Una lattbrosa t i /11,ifuga natio destinata ad esaurirsi nelle catacombe e impotente a minare le basi della Roma imperiale. Eppure il Galileo ha vinto I Che cosa rappresentava per la nobiltà cd il clero il Terzo Stato ? Lo ha detto l'abate di Sic:yès ; nulla. Eppure questo « nulla » ha fatto la più grande rivoluzione della storia. Che cosa è il socialismo, ogg.ì, per .i repubbliqni-conservatori della Francia? Una minoranza trascurabile di demagoghi, dichiara il Temp.r, banditrice di idee anti-pauiottiche; eppure, eppw:e.... questo socialismo sarà domani la forza e la fede di milioni di uomini e la rivoluzione che esso prepara s:arà anco ra p iù universale e profonda di quella ch"ebbe formale inizio il 5 maggio del 1789. La congiura del silenzio è, dunque, un meschino ripiego. Sopprime la cronaca. ma non cancella k storia. E i congressi dei socialisti sono dei « cominciamenti » storici. Incerti, forse, come tutti ì cominciamenti, ma la loro esistenza è reale, è un « fatto », con capaciti di ulteriore sviluppo . Iicobi avvertiva che per lo storico futuro sa.rebbc stato più importante, fra gli avvenimenti dd secolo XIX, la costituzione di una Lega di proletari, che la battaglia di Sadowa. È un paradosso, ma come tutti i paradossi ba un fondo innegabile di verità..Cosl il congresso di S. Denis non perde nulla della sua importanza anche se l~ stampa borghese lo ha boicottato per far credere agli stranieri tedeschi che tutta la Francia è unanime, cioè presa dalla stessa follia e dominata dalh stessa p;;.ura.

I procedimenti della stampa sono uguali tanto dalruna come dall'altra parte dd Reno. Dapprima si tcnta.to d'intorbidue le a.eque con uno scamotaggio v ecchio e sciupato. Per i sciovìnisti francesi solo i socialisti francesi fanno dell'internazionalliìmo mentre i ,ama-

r4Je.r tedeschi sarebbero pronti a versare tutto il lo ro sangue per la patri.2 e viceversa ; per i sciovinisti t edeschi, solo i socialisti tedeschi .sono internazionalisti, mentre j compagni dì Francia sarebbexo pront i a marciare come un sol u omo alla riconquista delle provincie perdute, Ma la verità è, invece, che tanto i socialisti francesi come quelli tedeschi sono concordi nell'opposizione ai nuovì armamenti. La ri5oluzione votata al congres.so di S. Dcnis parla chiaro, Essa dice;

« In pjcno accordo coi socialisti tedeschi, i socialisti francesi rcclama.110:

« 1. il riavvicinamento franco-tedesco;

« 2. J'arl,itrato internazionale esteso a tutti i confiitti;

« 3. le milizie nuionali sostituite agli eserciti di caserma;

« 4. l'obbligo per le classi privilegiat e di pagare, con una tassa sulla ricchezza, le mostruose spese militari che schìa.cciano jJ popolo.

« Contro il serviz.io de i tre anni, per l'a nnamento generale del popolo, ecco la pato la d'ord ine dei socialisti francesi » .

L'opposizione alla politica militarista della repubblica borghese si delinea precisa e implacabile. Le critiche di Giovanni Jaurès alla ferma triennale sono, da o gni punto di vista, formidabili. L'esercito di caserma della Francia non sarà mai numericamente fo:ctc come queUo tedesco. Una competizione su questo terreno è inscnsa~. E Jaurès propone la soluzione logica. Volete respingere una eventuale aggressione della Germania ? Volete salvare la Repubblica? Armate il popolo. Esso si batterà eroicamente come nel '70-' 71. &so vi darà ancora una volta i condottieri e i sol.dati intrepidi della prima rivoluzione. Osate I Ma la borghesia repubblicana non discute neppure la tesi «radicale» di Jaurès. Il p opolo armato è un perico lo per la proprietà privata. Il popolo armato è capace d'impedire la g uerra colla rivoluzione o di fare rivoluzione dopo la guerra. Il nemico interno dev'essere sottoposto al regìme della caserma e mandato ille frontiere, inquadrato e sorvegliato, come bestiame da macello . Rius ciranno i socidist:i francesi e tedeschi ad impedire o ad arrestare 1a gara degli armamenti..? Non sappia.mo. Certo è che gravi avvenimenti maturano. La Germania è imbottigliata. La borghesia tedesca non vuol restare isolata. La Quadruplice balcan.i~ impedisce ogni espansione dell'Austria al Sud. La via di Salonicco è ormai sbarrata. L'A u stria non giungerà più all'Egeo. Non solo. Il trionfo degli slavi l'ha indebolita nella sua compagine interna. Un urto dall'interno o dall'esterno basterà per far « saltare » l'Austria che non è una nazione, ma. un do~ minio dinastico. La Germania non può attendere. Fra qualche anno sarebbe troppo tardi. Ora, questi armamenti, mirano ad uno scopo immediato. E ssi non sono solo rivolti contro la Francia, ma anche

120 OPERA OMNIA Di BENITO MUSSOLINI

contro i socialisti. C'è un altro Impero nell'Impero del Kaiser. Un nuovo Stato nel vecchio Stato. la guerra sarebbe oggi un magnifico div ersivo per il capitalismo tedesco c;he ha bisogno di nuovi me rcati da sfruttare ma Che ba bisogno soprattutto cli schiacciare il moviment o socialista. Fra qualche tempo sarebbe troppo tardi. Ecco perché la eventualità della guerra può tradursi nella realtà di domani. E allora pei socialisti il dilemma si porrà chiaro in questi termini : o subire la guerra o insorgere:. Il riformismo che aveva eliminato dalla sto ria le catastrofi, si trova dinnanzi inopinatamente a una situazione storica di cui lo scioglimento non può essere che catastrofico. O dovremo c redere alla saggezza dei Governi ? Collo scatenare una grande confl agrazione di popoli, la borghesia gioca la sua carta suprema~ cd evoca sulla scena dd mondo quella che Ca.rio Marx chiamava la sesta grande potenza : la Rivoluzione Sociale.

D all'A.11Rnli!, N . 57, 26 febbraio 1913, XVII (", 593).

DALLA DIREZIONE DBLL1« AVAN'I'J ! » ALLO SCIOPERO Dl MILANO 121

LO SVILUPPO DEL PARTITO

Le recenti sedute e le deliberazioni . della Direzione del Partito meritano cli essere commentate e noi ci proponiamo a.ppunto di farlo con una serie di articoli. Cominciamo, senza più lunghi preamboli, dalle comunicuioni del Segretariato. Da esse risulta che dal congresso dì Reggio EmiLia ad oggi, ben 272. sono le nuove sezioni entrate a far parte della famiglia socialista italiana e di queste 161 solo nei due mesi di gennaio e febbra io del 1913. Cifre confortanti e lusinghiere anche se non si ha H feticismo del numero e della quan· tità. Ad ogni modo la quantità precede la qualità, come la raccolta deJ materiale precede la costruzione dell'edificio. In fondo, anche i dispregiatori del numero tendo n o a far numero. Tutti i Partiti cercano di suscitare adesioni e simpatie materiali e morali pci loro programmi; tutti i Partiti s'ingegnano a reclutare nuovi aderenti, fra la massa neutra o fra g li stessi avversari. Un Partito è veramente mono quando la idea che lo animava non esercita più fascino alcuno ; qumdo cioè non è più capace di fare proseliti fra le generazioni che sopravvengono. Pareva che questo fosse il triste destino del Partito Socialista Italiano. Ma i filosofi e i politici si sono grossolanamente ingannati. Pel « nmo secco» passano ancora delle linfe vitali e quei sign ori che avevano intonato - assai in anticipo - l'epicedio, oggi hanno mozzata in gola la loro nenia dalla realtà che li sorprende e , forse, li impaura. La realtà è che il Partito nop. è morto, perché non poteva morire ; la realtà è che il Partito aumenta e si espande perché la sua funzione, particolarmente in Italia, è ben lungi dall'essere compiuta. A un dato momento, due critiche impetuose si son o abbattute sul Partito inteso come associazione di uomini che si servono di determinati mezzi per raggiungere un determinato fine nel quale <( credono » perché ogni 6naHtà è un atto di fede : la critica sindacalista e quella riformista. Dal momento che, secondo Sorel, il socialismo diveniva. per via economica e non per via ideologica, il sinda.ca.to doveva sostituirsi al Partito. Si disse che il sindacato di mestiere bastava a « tutto».' Questa formula superba è stata oggi corretta e limitata in quest'altra più modesta che noi pure accettiamo : il sindaato basta a se stesso, Il sindacalismo n on i stato che l'esagc-

ra.zione dell'errore di Ma.a e dei suoi immediati disècpoli, consistente nell'attribuire una importanza iperbolica ali' Homo ouonomù111, mentre l'uomo non è solo un produttore o un consumatore di beni materiali, ma qualche cosa d i più complesso e di più armonico dotato di bi· sogni supcrioci. Il socialismo considera l'uomo e non solo il produttore; il socialismo è la risoluzione dd problema proletario in quanto è problema umano. I vecchi socialisti con molta esattezza hanno sempre parlato di una « questione sociale» e han di una sola « questione economica ». Il sindacalismo non ha visto che un aspetto della realtà : quello economico : ecco la ragione della sua clamorosa dibacù.

Giorgio Sorel _ che voleva ostracizzate i partiti, ha potut o c o nsta• tate l'inutilità dei suoi sforzi e l'assurdità della sua previsione. I Partiti vivono. E il Partito Socialista è pur sempre una fra le grandi fo rze che accelerano Ja crasforma2ione della società attuale.

La critica riformista partiva da altre premesse ma giungeva alle identiche conclusioni. Il rifon:nismo pratico, realizzatore e concre· rista, ha sempre avuto in gran dispregio le pregiudiziali programmatiche dei P artiti che impediscono di considcrue i problemi nella loro :celati. vità. Basta cogli scrupoli dei Partici e colla loro crassa incompetenza l Noi vogliamo lavorare nel presente, penctni.re nella società borghese, vogliamo essere dei «tecnici» non dei «visionar.i» I In queste parole c'è tutta la mentalità riformista. i riformisti italiani non sono giunti alle ultime conseguenze logiche della loro concezion e, perché oggi dovrebbero trovarsi tutti a :fianco di Salvemini. Hanno voluto, invece - essi i dispregiatori dei partiti I - fondarne un nuovo> co ndan.n2to per la contraddizione che noi consente, a esaurirsi e a morire.

Quando il congresso di Reggio Emilia votò la famosa espulsione parve che il Patcito Socialista dovesse - per la scissione - correre alla rovina. I giornali borghesi commentavano con mal celata gioia l'avvenimento. È la fine I Il Partito Socialista è orma.i un'ombra., una parol:a, La guerra libica lo ba indebolito. La scissione lo stroncherà; · V ani presagi I Sono passati alcuni mesi e il Partito rifiorisce. I sintomi sono ev identi. Ecco le sezioni che aumentano e non già solo perché approssima l'esperimento del suffragio allargato ; certe plaghe turali che parevano morte per il socialismo ritornano a dare militi per la nostra b~ttaglia, e risorgono i molto ingiustamente diffamat i circoletti ; il Partito che si era troppo settentrionali22ato ridiventa italiano ; anche nc1le isole dimenticate come la Sardegna si riprende l'opera di prose-

' .~· ,.-.-.:.--.:;..'": ~-DALLA
123
DlllBZJONB DELL'« AVANTJ! » ALLO SQOPERO DI MILANO

litismo colJo stesso entusiasmo dei primi a.nni. Il Partito riguadagna. in tutta Italia il contatto colle grandi masse lavoratrici. Altri segni confortano. Ma]gcado Ja disoccupazione che travaglia j lavoratori della terra, malgrado la grave anemia finanziaria, conseguenza diretta dell' immane salasso libico, la sottoscrizione per questo giornale ha raggiunto io poche settimane un totale che nessun ottimista avrebbe osato sperare, quando, in ispecie, si pensi che i socialisti- italiani sono tutti <?herati dagli impegni locali e che, in genere, il sovversivismo italiano è stato sempre assai riluttante al sacrificio pecuniario. I destri stessi tornerebbero assai volentieri nel vecchio Partito, che h a dimosuato di saper vivere, e la democrazia, che dopo le Assisi d i Reggio Emilia ci dichiarava la guerra, oggi, falliti i suoi pronostici e consutato il pietoso fallimento destrista, intona inutilmente il « vieni meco » e si agita inv ano per creare - Dalla Torre e Caron aiutandouna piattaforma anti-clericale con relativi blocchi massonico-popolari.... La nostra miglior e vendetta è nelle cose. Sono i morti che ridono in faccia ai vivi. Certo, l'opera nostra non è completa. Dopo la quantità occorre la qualità.

Bisogna che il Partito Socialista, oggi convalescente, si guardi dalle rie2dute, sempre pericolose, qualche volta letali. Occorre, specie in questa vigilia elettorale, ristabilire quel buon costume politico che fu, un giorno, il vanto del socialismo i taliano. È necessario strappare il socialismo dall'angusto localismo e ridargli degli scrupoli morali.

Il nitciano « nul~ è vero, tutto è permesso» non può essere la formula dell'attività socialista. L'intransigenza politica. è nulla, se non è tutt"uno coll'intransigenza morale. Ciò che ha contribuito a svalutare il socialismo italiano stato questo facilonismo e menimpippi smo morale e politico ; p er cui ognuno ha fatto indisturbato i propri comodi e qualche volta i propri affari. La morale socialista diventava la brutta copia di quella « moraÌc borg hese» fotografata da I ppolito

Lencou in . un libretto ch'ebbe dieci anni fa una certa diffusione, In Italia si perdona troppo agli arrivisti., ai funambuli, agli avventurieri della politica. Ora il Partito Socialista deve continuare la sua epu~one morale. Liberarsi da tutti gli clementi incerti e compromettenti..

Le perdite saranno ricompensate ad usura. Tutti coloro che cercano nel socialismo soddisfa2ioni personali e materiali, tutti coloro che considerano la politica in genere e quella socialista in ispecie come un gioco1 se non un mercato, fotti coloro che non sono pronti al sacrificio assiduo, quotidiano1 disinteressato, indietro I Nella nostra aspra e dura milizia non c"è posto per loro I

124 OPERA OMNIA Di' BENITO MUSSOLINI
Da1J'Av4Jilli!, N. 68, 9 marzo 19131 XVJI (•, 593).

CONTRO L'ASSASSINIO DI STATO

La. Direzione del Partito ha detto, a questo proposito, una patola precisa, Non v'è quella possibilità di equivocazionc ch'è rimasta in altri ordini del giorno nascosta dietro al paravento di un sibillino «eventuale». Il Partito Socialista ha deciso di risp ondere collo sciopero generale alla politica della strage. Questa è la puola d'ordine, consacrata in una mozione che val la pena. di riportare a ncora una volta.

l a Direzione del Partito Socialista I taliano, ritenuto che i frequenti eccidi in Italia noa sono solo una conseguenza dolorosa dei conflitti di classe, ma soprattutto il risultato di una politica speciale dello Stato monarchico borghese indice della quale sono l'impunità e i premi accordati più volte agli uccisori, considerato che- b rnsegnuione da parte del proletariato all'assa.ssio.io sistematico di Stato contribuisce :a. ~rprluare la. politica degli ~di, delibera di perseverare colla propaganda e colla .stampa del Partito nella campagna fojz.iata dall'Av,in-ti .l, invi• tando il proletariato italiano ad effettuare lo sciopero generale nel caso di un nuovo deprecato cecidio ».

Questa decisione grave e solenne che impegna tutti i socialisti iuliani, fu ·presa dopo una lunga e appassionata d iscussione durata un'intera giornata Erano presenti, come è noto, due delegati del Consiglio Direttivo della · Confederazione G cnemle del Lavoro. Chi ha parlato a questo riguardo di n ozze indissolubili fra Partito Socialista e Confederazio ne Generale del Lavoro ha preso un.... granchio .

Si è parlato, come socialisti, di« Jibcro amore» non di« matrimonio » ; s.i è stabilita una specie di « entente cordiale», ma non uri alliance nel senso yero e proprio della parola. .

Il dissidio ideologico e metodologico rimane, È venuto, anzi, alla luce più preciso e più chiaro. Solo i socialisti italiani distinguono f.ra i dirigenti della Confederazione e Confeder:uione medesi.rm.. Nella l.,onfcdcrazione, non tutti sono riformisti. Ci sono minoranze sindaca· liste e rivolU2ionarie. Taluni scioperi di organizzuioni confederate sono eroici. Citiamo : Balma e Torre Annunziua. I ventimila braccianti della v ecchia Camera del Lavoro di Ravenna sono - non si fa per dire - almeno altrettanto rivoluzionari come gli « spesati »

del Parmense. Eppure sono inscritti n ella « riformista » CoofedcClilzionc Generale del Lavoro La quale oggi ha chiarir.a la sua posizione nei riguudi del Partito Socialista. Otto mesi fa ebbe un pronunci1mento a destra.... Né si deve credere che quest'« entente cordiale» sia stata determinata da preoccupazioni d'indole elettorale. Nessuno h?- fatto parola di questioni elezionistichc I Che cosa rimane dunque dì tutta la diatriba furiosa cui si è abbandonato il leader del sindacalismo italiano ? N ull'a1tro all'infuori delle banali ingiurie contro il Partito Socialista cbe infioravano la sua prosa. Ma ingiuriare non è rispond ere, ha detto Rousseau.

Prevediamo t utte le obiezioni e i dubbi che si solleveranno - a d estra e a sinistra - a proposito deUa d elibera della Direzione del Partito, ma sentiamo che la grande massa dei socialisti e dei proletari accoglierà la proposta con favo:re. Non è inopportuno un b reve commento all'ordine del giorno. È assodato che l'Italia è il paesé che batte il tragico rerord per il numero e la gravità degli eècidi. Dal '91 ad oggi i morti proletari•sono parecchie centinaia. Lo abbiamo documentato, anno per anno. E non contiamo gli eccidiati dalla Giusti.zia con condanne feroci Le cause di questo fenomeno sono note. Mala politica del Governo centrale, camorre amministrative, miseria. Per sfuggire a! massacro, le plebi agricole ddl' Italia hanno v.ircato l'occw.o Ma. il problema e.be le urgeva ed sa.ngustiava n on è stato riso lto. Si sono votate le leggi, ma non i milioni per applicarle Le folle tumult uanti sono state dispei:se çolla 01itraglia. Non v'è città o borgo, specie nell'Italia Meridionale, che rion abbia i suoi morti. Ripetiamoci, perché g iova intenderci. C'è una form a di eccidio e.be è di tutti i p aesi - portato fatale della lotta di classe - e v'è l'eccidio italiano, rurale, precapitalistico, pre-lotta di classe che si è compiuto su folle inermi sempre, e che un diverso indirizzo della politica interna avrebbe reso più raro.

Far .ricadere sulle folle una parte di responsabilità è assurdo. Sono ineducate? E ammettiamolo pure, ma di chi la colpa? In realtà, sono troppo educate. Sono « lealiste » Il massacro che le terrori2za, le fa qmlche volta divenw sovversive responsiibilità dirette del Governo sono evidenti. Si badi, non del Governo A o del Governo B Del Governo m onarchico in genere, della politica. del Governo monarclùco che ha depaupeuto l'Italia per faze - alleato cogli Imperi c:en.. trali - una p olitica militari:sta. 5proporzionata alle nostre forze. Se

126 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

l'Italia non avesse sciabcquato i miliardi nelle casctme, nei cannoni, nelle corazzate, l'Italia rurale avrebbe oggi le fogne, le scuole, le strade, gli acquedotti, le fcaovie, i telegrafi, i cimiteri, le case, i medici ; avrebbe, ìn una parola, superato il medio-evo.

Quando le popolazioni - assillate dalla miseria - sono i nsorte per chiede re la soddisfazione dei loro più ingenti e più modesti bisogni, il Governo non ha saputo far altro che opporre delle siepi di baionette. Poi, a strage compiuta, ha premiato gli a ssassini. H a pienamente giustificato l'uso delle armi, anche se, come nel caso di Rocca Gorga, la folla tumultuante si componeva di donne e di fanciulli . È qui ]a prova palmare della complicità del Governo.

Come rispondere ? Cogli ordini del g iorno? Anche questi hanno la loro importanza. Oggi è un po' di moda spregiar q uesta umile forma di protesta. Eppure in molti villaggi e piccoli paesi sperduti nelle campagne e lontani dai grandi centri, paesi e villaggi dove manca J'orato re e ·ta. possibilità di tenere un comizio, l'ord ine del giorno è il segno di una volontà collettiva e come tale ha il suo valore. I comizi, i cortei, i voti nei Consigli comunali e provinciali, le interpellanze al Parlamento, sono altri mezzi efficaci di protesta e di agitazione. Ma non bastano.

Qualche volta non riescono neppure a interessare l'opinione pubblica. Lo sciopero generale è invece i1 mezzo supremo al quale il proletariuo deve ricorrere per rivendica.re il suo diritto alla vita. La paralisi della Nazione un fatto che non passa inosservato.

Pcrch~ lo sciopero generale ? Non per protestare contro il singolo cecidio, o contro gli autori dello stesso ; mà per colpire nel modo più energico e decisivo la politica del Governo. Un nuovo eccidio sareb be la scintilla che dà fuoco alle polveri lentamente e metodica.mente accumulate. Ma lo sciopero genera.le può essere imposto anche da altri avvenimenti i n relazione colla politica interna ed esterna L'essenziale è che il proletariato sia preparato. Non ci nascondiamo le difficoltà dell'impresa. Lo sciopero generale in Italia è stato fatto troppe volte e quando, come nel '904, riusci solenne e impressionante, fu diffamato. Di qui, incertezza e scetticismo.

L'insuccesso del 1911 fu dovuto a parecchie circostanze che è ioutile riesamina.re. Ma un insuccesso non infirma la bontà di un metodo.

D'altronde, chi può vincere sempre ? La paura esagerata dell'insuccesso ci ricorda il socialismo degli utopisti .che voleva, n~lla tema

t DALU. DIREZIONE DELL'{<AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 127

di perdere. fare « l'economia di una rivoluzione ». 11 successo o l"insuccesso dipende dalla tmggiore o minore prcpan2ione. Il compito dei socialisti italia'ni è chiaro. Essi d evono immediatamente portare, sui lo ro numerosissimi settimanali, la questione dello sciopero generale, le sezioni devono indire dei comizi n elle città e nelle campagne, i socialisti inscritti nelle organizzazioni economiche devono insistere e agire perché la massa si pronunci ia modo favorevole al rejeTtndNm. Questa opera dev'essere condotta colla maggiore sollecitudine, perché gli avvenimenti - l'eccidio all'interno o la guerra all'esterno - potrebbero sorprenderci. Un nuovo eccidio compiuto su folle inermi proverà che la monarchia n on intende cambiare la sua politica della strage. e allora il proletariato, tutto il proletariato, reso sensibile dalla nostra tenace sobillazione (noi ci vantiamo di essere dei sobillatori 1), occuperà Je strade e le piazze. Molti che oggi sono riluttanti saranno trascinati nel movimento dall'esasperazione e dal dolore. Potrebbe essere una raffica benefica e purificatrice ; sarà comunque una pagina memorabile nella storia del socialismo italiano.

Dall'Av.anli!, N. 70, Il man:o 1913, XVII (<f, )93).

128 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI

NAVI , NAVI, NAVI!

La Camera italiana·ha trovata la formula che deve assicurare l'avvenire ed il benessere del paese. L'ha trovata ieri quando ha clamorosamente plaudito al suo Commodoro, a quell'ex reporter del Mattino che è diventato per essa l'oracolo dd mare, al deputato Di Palma, che con voce solenne annurudava aver l'Italia bisogno solo di t re cose : navi, cavi, navi I

Ed eguali apptovaziooi hanno avuto tutti gli altri deputati che in questi giorni vanno parlando nell'aula di Montecitorio intorno al bilancio della Marina : dal banchiere Adotta, esponente cli alti interessi industriali, all' on. Cassuto, deputato del.... cantiere Orlando, all'on. Bettola. I quali insistono tutti, senza eCcezione, sulla necessità di costruire, costruire sempre e ancora altre siluranti, altre dreadno11g/;t1, altre s11p ffdreadnoJJght1.

È tutto un còro che esalta, inneggia e spingé per creare q uella manifestazione unanime sulla quale dovrà adagiarsi oggi o domani k richiesta di nuove centinaia di milioni da parte del ministro della Ma.rina. E i miLioni saranno concessi con vive acclam12ioni alla nostra grande armata,

Il proletariato italiano evidentemente non segue lo svolgersi della discussione alla Camera italiana. Ed è peccato, poiché essa potrebbe servire a documentare maravigliosamente in che maniera si piglia.in giro il popolo italiano nd momento in c ui gli si cava. altro sangue e quali curiosi pretesti si mettano in circolazione per giustificare quelle costruzioni che tanto sensibile rialzo producono.... alle a:doni ~elle società siderurgiche.

E quante confessioni amare vengono fuori I Ricordate quel che il nuionalismo intelligentissimo andava inalberando al_principio della magnifica gesta Libica? La conquista dell'altra sponda è indispens abile alla difesa d' l~a perché fa Sicilia non può essere guardata dalle navi; quella passeggiata militare ci risparmiava la cosuuzionc di un'altra flotta .nel Mediterraneo. Noi dicemmo che era u02.: chiacchiera. idiota questa : e ci chiamarono beduini. .Qrbene : ieri nel Parlamento italiano l'ex ministro Adotta, uno di quelli·che capitanavano le dimostruioni patriottiche sulle banchine del porto di Napoli, affermò che

ora abbiamo bisogno di una gnode fl.othl per guardare i r400 chilometri di costa libica ·che furono presi per guardare a loro volta la costa sicula : la g uardia che guarda la guardia, ecc.

Ma chi. non sa che gli amici dei costruttori e i nostri grandi ammirag li sono inesauribili n elle trovate patriottiche ? Una volta si chiedevano navi e p o rti militari per premunirci contro la Francia : e si sprofondarono milioni a Spezia e a Maddalena. Poi si disse che quel lavoro nel Tirreno era stato inutile perché solo la difesa galleggiante poteva avere efficien2a da quel lato; e si costruirono in fre tta le piccole navj, gli incrociatori velo ci. Poi si mutò improvvisame nte obiettivo. No n era la Francia a temersi ma l'Aus tria, la n ostra alleata. E giù a gettare altro dana ro nell'Adriatico, a Venezia, a T aranto e a costruire le g ra ndi navi che potessero fro nteggiare le p o tenti fortificazioni austriache di Spitza, di Pola, di Gravosa. Chi non ha in mente le lunghe disquisb:ioni di due anni or sono sugli armamenti navali austriaci ? Bisognava, per la salvezza della patria, adottare la formula di costruire due navi contl'o ognuna della vicina alleat a.

Ora è tornata improvvisamen[e di moda un'altra volta la F r ancia. E si è creata un'altra formula che è il capolavoro della s[rane2za: dobbiamo avere una nave e mezza contro una dell'Austria ; però le n avi italiane e quelle austriache messe as sieme, debbono pareggiate quelle della F r ancia. Il che vuo l dire che l'Italia fa questo rag ion amento all' Impero alleato : io vog lio essere più forte di te per essere sempre al caso di batterti ; ma tutti e due dovremo unirci al m o mento opportuno per po ter battere la Repubblica.

E l'Austria n on ci chlama matti perché sa ch e anche essa conta frottole di simil g enere ai s uoi p o p oli e che tutte queste formule e contro-formule servono a dar vernice di competen2a. a tutti quelli che in ~(l modo o in un altro vogliono una sòla cosa : danaro da profondersi nei rivoli della speculazione sugli armamenti.

Danaro, poi, che si spende come tutti sanno e come l'inchiesta sulla marina. ha rivelato. Proprio ieri un oratore marinaresco affermava che furono messe sullo scalo le due dn adno11ghls Duilio e Doria di tipo identico al Giulio Cuar, quando questo tipo era già virtualmente oltrepassato.

130 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
...

Ma ciò no n impedirà la votazione dei nuovi fondi. Più grande è la rich iesta, anzi, e più sarà votata con fervo re. Il grosso b locco dei milioni è garanzia del successo perché s olletica la v anità patriottica del Parlamento. Si chiederanno stanziamenti per costruire solo quattro nav i, ma queste quattro n avi costeranno o ltre quattrocento milioni L'Italia le fa o n on le fa le ~u e cose. Un p aese che ha conquistata la Libia può ben costruii:e quattro s«perdrtadnoJ1gh11 di 3 5 mila tonnellate. Se in una guerra un colpo di siluro ne affonda uoa, sono cento milioni che vann o in fondo al mare .

E t>Italia si dibatte in una spaventevole crisi e i lavori pubblici sono sospesi e la disoccupazione urla in t utti i ce ntri g rossi e piccoli della penisola e cresce il caroviveri mentre si inaspriscono i balzelli.

Eppure 6no a questo momento non una sola voce si è levata. a frenare il coro malvagio che nel Parlamento italiano inneggia ai nuovi folli armamenti. Il proletariato italiano non a ncora ha saputo opporre, a mezzo dèi suoi rappresentanti, la sua d ecisa opposizione alla campagna che si conduce dalla tribuna parlamentare per t rascinare il paese verso il nuovo abisso. Né in altro modo ha ancora manife stato che non c'è il suo consentimento a questa nuova pericolosa corsa.

E proprio in questi giorni. in Francia. dove ogni manifest12ione contro 1o fhaJ11JiniJme è perico losa. il proletariato socialista va sostenendo una battaglia maravigliosa nelle piaz7.c e nel Parlamento contro i nuovi progetti di armamenti. E in Germania, là d ove il militarismo è il necbo, la forza, è l' essenza dello Stato, i compagni t u tti della Sozfaldtmokratie non si stancano di sostenere una lotta gagliarda contro le follie . militacistiche dell'imperatore.

Qui, in Italia, il Governo fa t rop po affidamento sul narcotico somministrato durante l'anno di guerra libica. La piccola letteratura a base di « garibaldini del mare » e di « eroi dei Dardanelli » ·ha forse fatto troppa presa su quel p opolo che non volle e non seppe comprendere dove lo si conduceva quando le navi salpavano dai porti italiani per la Llbia.

Ma la discussione della Camera dovrà finalmente snebbiare a t utti il cervello. Ora si chiedono navi, navi e m v i i domani si chiederanno battaglioni e artiglierie. E l'Italia ufficiale" trascinerà tutti al .disastro inevitabile.

Noi ricordiamo , però, che il Partito Socialista ha preso u n impegno

' DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» 11.LLO SCIOPERO DI MILANO 131 .. .
10,-V.

d'onore quando nella settimana ·scorsa, a mezzo della sua D irezione, ha invitato il Bureau Socialiste Ioternational ad estendere a tutti i partiti socialisti del mondo l'agitazione contro gli armamenti. Quell'invito, gii accolto dai socialis ti francesi, ci impone l'obbligo di fare quanto fanno questi compagni nostri e i compagni tedeschi anche, contro la follia delle spese militari.

Abbiamo il dovere di non lasciarci sorprendere dagli avvenimenti e di impegnare la nostra battaglia per la difesa degli interessi e del decoro del proletariato italiano.

DalrAvan1i!, N . 72, 13 marzo 1913, XVIi (a, S93).

132 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PER L'INTRANSIGENZA DEL SOOAL!SMO

LE RAGIONI DEL COSIDETTO «PACIFISMO»

Alle due colonne del compagno Ziborcli, due righe e non più di risposta.' Noi non intendiamo di ripeterci : il nostro p ensiero è noto, arcinoto, Ed è del pari noto che una pane di essa concezione sociali sta non p u ò essere accettata dai riformisti e nemmeno da taluni ri volU2ionari la cui mentalità è speci6camentc riformista. D'altra parte l'articolo di Zibordi è invecchiato. Non è colpa dell'autore. Sono g li avvenimenti che lo hanno reso inattiale. L'autore ciò malgrado ha insistito perché vedesse la luce; e n o n è colpa nostra dunque se tale articolo suona, oggi , come una n o hl stonata. D el resto è un articolo di dettaglio. A paragrafi rispondiamo :

1. Il « basta per dio>> dei socialisti, non era il « basta per dio» di tutti q uelli che un cecidio commuove nei loro sentimenti umanitari. Anche Luzzatti può fare un'esclamazione del genere. Nel« basta» dei socialisti c'era chiaro il proposito di non più oltre tollerare la violenza governativa. Se le parole non corrispondevano al pensiero, tanto peggio per coloro che turlupinavano le folle !

2.. Se la musa è vile, non questo può giustificare la ,vigliaccherfa dei socialisti. Ogni movimento ha i suoi disertori. Ma i vuoti si colm:.mo rapidamente. D opo 11.irabeau c'è Marat. Ci sono i crumiri negli scioperi, ci sa ranno i crumiri n ella rivoluzione. Nel '93 si chiamavano Vandeani.

;. I socialisti italiani parlino, devono parlare. Disapprovino, non deplorino. Disapprovare un indirizzo politico di un giornale . non significa rendersi complici della procura del re. Noi non vogliamo stare in chiesa a dispetto dei santi, né urlare al deserto. Quando la maggioranza dei socialisti italiani ci riterrà fuori dalle direttive del socialismo, faremo le valigie e ce ne andremo. ·

4. Il socialismo non diviene « molccolarmente ». La società umana non è un blocco finito nel tempo e nello spazio si che si possa cominciare ad un dato momento e in un dato punto l"opera di sostituzione delle molecole borghesi colle moleco le socialiste. L~ società umana un organismo in movimento, co.n p ossibilità di sviluppi infiniti. Ciò che voi, riformisti, prendete per anticipazioni di socialismo, non sono che gli svolgimenti della società borghese,

sìa pure provocati dall'opera dei socialisti, La borghesia stéssa qualche volta precede j p ostulati democratici dei socialisti. Ma il ·socialismo

è - st oricamente - una creazione nuova, 11 socialismo è il trapasso alla collettività proletaria dei mezzi di prodU2ione e di scambio. Questo è socialismo perché non si concilia cogli interessi del capitalismo, ma n e costituisce ]'antinomia fondamentale; tutto il resto (istruz ione obbli gatoria, laicità degli ospedali, suffragio universal~ ecc.)

è svolgimento « democratico » d ella società borghese, S· La lotta nella società. umana è stata e sarà sempre una lotta di minoranze. Pretendere la maggioranza assoluta - q11anlilativamente - è un assurdo. Voi non riuscirete mai ad irreggimenta.re n elle organizzazioni economiche e politiche la maggioranza del pr oletariato. E g li altri ceti ? La lotta di classe è, in fondo, una lotta di minoran ze, Le maggioranze seguono. subiscono. Non è una minoranza, quella governamcntale, che in tutte le nazioni impone la sua volontà alla grande massa? Questa volontà che significa : talvolta, g u erra e, sempre, spogliazione ? La massa che si rassegna a un reg ime di oppressione, non si adatterà dunque meglio a un regime d i libertà e di benessere ? Se voi pensate che per att uare il socialismo sia n ecessario che « tutti » gli operai dal primo all'ultimo abbiano acquistato quelle famose attitudini tecniche, intellettuali, morali che nessuno ha ancoia precisamente determinato i n che consistano, voi mi relegate il socialismo nei regni morti dell'impossibilità.

6. Il socialismo italiano sarà dunque sempre condannato a non comprendere quella che C.arlo Man con frase d ivinatrice chiamava : la evoluzione rivoluzionaria» ?

7. Nella società come nella natura c' è creazione improvvi sa cli forme nuove. La natura fa,il taltus. Le esperietue del De Vries come hanno modificato i concetti correnti dell'evolU2ionismo biologico, dov r ebbero m o di6care quelli dell1evolu2ionismo sociale.

8, La violenza è «l'accou,he11s, du .société.t» (Marx). Volete evitare il socialismo ? Toglietegli Ja· nozione di violen2a. La p aura d ella violenza_accomuna riformismo e utopismo. << Entrambi vogliono fare l'economia di Ufl.a rivoluzione ».

Chiudiamo la fine dei paragrafi. altrimenti continueremmo all'infinito e le due righe diventerebbero due mila. Il Partito ha orma.i sul ~ppeto i termini della discussione. Il Partito che non è acefalo, decida, se non ha d eciso.

D all'Avan1i!, N. 87, 29 marz.o _ 19 13, XVII•.

• Dìmmfoni di p,;,Jila. Pe, /'inlraJingmza JçJ J(J(iaihma ( 97),

,..,. , , / "/ '-<, ~< - .·. •; :'.''. ,-.- ,',-1·,.;;;;;:--:-~?~-, 134 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI !

LA PIATIAFORMA

Il primo periodo dell:a. preparazione elettorale dei socialisti italiani può dirsi conchiuso : oggi, nei mo1ti convegni collegiali dei rha rdatari, avrà luog o l'ultima infornata dei candidati: i vessilliferi sono pronti. Ci riserviamo poi di esaminare i casi dubbi o equiv oci, per accertarci se tutti i prescelti siano deg ni di scende re nell' agone a c ombattere per il Partitò, ma o ggi, vi gilia del 31 marzo fatale, o g ni discussione sul genere delle candidature o, meglio, sulla qualità generica dei candidati (professi o nisti o d operai), ci pai:e co mpletamente oziosa Adesso si parla di formulare un programma specifico per la prossima campag na elettorale. Entriamo in un terreno pericoloso. Noi non prendiamo alla lettera l'affermazione marxiana che « chi compone un programma per l'avvenire è un reaiionario )), ma l'esperienza del passato ci ha reso alquanto scettici in materia cli promesse, cioè di pro~ grammi eletto rali. Ricordiamo che p er le elezioni del ·1909, il Partito So cialista si presentò al corpo elettorale con u èRmastod ontico, chilometrico schedarìo di riforme, nessuna delle quali .è giu nta jn porto, o semplicemente agli onori della discussione parlamentare. Siamo dunque parchi nel promettere, se v ogliamo avere la pro babilità se non la certezza di nu.ntenere. Ma prima di discutere occorra un programma elettorale e di che specie, è opportuno un esame della situazione politica quale si formata in consegue02a della guerra colo niale. Filippo Turati traccia, con precisio ne e vi goria, nell'ulti mo numero della sua Critira S oriale, il q uadro della situazione politica italiana. Riportiamo, perché, in queste premesse, concordiamo pienamente con lui,

:B. al Partito Socialista - scrive F. Turati - infatti, che s·impoaL°' il compito più grave - ma altresl, qu,mdo sappia assolverlo, il più degno e g lorioso - nel presente momento politico, di fronte all'allargato suffragio. Rapp resen tanza politict diretta delle cl:iµi proletarie, esso - non diru.mo esso solo, ma di gran lunga più e prima d 'ogni altro - ha oggi l'interesse e il dovere - ha. il dovere perché ha l'ioteresse - di sCawe la menzogna immane, nella quale s'è fin qui cu llato e ubbri1.cato il paese, sp eculando sulla sua inverosimile ingenuic à politica., ignoranza finanziaria e vanità pa triottica, circa la. ftoridrzza dei bilanci, circa la inesauribile sua. potenzialità e'Conomica, circa. la inBuenza e la potenza aumentate d ello Stato italian o nella nuova situazione coloniale e ioternazionale.

-:. , . , ·-: · -'

« La verità, umi k ed ignuda, che i socialisti hanno proclamata fin d a l primo g iomo della brigantesca avventura - de lla suerra (noi la d efinimmo) <ontro l' Italia, e non contro il proleta riato italiano soltanto, - (ma la nostra voce fu sommersa.. allora, negli osanna d ei darlatani e degli interessati!) -; la verità, che non è più miste ro per · nessun uomo politico con d ue dita di cervello, e che tutti i componenti, anche nostri più recisi avversari, si sussurrar ono pensosi nei corridoi di Montecitorio, con raria malinconica di chi sa le immancabili vend ette di un domani né incerto né remo 10 - questa verità, umile ed ignuda , vuol pur essere di nuovo sciorinata - e document ata - a! nuovo corpo ddtora lC!, 12 cui rinnovazione e moltiplicazionc " democratica " fu il pegno e il p rezzo, per l'appunto, ddl'e:ic-rcitato ricatto s ulla na.z.ionc- » .

Dopo aver dimostra.te la r esponsabilità delle classi dominanti e l'avvenire incerto e fosco che si delinea in causa della ~<brigantesca impresa », Filippo Turati continua :

a Or cotesto avvenire inva no tenteranno deprecare q uei p artiti e que"gJ i uomini. che quak osa humo concesso e perdonato a U' indirizzo ùi governo che lo preparò. E invano ripiglieranno a disting uere e a sofis ticare, sul guanto, sul quando, sul come clegli avven imenti, che, una volta scatenati, trascinano e trll..Kine ran no vo lentì o nolenti.

a Solo il Partito Socialista ha oggi in Italia le sue carte in regola, i suoi titoli non diminuiti, per ca~ggiare e guidare la r esist enza e fa riscossa.

11. Riscossa e resistenza che ormai non possono più essere - dopo il fatto compiuto - di pura negativa p rotesta. Ma dovranno- cercare e pniticare tutte le "ie, approntare ed agitare tutte le energie de l paese, onde la resistenza riesca effi. cace : proponendole fini positivi, determinati. prossimi e chiari.

« Al militarismo, all'imperialismo, all'imperversare della megalomania: barbarica e r egressiva, mal si oppong cmo scong iuri e sermoni. Si contrastano bensl con l'imporsi, virile, poderoso, imperioso - minaccioso se occorre - di opposte necessità - di t u.tte le più vitali esigenze dei popoli civili.

u Non, dunque, vapor~ i o enciclopedici programmi, a scaden:za lontMia, ma pochi e solidi punti, che non ammettano cva.s ioni e tergive rsazioni inscin d ibili dai maggiori problemi ch e già impone a l Parlamento l'immediato domani, e sui quali concentrare tutte le fon e del Pa rti to». ·

Dopo queste p remesse, Filippo T urati propone ai socialisti italiani quale piattaforma elettorale i seguenti desiderata :

1. • Arresto e limita2ionc insormontabile delle spese colo niali e militari entro confini precisamente definiti. Combattute, impedite, soppresse quelle impostazioni insidiose nei due bilanci, che si esprimono inwalmentc in decine di milioni ed impegnano tacitamente, in.declinabilm.ente i miliardi.

2.. Revisione minuziosa e severa dei trattati dogana.li, tutti ormai di scadenza vicina. informata ai criteri di un anti-protezionismo ragionevole, ma. fermo e ardito, co atto le mangerie del pa.rsssitismo organizzato, sìa agrario, sìa industriale.

3. Vasta, :razio nale, coraggiosa. politica dei la.vori p ubblici in-

-,- ·: :;· -i ; " 136
OP ERA OMN IA DI BENITO MU $SOLINI

tensi:ficati pec la bonifica del territorio e la rapida messa in v~ore delle ricchene latenti della penisola.

4 Assicur.uione malattie, infortuni, vecchiaia saviamente org1-n.izzate, senza sordide pitoccherie, estese e guarentite al p roletariato tutto quanto , deUe officine, come dc.i campi e dei traffici.

« Ogni termine del quadrinomio - conclude il Turati - solidale cogli a ltri, sia l'obietto oggi delle discussioni e degli studi del Partito, domani i l motto di battaglia. Transigenza o intransigenza, rivoluzione o riformismo, si, saggino a questa pietra di paragone. Se sapremo volere e durare la 'Yittoria m;m fallirà» .

Prima. di accettare, dopo le ptemesse, le conclusioni, spieghiamoci. Diciamo subito che il programma elettorale avanzato da Turaci, ha un pregio : breve e determinato. Eppure, due termini del quadrinomio, gli ultimi, sono superflui È inutile infàtti parlare di lavati pubblici e di pensioni operaie, se noi non ricsciamo a strappare i milioni necessari alle fauci ingorde di Marte. Le questioni preminenti sono quindi, a nostro avviso, due : la questione doganale e la questione delle spese militari. Questioni d'ordine e di portata (<nazionale >), p erché inte ressano tutto il popolo e non determinati ceti o categorie. Né ci pare molto audace il chiedete, come fa il Turati, un.a semplice sosta nelle spese militari. Sostare non basta. Il carico i già cosl grave che bisogna imporne la diminuzione. Altrimenti che cosa rimane: per g li.... altri postulati del quadrinomio ? Noi no n abbiamo difficoltà ad accettare un programma specifico per la batta.glia elettorale, prog ramma che non sarebbe in fondo se non l'accentuazione e la genera· lizzazione della nostr~ quo tidiana campagna contro il succhionism.o militare e quello non meno vibrioncsco delle industrie parassite, ma ad un patto o, meglio, a parecchi patti. Tale programma non deve essere presentato alle folle come un ptogranuna di realizzazioni socialiste> o come un'anticipazione di soci~smo ; no, no I Perché la nostra tesi liberista ci può mettere - fortuitamente certo - al 6:anco di autentici reazionari in politica ma liberisti in economia come l'Einaudi e il Pantaleoni e nel chiedere la diminuzione delle spese militari è assai probabile che si unisca alla nostra voce anche quella di alcune fazioni della democrazia che cercheranno di rinverginusi e di farsi perdo nare l e recenti peccata.... libiche.

Pcrcbl dunque gli ·elettori non siano vittime di un deplorevole equivoco e non credano che tutto il socialismo consista nell'antiprotezio nismo o in una dinùnuzione di spese militari, è necessario

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALlO SCIOPERO DI .MILANç) 137

che i candidati e, i propagandisti si servano della tribuna elettorale - anzitutto - per diffonde.cc i principi e le finalità del socalismo, dall'internazionalismo al collettivismo, p oi - in subordine - p~t agitare i p ostulati « vogliamo » dei socialisti in questo d eterminato periodo della nostra stotia. Ne l'agitazione o la propaganda devono finfre - come sin qui purtroppo è accaduto - col finire della campagna elettorale, ma devono continuare e intensificarsi, di modo che sia 1a pressione diretta delle masse quella che costringa i futuri Governi a capitolare. Noi vagheggiamo un'agitazione in grande stile, all' inglese; un agitazione che non cessi se non quando abbia raggiunto i suoi obiettivi e, questi raggiunti, proceda per ulteriori conquiste. Provocare, accelerare, insomma e con tutti i mezzi - dai legali agli illegali - gli svolgimenti « democratici )> della società bo rghese, affinché più ~pidamente giunga fa nostra ora. Ma nella nostra agitazione elettorale non d obbiamo dimenticare il passato. L'avvenire sta b ene, ma questo presente misezevole è il prodotto del passato, cioè di quarant'a nni di politica m onarchica. Noi dobbiamo mettere in i stato di accusa la monarchia dinanzi ai nuovi milioni di elettori, elencare e documentare t utte le colpe della m o narchia nella politica interna e neUa politica estera, in modo che il responso delle urne segni la condanna della monarchia, come principio istituzionale prima, come casa regnante poi.

Il candidato socialista d eve dire : Chi vota per me, vota per il socialismo, cioè per l'abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione e di scambio e non soltanto per l'anti-protezionismo e la d..iminmione delle spese militari. È questo sigilhun finalistico ideologico che ci differenzierà magnificamente da tutti g li altri Pa r titi, anche se, per questioni di concorrenza, assumessero la maschera scarlatta dei demagoghi. Così sapre mo dai risultati del primo esperimento di suffragio universale, non già e non solo quan ti sono quelli che accettano il nostro p rogra mma di agitazione elettorale - d iminuzione di spese militari, ecc. - tna quanti sono quelli che accettano il nostro programma massimo; quanti sono quelli che se anche non daranno la loro adesione formale e materiale alla milizia del Partito, ci circonderanno colla loro simpatia nei cimenti non solo cle2ionisti e più pcrigliosi dell'avvenire.

Dall'Avanti!, N. 88, JO marzo 19B , XVII* . • Ver.ro il crmgreuo di A.nl'ona (30 marzo 191 4) ( V I)

• • < :: : • • T 138 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
.J

CORTEOLONA

L'avv , Jnnocen:w Cappa, di colore politico perso, è d unque e ntrato in ballo ttaggio nel Collegio d i Corteolona~ contro un Carneade moderato, un Pestalozza qualsiasi, Il Secolo intona subito il suo più patetico « vieni meco » agli elettori socialisti che hanno fatto una sp le ndida promettente affermazione sul nome del Canevari, invitandoli a riversare « co n lodevole spirito di concordia » i loro voti in favore di Cappa.

Secondo il S,colo, il Canevari avrebbe già dichiarato che i socialisti appoggeranno ora n el b allottaggio il candidato democratico-r epubblicano tan to più che la loro astensione significherebbe la vittoria dei partiti reuionari. « Il che è interesse comune - dice il Secolo - di scongiurare ». Noi non sappiamo se, quando, come e in nome di chi il Canevari abbia promesso al Cappa i voti dei socialisti, noi diciamo subito che i socialisti di Corteolona hanno un solo preciso dovere da compiere : :\_stcnersi. Se il Cappa fosse - politicamente - un uomo dai connotati politici determinati, si potrebbe comprendere - non giustificare - l'appoggio dei socialisti, ma. il Cappa che cosa è? democratico? repubblicano? o, semplicemente, « secolino » ? Egli un arcobaleno di colori e di tendenze. E g li è stato uno di quelli che durante !'.impresa libica inneggiò entusiasticamente alla guerra e « al giovane re che con ardire latino vol ge al Sud» in un'intervista pubblicat a sul N11ovo. G iorna/4 che scatenò un putiferio di proteste e cli polemiche nel campo repubblicano. Se volessimo elencare tutte le oscillazioni e i pencolamenti polititj del Cappa, ne avremmo per un mese, Non si capisce proprio come Eugenio Chiesa che passa per il più intransigente moschettiero de~ repubblica italiana sia andato a fare il buttafuo!l per Innocenzo Cappa, transfuga del Partito Repubblicano. I socialisti che votassero p er Cappa, non voterebbero già per la repubblica - istitU2ione e principio che i socialisti hanno nel loro programma - ma voterebbero per.... il Sirolo e per quella democrazia equivoca, parassita, affaristica che i sodi.listi devono combattere senza quartiere. Ah I sappiamo : coll'astensione de.i socialisti sarà certo -il trionfo di quel tal signor Pcstaloua r euionario..... E che importa? Il Pestalozza sarà un deputato provvi-

sorio . D al punto di vista socialista - intransigente socialist2PcstaJona e Cappa si equivalgono. Insomma, noi socialisti no n intendiamo d i perdere per il piatto di lenticchie dei ballo ttaggi la nostra primogenitura ideale, né r ompere, né atte nua re la rig id ità tattica delle n ostre battag lie. .h tempo che i Partiti contino .e facciano assegn amento s ulle lo.ro proprie fo rze. O gnu no p er sé e ... . il suffragio u niverSalc p er tutti.

Dall'Avanti .', N. 90, 1 aprile 1913, XVII •

• L'Avanti!, N , !iH, 2 apri le 191}, XVII: « P'BR IL BALLOTTAGGIO Dl CoRT! O·

I.ONA U NA lllTIIIRA Dt EUGENIO Ù UES/\ - Egregio Direttore dell'A 11an1i!, credo doveroso, giace~ me ne fate appunto, dì dirvi perché- ho voluto essere il " buttafuori" di Innocenzo Cappa a Corteolona. ( + ). EUGENIO C HIESA».

140 OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI

CAVALCATA PARADOSSALE

CACCIA AL « BUON SENSO »

lo ho sempre detestato, esecrato, sputacchiato jl buon sens o . Non lo p osso soffrire. L'ho in uggia. Quando sento parlare dì buon senso, quando mi si fa l'elog io del buon senso io mi imlbcrn. Divento so• spettoso. Pietà, virtù, cristianesi mo, rinuncia erano le parole equivoche che rendevano furibondo l'asceta dell' Vber Muuch Il buon senso è paw!a che per me produce l o ·stesso effetto. Flucht vor alltm d~m Gtduld, grida Mefistofele: i( Maledetta soprattutto la pazienza! » Io urlo : Che il buon senso sfa maledetto ! La pioggia di novembre o 1a n ebbia di marzo deprime l'uomo che ha nel sangue la spiro~hcta pallida della sifilide Dai ristoranti di ter2a clas se delle stazioni tedesche esce un grasso nauseabondo odore di patate, di birra, e di cavoli che vi rivolta lo stomaco. Nelle anticamere dei lupanari d'infimo o rdine c'è un mobilio che vi rico rda il Monte di Pietà e le lussurie delle femmine che costano cinquanta centesimi. Ebbene, il signor buon senso mi fastidia p iù d elle intemperie no vembrali, più dei pestilenziali vapori della cucina tedesca, più ancora della rniser ~ dei postriboli infami. Insomma, io odio il buon senso. E lo odio in n ome della vita e del mio invincibile gusto per l'avventura. Ma che cosa è q uesto buon senso che circola per ]e strade, nelle chiese, nc:i teatri, nelle case, nei libri, nei giornali, nei cervelli ? Che è di"'.' ventato ormai sacro e i ntangibile come una istituzio n e ? Buon senso, cioè un senso che serve al corpo e alla intelligenza ; buon .senso, cioè un occhio che vede lo ntano, un orecchio che distingue tutti i suoni nella loro gamma infinita, un olfatto che sa discernere i profumi e g'.li odori e i fetori, un tatto che avverte tutte le sinuosità, le asperità, le morbidenc delle cose, un palato che gusta i cibi, e titilla il ventre. Buon senso quello del selvaggio che pone l'o recchio a t erra e sente l'approssimarsi del biscione a sonagli; buon senso quello di Toscanini che racroglie e differenzia i suoni di una g rande orchestra.. Questo è il buo n senso che i greci coltivarono, nùgliorarono, raffinarono,

pe1fezionarono . Essi non intesero mai che il « buon senso >) fosse, come o ggi, )'opposto della pazzia.... Questa era ritenuta di origine divina. Tutta la st o ria non è che una lotta feroce e immane fra il buon senso e la follia. I cavalieri d ell'alto medio-evo che andavano cercando duelli e t ornei; i santi che si ritirava no a macerarsi la carne nel deserto ; i g uerrieri, gli alchimisti e gli astrologi e gli stregoni e gl.i eretici e i fascinatorì di popoli da Rolando di Roncisvalle a Pietro l'Eremita, da S. Francescçi d'Assisi a Ruystrock l'Ammirabile, dovettero lottare sino alla dispera zione contro il buon senso che li consigliava al riposo , alla sosta, alla transazione, alla viltà. P o iché il buon senso è conser vazione., .. è - udite 1 udite I o socialisti - la 1iloso6a delJc classi che son o arrivate, no n di quelle che vogliono arriv are. Le rivoluzioni devon o essere con siderate come le rivincite della follia s u l buon senso. Poiché le rivoluzioni sono pazze, acefale, violente, idiote, bestiali. Sono come la g u erra. E sse incendian o il Louvre. gettano sulla via il corpo ig nudo della p rincipessa d i Lamballe. Uccidono, saccheggiano, distruggono, È un cataclisma di u o mini . In ciò sta precisamente la loro g rande bellezza. Anche per la società v ale la massima antica : è lecito una volta all'anno diventare matti . Purtro ppo le società umane impazziscono una volta ogni secolo .... Una deUe manifestazio ni più simpatiche della rivolta contro il buon senso, è stata la Bohème.

La morte di Miml è l'inizio· di un'altra epoca storica in cui il buon se nso è padconc. La so cietà borghese ha creato l'uomo macchina~ l'uomo funziona rio, l'uomo orologio, l"uomo regola. Io sogno i nvece l' uomo eccezione. A ppena siete g iunt i alle soglie d ella vha, voi d ovete catalogarvi, scegliere. irreggimentarvi. andare coi più ; accettare le verità., toUcrare le ipocrisie, Je m enzogne dei più ; inchinarvi al « buo n senso» della maggior:uua. Se no n avete una famiglia, u na casa, W1 titolo accademico, se siete, soprattutto, senza una « professi one», p u ò accadervi di essere banditi dal consorzio umano. E di diven tare un senza-pane, un senza-tetto. È fi nito il t empo dei refrat~ tari. Il primo è stato Cristo, l'ultimo Vallès. È finito il tempo degli « irregolari » Restano pochi superstiti, specie di épave; sfuggiti al gran naufragio, ma il volgo li chi.a.ma « pazzi ».... La sintesi della filosofia contemporanea in questa parola « b uon senso)). Qui condensato tutto il filisteismo di questa età di mercanti. Ora il buon senso minaccia di si6lizzarc anch e l'idea di rivoluzione Non ne v edete i sintomi ? Una volta il socialismo era degli «scamiciati>\ dei « millattori », della « anaglia »; oggi g ià poli, policl, anzi. E colto, ci tiene a m ostrare di essere ragionevole, tanto sentimentale che piange e fa piangere, ha un sa.ero orrore del sangue, detesta l'avventura.

142 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLJN[

Vuol essere sicuro, metodico, cautelato, previdente. Il linguaggio dei socialisti non è più sbucato, come quello di un tempo. È manieNto, le2ioso, piano, pedestre, scru:a spigoli, pieno di eufemismi, ufficioso, ufficiale, grigio, «temperato», tollerante. Confrontate una pagina di Man, con una pagina di Bonom.i o di Turati. Scorgerete l'abisso. Oggi il buon senso è divenuto uno scudo che .ripara fa viltà dei contemporanei.

ll buon senso nell'amore è il matrimonio dinnanzi al prete e al sindaco, nella politica è la medioctazia, nel socialismo è il riformismo.... Chi ascolta la voce insidiosa di questo equivoco personaggio, non sarà mai un audace. Non si « supererà » mai. Sa.tà sempre un Taddeo, non ma.i un Ulisse. Preferirà la palude alla v etta, il riposo alla marcia, Ja pace alla guerra. Ora gli uomini devono varcare le frontiere delle loro p ossibilità fisiche e morali, e sfidare }' jgnoto. Perire, se occorre. Bisog na esiliare il buon senso o .ridurlo a un ruolo secondario Quest o si afferma dovunque nell'ora presente. Ma io vado più in là. Voglio andare alla caccia del buon senso; lo v oglio uccidere. Ricordate Atta Troll di Heine? Anch'io mi armerò di una carabina novissima, eserciterò l'occhio e il bcaccio poiché il colpo non deve fallire. Non mi nascondo le difficoltà dell'impresa Il buon senso eviterà forse di comparire nelle grandi strade della vita e preferirà i viottoli oscuri ; non si mostrerà nelle ore storiche, ma nei periodi di transazione e di sosta. Assumerà forme e maschere incessantemente diverse; sarà nero e rosso1 conservatore e rivoluzionario, spavaldo e pusillanime, uomo e donna. Ma io l o rintraccerò, lo identi:ficherò ugualmente. Non mi sfuggirà. U no strano presagio mi sorride : io lo fulminerò, forse, insieme con un filosofo. Il qua1e si precipiterà a difendere la sua creatura e troverà, in qu est o g esto, la morte, Ecco : io vedo il buon senso livido, deforme, spaurito chiedermi pietà, chiedermi ancora un giorllo o un secolo o un millennio di v ita, Egli mi di~ implorante : « Sono le folle c he hanno b isogno del buon senso. Ris parmiami.... » Ma io non lo lascerò termina.re : « A ppunto per questo tu devi morire». E Io stenderò al suolo. Poi getterò il cadavere alle moltitudini e dirò : Cittadini, ho ucciso il vostro peggiore nemico . Intrecciamo, in segno di gioia, un matchiche infcrna1c. L'HOMME

D a La Fol/11, N, 14, 6 aprile 191}, Il.

--:- ·, ·... - -. , : . . DALLA DIRI!ZIONÉ DELL'« AVANTI!)) ALLO SCIOPERO 01 MILANO 143
QUI CHl?R.CHE

LA PIAITAFORMA ELEITORALE

DISCUSSIO N I

Abbi amo chiesto a di versi compagni il loro parere in merito alla piattaforma elettorale. Sylva Vivi3ni ci ha risposto co ll'articolo che segue. Ritorneremo prossimamente anche noi sull'arg omento, per replicare all'ultimo a r ticolo della C rilùa Sociale Il divario che ci separa non è profo ndo. Noi crediamo che il Partito unitario troverà la sua piattafor ma elettorale unit a ria.

Dall' A vanti.', N. 100, 11 a prile, 1913, XVII * ,

* lA pialla/orma e/morale (147) .

r I i i

[LA NOSTRA PIATTAFORMA ELETTORALE]•

L'ora/ore dichiarò che q11ando parlava Nino Levi, sentit.Ja che parlava un suo fratello.

Potrebbe darsi che Giolitti si presentasse ocn un programma più socialista dei socialisti - ouerva .subilo con ironia - e allora i socialisti rimarrebbero mfontér. Giolitti aveva dichiarato -e dichiarerà a ncora - di non aumentare le sp ese militari per poi.... proporre all'approvazione dclh Ca.mera duecento milioni di spese per la marina I La 11izione armata ci riporta nell'ideologia patriottica. Noi siamo intcrnazjonalisti. La rivoluzione sociale non può essere che internazionale. Quando scoppierà. in Francia, il p roletariato delle altre nazioni seguirà il m ovim ento o sarà già cosi forte da impedire ogni intervento armato.

Il proletariato si difenderà da ogni aggressione I Bisogna far penet rare nel sentimento del proletariato il sentimento dell'internazionale : e allora non ci sarà più bisogno né di nazione armata, né d i altra forma di militarismo.

Il MUJsolini mise tJllindi il quesito: Vogliamo fare un' agitazione parlamentare o un'agitazione di masse? È qui dove no i rivoluzionari ci distingueremo Dobbiamo e vogliamo .ritornare al programma massimo : n on .ripresentarci con le richieste di quattro riforme. A questo io non ci sto ! Siamo socialisti e dobbiamo mirare all'abolizione della proprietà privata , per raggiungere l'ideale del collcttiv ism~. Nessuno,

• Riass unto del discorso pronunciato a Milano, nel s.alone dell'Arte M oderna sito in via Campo Lodigiano 8, la sera dell'll aprile 1913, durante l'assernblea della sezione socialistà milanese. Prima di Mussolini, avevano parlato sullo stesso tema Ugo Guido Mondolfo e Nino Levi . (Dall',foa11Ji.', N. 101, 12 aprile 1913, XVII).

N ell'assemblea dell't aprile 1913 , Mussolini aveva dichiarato : « le ,memblee poJJon o discutere tutto; ma '" 1ezi1>ne md-ntse no 11 p11ò arroga rJÌ lln rifritt o che 350 ctmvegni soti.Jisli tenuthi Of'a i11 llafia non si sono dN'OgdJo I.: Avanti! tJJJoJe clH 1i diu11ta ;J suo indirizzo ma per ora i candidati debbo,ro accettare la diuiplina , il fwogramma della Dif'ezione che non potrtJ nc,i esseJ'e un prog,-amma uhi1t1amenJe socialhtP. Votar, o-ra qui Mn p,,ogra mnM 11ucl dir6 so1tr1trre ; d11p-/J. tmi a J1111e /11 f ,m,re deliberazio'fli che il momento potreb be nmsigliare al Par1ila BiJogn,1. r,spingere ogni velltiti, di frmdhmo». (Dall ' AvanJi !, N. 91 , 2 aprile 191',XVII).

però. può volere l'abolizio ne d dla proprietà privata se n on si sent e socialista a fondo.

L'oratore , onch,d8 dùhiarandoJi aperta,n enlt per il programma « negativo », e qutllo, dire, l o .rmVerà (hiaramen ft ,Hfl'Avanti !

Si promettono le pensio ni o peraie? Ebbene, è inutile prom1;_:ttere tro ppo : meglio promettere p oco , e sperare di dar molto. Le pensioni operaie erano già state promesse da Giolitti : e le rose fiorirono . ... a vemmo cioè la turlupinatura del m onopolio delle assicurazioni !

P er risolvere il problema della disoccupazione la Confederazione Generale del Lavoro vuole indire un congresso tecnico delle organizzaziofli : ci si vuol fare una fama di competenti, mentre la borghesia sa g ià perfettamente quali sono le bonifiche e i lavori pubblici che si potrebbero fare. Con la sola r k hies ta. di lavori pubblici il pro blema della disoccupazione non sarà risolto : la di soccupazio n e è l'ombra che segu e il regime borghese : solo il cambiamento di questo la eliminerà completamente. Bisogna suscitare nelle masse il sentimento dei loro bisogni, perch é q ueste sappiano scotere i l giogo e mirare v erso la loro me ta rig eneratrice.

I compagni Rigola e 'rreves~ i l primo in un articolo p ubb licato s ul Monitore della Confederazione G enerale del Lavoro, il secondo n el su o fortissimo discorso Pronunciato recentemente alla. Camera, soste nnero le stesse idee : dovere cioè il Pa rtito Socialista presentarsi alla massa eletto rale col programma integro di tutte le sue finalità e non con un prog ramma in formato tascabile, specie di edi2ione ridotta e purgata d el socialismo che noi respingiamo . Quando avrò sentito le opinioni de gli altri co mpag ni che non condi vido n o queste idee, replich erò.

I t l I I I r ( l I t· ! 146 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

[LA PIATTAFORMA ELETTORALE]

Noi ci siamo occupati sin dal 30 marzo, in un lungo articolo, della piattaforma eletto:ralè. Tale articolo ha avuto u na eco larghissima in tutta la stampa italiana. La Critica Sociale ci ha risposto e noi.... p er intenderci e trovare il terreno d'intesa replicheremo. Ebbene, ciò malgr a do, il signo r F rancesco Paolo ni v iene, fresco fresco, sul Lavare di ieri, ad« insinuare» che l' A vanti I, organo centrale del P. S. I., crede di non doversi occupare della cosa d o~ della piattafo rma elett orale. Ma insomma, q uesta gente ignora o è io ma la fede ? Se il Paolonì n o n ci legge, a llo ra stia zitto e non scriva a v anvera ; se c i legg e, allo ra perché dice una b ugia ?

D all'A vami!, N. 10 1, 12 a prile 1913, XVII*.

11. -V.

LA PIATTAFORMA

Discutiamo, Solo colla discussione aperta e leale troveremo il terreno dell'intesa comune. Ma un dubbio - sotto forma di interrogativo - non ci lascia tranquilli , Perché discutere di programmi dettorali, perché formulare programmi elettorali in anticipo di t-anti mesi? E se gli avvenimenti sco nvolgessero i piani che noi andiamo cosi fatico samente elaborando? Un programm-.a. elettota.le a differenza d el programma massimo socialista che è {< inattuale» e pe rciò sempre «attuale» qualche cosa che va ambientato nello spazio e nel tempo : nell'Italia e nel 19 13. E aJlora era forse conveniente aspcttaC"e vigilan do ? G iolitti darà certo un prog ramma alla sua maggioranza, i de-: stri si presenteranno col loro immenso stock di riforme che tutto risolvono : d al problema del divo rzio a quello dei bacini montani. La Confederazione del Lavoro annuncia ufficialmente un suo prog ra mma elettorale ; e allora non era meglio, ripetiamo, attendere che talune situazioni politiche venissero in chiaro, non era meglio temporeggiare per conoscere - sia pure vagamente - il pensiero d egli affini, d egli avversari, dei nemìci ? La strategia moderna consiglia di non scoprire mai le batterie; noi invece le abbiamo già scoperte e impazienti, con impeto garibaldino, ci precipitiamo all'assalto quando aU'orizwnte politico non ancora si d elineano le masse dei pa!titi politici coi loro u o mini~ coi loro programmi, colle loro ba ndiere. C'è il pericolo di cad e re in un 'imboscata; c'è il pericolo Ciot di giungere alle ck zio tù con un programma elettorale invecchiato, superato e enfonci da altri prognmmi, magari da quello governamentale giolittiano. E tale pericolo sa rebbe domani inevitabile se il Partito accettasse per piattaforma il quadrinomio formulato dalla Critka Sodale, senza la pregiudiziale che noi chiam eremo (<massimalista» e sulla quale insistiamo, Esaminiamo i t ermini del quadrinomio elettorale. Vi si parla nei primi due di « progressiv a» riduzione delle spese militari e « successiva» riduzio ne dei dazi doganali. Dopo che Winston Churchill ha chiamato « idiota e vcrgogo-a dell'attuale civiltà » la gara degli armamenti n on è inv ero temer:uio chiedere la prog ressiV2 riduzione delle spese militari. Ma per ottenere questa prog ressiva ri duzione che cosa occorre fare ? Delle due l'un a : o dimostrare con cifre e progetti concreti tecnici

che anche riducendo le spese militari l'Italia non resta indifesa e questa è la t esi di moltissimi democratici, di non p·och.i conservatori, e· anche di qualche generale, come il Marazzi, favorevole aUe f erme brevissime ; oppure predicare l'internazionalismo, saturare di anti-militarismo la massa operaia fo:r~do in tal modo il Governo ad alleviate i carichi del militarismo. Non spetta. 2.i socialisti d eterminare il qllllflt11111 o stabilire un criterio di progressività nella riduzione delle spese militari. Il Governo potrebbe averne buon gioco e scaglionare le riduzioni a dosi cosi omeopatich e da continuare per un millennio E i socialisti perderebbero il diritto di protesta.re avendo essi stessi suggerito il principio p e ricoloso della « gradualità >>.

Lo stesso dicasi dei dui doganali. Si parla anche qui di una successiva, cioè« graduale » riduzione. Graduale, e sia pure, ma in quanto tempo ? Io uno o in cinque o in cinquant'a·nni? Se prima di giungere dall'attuale protezioni smo al liberalismo voi fate intercorrere un lasso di tempo di mezzo secolo anche.... Maraini diverrà libe rista. Anche lui accetterà il vostro principio di gradualità..... Il Partit o Socialista deve chiedere l'abolizione pura e semplice dei dazi doganali. Il s ocialismo è liberista per definizio ne. Carlo Marx - nel discorso pronunciato all'Associazione democratica di Bruxelles nel 1844 - ha dichiarato il valore e la portata del liberismo socialista.

« Il prote2ion.ismo - affermava Marx - un mezzo che serve all"impianto della grande industria in un dato paese e gli apre con ciò la necessità. d el mercato internazionale e quindi di nuovo il bisogno del libero scambio. Il protezionismo sviluppa inoltre la libera concor.renza nei confuti nazionali. Perciò nei p aesi nei quali la borghesia comincia a far.si valere come classe - esempio la Germaniaeua fa ogni sfon:o per ottenere misure protettive. Queste misure le servono come armi contro il feudalismo e l' a5solutismo e come meizo per concentra.re le sue fone e reslizzare il libero scambio all"intemo. In generaJe attualmente il protezionismo è misUia conservatrice, mentre il libero scambio agisce come forza distruttiva. Esso d istrugge le vecchie nazi onalità e spinge ag]i estremi rantagonismo fra proletar iato e borghesia. Il libero scambio a.ff.retta. la rivoluzione sociale. B solo in (!IICSlO senso rivoluzionario, o signori, che io voto per il libero Ka.mbio ».

Ma v'è una ragie-°' - d'ordine nazionale - che impone ai socwisti itiliani di agitare un postulato massimalista e cioè· liberista, 1 socialisti italiani e la Confederazione del Lavoro sono stati sospet~ti di fare - in nome di talune minoranze oper.tie - gli interessi delle industrie parassite ai danni della collettività. I n utile indaga.re oggi se l'accusa fosse o no infondata. Ora la C.Oafedeta.zione del Lavoro ha detto nella recente riunione del Consiglio Nazionale una parola chiara che ha tagliato corto ai dubbi e alle diffidenze, altrettanto - e con maggiore·energia - dev e fare il Partito Socialista. Il Governo

DALLA DIAEZJONE DELL'«.AVANTI! » ALLO S CIOPERO Dl MILANO 149

degli Stati Uniti - na2ionc borghese - è passato improvvisa.mente dal protezionismo al liberis mo quasi assoluto., h a spalancato le porte di un colpo e n on a gradi : il socialismo italiano non può essere più tardigrad.o di un Governo borghese. Voi ci direte che bisogna tener conto delle speciali condizioni dell'economia italiana, che occorre ;n aluj termini essere « relativisti» ; noi vi rispondiamo che bisogna chiedere il massimo : nella politica la modestia delle pretese non è sempre il requisito migliore per la loro immediata accettazione : può essere interpretata come un segno di debolezza e aUora chiedendo poco, c'è il caso di non ottener nulla. La questione doganale che i socialisti non devono presentare nel solo e semplice suo aspetto tecnico o teorico, si riallaccia magnificamente al primo postulato del programma : internazionalismo nella politica, internazionalismo nella economia. Gli altri due t ermini del quadrinomio ci sembrano, in realtà, superflui. Le bonifiche, l a viabilità, le sistemazioni montane, le opere id ra uliche o idro-elettrkhe, l ' igiene degli abitanti, la edili:zia scolastica, le borgate rurali costituiscono almeno da vent'anni gli ingredienti di tutti i programmi ministeriali. Anche l'assicurazione obbligatoria, sussidi malattia, disoccupazione, pensioni alla vecchiaia e all'invalidità, figurano sempre nel cartellone delle riforme giolìttiane. Giolitti e Luzzatti e Sonnino e Cornaggia non avrebbero difficoltà a sottoscrivere questi postulati. Perché proprio noi, socialisti, dobbiamo ripetere il vecchio gioco? Se ci mettiamo su questa strada perché non accettiamo l'omnibus completo delle riforme dei destri ? D 0 bbi11mo presentarci agli elettori con un programma.... ministeriale ?

Ecco : noi non facciamo proptiamente questione di due o di quattro; di binomio o cli quadrinomio. Se si volesse chiedere tutto ciò che è desiderabile, anzi necessario, si esaurirebbe la serie dei n umeri che pure è infinita. Ma allora tanto varrebbe domandare sic et .rimpliriler.. :. il socialismo. Vogliamo aggiungere u..9 altro numem, parecchi numeri al programma? Ne abbiamo a bizzeffe. Perché, in materia militare, non insistere per l'abolizione delle compagnie di disciplina e per il :reclotamento. territoriale ? Perché, in materia politica, non reclamare, ad es.. la soppressione di taluni articoli del Codice penale - quelli che colpiscono i reati di pensiero - o la diversità di tnttlil.mento fra condannati per delitti comuni e condannati per reati politici ? Perché, in materia ecclesiastica, non domandare, ad es., la separazione della Chiesa dallo Stato, l'incameramento dei benì ecclesia-

150 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

stici, la soppressione delle congregazioni relig iose ? Perché.... Inutile continuare. Il programma elettorale, in quanto è eJettorale, cioè in relazione a determinate·condizioni di un dato momento sto rico, d ev •cs. sere preciso e limitato: po:cre· un obiettivo e su· quello insistere sino a completa vittoria. Ecco perché i due secondi termini del quadrino· mio in quanto ci riportano ai precedenti caotici e farraginosi programmi rimasti.... sulla carta sono da tespingcrsi. L'esperienza ci h a insegnato qualcosa. Ma i socialisti non meriterebbero q u esto nome se non a.ppcofitta.ssero dell'eccezionale periodo elettorale, per agitare davanti alle folle il programma massimo del Partito. Voi dite che bisogna finirla colle negazioni, noi vi diciamo che il programma socialista è fa migliore> la più solenne delle affermazioni. Se voi otte rrete il co nsen50 delle folle per il programma massimo , lo avrete anche per il minimo, come è ve r o che l'universale compre nde e t cascend e il pa rticolare. Così la critica al passato è necessaria p er prepara.rei l'avvenire. E a ella critica al pa ssato è i l pro b le ma is tituzionale c he i sociialisti italiani deb bono animosamente affront are. N oi r ico rdiamo il p roclama lanciato dalla nuova Direzione del Partito a!J'jndomani delle Assisi dì Reggio Emilia : in esso si dichiarava guerra allo Stat o e alla Reggia. È tempo di dimostrare che non si trattava di vane min accie. Sarebbe un delitto presentarsi alle grandi folle chiamate per 1a~prima volta all'esercizio dei diritti civili con un socialis mo rimpicciolito, purgato1 in formato tascabile che si presterebbe alle pegg io ri co nfusioni e ai più deplorev oli equivoci. E non siamo soli a pensarla cosl. Gaudio Trevcs chiudeva con queste parole il forte discorso da lui pronunci:ato ultimamente alla Camera italiana :

« In Francia, ia Italia. in Germania, ovunque il proltta1iato, contro ìl capi· t alismo p one l a .questione della proprietà. Così noi la pou cmo nettament e nelle elczloni come socialisti, come coJlettivisti presentando .intero agli elettori il prob lema delle finalità estreme»

Quasi negli ste ssi termini si esprimeva Rinaldo Rigola n el n 2;0 (1 genna.io 1913) della .Confederazione Generale del Lavoro . Attraversiamo un periodo felice in cuì il proletariato stanco e s6duciato del corporativismo fine a se stesso, torna ad interessarsi di quest ioni ideali. Approfittiamone. Quello che ci preme non è cli trovare consensi alla soppressione dei dazi doganali o alla .riduzione d elle sp ese miH~d, o ad altre riforme compatibili col11esistcn:za della società bor ghese, m a sihbene di suscitare adesioni -alla a.u sa del socialismo . Programma massimoJ prima, postulati particolari poi. Cosi saremo noi st essi in- · confo ndibili, e vinti o vincito ri il respon so delle urne non seg nerà

DALLA DlllEZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO 5CIOPE1l0 DI M ILANO 1:51

per noi una delusione o un inganno. I vecchi Partiti non osano più parlare di ideali da quando li vendettero ai rigattieri della bassa politica, ma noi invece vogli:a.mo levare ben .in alto le nostre bandiere - come una sfida ai nemici, come un segno di raccolta - per quanti vogliono combattere con noi e preparare l'avvento di una società senza padroni.

Da.ll'Av1tt1#!, N. 102, 13 aprile 1913, XVII"'·

152 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
• L4 pia11'4ormer t/1/Joralt ( 147).

[LA CANDIDA1URA DE AMBRIS]

L'Avanti! ha commentato una sola volta e come doveva la notitia della candidatura De Ambris. Poi non se n'è più occupato, quantunque non siano mancate le occasioni propizie : citiamo la rassegna dei co llegi del Parmense e quella cartolina - pesce d'aprileche noi pure abbiamo ricevuta. Ora gli allegri corifei del giocondo manire pumig iano vorrebbero . far credere che l'Avanti I combatte la candidatura De Ambris perché ha.... paura. Paura ? I Ma di chi e cli che ? Paura di De Ambris ? Ma chi è questo signor De Ambris : forse un terdbile Polifemo ? Noi conosciamo un D e Ambri s che porta jncanccllabile al dorso il ricordo e l'onta di una ignominiosa quanto velocissima fuga in automobile, in un momento di pericoli e di responsabilità. È questo il De Ambris candidato protesta al collegio sud di Parma? Ebbene, se è lui non ci fa proprio paura. Egli non ci fa paura a Lugano, né ci farà paura - tornand o in Italia - debitamente mcdaglicttato. Sappiano i chierici del nuovo tobt1 sindacalista che noi non siamo « mai» fuggiti. È solo nella supcrtartarinesca Tarascona del sindacalismo italiano che i conigli diventan leoni e i pusillanimi eroi I

Dall"1ba1Jfi ! , N. 102, 13 aprile 1913, XVII*.

• L'lnternazianale di Parma, p c.riodico di propaganda e di azione sindacale, N. 104, 19 aprile 19H, ]Il: « I NOSTRI •• CASI PER.SONALI " Lo. STORIA DI UNA "FUGA" (DIIDJCATA. A BENJTO MUSSOLINI :ED A TUTTI GLI Ell.01 Dl:!LI.A SUA FORL\), - ( + ): De Ambri.s - di.cono i sullodati caconi tnicrati da e roi" port11 ;n&11nullahile al dono il ri,ordo e l'ontd di 11na ignominio.rd 4.utmtD t1~lo· &iuima f uga in aMlomohile, in un momenlo di pnùo/i e di re;pon111bilitd" Chi usa oggi queste parole è un uomo che ho creduto di buona fed e e politicamente onesto; un uomo che ho più volte difeso contro i miei stessi compagni, i quali - meno oUimisti di me - ne avevano indovinato da tempo l'anima piccioa, gretta e piena di 6ele settario : Benito Mussolini, direttore dcll"Av.mli f (+). ALCESTE DB AMHIS i.

PERSONA LIA

Ceno. Io sono un settario. Un'anima gretta> piccina, p iena di 6ele settario. È cosi, Non me ne vergogno. Anzi, me ne vanto, anche in faccia a quel magnifico istrione e ciurmadore fenomenale che risponde al nome di Alceste Dc Ambris, il quale s'ing annava sospettandomi uomo del suo calibro ; cioè facilone, gaudente, scettico, tollerante : di quella tolleranza che nasco nde la povertà delle idee e la insincerità delle convinzioni. Io non sono amico di tutti e sono nemico dichi:a.rato di una infinità dì ~rsone. Settario dunque. Oggi, d o mani, sempre. Ciò premesso, l'auto-difesa del De Ambris, apparsa nel numero di ieri dcll' Internazionale, un documento pietoso. Due colonne per rispondere a due righe. U n mare di dettagli che non m'interessano. Det tagli che ci spiegano la fuga, ma non la giusci6cano. La fuga rimane. E testa « vile>> e resterà eternamente « vile» anche dopo il verdetto delle urne perché è vero che lo sciopero generale a Parma era finito, ma non era ancora finito lo sciopero agricolo quando il Dc Ambris volò alla frontiera sull'automobile di un compiacente borghese. Il De Ambris cosi abbondante in tutto jl resto della sua dif'fusa narrazione scivola. con molta abilità cd altrettanto inquieuntc laconicità su questo particolare.•.. scabroso.' Via, eroe, non abbiate ritegni_. Dite tutto. Diteci chi vi ha procurato l'a utomobile, di chi era l'automobile, come: .raggiungeste l'automobile, come: scappaste in automobile .... per evitare non la condanna o, ca.so giustificato e giustificabilef l'espiazione di una condanna, ma un semplice mandato di cattura.... Si badi Io non ho mai rimproverato prima d'oggi la sua fuga ,al ~e Ambris. Io non chiedo che tutti siano eroi. Sarebbe stupido, grottesco. Credo sen.2a. difficoltà al De Ambris quando clichiua che « non ha alcuna inclinazione per il ruolo dell'eroe». Salvare la pancia pei fichi fu sempre regola di grande saggezza. Ognu:no fa ciò che meglio gli piace. Ma quando ho visto i futuri elettori del De A mbris magnifica.do come un martire, come un eroe che fa « pa.wa » ali' Av11nli ! e a.i socialisti italiani, quando ho visto il De Ambris paragonato a Giuseppe Mazzini, allora mi son detto e con me untissimi altri, settari o no, che l' Awmli I non aveva paura di Dc Ambris e che b commedia non poteva durare più1 se~a una prima, solenne 6schiata

del pubblico, E ho 6.schato. E con me hanno fischiato molti a.Itri. .•. settari, tanto che l'« esule » - feriro ai suoi delicati padiglioni auricolari, abituati d a tempo alle laudi degli idolatri - è uscito dal suo pru· dente riserbo. Oh l'esilio di De Ambris ! U na comoda cosa, in verità! Troppo comoda per meritare le palme dd « martirio n !, sufficiente appena per b medaglietta del deputato-protesta.

Gli elettori di Parma - grazie al nostro :attacco - sono dunque informati: non ci rompano più le scatole gabdlandoci il De Ambris per un eroe dal momento ch'egli, con lodevole sincerità, c h e s'appaia col cinistno disinvolto del suo caporale, non ha nessuna inclinazione per quel « ruolo ».... Adorate pure l'idolo, adoratelo co n devo:donc e bacchettooismo, votate compatti per l'idolo come i trapanesi votano compatti per il loro idolo Nasi, ma noo illudetevi, sappiatelo: il vostro idolo è di cartapesta, il vostro un eroe che fugge.

E adesso i minori tirapiedi del Dc Ambris possono vhuperarci, come vogliono.... da lontano. Dire che noi boicottiamo i loro comizi mentre sono i promotori di questi comizi che boicotta.no noi no n invi. tandoci e pretendendo in noi le super-umane facoltà degli indo vini ; dire che è rinvidia e la paura che ci hanno spinti a scrivere ciò che abbiamo scritto; dire e accumulare castronerie e contumelie. L' A:ianti I non ba spazio per queste polenùche d'indole mista politica e personale. Dc Ambris e compagni m'incontreranno - se voglionosu altro terreno, E ci batteremo senza esclusione di colpi.

D all'1fr.i11til, N. 108, 19 apiilc 1913, XVII.

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 1'.55

[PER LA VOTAZIONE DEL PROGRAMMA ELETTORALE] •

Sar ebbe ora di finirla di segnalare come anarchici tutti quelli che n o n la pemano come Turati. Sarà. forse sbagliato il rivoluzionarismo, ma non è detto che il d fo rmismo sia tu tta la verità, null'altro che la verità.

Turati disse che avevo parlato male del tecnicismo. Ma il tecn icismo non è la tecnica come il vi rtuosismo non è la vixtù. Del resto la t ecnica g li operai la sanno . Ma è che forse si vuole inoculare agli operai la tecnica della manipolazione delle leggi. E a ciò siamo contrari. Noi enunciamo SerT?,plicemente i bisogni. A g li altri, se lo credono. il provved ere.

Si disse che fummo paradossali perché non riconoscemmo la necessità della cultura f'er gJi operai La cultura è un lusso1 infatti, che non ha a che vedere col socialismo. Del resto come si fa a defi nire la cultura?

N essuno dì no i intende per rivoluzione la semplice r issa con le guardie o il fattaccio. Per noi è cosa grande, colossale il movimento che può avvenire, e avvei:rà, forse più · presto di quanto si crede. La guerra pareva lontanissima ed è avvenuta. La rivolu2ione è nel passato, ma è anche nell'avvenir e. Il riformismo non è riuscito ad a nnullare la possibilità. della rivo luzione come l'intendiamo noi. Anche perché i valori positivisti stanno morendo.

E l'oratore spiega la po.rsibilità di una rivoluzione. A proposito di q11anto di.I.te T,mz.ti .rulla lolla di B.udrio, dùe che la co,uezione socialista di ljNtgli operai era-incompleta. Si era limitata alla conquista dei miglioramenti. Del resto il socialismo è troppo Jocalista, non è ancora nazionale. Ognuno si cura nel suo collegio e lo rappresenta indipendentemente dagli interessi nazionali. Volevo perciò ridurre il programma solo a una piattaforma che potesse essere accettata dai lavoratori sia del n o rd

• Ri1ssuoto del discono pronunciato a Milano, nel salone dell'Arte Moderna sito in via Campo Lodigiano 8, la sera del 22 aprile 1913, durante 1"assemb1ea della setione socialista. milanese. (Dal1'A11ai,1i/, N . 112, 23 aprile 1913 , XV[[}.

che del sud La lotta nazionale. si può ottenere solo sull'anti-militarism o e sull'abolizione dei dazi. Le pensio ni e i lavori rr)inacciano di cond\lrre al localismo.

Ma ptr spirito di conciliazione - a parte le idee ptr le q"'1li è intollerantenon i CQn/rario o far e aggiungere tutte lt richie.rte rh, J'Ì vogliono . ln.sitfe, però, ml/a colorizzaziot11 generale del prfJgramma. Bisogna dire all'elettore : chiediamo questo ma questo non è il socialismo. Dobbiamo partire dalla pregiudiziale massimalista per distinguerci dagli altri Partit i e per avere occasio ne di fare propaganda.

Conclude rilevando l'affermazione di Turati: che il direttore dell 'Avanti! abbia abtuato tklla penna afftdatagli dal congreu o Egli, am!M qNando io dovetJa, ha deposto la penna per non scrivere parole amart contro q1111lche compagno cht aveva rivolto a lui pole Ji deplorazione.

DALLA DIREZIONE DELL0 « AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI M ILANO l'.57

SPILLONI

COSI' « PER PROVJNCIALIZZARE ».

De Ambris è caduto nelle nostre tagliole. Cè voluto cadere, per forza. Noi n o n siamo mai andati a caccia di conigli. Ignoravamo. Ora egli si dibatte, si contorce, spasima, e annaspa disperatamente una qualsiasi giustificazione che lo salvi dalla vergogna. Vana fatica. Tu l' ar vo11/11.... Georg~J Dandin. Ci sei alla colonna e ·ci rimanai finché - vinti da un residuale sentimento di compassione -non vertemo noi a liberarti per non .prolungare più oltre il tuo inutile martirio sotto ai lazzi e agli sputi irriv erenti della platea. Varrebbe meglio con-. fessare il proprio torto. Dire, con atto di lealtà che costituirebbe un esempio, dire : H o sbagliato. Quella volta, ho sbagliato, Ma gli iddii non sbagliano mai. Ecco perché bisogna di temp o fo tempo frantumarne la creta per dimostrare 1a loro più che t errena fragilità. Dopo la clamorosa resa a discrezione del nostro avversario n o n sentiamo il bisogno di far sibilare nell'aria gli aggettivi che lasciano il solco livido sulla pelle. Oh ne avremmo 'uno J/otle .... ma sarebbero sciupaci. Noi poniamo sul tappeto della discussione un quesito semplice, elementare, categorico e lasciamo H giudizio a chiunque capace di ragionare. Che cosa si dfrebbc d'un capitano di basti mento che nell'ora tragica del naufragio abbandonasse per il «primo» il suo posto ? Gli si direbbe del vigliacco, semplicemente e g iustamente.

E n o n è lo stesso quando si tratta di naufragi sociali talvolta più disastrosi. di quelli degli oceani ? Il capitano, il condottiero delle folle dev'essere il primo o l'ultimo a porsi in salvo? Vaie unanime : l'ultimo. De Ambris ha trovato che era più « igienico » svignarsela velocemente pcl primo.... Gioco furbes co e tardivo quello d ' invocare ad attenuante i precedenti storici, come fa il De Ambris. Garibaldi, Mazzini, Bakunin, Blanqui e molti altri minori si ponevano in salvo solo quando tutto era finito, solo quando non c'era più niente da fare.. ..

E quando ci fosse stato qualche cosa da « fare » essi rimanevano, ma.lg rado i m andati di cattura, sul terreno scottante dei pericoli e delle responsabilità e si facevano, anche, tranquillamente arresta.ce7

Non c'enno allora le automobili di Raggio.... Tutte )e te n tate difese del De Ambris si risolvono in atti d'accusa contto di lui. Crede di salvarsi e annega.

Ora basta. Noi siamo certamente settari, ma non vogliamo incru• delire sui caduti che sono alla nostra mercé. « Hu1J1a11ur rum » dice il vecchio Terenzio. E rida pure il De Ambris. Rida alto. Rida forte. Il riso è l'unica arte in cui possano eccellere i buffoni, però non giova a cancellare una pagina di storia.

DaH'A111m1i t, N. 115, 26 aprile 1913, XVIJ *.

DAI.LA DlltEZIONB DELL'((AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 159
• P11dre &nitfJ 08)) e/ no1tri (ti!i per1on4/i. P1m10 e hast,i ( ~ 6).

METALLURGICI

PROCLAMANO LO SCIOPERO GENERALE

Per lo sciopero generale metallurgico che comincia oggi, l\mtorità di P. S. ha preso misure enormi e, nella loro enormità, reazio~ narie . Migliaia di soldati sono stati concentrati in questi ultimi giorni a Milano : un intero reggimento cli cavalleria ha abbandorua.to jn fretta il campo di manovre a Varese per venire qui a difendere.... la p atria, rappresentata dai dividendi del Consorzio indus triale. Non parliamo delle m o lte centinaia di questurini e carabinieri che popolano tutte le caserme di Milano. A che scopo, tanto spiegamento di forze? lL contegno degli scioperanti è stato veramente <( esemplare». Lo sciopero degli automobilisti dura da oltre un mese, senza dar luogo a incidenti di sorta. Niente tumulti, niente disordini. C'è stato un corteo imponente di parecchie migliaia di metallurgici, guidato appunto dagli attuali dirigenti lo sciopero generale, e la manifestazione si svolse nella calma più ass oluta. Tutti i quotidiani milanesi ebbero parole d~eloglo per l'atteggiamento dignitoso e solenne della massa. Lo sciopero gencr:..lc che comincia oggi conserva i l suo carattere di lotta economica. Gli operai non hanno intenzione cli commetter disordini. I capi d ello sciopero non vogliono - l o h:..nno dichia.r:..to pubblicamente essi stessi - << stravincere» ; chiedono semplice mente di ctiscuterc. La pretesa ~. in fi n dei conti, modesta e umana. Se gli industtiali, dal canto loro avessero accettato, almeno, di discutere le richieste eque degli operai, forse a quest'ora la crisi sarebbe scata risolta . L:a responsabilità. prima e diretta dello sciopero odierno risa~c, dunque ai signori industriali i quali, illudendosi forse di essere tornati al medio-evo sepolto, hanno schiaffeggiato la dignità della massa. E questa ha reagito. Ora noi torniamo a chiederci : Perché tanti soldati? Si vuole fare opera d'intimidazione ? Uscire dalla cosiddetta neutralità e strangolare il movimento ? O si medita qualche cosa di peggio ? Certi «ricorsi», atteggiamenti, frasi dei giornali borghes i sono « sintomatici» È lo stile pre-'98 che rifiorisce. È questp il momento in cui ognuno deve conservare il suo sangue freddo e la vi sione precisa delle proprie responsabilità. L'autorità pubblica :si astenga da

qualsiasi atto di violenza e lasci che la contesa si svolga libetamentc fra le due co alizioni: vjncerà la più agguerrita, Ma se domani i m oschet ti dei c.arabinieri o le baio nette dei soldati entrassero - a danno della classe operaia -come terzo elemento nel conAitto, la simpati-a colla quale no i guardiamo ogni movimento di classe aache quando segua direttive non conformi a quelle che vagheggiamo , diventerebb e piena solidarietà e allora.... scenderebbe in campo tutta la classe operaia, e la nube che sta oggi sull'orizzonte della vita milanese p otrebbe essere forkra di tempesta.... Ci pensi chi deve, Per oggi, non diciamo altro.

* Lo Jcù>{Jero ge11e111le me1all1,1rgko (170).

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI! » ALLO SCIOPM.O DI MILANO 161
D.all' A vARli.1, N. 137, 19 maggio 1913, XVIJ •.

CONTRO IL RISORGENTE NASISMO

LA .REQUISITORIA D'UN SOCIALISTA SICILIANO

Come dicemmo, riportiamo oggi per intero, al posto d'onor:e, il 6 ero discorso pronunciato a Trapani - in occasione del 10 maggioda Francesco Sceusa, il deano dei socialisti trapanesi e uno ·dei più vecchi e provati compagni della Sicilia. Il disco rso dello Sceusa è anzitutto un nobilissimo atto di coraggio. Il nos tro compagno ha osato parlare nella città dell'ex-ministro ma]versatore in un momento in cui pare che tutta la Sicilia sia delirante per Nasi, mentre molti che pu r dovrebbero essere al loro posto di oppositori· si traggono prudentemente da parte. Per noi, Nunzio Nasi, ha un solo diritto e un solo dovere: quello di farsi dimenticare. Ma quando egli tenta di assurgere a simbolo redentore del Mezzogiorno d'Italia contro ipotetiche trame del Nord e cerca di rifarsi una verginità politica solo perché qualche altro, ministro o no, si è macchiato delle stesse colpe, allora bene lo colpisce la rampogna acerba di un vecchio socialista qual è il Sceusa. Ecco i l su? discorso : ( + )

Dal1''111an1i.', N. 141, 23 maggio 1913, XVU *.

• Pt1rolr, fa11i e ,omm~ti. P6JU d'aprile in riJardo (3 86).

1

[SULLO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO]*

Muuolìnì pnupetla la situazione nella sua gem.ri e nel s11q sviluppo Afferma ,ht il Partito Socialista ha seguito troppo pedissequamente la Camera del Lavoro. Analizza e critica l'ordine del gior,w del C omitato. È stata una gaffe provocata da u n tremendo panico. Il ricordo del '98 ha impaurito. Oggi la situazione è cambiata. Lo sciopero generale contin ua e si svolge nelle forme normali. L'allarme del Comitato s i capiva prima, non dopo, a battaglia iniziata. Si fav orivano gli i ndustriali, si creava uno stat o d'a nimo allarmista. Isolando la massa si au men tava il pericolo delle nppresaglic poliziesche e padronali. Il Partito Socialista doveva astrarre dalle pe rsone dei dirigenti e vedere lo sciopero con simpatia o quanto meno con atteggiamento di neutralità

Quell'ordine del_ giorno infelice deve essere t:is(attato dall' assemblea di stasera. Noi non possiamo straniarci dalle masse. D obbiamo ascoltarle. Le trascineremo a noi. A sciopero finito discuteremo.

Presenta il .ttguenle ordine del giorno :

<( L'assemblea della sezione socialista milanese - premesso che questa sua decisione non significa aderire ai metodi dell'Unione Sindacale - disapprova per ragioni di principio o di opportunità l'attegg iamento del Comhato direttivo di fronte allo sciopero generale metallurgico».

D opo il Muuolini, parlano ii Chiamrini e, energkamente, ii Robbioni ( +), AdeUno Marchetti fa la cronistoria dello sriopero e attamz /'Avanti !, (alpevole, secondo l'oratore, di soverchie t enerezze ptr l' Unione S indacale ( + ). .li già mez.z.anotle. Si approva la ,hiusura. V' è chi propone di rinviare a11che l'anemblea B,/lolti vi si oppont. Bisogna decidere .stasera, egli grida. Si approva , si ,ontin11a, Pareuhi rinunciano alla parola, a , omindtZ.Te dallo .tJe.uo Be/lotti,. Va alla tribfllla. Celestino Ralli(+). ·

IJ M1molit1i torna quinJj tJ.ila tribuna. Egli giusti/fra la ,ondotta de/I'Avanti I Non giriamo l'ostacolo, ei,Ji dkhiara: il quesito è uno solo e preciso : doveva o non doveva il Comitato - a battaglia iniziata -

• Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nel salone dell' Arte Moderna sito in via Campo Lodigiano 8, la sera del 23, maggio 1913, durante l'assemblea della sezione socialista milanese (Dall'Avanti!, N. 142, 24 maggio 191}, XVII).

12. - V.

votare quell'ordine del giorno? No. Noi non giungeremo mai ad augurarci una sconfitta operaia solo per il piacere diabolico di constatare la sconfitta di un metodo.... (T11111u/Jo altù.rimo. Divtrbi). Alla vigilia di un movimento di masse .il mio pensiero non può collimare con quello d el Corriere o del Suolo. Il Comitato rico n osca il suo e rro re commesso nella più assoluta buona fede. (Nll()uO l 11m11/IQ. Aulamazioni. Grida di: « Viva /'Avanù I»).

I i l I I ! i i t
164 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
,

LO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO

Lo sciopero generale metallurgico è entrato nella seconda settimana. Ieri mattina le grandi officine restarono deserte: dovetter o constatarlo con ra mmarico » gli stessi industriali in q u el lot o com unicato cli cui ci occuperemo fra poco. 11 perdura re dcll2. battaglia induce i g iornali cittadini a ~icerai.tc la r esponsabilità d cUe due p arti in conflitto Primo a scendere in campo stato il Corriere dei/a S era sostenendo la so lita tesi cl,e fa rica dere ogni responsabilità sui d irigenti dello scioper o . Le postille del gfornale moderato alla c ronaca degli avvenimenti, sono un capo lavoro di malizia e d i so fismi. Sintomatica, per non dir a ltro , l'insis tenza colla quale si in dicano alle autori tà costituite i meneNrJ dello sciopero . P oi è venuto il Secolo, con un Jungo elaborato articolo a fa re il dosaggio delle r esponsabilità. Il giornale della d emocrazia si è tenuto sulle gene.rati : ha dato un colpo al cerchio e un altro alla botte ; ha posto di fro n t e, trattandole colla ste ssa acerbità di linguag gio, le due intransigenze : quella cioè degli industriali e quella degli operai. La verità vuole si dica che lo stesso Secolo, in una nota comparsa nel numero di domenica, è stato costretto a censurare la caparbietà degli industriali. Ora d om an diamoci : da qu11.l parte sta l'int ransigenza?

Chl si oppone. chi si opposto ad ogni t entativo d 'accordo? Vediamo. Lunedl 19 comincia lo sciopero genera.le di solidarietà. Manteniamo, a tal p roposito, ciò ch e abbiamo scritt o. N on e' ~ nessun canon e di dottri na socialista che prescriva l o sciopero generale di catego ria, anche per un motivo di solidarietà . Il (<tradeu:aj.onismo )> inglese che non è ce rto dominato ·da te ndenze rivoluzionarie, ha insCenat o, in q uesti ultimi tempi. diversi scioperi generali cli solidarietà. Per il licenziamento ipgiustificato di un macchinista· c'è stato lo sciopero generale in tutta una vastissima rete di ferrovie.,.. Inoniditc, o riformisti di tutte le stirpi è di tutti gli orizzonti I Uno sciopero generale di addetti ad un se.rvfalo pubblico « fondamentale » come quello delle ferrovie provocato fulmineamente dal licenziamento di una sola persona e ocll.a legalitaria, ponderata, disciplinata I nghiltern.... Com•~ ... sba·razzino il « tradellnionismo >) inglese p aragonat o a certo riformismo italiano....

N on dmtghiamo. Questa discussione la riprenderemo a suo tempo .

Torniamo alla valutazione delle .cosiddette responsabilità. Il n ostro compito è facile. Basta r iandue la cronaca. G li scioperanti son o animati da spjriti conciliativi. Non vogliono stravincere... , Chiedon o semplicemente di discutere.... Un'intervista concessa dal presidente del Consorzio d egli industria.li al Secolo, fa intravvedere la possibilità lontana di un incoritro fra operai e padroni ? Ebbene sono g li operai che - primi - si affrettano a m ettersi a disposizio ne deg li in d ustriali. 11 colloguio avviene sabato nel pomeriggio. I padroni sono irremovibili. L'ing. Muggia, anima di perfetto borghese, quindi di autentico negriero, manda a monte le trat tative. Ma gli operai danno un' altra prova della loro arre ndevolezza. Invitano i padroni a presentare un contro-memoriale su cui discu tere, In questa proposta s'è espressa tutta la buona volontà d egli operai, il loro d esiderio di co ncludere onorevolmente la g rave vertenza. Ma i padroni non cedo n o Essi vorrebberÒ la res a a discrezio ne. Spezzare la compagine proletaria. Stravincere. L a condizione ch'essi i mponevano cioè il ritiro senz?altro d el memo riale degli automobilisti e l'immediata ripresa del lavor o non p o teva essere umanamente accettata da nessuno. Dal n ostro esame spassionato risulta dunque che se di maggiori o minori responsabilità si vuol parlare, esse ricadono tutte ed esclusivamente sul Con son:io industriale. Lo sappia la dtta_dinanza c he assiste tranquilla allo svolgersi d el gigantesco conflitto.

Dall' Avanli!, N. 145, 27 maggio 1913, XVII*.

166 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI
• N ote ,,,,01p111ive s111/o uiopero ,~nerai• m~1ai/11r1ho di Mi/,1110 (167). ,

NOTE RETROSPETTIVE SULLO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO DI MILANO

Retrospettive e•... obiettive. Promettiamo, prima di cominciare, che saremo obiettivi, ma, sincettmcntc, agg iungiaìno che n o n siamo sicuri di mantenere la promessa. Sono passati ormai dieci giorni daJla conclusione dello sciopero generale metallurgico, ma l'aria è ancora satura di elettricità e solcata da parole atroci come q ueste : ~< spie, tradito ri, crumiri ». ecc. e da altre che ipcrbolh:~no il movimento sino a proclamarlo « un'affermazione trionfale». Si esag era, evidentemente, Ciò è l'effetto della passione pole~ica. Ora noi, che abbiamo simpatizzato c ogli scioper a nti, crediamo di essere nel miglio r stato d'animo per poter esprimere un giudizio sull'ultimo sciopero che ha agitato la vita proletaria milanese, un giudiz.io che non pretende però, e lo diciamo subito, all'assoluta infallibilità.

LO SOOPERO DEGLI AUTOMOBILISTI

Inutile discutere, ora, sull'opportunità. o meno della proclamazione di questo sciopero. Se noi diamo a questo variabile criterio d'oppor. tunità la prcpondèranza n elle contese fra capitale e lavoro, molto p robabilmente finiremo col ridurre il proletariato all'immobilità perenne e all'impotenza totale.

In tesi di massima l'opportunità dello sciopero c'è sempre, perché è sempre attuale nel proletariato il bisogno di migliorare le proprie co ndizioni di v ita.

Proclamato ed effettuato 16 sciopero degli automobilisti, la Camera del Lavoro offerse spontaneamente e ripetutamente la sua solidarietà morale e pccuniada. Niente crumiraggio adunque, almeno nella prima fase della verte~. Dopo quindici giorni di sciopero, .l'Unione Sin~ dacale iniziò una fervidissima propaganda, d.inan2i agli stabilimenti, per preparare la massa meb.llurgica. allo sciopero generale. Perché i padroh.i a utomobilisti non scendevano a trattative ? Perché lo vietava

il Consorzio degli industriali. Bisogna dunque colpire, danneggiare tutti gli industriali metallurgici aderenti al Consorzio, per costringere i padroni automobilisti a discutere, almeno a discutere, il memoriale degli operai. Quindi, sciopero generale di solidarietà esteso a tutte le maestranze occupate nelle industrie metallurgiche. A questo punto jntctvicne la Camera del Lavoro a dichiararsi contraria allo sciopero generale. Ma gli avvenimenti precipitano.

Il 17 maggio all'Unione Sindacale una imponente folla di operai proclama lo sciopero g enerale m etallurgico . È a fatto compiuto che si scat enano le opposizioni tenaci e irragionevoli della Camera del La· varo che consiglia ai propri o rganizzati di riprendere il lavoro e del Comitato direttivo della sezione socialista che - a sciopero iniziato da. 24 ore - vota il famoso o rdine del giorno.

LE UOVA, L'INCENDIO E ... . IL RESTO

Ebbene, domandiamoci : perché tanta opposizione a uno sciopero generate voluto dalla enorme maggioranza degli operai ? Che si sappia nessun vangelo socialista proibisce lo sciopero gene rale di categoria. Tale forma dì sciopero, per motivi di solidarietà, veniva ammessa, sia pure in casi eccezionalissimi, a.nche nell'ordine del g iorno votato dalla Camera del Lavoro e, del resto, la stessa Camera del L avoro, n o n ha dichiarato, in ques t i ultimì g iorni, di essere pronta a fa r scioperare i tramvicri, pe r aiutare g li o perai della Edison ? Non è questo uno sciope ro generale di solidarietà? C'è chi trova «stupenda» l'immagine delJa casa bruciata p er far scaldare due uovaj noi invece, la troviamo squisitamente filistea e piccolo-borghese. Lo sciopero generale di solidarietà è - socialisticamente parlando - l'espressione più nobile e profonda della evoluta e redenta coscienza opera ia. È altruismo in atto Bisogna essere incurabilmente miopi per non vederne tutta la bellezza e la forza e la significazione. In Inghilterra, dove imp era il <\.tradcunionismo », che t utti ci descrivono per ponderato, calcotore, legalista, in Inghilterra è scoppiato - pochi mesi fa - uno sciopero generale di ferrovieri (si badi : ferrovieri) per protestare contro l'ingiusto licenziamento di un macchinista. In Italia si ·sarebbe subito esclamato : cose da pazzi, uno sciopero generale di ferrovieri (servizio pubblico) per una sola persona I È l'incendio della casa per scaldare le classiche due uova.... Se tutti i compagni del macchinista licenziato si quotano una volta tanto di una lira in suo favore, gli gara;ntiraano una esistenza più comoda di quella del ferroviere, ma, sciopero generale mai, mai, mai. Invece i « prudentissimi » ferrovieri inglesi ha.ano in-

168 OP.ERA
OMNIA DI BENITO MUS SOLI NI

cendiato la casa e hanno ottenuto la revoca immediata del licenziamento. Prevediamo l'obbiezfone : io. Ing hilte rra le orga.nir.tazioni econo miche sono vecchie e formi dabili. Verissimo. Ma ciò le rende - per ragioni .intuitive - più caute nei loro m ovimenti.

BISOGNAVA PARTECIPARE ALLO SCIOPERO

Né s i dica che lo sciopero generale è stato impost o colla v i olenia dalle squadre di vigilanza. QuaJche bastonata non fa primavera. La verità è che nessun ferito si è presentato alle Guardie M ediche. Del resto, certi mezzi che chiameremo p er suasivi sono i mpieg ati anche neg li scio peri g uidati d ai riformisti. Non biso gn a p er am or della pro pria tesi servirsi degli stessi argomenti dei giornali borg hesi tipo Corriere, pei q uali ogni sciopero è impost o alla massa da una esig ua minoranza di faziosi e d i sopraffattori.

Sta in fatto che lo sciopero generale fu vo luto cd effettuato dalla maggioranza d egli operai metallurgici. Che fossero organizzati o disor ganizza ti è , in questo momento, affare seco ndario . Tutti gli stabilimenti, d ai g randi ai minimi, erano deserti Dunque, lo sciopero era riuscito . Ora d inanzi al fatto compiuto la Camera dd L avoro dov eva, secoodo noi, partecipare al movjmento, scindendo, si capisce, le sue responsabilità da quelle dei dirigenti l'Unione Sindacale. D ovev a d ire ai propri o rganizzati : scioperate I A b att.iglia fi nita si sarebbe p otuto tornare a discutere d i principi, di meto di e di persone. Che la Camera del Lavoro abbia errato, ci sembra indisc utibile, ma quest o e rrore n on gius t ifica la fe rocia di ling uaggio dei sindacalisti ch e trattano q uesta o rga nizzazione operaia, sie et simpliriler, come un c ovo di venduti e di spie.

PRIMO SINTOMO DI D EBOLEZZA

I dirigenti dello sciopero generale metallurgico h anno d at o una colorazio n e e una fraseologia rivoluzionaria a un m ovimento di semplici rivendicazio ni eco nomiche, quindi riformista. M ol ta blagut incendiaria, punteggiata da affermazio ni pacifiste e co nciliato riste.

I discorsi ai co mizi erano un gioco di chiaro scuri, u n1:1. su ccessio n e di luci e di o mbre, un alternarsi di rosso e di grigio. « N o i non vogliamo stravin cere I », si g ridav a; oppure : « noi voglia mo semplicemente discutere l ». N iente di « p oliticamente» rivoluzionario in t u tto ciò. Del resto g li stessi dirigenti ci t enevan o a con servare il carattere « ~co-

DALLA DIREZIONE DBLL'«AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 169

nomico » allo sciopero, e tale carattere veniva riaffermato anèhe nella circolare d ella Unione Sindacale Italiana. È verso la fine della prima settimana di sciopero che i dirigenti dell'Unione Sindacale da nno un primo segno di debolezza. Nell'intervista pubblicata sul S"olo dall'ing. Vanzetti - presidente del Consorzio industriali - non c'era. nulla che autorizzasse l'Unione Sindacale a scrivere al Vanzetti per chiedergli se quell'intervista rip roducesse esattamente il suo pensiero. Il V anzetti diceva : La sede del Consorzio è in Borgo N uo vo, 1 2. ; il Consorzio e'è per discutere tutte le vertenze_ fra operai e padroni ; ma questo non è un invito, è una semplice indicazione di recapito. Ora l'Unione Sindacale si afferrò a una frase anodina del Vanzctti per chiedete il colloquio che ebbe luogo nel pomeriggio del sabato, 2.3. In questo colloquio i dirigenti dell'Unione Sindacale si dimostrarono arrendevoli, anzi d eboli, e lo prova il fatto ch'essi g iunsero perfino a proporre ai padron.i la presentazione di un contro-memoriale su cui discute.re. Se questi sono i metodi dell'« azione diretta», possiamo affermare ch'essi non differenziano in nulla da. quelli dell'azione riformista.

Lo sciopero generale metallurgico doveva finire al sabato. Aveva dato tutto quello che poteva dare : cioè la prova manifesta della solidarietà operaia. Prolungarlo fu un errore. Nella massa si accentuavano le d efezioni. Lo sciopero generale sarebbe divenuto parziale, si sarebbe esaurito a poco a poco.

Si parlava, per galvanizzare il movimento, di uno sciopero tariffario, ma si trattava di parole. Uno sciopero del genere non si improvvisa. Cosl, mentre cominciava - per necessità di cose - a languire lo sciopero generale dei metallurgici, si cominciava a prospettare l'eventualità dello sciopero generale di tutte le categorie, a cominciare dai tramvieri e dai gasisti.

LO SCIOPERO GENERALE

Noi siamo favorevoli allo sciopero generale. Ma~ appunto per ciò, protestiamo e insorgiamo tutte le volte che lo si vuole: proclamare a. sproposito, condannandolo all'insuccesso ed al ridicolo. In Italia, i sindacalisti parlano di sciopero generale ad ogni momento e per ogni motivo. Pare uno sport. In Francia, patria del sindacalismo e dove il sindacalismo ha raggiunto unità. di tattica e profondità di dotttine, lo sciopero generale viene considerato ormai come un'arma da impiegarsi solo nei casi di estrema necess ità.

Proprio nell' lntemaz.ionalt del 14 maggio troviamo riportato un

170 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

articolo ·di Raoul Lenoir, nel quale c'è un brano che s'attaglia perfettamente al nostro caso :

« Da questi fatti - dichiua il Lenoir - è facile tra.ere la coodusione che il :sindacalismo francese non ha dato prova di alcuna cecità e di alcuna speranza chimerica, adottando il fanciullo sa.no e vigC>roso che è lo Sci~ro Generale.· Quel che ora egli deve fare è di conservargli la gravità che caratte ri:tza la sua for:ta e di evita~, con una esibizione ostentata e sproporzionata, di farne u n pagliaccio chiassoso ch e non avrebbe che l'arte di far ridere ».

Ebbene, se a Milano si ·comprendeva lo sciopero generale dei metallurgici, )o sciopero generale di tutte le categorie per una ques tione di tariffe era invece un assurdo. Era << l'esibizione ostentata » e sfrenata dello sciopero generale, deformato in un « fantoccio chiassoso » e nulla più. I sindacalisti francesi sono più. ... prudenti. L'ultimo sciopero generale d ecretatò dalla Confederazione Generale d el Lavato è durato 24 o re.

A ptoposito di scioperi crono metrati I Recentemente si sono svolti a Parig i scioperi dì una certa importanza, ma nessuno ha mai lanciato l'idea dello sciopero generale. Che più I La polizia ha invaso la sede stessa della Confederazione Genetale del Lavoro, ha scassinato le porte~ frugato nei mobili, sequestrato, perquisito e nessuno ha proposto.... uno sciopero generale di protesta, E sl, che la provocazione g overnativa c'è stata ed enorme I Gli è, aggiunge il Lenoir nel succitato articolo:

« .... che l'idea dello sciopero generale non può offr ire il suo valor e reale, che in relaz.ione al valore s tesso dell'organizzazione sindacale che essa stessa attinge dalla sua unità e disciplina. :8 - seoza dubbio - una parola che suona maJe, disciplina.; ma perché :spaventarsene dal momC"flto che tutte le manifestazioni di vita, di coscienza e di forn. :sono frutto dello sfor:to armonié:o d elle collettività unite, solidali, d iscip linate?... L'a:tione d'insieme è teoricamente impossibile se l'interesse g enerale non si s ostituisce agli interessi degli individui e delle categorie, che, sovente , potrebbero invocare delle rag ioni solide ed assennate per ri6utu~.i di aderire, nel momento e n ell'ora indicate, all'azione d'insieme»

Domandiamoci, con sincerità. : dov'erano, dove sono a Milano, le collettiv ità unite, solidali, «disciplinate», capaci di uno sforzo armonico?

Senza p rcparuione, lo sciopero generale eta conda.nnato all'insuccesso. Fatalmente, Adesso è facile e comodo batte.re sulle teste di turco riformiste, ma la verità è che di quella m asturbazio ne di sci opero gc:-

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» Ai.LO SCIOPERO Dl MILANO 171
L'INSUCCESSO

nen..le, la responsabilità prima spetta all'Unio ne Sfodacale, Se la causa era sentita, g li ordini del giorno della J..cga. tramvieri non avrebbero avuto infl uenza alcuna. Non bisogna dimentica re che accanto ai tramvieri della Camera del Lavoro e d ella Unione Sindacale ci sono anche que lli della Lega Cattolica. Lo sciopero generale dei tramvieri è stato ripetutamente proclamato da assemblee di trecento e non più persone. Come potevano imporsi a una massa dl oltre 4 mila tramvieri ? Dopo g li arresti del Bacchi e del Corridoni noi. non abbiamo pubblicaco il vo1antino della Lega tramvieri, perc~é non volevamo intralciare u n eventuale sciopero <( politico » di protesta contro la stupida e bes tiale rea zione poliziesca; invece, con nostra sorpresa, al venerdl mattina <e t utci » i tramvieri si presentano puntualmente e regolarmente alle. rimesse.

Restavano i gasisti.... j quali avevano votato un terribile ordin e d el g iorno rimasto inedito però, per misura di prudenza Ebbene i gasisti si rimangiano tranquiUa mente il loro ordine del giorno e vanno alle officine. .. .. Se i gasìsti hanno cosi co raggiosamente voltate le terga nessuno vorrà certo attribuirne la colpa aHa Camera del Lavoro o .... al Partito Socialista. G iova rico rdare, se le nostre informazioni so~o esatte, che fra i gasisti ce ne sono r:,o che vanno in pensione quest'anno.... Ecco una ragione « molto solida ed assennata, direbbe i l già citato Lcnoir, per rifiutarsi di aderire nel momento e nell'ora ind iC1.re alla azione d'insieme >}.

LA FINE DELLO SCIOPERO DEGLI AUTOMOBILISTI

L'insuccesso dello sciopero generale non poteva e n o n doveva danneggiare lo sciopero deg li automobi li sti. Attorno ai superstiti bisognava concentrare tutti gli s forzi.

Invece.... assistiamo a una fulminea stroncatura del movimento. Entra in sce'?a l'on. Trcves con una fo rmula acce ttando la quale il Sindacato metallurgico butta senz'altro al paniere il suo memoriale. All'ultimo momento compare anche !'ing. Pontremoli, direttore del Serolo, n on sappiamo ancora in r app resentanza di chi : se degli operai o de.i padroni. Le trattative procedono a grande velocità. Si stipula il conco rdato. Lo sciopero è finito. Vittoria ? Nessuno osa affermarlo Basta leggere i patti. Le paghe più basse aumentano di 1 0 centesimi al giorno.

U n centesimo all'ora. È una miseria. Adesso i dirigenti si giustificano dichiarando che non era p ossibile ottenere di più.... E per-

172 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
1

ché ? Perché non continuare ancora lo sciopero ? Se non era possibile ottenere cli più, vuol dire che non era possibile di continuare lo sciopero; ma allora.... voi dichiarate i l fallimento del vostro metodo , voi convenite con noi che, oggi, non è più possibile di fiacca re le formidabili resistenze padronali con truppe raccogliticce, n on allenate, non disciplinate. Come nella guerra fra l e nazioni, cosl nella guerra fra l e classi, il tempo del garibaldinismo è finito. Il comunicato col quale i fornai parigini hanno posto termine al loro sciopero durato ventiquattro g iorni e perduto, contiene queste sagg ie affermazioni che ci piace riprodurre :

« I fornai sconfitti comprenderanno che per attaccare un avvt"rsa.rio o rg anizzato, bisogna anzitutto, in una certa misura, raggiung ere l'equiva lente cl:°organi:zza. zione che si attacc2 .... comprenderanno che prima di minacciare bisogna essere capaci di uno sforzo continuo.... fare lo 5ciopero è un gesto improvviso, spesso irriflessivo e che no n può da re J"isultati se non in qua n10 gli scioperanti siano capaci d i vo lontà e d i costanza .... » .

E ]o sciopero dei fornai parig ini era diretto da sindacalisti autentici e qµes to comunicato è uscito dalle penne di sindacalisti pura marca francese ....

Noi lo accettiamo e facendolo nostro - a guisa di conclusionelo giriamo ai sindacalisti italiani. Trarremo una seconda conclusione quando saranno finite le attuali polemiche frat ricide e infeconde.

·Dall'Auanti !, N. 157, 8 giugno 1913, XVII•.

• D opo lo u i op,ro gmntd, di Milano e , d' lJa/ù,. Und PAgi " A di SJ.01Ù p rolttari A L' e,perimmro è rom pinto. Le propo,zio ni d el/o sàopero e del di -· 1a1Jro (247).

DALLA DIREZIONE DELL1 (( AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 173

PREFAZIONE A

« IL SOOALISMO RIVOLUZIONARIO » •

Il libro che presentiamo al l ettore italiano si compone di articoli che furono pubblicati su La Gu6"a Sociale di Parigi nd corso del 1912. Lo scopo pratico, immediato che tali articoli si prefiggevano e cioè l'intesa rivoluzionaria di tutte le forze sovversive militanti - socialisti, sindacalisti, anarchici - è complet2mente fallito. Né poteva essere diversamen te. Noi ci siamo convinti che ciò che separa i Partiti nOn è tanto il prog ramma quanto la loro f ornra mentù, ta loro mentalità che è quasi impossibile di ridurre a uno stesso denominatore comune. Le risposte al questionario diramato dati'Albcrt e dal suo collaborator e DuchC::ne sono comunque notevoli perché tutte concordano sul va-

* Ù!ARLES ALDERT e ]El,N DuCHENl! - I/ Jotialismo ri t1oluzi<nt11rio. Il JIJ() teffmo, la s 11a azion~ e il 1 110 uopo. Traduzione e prefazione di Benito Mussolini - Faenza, Tipografi.a P opolare Farntiaa, 1913. 11 libro uscl durante la prima decade di giugno del 1913.

l...a p refazione è pubblicata anche su ll ' Avanri.l, N. 161, 12 giugno 19B, XVIJ, preceduta dal seguente «cappello» anonimo: « La "Bibliote.:a del Socialismo Rivoluz..ionario italia.no" diretta e curata d a H. Mu5solioi ha pubblicato in q uest i giorni, coi tipi della Tipografia Popola re Faentina, il primo volume di Charlcs Albert e Jean Duchéne, cqc iintitola appunto: 1/ ;oriJirmo rivoluzionario, il 1110 l e"eno, l a u,a azione, it 1110 uopo, .E un libro importantissimo che sollevò in Francia vivaci discussioni e fervidi consentimenti, U traduttore Mussol ini ha anche scritto una prefazione al libro, p refazione che ne>i riproduci~ perché giova a da.re un'idea del contenuto d ell'opera dcli' Albert ».

Il capitolo di quest'opera : La 1orie1J ;oçùrli1t4, è pubblicato_su LJ Lotta di Cla.m,, fo·cinque puntate non consecutive, appane nei Nn. 116, 117, 118; i;, 20, 27 aprile; 119, 4 maggio; 12~, I) giugno 1912, III , L'ultima puntata preceduta dal Seguente « cappello » di Mussolini : « Con q11eslo arlirolo /11 Jerie degli s111di sulla sodelà wcialùta è finita. L't1utor1 Ch4rle! .Alberi ha ra,,IX10 i ;110; urilli in 1111 -tJolumello di un101renla pagine ruentemrnt, ,dito J. I.a Gu=e Sociale di Pfflgi , ha 1111lorizzalo il 11oflro dfrtltore a fttrne la 1Jersio11e in lingua italiana. IJ 110!11me Jarà 1,atioJJo enlro iJ mtst di gi11gno e Jolledtamfflltr stamJut10 , dilf,uo n:mil11frà il primo vo/11ms a,Jlà "Bibfio1tça deJ So,ùdùmo Riuoluzfo nttrHl italùmo ", Siftmo rerli rht I& no; t ra inizùtliva uirà sos1enu111 dal 11a/ido r on• 1rib1110 moraltr e maleritd, dei ,r.nnpag11i ,be rfrono;ço,:o ormai qunro grande sii, /'i,np(l1'1ttnza dtll'elnne,uo dominarlo e n1ll11ral, per lo ;vilupp o e j/ trion f o del!, nourt idu. N. d D. »

lore intrinseco degli articoli scritti dall'Albert e da lui raccolti nel volume che noi abbiamo - con fedeltà e coscier12a - tradotto. Certo, questo volume è un contributo non indegno alla letteratura del socialismo contemporaneo. Lo riconosceva recentemente anche D ie N e11e Z eit, la rivista di Ka utsky.

L'Albert come tutti gli scrittori francesi chiaro e semplice nella sua esposizione. Il libro è pervaso, traversato da un soffio p otente di idealismo e la geniale, logica, razionale ricostruzione della società avvenire sulla base di tre grandi istituziorù : Confederazione Generale dei Produtto ri (sindacati), Confederazione Genctale dei Con sumatori (cooperative), Confederazione delle C.omuni, non può essere respinta a priori co me un' anticipazione romantica alla Bellamy.

Abbiamo appena bisogno di avvertire che non condividi~mo tutte le idee dell'Autore e per essere più espliciti aggiungiamo che la parte critica del vo lume è quella c he me no ci pare elab orata, esau riente e co nclusiva. La critica alle leggi fondamentali del marxis mo che, secondo l'Albert, domina ancora i Partiti socialisti, è tro ppo superficiale. Anzitutto non bisogna dimentica re che quelle famose leg gi hanno carattere di relatività : non si possono quindi interpreta[e alla lettera co me dogmi. Ora, il fy.ti:o che ci siano diverse categorie sociali le quali formano una specie di tessuto connettivo delle collettività umane, non infirma affatto l'esistenza delle due classi che si potrebbero chiamare : la borghesia e il proletariato.

Del rest_o nei periodi di crisi, i ceti intermedi si polarizzano, a seconda dei lo ro interessi e delle loro ideologie, verso l'una o l'altra delle due classi fondamentali. La posizione e il destino d elle classi medie vatia da paese a paese. Cos l la formazione dei lrusl! n on elimina del tutto la concorrenza, come afferma l'Albert : poiché alla guerra fra singoli sussegue la guerra fra t rNsfJ co me rappresentant i di anonime collettività. Né ci sembra esatto a sserire che il ma rxismo, per il s olo fatto che introduce nella storia il gioco delle forze e d elle forme eco nomiche, conduca a una specie cli fatalismo. Il marxismo è invece u na d ottrina di yolontà e di conquista : altrimenti sarebbe assai difficile spiegare l'assurda contraddizione fra il preteso fatalismo dottrinale e l'attività pratica di tutta la vita di Marx. L'Albert ha perfettamente ragione quando avverte che non si deve restringere il socialismo a un semplice problema cli creazione. e distribuzione di beni ma bisogna presentarlo come la concezione integrale di una civiltà superiore a quella capitalista.

Il socialismo non quindi una sola « questione prole t aria. » ma, come si diceva giustamente una volta, una « questione sociale».

Il proletuiato risolvendo il problema della sua classe, riso lve un pro-

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 175

blema umano, traduce, cioè, nella r.ealtà, ·un'idea di giustizi.2. Ecco perché i motivi idealisti son o parte integrante del socialismo, ché - caso diverso - degenererebbe, come minaccia di degener:u:e il sindacalismo attuale, in una specie di operaismo corporativista cd egoista, che null'altro vede e apprezza, e per null'a1tro combatte all'infuori del minuto di meno o del centesimo di più. Di qui la n ecessità di un'organizzazione di uomini che - oltre le organizzazioni di mestiere - tenga vivo Io spirito di rivolca, agiti la fiaccola d elle idealità lontane, indichi la meta, affronti quei problemi - politici, morali, culturali, religiosi, giuridici - che trascendono la pura e semplice queStione del pane.

Cè ancora posto per i « Partiti ». Che non siano superflui come pretendeva il sindacalismo dei soreliani, lo dimostra il fatto che essi progredi scono, si rinnovano, si sviluppano, ha nno insomma una « v italità » niente affatto esaurita e niente affatto prossima ad esaurirsi. 11 sindacalismo, anche quando n on divenga sindacatismo - cioè un riformismo a colorazione più accentuata - non basta a tutto come proclamavano i suoi primi assertori, basta semplicemente a se stesso. La società umana è oggi straordinariamente complessa : non il Partito, ma nemmeno il Sindacato di mestiere possono comprenderla tutta quanta nelle sue svariatissime manifestazioni.

Charles Albert riafferma solennemente la necessità dell'esistenza di un Partito Socialista, susdtatore, pungolatore oggi delle energie operaie, strumento di trasfotma.z.ion e domani. I gruppi socialisti odierni costituiscono i primi fortilizi della città futura. Charles Albert vagheggÌa un partito socialista rivoluzio nario antiparlamentarista. Non astensionista, nella formula assoluta degli anarchici, ma sr:mplicemente antiparlamentarista. Criticando il parlamentarismo l'Albert n o n intende fare come egli stesso dice il « processo ad ogni specie di delegazione, pcrch~ noi sappiamo bene che non è possibile società alcuna, anche comunis ta, senza certe forme dì delegazione » ma intende di criticue il parlamentarismo come tattic.a socialista. Noi accettiamo in gun parte le critiche dell'Albert, ma non giungiamo alla sua conclusione negativa..

Vedssimo che il Parlamento è una specie di Circe trasformatrke di uomini, ma ci sono le eccezioni e nobilissime. D'altra parte le defezioni, i tradimenti, le inversioni" sono più frequenti laddove più basso il livello della politica generale.

E allora non è solo nel Parlamento che noi assistiamo al tris te spettacolo di uomini che passano al nemico, ma anche nel seno stesso del Partito fra gli stessi umili gregari ci sono dei disertori e per cause poco edificanti. Essendo degli opeW, il loro caso non suscita clamori. Chi può negare coraggio, energia, tenacia ai deputati d ell'op-

176 OPERA OMNI.A DI BENITO MUSSOLlNI
,

posizione ungherese? Non c'è stato in Ungheria un periodo di lotta « pailimentare » veramente epico ? Noi non vogliamo che l'uionc parlamentare abbia il primo posto, il posto assorbente nella tattica socialista, ma no n v ogliamo rinunciarvi completamente. Del resto lo stesso Char]es A lbert è assai incerto al rig uardo. Egli afferma che è venu ta. l'ora di pronunciarsi sulla questione de11'antiparlamentaris mo « molto nettamente, senza equivoci, senza reticenze », ma poi, poch e righe più sotto, attenua stranamente la portata negativa di queste sue dichiarazioni. Udite (pag. 4l)·

« Non è pos.'ii bile, né augurabile di rovinare un certo sociaUsmo parlamentare, o più esattamente un certo parlamentarismo mezzo borghc-se , me"LZO socialista. Contentiunoci di prenderg.li i suoi dementi migliori E noi n on saremo sempre obbligat i di. consid erar~ i parlamentari s.ocialisti come dei n emici»

A questo punto l'anciparlamentarismo di Ch. Albert diviene a-parlamen tarismo. La differenza è notevole, sostanziale.

« Noi - dichiara J' AJM'rt - siamo degli a-parlamffitari, piuttosto che degli .antiparlamentari. E non dobbiamo essere, in nessun ca.so, deg li ostacola.tori sistematici di votare. L'ast ensionismo militante e feroce, rostruzio!Usmo snervante e battagliero ci sembrano pessime tattiche ».

P oi l'Albert apre una singolare parentesi, con molto signinative eccezioni del suo « a-parlamentarismo »

« Quantunque - egli dicè - antiparla.tnentari i.n Fta ncia noi siamo bene obbUg ati di i:ssere parlamentari a ltrove, in Russia, per es . e anche in G ermania •·

Ct di più. Chules Albert ammette il caso speciale anche per la stessa Francia dove veramente il parlamentarismo sembra agli estremi

« Noi dobbiamo ammettere - dichiara I'Albert - .che anch e rhn nolJ! su certi punti, in seguito di un ritardo di evoluzione o io qualche altra circostanza speciale, la battaglia elettorale possa presentare un interesse. E in questo C8$0 n oi dobbiamo evitare di turbarla»

Ora, chi p otrebbe negare ad esempio che la prossima battaglia elettorale in Italia non presenti un « certo interesse » ? Sono milioni e milioni di cittadini che possono u sue per la. p rima volta, nei secoli, di un l oro diritto. , Diritto che ha. il suo valore non diminuito CU.gli schemi o dalle ironie deg li imbecilli. a piac.e a tal proposito riportuc questa eloq uente pag ina di Chatles Plguy, il direttore dei notissimi Cahitn dt laQlllnz.aint.

DALLA D1R.EZ10NE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO D( MILANO 177

« D egli uominì sono morti per la libertà, come deg li uomini sono morti per la fede.

te Queste e l~ ioni vi sembrano oggi una fol'ma]ità grottesca, universalmente mentitrice, truccita da ogni parte. E voi avete il diritto d i di rlo. Ma degli uomini h anno vissuto, degli uomini innumerevoli, degli eroi, dei ma rtiri e direi dei "santi·· e q uando vi dico dei " santi" io so forse ciò che intendo ditt; "degli uomini hanno sofferto, sono morti, tutto un popolo ha vissuto perché l'ultimo degli imbecilli abbia ogg i il dilitto di compiere questa formalità. Fu una terri bile, una laboriosa, una paurosa feconda.2ion e Non fu sempre grottesca Dei popoli a ttomo a noi, dei popoli interi, ddle n.lle lavorano per la stes~ dolorosa fecond azio ne, lavorano e combattono per ottenere questa formalità d erisoria Queste e le-zion i soao rìdicole Ma c'è stato un t empo, m.io caro Variot, un tempo eroico in cui i malati e i moribond i si facevano portare nelle sedie per andare " a deporre la loro scheda nell'urna", D eporre la propria scheda nell'urna, questa espressione vi sembra. oggi grotte!lca.

« Essa~ ~tata preparata da un s ecolo d 'eroismo E non di un eroismo " let· terario ". Da un secolo del p iù incontestabile, del più autentico ero ismo, de ll 'eroismo più francese. Que~le elezioni sono ridicole , Ma c'è stata una elezione La grande divisione del mondo moderno fra l'Ant ico Regime e la Ri voluzione. E c'è sca lo anche u n ballottaggio, Variot, G iovanni Variot. C'è stato quel picco lo ballottaggio chC! comin ciò ai mulini d i V a lmy e fini a ppena s ulle alture di H ougoumo nt.... » ( Notr e J eum:11~, pag. 4 5).

Noi crediamo che Charlcs Albert non predicherebbe l'astensionismo p e r le prossi me elezioni in Italia, &se saranno. fra l'altro, la prima grande consultazio ne nazionale dal '60 in poi. La diserzio ne delle urne costituirebbe la sanat oria di tutto un cinquantennio di politica monarchica. I termini del n ostro accordo e del nost ro dissenso con l'Albert sono dunque precisati,: il parlamentarismo non dev'essere che una e non la principale fn. le molte estrinsecazioni dell'attività socialista, non fine e scopo di questa attività.

Ma nel librn dell'Albert c'è una la.cuna. Non vi sì parla dell'elezionismo municipalista. È chiarissimo che tra Comune e P arlamento c' è una differenza qualitativa, n on solo quantitativa. Una differenza di funzione e di poteri. Scrivemmo in questo senso all'Albert stesso ed egli il .zz settembre 191.z cosi ci rispondeva:

Noi ~on abbiamo detto nulla, è vero, sull'entrata dei socialisti rivoluz.iona.ri nelle assemblee municipali cd è un.a lacuna. Ma non v'è dubbio che occorra risolvere la qu~tione come voi l'avete .risolta e risponde.re aHermativamente, Jn ogni caso la questione è una di q:ue lle che, con intera. libertà, potrebbe essere lasciata a lle Federazioni e ai gruppi in un Partito costituito sulle basi del nostro volume. Il senso del nostro antipulamentarismo o meglio del nostro a-parlamentarismo, è, 1nzitutt0i di protestare contro lo stato b«ghese e di d issolidarinard clamorosamente dalla democruia borghese : è di pretendere di creare nel proleta.riato e mercé le sue stesse ri$orse, una coscienza politica distinta dalla coscicn2a p olitiea borg~e. Or.a. il nostro aJlontanamento d ai Consigli municipali, non potrebbe prendere, è chiaro, questa significazione. Noo si tra tta più qui di partecipa.re

I ·I , l I l i i ; 178 OPERA OMN IA DI BENITO MUSSOLINI

il una fumiooe legislativa e govem amentale, che è l'e5stnza nessa deUa democrazi a borghe se. ma semplicemc-nt c d l amministrar e gli interessi particolari, immediafi di um regione. la part e-cipaz.ione d ei rivo luzio nari all'amministrazione d ei Comuni attuali, sopn.ttutto dei Com'uni di piccola e m edia imp ortanu, non presenta nffauo il g rave ~ colo deU' azi one p arlam entare che ·è q uella di de«tpitare la massa militante d ei suoi capi. Non si vede dunque nessuna seria ragione di respingere i reali vantaggi che può arrecare l'entrata. dei rivo)uziooui n ei Comuni. Ciò che non significa - ben inteso - che noi dobbiamo accordare u n valore di tra!fonna:zione soci.aie qualsiasi a ciò che si è convenuto d i chiama.re i l « socialismo m unicip1le » e nemmeno perseguire tale scopo. Si tcatte rebbe sopratt utto -di unil specie di .app rendis.i.ggio a.mmfoistrativo e soprattutto, forse, d i un' autorità morale da conquistare con una gestione di interessi comunali più i ntegra e più intelligente di quelle borghesi.

Quantunq ue il Comune attuale rassomigli pochissimo a ciò che sarà la Co. mune futura, c i sembra logico impadronircene ne lla misura d el p ossi bi le, cod come a vvlene per il Sindacato e p er la Cooperativa

Ma è necessario d i vegliare affinché i nostri militanti non perda no n ulla de lla )oro libtttà d°'azione, oé della loro franchezza rivoluzionar ia.

N o i agg iuogJamo a conforto delle arg omentazioni dell'Albert :

1 che duran te le lotte d 'indole economica il fatto che jl Comune in cui esse sì sv olgono sia o no socialista, ha la sua grande im portanza.

2 , c he il Comùne può, in certi casi, diventa re ' u no strum ento efficacissimo di lotta anti-statale e an.ti-borghese. Purché s i v a d a a l Comune. e questo è l' essenziale, senza compromess i e senza eq u ivoci con altre frazioni politiche cosiddette: « affini».

Il libro d ell ' Albert ci p o rgerebbe o ccasione per fare moltissimi a ltri r.iliev i e considcru ioni> ma a llo ra finiremmo per scri v ere i nvece d i una prefazione, un altro libro. E questo v ogliamo e\·itare.

Ci limitiamo a richiamare l'att enzione dei compagni sul piano della società socialista quale ci viene p rospettata dall'Albert. Si noti la d ifferenza fra collettivismo e comuni smo e le ragioni per cui è preferibile il primo sino a quando non sia migliorato il « materiale umano» Alt ro argo mento sul quale i compagni do vranno.meditare è quello che riguarda il funz.ionamento della. Comune.

La forma politica d ella società socialista è dunque il Comu nalismo, cioè una repubblica che non ha nessun ca~tterc di quelle attuali, una repubblica che non corrisponde nemmeno all' ideale mazziniano . ma si avvicina molto, sin quasi a confondersi co l fed eralismo » di Carlo Cattaneo

Oò è impo r ta nte. N on m eno sin tomatica è la previsio ne d cli'Alber t di una rivo l uzio ne sociale, m a nazionale, per cui a difend e r s i da

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPHRO DI MILANO 179
13 - V.

possibili attacchi di nazioni arretrate sarà necessario per qualche tempo una specie di esercito a base di m.ilizje comunali. Se si accetta questa previsione, l'antimilitarismo assoluto diviene un assurdo e trionfa invece la tesi del Jaurès a cui si è rallii recentemente l'Hervé co l suo volume .I..a Conq11lt~ de l'Armi,.

L a questione è elegantissima, direbbe un giurista. Socialismo e militarismo non sono più due termini che si escludono a vicenda, p erché anche in una nazione socialista permarrebbe una forma di militarismo sia pure profondamente diversa dalle odierne, Noi siamo di parere opposto. Noi crediamo che - dato l'interdipendcnz.a economica, politica, culturale delle nazioni e il sempre crescente internazionalismo proletari o - quando la rivoluzione sociale sarà matura in una di esse, le altre o la imiteranno, o il proletariato sarà già cosi forte da impcdfre alla borghesia nazionale ogni intervento armato. Caso diver so tutti i socialisti si batteranno alle frontiere p erché la g uerra - e non è la prima volta òel1a storia - do"1:à salvare l'idea e il fatto della rivoluzione.

Non pretendiamo di aver detto la parola definitiva su questo argomento che può essere oggetto di discussioni utilissime fra compagni. Ci siamo limitati a uno spunto , a un semplice motivo. Uno dei pregi del libro di Charles Albert è appunto quello d i offrire un vasto materiale alle controversie e alle meditazioni di tutti quanti coloro che pur seguendo vjc clivcrse mirano ad uno stesso scopo : l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Ed ora due tighe - non più - sull'Autore.

Cha.rles Albert è· nato a Carpcntras nel 1869. Ha: studiato filosofi.a all'Università di Lilla. Esordl nella politica dopo il massacro di Pourmies, nel 189 1, come g uesdista e collettivista. Poi diventò krnpotkiniano e anarchico. Collaboratore f>CJ: nioltissim.i anni del Temps No11v1'1ux del Jean Grave. Assiduo collaboratore dell'opera di Fcrrer. Come tCorico ci ha dato un fortissimo volume già uadotto in ita.· liano: L'Amore Libero. Non meno importante è l'altra pubblicazione dell'Albert: Che .,oso. è l'art e? L'Albert è anzitutto un pensatore, un uomo di biblioteca. Il suo anarchismo ha sublto in questi ultimi tempi una profonda trasformazione che gli è stata rimproverata dai suoi correligionari come un « veto e proprio tradimento ».

Indice di questa crisi d'animo e di idee è il volume che noi presentiamo ai sovversivi italiani.

·\, 180 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
.i
Milano,
TJIJ. B. M.

VENDETTA NAZIONALE DEL CAPITALISMO

Colle feroci co ndanne pronunciate ieri c ontro gli jmplicati n ello sciopero metallurgico di Milano, il Tribunale di Milano - e per esso il Presidente Allara - si è cr'eato un vero, innegabile. immortale titolo di benemerenn presso tutt.a la cfa.sse capitalistica italiana.

Fu un verdetto di classe che appunto petché tale merita l'attcn•. 2ione di tutti i socia.Usti, di tutti i lavoratori coscienti e digtlltosi. Sarebbe triste e vcrgò gnoso che lo sdegno e la protesta che il verdetto ha provocato si dovesse limitare alla sola Milano, e non trovasse eco in tutta Italia. Noi non ci meravigliamo della ferocia con c ui la borghesia colpisce i suoi nemici, i suoi futuri espropria.tori. Se ce ne merav igliassimo -dimostreremmo di essere affatto ignari di ciò che la lotta di classe è, di ciò che deve essere, di ciò che no n può non essere. N elb società capitalistica il « diritto » è sinonimo di forza, di prepotenn, di violenza. Il Tribunale-specialmente quando si tratta di un pwcesso che porta una impronta di classe wsl palese come quella del processo" di ieri - non è altro che l'esecutore fedele della volontà. della classe .che è al potere. I protagonisti e i vincitori della indeg na co mmedi2 giudiziaria di i eri sono : il Consorzio metallur gico e l'intera classe capitalistica, I giudici e il P residente del Tribunale hanno voluto e potuto essere feroci, emettere una se ntenza i naudita, sorpassare la s tessa misura suggerita dal Pubblico Ministero, hanno p otuto insomma permettersi il lusso di sfidare l'o pinione pubblica, perché sapevanò di essere gli esponenti di u n a classe che si sente ancor forte e difende il prestigio della propria for2a basata sulla prepotenza_ e sul privilegio. È l'inaugurazione di un metodo ; il capitalismo italiano, pur essendo giovane e poco agguerrito, ha la fortuna di poter scimmio ttare i -metodi che in altri paesi il capitalismo ha acquist..at~ aura.verso decenni di esperienza, di lotta tenace con una classè: lav oratrice organizzata, disciplinata, consapevole dei mezzi e dei futi della propria battaglia, Il capitalismo ·italiano si organi zza, si solida.rizza e fa valere la propria forza. I « pad.toni » delrindusuia metalltÌrg ica fanno scuola: è u n' industria moderna, ricca. forni ta d ei più perkrionati e raffinati mezzi di pro duzione. Richiede e forma una mano d"opera- scelta, e questa appunto p erché t ale è più ribelle, più

consapevole dei propri diritti, più dignitosa, più organinabile. Il p iù numeroso sindacato d'Europa è appunto quello dei mcta.Uw:gici tedeschi. In Italia, purtroppo, il trusJ ca.pitaliStico precede e supera per forza e compattezza i salariati della metallurgica. Ecco perché i consorziati a Torino protestano perché le autorità non si mettono palesemente, sfacciatamente a servizio dei capitalisti. A Milano fanno arrestare, ammanettare, condannare per direttissima, applicando delle pene capitali a chi dello sciopero è stato esponente partecipante o semplice spettatore.

Il procedimento è cosl spudoratamente forcaiolo che ha s uscitato le ire anche di chi di solito è indifferente anzi ostile alla classe lav oratrice Vedremo la stampa di molti colori pi:otestare contro « l'esagerata severità » della sentenza, sappiamo che gruppi d'individui e di P artiti hanno iniziato un'agitazione per ottenere l'allonta name nto da Milano dell' Allara e che venga affrettato l'appello.

Auguriamo pieno successo alla iniziativa, per vedere liberati al p iù presto dal carcere coloro che la giustizia borghese ha voluto colpire come tanti capri espiatori. Ma diciamo subito e lo diciamo fot te che se anche l'agitazione dovesse avere esito felice, non r iterremmo questo né una soluzione e nemmeno un'attenuante della situazione generale che si palesa gravissima e sulla quale attiriamo l'attenz ione dei n ostri e dei lavoratori italiani in genere.

Quello di ieri è stato un episodio feroce, sanguinoso, .i proletari non lo possono lasciar passare senza trarne l'insegnamento che ne scaturisce con tanta evidenza. Farebbero male i lavoratori se vedessero neUa sentenza di ieri una semplice lesione del diritto umano. È molto di più e assai peggio. E il riconoscimento legale delle più ignobili disuguaglianze di classe. È la. sanzione pubblica, palese delle più ig nobili disuguaglianze di clas[se] •. [PoJco importa se i condannati abbiano o non abbiano gettato d ei sassi, siano o non siano ricorsi a dei mezzi che si chiamano violenti, Il sintomatico è che noi si viva in una società in cui fra due classi in contesa all'una si concede la possibilità .di difendere il proprio privilegio con innumeri fucili e altri me22:i di violenza e d'intimidazione, e si creano delle istituzioni che assorbono la maggior parte degli introiti e delle energie del popolo, per difendere questi privilegi; mentre quell'altra classe che non possiede altro che la vita viene accusata e condannata se si pennette di lanciare qualche volta un sasso - istintivamente - per difen dersi dalla violenza dei difensori armati della borghesia, Nella contesa fra capitale e lavoro non esiste mai pariti di condizioni. Parla.re del di-

182 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
• Lacuna del testo.

ritto umano uguale per tutti vuol dire fare ddle affermazioni prive di contenuto e di sincerità. È demagogia della peggiore specie. Se i sassi che si presume si eno stati gettati dagli sciopeami nella esasperazione della lotta fossero stati gettati da figli cli papà, da dimostranti nazionalisti? Sarebbero pur essi stati condannati per direttissima?

I la \•oratori devono sentire profonda, irrefrenabile indignazione e ribellione contro la sentem:a perché essa dimostra che nella società capitalistica, la proprietà privata sta al disopra di tutto, essa è inviolabile, alla sua inviolabilità vengono immolate innumerevoli vite u mane, e tutto è lecito in sua difesa.

Deve scaturire per il proletariato dalla mostruosa sentenza di classe la persuasione che n ella società capitalistica esso « non possiede altro che le catene». Tentare d'infrangere queste catene vuol dice scatenare tutte le ire, tutte le più basse ve ndette della classe privilegiata. Quante volte non hanno detto i sociaHsti nei loro scritti, nelle loro conferenze : nella società capitalistica l'operaio p o ssiede una libertà s o la: quella di. ... morire. Tutto il resto gli è co nteso. Deve vegetare sottometten· dosi allo sfrut tamento e alla oppressione delle class,i dominan ti. Appena manifesta il minimo malco ntento, il timido desiderio cli essere una volta tanto almeno per un attimo qualche cosa di più di una bestia da soma, qualcosa di più e di diverso d'una semplice . merce, ecco che si armano e procedono contro di lui tutti i poteri costituiti, tutti i b en pensanti della società attuale, per .ricordargli la triste e umiliante realtà

E di questa t riste e umiliante realtà il verdetto di og gi non è ch e un episodio. Ecco perché non basta insorg ere contro l'episodio, ecco perché bisogna combattere senza treg ua l'iniquo si stema che genera tali episodi. E in ques ta titanica lotta, contro la s0<..-:ietà capi· talistica1 contro tutti i suoi tenaci difensori più o meno togati, il pro· lctariato non può avere che una guida, che un alleato, che u na bussola, che un programma. Il proletariato dev e assalire e co mbatte re e vincere il nemico di tutte le sue libertà e di tutto il suo diritto in alleanza con i proletari socialisti di tutti i paesi. Deve aver per bussola il pi:ogramma della lotta di classe, essenzialmente rivoluzionaria, p e rché te nde a trasformare, a sovvertire le stesse basi ddla s~cietà.

Nessuna alleanza coi Partiti e cogli individui che protestano o fingono di protestare contro una singola senten2a, contro singoli esponenti e app1icatori della giustizia borghese, salvo a sostenere in tutto il resto la società capitalistica. con tutte le sue fo ndamentali ingiusti.zie, ma lotta ad oltranza, con ogni mezzo, per rendere il proletariato consapevole delle offese che gli si recano, per renderlo sensibile ad og ni ingiustizia, solidale con gli oppressi.

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI MILANO 183

E 1a protesta contro l'infa.me sentenza di classe del Tribunale di Milano sarà tanto più tenace e virile in quanto i socialisti in essa vedono una delle manifestazioni di quel sfatema borghese al quale non da oggi hanno dichiarato guerra ad oltranza, sarà tanto più virile in quanto i mezzi di lotta li attingono al ricco arsenale della internazionale socialista, in quanto sono ispirati e guida'ti dalla fede socialista, suscitatrice di innumerevoli energie combattive, e fonte inesauribile di idealis mo rivoluzionario.

Dall'Avanti.', N. 163, 14 g iugno 191}, XVII*.

• L' A :font SQda/iJJa, N. 2~, 22 giugno 19B, 111: « LA NUOVA I>ITrATURA. -' (+) Ma non cosl pens6 Mussolini. U neo-Marat de1I'AvaJi! solito passar sopra ai deliberati della Confederazione; e dalle colonne del mo giornale pro.. clam6 la guerre santa del proJttariato contro quella che egli qualifidl • fl,ndnta nllZionala drl &t1pi1,Jiuno " , 11 mostruoso parto di un magistrato divenne per lui un verdcuo di classe. "Noi- noR ri mn-(lf)iglùnno - egli esclamava - della fe-roria UHI (Ni la borgheiia rolphrt i .JNoi ntmiri, ( +)" 1>,

. . ·\· _-:. ·,-., '<' '.),', 184 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

IL PROLETARIATO MILANESE RISPONDE CON LO SCIOPERO GENERALE ALLE INIQUE SENTENZE DELLA MAGISTRATURA

Il p rolc: tariato milanese ha raccolto il guanto di sfida che - con una sentenza mostruosa - gli fu lanciato ieri da una magistratura pro na. a rendere i più ignobili servizi all'autorità politica e poliziesca che ha sete di vendette e di rappresaglie. A sentenza. di classe, risposta di classe. Oggi il pro letariato milanese diserterà i cantieri e le officine pct eleva.re alto e solenne il grìdo della sua protest a. Camera del Lavoro e Uniorie Sindacale hanno votato lo sciopero generale. Sia.mo certi che il Consiglio generale della Camera del Lavoro ratificherà stasera il voto della C. E. Cosi il movimento sarà completo. Modalità e obiettivi saranno precisaci e stabiliti dai comitati d'2gitaz.ione. Lo sciopero continuerà finché tali obiettivi non siano nggiunti 1 Viva lo sciopero generale !

D all' Avanti!, N. 163, 14 gfogno 19B, XVII*.

• JI gNtmlO ,{; sfir/ri (103).

A RACCOLTA!

Poche ore prima che si riunisse il Consiglio generale del1a Camera del Lavoro non sono mancate le notizie tendenziose e i saggi consigli della stampa moderata e democratica. Secondo il C(}rritrt della Sera lo sciopero tramviario sarebbe stato un insuccesso, lo sciopero generale sarebbe quasi completamente mancato. Menzogna e pietosi desideri Noi, impt:nitenti nemici del bluff, siamo i primi a riconoscere che ieri lo sciopero no n è stato generale. Né, aggiungiamo, poteva esserlo. Le ragioni sono semplici ed inçuitìve sino all'evidenza. Anzitutto non e'~ stato nessun lavoro metodico di preparazione all'infuori del comizio tenutosi venerdl sera all'Unione Sindacale. Poi il sabato è giorno di paga e parecchi operai usciti or ora da un altro sciopero hanno dovuto - almeno nella mattinata - fare atto di presenza alle officine per ritirare il salario della settimana. Infine moltissimi dei tramvied si sono presentati alle rimesse p erché ritenevano risoluto favorevolmente fra gli operai lo sciopero della Edison e ignoravano la delibera per lo sciopero generale di protesta. Ciò malgrado lo sciopero non è stato cosJ parziale come vuol far credere il Corriere della Sm1. Su citca 800 vetture tramviarie che circolano normalmente sulla linea della rete urbana, il servizio era ridotto a 1jO, metà delle quali g uidate da controllori Oò prova che due terzi almeno dei tramvieri banno abbandonato il lavoro. Tutti gli operai delle industrie automobilistiche e migliaia e mig liaia di metallurgici hanno disertato le officine. L'inizio dello sciopero ha s uperato le più· ottimistiche previsioni. Mentre il Corrùre diffondeva la .notizia infondata dell'insuccesso, il Suolo propinava i suoi disinteressati moniti e consigli agli operai foscritti alla Camera dCI Lavoro. Il giorru.le della de mocrazia cerca da qualche tempo e invano la linea di equilibrio fra il suo bavardage demagogico e Ja paura di perdere la clientela borghese e piccolo-borghese che ha un sacro orrore dello sciopero generale. Noi non sentiamo in questo momento bisogno alcuno di polemizzare. Il Consiglio gcncnle della · Camera del Lavoro ha risposto per noi. Jl Suolo è servito. La Camera del Lavoro ha votato lo sciopero generale all'unanimità, fra grande entusiasmo. Non è dunque un covo di crumiri e di spie, come si è affermato - con l'animo oscw:ato dalla passione polemica - in quc-

.,

sti u)timi giorni. Notiamo e passiamo. O ra che lo sciopero generale è stato proclamato da t utto il proletariato milanese, si tratta di agire con ogni me:zzo affinché lo sciopero generale sia v~ramcntc, completamente, a ssolutamente generale, ferisca ciòè il inaggior numero d'interessi e d'abitudini borghesi e piccolo-borghesi, turbi profondamente la vita della città, Bisogna farlo « sentire». Deve estendersi ed intcnsiiicarsi. Abbraccia.re e travolgere nel movimento tutte le categorie. 1a stretta del gigante che -a poco a poco - paralizza la vita del mondo borghese. Non più trams, né gas, né luce, né vetture, né teatri .... I negozi che ostentano nelle abbacinanti vetrine tutta la ricchezza prodotta dall'umile e sfruttato lavoro di generazioni e generazioni ignorate dì proletari, devono rimanere chiusi... . Non basca ancora. I salariati e gli impiegati del Comuné, i salariati e gli impiegati delle amministrazioni stataH, non hanno nessuna ragione di rifiutare la solidarietà al proletariato col quale hanno in comune la m iseria.... Se lo sciopero acquista - come noi fermamente crediamo - questa formidabile p o rtata, domani Milano rovescerà nelle vie i suoi 2.00 mila. proletari I Finché lo sciopero n o n abbia raggiunto il n1aximum della sua efficenza materiale e morale nessuno parli di s troncarlo e nemmeno di limitarlo... . Quando b. Milano proletaria avrà immobilizzato la Milano borghese, vedremo se non sarà il caso di chiamare al soccorso il proletariato di tutta Italia il quale sin d'ora dev e restare in v i gilante attesa coll'acme al piede.

E ora a voi, proletari milanesi. A voi dimostrare che siete ancora degni della vostra storia che ha la pagina vermiglia del '98 e quella indimenticabile del '904. Date ancora una volta l'esempio. Lo dovete perché costituite l'avanguardia del movimento operaio italiano. Dimenticate le ire fratricide. U nitevi in un solo fascio di fedi e di energie. In alto j cuori. Viva lo sciopero generale !

Dall'Av,mti !, N . 164, 1:5 giugno 19 13, XvH • .

* L'Azio11e SorùJù1a, N. 25, 22 giugno 1913, Ili: <1 Co.ME JL ClCLONli Sl :!VOLSE, - (+) Sin questa giornata campale che il Mussolini ( +} ha scritto sull'Avanli / della mattina: "Si lralJa di agire ron ogni meno ttf/inr hi lo 1dop1N.) gtner,1/e sù1 veramtntt, compl,tamente, assolutamtnts gentmzle, ( +) ", OsSIIRVATOR >.

r DALLA
DELL'« AVANTI!» ALLO SCIOPERO DI M ILANO 187
DJREZIONE

Chi è qui, o fuori di qui, lo scettico, il pessimista, il vile che osi ancora p arlare di dissoluzione e di morte ? Questo vostro scatto, q u esta riunione meravigli osa sorprende noi stessi che dubitavamo della suscettibilità della massa op eraia.

Ma frammo conviene pensuc non a quello che faremo domani · hensl a ciò che sarebbe o p portuno di compiere oggi. Dove vogliamo dunque arrivare? Abbastanza lontano ; a qualche cosa di più che uno sciopero ridotto, clandestino, che sarebbe un tradimento.

L'oratore eh, è .rempre stguiJo con interuse palpitante, constata a q«eslo p11nto che alcuni t rams circolano come se lo sciopero non fosse, cosicchC p iazza del Duomo e Corso Vittorio Emanuele non hanno perduto niente della loro consueta animazione. ·

D ove insomma la b orghesia ricca fa i suoi affari, ha le s ue banche, i suoi traffici e dove nci caffè-concerto e nei teatri essa tripudia a tutte · le ore, niente c'è che p ossa far sentire ai dominanti la realtà d ella battag lia che si è impegnata.

Ora, se è vero che il silenzio dei popoli è la paura dei re, d obbiamo ottenere che abbia termine l'imposizione dello sciopero clandestino e del comizio priva to.

Rivendichiamo - wzl/a il Muuolini Jr.a un HragantJ di applauti - il diritto alla strad a e alla piazza, e subito. Una volta M.i.lano operaia aveva l'abitudine cli andare al cents:o non alla periferia a discutete dei suoi più vitali interessi , e anche adesso tutti noi vi andremo, Ma sj dirà che lo sciopero generale è lo strango latore dei servizi civili. ... Pi grazia di quale civiltà voi parlate? Di questa civiltà borghese che miete vittime durante gli scioperi ; che vittime vuole dun.ote la guezra ? E nemmeno ci commuovono l e condanne di questi giorni La borghesia, la nostra nemi~ si difende come meglio può. Noi stiamo contro di essa in atteggiamento di guerrieri, non di pitocchi.

• Riassunto del discorso pronundato a Milano, nella Casa del Popolo, il pomtriggio del 16 giugoo 19B, durante un comizio io favore dello sci opero generale (Dall' Ai:.m1i!, N .· 166, 17 g h igno 1913,, XVII).

[
« VIVA LO SCIOPERO GENERALE ! »] *

A nostra volta. quello di non concedere armistizi e di non affidarsi alla. democrazia di Casa Savoia I

Concludendo : l'Italia operaia aspettava il motto d'ordine da Milano e questo è stato dato. Sappia ora questa città che ha saputo nel '48 liberarsi dai Radetzky di fuori, prepararsi ad espellere anche i Radetzky di dentro.

Un mio . avviso da ultimo : io credo che parecchi fra i soldati ricorderanno che pdma della divisa hanno pattato la b/011.re operaia e non vorranno compiere opera fratricida. In corteo dunque, senza recriminazioni per il passato, senza devastazioni, ma con coraggio il popolo vada verso piazza del Duomo, a far sl che lo sciopero non .sia più clandestino. -È ora. di tornare al libero sole e con il grido che riassume tutte le nostcc speranze, tutti i nostri odi, tutti i nostri amori. Viva lo sciopero generale I (Un"acclamoz/one immen.ra rùpondt all' oratort; e IN/la la 11N111a, pronta S't precipita· alle ,mite, ml/a strada, rtno il rentro da raggùUlgert •.

* Quando Ja folla giunge in piazza del Duomo, MussoLLOi - che aveva corso il rischio d i venire arrestato - pro11uncia ancora queste poche paroJ.e : « "Com /)11gni! Nei ,:/,biam,c otltm uto il ,uutra uopo; siamo riuuiti da aff,rm,wd ed " p(}rf4rt lo uiop,ro- g,nr,41, ntl ~,ntro d,/111 dtt4.' Sriogliamod. A 411u1a !tr/1.," domm1i. v;ti.s lo JtioJ>e-ro gtt1er"11!". Uno scrosciante applauso e grida ripetute di : "Vin 1o sdoptto! Viva l'A v111ui!'' salutano le parole del .nostro direttore. Quindi la folla si scioglie mentre da più parti arrivano sul posto truppa, carabit1ieri ed agenti di P. S. » (DalI'A;,anJi/, N 166, 17 giugno 19B, XVII}

DALl.A DIJlEZIONE DELL'« AVANTl ! » ALLO SClOPEllO DI MILANO 189

CON MAGNIFICA CONCORDIA

MILANO PROLET ARIA HA SCIOPERATO!

Lo sciopero genern.le è riuscito ? Indubbiamente. Non r aggillnse ieri l'ampiezza e l'intensità c he noi vagheggiavamo, ma n on è stato pattiale come si vorrebbe fa.e credere dalla stampa borghese. Non si esagera dicendo ch e n on meno d i c en tomila operai hanno disertato i cantieri e le officine La riuscita del movimento t stata certamente facilitata dall'accordo delle organizzazioni economiche. la polizia stessa non ha osato tentare la grande repressione com'eni. for se nel suo intento . Non si sfida impunemente tutto il proletariato di una grande città .

Comizio indimenticabile, quello di ieri alla Casa dc} Popolo ! Comizio « privato», ma pubblico irrimenso. Noi abbiamo pro posto il corteo verso la piazza, Ci sembrav a, era anzi necessario. Uno scio- · pem generale non può essere « ammaestrato >). Non può confinarsi in una sala sia pure grandissima come quella della Casa dd Popolo pe r ascoltare dei discorsi sia p ure inspirati c d eloquenti Abbiamo detto alla folla ciò che avevamo sccitto sul giornale. Bisog nava far « senti re 1> lo sciopero alla città che conserva va al centro il suo aspetto « normale)), grazie anche al mo'Vimento di una dozzina di trmJs guidati da pochi miserabili G iuda. Questo nostro o biettivo è stato raggiunto. La folla ha do~uto colluttarsi colla polizia, resi stere alle cariche della cavalleria, lasciare qualche ferito l ungo le vie, ma ha por t ato la tempesta al centro, Quando j primi gru ppi di scioperan ti sono giunti in Corso- Vitt. Em. la città ha perduto - d'incanto - il suo « aspett o normale ». Chiusura precipitosa di nego.zi, ritiro completo degli ultimi trams assaliti e lapidati, so rpresa g rande nei pacifici cittadini che - evide ntemente - non cni.no p iù abituati da tempo a questi spetta- I coli nelle strade. E si trattava di manipoli di dimostranti, perché b. · • grande folla non ha potuto raggiungere la piazza. La città ha « sentito l>

che c'era lo sClop e.ro generale e la scossa salutare si è propagata in tutti j quar:tierj sino ai p iù l on tani sobborg hi. Siamo soddisfatti, entusiasti.

Oggi lo sciopero sarà indubbiamente ancor-a più generale di

f :

ierL Sarà la risposta del proletariato alle violenze consumate ieri dalla polizia contro la folla inerme.

Questa previsione ci allieta. Esortiamo ancora uria volta i proletari ad astenersi dal lavoro e a partecipare al comizio. Dovremmo ora polemizzare colla stampa borghese ? Vi rinunciamo, per il momento. Siamo sul terreno e sul terreno non si discute, si c ombatte.

Viva la solidarietà operaia ! Viva lo sciopero generale!

D all'Avan ti!, N. 166, 17 giugno 1913, XVU.

DALLA DIREZIONE DELL'« AVANTI!)) ALLO SCIOPERO DI MILANO 191
• « Viva lo uiopero g1nrraJ1! » (1 88).

PER DOMANI MATTIN A STESSA L'AGITAZIO N E » *

Diceva nel suo discorso Pulvio Zocchi che b. vita è quello che è; ma ciò è però vero fin o a un certo p unto. Noi abbiamo clementi che possiamo mutare, modificando le con dizioni d ' ambiente. E vi parrà strano che io vi parli cosl, io che ho fama d 'essere un.impulsivo, un esaltato.. .. No, no . Io non sono invece che un freddo ragionatore. Quando vi ho de tto ieri che conveniva andare in piazza del Duomo, sapevo bene che con il coraggio vi saremmo riusciti a malgrado dei cordoni militari p erché per fermarci avrebbero dovuto massacrarci ; e il Governo h a sentito che no n lo . poteva....

P ure no n vi siamo giunti in fo lla Una m inoranza soltanto h a saputo g iung ere al centro ad imporre la cessazione dello sciopero clandestino, ad affermare nel cuore della città l'esistenza della battaglia operaia.

Che è r iuscita, ad ogni modo, non completamente : gli ~pa22ini, ad esempio, e le vetture pubbliche, e i maestri, i cui scolari fareb bero _vacanza tanto volentieri, specie con questo caldo , sono rimasti a] loro p osto. Ad onta di quest o c'è poco da dire. Vinceremo completamente

Giolit ti u na volpe fi nissima. N on ignora che 1 50 000 soldati sono i n Libia ; e che perciò con le truppe accasermate in Italia, non potrebb e resistere allo sciopero generale che scoppiasse, d i riflesso al nostro, da Torino alla Sicilia.

Intendiamoci però : pur senza sdop piarmi, ma più che altro privatamente i o penso che ques ta nostra creatura. dello sciopero generale non deve morire a goccia ,a gocci_a.

Continuarlo allora fino alla sommossa; e non accon tentarsi più di andare in pfazza del Duomo e di sostene.re mediocri pugilati con le gu,ardie e la truppa....

• Discorso p ronunciato a Milano, nella Casa del popolo, il pomeriggio del 17 giugno 1913 , durante un comizio in favore dello sciopero generale. (Dal• l'Avanti!, N. 167, 18 giugno 1913 , XVI().

:< SARA MEGLIO TRONCARE

Ben 2.ltri pugilati dovremo allora affrontare I Ma li.o quand o si potrà ripetete l'episodio di Rocca Gorga per cui un soldatino debba rammarlcusi col tenente, perch~ in causa di un guasto al fucile non h-a potuto.sparare più a lungo sulla folla; fui quando cioè non avremo con noi una parte dell'esercito, bisogna avere il coraggio cli dire che, senza far cakoli su quanto concederà il prefetto alla vostra Commissione, sarà meglio tro n care per domani mattina stessa l'agitazione. (// n o.rtro Muuolini ha l ttr!'finalo e IHtla la folla lo saluta calorosame11/ ~).

,, :,:: : ,.; : DALLA DlREZJONE DELL'« AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 193

A BATTAGLIA FlNITA

Lo sciopero generale è finito. Un comizio movimentato e tem. pestoso durato oltre quattro ore, h a deciso la r ipresa del lav oro contro il proposito di una fortissima minoranza che chiedeva la prosecuzione del movimento. Milano. la « nostra » Milano, nostra perché noi pure amiamo questa città piena di vita, non foss'altro perché reca nel suo prodig ioso grembo le avanguardie proletarie più numerose e combattive, Milano respira. L'incubo è dileguato. La ,i burrasca» - grossa o piccola - è passata. Tutto ritornerà gradaumentc no rmale. E n o n solo Milano che è stata teatro dell'avvenimento grandioso, ma tutta l'Italia borghese e ufficiale apprenderà con soddisfazione che gli operai ritornano al duro calvario dei cantieri e delle officine. Ed ecco la domanda che sgorga spontanea dai cuori e dalle labbra : lo sciopero è finito con una sconfitta o con una vittoria_? Ci tiserviamo a mente più riposata e a nervi meno tesi di fare la storia critica. d i queste giornate per trarne t utta la esperienza che e{ deve servire pel foturo 1 ma questo non c'impedisce però di dichiarare fin d'ora e con sicura coscienza che gli operai hanno vinto. Certo, noi volevamo qualche cosa di più. Perché noi, colle nostre passioni, coi nostri sogni, coi nostri odi e colla nostra fede, siamo andati già oltre, ma la folla non ancora può tendere sino allo spasimo l'arco della sua volontà per scoccare l'infallibile dardo che deve colpire nel c uore il vecchio mondo borghese. Non si può l'impossibile, è vero, ma tutta La storia è l'impossibile, l' assurdo, l'imprevisto divenuto la realtà forgiata dal cervello e dal muscolo dell'uomo, c he è, come Protagora filosofo greco ammoniva, la misura cli tutte le cose. Certo, il programma~ catastro6co » che noi avevamo tracciato, non si è completamente attuato. È rimasto parola, non sempre è diventato atto. Ma noi sentivamo il bisogno di dire al proletariato che co'sa è per i socialisti rivoluzionari lo sciopero genera.le in quella che si potrebbe dire la sua sigoi6cazionc e portata «massimalista». Noi riconosciamo dunque che lo. sciopero non è stato cosi generale come avrebbe potuto esserlo in :altre condizioni. Ma. appunto per le condizioni specialissime cli ambiente in cui lo sciopero generale si è svolto, esso si è conchiuso con una vittoria. la cui importanza n o n può essere diminuita da sofismi inutili o da

tediose recriminazioni. Vittoria materiale? Non oseremmo vantarcene troppo. Qualche cosa si è ottenuto. Il prefetto h:1. d:1.to alcune assicurazioni che - comprimendo, per un momento, il nostro scetticismo in materia di promesse governamentali - vogliamo credere tassative; alcune decine di arr~tati all'impazzata sono stati riJasciaci nel po- . meriggio di ieri, e, molto pro babilmente, anche gli altri già deferiti all'autorità giudiziaria troveranno giudici meno inumani. Tutto ciò potrebbe costituire l'attivo « materiale » dello sciopeco. Era questo, in fondo, il semplice obiettivo del comitato «unico » d'agitazione dai qu:l.le non ci dolemmo di restare estranei, perché, come socialisti, non volevamo vincolata la nostra libertà d'azione. Ebbene , noi rinu nciamo a questo attivo. Se qualche gelido computista dei movi menti sociali ci venisse a dimostrare che il risultato materiale dello sciop ero è stato nullo, egli non riuscirebbe a turbare la nostra sodclisfazione, ad a vvclenare la nostra gioia. Dieci o venti scarcerati, quindici o t renta g iorni cli anticipo nei processi d'appello, che importa tutto ciò? Il significato d ello sciopero generale sta altrove. P e r noi lo sciopero generale di protesta aveva già in sé il suo valo.re e il suo o b iettivo. La riuscita stessa dello sciopei;-o generale è la più grande vitroria dello sciopcco generale. Vittoria mo rale, ideale, indiscutibile e grande anche se non fosse stata suffragata da concessioni pcefettizie. Per sentire la veriti profonda di quanto veniamo affermando, chiediamoci : Chi avrebbe mai sospettato che dopo nove anni di critica e di denigrazione riformis ta fosse ricomparso all'orizzonte il « fantasma fosco>) dello sciopero generale? Non è vittorioso uno sciopero che «impone >) un arresto cosl « sensibile » in tutta la. vita cittadina? Cè stata o non c'è stata una sosta ? una pausa ? una parencesl ? Non è una vittoria l 'aver stretto - sia pure temporaneamente - in un fascio unitario tutte le forze del proletariato milanese? Chi lo avrebbe immaginato dieci giorni fa quando più feroci imperversavano le polemiche ? E non è una grande vittoria morale l'aver dato - da Milano - una violenta scossa a questa Italia accidiosa e intorpidita ch e pur ieri n on seppe trovare uno scatto di protesta alla noti.zia del massacro d'Ettangi? Ci voleva questo sciopero per dimostrare ai governanti che il proletariato esiste ancora, malgrado la guerra che Lo ha decimato in Libia e ubbriacato in.... Italia I Ora la prova è compiuta. Si poteva prolungarla ? Forse, ma allora poteva perdere della sua. effiacia. Dopo la decisione d el Comitato Unico d'agitazione responsabile della direttiva del movimento, lo sciopero era virtualmente finito. E allora piuttosto che vederlo ago.niuare sotto l'ironia verde dei borghesi, meglio smto troricarlo N ato con un atto di volontà proletaria, con un atto della stessa volontà doveva perire. Il proletariato che ha espresso dalle

DALLA DIR.EZIONE.DELL'«AVANTl! » ALLO SCIOPERO DI MILANO 19'
H -V.

sue viscere questa mirabile creatura, ha su di le.i - incontrastatoil diritto di vita e di morte. D el resto le ipotesi erano due, nd caso cli una ulteriore durata del movimento : o prolungando lo sciopero lo si « parzializzava » sempre più, o facendolo ad o ltranza d oveva sboccare in un moto apertamente insurrezionale. La massa posta davanti a questo tragico dilemma ha ~ccettato - sia pure a mallncuore - di tornare al lavoro,

L o sciopero è linito, ma la. battaglia continua. Continua cioè la n ostra opera demo litrice e ricostruttrice La borghesia non si rallegri troppo : questi sono i preludi, la grande sinfonia verrà.

Dall'A11,znti!, N . 167, 18 giugno 1913, XVII•.

• Il Corri", d ellA S"a di Milano, N. 169, 18 giugno 1913, anno )8":

« DOPO Lo SCJOPEll.o - (+).Ma" la bcwghnia non ,1; rallegri J<roppo: q•-sli sono i preb,di, 14 g,11ndt Jinfonia "'"à", Cosl jl prof Mussolini, (+) I),

. . [ · 196 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

DALLO SCIOPERO GENERALE POLITICO DI MILANO ALLA VIGILIA DELLA

FONDAZlONE DI « UTOPIA»

(19 GIUGNO 191> - 21 NOVEMBRE 1913)

D opo lo sciopero genera.le politico di Milano, Mussolini p olemizza sull'agitazione con l'.Azion t!' S0,ùJi1ta (201 , 387) e la Crilica Sociale (208); recensisce un libro di Panfilo Gentile ( 20:\); ospita un a lettera di Filippo Tur11.ti (214); redige alcuni petti polemici per la rubrica Pu'!li 1ugli «i» (21', 218, 221, 229, 20); parla durante le i\S.$embltt dC'l.la sei.ione socia.lista milanese (217, 224) e nel (()("SO di una riunione della dire:zione del partito socialista (22 6), in mer ito alla quale manda una lettera a LA Polla (231); invia una precisazione di carattere personale ad un giornale mil anese ( 228); si occupa de lla formula •Via dalla Libia ! » (232).

A Milano, la. ma.ttina del 18 giugno 19 13, parecchi operai delle officine Miani e Silvestri presentatisi per riprendere il lavoro O). erano stati licenz.iati per avere partecipato attivamente aHo sciopero gmerale politico. ln segno di protesta, il personale delle offi cine Miani e Silv~tri a.veva abbandonato il lavo ro e l'unione sindacale milanese aveva votato in massima lo sciopero del peuonale del materiale mobi le ferroviario. Lo sciopero era stato attuato nei giorni seguenti. L'l luglio, in tutti gli. stabi limenti del materia le mobile ferroviario H lavo ro c-ra stato ripreso, previo ritirn dei Licenziamenti e prlM'ia 3S5icurazione da p arte dei dirigenti di discutere un memoriale che chiedeva un aumento dei salari. Ma le trattative fra Je commìssfoni d egli operai e degli industriali erano naufragate, pokhé questi ultimi avevano rifiu tato -ogni e qualsiasi aumento collr!ttivo, promettendo soltan to da semplici ritocchi aUe paghe individuali Tali concessioni no n avevano soddisfatto la massa. operaia degl i stabi limeoti dd ITl~teriale mobile ferroviario, che, il 4 Ju, glio, a veva iniziato un ' nuovo sciopero. Le trattative erano state riprese, ma senza su«esso. Di conseguenia, il 20 lugl io, era stato proclamato lo sciopero general e metalh1rgjco di solidarietà. II 27 la proclamazione era stata. confermata; il 28 l'agitazione aveva avuto infaio. Il :!, agosto , infine, non n sendo le due par t i in ca.usa ,giunte a nessun accordo, la commissione esecutiva dell'unione sindacale milant5e proclama per l'indo mani lo sciopero generale di tutte le categorie per solidarietà con gli operai degli stabilimenti del materiale mobile ferrov iario ( 235~ 237, 239). L'ag itazione tennina la sua dt!I 12 agosto (241)

Al termine dello sdopuo, Mussolini accusa Pulvio Zocchi, segretario dell'unione sindacaJe .milanese, di avere compiuta una «mistificazione ~ in· danno degli scioperanti (241). Fulvio Zocchi reagisce ingiuriosamente (390, 393), ma il direttore dell'A wmti! non replica. L' anno seguente p erò lascerà i ntendere chiar2mcate il motivo di questo silenzio . (V«li ,,,.,/ . VI, appendice, lettcn. di M ussolini al socialista Umberto Pa&ani io data 7 rrum:o 191 4). Nella schermaglia interviene anche !'on. Eugenio Chiesa ( 26 1, 263)

Poi Mussolini redige Dopo l o !(iop"o ge,r«aJ- di Milano 11 d'I1Alù1 (247); poleniua. sullo sciopero con La GùlSlizio (243, 262), Il Secolo ( 267), Enrico Leone (269), i sindacalisti ( 272); postilla una corrispondenza sullo sciopero dei fal egnami di Maniglia ( 261) ; si occupa delle polemiche ferrarni {276, 287) ;

recensisce uo libro di F.ran~ Cwnont (278); partiedp a alrasfflnblea d ella. sei.ione socialista milanese convocata per d iscutere in merito '&i p rovvedimenti da prendere nei riguardi dei soci della sezione iscritti a ll'un ione siGdacaJe (289); anima la campagna e lettorale politica del partito socialista (284, 291, 31), 3H, 335); com· menta ìl convegno del consig lio nazionale della confederazione gmerale del lavoro tenutosi a Bologna il 22 set tefflbre (294, 297, 301); ,esamina la relazione-pc(>. granuna ministeriale che precede il decreto di scioglimento deUa Ca.mera e fusa la data de lJe nuove elezioni (305, 307, 312); ha una polemica_personale con Tomaso MOnicelli (318, 319, 320, 394); riafferma il dissenso trorico e pratico» che lo divide dalla democrazia (HO).

Durante la campagna elettorale, MussoJipi a•;eva parlato ad Oneglia (303). Dopo aver ri.6..utato numerose candida.tu.re (396}, aveva accett3to quella per il collegio di Forlì: (395), dove, j( 18 ottobre, avC"Va i llustrato i l programma del partito socialista (322, 329). Nci giorni seguenti indi rizza una lettera ai socia.· listi forlivesi (3 36). Ma non viene eletto poiché ottiene una minoranza. di 3312 voti su un blocco di circa 12.000 socialisti. Tuttavia le elez.ioni. svoltesi il 26 ottobre ed il 2 n ovembre, segnano una vittoria per il putito sociailista che ottieni! un rn.iliooe di voti {}38, 342, 344, 3 46, 348, 349, 352).

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA
DI
UTOPIA » 199
FONDAZ.
«

TIRAPIEDI DI ALLARA 1

Ed ora che con una amplissima documentazione abbiamo dimostrato qual è il pensiero unanime del Partito - 11nani111e perché anche i scttima.nali riformisti hanno esaltato, e liricamente, lo scio pero generale e di ciò vivamente ci compiacciamo - poche ri ghe di tisposta a certo gio rnale che si stampa a Roma. Poche righe, perché non sfamo mai scesi sino a polcmiz2are .coi questurini. L'attacco dcli' Az.ion, sedie.ente soria/is/a contro di n oi, è semplicemente e scon ciamente p o li- · z.iesco. Pa rlare di un « dittato re che si trae dietro le turbe in una fant asmagorica tregenda, innanzi alla borghesia allibita» significa non solo falsare la verità dei fatti, ma rubare il mestiere ai procuratori del re, Lasciamo ai « destri » tutto il loro ottimismo socialoide, smentito clamorosamente della realtà.

Limitiamoci a rettificare le loro consapute menzogne. N on è vero che il Mussolini abbia « formato il blocco o conglomera to socialista, Sindà.calista, anarchico, rcpù.bblicano ». Dal « Comitato Unico » furono esclusi i partiti politici consenziente il Mussolini che voleva cosl rivendicato al Partito Socialista il suo splendido isolamento e conseg uentemente la completa libertà d'azio ne. Sapet e chi propose in seno alla C. E. della Camera del Lavor o l'approccio colrUnio n e Sindacale ? Sapete chi ? Il destrissimo Boninsegni. Quei signori del]' Azio111 sono enfoncb.

E come qualificare il semplicismo di questa gente che riduce un cosl grandioso movimentò di masse a U'oper:i di un uomo solo ? Sono o no, nella zona degli articoli 246, 247 del Codice Penale? Udite con quale intima, profonda, segreta_, ineffabile soddjsfazione_ i tirapiedi di Allara prendono nota che la ·borghesia non « allibl » dinanzi a l.la invasione del centro di Milano....

• La borg hesia. - :.<rive l'Azione - mandò soldati e qutsturi ni a sba.rrue gJi accessi al 1..--c.ntro della città ed a proteu;ere i suoi svaghi nei teatri e nei riuovi pubblici g,mniti.... ».

Cari e innocenti quegli «svag hi» della borghesia I Tutto l'articolo è permeato di v eleno e di collera. I destri su perarono nella lo.cc

requisitoria stolta e fer oce, tutti i giornali borghesi. Ma sono so li, tremendamente soli. Questa è la loro condanna I

L'Azione, che definisce « follia generale » lo sciopero di Milano, è in perfetto accordo coli'Idea Nazionale che l o chiama <i criminale e bestiale »~ e co11' 0uervalort Romano che invoca contro le nuove « orde comunarde» i rigori della legge. La ufficiosa Tribuna dichiara che « il p ensiero dei riform..isti )) collima in gran parte col suo. E 1a Perseveranza (quella del '911) laco nicamente a"mmette di essere d'accordo coi d estri. I q uali sono magnificamente a p osto in questo cong lomerato foccom o der o-papalin o, Signori destri : n oi no n ci occuperemo più di voi perché siete una miserabile e neglig ibile entit à politica dall'anima bavabeccarisiana. Si gnori destri: voi potete continuare sino all'esaurimento la vostra masturbazion e polemica. N oi vi rispondiamo col g ddo che v i spaventa perché mette in pe ricolo le vostre ambizioni di potere : Viva lo sciopero generale I Viva il grande sciopero generale I

D all'.rf t1an1i!, N. 174, 25 giugno 1913 , XVII • .

• L'tfrion, Sodaliltd, N. 26, 29 giugno 19H. III: « ·· Nt;n poJ,minitfflfo ,oi g1m t11ri11i" , Cosl l'A'l'a11ti!, il quale, senza uo filo di originalità, ricorre a delle nplotioni polemiche che non impressionano più alcuno, tanto sono · diventate ridicole (+) i quindi possibile pigliare sul serio i petardetti di Benito? • ·

202 OPERA OMNl/1. DI
BENITO MU SSOLIN[

STUDI SOOAIJSTI ·TENTATIVI DI REVISIONISMO

Un libro che porti sulla copertina questo titolo un po' lungo, alla tedesca, Per ,ma concezione etico-giuridica dei Socialismo, secondo i prinrlpf de/l'idealismo critiro (dott. Panfilo Gentile, G.sa Editrice Zanichelli), è un lib ro che eccita la naturale curiosità di chiunque abbia n el socialismo preoccupazioni d'indole culturale. T itolo prolisso, ma un libro breve : n o n arriva alle cento pagine. Breve il libro e nemmeno completo. Si tratta di u n abbozzo ch e dovrà essere seg uito da uno studio in cui, come annuncia l'autore nella prefazione, « si insisterà p iù co nvince ntemente sul capitale punto delle questioni, sulla possibilità cioè d i_ dedurre i principi comunistici dal supremo imperativo d i diritto naturale, qual è stato formulato dalla classica filosoha del diritto » Parole solenni, che impressio nano ma delle quali però non è faci le precisare il senso e la portata. Ci rimettiamo, per maggiori lumi, al libro che verrà.. Il libro di cui ci occupiamo è un altro tentativo di rev isionismo socialista. Ci ricorda anche nella veste tipografica un altro libro, sul quale, non sappiamo perché, si- è fatto generale silenzio : L'idtalù1110 etico di Ffrhtt e il mciaiùmo contempcraneo (per una r eligione socialista) di Luigi Perego, edito nella « Biblio teca di fi losofi;a e pedagogia :i. diretta dal Formiggini ( i 911 )

T rascuriamo i tentativi minori di revisionismo quantunque non siano meno significativi di quelli consacrati e sig illati in volu mi e vediamo che cosa ci .reca d i nuovo il Gentile. Egli comincia il suo volume con un periodo cosl deficente dal punto di vista sintattico e grammaticale, ·da far pensare a un sabotaggio cli tipografi·, non già ad imperizia dell'autore. Detta.gli. Continuiamo, Che cosa v uo le il Gentile ? Mettere il socialismo a fare j conci colla filoso6.a, perché

« di tutte le lacune speculative la più gravida di rml.efiche conseguenze stat:2. cert:2.mente quella relativa alla mano.ta dimostrazione della validità etica de1l'id"ea socialista». Avete inteso? Jl socialismo non ha il suo passaporto in regola : la necessità d el socialismo stata dimostrata dal punto di .vista dell'economia con annessi e con.nessi~ ma non da quello d ella morale. Ci vuole il crisma etico, « creare fra mezzo il

< +~~-,

procacciante e discordante egoismo brutale della massa, un'atmosfera quasi religiosa e mistica. degli spiriti ». E il Gentile si propone:

1 un esame della tcpria marx-cngelsiana;

.t. un ritorno a Kant, per completarla.

« Ciò costituirà. la sintesi e il superamento dell'utopismo letterario e dello storicismo obic t~vo del M21'X e dell'Engels » dichiara l'autore, dopo di che il socialismo avrà tutte le sue carte in regola per co mp iere il tragitto dal vecchio al nuovo mondo.

Ma.... e'è ciuella tal concezione materialistica del divenire storico dalla quale sembra esulare ogni preoccupazione d'indole mo rale, e nella quale è, però, tutto il marxismo come concezione filosofica. Per procedere, bisogna saltare l'ostacolo . Che cosa è, anzitutto, questo materiali smo storico? Lo troviamo definito da Marx nella prefuione alla sua Z11r Kritìk der poliliS<hm Oekonomie. Eccolo :

« La manie ra della produz.ione d ella vita materiale d!termina innanzi e sopnllutto il processo sociale politico e intellettuale della vita, Non è la coscitnza d ell'uomo çbe determina il suo essere, ma è al!'jncontro il suo essere sociale che determina la sua coscienza.... ».

L'uomo è ciò che mangia. :B noto il colunbour tedesco : D tr Menuh ùt wat[t r] ù!I. Alla base dunque delle società umane stanno ii rapporti della proçlU2ione economica : in alto le soprastrutture politchc, religiose, morali. « Cambia il fondamento economico, si dissolve e precipita più o meno rapidamente la colossale struttura superiore». Ed ecco il ritmo dialettico della società borghese.

Questa è uscita come attrice alla ribalta della storia dopo la lunga e tragica crisi della rivoluzione francese. Ha scatenato tutte le sue forze. Da un secolo e oltre, la borghesia clomina le collettività umane. Detiene il potere politico e gli strumenti di produzione dalle t erre alle macchine. Ma ha suscitato un'altra forza concorrente e antagonista : il proletariato. Ecco profilarsi )a duplice contraddizione da cui è minato il sistema capitalistico, contraddizione che Ludwig Stain ha messa bene in rilievo nella sua Q11eslio11 Joriale 011 point de vNe philosophiqm. Una contraddizione logica ed una patologica e cioè: la proprietà privata è frutto del lavoro collettivo : l'accumulazione dei beni infinita, ma non fofinita è la possibilità di goderne. Il capitalismo ero il proletariato e la ·coalizione del proletariato Ad un dato momento le «forme» della produzione capitalistica non potranno più contenere le « forze>> da esse suscitate e avremo una nuova form22:ionc storica.. Perché come dice Ma~, « le forze produttive che si sviluppano nel 1eno della. società borghese, mettono già in essere le condizioni mate-

. .,.,. .. ,.,
204 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

riali per la soluzione di tale antagonismo. Con tale formazione di società cessa perciò la preistoria del genere umano».

La formulazione della dottrina è chiara. Inutile occuparsi, in questo momento~ del quesito secondario, di sapere, cioè, se Marx abbia avuto dei precursori o se, invece, il mate.rialismo storico sia uscito dal suo cervello come Minerva armata da quello cli Giove.

Ci sono stati i precursori e Masaryk dichiara « di aver trov ato nel marxismo non meno di z.4 ismi; dall'ascetismo all'ultrapositivismo », ma è innegsbile, indiscutibile che l'elaboratore e il padre della dottrina del materialismo storico Carlo Marx. Piuttosto : qual è il valo re intrinseco di questa dottrina ?

Esiste questo nesso di assoluta causalità tra fattore economico fondamentale e soprastrutture ideologiche? Il Masaryk e molti altri lo hanno escluso. lginio Petrone ha rovesciato il rapporto marxiano:

« La stor ia non è il processo dalla rude economia a lle superiori fo rze ideologiche, ma l'elevazione e il perfezionamento delle condizioni economiche sotto J'a:zione e il cimento delle ideologi!!» .

Antonio Labriola è stato l'inter prete più fine e il difemo re più geniale del materialismo storico. Per luì la dottrina marxiana « obietti22a e matedalizza la spiegazione dei processi storici » Ma il Labrìola sembn rigettare ogni teleologismo volontaristico :

« L'aVVffltO della produ:z10ne comuni5tica - egli dice - è dato (nel materialismo storico) non come postulato di critica, né come meta <li una volontaria elC'Uone, ma come il risultato d ell'immanente processo de lla s1o(ia. Qui tnttasi di riconoscere o di non riconoscere, nel corso p~ente delle cose umane, una necessità la quale trascende ogni nostra simpati:4 ed ogni qostro subiettivo assentimento. (li materialismo storico). La. coscien:za teorica del socialismo sta oggi come prima e come sempre nella int elligen:za della sua necessità storica I). (Antonio Labriola, In m, mo-ria d,I Manif n 10 dei Com Nnim).

Il socialismo è dunque necessario, cioè fatale. O siano o non ci siano dei socia.listi. e dei Partiti socialisti, il socialismo sarà. I socialisti e i proletari assisteranno dunque passivi a questo grande processo storico? No : conosciuto il processo storico si d eve, dice il Labriola, « favorirlo, sorreggerlo, fecondarlo ». Ma ognun vede che nel materialismo marxiano - intcrpret.a.to alla lettera - l'uomo co me essere volitivo è relegato 211'arrjère-plan.

M1. ci sono altre interpretazioni più late. Secondo taluni discepoli di Man: la dottrina del materialismo st orico « non ha inteso di stabilire fra il fenomeno economico è g li altri, un rapporto di necessaria causalità, cioè log ico e cronologico, ma un rappono d'impor-

-.,-·~-,' ·:-: '; -,,: DALLO SCIOPERO 01 MILANO VERSO LA FOND.t\Z. 01 (( UTOPIA » 205

tanza » In altre parole : il fattore economico è il più impottantc, ma non determina - da solo - g li altri fattori sociali. Secondo il Croce e il Sorel il materialismo st orico non è che una r accomandazione metodologica fatta alla storiografia che il Gentile cosl riassume :

t1 lo storiografo, nel rendersi conto in concreto di questo o quell'altro acca• dimento non guardi più soltanto ai voleri di questo o quel rnonarca, agli intrighi di ques ta o quella favorita. ai suggerimenti di questo o queUo statista; non im· magini più la storia come svoltasi a disegno dei potenti, dei regnanti, dei gr2ndi; scruti con il suo sguardo più profondamente, p enetri al di là delle ribalte, ove sOtJo in vista solo r protagonisti e non gli autori, e allora potrà trovare a volte sl, a volte no, ora in questa, ora in quella misura, il gioco intimo, al fondo d.ella storia, delle forze economiche, che, in una data circostanza, possono avere in prevalenza influito al determinarsi dì ull dato avvenimento».

Ma Panfilo Gentile sulla scorta dell'altro Gentile non accetta questa specie di demin«tio cap itù d ella teoria centrale del marxismo. No. Non si tr.1tta di semplici consigli e indicazioni meto dologiche quando invece « tutta !'o pera marxistica attesta la volontà costante del suo autore dì sollevarsi a comprensioni filoso.fiche universali, a sintesi di carattere assoluto..., » Il marxismo non i; come si è troppo lungamente e a t o rto creduto, una specie di fatalismo. Il fato è qualche cosa che sta oltre e fuori dell'umanità, ma nel marxismo sono gli uomini che fanno la storia. Come djchiara lo Stamrrùer, « la filosofia del matc:rialismo accetta la proposizione 11011 datur fatum e si fonda sul principio che non vi ha una necessità naturale e cieca, ma una necéssità condizionata e quindi intelligibile». Ognuno è l'artefice del proprio destino Ora non basta che il socialismo sja, come afferma Labriola, « storicamente condizionato», ma bisogna dimostrare che i1 suo trionfo rappresenta il trionfo delle idee dj B ene e di Giustizia. Entra in scena la Morale: la valutazione et ica del fenomeno. Engel s la respingeva :

« Noi - dice Engels - respingiamo ogni tentativo d'imporci un sistema di morale dogmatica come·Iegge eterna, defirutiva, immutabile sotto il pretesto che il mondo moralè abbia pure i suoi principi permanenti, superiori alla storia. Noi affermiamo a1 contrario che ogni morale è stata finora una morale di disse: o ha giustificato la dominazione e gli interessi deUa classe dominante, o ha. rappresentato la rivolta contro questa domfoazione e gli interessi futuri degli oppressi :.. (Antidihrir1g).

Ma. qua e là tralucono anche nell'Eogcls preoccupazioni d'indole monte Bisogna, secondo il Gentile, completare il socialismo : dimostrarlo « storicamente » necessario e « moralmente » superiore. Se per il primo assunto possiamo accettare il materialismo storico, per il secondo dobbiamo tornare a Kant.

206 OPERA OMNIA or BENITO MUSSOLINI

Il filosofo di KO[Usberg ci fornisce le prove della validità morale:: del socialismo. Non già che Kant sia stato socialista. Non poteva esserlo. Kant ammette l'inviolabilità del diritto di proprietà, il di~itto di successione ereditaria, il concetto dello stato giuridico. Ma l'ideale etico kantiano non può essere realizzato che col regime socialista. In ncssu~ altro regime, e meno di tutti in quello borghese, è possibile realizzare ìl postulato morale del kantismo per cui « la libeità degli uni non sia di nocumento alla libertà degli altri.... >> . Cosi pure tutti i canoni della filosofia del diritto elaborata prima e dwan te la Grande Rivoluzione, contengono, dice e documenta il Gentile, « l'implicita affermazjone del socialismo >}. Ma il filosofo che ha elaborato il kantismo e le diffuse correnti socialistiche della Rivoluzione, è Fichte col suo Staio Commercia/e chiuso, del quale il Gentile esamina analiticam.ente la costituzione per concludere che « al Fichtc può essere assegnato il posto d'onore fra i migliori e più dt gni pcecursod del socialismo». A quali conclusioni arriva il Gentile? Ad un capovolgimento della nozione stessa di socialismo Il fattore eco nomico da subordinante diventa subordinato. Passa in seconda linea. Il sociali smo non è più una necessità economìca, ma una necessità trascendente, metafisica : è la necessaria realizzazione dell'Idea. 11 socialismo non è più solo jl prodotto del gioco e del travaglio delle forze econo miche, ma anche e prevalentemente il risultato di un atto di volon tà. Cosl si esprime il Gentile:

.fl: Procedere dalla affermazione e dalla dimostrazione della conformità dei principi comunistici alle supreme esigenu della nostra cagiont-. pt-r venire fino aJla coru;idcrazione di tutti i coefficienti fenomenici ne<:~sad ad avviarne e compierne J'uhmpimmto, tale d sembra la visiooc del socialismo teoricamente più esau a e praticamente più feconde. ».

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 207
Ddl'-A.,.,mti!, N. 79,.30 giugno 1913, XVII.

INTERMEZZ O POLEMICO

DALLA MAGIA.... ALLA NEVROSI

Nel numero odierno della Critica Sociale, Filippo Turati si occupa con un lunghi ssimo articolo pole mico - particolarmente contro d i noi -dell'ultimo sciopero generale cli Milano. Per ragioni e vid enti non p ossiamo l asciar passare senza u n 'adeguata risposta questa mani. f estazione ufficiale del pensiero dei « s inistri ». Abbiamo letto colla maggiore attenzione l'articolo fosforesèente di Tur ati e giunti alla fine ci siamo domandati : q u esto articolo lardellato di proble matici ed clastici «forse>) suona condanna o approvazione dello sciopero?

I destri di R o ma hanno condannato il fatto e l'inte rprett2ionc che ne abbiamo data : folle lo sciopero, pazze sche, di conseguenza, tutte le nostre glosse interp retativ e e illustrative dello sciopero stesso, m a Turati distingue. E gli accetta l'episodio «forse )) inevitabile, «forse» benefi co, ma respinge la n ostra « teorizzazione p o litica » dello sciopero. Quella d i Turati è l'interpretazione.... della nostra interpretazione. È W1 commento.... al commento. Ci aspettavamo questo dissenso . Le mentalità n on si livellano. Come l'eccidio di Rocca Gorga, cosl lo sciopero generale di Milano doveva p orre ancora una volta di fronte le diverse <1 anime» del socialismo italiano. Filippo Turati crea lui quella teorizzazione dello sciopero ch'egli attribuisce a noi. La nostra era una colorazione e una .illustrazione dello sciopero ben definita e localizzata nel tempo e nello spazio; ma Filippo Turati ci trascina oltre i confini brevi dell'episodio ·e si afferra a una parola, a un frase per giungere a conseguenze che noi non abbiamo neppure fantasticato. Si tratta di una truccatura stupefacente del nostro pensiero alla quale non ci rassegnarne, anche se ci si copre di elogi e di complimenti, Vecchio gioco. C'è della gente che vuol farci morire tra i fiori della .... rettorica. Una specie di Mori parfnml,. Graziè, Il ruolo di Pisanella non ci sorride. Prima ci hanno presentato alle platee d'Italia in veste di blanquisti - giunti p er chissà mai qqale strano miracolo sino alle soglie di un secolo.... che dovrebbe ig norare le insurrezioni (e dimenticavano quei nostri egregi amici che sino alla vigilia dell' unificazione dei Partiti socialisti in Francia, ci fu viva e vegeta una rag-

guardcvolc frazione blanquista capeggiata da Eduard Vaillant e da Marce! Sembat) - ; adesso ci mascherano col saio e la cocolla dei frati aspiranti al millennio. Frati paurosi, inquieti, apocalittici. N o . No. No. Usciamo dal barbaglio iridescente delle frasi, onorevole Turati, e ragioniamo. Noi accettiamo lo sciopero generale. Voi dite ch'csso è« l'ultimo e il minore e il più delusorio cd infido degli strumenti d i conquista e di rivolw::ione ». Il più infido e insieme il più « per6 do 1>. Strano I Ma a questo mezzo infido e delusmio hanno fatto ricorso i socialisti dcli 'Austria e quelli del Belgio per ottenere il su ffragio universale e ad esso faranno ricorso assai probabilmente domani i socialisti tedeschi. (Notevole l'interessamento dei socialisti tedeschi per lo sciopero generale di Milano. C'è una estrema sinistra nel so~ cialismo t edesco rappresentata dalla Ltipz.ig Volks zeitJmg che ha molti punti di contatto con noi ). Fissiamo dunque. Lo scio pero generale è uno strumento « infido, delusorio, perfido )) . Ma l'o n. Turati poco prima, al principio deU'articolo, dichiara che l'arma d ello scio pero generale sia politico che economico è (< davvero formidabile».... La contnddizione patente c .... pietosa. Ebbene, p er noi lo sciopero generale è un'acma davvero formidabile. In un trafiletto pubblicato sull'Avanti I nei giorni del movimento e riportato circolarmente da tutta la stampa italiana che se ne finse atterrita, noi enunciam~o qu ella che p er noi è la portata logica e « massimalista » dello sciopero generale. Cioè lo sciopero generale deV'cssere geoerale. (Qui si ruba l'onesto mestiere a La Patisse). E se per far uggiungere allo sciopero q uesta sua necessaria. universalità occorre uscire dal confine della legalità, bisogna uscirne, coraggiosamente, audacemente, poiché non si concepisce uno sciopero generale bon tnfanl con comizi « privati >) e biglietti d 'in vito. Ma il volere, come noi vogliamo, che Lo sciopero generale sia., generale non autorizza affatto Turati" a d escriverci come gente per cui lo sciopero generale è « ginnastica, sistema, pr eludio, preparazione, feticcio, mito, religion e, educazione, consuetudine .... ». V erba eJ voas con crescendo debussyano.... Noi rispondiamo con una esplicita negazione. Ogni movimento ai classe è un preludio in quanto è un'anticipazione, un atto di volontà e di fotta diretto a indebolire la classe dominante, ma nessuno di noi ha mai parlato di sciopero generale « feticcio, mito, consuetudine.... ». È un assurdo in termini. Lo sciopero generale-consuetudine è•••• impossibile. Una società umana non può vivere eternamente in crisi. O la supera: o perisce. Noi abbiamo scritto anzi contro lo sciopero generale-consuetudine un articolo che vediamo· riportato nell'odierna Az.ion6 Sodali,rta con questo titolo significativo : B enito ronJro Muuolini. Noi abbiamo detto, sulla. scort2 di uno · dei più noti e apprezzati militanti del sindacalismo fran cese,

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA )) 209

RaouJ Lenofr, che non bisognava con una « esibizione ostentata» convertire lo sciopero generale in un « fantoccio chiassoso » che diventerebbe - a lungo andare - il ridicolo e lo spasso della borghesia.

Tali affermazio ni riconsacriamo qui, oggi, perché rappresentano il nostro prec iso pensiero e allora, dite : che cosa rimane dell'accusa di Filippo ~Urli.ti che ci cuicatura come « incorreggibili professionali» dello sciopero? Segue, nell'articolo del Turati, una curiosa tirata cont ro il « miracolo ». Lo sciopero generale è il << miracolo », noi aspettiamo dallo sciopero generale il << miracolo ».... In una scarica elettrica di punti inte rrogativi il Turati ci pone innanzi a una dozzina d'ipotesi per scoprire noi .... a noi stessi. C'è ·da scegliere : Religione ? Magismo ? Utopia? Sport ? L etteratura ? Romanzo? Nevrosi ? Si resta into ntiti , a tutta prima davanti a questa successione di mirabili eventualità, co me Alfonso d' Este restò imbecillito nell'udir le vicende straordinarie di Orlando.. . ; il che ci ind uce - per :analogia - a rubare al duca di Ferrara l'inter rogazione fam osa per chiedere : Di dove avete levate tante corbellerie? R estiamo a terra e.... ragioniamo. Per noi lo sciopero geOerale non è U!I, « miracol o }). Non può esserlo. E la ragione è: semplice. Il « miracolo )), stando al senso tradizionale e chiesastico della p arola, è l'intervento della divinità o di una divinità nelle faccende di questo basso mondo. Ora, lo sciopero generale non è un miracolo, perché è una creazione .(( nostra. ». è un atto d ella nostra volontà, è il segno tangibile dl":lla potenza di una classe che può quando voglfa arrestare tutta la v ita sociale, Non è miracolo perché n o i lo prepariamo, metodicamente, prepuando le condizioni in cui lo sciopero può raggiungere il massimo della sua efficenza e ddla sua portata. N é ci attendiamo dallo sciopero in sé e per sé « miracolosi>) risultati, pur n on dimentican do che la storia è piena dell'inatteso e dell'imprevisto, pur ricordando che le società soffrono. tratto tratto di g randi febbri che segnano il veloce trapasso da un evo all'altro .... Chi av rebbe al 1 maggio del 1789 vaticioato che solo quattro a nni dopo una monarchia q uasi mille naria sarebbe 6nita - colla testa del suo ultimo rappresentante - nel paniere della ghigliottina? Quattro anni di febbre r ivoluzionaria e quante trasformazioni I... Lo sciopero gl":nerale non è una « finzione » come il miracolo, ma è una. realtà, una « realtà » storica a ltrettanto reale come... . tutte le manifestazioni ·d ella attività socialista : dalla organizzaiione economica alla conquista dei municipi ; dall'irruzione in parlamento al proselitismo.... Tutte forme d'attività che noi non trascuriamo. Con qual diritto si afferma cpe la oostta favoleggiata attesa del « ni.incolo » è la negazione del socialis~o ?

Ma. se lo stesso Filippo Turati, oggi cosi acerbo dispregiatore del

210 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

« mira.colo » lo ba atteso il miracolo.... Alla vigilia della spedizione in Libia Tonti scrisse un artico lo incendiario .... Vi si parJava di quelle tali <1 valigie del re » che hanno fatto ridere l'universo, perché, senza. un ·«miracolo )>~··· insurrezionale, non era possibile di spedire Vittorio di Savoia oltre i confuti.... scellerati. E il « miracolo » fu atteso invano.... Non per nulla si era diffamato ed esecra to d urante un decennio <1 il fantasma fosco» dello sciopero generale.... e Tripoli passò.

Ma Filippo Tura.ti scende verso la fine del suo 1rticolo a doglianze più specifiche. Dallo sciopero generale - consuetudine che n essuno ha mai pensato e predicato - a.l miracolo-magico o n evrotico - in cui nessuno ha mai creduto - il Direttore della CriJù a S"tiale passa ad accusarci di « p reparare lentamente 1a disg rega.~ione del Pa.rtito Socialista ». Se cosi fosse, spezzeremmo i mmediatamente la penna, perché amiamo questo Partito e lo vorremmo v edere trfonfantc su t utti gli altri affini e nemici. Ma lo stesso Turati ci toglie ogni d ubbio e ogni rimorso poche_ righe più sotto ammettendo che « non si può porre questa inattesa involuzione apparente di tutto un Partito sulle spalle di un giornale, sulla coscienza di un uomo», Meno male t È « tutto il Partito » dunque che va formandosi una nuova mentalità, vedremo poi, se apparente o sostanziale. Ad ogni modo nulla giustifica la geremiade curatiana. Il Turati lamenta poj che nell' A vanti 1 « tutto corrusco di lampeggiamenti ribelli» (certo, no n varrebbe la pena di fare un giornale.... decotto di malva come gli altri, il StcDlo a d esempio .. :.) manca da gran pezzo la lungimirante illustrazione, ccdtatri.cc insieme ed orjentatricc .della piena ed csucma idealità socialista e de l suo necesSa:rio d ivenire per gradi (assurdo ; H socialismo no n di viene per «gradi» nella società borghese. ...) e la didattica e la tecnica d ell'organizzazione, della conquista politica, della riforma voluta., Ah ecco un rimprovero immeritato : poiché tta coloro che sono assillati da preoccupazioni finalistiche_ ci siamo precisamente anche noi. Il no stro idealismo ci porta appunto a trascuràre l'oggi per il domani, a vedere tutte le cose sub sp u il aeJ,rnitatis, a interessarci dei gnndi problemi.... e ciò avvenendo qualcuno non manchctà di sogghig nare : lascia stare i vangeli, scendi dalle nuvole, tienti alla realtà.... 11 Turati si duole ancora per altri motivi. Noi non magnifichiamo abbastanza il suffragio universale al quale il Turati scioglie un dititambico inno. Ebbene, dal farlo ci trattiene il «pudore ». Sl, il pudo i:e. Se il suffrag io universale fosse st at o conquistato da noi, 15. -V.

DALLO SCJOPERO DJ MJLANO VERSO LA FONDAZ, DI « UTOPJA » 211

allora avremmo r2gionc di esaltarci e di esaltarlo. M2. ci - è St2.to largito..... Solo anime di pezzenti. cclebraà.o l'elemosina ottenuta dal padrone.... Del resto di che «rivoluzione» si va cianciando.... Se il suffragio universale fosse la « rivoluzione in potenza» noi dovremmo logicamente supporre che Giolitti abbia voluto trascinare nel baratro la monarchia..... Il che non p are. Siamo ben lungi, si badi, dal negare valore e importanza ai prossiaù comizi elettorali, ai quali andiamo de 4 dicando pagine e pagine, e la collezione deffAvrJ11li ! può dimostrarlo, ma non per questo vogliamo pascere d'illusioni il proletariato.

Terzo e ultimo piano : la crisi della Confederazione del Lavoro, le dimissioni di Rigola. Pate, a leggere Turati, che questa crisi - piccola e limiu.ta finora - costituisCil un irreparabile disastro. Niente di ciò. La Confederazione dd Lavoro sarebbe giunta, egualmente a questa crisi : lo sciopero generale non ha fatto che precipitarla. L'episodio, che Turati ritien e una iattura, può essere invecC l'inizio della vera unHica2ione di tutte le for2e operaie d'Italia. .

Torniamo al socialismo I cosi intito la Turati H suo articoJo, ma si tratta di un lapsus ,alami : voleva d ire : torniamo al riformismo. P cr il Direttore della Crili,a Sociale nOn si può concepire che un socialim10 : quello riformista:... .il suo. Ma i tempi non volgono propizi al riformismo. « La situazione odierna, dice Turati, non è favorevole alle ascensioni proletarie.... » (s'intende della legislazione sociale). E allora è inutile parlare come fa lo stesso Turati, poco dopo , di « tecnica delle conquiste positive, delle riforme volute.... ». A che pro la temica, se le riforme sono impossibili, mancando i milioni ? La verità che con l'impresa libica l'Italia è e ntrata in una situazione rivolwionada

Il Partito Socialista - pena il suicidio - deve affrontare animosamente ques ta nuova e inquietante situa2ione storica. Lo hanno ben compreso i socialisti di tutta Italia, associandosi entusiasticamente allo sciopero generale cli Milano che - pur tra inevitabili lacune e imperfezionici ha risC3ttati da un decennio di dedizioni e cli viltà *·

Oall'(ftifmlif, N. 180, 1 luglio 1913, XVII (a, ,93).

• A proposito della polemica sullo sciopero generale fra la Critfra SodaJ, e l'Avntil, Mussolini pubblicherà l'artico lo di G. E. Modigliani: Po}m,i(., inutili, facendolo precedere dal seguente «cappello» : « lJ ,ompagno Eman:11/, M oditlitt11i iwttr11it111e - tn%o - ,rella pt>ltmiea fra noi , Ja Critica Sociale. P11bbliehi11mo in.t#gralm,111, il JfiO artù,olo, u,ru ,nodifio:r, il lito/o ,b, i ;,, eo111r""'1iV 011, ron l'articolo SIIJ$O , stimiamo np,rf/110 og,ri rommmlo. Se la br,n pol,mir I,.. ,ilevAJfJ 11111, ({Nelle "idmtilà " di r11i parli, 111 Je11i ,o,rvtnire, rMo Mo• ditlia,ri, rh, non i stata infe,onda. Ad ogni modo, per ,ioi ì fùrita ». (Dall'A"""ti l , N. 18S, 6 luglio 1913, XVIJ). '

212 OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINI

UNA. LETIERA DI FILIPPO TURATI

CHE SMENTISCE UNA BALORDA DICERIA

Nei giornali di ieri si leggeva la notizia di un« complotto» - nientemeno I - che sarebbe stato tramato a Roma fra i kadlrs dei « sinistri» ai danni dd rivoluzionari e.... del Partito. Si accennava alla possibilità di una nuova scissione, con relativa creazione di un set timanale a Milano portavoce dei sinistri. O ra, prima che il pettegolezzo dilaghi, Filippo Turati ci manda questa letteu che suona categorica smentita (e qualche cosa di più) al canard propalato dai «destri » d i Roma ì quali - dacché son ridotti al lumiçino · -non sanno ch e spacciar bùbbole e cincischiar freddure....

L'« on esta» stampa di tutti i colori prenda dunque atto della esplicita smentita dell'on. Turati e s 'acquetino i compagni che la fandonia dei destri aveva un po' i mpressionati. Niente scissioni, ma - al disopra di talune divergenze teoriche - bisogno e desiderio in tutti i socialisti dell'uniti per l'« azione» in comune.

Milano, j

Caro Avanli !,

Q ualche gazzetta si fa telegrafare in prevenzione la $informazion e» - che l'organo romano dei socialisti di destra dovrebbe oggi p ubblicare - di una specie di e complotto» che sarebbesi tenuto di recent e a Roma fra socialisti di sinistra ( io sarei del numero), per preparare non so quale 11: p ronunciamento» sq,aratista in seno al Partito.

I.a notizia - in questi termini - è semplicemente allegra, e importa tagliar corto al _s,ettegoleuo.

Di ver o c'è questo. I socialisti (non di destra!), che fanno parte d el Consig lio Superiore del Lavoro, si trovarono a Roma.... per il Consiglio d el Lavoro. Prima e dopo le sedute plenarie - come suole avvenire - si radunarono anche per conto l oro. I rappresentanti le organizzazioni operaie e contadine vollero, fra l'altro, si discorresse d elle dimissioni date allora allora dal Consiglio della Confedera.rione Generale del Lavoro, dei fatti di Milano, dell'atteggi amento dell'A11.ut )/, «c., insomma di ciò che più. interessava il Partito e le organizzuioni. Benché tutti fossero a un dipresso d'accordo nell'ordine di idee ch"io espressi poco dopo in un articolo della. c ,;,;,a Sotltde che- l'A fl411ti! commentò, non fu presa tuttavia, n~ doveva prendersi, dclibcraz.ione alcuna. Si ritenne anzi che, se mai,

si dovesse tornare su quegli at8(>menti, a mig lio r agio, in una riunione sucçnsi.va e più vasta.

Ma tale riunione futurit avrd>be così poco il car3ttere che si compiace d i. sup. porre l'organo dei destri, che - se essa si terrà - vi dovrebbezo essere specialmente invitati a lcuni fra i rappresentanti più autorevoli della frazione ri voluzionaria, come quelli che, meglio d i chiunque, hanno qualità p er dare la interprcazione più autentica dei deliberati del congresso di Reggio Emilia. io rapporto alle questioni cui s·~ accennato. A dispetto dei desideri e dei facili sarcasmi del settimanale romano, e.ra chiaro in tutti i p resenti il convincimento che, di scissi oni nel Partito Socialista, pel massimo giubilo del Governo e della borghesia i taliana., basta - se non fu già di troppo - que lla che c'è stata, e di cui quel settimana.le è cosl nobile e brillante espressione:!

Cordialmente

Dall'A vanli.', N. '185, 6 luglio 19 1}, XVII •.

• L'Azi1J11r Sl)(ittlisttt, N. 28, 13 luglio 19B, III: « UNA" DICBRlA &A.LORDA••

! "UN'ALUOR.A" SMENTITA - ( +) Turati ha· maodato aJJ'A11anJi! una smentita ( + ). Mussolini ( +) crede alla smentita e: cerca di farla cttdere, avendo cura, come il primo, di riferire la nostra infonnazione 11d 111um••• • unità ( + ) •·

214 OPERA OMNIA DI BENITO
MUSSOLINI
aff,mo compagno FILIPPO TURATI,

PUNTI SUGLI « I »

11 S,rok, N11ovo di Venezia, e per esso G. M. Serrati, continua a t essere le più lamentevoli querimonie sul movimento socialista e proletuio italiano. Tutto va a rotta di collo, a sentire G . M. Serrati. Forse, appena, :appena, si salv11. da questa degeneraziooe e rovina Venezia, città eminentemente « proletaria » come tutti sanno.•..

Il giudizio del Serrati sullo sciopero generale di Milano è particolarmente acido e.... passabilmente in giust o. Basta citare questo periodo :

« Intanto - mentre a Mii-ano si compie l'atto eroico di andare al monumento a V. Emanuele.... ».

Egli vuol fare dell'ironia come Wip dell'Azione.... S0<ialis1a .... E più sotto, lo sciopero generale di Milano diventa « un'inutile passeggiata in cui si spreca q ualche milione di salari.. >> Abbiamo letto le stesse parole precise sul... Corrùre della S era. Ebbene, noi siamo ben lungi dal contestare al Serrati il dirjtto di criticare lo sciopero.... È tanto facile, specie da lontano .... Ma ciuando1 occupandosi dello sciopero di Massafiscaglia, si ha il coraggio - chiamiamolo cosi per non usare un'altra più appropriata parola - di dire che « di quel verò e profondo movimento » l'Avanti I stesso si « quasi disinteressato >>, allora.... allora dalla critica si passa alla.... malig na e consapevole menzogna. Potremmo appellarcene d segretario generale della Camera del Lavoro cli Ferrara, Giovanni Bitelli, ma noi. · possediamo la collezione dcli' A.Panti ! E quantunque sia tedioso, pure siamo andati a sfogliare questo giornale per, «documentare» che di tutti gli scioperi dell' :rnno_ in corso, quello che ha occupato la più gran parte di spazio dcli' A vanti ! è stato preci5amcnte lo sciopero di Massafiscaglia. QU2.lche riformista ci ha financo rimproverato di aver fatto troppa rl,la11tt a un movimento guidato da sindacalisti, sia pure unitari. L' Ava11t~ ! ha pubblicato lettere e corrispondenze ·non mai inferiori a un quarto di colonna e talvolta eccedenti le tre colonne in prima, sct:onda e terza pagina, nei giorni 8, 9, 10, 14, 1,:, 18, 19 dd mese di ap rile; nei giorni 4,

del mese di maggio; nei

5, 6, u , 15, 17, 18, 2.0, 2.4, 2.1, 2.6,
2.7

giorni 2. 1 .20 di giugno. Appena finito lo sciopero generale di Milano, l' A 11anti I nel suo numero del u giugno dedicava quasi tutta la« prima» pagina allo sciop ero di Massafiscaglia.... L' A11ati I ha pubblicato regolarmente t utti gli appelli d ella Camera del Lavoro di Ferrara e della Federazione Nazionale dc.i Lavoratori della terra. Ancora L' Avar,ti ! ha portat o agli scioperanti di Massafiscaglia, con Mussolini e· la: Balabanoff, l'attestazione « orale» d ella su.a solidarietà.... E dopo tutto questo, viene fresco fresco il Senati a dire con un discreto aplomb che F At1anli I si è « quasi » disi nteressato di quella lotta....

Ecco : noi chiediamo di essere criticati, discussi, anche vituperati tanto dag li avversari, come dagli amici, ma - se è possibile - senza gcsuiterie e senza insinuazio ni. Sa r ebbe ora di « criticare» un p o' meno e di « ag ire » un po1 più.

Dall'Avanti!, N 186, 7 luglio 1913, XVII•

• P11Rti 111gli « i » (221).

r f. 216 OPERA OMNIA m BENITO M
USSOLINI

[PER UNA FISCHIATA]•

Quello che non avete trovat-o nell'Avanti! di oggi a proposito del fatto di ieri lo troverete domani.

L'ho consegnato sin da oggi alle maccNne. lo sono un liberale. Comprendo che una volta si possa fischiare chi si me tte contro le nostre idee. Ma mi ribello ad ogni soperchieria. Avremmo lottato, noi, contro le manette di Crispi per tollerare le manette al pensiero da parte dei sindacalisti? Mai I (Appltum). Ad ogni modo, amici socialisti, occorre affrontare ,la situa2ione. Quando si sa che si sta per c ommettere una sopraffazione contro il Partito occorre essere presenti. Bisogna sapersi far rispettare. lo, per mio conto, sono disposto a farlo con qualunque mezzo. Facciamolo tutti. Ripeto : il mio p ensiero - che non potei esprimere nel numero cli stamane per ragioni esclu'sìvamente tecniche che è inutile dirvi - lo leggerete n ell'Avanti I di domani mattina, È chiaro, preciso I (Generali, /11111,hi applanst).

• Dichiarazioni fatte a Milano, nel sa.Ione deU'Arte Moderna sito io via Campo Lodigia.no 8~ la sera del 7 luglio 1913, durante l'assemblea della sezione sociali.sta milane!e. (Dall'Avant;/, N . 187, 8 luglio 191"3, XVU).

' .· .~ ~ . -· , . : . . ..,

PUNTI SUGLI « I »

Noi non possiamo essere sospettati di soverchia tenerezza per i metodi e gli uomini della Confederazione Generale del Lavoro. C'è anzi qualcuno che - a torto o a tagione - c:i fa addebito di aver provocato con un nostro rilievo le dimissioni cli Rinaldo Rigola da segretario del massimo i stituto operaio italiano, Ciò premesso, sentiamo però il bisogno d,insorgere contro la vHe e jgnobilc « caccia all'uomo» che si sta perpetrando contro Rinaldo Rigob. e della quale responsabile primo e diretto è Pulvio Zocchi.

L'episodio di domenica scorsa, a Milano, è n oto. Rinaldo Rigola doveva parlare in un comizio cli m2.estri. Alla mattina, lo Zocchi invita i suoi partigiani a · recarsi al comizio per « fischia re via» il Rigola.

Alcuni gruppi accolgono l'esortazione, si recano al comizio e con una incivile sopraffazione che il Secolo chiama « disgustosa e deplorevo le» e contro alla quale l'on. Eugenio Chiesa - con tutta la sua lealtà - non ha creduto di protestare, si impedisce al Rigola di pronunciare il suo ruscorso. Ma l'atto fazioso non deve passare senza la nostra protesta.

Noi possiamo comprendere, data. l' esasperazione degli animi, una 6schiata all'indomani della famosa intervista che il Rigola ebbe secondo noi il grave torto di concedere a un giornale borghese; ma quando si cerca e si vuole erigere a sistema un episodio, quando si cerca e si vuole - più ferocemente e freddamente di quanto non facciano leggi e tribunali borghesi - decretare per un errore o sia ~che per una colpa la morte civile di un uomo e impeàirgli per sempre l'espressione del suo pensiero, allora noi, per ra.gioni di principio e di sentimento - sl, anche di sentimento - confortiamo della nostra piena solidarietà il violentato, contro i violentatori. '

Il !tader della Unione Sindacale che accusa di « crumiri e di spie » gli uomini della Confeder.1.2ione Generale del La.varo, dovrebbe essere più guardingo nei suoi giudizi. Perché, se durante il primo sciopero generale metallurgico poté essere accusata la Camera del Lavoro di crumiraggio, è altresl inconfutabilmente vero pe.rò che durante · lo sciopero generale di protes~ le organi~azioni che compirono atti

autentici di crumiraggio. appartenevano all'Unione Sindacale. Crumiri al sabato e specie alla domenica cioè dopo due giorni di sciopcco i tramvieri sindacalisti della rimessa di vla Cus todi che si presentu ono in massa al lavoro. Lo Zocchi p er spiegarsi questa defezione qualificata e inqualificabile avanzava l'ipotesi molto comoda di un.... « mistero psicologico ». Crumiri i tanto famosi e strombazzati gassisti che paneciparono « ulùmissimi » al movimento e solo dopo alle r eiterate minacce dei dirigenti l'Unione Sindacale. Questa è storia. E i riformisti no n ne hanno fatto il pretesto di nessuna sordida speculazione.

Non basta. Noi, alla fine dello sciopero generale, abbiamo visto lo Zocchi travo lto sotto un ura.gano di vituperi, l o abbiamo sentito ingiuriato 2 sangue come « un traditore, un venduto ». e noi che non siamo sciacalli, invece di abbandonarlo ·al suo destino e lo avrenuno potuto fare benissimo perché nessuna responsabilità di nessun genere ci legava a lui e al famoso « Comitato Unico», n oi - dimenticando m olte cose anche recenti - lo abbiamo difeso con aperta parola e gli abbiamo pro tetta e co perta b. ritirata.

Anche questa è storia.

Di ciò che avvenne poi alla sera nei locali della Unione Sindacale dove lo Zocchi i mpotente a dominare il tumulto contro di lui, dovette abbandonare b. sala, T Avanli !, al contrario di q uanto fecero gli altri giornali, no n diede che un cenno di poche righe. Perché ci sembrava ingeneroso unirci alla folla che in q uel momento si accaniva, si abbatteva esasperata contro un solo uomo e tentava di schiantarlo.

Ben diverso il co ntegno dello Zocchi e qui vogliamo documentare anche la sua << doppie222. )).

I n una delle riunioni preparatorie dello sciopero generale, lo Zocchi - ponendo come condizione l'esclusione del Ri gola dal n umero degli oratori - dichiarava - e molte perso ne possono testimoniarlo - che non lo faceva i n odio al Rigola, ma per evitare interruzioni e tumulti da parte della folla ostile all'in- · dirizzo della Confederuione Generale del Lavoro. D o menica scorsa invece, è stato precisamente lo Zocchi che ha istigato gli operai a <t fischiar via» dilla tribuna Rinaldo Rigo la.

Ebbene, questa persecuzione miserabile deve finire e fini rà prima che susciti le legittime rappresaglie e vendette degli operai riformisti. ·

Siamo a Milano e nel secolo ventesimo. I bavagli al pensiero non si tollerano più, vengano essi dai tiranni della chiesa nera o da tirannclli della chiesa scarlatta i cui portastendardi - quando si tratti di

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI« U TOPIA» 219

combattere o di rivendicare dina nzi ai colleghi di Allara le proprie responsabilità - fanno le meschinissime fig ure da « bravi figlioli » che tutti sanno. Ma i termosiforù del sindacalismo ritorneranno sulla nostra penna. ... perché noi perdoniamo2 ma non dimentichiamo.

· D all"A vanli l, N, 187, 8 luglio 1913, XVII*.

• P" 1111a fiuhùll11 (388) e P111tli stigli « i 't.·

220 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

PUNTI SUGLI « I »

Il compagno G. M. Serrati ci manda da Venezia . e noi integralmente pubblichiamo :

« Poiché non mi si nega il diritto di pensarla colla ~ia testa in merito al vantato sciopero genera.le milanese -d el che ringrazio sentitamente i compagni d ell' Av,mli! - mi sia permesso dimostrare soltanto che non ho commessa a lcuna inesattezza affermando che il .giornale deJ Partito, nel periodo d egli avvenimenti milanesi, s'è quasi completamente disinteressato del movimento di Massafiscaglia. La dimostrazione è facile poichf mi viene da ll' A van1i! stesso. Infatti, prima dello sciopero mihmese l'Avanti I si occupa quasi quotidianamente del movimento d eI Ferrarese (vedi A11an1;! dal 4 a l 27 maggio ed anche prima). Avveogono i moti di Milano, coo conseguente gita al monumento di Vittorio Emanuele, e J'A. t1tu1ti! tace dal 2 aJ 20 giugnocirca la situazione dei contadini di Mas~. P erché questo silenzio? Attraversava forse allora la situazione nel Ferrarese un periodo di calma? Affatto! Eravamo al contrario in pietlll. battaglia - dura e generosa battagliaed è precisamente di quei giorni la circolare espresso diramata d alla Lega di Massa per un più pronto e diretto intervento delle organizu.zioni tutte in aiuto d egli scioperanti coatadini. I.a circolue è firmata da Giovanni Bitelli e d a Nino M:.a.2zc.,ni. Soltanto passato lo sciopero milwese, l'Awm1i! rip1eode la campagna i,er quello del Ferra.rese. Questo stabilito con precisione a rivendicare la esattezza delle mie affermazioni, io ho il diritto di credere creata questa supcrvalutuionc dei fatti mìlanèsi in confronto di altre lotte effettivamente più ri voluzionarie, sebbene meno vistose. L'AJ1anti! ha creduto e crede di potere mettere affattivo del Partito nostro un movimento fatto con l'aiuto deg li elementi i piiì disparati in una specie di collaborazione confusionaria dì tutte le gradazioni dei Partiti estremi. Io penso che si sarebbe certo compiut a oper-a più utile e veramente socialista. dando effettivo aiuto a coloro che l ottano contro tutta la borghesia, anche contro quella massonica. e democratica ( ?).

...,E siamo tornati - noi personalmente - a sfogliare, con più diligente attenzione, la collezione dcll' ÀtJanti I ; e ad operazione compiuta possiamo dimostrare ad ahundonliam che i:} Sern.ri fa male .ad 2.rrampicarsi.. .. 2.crobatica.mente sugli specchi perché ha torto marcio. Egli aveva proclamato che l' A11anti ! si cn « quasi » disinteressato dello sciopero di MassaEscaglia.; adesso, dopo la nostra esauriente documentuione, limita. il « quasi)> al solo mese di giugno. Noi non mescoliamo - quantunque ci sarebbe facilissimo ribattere tutte

le asserzioni del Serrati - sciopero generale di Milano e sciopero di Massafiscaglia; ci limitiamo solo a documenta re che anche nel mese di giugno l'A vanti! s i è quotidianamente occupato dello sciopero di Massafiscaglia, non esclusi i giorni dello sciopero generale cli Milano.

Il 2, 7, 8, 10, u di giugno ci sono notizie dello sciopero di Massafiscaglia nella , a pagina ; il I 6 giugno - malgrado lo sciopero generale di Milano - l'Avanti I ha « due colonne » in « terza >> pag ina da Massafìscaglia; il 19 giugno - a ll'in ~omani dello sciopero gene rale di MiJano -1' Avanti I ha « tre colonne» in 3a pagina col titolo Dalle ltrrt (ht .r'invt rmi'g/ia11,;; il 10 giugno « due colonne» in 3a pagina ; il u g iugno « quattro colonne » in «prima» pagina; il 2., e il 2.6 notizie in sa pagina~

Dopo tutto ciò abbiamo o no ragione di cl.ire che quello di Massafiscaglia è ]o scioper o che ha occupato lo spazio maggiore del nostro g iornale ?

Che cosa pretendeva il Serrati, che fo un periodo nel quale c'è stata una vera fioritura di movjmenti dall' un capo all' altro d'Italia proletaria, l'A vanti ! fosse diventato il bollettino esclusivo dello sciopero di Massafiscaglia? Serrati legge o non legge l'Avanti I? A giudicare da questa polemica, parrebbe di no.

Conclusione? Nessuna. Piccole schermaglie....

A proposito dell'incidente di domenica scorsa l'on. Eugenio Chiesa ci manda:

Esregjo signo r Direttore dell'Avanli!

La prego di r ettificare a proposito dell'incidente Rigola, nei p111,11i s11gli «i», quan to mi riguarda.

A l comizio di domenica, no n consentii a pr ender la parola,. dopo che era stato impedito di parlare all'ono1evole Rigola, se non quando il Presidente, il quale a'IC'Ya sciolto il comizio, credette di riaprirlo e di invitarmi ad espone il mfo pensitro, il che feci « premettendo che il diritto alla parola non era mio, e che mi arrendevo ad usarne, soltanto perché 1itenevo supremo interesse d ella manifestazione che essa non si chiudesse senza esprimere i1 proprio voto sull'opera del ministro Crcd.a10 ».

E fu con ci.ò sedalo il tumulto e concluso il comizio.

Ma Ella vede, egregio Direttore, come nelle mie parole (che sono nel 1esoconto del S,rc,lo riassunte abbastanza fedelmente) vi fu una precisa dichia-

11.rione, - la sola protesta, a mio avviso, possibile in quel momento di confusione, - l'affermazione cio~ che il diritto d ella parola spettava ad altri.

Cordialmente salutando.

222 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
. ..
":-
Dcv. EUGENIO CHIESA

Dall•on. Chiesa ci aspettavamo una protesta più esplicita al comizio <."una rettifica più esauriente. Ci pare che l'on . Chiesa avrebbe dovuto formulare in altri termini la sua protesta. Dire - ad esempioch'egli non avrebbe pronunciata parola se prima n on avesse parlato Rinaldo Rigola..,.

Invece.... la lettera stessa delFon. Chiesa legittima appieno l'opportunità del nos tro rilievo.

D all'Avanlì!, N. 188, 9 luglio 191 3, XVII*. "' P11n1i ; 11gli , i » ( 218).

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 223

Muuolini ha per primo la parola Si mtraviglia che il Comitato abbia riesumata la questione dello sciopero metallurgico ormai sorpassata con l'ultimo voto che -approvava il Comitato stesso. Fa pnunle che a questo proposito si può osservare che il Comitato è caduto in u n errore di duplicità giustamente r ilevato prima dal Levi.

Sull'opportunità o meno dello sciopero generale poi è Yano discutete. Come è opera vana cerèare canoni socialisti che lo impediscano. Non ce ne sono. Interpretarlo come una ginnastica, volerlo a ripctizìooe I: colpa che a nessuno sì può più ormai attribuire. Chi lo YUole cosl? N on è concepibile in tal SCDSO,

111 quanto agli avvenimenti di Milano rirorda che la proposta dell'accordo transitorio coll'Unione Sìnda.cale è partita da un destro. E ha fatto bene la Commissione Esecutiva de1la Camera del Lavoro ad accedavj perché era necessario che lo sciopero avesse l'adesione di tutta la massa. Si è voluto escludere il Partito dal Comitato di agitazione.

Ebbene, il P~rtito acciato dalla port a è entrato solennemente d alla finestra,

Infatti erano suoi gli oratori del comizio, furono i socialisti che lo dominarono, poteita no essere lo ro ad er editarlo eventualmente ed eventualmente a condurlo più oltre. La dimostrt.zione di questo asserto è nelle stesse parole di avversari e negli articoli di Libero Merlino sulla Volontà di Ancona e dell'Opm1i o /Ja/ian.o di Berna.

Si /amen/a che la rm.ssa sfugge al P artito. Ebbene si veda a chi ·va la co lpa di questo fatto increscioso, E . sinceramente si con.stati anche che l'Unio_ne Sindace..le v ive e fa delle agitazioni e dirige degli scioperi Esiste per davvero. E dà prova della sua attività come nell'ultimo episodio significativo delle elezioni di cariche fra la classe dei tramvicri nella qu~e i sindacalisti ebbero una notevole maggioranza. Bppute la situazione ..han è dispera.1:2. Si dovrebbe sentire l'incitamento che viene~ dall'operosità dell'Unione Sindacale.

• ~assunto del discorso pronunciato ·a Milano, nel salone dell'Arte Modem a sito .io via Campo Lodigiano s , la ,era dell' ll luglio 1913, durante r~scmbJea deu, sezione socialista milane! ~ (Dall'.Av,rnti 1 , N, 191, 12 luglio 191;, XVII).

[SUGLI SCIOPERI] •

Trevcs ebbe un2. punta acerba contro un-a « dc8cneraz.ione democ:ra.tica-i::iformistica-rivoluzionaria-sindaca.lista », ma n on vi fu nell'occasione dello sciopero generale. D _ov'eraao gli altri Partiti ? Non potevano intervenire, Mmsolini prosegm Jt§'ifo al/e11ta111enle dalt>assemblta, difent:kndo l'alt eggjammto ! e rondude (OIIVtntfliW ehe è indispensabile accentuare l'opposizione politica al Governo data la situazione nella quale ci si trova in I calia. ( VWi applami).

:; ,--.... .i' :· .; -. DALLO
MILANO V.ERSO LA- FONDAZ.
« UTOPL\ » 225
SCIOP.EI\O DI
DI

[L' INDIRIZZO DELL' «AVANTI ! »] *

AfnslO!ini, direttore dell'Avanti I, fa la relazione de/J'atlivilà in quu/Ò nllill!o quadrimestre del giornaù. A ccenna a diver-se polemiche soste1111k cogli awersari dd nb.rtro Partito; alle can,µgne contro i nuovi aggratJi militari rappresentati dal progelfo Spingardi, campagne che tennero viva l'agitazione nel Paese.

Malgrado Ja fiacchezza con cui fu condotta la battaglia dal gruppo parlamentare socialista il progetto Spingardi non giunse completamente in porto e fo rse sarebbe naufragato se il gruppo avesse pratiatto l'ostru zionismo. Colla maggiore tenacia fu continuata la campagna co ntro la guerra libica, specie dopo la n otizia d ei disastri di Ettangi e di Marsa Susa.

M HJ.Tolini parla quindi della p repara:,_i@e elettorale ; ddle polemiche con la Critica Sociale circa i po1tulati del programma e degli articoli pubb/ùati ml/e q11utioni militt;1ri e doganali che saranno prospettate ai nH(l:4 milioni di elt /l()ri ,- della rassegna dei rol/egi che per complesse ragioni · no n ha corrisposto alle aspettative dei letto rL

Il Mussolini si diffondt quindi a riferir~ su/l'atteggiamento del giornale di fr(}n /e agli ultimi avvenimenti dli/a uila prolttaria mila11e.1e i' di mostra la inftmnz.a enrtitata M/J'Avanti l 11ill'origi1tt, lo JtJolgerJi e J' epik1go J, //o stiapero g,ntrale, di c11i ri11~ndica pie11a111t11/t l'tjjùacia, la portata, la giNJlijict:· zfone politira e morale

Parla p olemica ,oi ·rifor,,,frti di sinfrtra che per motivi evidenti vogliono caricaturare le idee della frazione rivoluzionaria ed i dissensi, Il dissenso è logico del resto e se non si rivela in quella che può girsi la pratica quotidiana del socialismo, deve fatalmente compatire davanti a fatti eccezio nali com.e lo sciopero. Ritient necessaria l'unità del Partito, ferma restando la caratteristica delle frazioni che fo compongono specie nella battagli~ della prima grande con.sul~ razione nazionale.

* Riassunto d ella reluione svolta a Roma, nella ,sede della direzione d el partito socialista italiano sita in via del Seminario, i.I pomeriggio del 13 Jue).io 19 U , uel corso di una rl\mione della direzione del partito. (Dall'.A-v.aizli!, N . 193, 14 luglio 1913, XVII).

Per tJlla»f(J conarne /11 v4gheggiata 1111ità del proletariato itali4M, M111solini ritiene che occorre andar cauti pur non ostacolando tutte le prat iche che saranno tentate da clementi, come ad esempio i ferrovieri, estranei all'una cd all'altra o rganiz:t:azione.

Ad ogni modo l'unità nazionale deve essere preceduta dall' unità locale e venire dal basso, n on già dall' alto. Fo tsc sarà imposta dagli avvenimenti t ris ti che si preparano in conseguenza dell' impresa africana. Mu.r.rolini dichiara ptrò che, pur combattendo come ha combattuto, a vùo aperto, i metodi t gli uomini .rindtzcalùti, /tille le voile che sarà nectssariu, non intende s~s11re i rancori per.ronali e di (!f'igine locale di tafm,j organizzatori rijarmùli. A qmsto proposito fa nalare che q11ando in seg11ito al noto a/lacco De Amhris /11/Ja la stampa sindoctJiista per debito di omertà si scagliò contro M,molini, ]a stamp a settimanale socialista si chiuse n el più dignitoso.... s ilenzio . Se p erò l'Avanti I tarda 2.4 ore nell'esprimere la. sua fiera p rotesta contro i livragatori della libertà dì p arola d i Rigola, i riformisti p arlano immediatamente di complicità dcli' A11anti I coi sindacalisti Il Mussolini dopQ aver accennalo al /av()ro the intende I110/gere in q11esti mesi di attesa e di preparazfone del primo esperimento- di suffragio 1111iversale, chiede alla direzione rm volo specifico ed espl~dto

• Dopo uo·ampia disnmione alla quale partecipano Velia, Ratti, Lazza.ci, Agnini, Fioritto, Musatti, Mastracchi, Bacd, Zeibini, Rondani, Balabanoff e « dopo nuove dichiarazioni di Mussolini, Ratti, Zeibini, Vella, si mette a i voti un ordine del giorno Cagnooi cosi concepito: "La Direzione, udite le dichiarazioni del direttore dell'A11,urli!, approva l'indirizzo del giornale e passa all'ordine del giorno··. Qu~to ordine dd giorno viene approvato da l azzari , Agnini, Fioritto, Mastracchi, Gtgnoni, Bacci e Zerbini. Si astengono Balabanoff dati i suoi rapporti ·nel giorna.Je e il d irettore Mussolini. Votano contro: Mu5atti, Velia e Ratti, richiamandosi puramente alle dichi arazioni fatte. La seduta è tolta alle ore 20 » . Nella riunione antimeridiana. del 14 lug lio 1913, « Mussolini, in seguito a lla votazione di ieri, ritiene che, pur apprezzando il numero dei voti ottenuti sull'ordine del giorno Cagoortl, la sua posi2iooe è stata scossa. Rassegna perciò le dimissioni da dirt:ttore deJI' .A11"'1IÌ ! La Direzione però, unlrume, su p roposta Bacci, conferma la fiducia nel Mussolini e ne respinge le dimissioni :o (Datr .Avairti!, Nn 19), 194, 14, 15 luglio 1913, XVII).

te.-V.

DALLO SCIOPERO -DI MILANO VERSO LA FONDJ\Z. DI «UTOPIA» 227

PER UN RICHIAMO E UN.... RICHIAMATO

JI no5tro Direttore ha mandato a l SeçoJo la seguente:

Spett. Redazione del Sttolo, di tutto ciò che avete stampato a mio riguardo nel trafiletto di ieri in cro naca, una cosa sola è vera : che i o appartengo, cioè, alla cfa.sse dell' ' 83 e che questa sarà richiamata al 5 agosto.

Tutto il resto, compresa la domanda che avrei rivolta per poter compiere il mio servizio a Milano, è pura fantasia o frangia per colorire cd imbottire, come si dice nel nostro gergo, il « pezzo».

Il caso è nuovo e un po' stran o, ma n o n mi preoccupa, Ci p enserò alla vigilia.

Saluti e grazie.

Dall'Avanti!, N. 197, 18 luglio 1913, XVII.

PUNTI SUGLI « I »

Ci sono o non ci sono stati i crumiri colla tessera della Unione Sindacale Italiana nello sciopero di Massafiscaglfa ? Alla prima nottzia trasmessaci da Ferrara, furono opposte categoriche smentite da parte dei segretari delle Dmcre del Lavoro di Ferrara e di D ona.da. Ma il telegramma del Sindacato operaio di Massafiscag lia conteneva questa frase molto ch1stica : « pur troppo, crumiri muniti di varie tessere.... » ecc. - quindi> non lo si diceva, ma si lasciava intravedereanche delle tessere della Unione Sindaca.le lavorano in ·Valle Volta. Pubblicammo ancora un telegramma di s mentita dal Circolo socialista di Adria e una telefonata da F errara cli piena conferma. Ieri ci giun· geva il seguente t elegramma che trascriviamo nella sua integrità:

Crwnirì muniti tessera Un.ione Sindacale a Massafucaglia ' noo superano sette. Sfidiamo chiunque a provarci il contrada. Invochiamo inchiesta. Al signor Petrucd chiediamo la garanzia di illibatez.za di tutti i suoi. organizzati e della sua coscienza . Grazie.

MELEDANDRI, Segretario della Carn, ra del lavoro di D onada:

Dunque, il fatto esiste. Che i crumiri siano sette o setunta è questione secondaria. La scarsità del numero attenua appena la gravità del « reato». Se volessimo seguire il metodo polemico dei sindacalisti, noi potremmo generalizzare e dire : sette organizzati della Unione Sindacale hanno corµpiuto opera di crumiraggio : ergo l' Unione Sindacale intera è organizzazione di crumiraggio. Ma noi ci ribelliamo a questa logia assurda che rigetta sulla collettività le colpe -di uno solo o di pochi, né ci afferriamo all'episodio - sebbene sia sintomatico -pet dcdume la fallacia di un metodo o di una tattica. Il nostro è un altro genere di considerazioni. A sentire i sindacalisti, all'infuori della l oro Unione c,.on c'è che crumiraggio, viltà, tradimento.

I capi della Confederazione del Lavoro ? Sono dei venduti Le masse· della C. G. d. L. ? Sono masse incoscienti, Or ecco a smentire queste aff~rmuioni superbe e.... false. giungere a buon punto lo sciopero · di Milano, nel quale la ca.valleria (gasisti) crumireggiò per tre giorni,

ponendosi alla retroguardia, mentre doveva essere logicamente all'avanguardia, e }"episodio tipi co di Massafiscaglia. La tessera della Un.ione Sindacale no n è dunque il viatico del più n obile eroismo proletario, se è vero che si può essere autentici crumiri e.... autentici organizzati della Unione Sindacale. D 'altra parte noi conosciamo masse di lavoratori, citiamo gli scalpellini della Balma, i metallurgici di Torre Annuruiata, i fornaciai di B ologna, ecc,, che sanno eroicamente lottare e sono tesserati della Confederazione Generale del Lavoro.

E allora noi domandiamo, concludendo : Questione di tessere o di coscienza ?

Dal1'Av4nti!, N. 197, 18 luglio 19L3, XVII •

• L'A11:mg11,di11. di Puma., edizione milanese de L'lntrm•zù111al1, N. 8, 2 agosto 1913, I; « DlfENSORS o' UPP1c10. - (+) Richiamandomi pertanto ai vostri p1mti J"tli « i • del 18 corr., ( +). Il sociaJista rivoluzionario Mussolini fattbbe molto meglio a riservare i suoi p,m,; rugli « i » a.sii amici generosi che lo attorniano ( + ). S. MANEN1'E ».

230 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI

ATIORNO A UN DILEMMA

Cara F olla, il dilemma che tu poni nel tuo ultimo fascicolo a proposito d elle sedute della Dire:rione del Partito * - e cioè o via Ratti o vìa Mussolini - mi sembra arbitrario. Non discuto la prima parte dd tuo articolo. Altri veda e accerti se l'evoluzione o l'jnvoluzione del compagno Ratti sia apparente o sostanziale. Io n on ne ho il tempo. Celestino Ratti è un uomo politico, cioè pubblico, quindi può essere discusso, criticato, esaltato, vituperato. È quella che t u spesso chia.mi « la conflagu~one polemica» Per evitarla ci si ritira a vita privata Ma finché si parla al pubblico , si scrive pel pubblico, si agisce in pubblico, il pubblico, cioè la critica, anche se fatta d a socialisti, serba. pieni e incontrastati i suoi diritti di revisione, di controllo, di demolizione. Ciò d etto, a guisa di premessa, veniamo ai nostri montoni. Che il compagno Celestino Ratti abbia votato contro l'indirizzo p olitico dcll' Avanti ! - per ragioni che né lui né gli altri hanno saputo in qualche modo precisare - si comprende e non c'è proprio niente di a normale. Ognuno h a le sue idee e ognuno ha i l dirit to di esprimerle. Il voto contNrio del Ratti dal punto di vista politico , mi lascia indifferente ; dal punto di vista amministrativo e giornalistico mi dispiace, poiché lascia adito a sospett i e a dubbi assolutamente i nfondati . Q u esta distinzione , cara Foi/a, è essenziale e fa cadete il tuo imperioso dilemma. Basta ricordare da ultimo che jJ Ratti, insieme col Velia e col Musatti, respinse le mie dimissioni. Quindi, nell' a ttu ale momento, fle5suno di noi due ha il dovere di prendere la porta. Se tale dovere esistesse, lo compiremmo senza bisogno di aJlt a11t pungolatori dall'esterno.

Co rdiali saluti e grazie. :B,

Da L: Poll11, N . ,o, 27 luglio 19n, II. • ( 226).

r _:~:/!:·':; ~-.:-:~~ ._-.::•, ~-:-,~ '"' .--::•-. ,:~:r~_-;••_., •·-<:.'} "=" ··~;_-· :·: <, - •,,_..-, , ; ._,;., .

ATTORNO A UNA FORMULA

Il grido di « Via dalla Libia ! » lanciato su queste colonne una quindicina di giorni fa -dal nostro S ylva Viviani ha dato un su ono molto fesso . . A nzi, non ne ha da to alcuno. Inutile nascondere la verità. Abbiamo ricevuto - pel solito cambio - almeno un centinaio di settimanali socialisti e sovversivi in gene.re - alcuno dei quali di piacevolissima lettura per n oi - e abbiamo potuto const2.tare che nessu no ha raccolto il grido di Viviani. Assenteismo su tutta la linea. Pare che non si tratti della Libia, ma della Manduria. È meglio tro ncare la polemica - se può dirsi polemica la sch ermaglia fra gli articolisti c he abbiamo ospitato - prima che di venti una specie di esercizio onanistico. Spieghiamoci piuttosto le ragio !Ù di questa indifferenza degli ambienti o perai e socialisti davanti a un problema d 'im· portanza vitale. Perché il grido di « Via dalla Libia ! » no n suscita larghe adesioni e tenaci consensi ?

P ri ma di tutto perché ha un peccato d'origine. Questo grido fu lanciato circa un anno fa dai sindacalisti parmigiani che vol eva no in t2.I modo differenziarsi dai socialisti. I sindacalisti stessi dopo alcu ni tentativi lo lasciaron o cadere - o perché assorbiti da altre cure o perch é convinti dell'inanità d ei loro sforzi - e quel che più conta no n osano nemmeno ripeterlo oggi. Ora, è assai difficile entusiasmare e trascinare le masse con una for m ula che ~ già stata sfruttata inutilment e da altri.

11 g rido di« Via dalla Libia ! >> non è stu pido, come ritiene l'o n. Turati, è semplicemente «inattuale» . Non può essere il motto d'ordine per una c~mpagna. Se i Partiti sovversivi italiani fossero stati risolutamente s~n dal principio contrari alla guerra, senza defezioni di capi e di gruppi, il grido di « Via dalla Libia I » p otrebbe avere_ una signi6.ca.zione e un valore, ma dopo uno sciopero generale di protesta - clamor osamente fallito in tre quarti d'Italia - saltare fuori adesso col gridare « Via dalla Libia ! )) negli o recchi di una popola2ionc che non si nemmeno o quasi commossa di fronte a una serie di sanguin osi rovesci militari. non è sol o i nattuale, ! un po• - ci sia consentito - assurdo. N on sono le formule che creano g li stati d ' animo, ma sono gli stati d 'animo che creano le formule, le frasi, le: parole

d'ordine. Prima quindi di muovere alla ricerca di una formula più o meno precisa, breve, sonante, necessario creare dove non e'è ; esasperare ed acutizzare dove c't lo stato d'animo :a.nti-guerreseo e antilibico. Poi verrà.... la frase e il resto, Osserviamo la linea di condotta che in contingenze perfettamente analoghe alle nostre, seguono j socialisti francesi e spagnuoli Francia e Spagna sono, come noto, impegnate in una micidiale e interminabile guerra al Marocco. C'è, come jn Libia, sacrificio continuo di vite, sperpero di nùlioni. Noi seguiamo :assiduamente le vicende del Partito Socialista in Francia e in Spagna, ma non abbiamo ancora trovato nessuno che abbia lanciato il grido di « Via dal Marocco!». I socialisti francesi che non possono certo essere sospettati di tenerezze e di indulgenze per il militarismo patrio e.... coloniale, continuano la loro magnifica batu.glia e non sentono il bisogno cli coniare nuovi mots d 'ordrt. Noi non vogliamo copiare i socialisti d egli altri paesi? Benissimo.

Accettiamo -per ipotesi - il grido. di e< Via dalla Libia I ». 11 Partito lo fa - ufficialmente - suo. 11 « Via dalla Libia! » non può essere un'aspinzione ... tendenziale, a realizzazione lontana, un grido, diremmo quasi, massimalista, no, dev'essere l'obiettivo di un'agitazione immediata, incessante, formidabile che non sosta finché tale obiettivo non sia raggiunto. L'agitazione nelle forme legali non basta - evidentemente .,- a cancellare un fatto compiuto nel quale la Monarchia Sabauda ha impegnato il suo.... onore e il suo avvenire. ~er realizzare il « Via dal]a Libfa I » bisogna uscire dalla legalità. Fare la rivoluzione.

Osiamo appena enunciare questa eventualità nel paese della « Banca del Lavoro >> accolta da troppi socialisti con elogi a Nitti e reveren~e al comm. Giuffrida !... D'altra parte una « parola d 'ordine >l perde tutta la sua efficacia q uando non scaturisce dagli avvenimenti nelle ore critiche della storia, m a è il prodotto di una più o meno faticosa elaborazione intellettuale ; quando suscita discussioni, provoca. riserve invece di raccogliere subito la vibrante e incondizionata unanimità.

Ma allora, qualcuno ci dirà, voi accettate il fatto compiuto. No. Siccome noi non accettiamo la causa, cosi non accettiamo nemmeno l'effetto. Nori si possono impedire gli svolgimenti logici e -fatali del capitalismo, senza sopprimet"e il capitalismo. Inutile afferrarsi al dettaglio, bisogna investire tutto il sistema, Nemici del sistema borghesemonarchico dominante, ci troviamo, per ne~saria conseguenu, in atteggiamento avverso a tutte le sue manifestazioni, guerra coloniale compresa. Il grido Jogico sarebbe questo: « Via la MOnarchia I » ma la logica non lo salva dall'«-inattualità ». Delle due l' una : o si vuol fa.re un'affermazione massimalista e allo ra il grido di ~ Via dalla Libia I »

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI « UTOPIA )) 233

è troppo modesto (percht non sostituirlo col << Via la Monarchia I )> o addirittura « Via la società borghese>>? .) o si vuol restare nella « compatibilità» delle attuali istitUzioni e allora il grido di « Via dalla Libia 1» è iperbolico. Se, come ci sembra, abbiamo ben posto il di~ lemma, non è facile spezzarne i corni. Che fare allora ?

Continuate la nostra opposizione alla guerra coloniale in quanto è una manifestazione della società borghese, senza ricorrere perciò a etichette inutili o a frasi che cadono fra l'indifferenza dei più, Le classi d ominanti italiane stanno magnificamente imbottigliandosi in Africa.. T ornare indietro non è possibile, avanzare è l'ignoto e il disastro. Non è compito dei socialisti creare « diversivi» o indiare soluzioni ai problemi che fa classe nemica pone e « deve» risolvere 11 sacrificio d'uomini e di denaro non andrà perduto in quanto affretterà il giorno della resa dei conti. L'JtalJa s'avvia alla catastrofe? E bbene, non spetta a noi depreca.re l'avvenimento, L'hanno voluto e sia. Noi non abbiamo niente da perdere e tutto da. guadagna re.

Dal l'Aiian1i!, N. 207, 28 luglio 1913, XVII•.

• L'At111n1il, N. :214, 4 agosto 1913, XVlI: «INTERMEZZO DI POLEM ICA LIBICA. UNA LBTI'ERA DBLL'ON. TuP.A.TI. (+) Anche ncll'Alla.irJi!, 2 8 Juslio, ,.,j accennan un attico)o del Di..tcttorc; il quale, poi, in sostanza, esprimeva. per suo conto un concetto iden tico aJ mio : cht, cioè, non la "tesi" ma il "grido"

Via dalla Libia!" oggi inattuale e assurdo (+) "·

234 OPERA OMNIA 01 BENITO MUSSOLINI

LA PROCLAMAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE

leri, in un comi.zio notevole per il concorso della massa operaia, è stato proclamato lo scioperò generale da effettuarsi stamane. Il nostro pensiero sullo sciopero generale di categoria e sullo sciopero generale economico, lo abbiamo espresso chiaramente sull'Avanti I dell'S giugno nelle Noie retrosp(!llivt allo .rtiopero gtnt ralt m etal/11rgùo. Jnutile ritagliar e e ripubblicare il brano. Il proletariato non ci ha letto o se ci ha letto ha già dimenticato. Notiamo solo che i fatti posteriori hanno pienamente giustificato la nostra tesi. Basta citare il ,recentissi mo congresso delle Bour.res d11 Travail - organizzaZione squisitamente sindacalista - nel quale i leaders del sindacalismo 'francese hanno coperto di ridicolo una proposta di sciopero generale. Se il proletariato milanese vuole st,erimentarc i nuovi metodi di battaglia, noi non abbiamo proprio motivo di opporci. Il proletariato paga e pagherà di persona. È attraverso a queste esperienze che si elabora faticosamente la nuova storia ed è possibile sag giare il valore dei m etodi in conAitto Bene ha: fatto la Camera del Lavo ro a dichiarare nel suo ordine del giorno « di n on opporsi allo sciopero generale per dar modo al proletariato di sperimentate i sistemi di lotta d ell'Unione Sindacale» Ora che lo sciopero è proclamato e la battaglia è iniziata n o i d asteniamo da ogni parola o scritto.che possa in qualch e modo direttamente o indirettamente danneggiare o turbare la massa operaia. Per questo abbiamo regolarmente cestinato i tomunicati trasmessici da gruppi di metallurgici che intendevano riprendere il lavoro. Vero è che gli stessi comunicati messi bene in evidenza e in fili indiana, sono comparsi su gli altri giornali cittadini. Ma noi ci siamo rifiutati a questa specie di complicità in crumiraggio. CiÒ detto, coine qualificare il con tegno degli industriali ? Con una sola parola : borghese. Tipicamente borghese. Tutti coloro che farneticano ài impossibili assurde conciliazioni sociali - in prima fila i democratici - vadano a nascondersi. La borghesia vuole la guerra cd è n el suo pieno diritto, Le classi esistono ed esiste la lotta di cla.sse che no n si attenua,

';. ,·~·:,; "' .'' . :, :

ma si esaspera -e non già come si opina dai semplicisti per sobilbzione di sovversivi o malvagid d'animo dei padroni - bensl per la ferrea necessità che balza dagli interessi antagonistici. Gli industriali hanno votato sabato un ordine del giorno a.nodino, sibillino che l'Un.ione Sindacale ha interpretato come un invito a riprendere le trattative. E l'Unione votava un ordine del giorno nel quale veniva espressa tutta la buona volontà di giungere a un amichevole componimento. Gli industriali lo hanno rHiutato, La semplice ripresa delle ttatt2.tive poteva · evitare lo sciopero generale: non l'hanno voluto, spingendo cosi la massa operaia a valersi dell'ultima arma che le rimane per la rivendicazione dei propri diritti.

1l carattere dello sciopero generale t economico. I dirigenti insistono su questo punto : ci tengo no a farlo sapere perché n on nascano dubbi. << .J;.a vita è quella che è I ». Non si tratta di sovver tire le istituzioni politiche che beatamente ci reggo n o, no, si tratta di una richiesta di aumento collettivo di salario. Si tratta di dieci centesimi al giorno che i padroni vogliono dfatribuire a loro libito, mentre gli o perai richiedono - giustamente - che l'aumento - poco o molto - sia concesso in eguale misura a tutti. Lo sciopero generale metallurgico - secondo l'ordine del giorno della Unione Sindacalerivestiva « carattere economico puro e semplice»; lo sciopero generale di tutte le categorie è - secondo l'ordine del giorno votato ieri« un atto di fraterna e cosciente solidarietà cogli operai del materiale m obile ferroviario ».

Malgrado questo carattere «conservatore)) ed economico dello sciopero l'autorità politica ha concentrato a Milano migliaia e migliaia di soldati. Abbiamo letto s ulla Gazzetta del Popolo di Torino che il prefetto di Milano senatore Fa.nizzardi si è recato a Torino ed ha conferito lungamente con Giolitti. Su che cosa ? Evidentement~ sullo sciopero generale di Milano. Ora, l'autorità politica deve avere il « buon senso )>, come diceva Gfolitti nel teleg ramma a Chiesa, di non intervenire aliatto nello svolgersi del conflitto. Neutralir.à assoluta.

Che se 1:a polizia si abbandonasse ad atti di reazione e dì repressione nell'intento di schiacciare la massa scioperante, tutto il proletariato balzerebbe in piedi e allora la bat taglia potrebbe avere imprevedibili complicazioni. Avviso a Chi tocca I

Dall'Avanti.', N. 214, 4 asosto 191), XVII•. • Noi, r1lrosprtti11, allo uiopff'O ' '

OPERA OMNrA Dl BENITO
MUSSOLINI
""J,· m,ta//11rgi'° di Milan o (167)

MENTRE SI SCIOPERA

Qu2..0do questo nuovo p eriodo turbinoso della v ita proletaria. milanese sarà passato, riprenderemo con tutta tranquillità l'articolo di fondo dell'ultima Critica Sociale e sventeremo ad uno ad uno i poveri sofismi di cui è faticosamente intessuto. Oggi, no . Oggi diremo solo che do'vc gli scioperi si« vogliono)> ivi si fanno; d ove non si fanno gli è perché invece di« volerli >1 e, conseguentemente, di « p:tepar2.tli », si preferisce dis cuterne « a ccad emicamente» sui g iornali, nei congressi . come di problemi la cui soluzione è rinviata. sempre.... all' indomani.

L' Unione Sindacale Milanese ha voluto lo sciopero generale di solid arie tà e lo sciopero è riuscito. N o n assolutamente generale, lo diciamo· subito, poiché n on ci piace d'illudere noi stessi o gli altri, ma è certo c he ieri non meno di sessantamila operai banno io.ero. ciato le braccia. Oggi, è assai probabile che verrà superata q uella cifra. Né si ve~ga a dire che si tratta di disoccupati, di element i t orbidi, ecc, Questa spiegazione superficiale del fenomeno non soddisfa neppure coloro che l'enunciano. Quando disertano te officine, gli operai sono «scioperanti)), non disoccupati. Per ciò che riguarda l'efficacia pratica dello scio pero genera.le economico, noi non abbiamo nulla da modificare al nostro atteggiamento . Vedremo se gli avvenimenti ci daraòno t orto o ragione. L'esperime nto sta compiendosi s otto ai n ostri occhi e no i ne seguiamo diligentemente le fasi . Il proleta riato milanese ha v oluto provare i metodi preconizzati dal sindacalismo italiano. Era nel suo diritto. Noi d issentilUilo profondamente - ed è o r mai noto -da tali metodi, ma questo non c'impedisce di guardare con viva simpatia un movimento di masse che hanno voluto e saputo compiere un gesto nobile di so· lidarietà. Se in coteste aspre competizioni d'interessi fra d\le classi nemiche foss e possibile oltre al resto di tener calcolo a nche dell'elemento morale e umano, è certo che la bilancia deUa giustizia pende· rebbc dalla. parte degli operai, I quali hanno avanzato delle richieste modes tissime. Che i padroni fossero in g rado di soddisfarle, lo dimostra eloquentemente l'agitazione delle officine Diatto del materiale mobile di Torino, dove gli opera.i hannO ottenuto· aumenti collettivi di trenta, quarant.a, sessanta centesimi al giorno, qualche cosa di più,

come si v ede. dei dicci centesimi domandati agli industriali d ello stesso materiale mobjJe di Milaao. Si deve al contegno degli industriali l'allargarsi del movime nto, e una sola parola degli industriali può troncarlo. Da sabato sera gli operai chiedono semplicemente di riprendere le trattative, di tornare a discutere, ma sino ad oggi il loro desiderio di co nciliazione è naufoa.gato, davanti alla resistenza degli industriali. l giornali borghesi sono furibondi contro la Camera del Lavoro. Uno di e ssi - democratico ! - è addirittura idrofobo. Coi cani non sì polemizza colla penna, si adopera - come recentemente - lo scudiscio. Corrier, ddla Sera e P,rr,veranza scoprono le loro batterie e rivelano il motivo dello spasimo che li rode. Essi volevano -c he la Camen del Lavoro si g ettasse attraverso il movimento, consigliando ai suoi organi:..:,:ati di nnn disert~.le officine. E parbno di abdicazione e di dedizione. Niente di ciò. La Camera del Lavoro non poteva, né doveva, secondo noi, agire diversamente Anzitutto quand o si parla cli Camera del Lavoro s'intende quella dozzina di dirigenti che compongono la Commissione esecutiva. Non essendo stata cons~tata la massa degli organizzati, la C. E. - illuminata dalle recenti esperienze - non aveva dinanzi a sé che tl'e vie : o aderire esplicitamente al mov imento, e non lo poteva senza rinnegare se stessa e la sua ragione d'essere ; o schierarsi risolutamente contro, ma- dò significava assumersi una parte di responsabilità in ca~ d'insuccesso ; oppure lasciare ai propri organ.izzati ampia libertà di' fare o non fare lo sciopero, di aderire o no all'esperimento. Questo ultimo concetto ha prevalso. Tutte le accuse contro la e.a.mera del Lavoro sono prive di base. J dirigenti attuali d ella Camera del Lavoro scontano le colpe dei loro predecessori alla CUJ politica, prettamente: riformista, risale la responsabilità della nascita e dello sv iluppo del sindacalismo a Milano.

DaJl',banri.r, N . 215, 5 agosto 19B, XVJJ * .

• L'Ai-ont;t, N. 2113, B agosto 1913, XVII.: « GLI ORGANJZZAn ALLA CAJUM D!L L\VORO IUAFJ'ERMJ\NO 1..-. T,a,1TJCA Pll.l.A

-

(+) Prende qWndi la puola Marchmi ( +) " Se voi avtste letto quanto scriveva Beruto Mussolini ntll'articolo di fondo deJI'.Airm,ti! del 5 u . s., fors e vi sCDtirme meno forti nel smtC1:1ere la nostra te,i (+)" ».

238 OP.E!lA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
COMMl~SIONB
BSECunv

LA SETIIMA GIORNATA

DELLO SCIOPERO GENERALE A MILANO

Ieri, su p roposta del Comitato esecutivo d ell'Unione Sindacale, la folla intervenuta al qllotidiano comizio al Parco Nuovo. ha votato lo sciopero gcne~le ad oltranza d2. effettuarsi a cominciare · da starru.nc iri tutta Ita1i2. Secondo un accapo dell'ordine del giorno presentato e votato al comizio, lo sciopero è stato proclamato « perché il proletariato d'Italia dimostri in forma pratica e tangibile la sua soHda.rietà ai lavorato ri milanesi, iniziando pur esso lo sciopero generale immediato ad oltranza, da continuarsi fino a che industriali e Governo non abbiano receduto dai loro propositi incivili e reazionari ». Questo è l'obiettivo specifico dello sciopero generale. Di fronte a questo preveduto e prevedibile ulteriore allar~mento dello sciopero, il Partito Socialista ha tracciato la sua linea di condotta coll'ordine del giorno del segretariato politico che noi abbiamo pubblicato nel nostro nu~ero di venerdi e che qui riproduciamo. Esso dice :

« Gli avvenimenti del movimento operaio che si compiono a Milano devono preoccupare le sezioni del Partito. Il pericolo che il contegno delle autorità governative abbia a produrre uno di quegli cecidi che hanno sollevato l'indignazione del popolo italiano è imminente e noi dobbiamo giustamente stare in allanne, ma l'apprezzamento dei fatti che possono accadere e del momento fo cui dobbimio a.girc è tutto riservato alla Direzione del Putito.

L'allargamento dello sciopero generale di Milano per lo scopo punmentc economico che se ne propongono gli ini z.iatori non è conforme ai criteri socialisti che ispitano H nostro movimento sindacale e quindi le sezioni del Partito res tano estranee a questa nuova fase in cui si vogliono trascinare gli avvenimenti di Milano ».

Tale ordine del giorno è chiaro: la prima parte non ha bisogno di essere commentata., Se il contegno dell'Autorità politica determinerà. un eccidio, spetta alla Direzione del Partito da.re la parola d'ordine secondo la nota. decisione. La seconda parte non fa che riaffermue i criteri che .ri.oi abbiamo sostenuto circa l'efficacia negativa degli scioperi generali .economici a risolvere un confiltto di categoria. Le sezioni del Partito, conclude la mozione del segretariato politico, resmno « estranee >> alla nuova fase in cui si vogliono trascinare gli

avvenimen ti di Milano. Il che equivùe a- una specie di dichiarazione di ncuualità. Se j} proletariato itaHano - in parte o nella sua t otalità - crede di accogliere l'invito del comizio di Milano, è padronissimo di farlo. P er manifestare la sua solidarietà cogli scioper.a.nti del materiale mobile il proletariato italiano ha tre mezzi a s ua dis p osizione : soccorsi in denaro, comizi d i protesta, sciopero ge~r2le. Può scegliere anche qu est'ultimo mezzo. (< Sperimentarlo». Poiché ci siamo ormai m essi d 'accordo che l'« esperimento >t deve una buona volta comp iersi in tutta la sua intensità ed estensione costi che costi, noi non vogliamo intrometterci a turbarlo. Il proletariato vedrà, misurerà, i mparerà. L'esperienza delle cose viss ute vale più di molti sermoni di propaganda. Il Partito Socialista - allo stato delle cose - non ostacola, n é favorisce: non può appoggia re uno sciqpero che Ja massima organizzazione operaia italiana h a unanimemente sconfessato, ma. nemmeno ha il diritto d'impedire lo sciopero a quelle masse operaie che ri tengono tale forma di solidarietà « pratica e tangib ile)> , come si legge nell'o rd ine del giorno dell'Unione s .[indacalc]. In questa p:dma fase del movimento il Partito si mantiene estraneo, salvo a interve nire qualora una eventuale complicazione degli avvenimenti venisse a dare carattere decisamente politico e rivoluzionario allo sciopero generale.

DaJ1' Avan1i l , N. 221, 11 agosto 190, XVJI "'.

• l!A-v11Jtg11~dia, N. 11, 23 agosto 1913, I : • PER LJ\ R!SA DE! CONTI(+) Il prof Mussolini ha molto rivoluzionaria.mente " illustuto " il deliberato d elJ.a Direzione del P S (+) FRANCESCO DAlt'Osso ».

240 OPERA OMNIA DI BENJTO MUSSOLINI

COME E FINITO

LO SCIOPERO GENERALE A MILANO

Ieri, nel pomeriggio, sotto un cielo melanconico e una p ioggia che pareva anticipare l'autunno, i lavoratori convenuti al solito comizio al Parco N uovo, !unno votato la ripresa dd lavoro per stamane. Lo sciopero generale è finito. Finito mentre da Spezia ci giunge l'eco dj una revolverata omicida. Veramente, sin da lune~ si ebbero nello sciopero generale di Milano i primi sintomi di rilassamento e di stanchezza. Chi oserebbe fame rimprover o a questi fortissimi lavoratori mHanesi che sono rimasti sulla breccia per ben otto giorni ? Ieri lo sciopero prec;ipitava verso la fine. Meglio è stato troncargli una troppo lunga e lenta e, forse~ ingloriosa agonia. Eppure, dichiarato sciolto il comizio, la folla si è dispersa senza u.n g rido, scm:a entusiasmo, come percossa da una disfatta. E in realtà basta leggere l'ordine del giorno approvato al comizio per convincersi che la causa deg li operai del materiale mobile non ·si è avvantaggiata dallo sciopero generale. Sottoscriviamo alle prime affermazion i dell'ordine del giorno. L'attacco feroce alla Confederazione del Lavoro è privo di fondamento. È comico attribuire ai terzi le responsabilità della propria impotenza. La Confederazione è la testa di turco su cui bisogna battere per trov are attenuanti e mitigaz..ioni ai dolori della sconfitta. L'Unione Sindacale credeva - senza o contro la Confedcruionc - di fare lo sciopero generale in tutta I talia Il tentativo è fallito A t tribuire la colpa alla Confederazione è assurdo. Parecchie Camere del Lavoro non confederate non hanno scioperato. E j ferrovieri ? Noi ricordiamo la loro adesione entusiastica, se non formale, all'Unione Sindacale durante l'ultimo congresso tenutosi a Milano; e percht allora i ferrovieri.... non hanno scioperato ?

Su questi e altri scottanti argomenti ritorneremo domani, oggi ci preme di mettere in risalto le proporzioni dell'insuccesso. Si afferma nell'ordine del g iorno « che è caduta la pregiudiziale colla quale si intendeva di non riaprite la discussione per un riavvicinamento delle due parti contraenti nel conB.itto del materiale mobHe ferroviario .... ».

Di che p regiudiziale si parla ? Non imbrogliamo la già imbrogliata

matassa. La pregiudizfa.le degli industriali non è affatto ca.duu., ha inve<::e trionfato.

Per ripreodere la discussione gli industriali ponevano come condizione sine q11a non che lo sciopero generale cessasse e la discussione si riprende icl"atti stamani, ma a sciopero generale finito. La tesi padronale e prefettizia ha vinto E la famosa questione di principio sull'aumento collettivo? Si era detto più volte ai comizi del Nuovo Parco : « Lo sciopero generale non finirà se prima gli industriali non avranno dichiarato di accettare il principio dell'aumento collettivo »."

Lo sciopero è chiuso, ma i padroni non hanno accettato l'auinento collettivo, hanno semplicemente accettato di tornare a discutere. Per ciò che riguarda poi l'aumento collettivo, il Breda, nell'intervista da lui concessa al Corriere della Sera, ha riaffermato propositi di irriducibile intransigenza. Dov'è la vittoria ? Dove sono i risultati ottenuti ? Oh non siamo qui a scagliare le pietre d ella lapidazione, ma è lecito tuttavia di domandare: valeva la pena di compiere uno sforzo cosl, imponente per raggiungere u n obiettivo cosi meschino, aru:i per n on raggiungere nessun obiettivo ? Noi speriamo; noi auguriamo che lo sciopero limitato ai soli operai del materiale mobile - ,sorretti dalla più efficace solidarietà pecuniarìà del proletariato italiano - si chiuderà colla v ittoria degli 5tiQperanti, ma intanto constatiamo che i risultati dell'« esperimento» hanno confermato appieno le nostre previsioni . stata un'immensa dispersione di eneJ'.gie che potevano essere meglio utilizzate per altre più solenni occasioni. Uno sforzo formidabile che si è risolto in un ordine del giorno di mistificazione.

Sentiamo appena il bisogno di aggiungere che tutto quanto abbiam detto e di.Iemo, non riguarda la grande, gene,Òsa, anonima massa lavoratrice milanese che in queste memorabili giornate ha dato pcova di uno spirito di abnegazione e di sacrificio che incoraggia ed esalta a bene sperare per le immancabili e più difficili battaglie dcli' avvenire. Alla massa operaia che torna oggi alle consuete fatiche, giunga il nostro saluto augurale I

242 OPERA OMNIA DJ BENITO MUSSOLINI
Dall'A vanti!, N. 223, H ag~to 191', XVII•. • Br-1111i di vnitd, La miitifi,azion, (24~).

PUNTI SUGLI « I »

Prevedibile. La Giustizia quotidiana di Reggio E.Ipilia comincia a fare la sua piccola speculazione riformista di sinistra sugli avvenimenti di Milano e sull'atteggiamento preso dal nostro giornale. Noi dimostreremo - a cominciare da domani - che le accuse e . le recriminazioni della Giustizia sono stolide quanto mai. Dire che l'Avanti I prigioniero del sindacalismo, dire che l' Avanli I non può « prendere posi:zionc di aperta e ferma difesa del socialismo e dell'organizzazione socialista» è fa1:e dello scamotaggio polemico. Proprio ieri l'Internazionale ci accusava di « non saper. mai uscire di sotto le gonnelle del riformismo confederale » l Segno questo evidentissimo che siamo equidistanti tanto dal riformismo come dal sindacalismo. Ma insomma che cosa si vuole, che cosa si voleva da noi ? Che in odio al sindacalismo ci mettessimo contro a centomila opera.i ? Che facessimo la parte del gendarme e d ei Giuda? È compito superiore alle nostre forze. Il socialismo che dice una parola di simpatia anche ille masse che - inconscie - seguono i preti, può ben dire una parol a di simpatia alle masse che - inebriate da nuov i pastori - seguono i sindacalisti. P erché renderci o,d.iosi a queste folle di sfruttati ? Perché assumere atteggiamento di nemici davanti a lavoratoti che in un non lontano avvenire torneranno a noi? Noi abbia.mo ben separato, sin dal_ principio, i dirigen ti dalla massa, Collezione alla mano I Ci siamo dichiarati ripetutamente contrari allo sciopero genera.le econ omico e quando la massa ha voluto compiere l' esperim ento che· cosa dovevamo fare? Una sola cosa: lasciar fare, lasciar p assare, Voi riformisti - di destra e di sinistra - che siete i diretti r esponsabili della fioritura d el sindacalismo sbocciato in Italia come una logica e legittima reazione al vostro quietismo bottegaio e ministerialevoi non siete stati capaci con tutta la vos·tta prQpagaoda scritta e o rale di togliere base al sindacalismo. Le masse operaie hanno diritto di « provare », di «saggiare» i metodi in contrasto, Voi volete impc· dire il dis~tro sindacalista? Ma las_ciate che avvenga perché solo cosl pou:ete salvarvi, perché solo cosi la massa ope raia che n on ha idee comincerà ad averne e imparerà a sceverare il g rano dal loglio. Ma con quale diritto voi vi arrog2.te la missione di tutori, di patroni, di

17.•V.

padreterni, d i santoni del proletariato? li proletariato che espia colle . sue jndicibili miserie i suo i errori~ è libero cli far quello che vuole. E quando ci volta la schiena, avrà le sue buone o cattive ragioni, ma certo n on lo attireremo nuovamente a npi mordendogli rabbiosamente, idio ta.mente, e « riformisticamente )> le calcagna. Noi rivcndichlamo ~r il proletariato che ha fatto l'« esperienza» riformista. il diritto all'esperienza « sindacalista >J E ciò gli gioverà più che le vostre prediche di Natale, di Pasqua e di Pentecoste.

Carte in tavola e diciamo b. verità intera, nuda, brutale cui è nostro costume. A Milaao Camera d el Lavoro e Partito Socialista non hanno più seguito1 più prestigio fra la grande massa operaia. Diremo poi le ragioni di ciò. Oggi constatiamo. C'è ancora una voce che può pai:bre ai duecentomila operai che lavorano a Milano, la voce del1 ' A vanti !... Ebbene la Gii111izfa vorrebbe che ·anche questa voce tacesse.... perché più profondo - in.çolmabile - si aprisse il solco che ormai separa il Partito dal proletariato.

Div isi i metodi, scisse le r esponsabilità, riservatoci ampio il diritto di critica e di tale diritto cominciamo a usare stasera stessa in altra parte del giornale, noi abbiamo visto e seguito con simpatia un movimento di operai in lotta contro i padroni. Chi socialista non avrebbe fatto altrettanto ? Fra gli operai in lotta non pochi erano socialisti, mentre l'enorme massa era ed è vergine .... di sindacalismo, Pet ciò che riguarda lo sciopero generale in ltalia noi abbiamo seguito esattamente la linea di condotta tracciata dal segretariato politico del Partito.

Com'è buffa la vita! Quindici giorni fa lo Zocchi attaccava in pieno e pubblico comizio l' At1anli I e la massa gli rispondeva con grida di << abbasso» ; adesso è la Gimliz.ù1 che ci rimprovera, ci accusa, :.i.nzi, di essere « prigionieri » della gen te che ieri c'ingiuriava E non s':.i.vvedc la Gitutizù:1 che, solo con un atteggiamento simile al nostro, è l ecito ora criticare la condotta dello sciopero, e trame tutti quegli insegna.menti che il proletariato tesoreggerà, perché g li ve ngono dati da uomini che n on lo abbandonarono, né lo abbandoneranno alla mercé dei . p:.i.droni durante la sua aspra battaglia.

244 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLJNJ
D all'Avanti!, N. 223, 13 agos10 1913, XVI[*. • Erhi polrmfri (26 1).

BRANI DI VERITA

LA MISTIFICAZIONE

Per tutto il bene che ci lega al proletariato, non possiamo lasciar passare oggi sotto silenzio l'enorme trucco col quale si è concluso l'« esperime nto>> sindacalista a Milano.

Jersera, nell'ultimo comizio di Parco Lodovica., Pulvio Zocchi comunicava tcstualmcflte agli scioperanti che « era caduta la pregiudiziale colla quale si intendeva di non r iaprire la discussione per un riavvicinamento delle parti contraenti, nel conflìtto del mater iale mobile ferroviari o, tanto che ier mattina era già ufficialmente convocata una riunione delle due commissioni, industriale ed operaia, per cercare la eliminazione amichevole del conflitto stesso »

La veritl è un po', an2i completamente, diversa : l'onorevole Chiesa, supremo tutore del sindacalismo nostrano, aveva sudato, nella giornata di martedl, sette camicie, per strappare agli industriali la promessa di un abboccamento, che avrebbe dovuto aver luogo ìe ti Ma il comm. Ahona - nonostante le vaghe speranze lasciate intravvedere dapprincipio e in seguito al mancato assenso dei suoi colleghisi affrettava a telcfonàre « precisamente a Fulvio Locchi » che il convegno non poteva aver luogo. Anche ieri sera gli industriali hanno.... «rimandata» ogni decisione in proposito. Come dunque Fulvio Zocchi ha avuto 1'imdacia e la leggerezza di sorprendere èosì 1a buona fede dei comizianti cli Parco Lodovica? È o no n è, questa, una « mistìfica:done » senza precedenti nella storia del movimento operaio milanese e italiano ?

Prevediamo l' immancabile risposta: l'onorevole Chiesa si era impcgrui.to.... il comm. Alzona aveva promesso.... tutto faceva sperare... , Arzig?goli I Chiesa e Alzona potranno avere :.,_ ammettiamolo !la loro parte di responsabilità personale ; ma di fronte a noi, di fronte alla storia di questa settimana milanese, gravida di sacrifici e di responsabilità., resa. l'uomo che ha in pugno la vita di centomila sciopenmti, che minaccia di trascinate sulle vie J'intcm nazione e che, nel-

l'interesse della classe proletaria e in momenti supremi, non sa usa re ncnuneno un granellino di quell'elementare senso di praticità e probità che chiunque avrebbe anche .qualora si trattasse di meschinissimi contratti di compra-vendita.

Questo un primo acconto. A d omani, il resto.

Dall'Avanti!, N. 224, 14 agosto 1913, )CVJI "'·

• E,hi palnnià ( 261).

246 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLJNI

DOPO LO SCIOPERO GENERALE DI MILANO E.... D'ITALIA

UNA PAGINA DI STORIA PROLETARIA

L'ESPERIMENTO È COMPIUTO - LE PROPORZIONI DELLO SCIOPERO E DEL DISASTRO

Prima di esercitare il nostro indiscutibile diritto di critica. sugli ultimi avvenimenti della vita proletaria milanese e italiana, sentiamo il bisogno e non già per vieto conven2iona.lismo o per una piccola speculazione politica, di m andare un saluto reverente alla salma dell'operaio caduto ucciso nelle dimostrazioni cli Spezia. Noi non p ossiamo credere alla versione ufficiale diramata ieri dalla Stifani e speriamo di trovare sui giornali sovversivi di Spezia ristabilita la genuina verità dei fatti. Fosse o non fosse un dimostrante è cosa di secondaria importanza. Sta di fatto che nel tumulto gli agenti dcli'ordine hanno sparato più colpi e una di queste pallottole ha colpito mortalmente il povero Olivieti. Il proletariato italiano non dimenticherà. Il proletariato italiano se non vorrà solo ricordare, ma anche vendicare le vittime cadute da Conselice a Spezia, dovrà ritrovare la sua unità di cl~sse, liberarsi dai cattivi pastori, d isarmare gli od.l delle frazioni che lo dilaniano, presentarsi come un blocco granitico di forze di fronte a tutti i suoi nemici Questo il nostro voto

UN PO' DI CRONISTORIA

Non vane diatribe, né escandescenze plateali e volgari come quelle che sono uscite continuamente dalla bocca dei kadtrs dell' Unione Sindacale durante prima e dopo lo sciopero di Milano contro i socialisti e il Partito Socialista, né contumelie inutili, perché non intendiamo di abbassarci su questo terreno sino al livello dei nostri avversar! e non vogliamo portare nuova esca al fuoco delle scissioni, delle discordie, del pettegolezzo per cui il sovversivismo inliano m inaccia. dì andare miserabilmente alla deriva.

Ormai il pubblico è schìfato e ha ragione di essere profondamente schifato di queste batracomiomachie polemiche nelle quali troppo Spesso l'ingiuria sostituisce gli argomenti. Intendiamo di educare, non di pervertire il proletariato che ci legge e che da noi attende una parola severa, ma serena ; un esame spassionato dci fatti perché da tale esame risultino accertate le responsabilità gravissime degli uomini e la fallacia dei metodi inaugurati qua e là, in Italia, dalla Unione Sindacale. E facciamo un po' d i cronistoria.

Dopo aver proclamato lo sciopero generale metallurgico per venire in appoggio agli operai del materiale mobile ferroviario, un comizio pubblico tenutosi il 3 agosto p roclamava lo sciopero gen erale cli tutte le categorie. All'indomani, l'Avanti! pubblicava nel capocronaca queste consideruioni :

« Il nostro pensiero sullo sciopero generale· di categoria e sullo sciopero generale economico, lo àbbiamo espresso chiaramente sull' Auanli I dell'8 giugno nelle Note reJro1pettive allo 1cioptro guural, m,tallHTgi,o. Inutile ritagliare ' e ripubblicare il brano. Il proletariato non ci ha letto o s e ci ha letto ha g ià dimenticato. Notiamo solo che i fatti posteriori hanno pienamcnt~ giustificato la nostra tesi Basta citare il r ecentiss imo congresso .delle B oursu tUI Travail - organizzazione squ..isitamente sindacalista - nel quale i leaders del sindacalismo fran ccse hanno coperto di ridiColo una proposta di sciopero generale. Sc il proletariato milanese vuole sperimentare i nuovi metodi di battaglia, noi non abbiamo proprio motivo di opporci. Il proletariato paga e pagherà di persona. È attraverso a queste esperienze che si elabora faticosamente la nuova storia ed è possibile saggiare il valore dei m~todi in conflitto. Bene ha fatto la Camera de:l Lavoro a dichiarare nel suo ordine del giorno « di non opporsi allo sciopero generale per dar modo al ptoletariato di sperimentare i sistemi cli lotta dell'Unione Sindacale». Ora che lo sciopero è proclamato e 1a· battaglia è iniziata noi ci a steniamo da ogni parola o sCritto che p ossa in qualche modo direttamente o indirettamente danneggiare o turbare la massa operaia ».

Dato il contegno della Camera del Lavoro, che, ammaestrata dai risultati del primo sciopero generale metallurgico, non intendeva opporsi al nuovo sciopero generale, l'Avanti I non poteva in alcun modo seguire un11. divets11. linea di condotta.

L'opposizione sarebbe stata sterile e - in quel momento - odiosa, l'adesione ci avrebbe resi solidali con metodi e con uomini che ripu. dw;no e non solo da oggi. Scisse - a priori - le responsabilità, non bisognava perdere di vista la massa operaia, che, in un impeto di nobilissima" generosità, aveva disettato i cantieri e le- officine e

248 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOUNJ

bisogna.va dire :a quella m:assa openi2. un:a parol:a. fr:aternamcnte uman:a e soci:alista di simpatia.

Per noi il prolec:ariato non è e non dev'essere un eterno pupillo custodito da pedanti pedagoghi in veste di socialisti che lo tengono monacalmente lon.tano dalle tentazioni del mondo e dalle esperienze salutari d ella vita.

Il proletariato deve crearsi da sé, colle proprie mani, col proprio sangue la propria storia attraverso esperienze, ·successi, rovine e dolori. H:a diritto di mordere all'albero del male. anche se ciò gli farà perdere - momentaneamente - le gioie dell'eden riformista. Lasciate che il proleu.riato si cimenti e provi le sue forze. T oglietelo dall'artificio d ella vostra un pc' troppo interessata custodia! Per dimo strare la bontà del nostro metodo, il miglior mezzo è di poter constatare clamorosamente la fallacia del metodo avverso I

DUE MESI FA

L'esperienza val più delle disquisizioni teoriche a convertire la gente.

Avevamo dfritto di dire che il proletariato milanese non ci aveva letto o se ci aveva letto, ci aveva dimentic.ato, perché .. ., all'S g iu'gno parlando del primo sciopero generale metallurgico noi av evamo scritto sull'Avanti ! queste parole :

<t Lo sciopero generale metallurgico doveva finire al sabato. Aveva dato tutto quello che poteva dare : cioè la prova manifesta della solidarietà operaia. Prolungarlo fu un errore. Nella massa si accent uavano le defezigni. Lo sciopero generale sarebbe divenuto paniale, s i sarebbe csawito a poco a poco.

« Si parlava, per galvanizzare il movimento, di uno sciopero tariffario, ma si trattava di parole. Uno sciopero del genere non s'improvvisa. Cosi, mentre cominciava - per necessità di cose --;-- a languire lo sciopero generale dei metallurgici, si cominciava a prospettare l'eventualità dello sciopero genenle, di tutte le categori~. a CO• minciare dai tramvieri e dai gasisti.

« Noi siamo favorevoli allo sciopero generale. Ma .appunto per ciò, protestiamo e insorgiamo tutte le volte che lo si vuole proclamare a sproposito, condannandolo all'insuccesso ed al ridicolo. In Italia, i sindacalisti padano di sciopero generale, ad ogni momento e per ogni motivo. Pare uno sport. In Francia, patria. del sindacalismo e doVe il sindacalismo ha. raggiunto unità di tattica ,e p rofonditi di dottrine, lo sciopero generale viene considerato ormai come un'arma

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 249

da impiegarsi solo nei cas.i di ~strema necessità. Proprio nell'Interna~ z/t;114}1 del 2.4 maggio troviamo riportato un articolo di Raoul Renoir, nel quale e'! un brano che s'attaglia perfettamente al nostro caso :

o:" Da questi fatti - dichiara Renofr - è facile trarre la conclusione che il sindacalismo francese non ha dato prova di alcuna cecità e di alcuna speranza chimerica, adottando il fanciullo sano e vigorc:,:so che~ Jo Sciopero Gener ale. Quel che ora egli deve fa.re è di conservargli la gravità che caratterizza la sua forza e di evitare, con· una esibizione ostenb.bi e sproporzionata, di farne un pagliaccio chiassoso che non avrebbe che l'arte di far ridere " .

« Ebbene, se a Milano si comprendeva lo sciopero generale dei metallurgici, lo sciopero generale di tutte le catego.de per una questione cli tariffe era inv ece un assurdo. Era « l'esibizione ostentata e sfrenata» dello sciopero gcnCrale, dcform2to in un « fantoccio chiassoso » e nulla più. I sindacalisti francesi sono più.... prudenti. L'ultimo sciopero generale decretato dalla Confederazione Generale del Lavoro è durato .14 ore

« A proposito di scioperi cronometrati ! Recentemente si sonO svolti a Parigi scioperi di una certa importanza, ma nessuno ha mai lanciato l'idea dello sciopero generale. Che più I La polizia ha invaso la sede stessa della Confederazione Generale del Lavoro. ha scassinato le pone, frugato nei mobili, sequestrato, perquisito e nessuno ha proposto.... uno sciopero generale cli protesta. E sl, che la provocazio ne governativa c'è stata ed enorme I Gli è, aggiunge il Renoir nel succitato articolo:

« ., che l'idea dello sciopero generale non può offrire il su.o valore r eale, che in relazione al valore stesso dell'organizzazione sindacale che .essa stessa attinge dalla sua unità e disciplina. - senza dubbio - una parola che suona male, disciplina; ma per ché spa.ventaJ:senc dal momento che tutte le ma.nifosl azioni di vita, di cO":Scicnza e di fona ron o f rutto d ello sfono armonico delle collettività um~, solidali , disciplinate? L'azione d 'insieme ~ teoricamente impossibile !e rin· tcresse genera.le non si sostituisce agli intere5si degli individui e delle categorie, che, sovente, potrebbero invocué dell e ragioni solide ed assennate per rifiut:a.rsi di aderire nel momento e nell'ora indicate, all' azione d'insieme' ' .

« Domandiamoci con sincerità : dov'erano, dove sono a Milano, le collettività unite, solidali, "disciplinate"~ capaci di uno sforzo àmlonico ? ».

Due mesi dopo jl pi:oletariato si accingeva a i:ipeterc il gioco. E allora abbiamo detto : niente piangevoli recriminazioni o deprecazioni. L 'esperimento si compia una buona volta. La lezione servirà non al solo proletariato milanese, ma a tutto il proletariato italiano.

2l0 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

A LOTTA INlZIATA

Effettuato lo sciopero, noi abbiamo serbato fede al nostro proposito « di non turbare o danneggiare la massa operaia>> impegnata in una lotta difficile ed aspra.. Al martcdl, seconda giornata di sciopcco, l'Avanti I precisando commentava:

« L'Unione Sindacale Miwlese ha voluto lo sciopero generale di solidarietà e lo sciopero è riuscito. Non assolutamente generale,, lo diciamo subito, poiché non ci piace d'illudere noi stessi o gli altri, ma è certo che ieri non meno di sessantamila operai hanno incrociate le braccia. Oggi, è assai probabile che verrà superata quella cifra. Né si venga a dire che si tratta di disoccupati, di clementi torbidi, ecc. Questa spiegazione superficiale del fenomeno non soddisfa neppure coloro che la enunciano. Quando disertano le officine, gli operai sono u scioperanti", non disoccupati.

« Per ciò che riguai:da l'efficacia pratica dello sciopero generale economico, noi non abbiamo nulla da modificare al nostro atteggiamento. Vedremo se gli avvenimenti ci daranno torto o ragione. L'esperimento sta compiendosi sotto aì nostri occhi e nol ne seguiamo diligentemente le fasi. Il proletariato milanese ha voluto provare i metodi preconi2zati. dal sindacalismo italiano. Era nel suo diritto. Noi dissentiamo pro fondamente - cd è ormai noto - da tali metodi, ma questo non e' impedisce di guardare con viva simpatia un mov imento di masse che hanno voluto e saputo compiere un gesto nobile di solidarict.ì ».

ln&.tti lo sciopero n on era generale, non è mai stato generale, non solo nel senso della mozione di Amsterdam che comincia con una con statazione.... lapalissiana, ma anche n ei confronti del memorabile sciopero del 1904. Abbiamo qui, sul nostro tavolo, i bollettini, stinti e sgualciti, del primo sciopero generale di Mib.no. Allora, si ebbe v eramente un brusco arresto, una totale soluzione di continuità nel ritmo della v ita civile. Ma, ultimamente, no. Difatti in centinaia di piccoli stabilimenti e laboratori che occupano i cinque, i dieci, i venti operai si lavorava come al solito ; vetture, carri, automobili, circolavano tranquillamente in. quasi tutti i quartieri della città il prolcta:riato commerciale dei negozi, d egli uffici è rimast o al suo posto ; i lavoratori della· mensa - camerieri, cuochi e simili altri mao..ipolatori di cibi - hanno continuato a servire la clientela come se lo sciopero generale fosse st ato proclamato nella repubblica d ell'Uruguay; quasi tutte le lince seco.ndarie che legan o Milano ai paesi della

". ,. _., ; • DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI ((UTOPIA)} 251

provincia funzionavano; i teatri, i caffè, i ritrovi erano aperti e frequcn~ tati come io tempi normali; c'era il pane, c'era la luce, c'era il gas, c'era della gente per le strade, c'erano i giornali....

C'erano nel momento culminante c entomila operai che scioperavano e altrettanti che lavoravano. La città - salvo nei quartieri operai di P orta Lodovica, Romana, Ticinese - non ha mai perduto il suo aspetto << normale >>. Lo sciopero era largamente parziale o, se si vuole, parzialmente generale, malgrado le cifre iperboliche degli spacciatori professionali di bluffs.

LA SITUAZIONE AL GIOVEDI

Le prime tre giornate di violent issimi tumulti avevano r eso s in~ golarmente g rave la situazione. L'Autorità prefettizia aveva rivelato il suo gioco e i suoi intenti. La città rigurg itava di armati e una repressione sanguinosa poteva avvenire da un momento all'altro. Era lecito di restare ancora in atteggiamento di. neutralità sia pure benevola ? Francamente no. Lo ha ammesso anche Rinaldo Rigola, nell'intervista da lui accordata al Giornal, d'Italia. L'Avanti I lancia allora un primo grido d'allarme i n questi termini :

« Noi non possiamo essere sospettati di tenerezze per i rn·ctodi sindacalisti, ci siamo riSt-evato e ci riserviamo ampio il diritto di critica anche sulla condotta dello sciopero odierno, combatteremo domani colla penna. e colla parola per il trionfo dei nmtri metodi d' azione economica che riteniamo i migliori di quelli riformisti e di quelli sindacalisti, ma in nome dclh. libertà di p ensiero - che è 11.1 più preziosa delle conquiste dviii - non pcrmctterem~ eh~ la reazione polizi esca con arresti di capi, con massacro di gregari metta il bavaglio alle idee e sopprima uaa istituzione proletaria. Se ciò avvenisse, noi siamo sicuri che il proletariato italiano dimentichc.rebbe i dissensi che lo lacerano e che lo ha nno - p ur troppodiviso e indebolito , per combattere unit o la battaglia contro la violenza governativa e padronale ».

La CamCra del Lavoro con un ge·sto generoso e indovinato aderisce al mov imento. Il Comitato esecutivo riformista della sezione socialista vota il seguente ordine · del giorno:

« Il Comitato Direttivo della Sezion~ Socialista Milanese. d isctitendo sul· fodie-rno movimt!'nto economico culminante odio sciopero generale proclamato d.dl'Uniooe Sindacale, prescindendo da.i. <ritcri dittttivi della. suddetta. organizzazione, mentre augura vittoria agli scioperanti d el materiale mobile ferroviari~ invita i propri aderenti, sintanto ché il mcwimento rimane sul terreno ecoriomico, ~d attenersi alle deliberazioni della Camera del Lavoro, che sono state fin qui condivise dal giornale At111n1il ».

252 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

All'indomani l'Avanti! commentava :

«Lo sciopero generale di Milano che il Giornali d' Italia chfauna "tenace e impressionante " • s' avvia oggi a lla sesta giornata. Dopo una settimana di sciopero per tutte le categorie, dopo q ui ndici g iorni di sciopèro pci metallurgici, dopo sei settimane di sciopero de-gli operai del materiale mobile ferroviario, nessun segno di stancheu.a, nèssuna defezione! Questa resistenza stupisce cd esalta. Non solo non si parla di i ip~e-re il lavoro, ma il movimento si allarga e travolge altre categorie di operai . La Camera del Lavoro, con un g esto che la fa superiore a tutte le contumelie del presenté, ha invit at o i suoi organizzati .ad aderire al movimento e gli organizzati - come noi p revedemmo - hanno risposto compatti all'appello,._

Lo spettacolo e ra v eramente incoraggiante, ma forse lo sciopei:o di solidarietà d oveva finire al sabato. Prolungandolo, i dirigenti dell' Unione Sindacale lo votavano al disastro e dimostravano la loro incommensurabile leggerezza cd irresponsabilità.

LO SCIOPERO GENERALE I N I TALIA

Noi socialisti accusiamo i sindacalisti di aver svalorizzato l'arma dello sciopero generale. Ormai i borghesi ne ridono. Erano rimasti impressionati dalla ripresa del giugno, quando lo sciopero generale durò due giorni soli ; il fiasco recentissimo e clamoroso e indiscu tibile voluto dai sindacalisti, fa rifiorire la caricatura e la freddura su tutte le pagine della stampa borghese. La Trib1111a par~ di un « g rosso cannone che faceva paura sino a l g iorno in cui si è p o tuto con statare la s ua perfetta inn·ocuità »; il Giornale d'Italia stampa un fantoccio proletario ·che ruota in alto uno spadone di legno t.a. rlato; poi v erranno i minori. La colpa di questa svalutazione dello scio pero generale è tu tta dei sindacalisti. Proclamare - senza alcuru. preparazione - uno sciopero generale in tutta Italia H colmo dell'incoscienza. E l'incoscienza è punita dall'insuccesso. Poche città hanno risposto all'appello della Unione Sindacale. Nel Piemonte, nessuna, In Lombardia, Milano e un a.botto a Cremona, Verleto, silenzio di tomba. Un po~ qua e là nell'Emilia. Romagna assente. In Tose2m1. hanno scioperato Pisa e Carrara. Nelle Marche Ancona. Nell'Italia meridiona.J.e zero. Quanto alla Sicilia chiedonsi notizie dei famosi diecimila aderenti al ComitatÒ Siciliano d cli'Azione Diretta. Il fiasco non poteva essere più piet oso e penoso a. Roma, la. capitale politica, Quello proclamato avvent ata· mente da.ll'U. S. no n è stato che una larva di sciopero gen erale sep olto nel generale ridico lo, è stata una solennissima prova d 'impotenza. E ·non è stato, come può credersi, lo sciopero generale di pro-

~ :T DALLO SCIOPERO
LA FONDAZ.
UTOPIA » 25,
DI .MILANO VERSO
DI «

testa contro i-ostinazione di Breda e il non-intervento di Giolitti. Oh no. La fobia antisocialista che rode e avvelena il sindacalismo italiano e lo spinge per questione di bottega a queste piangevoli parc die della rivoluzione, ha esploso in questi giorni. È stato lo sciopero contro il socialismo e i socialisti, contro le Camere del Lavoro dirette dai socialisti che non hanno creduto di seguire la corsa folle di uno Zocchi Yerso la rovina.

L'« ALlBI » SOLITO

Il hasco è stato «piramidale» come dicono i tedesclù. Ciò non toglie che Zocchi abbia avuto la meravigliosa Jola di dichiarare in un ordine del giorno che il proletariato « italiano >> ha « degnamente >> risposto all'appello dell'Unione Sindacale.... I ciottoli del Nuovo Pa.rco ridono an cora. Ma Zocchi aveva già preparat o l'alibi. È ora di smascherare questo gioco malvagio e scempio. Il sindacalismo vuole un Cireneo che porti fa croce dell'insuccesso. Eccolo trovato. Non occorre la fantasia fertile dello Zocchi. È il solito sistema : addosso alla Confederazione del Lavoro.

]e JHÙ tombi dans I'ea11 e·est la fa1#e à R o,meau ecc.

Lo sciopero riusciva ? E Zocchi avrebbe avuto m odo di proda. mare che la Confederazione Generale del Lavoro è impotente e che 11Unionc Sindacale basta a tutto.

Lo sciopero non è riuscito ? E Zocchi proclama che la Confederuione crumira. Credete voi che prima di proclamare lo sciopero generale Zocchi abbia senti to il bisogno di informarsi sui propositi della Confederazione Generale del Lavoro che pure rappresena qualche cosa come so mila operaì? Mai più. Il sindacalismo «ignora» la Confederazione. Credete voi che Zocchi abbia sentito il bisogno di sincerarsi sulle intenzioni del Partito Socialista e dell' À.JJanii!? Nemmcc.o. Senza un rigo preliminare di avvertimento sì sceglie l' A.va11Ji I come organo trasmettitore degli ordini della Unione Sindacale e si «ignora» Partito e giornale. Vero che lo Zocchi andava spesso a consultiare negli uffici del SttoitJ }'jngcgnerc Pontremoli che ci appuso in questa occasione sotto una v este poco simpatica di demagogo troppo 011/rl per essere sincero.

254 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Cosi il sindacalismo ambrosiano ha fornicato colla democruia sabauda e tripolina dd Secolo in odio al Partito Socialista e alla Camera del Lavoro che la combutta demo-repubblicana-sindacalista rappresentata dalla triade Chiesa-Zocchi-Pontremoli volevano esautorare ed abbattere. Il quartier generale degli scioperanti non era in viale Lodovica 2.3; ma in Corso Porta Nuova 19. Questo non è stato an• cota detto agli scioperanti del Materiale Mobile Ferroviario.

TUTTI CRUMIRI I

L'attacco fatto dallo Zocchi n ell'o rdine del giorno e n el comizio di chiusura alla Confederazione del Lavoro è semplicemente bestiale; E Lo diciamo noi che non accettiamo i metod i della C. Gen erale del L:,1.voto~ Delle due l'una : Se lo sciopero era sentito dalle masse il veto della Confederazione del Lavoro non avrebbe impedito l 'esplosione del movimento ; l'insuccesso dello sciopero prova invece che le masse non intendevano di obbedire agli ordini impartiti dall' Unione Sindacale. I dirigenti della C. G. del Lavoro hanno esattamente interpretato lo stato d'animo delle ma.sse> quindi se c'è crumiraggio è cru· miraggio di tutù: da Rigola all'uJùmo dei no mila inscritti alla Confederazione. Tutti crumiri, per decreto di una qualsiasi testa balzana 1 Crumiri voi, automobilisti torinesi che siete rimasti sulla b reccia per ben 90 gio rni contro un Ct:apoone alt,:ettanto, se no n più ostinato del Breda; crumiri voi, mera viglios i sca.Jpcllini della Balma che ·avere resistito per nove m esi - diconsi nove mesi - ; crumiri voi, contadini eroici e dimenticati di Campitello (Mantova), di Occhiobello (Polesine)t che avete sostenuto pe.t mesi e mesi una battaglia asprissima contro padroni e Gov erno ; ctumìti voi, muratori . del Reggiano, fornaciai dd Bolognese, btaccianti della Romagna, che avete scritto o state scrivendo pagi ne gloriose nella storia del proletàriato italiano.... Crumiri voi, vigliacchi, traditori secondo il beceresco 6 0rilegio zocchiano, perché.... avete la tessera. confederale in tasca..... La Camera del Lavoro di Roma che ha creduto di non tener conto del veto confederale, ha fatto un aborto di sciopero, Dal crumiraggio all'impotenza. Magnifico passo. E i ferrovieri ? Noi ricordiamo il loro ultimo congresso tenutosi a Milano. Zoe.chi vi trio nfò. Q uel povero d'Aragona o ttenne un voto. Tutti i cuori dei ferrovieri parev ano rivolti all'Unione Sindacale. Perché i ferrovieri non hanno scioperato ?

V 'ha dì più. I fercovied della. Sezione di Milano sono inscritti ufficial~ mente alPUnione Sindacale. Perch~ non hanno obbedito all' ordine

DALLO SCIOPBRO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, Dl «UTOPIA» 255

della loro o rganizzazione ? Crumi ri, che l'Unione Sindacale d ovrebbe cacciare dal suo sen o

Ammesso il «veto» co nfederale -v eto in questo C?SO giustissimo perché un'organizzazio ne non pu ò suicidarsi seguendo cicçamente t utto ciò che i suoi av vetsa ri, a diritto e a rovesdo, si compiaccion o di o rdinare - c'è da do m a nda rsi : e il resto del p toletarfato italiano? 11 proletariato itaJiano ha i1 se nso della giustizia distributiva : se non si è fatto u no sciopero generale italiano p er v enire in soccorso degli scioperanti di _ T o rre Annunziata che dopo sette mesi d i lo tta hanno dovuto tornare v inti alle ferriere, e degli scio perant i d i Massafiscaglia che resistevano - fra miseria e fame - da mesi. e mesi~ perché deve farsi per g li scioperanti di Milano in lo tta da appena trenta giorni ? Risp osta : per V2.lorizzare il bb,f! sindacalista. Ma jJ proletariato italiano vi si è rifiutato e ha fat to b e.ne. SINDACALISMO?

Q uesta proclività agli scioperi gen erali sarà zocchismo, ma n on è sindacalismo. In Francia il sindacalismo si è spogliato di tutte le scorie d emagogiche e ciarlatanesche che lo inquinavano. D opo i d isgraziatissimi scioperi dei chemi nols e dei postiers il sindacalis mo fra ncese è di ventato oltremodo prudente. Fin troppo, forse. Nelle dimost razioni il sin dacalismo francese o rgan i2za gli hommes de tonfianu specie di .gendarmeria rossa ·che man tiene l'o rdfoe durante e dopo i co rtei.

C è a M arsiglia uno scio pero d i falegnami che duta da ormai q uattro mesi e nessun o p ad a dì sciopero generale. Q ua ndo nel recente con· gresso delle Bo11T.m du Travaìl fu propost o da una minor anza di libcr• tari lo sciopero generale contro 1a reazion e r epubblicana, il Merrehi~, redatto re della Baia.il/e Syndi calisle, trattò d i ridicola la proposta ·e aggiu nse : « se per risponde re àlle m inaccic d el Pot ere non abbiamo alt ro mezzo ch e lo sciopero gen erale vuol dire che siamo b en malati »

In un 2.rtfcolo della Bataille Syndica/ùte , che l' I nternaz_ionale chiamava «chiarissimo» (pubblicato al 18 marzo 1913), Bourchet, sindacalis ta, o ccupandosi della crisi sindacali sta faceva queste osservazioni che noi e con noi quanti son o socialisti sottoscriv erebbéro appieno .

« La causa principale del male· proviene dnl fa tto che non abbiamo su Aicen.~ temente ioculcato ai lavoratoci l'immensità dello sforzo da. compiere. Siamo sempre fedeli al principio dello sciopero genenle, ma esso non dev'essere la. parola magica per sospingere una folla senza valore sociale ad un"azione moment anea:

256 OPERA OMNI.A DI BENITO MUSSOLINI

ed incoerente. Sciopero pacifico o violento sarà sempre "ano se è lo sciopero d ei cervelli vuoti. Si è affermato e creduto che lo sciopero - specie se violentoformasse la base dell'u.ione rivoluzionaria, ma raffermaziooe è inesatta.

<t in parte per essersi prestat i a siffatta concC'Uone semplicista che molti compagni nostri si sono scoraggiati dopo i primi insuccessi. Lo sciopero parziale che anche in caso di mancata riuscita dovrebbe formaie d e.i ribelli - se gli scioperanti sono evoluti - non lascia sovente dietro a sé che degli infiacchiti.

« Qualche scatto di indignazione, qualche azione violenta, sone> certe> cose buone e giustificatissime, ma non costituiscono la rivoluzione, nello stesso modo che l'esecuz.ione di Luigi XVI o la presa della Bastiglia non formarono la sostanza della Grande Ri voluz.ione.

« l ' izione rivoluzionaria è più arida e più complessa. a il lungo lavoro di evoluzione del pensiero, il lievito che fermenta nei cervdli e che, attivato dalla propaganda, nei periodi di lotta trasforma la mentalità. Si per aver trascurato quanto sopra., che subiamo dei momenti di depressione.

<i Nell'azione nostra dobbiam~ mettere in prima linea tut10 ciò che pub dare all'operaio maggior libertà e- indipendenza, come le otto o re e la gic>rnata inglese, per permetterci il lavoro di educazione ind ispensabile»

AZIONE DIRETTA?

Quando Libero Merlino osò affermare sul Volontà di Ancona che 1a tanto strombazzata azione diretta dei sindacalisti non era che una praticaccia riformista, fu radiato dall'elenco dei consulenti legali dell'Unione Sindacale. Ma aveva ragioni da vendere e l'u1timo sciopero lo dimostra luminosamente. La. condotta dello sciopero - salvo le chiacchiere comiziali - è stata ultrariformista. Ci sono due documenti che i:imarranno sto rici : l'ordine del giorno votato aJla vigilia dello sciopero generale, ordine del giorno che fu interpretato cd era una solenne calata di brache e la famosa lettera aperta diretta agli industriali a sciopero generale iniziato. C'è poco da cavillare : in quella lettera - pure tra la forma volutamente contorta -c 'è un periodo nel quale si dichiara che l'U. S. - cioè Zocchi - sarebbe propensa a rimettere anche in mani di terzi il giudizio sulla famosa questione dell'aumento collettivo. Tutta, diciamo tutta, la stampa italiana ha interpretato in tal modo qudla lettera alh quale gli industri~li risposero nel modo insolente che tutti sanno. Sono questi i dettami dell'azione: diretta r Azione diretta tutto questo lavoro di retroscena di cui non è ma.i stata informata la massa scioperante ? Di « direttissia;i.o » non c"è stato che H bluff per cui i comizi ai quali non hanno mai partecipato più d i 30 mila persone, diventavano comizi di cent omila persone: il bl,1ff per cui ]o Zocchi all'inizio dello sciopero prometteva agli operai del Materiale Mobile che Breda avrebbe dovuto pagare

... .. . DALLO SCIOPERO DI MIL/INO VERSO Lt\ FONDJ\Z. DI « UTOPIA )) 2~)7

il salario anche dei giorni di sciopero e simili altre piacevolezze Dalla paga dei g iomi di lavoro perduti, al sibillino concotcb.to hrmato ieri sera. il salto lungo anche per gli acrobati del sindacalismo.

SCIOPERO CONSERVATORE

Sciopero conservatore, E davvero, non lo poteva essere più di cosi. Si è fatto uno sciopero generale di categoria e uno sciopero genenile di classe per ottenere l'intervento prefettizio. E un colmo ! Quando i sindacalisti del Ferrarese accettarono il famoso lodo del prefetto che chiudeva· in modo infelice la splendida agitazione

:i.g raria del 19JI, tutti i /11ader.r dcJ sindacalismo italiano non risparmiarono acerbe critiche a Michele Bianchi, allora segretario dclh Camera del Lavoro d i Ferrara. A .Milano, niente di diverso. Edizione peggiorata. N é giova dire che l'autorità prefettizia è intervenuta in a ltri conllitti economici. Verissimo. Ma se questo precedente può valere per noi socialisti, dov.rebbe essere nullo pe.r i sindacalisti i quali « ignorano l> lo Stato e se ne dichiarano acerrimi nemici. Non è con questa politica di accattonaggio che si demolisce lo Stato, lo si valorizza invece facendolo apparire come il supremo moderatore delle co ntese sociali, il demiurgo che porta il ramoscello di ulivo a tempera re la lotta di classe, insomma lo Stato riformista, peggio ancora, lo Stato lU2zattiano.

Il sindacalismo italico si dibatte fra queste pietose contraddizioni.

LE PROPORZIONI DEL DISASTRO, FATTORINI, GASISTI, OPERAI

E adesso raccogliamo le vittime, i feriti, e i dispersi. Ecco i fattorini telegrafici. Consigliati a uno sciopero inconsulto per ragioni che anche un idiota comprende, oggi essi invocano la pietà del ministro Calissano a mezzo dell'on. Chiesa. I fattorini telegrafici convertiti improvvisamente a.Il'Azione Diretta non ne hanno dato prova che frantum~do le vetrate della Camera dd Lavoro. Adesso, dispersi, demo• talizzati vogliono « illuminare >) la cittadinanza e si dichiarano pentiti e contriti. Non parlano più di memoriaJe. Ritornerebbero alle condi2.ioni di prima. Disastro.

Il caso dei gasisti è ancora pìù g rave Essi hanno dovuto passare 11otto le forche caudine di Gri.iss. Dopo aver manifestato ripetuti pro-

2,s
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

positi di resistenza ad oltranza, mercoledi ma:ttina i g asisti mutarono improvvisamente consiglio.

E si posero alla ricerca affannosa del mezzo per troncare la ver'.' tcnza. Dopo lunghe trattative, durante le .quali la Commissione operaia venne assistita dal consigliere comunale socialista avv. Emilio Caldara, si addiveniva ad un accordo che segna un trionfo di GrUss e una disfatta· degli operai. Basti dire che i gasisti perdono la cauzione versata di 50 lire, pur restando liberi di ricorrere pei il ricupero alle vie legali. Occorrono alcune centinaia di processi. Devono versarne un'altra di 100 lire e non possono più scioperare, se non in caso di sciopero generale « che per la. sua intensità e diffusione a Milano e nel Regno possa considerarsi generale ». Il che equivale a dire che i gasisti hanno perduto il diritto di sciopero.

Quando si ricordi che nella tattica sindacalista pura i contratti collettivi devo n o essere di una estrema mobilità, bisogna convenire che quello dei gasisti è un patto da servi della gleba medioevali. La cauzione è un vincolo di schiavitù. Se i gasisti sono tornati indietro, invece di andare innanzi, ringrazino i loro duci dell'Unione Sindacale, Dopo un lungo lavorio di retroscena, ierj sera è stato fumat o un concordato ehe chiude la vertenza degli operai del Materiale Mobile Ferroviario . Ooè, non chiude niente. Ed è chiaro. Noi abbiamo letto con compunzione quel lungo e anguillesco ordine del giorno. Vediamo di decifra.do. Si dice che « i guadagni degli operai milanesi devono essere equiparati a quelli delle officine Diatto cli Torino». Benissimo. Ma.... c'è un ma. Invece di spifferare in ciftc di lire e centesimi e millesimi il qwnfNm, l'ordine ·del giorno scivola a dirci che occorrono m o lti calcoli e « una persomi autorevole all'infuori di ogni competizione e superiore :ad ogni eccezione>), la qual persona. il Presidente della Camera di Commercio di Milano. Noi, qui, chiediamo> per vederci cb,jaro, tutte le lanterne del sindacalismo. Dov'è l'aumento collettivo? :Mistero, Gli operai tornano al lavoro al 1S con un p ugno di mosche.. . Ah n o... colla speran za nei calcoli matematici dell'ingegner~ commendator Angelo Salmoiraghi Nient'altro. E per giungtte i una cifra che sarà prossima allo .zero il sjndacalismo zocchiano ha tentato di mettere a soqquadro l'universo.... ·

Ed ora u na parola a voi, operai mihnesì. Coloro che vi hanno rovinato e fogannato possono bene additarci come vostri nemici e voi potete anche, per un· momento, crederlo ; ma poi, ragionando e r.ulettendo, converrete che abbiamo ragione dj accuure com.e abbiamo accusato . Proletari milanesi, la vostra pelle non deve divcnt.are il tamburo pct j giocolieri di un sindacalismo che la. cuicatuta e la parodia di se stesso. Noi abbiamo compiuto il nostro dovere. Vi abbiamo

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FOND.t\Z. DI « UTOPIA »: 259
18. - V.

sostenuto durante la lotta. Oggi vi segnaliamo il pericolo, vi indichiamo l'errore. Pcovvcdete a.i vostri casi.

E adesso i responsabili dell'irrunaoc disastro operaio possono divertirsi a ingiuriarci come vogliono . Il tempo galantuomo.

Non li curar di (or, ma guarda e passa.

Dall' Avanlil N, 255, 15 agosto 1913, XVII•.

• L'Uea di Panna. giornale socialista, N. 716, 23 agosto 1913, XVJI: u BE· NITO MUSSOLINI CONTRO IL DEMAGOGICO n u cco SINDACALISTA. - Quanto qui sotto pubblichfamo ( +) non è open dj "vilissimi" socia.listi riformisti, ma bensl invece di un loro deciso avver.iado : dd 50C(alista rivolurionario &nito Mussolini, direttore d ell'.Av4nlil (+). Lavoratori leggete : "Noi 1odJiI1i aec11riamo i µnJa. r.Ji11i di aver svtdori:mtlo l'armi, dello ,riop"o generale, (+)" ».

260 OPER.Jt. OMNIA DI BE.NITO MUSSOLINI

ECHI POLEMICI

UNA LETTER A DELL' ON. CHIESA

Riceviamo e pubblichiamo :

Parlate di me in u n commento del vostro giornale, quali6candomi per « supremo fauto re del s indacalismo n ostrano >1 e mettendomi col comm . Ah:ona. come responsabile di una speci e di « mistificazione » .

Quanto al « fa~ tore » voi dovete ricono:scere che io non ho favorito, né sono fo ouo di favorire chi si sia: quel poco che faccio lo f accio per le mie idee repubblica.ne e in questo caso per recare, se possibile , un contributo di bene alla. massa popolare che meri ta, pd suo spirito di solidarietà e di sacrihcio, ben altro.

Quanto aJla « mistificazione » vi p rego di lasciare alla Peruvn-tmza di parlare di trucchi : voi sapete che non son o uomo da prestarmi con nessuno e per ne-ssuno a porcherie d i sorta; io ho convenuto - e con me ha nno convenuto gli operai Milan.i e Zuccotti - e al fatto hanno presenziato e confermato i consiglieri Clllllerali Piazza e Semenza - col comm. Alzona la ripresa delle trattative per ieri mattina, alla Camera di Commercio, fra le due commissioni di ind ustriali e di operai del mate ria le mobile: ciò in modo « ufficiale l> diss~i il comm. Alzona e comunicai alla Unione Sinda.cale.

Chc poi gli industriali abbiano smentito il comm Al:zona. e que-sti se stesso cosa che non mi riguarda. più e che si qualifica da s~.

L'avvenuto odierno incontro delle parti e la composizione della vertenza sono venute tuttavia a chiudere in modo concreto l'incidente lamentato. I fatti hanno del macigno.

Cordiali saluti Vosuo

EUCl!NI O OtrnsA

Non meniamo il can per l'aia, onorevole Chiesa !

Scrivendo ieri della « mistificazione » zocchiana e parando le prevedibili giustuica:z.ioni dell'organizzazione sindacalista, noi abbiamo concesso, « fo via di assoluta ipotesi», che una qualsiasi responsabilità potesse imputarsi, per questo equivoco, anche a voi ed al comm. A lzona.

Volete, adesso, p roprio voi, andare alla ricerca di queste ipotetiche respons:abiliti, che non c'interessano proprio niente? A che p ro?

La vostra persona e· la vostra opera - g ià lo rilevammo nello stelloncino.... incriminato - non ci p reoccupano. A noi preme soltanto di .riaffermare - e tutti i giornali cittadini suffrag,mo oggi l'argoment ò incontrovertibile - che Fulvio Zocchi, per stroncare alla meglio la

morente agitationc, ha annunciato, nell'ultimo comi2io al Puco Lo. dovica,. un convegno cogli industriali per mercoledl mattina, mentre sapeva già - il comm. Ahona lo aveva t elefonato ìo precedenza allo Zocchi - che il convegno n on e ra stato accettato dagli industriali.

ZIBORDI, LA « GIUSTIZIA» E IL RESTO

Caro Mussolini,

Non d iscuto né il tuo tono legittimamente adirato, né il disprezzo beffardo per l ' opera nostra, che trapela di tn. gli ironici accenni, sen:za che tu abbia ancoc voluto compiacerti di esprimerlo apertamente, e di motivarlo.

Permettimi solo di respingere l'açcusa di « piccola speculazione riformista& . Noo è roba da par mio, e tu lo sai

Le gjwtificazioni che tu add uci nella. tua nota, sono amme:;se dalla (iiuJ1izia che riconobbe la d ifficilc po5izione dell'Avan ti! di fronte a l proletariato

L'accusa - anzi la constatazione obiettiva - che tu e i l t\lo giornale, per certi atteggiamenti prercedentl, « non potete » oggi combattere a fondo e con efficaci& i sindacalisti, p er ché in vari aspetti, non dottrinali, ma psicologici ( che son quelJi che il popolo afferra ed intende) siete troppo simili a loro, e perché e,si, i sindacalisti, potrebbero troppo facilmen te ris tamparti contro di te la tua stessa prosa; queJla constatazione non è d 'oggi, e non è la inopportuna e ingenerosa speculazione o: riformista» ed ostile nell'ora delle difficoltà: è la conferma di un pensiero che lealmente espressi sulle colonne dell'A.,.,anti! da te diretto, nella polemica sugli eccidi.

Dammi atto di questo: del resto non mi curo.

Ditett. della Gi,mizù, quotidiana

Caro Z ibordi,

I sindacalisi non hanno mai ristampato né risu.mperanno mai la mia prosa p er Ja semplicissima ragione che io ho seguito una linea di condotta, per quanto mi fu possibile, precisa e diritta. Del resto i destri » ..ristampano di sovente la tua prosa, o compagno Zibordi. Quindi il caso non è nuovo, né strano. Nell'articolo della Gi,utiz.itz che h2. o riginato la presente schermaglia c'eran alcune altre piccole in• sinw.zioni che non ho raccolto. Mai come in questi giorni che tu tl~ conosci « difficili » ho avuto la certezza tranquilla. di aver compiuto il mio dovere.

Ma non voglio inacidire b. polemica e ti rimando :alb. prima pagina del giornale.

h. 111.

Da1J'Av-1i!, N. 25:5, n agosto 19n, xvn.

262 OPERA OMNIA DI B!NJTO MUSSOLINI
Tuo

ECHI POLEMICI DELLO SOOPERO GENERALE

Rìccviamo e pubblichiamo :

Mi/nq, J:J ago Jlo J!A,lJ

Egregio Signor Diretto re dcll'A11anli!,

Ma cos'è questa storia. della combutta demo-repubblicana-sindacalista rappreseott.ta. dalla triade Chiesa-Zocchi-Pontremoli che voleva abbaucre la Camera del Lavoro?

Questa fola che trovo stampata ael vostro g iornale di stamane non posso tollerarla, permettetemi di dirvelo.

l o fui too Treve,, con Turati, con Bellotti, con Della Valle, coo Pascila negli scio~ri memorabiJi dei guisti, dei tramvicri, dri muratoci, dci siderurgici, e non ho mai avuto altri 6.ni, allora come adesso, che quello di servire la causa del popolo, e non ho mU chiesto la fede politico-economica di coloro coi q~U coopera.va, bastandomi di saperli galantuomini.

Così dello Zocchi; posso, debbo attestarlo: la notizia dell' Mrordo te ufficiale ,. (fu la parola adoperata con Alzooa) per il ritrovo alla Camera di Commercio dove si urebbero riprese le trattative, gliela diedi io con lettera d1mmte ;I &eMnizit:,; viceversa '" noliz.ii:z d1/J'inq11alifitabile disdeltd (che all'Alzona stesso Mutai di comunicate all'Uniooe Siodacale), allo ZocdU mi feci dovere di pttavvisargliela immediatamente, pure cori lettera, che gli fu subito, subito cons~ ma che lo trovava• ,omizio finito. Cosicché qua.odo l'Alzona fece telefonare allo Zocchi, da un suo ingegnere, l'eguale notizia ricusata da. mc, il oomiz.io l:ra pure gii chiuso. Testimonio dei due momenti di coosegoa delle due lettere e quindi delle due notizie, il mio impiegato signor Ercole BaHè, che incaricai dt'l due recapiti: egJi é a "ostn disposizione. LA verit:l soprattuuo S11luti".

Diamo atto all'on. Chiesa del disinteresse col quale diclùai:a di aver partecipato alle trattative tra Unione Sindacale e industriali; né abbiamo difficoltà alcuna a togliere il suo nome dalb. combutta demosindacalista che not6riamente si proponeva l'esautoramento della Camera·del Lavoro. Vedi a tal proposito l'intervista sul caso dei fattorini telegrafici.

S un po• tedioso, questo stillicidio polemico, che non riesce tuttavia a investire la nostra tesi I Perché noi diciamo e ripetiamo ; che Pulvio Zoccbi non è stato

E\JGENlO ÙflESA

serio, né è stato prudente, q uando, senza nessun documento in mano che gli desse una garanzia assoluta circa le intenzioni degli industriali, ha fatto p roclamue la c essazione dello scioper o, annun ciando per l'indomani trattative, che erano so ltan to n el suo desiderio, o in quello di Eugenio Chiesa, o , mag ari, in una inaffe rrabile pro messa del commendatore A lzona.

Se questa polemica fosse utile a quakosa - più di una schermaglia verbale val sempre l'eloquenza dei fatti - potremmo desumere nuove argomentazioni. Ma vogliamo seguire l'onore,rolc di Massa Carrara , che il responsabile dir etto di uno sciopero come q uello di Milano, dovesse t e nersi pago, per stroncate a ta mburo battente l'ag itazione e per proclamare la vittoria.... m orale, di un b ig lietto amichevole, di par te estranea al conflitto, g iuntogl ( improvvisa· m ente, durante un comizio, nd q uale si doveva proclamare la resi~ srenza ad o ltran2a? Ma v ia 11 !...

D all"Avan ti!, N. 226, 16 agosto 1913, XVII •.

• D opo lo uiopn-o g,nm,/1! ,di Mi/IUio e d'Itdi11. Un1t pagina di Jf<WÙI pro· /, 111,ia. L'eJp"im , nlo i .ompiuto. ù profJ(,rz:ioni dello uiopno I! d d dù1t· tiro (247). I Ìi i

264 OPEJlA OMNIA bi B ENITO MUSS OLINI

LO SCIOPERO DEI FALEGNAMI DI MARSIGLIA

AL 110° GIORNO DI LOTTA

Ci te/egrfl/etno da Marsiglia, 1):

Dal 1882 la corporazione dei falegnami di Marsiglia era cad uta in letargo. Il salario variava da 5 lire a 5,50 per giorno in una città di mezzo milione di abitanti , torturata dal caro viveri. Dopo trent'aoni di sosta, i fa1egnami orgaai:z. zati a cura degli emissari: della FédiraJion d11 BJtimenl, presenta rono alcuni mo, dtsti dl!Siderata a i p adroni.

Questi non si degriu:ono nemmeno di una risposta e allora 1400 (alegnami si misero in sciopero.

Il sindacato padronale organizzò l a resistenza. Il sindacato ~raio organizzò le « marmitte comuniste» colle 1000 lire settimanali mandate dalla Federazione. Per non gra.vue sulla Ca5sa dello sciopl.'l"O più di SOO Kioperanti partirono per i dipartimenti limitrofi.

Ebbero luogo durante questi quattro mesi di lotta parecchi tentativi d 'accordo, ma senza r isultato Allora il Comitato di sciopero pensò bene di di\l'ide re i padroni.

I piccoli ind us1riali stanchi di lottare, erano decisi a cedere : g li scioperanti afferrarono l'occasione e fecero .firmare dei concordati individuali colla giornata di nove ore e lire 6,:m al giorno. Con questa tattica gli operai portarono la divisione fra i padroni, 70 dei qua li accettarono il nuoYo pa tto.

L' atbitrato recent e degli architetti n on fu accettato dagli. operai i quali conti. nua no nello sciopero sussidiati a.oche dai compagni che hanno ripreso il lavoro. Lo sciopero giunto ai 4 mesi, continua, confortato dalla mlidarietà di tutto il prol etariato manigliese

Prnprio nel nostro articol6 di ieri ci è c.apitato di ricordare lo sciopero di Marsiglia. Vale la pena di far seguire un breve commento alla notizia. Ecco uno sciopero che dura da quattro mesi, ormai. Uno sciopero guidato da un sindacalista, emissu.io della G:mfedera2ione Generale del Lavoro; uno sciopero sovvenzionato <hi sindacalisti.

Marsiglia una città eminen~ente operaia. Il solo porto occupa dagli otto a i diecimila lavoratori.

C'è un& Bo11ru d11 Travail. Se a Marsiglia prevalessero i metodi del sindacalismo milanese, a quest'ora - visto che i padroni non hanno ceduto - si sarebbero preparati almeno un paio di scio-

peri generali, Invece.... Cucine c.omuniste, concordati coi singoli imprenditori, esodo delle bocche superflue, 2.iuti pecuniari e.... niente sciopero generale.

Proprio come hanno fatto - putacaso - i federalisti a Torino durante l'ultimo sciopeio.

Ma a. Marsiglia ci sono orga.niiza.zioni che si fanno Ja concor• reou e questo spiega la remissività francese.... I confronti sono odiosi, ma, in questo caso, istruttivi....

Dall".111,mti!, N. 226, 16 agosto 19 13 , XVIJ *.

• Dt1po lo 1,iopntJ inurai, di Milao t .... d'It,1/id. Unt1 pagin• J; sloritt p,olt1ai11, l.l,1prrim, nlo J ,ompùno. L, f"t?ponioni ,Mio stÙJ/'"O , dd tlif"1lro (247).

266 OPHRA OMNIA DI BBNl'I'O MUSSOLINI

AL «SECOLO»

Rapidamente, al Suolo. poche linee di rispos ta. Il giornale democratico. punto sul vivo da un nostro rilievo che naturalmente manteniamo, ci d edica una colonna e più, N b n contestia.mo al S ecolo il diritto di chiamare « sfogo iroso » e « dialogo polemico >) un esame spassionato ed obiettivo della situazio ne, privo di fronwli e di contumelie. Ma per il resto, ecco :

1. L'acquicscenu con tinua dell'Avanti I aUe esperienze e alle imprese dei sindacalisti, un cavallo di ritorno che il Secolo prende dalle scuderie del riformismo dì provincia. I veri riformisti pretenderebbero infatti che noi mangiassimo del «sindacalista» .. .. Mai più. N oi _no n siamo antropofagi e il sindacalismo - come tutte le idee - ha diritto alla sua propaganda e alle sue esperienze. L'aperta solidarietà di cui parla il Secolo a proposito del primo sciopero ge~cralc, era solidarietà non con un u omo o con un metodo, ma con una massa operaia unib.sj temporaneamente per rendere più grandiosa la protesta comune. E allora tutto il Partito fu con n o i. Il Secolo asse risce che fu un atto di debolezza • si~ ma senza dimostra:rlo. Strano però che quell'atto di <e debolezza ·» abbia sgomentato la classe borghese di più dell'ultimo sciopero generale.... mancato.

1. l1 Secolo d rimprovera di avergli lasciato tutto il peso della polemica cogli industriali. Poverino I Chissà quante camicie ha suda.to per dimostrare co me q ualmcnte g li industriali potessero concedere i d ieci centesimi. Per noi tale polemica di carattC1'e tecnico era sU.perflua. Siamo tanto sinceri da confessare la ·nostra t otale incompetenza in materia, Dimostrare il « buon diritto » degli operai rientra. a.ppunto nella falsa e invecchiata men talità democratica. Per noi il « buon diritto » degli operai a migliorare le loro conclliioni di vita non M. più bisogno di essere dimostrato a base di cifre : è un 2Ssioma.

3 , La differerua essenziale e basilare fra noi e tutto il riformismo democratico, destro o sinistro, sta appunto in ciò: che per il r iformismo - in tutte le sue gradàzioni - il proletariato è un pupillo che deve sempre !ta;c sottomesso alla ferula dei suoi tuto ri che si arrogano

• Lacuna del tiesto

il diritto di pensare per lui, di commuoversi per Jui, di curargli la s alute del corpo e dell'anima. Il prole tariato non deve uscire mai dal chiuso ovile, per non cadere n elle tentazioni dei lupi del.. .. sindacas010. E il SetQ/o crede di aver scoperto i'Ame rica quando dichiara che questo nostro mo do di vedere è « prettamente l> sindacalista. Nientemeno ! Sindacalista ? E sia. Non sono le parole che ci spaventano. Ma è anche - con sopportazione del Secolo - marxista. Il proletaria to n on può essere educato coi vecchi sjstemi, ma coi nuovi. Meglio ancora. Deve educarsi da sé. Auto-didatticamente. Noi possiamo dargli d elle indicazioni, segnalargli gU errori, <<dopo». Ah -I sentiamo il Secolo sogghignare : comoda la scienza del «poi>) I Noi rispo ndiamo che bisogna essere dei profeti per fare la filosofia degli avvenimenti prima che g li avvenimenti s iano accaduti. A questo punto ci si chiede : Perch é n on v i siete opposti allo sciopero generale ? Perché volevamo assi stere a un esperimento sindacalista au grand compit i Saggiare il valore dei metodi sindacali alla prova dei fatti.

4. 11 Suolo chiama quindi « tardiva seminagione di buon senso» ciò che all'inizio ddl'articolo ha chiamato « sfogo iroso » e vuol metterci in contraddizione con altre nostre affermazioni. Inva no. Perché no i - chissà quante orecchie pudiche resteranno offese I - manteniamo la « giornata storica», la << violenza necessaria)), ecc Solo ci rifiutiamo alle parodie. Quando poi il S tcolo osa affermare che « durante le g iornate del sindacalismo l'A vanti I è venuto meno a tutti i suoi doveri di giornale socialista ». ci fa ridere. Noi aspettiamo che gli ex-socialisti che fanno il StcQ/o, ci mandino il decalogo dei doveri di un giornale socialista in tempo di sciopero generale e aspetteremo.... per un pezzo. Non rHe viamo tutto il r esto. Inezie. Noi diciamo semplicemente, a guisa di conclusione, che quando si inscena uno sciopero generale milanese· e nazionale - coi c.riteri dell'azione diretta e del sindacalismo - bisogna o accettare stoicamente la disfatta o pretendere qualche cosa di più dei centesimi che g li operai otterranno quando l'on. Salmoirag hi - industriale e arbitro sotruno - avrà compiuto i suoi sapientissimi calcoli comparati. Che il Secolo sia un po' seccato della miserevole fine dello esperimento , si capisce, Quel eon'?Ordatoaborto è un po' il frutto delle sue viscere I

Da.ll'A1111nti!, N 227, 17 agosto 1913, XVII•

• D opo lo uioprro g,nrral, Ji Milano ... . d'Italia. Una pagina Ji J1od11 p,roletaria. L'~sperimenlo i comphllo. ù pro porzioni dr/lo sciopna , del d i,.,,,o (247)

268 OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
..,,,.

DOPO LO SCIOPERO GENERALE

UNA LETTERA DI ENRICO LEONE

Caro A wtnri!,

Amic,n P/aio red magù amica 11eriti:rs. Trovo molte aggiustate comiderszioni ne i vostri commentari dello Kiopero generale recente. E non cap isco perché abbiate atteso l'indomani pt"r motivare un dissenso che è suggerito propd o dalle ragioni del più ortodosso sindacalismo rivoluzionario, e che n on si sa peiché in Italia si voglia confondere Sffll:°altro con l'irragionevoleiz.a eretta a sis1eroa nei movimenti operai. Trovo più coraggiosamente educativo il s istema di Turati che condanoa gli scioperi pur con spirito ben diYerso.

Io non sono J ·acrordo col Mussolini che lo sciopcw generale d ebba esser~ quella manifestazione Eporhenmachende, dì çui si debba consigliare J'uso più parsimonioso. I.e lrasformazioni sociali hanno il loro costo di.... produzione ed è inutile calcolare le perdite che infliggono con la contabilità a pact.ita dOflpÌa . Forse !'esperienza ci dirà che le lotte simultanee di categoria negli scioperi per aumenti di salari sono più idonee perché permettono di agire nelle condizioni d ell 'equilibrio economico in maniera da non generare i trapassi bruschi di ricchezza da un gruppo capi1a.lis1a ali' altro e da impedire che la corporazione A si vegga aumentati i salari coi s acrifici della categoria B e che più tardi B si rifaccia con J'abba.s~a mento dei salari 1eali di A. la vita economiC:1 è infernalm ente complicata. Lascia.mo, dunque. stare i sermoni spirituali contro gli abuSi ddlo sciopero generale, Appunto perché esso non rappresenta nessuna palingenesi o d iluvio unive rsale potrà. diventar e più nonnale e frequente d.i quel che non f ~se fin qui . In Francia (come in Inghilterra, G ermania., ecc,) pe[ suo reddito t otale incomparabi1mmte più alto la popolazion~ non preme sui m" zzì di ~ istenza così fortement e come in Jtali a è le lotte pei salari si svolgono con forme naturalmente p iù miti. Non scegliamo arbitrari modelli (moda di Parigi t) per confe,ionare l'abito italiano.

Due punti invece segnano la riprovazione sindacalista e rivoluzionari.a del recente moto·

1. Se il metodo s i fosse addimostrato efficace avrebbe posto in un a ~ituazione di monopolio la at.ttgoria A (materiale mobile ferroviario) che si sarebbe giovata del concorso di forze che aUe categorie B, C, è stato o, dov re~ t-s.sere negato domani;

2. l'invocaziont dell"intervento statale, il quale non avrebbe ch e frut tato aglì industci•li qualche premio o sopraprotCUone doganale a tutto danno degli stessi operai. li con tegno dj Giolitti è stato più lodevolmente sindacalista. che mai. Del resto è impossibile immaginare che il moto proletario si immunini d agli errori finch~ restii nell'a ttuale immaturità .ENR!Ql

LEONE

Siamo assai lieti di ospitare questa lettera di Enrico Leone - uno dei pochi, se non l'unico superstite del sindacalismo teorico che non si sia perduto dietro le sirene del colonialismo libico - e sentiamo il bisogno cli aggiungere una breve postilla dichiarativa.

« Non cipisco - dice I.Mnt> - p etthé .abbiate atteso l'indomani per motivare un dissenso che è suggerito proprio dalle ragioni del più ortodosso sindacalismo rivoluz.ionario, e che non si sa perch! in Italia si voglia confondere senz'altro coll~irragioncvolezza eretta a sistema n ei movimenti operai.

La ragione è semplice. Noi abbiamo spiegato e precisato la nostra posizione intellettuale e quindi politica di fronte all'ultimo sciopero generale di Milano. Siccome non siamo sindacalisti, né riformisti, né .rivoluzionari, cosl non potevamo trov are nel bagaglio dottrinale del sindacalismo le ragioni del dissenso, per denunciare la « irragionevolezza » del movimento. e perché noo siamo nemmeno riformisti non potevamo unirci con Turati 11 quale - chissà perché - ha una specie di « acerbo fatto personale » con tutti g li scioperi generali, presenti, passati e futuri. Noi abbiamo assistito a questa grande esperienza sociale senza preconcetti teorici e, quindi, abbiamo manifestato il nostro dissenso a esperimento compiuto.

O compiacciamo che Enrico Leone ~bbia trovato nel nostro anicolo « molte aggiustate considen.zioni ». Qualcun altro non vi ha trovato che uno ~< sfogo iroso»....

Una teoria dello sciopero generale non esiste ancora. Per noi ci sono tre specie di scioperi gener,.li-:

J. quello economico, cli categoria e noi crediamo, oon E.nrko Leone, che l o sciopero generale di categoria avrà - andando innanzi - sempre una più lunga .applicazione, Per due ragioni : per queUa addotta dal Leone e per un'altra. Vingresso e l'azione dei frNJJs nella vita capitalistica moderna tende - p er necessità ovvie :.._ a creare una specie di perequazione nelle condizioni di lavoro (salari, ora.d). ·Col tru.rt si rendono necessari i movimenti collettiv i sia per ragfoni economiche, sia - nei ptimi tempi - per atto di solidarietà. Non si sciopera più in una 50Ia fabbrica. ma contemporaneamente e per le stesse rivendicazioni, i n tutte le fabbriche dd tr11St Ecco lo sciopero generale di categoria al quale - secondo 1e oca.sioni - fanno ricorsO e sindacalisti e riformisti.

z. Lo sciopero generale politico di protesta o· pcl raggjungimento di determinati obiettivi1 quando tutti gli altri mezzi legali di agitazione e di pressione si siano dimostrati vani.

3. . 1.o· sciopero generale ad o ltranza che dev'essere, secondo noJ,

270 OPERA OMNKA DI BEN!TO MUSSOLINI

quando i tempi s~ano « pieni», l'inizi_o di una vera e propria azione rivoluzionaria e segnare un town1111I dans I' hislair,, o, se si vuole, la famosa « g io rnata storica»....

Nulla di strano, se ci accade di citare talvolta il pensiero dei sinda· calisti parigini per metterlo a confronto coli'« irragionevolezza» dei sindacalisti nostuni. È noto che il sindacalismo italiano non è che mala copia di quello francese.

D:a.ll'Avttnti !, N , 229, 1!} agosto 1913, XVII•.

• L'Arion, S0,iali1111, N. 34, 24 agosto 1913 , III : « E ANCOR.A SCIOPERO !(+) Il dimtott dell"Av.mli! ora,·~ calmato. Discute tranquillamente con EDl'kO · Lc-one (+) per accordarsi con lui sui tipi di sciopeti da propugnate nell"avven.i.re prossimo. E ne cataloga tre ( +) »,

DALLO SCIOPERO DI MILANO VEJtSO LA FONDI\Z. DI (( UTOPIA » 271

L'ultimo sciopero generale di Milano .... Ancora lo sciopero generale ? sentiamo gridarci alle spalle da qualcuno infuriato che aggiunge : Ma insomma, si può sapere quando finirete di scocciarci l'anima collo sciopero generale? Calma, egregio amico, calma. Bisogna r.iportare il ferro sull'incudine e batterlo finché è caldo. Non è bastata una pagina ? Mai più. Con una pagin a noi abbiamo appena delineato il soggetto. Adesso c'è da ritoccare, da. aggiungere, da modi6carc: adesso e'~ l'inedito. Noi abbiamo nelle nostre faretre ancora· buon numero di dardi acuminati che scaglieremo, fra poco, a destra e a sinistra. I nostri avversari sono ltrrauls e Ja lo ro posizione grottesca c'indurrebbe a un senso di pietà, ma poiché essi non hanno il buon gusto di riconosce rsi vinti, cosi ci ttoviamo nella necessità d'inferir loro il colpo di grazia. Ma quando ci parlerai di elezioni. di deputati, di candidati? Domani o dopo, brava gente che fate consistere tutto o quasi il socialismo nel recarvi ogni quinquennio alle urne, domani o dopo patleremo di elezioni, di d eputati e, pur tropp~ I. anche di candidati. Adesso consentiteci ancora poche battute polemiche sullo sciopero generale che ha turbato profondamente la coscienza del proletariato italiano cd è l'avvenimento che tutt>ora più la preme e la domina. Noi ci troviamo in una posizione paradossale : a dio spiac.cnti ed ai nemici sui. Nessuna meraviglia L'abbiamo p reveduto parecchi mesi fa. Com'è possibile - umanamente - di accontentare tutti, specie quando si segue un proprio cammino? Cosl è accaduto, in questi giorni, che noi ci trovassimo assaliti da tre patti e da tre nemici : dai destri di Roma, i quali si d o lgono amaramente di dover constatare che 1a lòro speculazione sulla nostra pretesa alleanza coi sindacalisti è miserevolmente fallita; dai sinistri, i quali mordono impazienti il freno, e dai sindacalisti. Oggi ci occuperemo di questi ultimi. Alla nostra documentazione precisa, esauriente, impressionante, essi non hanno saputo rispondere. L'organo del sindacalismo italia.no doveva riconoscere apertamente, francamente gU errori àel movimento milanese Accettare la disfatta e gloriarsene e dirò col poeta :

Ql((Jnfl vilfori, immort ali, Q1tesla di.ifa/la ost11r11 I

CONFESSIONI

Ma è vano cerca.re · questa proibità intellettuale e morale fra i /eaders dell'ultimo sciopero Fare dell'ironia sui dottori del sindacalismo è un ripiego. Eru:ico Leo ne e Odon Poor che sono venuti - inaspettati - a solidarizzate colle n ostre critiche, sono, in materia di sindacalismo, altrettanto competenti, quanto, putacaso, il tramviere clerico-sindacalista Pomari. Può bene il sindacalismo italiano rifiutare oggi la sua pllrentela. con quello francese, tna sta di fatto che i brani da noi citati furono pubblicati dall' fnternazi011alt che li accettava e li faceva suoi. Anche il paragone coll'ultimo sciopero generale del 1911 è una magrissima fiche de consolation. Giacché noi non abbiamo mai inneggiato alla riuscita di quel movimento, ma ne abbiamo sempre denunciato l'insuccesso. Non ci soffermiamo su altri dettagli. Non andiamo a caccia di mosche. Quello che g iova fissare è che :

1. La condotta dello sciopero è stata ultra-riformista. È comico sentire dei sindacalisti doler si, rammaricarsi di d over continua re o intraprendere una battaglia solo perché la cocciutaggine padronale è quella che è.. .• È grottesco vedere dei sindacalisti che s i fanno p icci ni, umili, arrendevoli: <;hc si vantano di essere concilianti, mentre dovrebb ero tenerci a mostrarsi precisamente il contrario! h buffo passare dalla rivolta in piazza alla diplomazia degli ordini del giorno vili e delle lct• tere aperte p iù vili ancora. B pochadesca questa. invocazione forsennata delYintervento prefettizio. Questa è lotta di classe castrata, malgrado i disco rsi e le immagini fiorite . Qui di sindacalismo non c'è nie nte o meglio c'è qualcosa : l'atteggiamento di Giolitti. Qui c'è il bluff contro al quale insorgiamo. È criminoso inscenare uno sciopero generale a Milano e tentarne uno generale in Italia, per stroncarlo d opo ventiquattro ore dietro a una semplice promessa di ripresa Ji trattative. È assurdo chiedere uno sforzo cosi imponente al ptoletariato pct cadere poi nelle braccia di un Salmoitaghi, che è un perfetto borghese, un commendatore, un senatore e. . .. un industriale.

2. Lo sciopero generale a oltranza è stato una par o dia. L'ordine di cessazione è stato diramato alle sei della sera del martedì, quando non si avevano ancora notizie del resto d'Italia. O forse si avevano già le notizie del :fìasco ? Mistero. Pare intanto che la verità cominci a farsi strada fra gli stessi sindacalisti. C'è un giornale che ci Vitupera come tutti gli altri - si capisce I - ma noi traggiamo la nostra alle· gra vendetta.... citandolo e riportandolo su queste colonne. Ci sono delle confessioni preziose. La Vo" Proltlaria scrive sotto i l titolo sintomatico : Parole franehe :

., .... E allora cominciamo a dire che grave gravissimo errore stato commesso domm.ica nel comiz.io milanese invocante lo sciopero generale. Prescindendo dal fatto che non opportuno affidare ad un corpo d'esercito già impegnato da

DALLO SCIOPERO DI MILA.NO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 273

più giorni in una dura batta.glia il giudizio di estel'l.dere la linea del fuoco, compito da ri.servars.i a più freddi calcolatori lontani dal folto della mischia., osserviamo che J'o. d. giorno del còmitio e il conseguente ordine di sciopero • firma della U.S.I, è fo stridmte cootruto con il manifesto lanciato dalla stessa istituzioni!,

« ln esso si prometteva lo sciopero gcerale nazionale sol q1.1ando la reptts· !ione govcmamentall!' si foS!e scagliata più violenta sui c:ompagoi milMesi. Quindi niente solidarietà .finché il conditto avesse rivestito carattere economico. Che se poi si vuole sfruttare il fatto della reazione impcrversànte anche sema uf5cialc decreto di .stato d'assedio, osserviamo· che- il momento buono per compiere il gesto· di solidarietà era giovedì o venerdì qua.odo la truppa carica.va e i carabinieri sparavano nei quartieri popolari.

• lnvt"Ce si è- chiesto lo sciopero naz.ionale quando era da prevedersi la fin e per esaurimento dello sciopero locale e quando nessun fatto nuovo emotivo e sentimentale e1:a insorto a maggiormente fermenta.re la protesta e la solidarietà nel proletaiiato italiano. Il. su-ccesso cosi che i centri sindacalisti e gli altri pochi non ancora smidollati dal sindacalismo conservatore han dovuto procedere all'attua. .zione dello sciope1:o senza eccessivo entusiasmo, mentre i giornali milanesi difrc ndl!V2no le prime noti:zie del ritorno aJ lavoro

« G s iamo dovuti cosl acconciare ad un atto che non sentivamo noi s1~si e sul cui resul tato anche soltanto clim~trativo etaVllffio straordinaria mente d iffidenti .

« Domenica a l comàio mila nese dovevamo avere il coraggio di di re : abbiamo lottato da leoni p er otto giorni, con questo sciopero abbiamo riscattato IItl decennio di viltà, abbiam d ato una su.fficente prova di forza, e ci dobbiam piegare soha:nto perché il capitalismo industriale, aiutato da ll e forze repressive ddlo Statoforze repressive impiegate in quella tal man iera saggia pèr rui ·non è possibile suscita re ulteriori fremiti e consensi - si è rivelato più forte di noi.

« In. t al modo non si sarebbe assistito all"agonia dello sciopero locale e si sarebbe 1isparmìato una faticosa. mobiJitazione nelle nostre provi.ade con tutto <hnno delle situazioni locali precedentemente per noi vantaggiose

.: Ora, francamente, attribuire la colpa aJla Confederazione del Lavoro è un ~perimento poco brillante: prima pN"ché nessuno di noi aveva contato sul suo ooncorso e poi perché è ormai superfluo ogni ulte1iore di!pr~zo per ,queUa istiturione 1>.

Oseicmmo dire che la Vou è rea di un plagio ai n ostri danni. Noi, ben prima del foglio piacentino; abbiamo documentato l'insiti.cerità del moto . Se il proletariato italiano voleva scattare in piedi, doveva farlo al giovedl, noi dicemmo, mentre inv ece solo al sabato il proletariato iraliaJJ,o e solo in qualche luogo, cominciò ad accorgersi che a. Mila.no c'era uno sciopero generale. Che cosa pretendevano i h.vorato ri dei centri sindacalisti : che gli operai milanesi già stremati da quattro mesi di scioperi, continuassero lo sciopero generak per un secolo? Nell'art.icolo che riportiamo si parla del cat2ttc:re ·dello sciopero che si volle mantenere ad ogni costo « economico ». Quando noi 2bbi.21no detto le stesse cose, siamo stari accusati di bi:mntinismo e di doppiezza....

Sembrerà strano, ma c.oi cominciammo a. essere spaventati. Noi non cercavamo solidarietà. di s orta ed ecco elevarsi fra gli stessi s indaca-

274 OPERA OMNIA DI BliNlTO MUSSOLINI

listi voci di sostanziale consenso alla nostra critica; domani i rifor misti d i p artito converran no che l' Avanti I non poteva .in alcun modo assumere atteggiamento diverso da quello tenuto in momen ti che la C imtizia hà clic~iarati « difficili ».

Domani busse remo ~l n. 2; d ei Portici Settenttio naJì, per p olemizzate con Filippo Turati , poi c hiuderemo la parentesi d ello sciopero , il quale, se ha gio vato a risvegliare i dormienti di casa nost ra, non è venuto invano . Intanto, il tempo che è galantuomo comincia a darci ragione. Noi sentiamo assai vicino il giorno in c ui i n ostri critici in b uona f ede riconosceranno i loro torti : quel g iorno a scontare e a dimenticare non poche e pungenti amarezze vorremmo poter ridere forte, fo rte come l'eroe di Rabelais , il co lossale Gargantua che si faceva udire ridendo da una port'- all' altra d i P arigi,

D a l1°Awn1i.', N . 238, 28 agosto 1913, XVtt "' ·

"' Dof>t) lo Jçiope-ro gn er.ale di Milano e d1 fotlia U,ra pagina di ; l ori it prol1Jaria, L' 1spnimenl o t ,ompi1110. L, pro porzioni J 1llo uiopm, , d,-/ difdJJro ( 247). 19 - V ,

DALLO SCIOPERO DI M I LANO VERSO LA FONDAZ. DI {I U TOP IA )) 2 7 5

LE POLEMICHE FERRARESI

Il compagno Fabio Petrucci, attaccato violentemente dai fogli sindaca.listi, ci manda questa lettera che pubblichiamo, anche per chiudere d efinitivamente la polemia. svoltasi in parte sulle nostre colonne e che potrà essere continuata - se. del caso - sui g io rnali locali. Noi non esprimiamo g iudizi di sorta sulle faccende ferraresi, perché non conosciamo esattamente la situazione, specie nei particolari che i giornali non raccolgono. Ma confessiamo che l'esito degli ultimi movimenti ci ha sfavore volmente imp ressio nato, circa i metodi e un po' anche i dirigenti della Camera dc! Lavoro. Che prima della. trebbiatura si sia tenuto un convegn o a Lugano è verissimo, malgrado le smentite. ... integralmente pubblicate. La notizia del conv egno fu mand-ata anche a noi e potrèmmo dire anche da chi. Non la pubblicammo, perché ci sembrava pessima tattica annunciare in anticipo un movimento di tanta importanza. Se poi in una circolare a firma Bitel.li sta scritta la frase riportata dal Pettucci~ il bluff è evidente. Il mancato sciopero generale per la canapa è stata un'altra manifestazione grav issima del1o stato di ano rmalità i n cui versano le organtt.zuioni econo miche del Ferrarese. Sulla 6.ne, poi, repentina, strana, inaspettata delYeroico sciopero di Massa6se2glia, si è fatto un' ancora più strana congiura del silenzio. Chiedere un po' di luce a tal riguardo non ci sembra una cosa indiscreta. Concludendo, ci auguriamo che ìl proletariato ferrarese mantenga intatta la sua unità di classe e sap"pìa i mprimere al1e sue organinllioni un indirizzo omogeneo che deve tenersi egualmente lontano dal riformismo addormentatore e dal sindacalismo insensato. Altrimenti, l'Agraria, che ha già vinto pill: volt e dumnte questo disgraziatissimo anno, renderà . prono ai suoi voleri quel proletariato che parve e fu, uo giorno, all'ava.nguardia di tutto il proletariato italiano I

D all'Av.mti!, N. 244, !ett:embre 1913, XVII•.

• Ullimi 1thi dd/1 po/nnitlu f ffl'lll'tsi (287)

PERSONALIA

Nell'imminenza delle elezioni generali ricevo continuamente inviti per tenere coaferen2e da un punto all'altro d'Italia. Cosl i compagni di Fano, di Finale Emilia, Sermide, Savona, Firenze, Massa, Sanpictda.rcna, Schio, Cremona, Busto A,rsizio, Oncglia, Modena, ccc., adduc.cndo - ognuno - una situazione locale specialissima per un motivo o per l'altro, chiedono l'ausilio debole della mia p arola.

Ringrazio - wche perché ho ragione di vedere in questi inviti uru1 prova cli solidarietà - ma non posso - per la necessità del lavoro 21 giornale - muovermi da Milano, che assai di rado, specie in questo momento.

Oò dico qui - per tutti - ad evitare perdita di tempo e spreco . di francobolli,

b. m.

Dall'AvairJi!, N. 246, ) settembre 1913, XVII.

COME

PERIRONO GLI DEI DI ROMA

Edito dalla Casa Editrice Laterza di Bari, è uscito, trado tto da Luigi Salvatorelli, il libro di Franz Cumont: Le religioni orientali nel Pagamsimo romano. Si tratta di otto lezioni tenute dall' autore a Parigi ed Oxford. Nelle prefazfoni alla prima e alla seconda edizione è determinato lo scopo dell'opera.

« La propagazione dei culti orientali è .:.... dice Cumont - insieme collo sviluppo del neo-platonismo, il fatto capitale della storia morale d ell'impero romano».

Cwnont si accinge a dimostrare che la trasformazione e la dissoluzione dell'antico politeismo romano -d ovuto alla predicazione dei culti asiatici - p.tepara l'ambiente adatto al 6.odre del cri.scia nesiwo.

« Mano, mano - dichiara Cumont - che si studierà più da vicino la stori a religiosa dell'impero, il trionfo della Chiesa apparirà sempre più come il zisultato di u na l unga tvoluzione dt>llt- crf'denzt>.... I cu lti pagani dt>ll' Orientt> hanno fa. vor ito il lungo sfon:o della società romana che si contentò per lungo tempo di una ido latria assai banale, vt>rso forme di d evozione più elevate e più profonde »

Il Cumont traccia, quin di, il piano della sua opera : prima di tutto è necessario prospettare il quadro storico dell'epoca; poi, esaminare le cause che provocarono lo sfacelo del paganesimo roma no ; infine seguire analiticamente il cammino e lo sviluppo delle credenze relig iose che si sostituiscono alle vecchie credenze tramontate.

La. situazione del mo ndo r omano nei primi secoli dcll'impcrn, eccola : I:a G recia è sfinita, l'Italia è spop olata, il resto d ell'Europa esce faticosamente dalle teneb re deUa barbarie : solo nell'Orientein Egitto, nella Siria., nell'Asia Mjnore - ferve la civiltà sotto 1a duplice espres·sione del progresso economico e delJa elaborazione intellettuale, I dominatori di Roma sono già abbacinati dal miraggio di un impero orientale. N erone pensava di truportare la capitale ad Alessandria. Nei primi ' tre secoli .dell'evo cristiano la « penetrazione pacifica» dell'Oriente nell'Occidente contiriua e s'inten s ifica, irresistibilmente. Le stesse istituzioni p olitiche ne risento n l'influsso. Basta confrontare il regime di Augusto con quello di Dioclèiiano che ha

nell'esercito, nelle finanze, ndla religione tutti i caratteri d elle monarchie orientali. La scienn sotto tutte le sue forme d2.lh speculazione filosofica alla realizzazione pratica è orientale. Valgano gli esempi. T olomeo e Plotino sono egiziani i Po rfirio e Giamblico, siti ; Dioscoride e Galeno asiatici. La letteratura, l'architettura sono monopolio degli orientali. Il principale architetto di Traiano un sirò : Apollodo.ro di Damasco. L'influenza religiosa procede di pari passo . L'esame è a tal rig uardo difficile, dichiara il Cumont, perché dei libri liturgici del paganesimo n ulla è rimasto, Nella letteratura e nella storia no n si trovano che scarsissimi cenni : più ricchi di particolari sulle cerimonie religiose sono gli scrittori satirici come Giovenale, Luciano, Apulcio. Bisogna lavor are sui documenti d ei 6losofì (platonici) e dei Padri della Chiesa, sui rest i epig rafici ed archeologici.

Definito cosi il q uadro storico di queH'epoca sorge la domanda : Perché i culti orientali si sono propagati ? Nell' Occidente il pagane· simo è la.tino. I culti autoct oni della Gallia, della Spagna, dcli'Africa Settentrionale spariscono. A questo punto, Cumont fa giu stizia della pretesa to lleranza religiosa dei Romani,

6 Render genera le l'adozione delle <;!ivinità di Roma f«c p arte, del resto, del programma poJitko dei Cesari ed il governo " impose ·· ai s uoi nuovi soggetti le nsole d el suo diritto sacel'dotale a l pari dei principi d el suo diritto pubblico e civile: le leggi municipali ordinarono di eleggere cosi dei ponte.6.d e degli auguri come dei duoviri giudiz.iali ».

Non solo, ma più tardi i poteri pubblici esigettero in tutto l'impero il culto ufficiale degli imperatori divinizzati, culto n ato in Oriente. G ò spiega come il latino, essendo la lingua che unive rsalizza il pag211esimo in Occidente, doveva essere ereditato dalla Chiesa cristiana

Nell'Oi:iente invece varietà di culti e molteplicità di idiomi liturgici. Gli dei dcll'Odente no n si lasciano conquistare da quelli di Roma, ma li conquistano. Nel primo e secondo secolo le credenze religiose orientali bo11/NJertenl tutta la vita di Roma.

Ragioni? D 'indole economica, L'Oriente è labo rioso, commerciale, manifatturiero. Fornisce all'Occidente i mercanti, glf artigiani, gH schiavi, le schiave, i funz ionari. Questi sono tutti veicoli di pro-

~gaz:ione dClle idee religiose

L'inunigrazio ne degli orientali degenera la i:u:u, la indebolisce, la prostra ai nuovi idclii.

« La società rom1na sembra affetta da una ,1pede di mania. cerebrale e colpita da incurabile sterilità.... Rassomiglia a un organismo incapace di difendersi contro il contagio•.

r ....... . ,, -,, . DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. Dl « UTOPIA » 279

Le ragioni economiche o fisiche non spiegano il fenomeno che essendo religioso non si spiega che con cause morali. I culti dell'Oriente erano superiori ai Romani, parlavano più profondamente dell' uomo, agendo « in primo luogo s ui sensi e sentimenti, sull'intelligenza e sulla ooscienza ». La religione dei Romani era fredda, prosaica, subordinata alla politica. L'Odcnte ci dà - coi misteri - l'esaltazione, l'ebbrezza, l'estasi.

Le r eligioni d~ Oriente soddisfano di più ·1• intelligenza. 1A. mentalità greca si allontana da.ila religione, diventa razionalista.... « Mai un popolo cli cultura tanto avanzata ha avuto una religione più infantile.... Le civiltà orientali sono civiltà sacerdotali.... ». Il sacerdote m onopo lizza tutta la rkerca tanto fisica che metafisica. AH.'arido Occid ente che - pratico - aveva disdegnato le ideologie, l'Oriente offre la spiegazione di tutti i misteri dell' universo. L'Oriente soddisfaceva poi la coscienza perché pomva in Italia due cose nuove : « dei meni misteriosi di purificazione con cui si pretendeva di cancellare le macchie dell' anima e l'assicurazione che un'ilnmortalità beata sarebbe la ricompensa della pietà »

Riassumendo, le religio ni orientali offrivano : « una maggiore bellezza nel loro riti, una maggiore verità nelle loro dottrine, un bene più àlto nella loro m orale >).

Ciò precisato, il Cumont esamina partitamente l'inAuenza e lo sviluppo in Occidente dei diversi culti orientali, a cominciare da quelli dell'Asia Minore.

Il culto asiatico dell'Idea o Cibcle fu portato a Roma dall'Asia Minore durante la guerra punica nelYaprilc del .104 a. C.

I responsi delle Sibille circa. l'epilogo della guerra si a vverarono e alla nuo va iddia fu elevato un tempio sulla sommità del Palatino . Ma il rito di questa nuova religione era sensuale ed orgiastico. Il Senato romano se ne p reoccupò, isolandolo e controllandolo, ma intanto il « culto frigi o » rapp resenta la breccia nel corpo della religione r omana e per quella breccia dov eva p assare tutto l'Oriente.

È coll'imperatore Claudio che il culto frigio esce dall'oscurità. Lo si celebra dal IS al 27 marzo di ogni anno. Il Cumont ci descrive analiticamente le cerimonie in onore cli Cibele.

Nel contempo·notiamo inBueoze dd giudaismo e del mazdeismo. Cibe!e. la dea della fecondità e Mitra, persiano, genio della luce. sono le divinità d'Oriente che <e vivono in comunione intima su ~tta l'estensione dell'impero ».

Se l'Asia Minore invia a Roma Cibele, l'Egitto vi manda i suoi antichi e venenlbili misteri.

Il vecchio culto egiziano di Iside ed ·Osiride venne ellenizzato

280 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI

dai Tolomei ; lingua liturgica divenne ·n greco. V'è affinità profonda fra j misteri di Dioniso e quelli di Osiride.

La religione egiziana dopo ·aver acquistato diritto di cittadinanza in Grecia d ove Serapide ebbe un tempio ai piedi dell"Acropoli, penetrò in Sicilia e giunse sino alla Campania. lasciando tracce che ritroviamo a Pompei.

Da qui giunse a Roma dove trovò proseliti fra gli schiavi e i liberti. Per cinque volte il Senato fece rovesciare dai magiscuci i loro altari e abbattere le loro statue. Inutilmente. Altrettanto i nlltili furono le persecuzioni dei primi impeutori da Augusto a Tiberio. Alcssandrfa esercitava un grande fascino. Era la Parigi dell'Oriente : una città lussuosa, ccrebrali.zzata e gli dei alessandrini dovevano vincere. Caligola costrul il primo tempio d'Iside nel 38 d. C. Fu rimodernato da Domiziano. Finalmente Caracalla nel 2q deva agli dei d'Egitto un fastosissimo tempio sul colle del Quirinale. Le ragioni della diffusione nel mondo romano ? Teologia fluida, clastica, malleabile seduzione del rituale. promesse meravigliose detresoatologia eg i2:iana (culto dei morti e immortalità....).

Il Cumont ci d escrive le cerimonie religiose in onore di Iside protettrice dei marinai e di Osiride.

Queste ultime ci ricordano da. vicino la «passione>> di Gesù Cristo.

L'esplosione di gioia con cui si salutava la resurrezione di Osiride, è analoga agU s pari coi quali ancor oggi nelle località cattoliche si saluta la resuttezione di Cristo.

E la Siria?

I primi adoratoti di Atargatù, la dea di Siria, furono - nell'Occidente - gli schiavi. Costoro facevano anche gli indov ini. « Una pitonessa di Siria indicava a Mario i sacrifici che doveva compiere ». La dea sira ebbe un tempio in Ttastevete, I siri erano diflusissimi in tutto l'Occidente. Avevano colonie nwnero se di mercanti alle coste e nell'interno dell'Italia, Francia, Spagna. Si deve ad essi l'introduzione del « crocifisso» che i cristiani per cinque secoli respinsero con orrore.

La diffusione dei culti semitici in Italia, ebbe il suo apogeo con Aurdiano e con Eliogabalo che inaugurò il culto dclb. pietra nera. apportata da Emes"a.

Il culto : a.dora.va le piante, gli animali (zooktria), le « p ie tre gregge» (litolatria), sacrificava vittime umane. Noi troviamo nel par:a.diso siriaco descrittoci dal Cumont una strana rassomiglianza con quello « dantesco » Cogli d ei siriaci si v a ver so al monoteismo trascendente, grazie all'astrologia.

DALLO SOOPERO Dl MILANO VERSO LA FONDAZ. DJ « UTOPIA » 281

(( Una. divinità unica, onnipossente, dcrna, universale, ineffabile, che si r ende sensibile in tutta la. 11.atu.ra, ma di cui il sole è la manifestazione più splendid2 e p iù energica, ecco l'ultima formuJa a cui r iuscì la religione dei semiti p agilni, e d ietro a loro que lla dei romani. Non rimaneva. che un "legame a romp ere, iso. lando fuori del mond o (jUCsto essCTe suprnno che risiedeva in un cielo lo ntano, per r iuscire a l monote ismo éristiano » (pag. L37).

Nel gioco d elle credenze cd ig iose che demoliscono il paganesimo romano, i culti di Persia hanno grandissima parte.

Durante secoli, con alterna vicenda, assjstiarno aUa lotta dell'ellenismo con l'iranismo che ha la sua più alta espressione religiosa ne l mazdeismo. La propagazione « subit anea i n Occidente dei misteri persiani di Mitra è una conseguenza delle g uerre romane che al tempo di Traiano resero l 'im~ro romano e q uello dei Parti po t enze co ntinanti »

Il C u mont ana lizza anche le i nfluenze politiche della Pe rsia sulla corte di Diocleziano e, princ ipalmente, s u quella di Gallico Fa la storia di tutte le tras formazioni dei culti nell'altopiano anatolico per concludere che « la religione mitriaca fu cosl formata essenzialmente da una combinazione delle credenze iraniche con la teologia semimitica ». Essa passò dall'Asia al mondo latino, scavalcan do la Grecia che no n v olle accettare gli dei del suo secolare n emico. Alla fine del secondo secolo, l'imperatore Commodo si fece iniziare ai misteri di M itra, nel 307.

D iocleziano, GaUico, Licinio riuniti in un abboccamento solenne a Carnuntu m sul Danubio vi consacrarono un santuario a M itra « protettore del lo r o impero»

Q uali cause a ssicuraro n o il su ccesso al mazdeismo ? Una preponde r ante: l'aver introdotto nella' relig ione un principio capitale: il dualismo : il conflitto fra g li a ngeli e i demoni, fra il p r incipip del Bene e quello del Male, fra Arimane (Male) ed Orzmud (Bene).

In tutto il lungo capitolo dedicato a ll'astro logia e alla sua enorme influ enza n el mondo antico (esiste ancora, del rest o , nel mondo moderno, la credenza nell'influsso degli astri e si dice : sci nato sotto buona o cattiva stella) c'è un particolare inter essante.

Il «o: ritorno eterno delle co se » che Nietzsche sco perse nelle alte valli di Engadina a 6000 passi d i ~ pra del mne e degli uomini, avrebbe un precursore in Beroso che introdusse il ritorno cosmico di 431 mila anni per la creazione e la d istruzione del mondo....

Con questo suo libro chiaro, breve e sintetico che non abbiamo illustrato, ma riassunto, il Cumont ci attualizza il più gr.i.nde avvenimento spirituale della n ostra storfa. Noi ora conosciamo il male di cui morirono gli dei della vecchia Roma e scorgfamo le ragioni per cui

282 OPERA OMNI,\ DI BENITO MUSSOLINI

c:W misterioso e fermentante travaglio delle credenze orientali doveva uscire il cristianesimo monoteista.... o> se vogliamo, tendenzialmente monoteista.

Attra\rerso a tutte le p agine del Cumont voi sentite o presentite l'imminenza del Cristo : i sacerdoti di Osiride, di Cibele, di Mitra non sono che degli av,:mt-co11reurs; gli schiavi brulicanti nel m ondo romano che abbracciano entusiastici le religioni orjentali, preparano appunto queUa 11m111iilzung allen Werten - rovesciamento dei valoriche N ietzsche ha considerato come la più grande calamità toccata allo spirito umano , Crfato, esistito o no che egli sia, non ha dato che il nome a una lenta elaborazione di culti e di fedi operatasi durànte alcuni secoli : il cristianesimo è la risultante di un còmplesso di fattori , storicamente determinati e determinabili e non già l'effetto del prodigio compiutosi nella stalla di Betlemme in una gelida notte di un dicembre molto lontano....

Franz Cumont è un archeologo e storico belga, professore all'Università di Gand~ conservatore dei Musei Reali, nato ad Alost nella Fiandra Orientale il 4 gennaio 1868. Incaricato di alcuni viaggi di esplorazione nell'Asia Mino.re, in Armenia ha pubblicato diverse opere importanti. Nel 19(1} è uscito un suo libro sui Misteri d; Mitra preludio a quello di cui ci siamo occupati.

Dall'AvanJi!, N. 247, 6 settembre 19H, XVII.

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA F0NDAZ. DI « UTOPIA )) 283

PRELUDIO

Oggi, in conformità alle decisioni della Direzione del Partito, i socialisti italiani iniziano ufficialmente e simultaneamente la campagna elettorale. Invero tale opera di preparazione cominciata da parecchi mesi, ma frammentariamente secondo fa. nostra mala abitudine cli latini che non sanno ancora adattarsi alle disciplinate m osse d'insieme. Solo oggi la manifestazione ass.umenì ampiezza e carattere nazionali. Era ed tempo di su scitare un po" di fervo re, di polemiche, di discussioni attorno a un avvenimento che·-qualunque possa essere la valutazione t eorica del padamentai:ismo - ha una indiscutibile impo rtanza e ben lo sa nno i contadini delle Puglie che sono disposti a tutto, anche allo sciopero generale, pur di essere liberi nella esplicarionc del diritto di voto . Il Partito Socialista scende, dunque, in campo a ban• diere sp iegate, con un programma preciso, con una tattica altrettanto precisa, solo contro tutti. E gli altri ? D o v'è il Governo ? Dove sono gli alt ri Partiti ? Il Governo, cioè l' o n. Giolitti, è a Fiuggi a ponzare la q:lazio ne che d eve accompagnare il decreto cli scioglimento della Ca.mera. Una relazione di cui si possono g ià prevedere le lince fonda~ mentali. Una rela:zio ne che non sarà un programma. Riguarderà il passato e non l'avvenire. Del resto, il Governo di u n a Cameri moritura è lui stesso morituro e può dispensarsi dal tracciare programmi. Questa e laboru:io ne dei p rogrammi dov rebbe essere l'opera p eculiare dei Partiti. Ma i Partiti, in I talia, dai con servatorì ai democratici, aspettano il programma del Governo. I conservatori parlano il meno possibile di elezioni. Che cosa pensino, no n si sa, Che cosa intendano di fare, nemmeno. Hanrio un programma? Un nuovo programma ?

I conservatori di tutte le tinte e sfumature - dai forcaioli alla Dc Maistre che sognano, specie fo tempi di scioperi, un impossibile regime pugno di ferro, ai filantrop"i alla Luzzatti che si struggon dal desiderio di assurde concilia:zioni sul terreno umid.iècio e sdrucciolevole della « bontà » - i conservatori tutti haniio posto, accettato e risoltonon ancora comple tamente I - il problema della conquista libica, problema di politica estera. ,

O non esisto no dunqtle più i pro blemi ass illanti della nostra poli~ tica interna, che la conquista libica ha acutinati ? E se esistono, n on

,

è da ritenersi un sintomo di degenenzione politica questo assenteismo acefalo e fatalistico delle classi che daranno domani i nuovi governanti all1talia?

Donunde inutili. I conservatori, i moder2ti - stretti in dolce e ormai intese connubio coi clericali - hanno un solo numero di programma e semplice : dar milioni e milioni al militarismo Anche il Gover.po ha il suo modesto progranum, in proposito: Una dreadno11ght all'anno: cento milioni in cifra tonda. Per quanti anni? E chl lo sa. Il rapporto fra le forze navali dell'Italia e dell'Aust ria è turbato ai danni dell'Italia. Occorre ristabilire l'equilibrio. 11 neo-ministro della marina ha, posto il suo categorico aut a11t. Ci vogliono nuove corazzate: una all'anno. Il Governo ipoteca anche il futw:o. Deve aver la certe~ che la Camera nuova non sarà di molto diversa da quella ch'è moru, senza lode e con molta infamia.

Come si vede, la prima «indiscrezione» sul prog ramma governativo molto confortevole per il proletari ato italiano. Che il G overno pensasse a una ridu:done del dazio s ul gnno, fu immediatamente smentita ; ma nessuna smentita verrà al progetto dci cento milioni assegnati alla marina militare. E il ministro Spingardì sarà cosl prudente e modesto da non chiedere qualche decina di tnilioni per ristabilire l'<< equilibrio>> in terra?

Orbene, davanti a queste nuove sempre più audaci pretese del militarismo, è necessario che oggi - nei cento e cento comizi elettoralisì clcvj una prima formidabile voce di protesta. li pi:o letariato d eve scatersi e gridare il suo b asta.

Basta colle cornzate, colle caserme, coi cannoni mentre migliaia di Comuni in Italia non hanno scuole, non hanno strade, non hanno fogne, non hanno luce, non _hanno medici e vivono nella tragica penombra della civiltà. Basta cogli sperperi militareschi mentre la crisi economia s'aggrava in molte industrie e centinaia di migl,iaia dì disoccupati battono il bstrico dèlle grandi città.

Basta colla scandalosa protezione doganale accordata à. un manipolo di spccu1atori che compiono uno strozzinaggio esoso ai danni della grande massa dei consumatori. Basta con Giolitti e il giolittismo

dalla doppia politica I

La posizione dei socialisti è ottima I Tutti gli altri partiti hanno, chi più chi meno, le loro dirette responsabilità. nella crisi attuale. Solo i socialisti hanno la coscienza tranquilla perché la guerra libica

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI« UTOPIA» 285
...

li trovò all'opposizione decisa e ostinata ; hanno le mani pure perché non si unirono mai né con atti né con parole ai massacratori dell'oasi di Sciar2.-Sciat, Solo i socialisti p ossono elevare ancora una volta alta 1a loro esecrazione per fa guerra criminale che ha sottratto un miliardo e mezzo all'Italia e troncato cinquantamila g iovani esistenze, Solo il Partito Socialista può assolvere il suo compito di pubblico ministero contro la politica folle delle classi do minanti italiane.

Oggi comincia il processo, o signori. Le elezioni non sono che un episodio della battaglia che noi vogliamo combattere con tutte le nostre for:ze e non solo per la realizzazione dei postulati del nostro programma elettorale, ma per qualche cosa di più ampio, di più profondo: per affretta.re cioè l'avvento di una società di liberi che ignori lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo. All'opera, o compa.gni I

286 OPERA OMNIA
DI BENITO MUSSOLINI
DalrA vdnti.l, N. 248, 7 settembre 1913 , XVII (.r, 594).

ULTIMI ECHI DELLE POLEMICHE FERRARESI

Giovanni Bitelli ci manda da Gallarate la seguente :

Carissimo Mu55olini,

Hai ripre5o la rubrica delle polemiche ferrare si?

Non av rei chiesto di certo la parola, 5pecia lmente dopo la negittami pubbl icazione della risposta alle accuse fattemi dal Pctrucci d i replicati bl11ffùmi, se, più d1e al Petrucci, non mi premesse rispondere alle osservuiooi tue, contenute nel cappello a lla lettera del Petrucci .

Non polt'nl.izto. Faccio una proposta.

Tu dichiari che dopo J'esìto degli ultimi avvenimenti ti sei sfavorevolmente impressionalo drca l'o pe ra mia?

Ebbene, caro Mussolini, io rimetto al giudizio d i una. due, tre (qua nte ne vuoi insomma) persone da te nominate la denuncia pubblica ed esplicita dei miei peccati di org3.n:izzazione ne l Ferrarese. Cioè rimetto completamente nelle mani tue la posta dcll'one$tà della mia condotta contro fa vanitosa spensieratezza dd signor Fabio Petr ucci, del qwle hai accolto le accuse al mio indirizzo, Ma ad un patto però. Che se riuscirà provato che il Petrucci mi incolpa di bluffifmi inesisten ti, di scioperi non riusciti, a mandare a monte i qua.li egli stesso che mi acCU!'ia, ha contribuito, tu prendi verso lui le misure necessarie a far sl che non possa più in avvmire abusare della tua fiducia e della tua ospitalità.

t supedluo aggi unga che se io verrò riten u to veramente colpevole di inganno verso la m11ssa lavoratrice, mi allontanerO per ~empre dal rn-Ovimento operaio Decidi tu, che hai dichiarato che il chiedere un po' di luce sulle faccende ferraresi non è cosa indiscreta, M a che tutto sia terminato entro questo ml!'5e

Salve Caro Bitelli,

giova, anzitutto, ricordare che nel mio <~ cappello » all'ultima lettera del Petrucci ho parlato genericamente cli e, dirigenti » e non di un solo dirigente. Nel Ferrarese, fra centrale e succursùi, i dirigenti mi pare che siano almeno una dozzina. Non al1udcvo dunque « solo » a te, ma a. tutti ; te, naturalmente, compreso.

La. tua proposta, poi, mi sembra assurda. Io non accetto questa pane che nù vuoi assegnare di « padcc eterno ».

GIOVANNI BrTBLLI

Prima di tutto percbi non ho quello che si chiama/, phy.tiq!H dN r81,, poi perché le vostre questioni solo indirettamente m'intcrcssano.

Sai beoe che i gùny - comunque nominati e per qualsia.si questione - non risolvon o nulla.

Tu non hai bisogno d'altronde di cacare i tuoi giudici extra moenìo. L'unico ente che possa giudicare tutta la tua opera di organizzatore è il Consiglio generale della Camera del Lavoro di Ferrara e a quello dcvi rivolgerti, invitando a contndditorio i tuoi avversari.

Il voto del Con.sìglio generale illuminerà tutti e porrà termine alla contesa.

Dalla discussione e dal voto si vedrà chi aveva ragione e chi torto. Saluti

D alJ'Avanti,1, N, 249, 8 settenibro: 1913, XVII,

288 OPERA O.MN[A DI BENITO MUSSOLINI

[PER L'UNITA' DEL MOVIMENTO OPERAIO] •

Mmsolini dfrhiara di vokre anz.ilulto togliere da una specie di jncubo j soci della sezione socialista milanese. a proposito dei famosi quarantasette firmatari di -un clandestino ordine del giorno a.l quale si è ripetutamente · accennato.

La cosa non meri~ on o re d'inchiostri È un atto n ormale Io sarò desolato il g io rno in cui apprenderò che quarantasette o q ua.t• trocentosettanta rifo rmisti si sono riuniti per votare un ordine del giorno di plauso a.l giornale che dirigo, perché ciò s ignifich erebbe che l' A11a11Ji ! da mc diretto in nulla diversifica da quello dei miei predecessori. Ma basta di ciò e veniamo a ll'argome nto .

L2. questione è delicata perché ci troviamo dinnanzi a un fatto compiuto. Noi dobbiamo salvare i supremi interessi dd Partito, ma per fare ciò dobbiamo esaminare, senza settarismi e preconcetti, 12 situazione. L'ordine del giorno che presento alla votazione porta anche la firma del segretario della Camera del Lavoro, Marchetti. Non è che un temperamento [Ii,] a quello del Comitato Esecutivo. Il Comitato Esecutiv o fissa un termine di tempo : noi, no. Per tutto il resto, siamo perfettamente d'accordo . lo comprendo le e sitazioni e lo s~to d'animo del co mpagno Chiasserini. E gli vorrebbe rimanere nel Panito. P oiché anch'egli, come noi tutti, ama questo Partito ci,.e un po' sangue 'del nostro sangue, anima della nostra anima; esserne espulso è un po' la m orte civile. Si comprende anche come il Chiasserini cd altri giovani ardenti siano andati all"Unione Sindacale coll'esodo delle loro leghe . Le ragioni ve le ha dette nel suo ottimo discorso il compagno Ercole. Ma ora i socialisti inscritti all'Unione Sindaale debbono essersi ricreduti su ciò che sono metodi ed idealità del sindacalismo italiano in genere e milanese in particolare, quest'ultimo "protetto da due niofi egerii che rispondono ai nomi di Eugenio Chiesa ed ing. Pontremoli. La critica che ho fatto agli ultimi movimenti proletari mila-

• Riassunto del discorso pronunciato a Milano, nel salone dell'Arte Moderna di via Campo Lodigiano 8, la sera del 9 scmmbre 1913, dunntc l'assemblea della sttiooc socialista milanese convocata per discutere in merito ai provvedimenti da prendere nei riguardi dei soci della sezione iscritti all'unione sindacale. (Da11'Ava11Ji!, 1;l· 211, 10 settembre 1913, XVII).

5~~~'7:~t;e:~~~,'"1;~:~~""".~~~~':::;:t•,;.: x ·_;~:.<-.:;~}h?::?:.-'~?~i~
,,

ncsi è stata benigna : sindacalisti e anarchici in fogli ultra sovversivi sono stati ben più feroci di mc. Oggi, a un m ese di distanza dallo sciopero generale, mentre non si conoscono ancora i risultati dei alcoli del commendatore, senatore Salmoiraghi, è lecito, è doveroso gridare che gli operai del materiale mobile sono stati vittime di una mistificazione che non ha precedenti nella storia del movimento pro.-. lctario nazionale ed internazionale. Dov'è la lotta di classe? Dov'è Pazione diretta ? Ora, è doloroso constatare che i socialisti inscritti all'Unione Sindacale non abbiano in alcun modo separato la loro responsabilità da quella dei dirigenti, ma si siano invece lasciati rimorchiare ed abbiano taciuto quando il loro dovere era quello di parlare. Del resto, disfatte come queste hanno una 1010 utilità n egativa che è quella d i raddiizzare le gambe e le idee al proletariato. Se, come ha dichia rato il compagno D'Aragona, tra il '90 e i1 '91 il movimento operaio tedesco attrave1sò una c1isi analoga a quella del movimento oper aio milanese~ g iova ricordare che il sindacalismo francese, dopo i disastrosi scioperi general i dei ,heminoh e dei porliers, ha « modificato il tiro » e 1a sua tattica stigmatizza l' esibizio ne dello sciope ro generale. Cosi il movimento proletario italiano, diventando adulto, perderà tutte le inutili impulsività dissipatrici della giovinezza e troverà la sua strada. Del resto la Confederazione Generale del Lavoro quando fa degli scioperi, è costretta a ricorrere a un po' di azione diretta; viceversa quando l'Unione Sindacale sciopera, è forzata dalla realtà deUe cose a procedimenti riformisti. Le due istituzioni nella esplicazione pratica della loro attività si rassomigliano più di quanto non sembri e finiranno per unfrsi. La tesi del D ' Aragona che non s i debbano seguire ad occhi ciechi le folle> è giustissima, ma per i tempi n orma li ; quando le folle sono in sciopero il caso è di verso e lo dimo· stra l'atteggiamento tenuto dalla Confederazione Generale stessa davanti agli ultimi scioperi milanesi.

Ii M11nolini, rontin11a11do, ill111tra la recenti delib,ra d,lla Dir,z.ion, del Parli/o, n compiate ,delle dichiarazioni di t1ltt1ccammto al Partilo falle dai J(J,i in.srritti. all'Unione Sindacale, dichiara die il Partilo ha le sm inuorabili esig,nz.e, di1110Ilra la diffen11za sempiù,111enl1 « q11antitali'va » che s,para il .tll(J tJrditu d,J gior!I(} da q11ello della .rezione, e chi11d,, applallliitùrimo, a11g11· rando;i ,ht i compagni inserii/i D no all'Unit>nt Sindacale - restino o 110 11,I Partilo - fauiano opera per rtaliz.z.are /'1111ilà del movimen/Q operaio*·

• AJla 6ne della discussione resta approvato L'ordine del giorno MussoliniMuchetti che « delibera di s9prassedue • alla e5puhione dei soci iscritti all'unione sindaca.le, impegnandoli invee~ <l ad abbandonare l'U. S. quando mi colla prova dei fatti si saranno convinti che questa unità ! resa impos.sibile d all 'opera dei dirigenti ru. s . » {Da.1r.t111a,,1i/, N. 251, 1 setttmhre 1913, XVII).

290 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

IN VISTA DELLE ELEZI.ONI CONSOLAZIONI UFFICIOSE

Noi abbiamo voluto dare tutta la cronaca - sino agli «cebi»dei comizi elettorali, prima di rilevare e ribattere le affermazioni contenute in una nota uffici osa della Tribun4 che ha fornito lo spunto alle variazioni d ei minori grammofoni di provincia. La cronaca è•..• il fatto e il fatto, in quanto accade e cade sotto il dominio dei sensi, esiste. Lo si può ignorare - dclibcratàmente - ma il fatto rimane. On la cronaca dice che domenica scorsa si son tenuti in Italia centinaia di comizi socialisti. La cronaca aggiunge che se - per ragioni locali spicgabmssime_ - in alcune poche città non c'è stato un grande concorso di popolo,- non è men vCro però che negli innumeri piccoli centri rurali il pro letariato ha risposto all'appello del Partito Socialista. Se a Milano mancavano le fanciulle coi fiori e i lauri e i canti come avrebbe preteso l'on. Turati, il quale non dimentica - nelle immagini - di essere stato - ai bei tempi I - amatore delle Muse, nessuna ragione di gridare al fu.sco, com.e fa la TribNnll, o all'insuccesso. Molto probabilmente le fanciulle avranno pro6ttato del fresco pomeriggio settembr2le per recarsi nei sobborghi a far l'amore : utilissima occupazione in quanto - se non inte rvenga « lo sciopero d egli uteri »cli. figli alla Patria e militi al.... socialismo.

La TribNM, dopo aver decifrato diligentemente i dispacci giunti a Palazzo Braschi dalle varie prefetture dell'Itùia giolittiana, dichiara con la solennità qNi sied a un foglio ufficioso diretto da un ex :

o: Nessuno si è spaventato. la prima. mossa un fiasco che i sindacalisti di Milano sono riusciti a tingere di grottesco».

Nessuno si è spaventato? Ma i socialisti, cgtegio Malagodi, non intendevano di spav entare nessuno. Tutto al piò. volevano risvegliare - con un primo grido - questa l'ltt.lia intorpidita che va scnz:a idee, senza. progr:ammi verso un avvenimento, malgrado tutto eccezionale, · ·

O che i b 0orghe si sono cosl facilmente preda del panico ? No-

20. - v.

tiamo la mal dissimulata compiacenza · dell'ufficiosa T ,ibmta per gli episodi sciocchi di Milano. Grottesco, caso mai, è il contegno dei sindacalisti c he a Milano gettano le bombette pestilcmiali ; ma non sdegnano a Parma, a Ferrara, a Napoli e in altri siti, di sc:cndcrc nell'agone elettorale a bandiere più o meno spie ga.te, con programmi più o meno decisi.

Ma grottesca poi sino al superlativo è la contraddizione in cui cade la Tribuna nella stessa nota ufficiosa. contraddizione che tradisce u na tal quale vaga preoccupazione....

L'insuccesso c'è stato, secondo la TribHfla; però c'è, forse, qualche cosa da imparare, anche « per il Partito Liberale che non manca di argomenti e n on manca di vittorie.... » E p iù sotto, a guisa di conclusione:

« La messa in scena d el Partito Socialista, anche se si limita immobilmente a una disposizione di fondali su c ui le folle non hanno agito, può servire a noi come utile am·maestramento, Avremmo lorto di non pensarci su di non fare qualche cosa. Qualche cosa di meglio s'intende ».

B.a.stano queste ulùme affermazioni del foglio ufficioso a documentare che la prima giornata elettorale del Partito Socialista ha avuto una notevole significazione e importanza politia.. Non foss'altro perché ha fornito << utili ammaestramenti » a quel Partito Liberale che deve « pensarci su )J e far « qualcosa » malgrado le sue vittorie. Nell'attesa di questo elastico « qualche cosa» che finora si annuncia come una dimostrazione-diversivo pcl 2.0 settembre, la Trìbuna, invece di far dell'ironia, dovrebbe ringraziarci di averle dato degli « utili ammaestramenti ». Oh ingratitudine nera degli u fficiosi I ·

Si b adi. Noi non siamo abituati a cercare attenuanti, giustificazioni ai nostri fosuccessi. Quando, ad esempio, u no sciopero è perduto, noi preferiamo che gli organi22atori dicano francamente alla massa « abbiamo perduto», senza mascherare la disfatta colla firh, de ,on10lation di una ipotetica vittoria morale. Cosl, se domenica scorsa la manifestazione fosse abortita noi lo avremmo riconosciuto e deplorato: La verità è invece che la prima giornata elettorale dd Partito Socialista è stata una imponente rassegna di forze, la cui significazione non può essere diminuita dt.l contegno della stampa che rappresenta gli altri Partiti. Bisognava coprire - se non riconoscere o, peggio, giustificare - l'impotenza e l'assenteismo di questi Partiti 'e allora si è rigidunente boicottata la croru.ca elettottle dell'unico Partito che sia sceso in campo.

Data la deplorevole latitaru;a degli avversari - che se conservatori insistono sull'episodio triestino, se de~ocratici sulle commediole clericali e anticlericali romane, i p rimi per inv Qcue quando

292 OPERA OMNIA D1 BENITO MUSSOLINI

l'occasione si presenterà nuovi armamenti, i secondi per un ultimo disperato tentativo di rivalorizzare la politica anticlericale e bloccardadata, dicevamo. l'universale latitanza degli avversari, quello che doveva essere un giorno di battaglia con scontro di idee e di programmi, con fragore cli discussioni, si è risolto in tranquille adunate di popolo attorno all'unico Partito che non sia né morto né assente in questo periodo della storia italiana, il Partito Socialista.

Il quale - udite I udite ! o ufficiosi della Trib11na - rinfrancato da questo primo contatto, prepara un'altra m:rnifesta2ione, s'impegna a preparare un'altra grande manifestazione per la domenica d'ottobre immediatamente successiva al giorno in cui Giovanni Giolitti annuncerà alle sue turbe abuliche sino al servilismo il verbo governativo. Quel giorno si terranno comizi in tutti i capiluoghi di collegio. Quel giorno il Partito Socialista raccoglie rà intorno a sé almeno un milione - diciamo un milione - di pro le tari. E non ingannatevi sugli obiettivi mediati ed immediati di questa nostra battaglia. Non è solo per ma ndare quaranta o cinquanta deputati a Montecitorio che noi ci accingiamo a dispiegare tutte le nostre migliori energie intellettuali, materiali e .... finanziarie. Un gruppo parlamentare - sia pure, come ci auguriamo e com'è probabile, più numeroso dell'attuale - non potrà che calcare o ricalcare le orme disgraziate del passato, se non sarà sorretto, pungolato,... controllato da forti masse popolari. Quello che ci preme è di suscitare e rinvigorire - profittando dello specialissimo periodo elettorale - una tenace, fOrmidabile, implacata opposizione nel Paese, opposizione che investa e non dia tregua a tutta la politica delle classi dominanti che l'ufficiosa Tribllfla è pagata per difendere, opposizione che sappia dai me2zi legali passare agli illegali quando le .circostanze lo esigàno.

La più grande rivoluzione dei tempi moderni è co minciata anche con un atto elettorale : la convocazione degli Stati Genera.li e il successivo giuramento della Pallacorda. Chi potrebbe negare che esistano milioni d' italiani che si trovano , oggi, nella situazione dei contadini francesi prima d ell' '89? Gli abitanti di molte plaghe d'Italia., da Verbicaro a Roccagorv. dai pellagrosi dd Polesine ai malarici della Maremma. scriveranno sulla scheda il loro ,ahitr tk dolianet

Dall'Av..mli!, N. 21}, 12 settembre 1913, XVII.

• V,no il '46t*'mo di /1,rMna (30 marzo 1914) (VI).

::. ._-·. DALLO SClOPEltO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA» 29J

IL CONVEGNO DI BOLOGNA

PRIME BATIUTE

All'indomani del congresso di Reggio Emilia, la fn.zi one v ittoriosa che raccoglieva - è opportuno ricordarlo - intransigenti e rivoluzionari unitisi per combattere i l riformismo destro e sinistro dominante nel Partito, venne a trovarsi nella più delicata e critica delle situazioni. l lauri d ella sperata, sudata e un po' anche meritata. vittoria non erano scevri d i spine. Ci sono delle vittorie che procurano momentanei imbarazzj, ma sarebbe superlativamente grottesco di proporsi di combattere senza pretendere di vincere, anzi, colla paura di vincere.... Ogni vittoria pone dei problemi nuovi che bisogna risolvere. La frazione rivoluzionaria si era preparata « po liticamente » nell'ambito del Partito a dar battaglia : ma tutta presa dalla necessità dell'azione anti-ri.fo rmista, non aveva stabilito niente di preciso per il poi. Ora, la situaziorie, dopo il congresso di Reggio Emilia, era precisamente questa: i destri espulsi e fuoriusciti avevano fondato nella sa/Je à manger dello Scudo d i Francia il loro Partito ; i sinistri erano :rimasti nella vecchia o rganizzazione, ma respingendo ogni ca-responsabilità, rifiutando cioè i posti nella Direzione e dimissionando grado grado dalle altre cariche, appunto per lasciare che r~ esperimento» rivolw:iona.rio si compisse indisturbato (a proposito, la teoria dcli'« esperimento» ha un piccolo precedente, on. Quaglino) ; fuori del Partito, la. Confederazione del Lavoro capeggiata d11. sinistri e da destri stava.in atteggiamento di attesa poco benevola e di dissimulata. e anche aperta ostilità. contro gli uomini nuovi e i nuovi metodi inaugurati nel Partito. Pietro Chiesa cd Ettore Re.ina, ad esempio, erano e sono politicamente e sperimentalmente più vicini all'espulso Ca.brini che ai membri della Direzione del Partito.

Giova anche notare - per meglio spiegarsi le incertezze iniziali della Confederarione - che le organizzazioni economiche confederate dei collegi di ·ostiglia, Borgo San Donnino, Budrio, ecc., solidarizzavano coi deputati espulsi, infischiandosi solennemente del verdetto di Reggio Emilia. Vèrso a quale ,dei due Partiti sarebbe andata la Confederazione guidata da riformisti turatiani e l2issolatiani?

Intanto in omt.ggio alla famosa mozione di Stoca.rda e per vincola.re la Confederazione cd i mpedirle possibili e temuti « scart i » a deura., la nuova Direzione del Parùto su proposta Masuacchi, con tre astensioni, fra cui quella di chi traccia quest e linee, mandaV2 alla Confederazione un « telegramma cli saluto augurale inneggiando all'unità proletaria s ulle direttive della lotta di classe ». La Confederazione non parve commuoversi molto, passò il telegramma agli archivi e restò ancora alla finestra. per non compromettersi, in attesa che le posizioni si chiarissero. Pareva infatti che il neo-Partito dei destri fosse destinato a un superbo avvenire. I giornali d'allora - specie que1li democratici in odio all'.intr:ansìgenza elettorale del Partito - segnalavano tutte le dcfe2ioni degli illustri e degli ignoti, parecchi dei quali si ebbero un quarto d'or-2 di gratuita ridamt. I progressi del destrismo.... veniyano magni6cati, La fiammata stata breve. Oggi moltissimi figliuoli prodighi ritornano al vecchio focolare ....

Visto che il nuovo Partito cresceva su scrofoloso e rachitico , la Confederazione si volse leggermente a sinistta, v erso al Partito cosiddetto ufficiale che dava segni non dubbi di vitalità. E siamo al convegno di Milano, nel marzo scorso. Dopo lunga discussione, a cui presero parte Rigola e D'Aragona, si vota il seguente ordine del giorno :

« li convegno f, a i dirigenti della. C. G. del lavoro e que lli del Partito Socialista, udite e ampiamente discusse le dichiarazioni reciproche, constata .il pieno e reciproco accordo sulla necC$s ità che l'opera de lla Confederazione e- del Partito si svolga sull'indirizzo dettato dal Congresso Internazionale di Stoccarda ( 1907) ».

Qui si parla chiaro : l'acco rdo pieno e reciproco. Il primo capoverso della morione di Stoccarda dice appunto :

« Il congresso dichiara che è interesse de lla classe opc!raia che in tutti i paC5i si crdno delle strette relazioni fra j sindacati e il Partito e siano rese permanenli. Il Partito e i sindaca.ti devono aiutarsi e sostenersi moralmente l'uno e gli altri nei loto sfoni e non devono servirsi nelle lotte che dei met2i che possono aiutare la emancipaz.iooe del proletariato».

Anche la mozione parla chiaro : vi si parla di « strette e permanenti rcla.2ioni » e di « aiuto morale». Che rra Partito e Confederazione esistano proprio queste « strette relazioni » nessuno potrebbe affermare e 11. manc:an2a di esse non dipende precisamente da noi. Ciò n on di meno, nel luglio scorso la Direzione del Partito vota un altro ordine del giorno ancora più. esplicito nel quale si richiama il deliberato del ma.no, la solita mozione di Stoccarda, dopo di « che si impegnano tutti i socialisti a diffondere nèlle masse lavoratrici la necessiti dd-

DALW SCIO!>ERO D[ MILANO VERSO LA FONDAZ, DI (( UTOPIA » 29l

l'lildesione alla ·Confederazione )}, si invitano tutti i soci inscritti al Partito cd ai sindacati (( a dare la loro opera attiva perché l'ente con• federale sia spinto sempre più verso una energica azio ne dl classe».

Quest'ordine del gi orno, si.1 detto tra parentesi, giustifica pienamente il voto recente della sezione di Milano. Se i rivOluzio nari non cominciano essi per primi a rispettare le decisioni della (<loro » Direz ione~ allora, addio disciplina e addio Partito.

Precisando, la nostra p osizio ne è questa: la Direzione rivolu:i:io naria del Partito appoggia lealmente la Confederazione del Lavoro, senza condividerne l'indlrizzo. La cosa non è così assurda come potrebbe apparire : i riformisti destri e sinistri restano nel Partito pure combattendone dirigenti e direttive attuali. Ma questa nostra dichiarata solidarietà colla Co nfederazione - salvo sempre il dissenso coi metodi e cogli uomini -q uesta nostra solidarietà coll'« ente» confederale inteso come mas!.a e come organismo, ci dà più ampio e più sic uro il diritto di cri tica. Noi siamo disposti a mante nere il n ostro impegno che è quello « di diffondere nelle masse lavoratrici la necessità delfadesione alla Confederazione », ma la Confederazione d'altra parte non deve renderci il compito troppo ingrato o troppo superiore alle nostre forze.

Dall' At•ami!, N. 26'.S, 24 settembre 1913, XVII"'·

• L ' Àt1,1/IIÌ!, N. 264, 23 settembre 19B, XVII: «IL CONVEGNO DI BotOGNA, LA STAMPA J!SC!.USA, IL COMUNICATO UFFICIOSO. BACCI DIMISSIONAR.IO. - Ci ttlefomno da Bologna, 22 notte": Essendo stata esdus& la stampa (+). - "Rir,t.u,d~amq ,a domttni i 11qslri amt1ri ,ommnui " q11tJld eltattd•s1ir1d c011f.lntlicol11r, e de/Jmxù• ,;,mione, " (Jllt/l(I 1111pe/t#t111, r;rdin, d,I giorno eh, 11011 fu , ;. ;o/10 /,. erhi ,onfedffalt, mr1 l'ha ;eri,.mn u e ,aggrtWllhl , diremo #lflrbe ptr,bi. N , ddD. "i..

296 OPERA OMNIA DI BENITO MUS SOLINI

LA CRISI CONFEDERALE

Nell'artico lo di ieri precisammo in modo che ci sembra inequivocabile la nostra posizione di fronte_ alla Confederazione Generale del Lavoro. Dicemmo e ripetiamo che siamo disposti a mantenere l'impeg no di cui si parla nel recentissimo ordine d el g iorno ddla Direzione del Pa rtito, a diffondere, cioè, « n elle masse lavo ratrici 1a n ecessità del1'2.desfone alla Confederazione » e ciò per tre o rdini di ragioni. Anzitutto per disciplina di Partito. Il prossimo congresso nazionale dovrà certamente, insieme con altri problemi, affro ntare il problema del movimento operaio in Italia ; dovrà, i n linea teorica, fissare il valore e La p ortata dcUe organizzazioni economiche, trattare dei rapporti fra Partito e Confederazione, fra Partito e a.lui organismi operai, esaminare le possibilità e studiare i modi di una fusio ne di t utte le forze proletarie italiane, Ma sino al congresso so vrano, dobbiamo attenerci - anche se dissenzienti e n on è il caso - alle delibere della Direzione del Partito, D 'altronde, anche prescindendo da questa ragione d'ordine discip lina.re, sta il fatto che la Confederazione è l' unica organizza.zione italiana aderent e e rappresentata nella U nione Sindacale Internazionale che ha tenuto proprio in questi giorni il suo congresso a Zurigo. C'e ra, per l"Italia i l riformist a D'Aragona; c'era, p er la Francia i l ·sindacalista Jouhaux. Cosi, se è vero che il Partito Socialista italiano sia l'unica sezione dell'Internazionale socialista, è chiaro che la Confederazione - sempre in base alla mozio ne di Stoccarda - no n può avere rappo rti d i sorta con altri Par titi o fra.zìon i d i P artiti. Da ultimo, noi siamo perfettamente coerenti quand o c ' impeg niamo a diffo ndere nelle masse lavoratrici la necessità dell'adesione alla Confederazione pcrch~ volendo, come vogliamo, svecchiare e trasformare questo organismo, è necessario immettervi nuovi contingenti e nuoVe ene rgie, Una sola citazione dimostrerà che siamo ancora sulla linea. prefissaci e che ad altri non a noi sono imputabili pencolamenti cd oscillazioni. Alla vigilia del co ng resso di Modena che decise di seppellire il comitato dell'azione diretta per dar vita all'Unione Sindaale, noi manifestav amo ìn questi termini il n ostr o pensiero:

« Comunque la Unione Sindacale n on potrà fiaccare la C. G del L. 1 né erig ersi contro di essa come orgarùsmo concorrente e temibile.

Ora noi creruamo che le conclusioni Bitclli siano quelle che meglio s'inspira.no alle supreme necessità del movimento operaio. Se i socialisti rivoluzionari avessero dopo il congresso di Milano abbandonato i1 Partito, oggi non lo avrebbero purificato e conquistato. Noi vagheggiamo "d entro" la Confederazione Generile dd Lavoro una minoranza vigile, audace, combattiva (e fra i sjndacalisti ìtaliani ci sono degli spiriti alacri e delle anime f ~rvidc) che ecciti, rianimi, spoltriso quell'organismo, e questa. minoranza dov~ebbe essere costituita appunto dagli aderenti all'ormai defunto Comitato dell'A. D. e alla ancora non ufficialmente nata Unione Sindacale.

« Con questo non intendiamo esercitare pressioni di sorta. No. Il nostro è W1 i.emplice augurio. Perché se i sindacalisti rivendicano l'autonomia dei sindacati dai Partiti, noi rivendichiamo quella del Partito dalle organiuazioni economiche che gli hanno inoculato il male sottile del riformismo. Ora noi diciamo : se oggi o domani, i congressisti di Modena - con un gesto generoso e di buona fedeaccettassero le relazioni della relatrice Bitclli auspicante l'unità delle masse operaie italiane, n o n siate voi dirigenti riformisti a ostacolarla colla interpretazione cavillosa bizantina degli a rticoli delle vostre carte costituzionali. Siate meno burocratici, meno proceduristi, ccc. )).

Se volevamo allora e vorremmo anche adesso che i sindacalisti entrassero nella Confederazione, è logico che noi siamo contrari all'esodo dalla Confederazione stessa di quelle minoranze rivoluzionarie che <1 dentro>) la Confederazione possono esercitare opera benefica di sprone e di controllo. I sindacalisti non devono illudersi di abbattere con un loro contro-altare la Confederazione. Non ci riusciranno mai. Quest'anno, malgrado tutto, gli effettivi confederdi sono aumentati di ventimila e più nuovi inscritti,

Gò no~ toglie però che la Confederazione attraversi uua gra.ve crisi. Pareva che un primo tentativo di soluzione della crisi dovesse farsi al convegno di Bologna. ma invece la delusione non poteva essere più amara, la riunione più inutile; e non siamo soli a pensarla cosl come si può vedere dall'articolo del Bombacci che pubblichiamo in altn pagina del giornale. Quella di Bologna, noi lo diciamo apertamente, t stata una piccolt. commed.iola giocata in famiglia. È da un pezzo che n oi assistiamo a questa specie di scaricabarile fra il Rigola che rassegna periodicamente Ie dimissioni e il Consiglio nazionale che non meno periodicamente glie le respinge. Una volta, due volt~ passi;

298
OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ma il gioco comincia a stt..ncare la gente. Il Consiglio rurcttivo avcv,a deciso - ricordiamo bene - di « convocare il Consiglio nazionale presentandogli le dlrrùssioni del Consiglio direttivo, perché le organiz• i:uioni opetaie possano con piena liberti, se~ preoccupazioni d i per:sone, traccia.re nettamente la strada che intende battere per non essere danneggiato dalle disorganiche e troppo numerose e varie iniziative e tendenze ».

Il Monitore della. Confederazione appoggiava e confermava con queste parole di chiarissima significazione :

« li C. di«1tivo nella 5Ua gttnde maggiorama, non ritenne potersi fa re unicamente la questione nei riguardi del segretario g enerale, ilei qU:1le ap provava incondiz.iooatamente 1·operato, ma, persuaso dell'esistenza di difetti intrinseci di ordine morale e fomioo ale, pi\l che di nuura d ottrin:a.le e tattica, volle promuovere una consultuìone fra tutta la rappresentanu. nuionale della. Confrdetarione, alluga.ndo resamc oltre i fatti che avevano detennioata la , risi, per vedere se sia possibile O"Yviarit ai molti inconvenient i che mettono spesso i dirigenti in una p ooi:i:ione insostenibile ».

Il convegno di Bologn!l aveva dunque un compito ben delineato : « allargare l'esame oltre i fatti che avevano determinato la crisi p er correggere difetti "intrinseci " di oi:-dine morale e fu02iooalc della Confederazione ». Ora chi può asserire che il convegno di Bologna abbia, non diciamo risolto, ma nemmeno delibato la trattazione di co sl grave pcoblema. ? Fra l'altro noi non sappiamo che cosa. si sia d iscusso a Bologna : la stampa stata esclusa. Su questo raduno che era at teso con una certa ansietà da tutta l'Italia proletaria, non abbiamo no tizie all' infuori di un comunicato ufficioso che non dice proprio niente su quello che era lo strombazzatissimo scopo del con vegno . Le dinùssion i Rigola sono state ancora una volta respinte e va. bene ; ma sì fatto Fesame « allarga.to ». dei difetti int rinseci funzionali e m orali della C. G . del Lavoro? Ignoriamo. Si è accennato a possibili rimedi ? Mistero. Dal momento che la « rappresentanza nazionale » no n voleva, non sapeva o non poteva procedere ali'« esame >t di cui sopra, si rendeva fiecess2.t'ia. la convocazione di un congresso nazionale straor~ dinario. Ma gli organizzatori riuniti a. Bologna sono stati di parere diveno. Le dimissioni -Rigola sono l'indice · della crisi} ebben e si respingono le dimissioni per risolvere.... la crisi. È il colmo dcll'illogicitì. I Cosi la crisi rimane e aggravata come dicemmo nella n:0stra prilil,' tekgta6a postilla.

Crisi d'idee, anzitutto. La C. G. del Lavoro ha un programma? Forse ché sl forse che no. Un p ia.no qualsia.sì di lavoro ? di azio ne? di pro paganda? No, certo. La C. Generale del Lavoro france5e lavora

DALLO SCIOPRRO DI MIL.ANO VEllSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 299

continuamente le s ue teo rie, rivede c ontinuamente la sua tattica, rutifo 1011 tir. come o rmai si dice. Di t empo in tempo i confedenli frane.esi sentono il bisogno di lanciare al mondo proletario una dichiarazione di p rinci pi. Sentono i1 bisogno di distinguersi, cli differenziarsi, di definire se s tessi. L'anno scorso la C. G. del Lavoro tagliò j ponti cogli insurrezio nisti, quest' imno li ha tagliati cogli a nuchici puri. Il sindacalismo vuol essere semplicemen te il sindacalismo, al di fuori d i sette e partiti. I confederali di F ran cia hanno anche preoccupazioni pratiche e non solo dottrinali : adesso v ogliono porre sulla piattaforma la settimana inglese. Qualunque possa essere il giudizio sul valm:e e la efficienza del sindacalismo francese, è ce rto che la sua « crisi» è ben diversa da quella che t r avaglia la. n ostra Confederazione. Da noi, assenza di pensiero e assenza di azione. La C. G. del Lavoro non ha 2.ncora - dopo un anno - saputo d e6nire 12 natur2 e l'estensione d ei suo i rapporti col Partito Socialista, d al quale ha ri vendia.to invece l'inQipendenza asso luta, indipendenza che nessuno pensav a di menomare o abolire. Gtiam o appena la v otata e rimangiata decisio ne contraria ai deputati libici e n on vi insi stiamo, perché non sono proprio preoccupazioni di o rdine eletto rale che ci suggeriscono questi rilievi

Crisi d'uomini, anche. È inutile. Le cariche non sono canonicat i. II pri ncipio d ell'inamovibilità n on p uò essere il nostro. D i qwmdo in quando b isogna cambiare gli uomini e dare aria e luce agli ambienti. Ora .i dirigenti attuali della C. G. del Lavoro sono troppo burocratici e troppo poco propagandisti. Un segre tario confederale dev'essere u omo che può balzare da un a.po all'altro dell'Iulia per conferem:c, per agitazioni, per scioperi. Fare atto di presenza vale più che inviare molte circolari debitamente emarginate e protocollate....

Insomma, la Confederazione deve prop orsi di accelera.re il r itmo della sua attività o altrimenti malgrado l'appog gio leale del Partito Socialis ta dovr à rassegnarsi a traversare nell'nvcnirc giorni a ncora più tristi di quelli passati.

DaU'Awnti.1 , N . 266, 25 .sett~mbte 1913, XVII•.

• IJ ron111g,,o di Bolognt1. P~im, '11111111, ( 294).

300 OPIR.A OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ECHI DEL CONVEGNO DI BOLOGNA

Caro Mussolini,

Rom,i, 23 ullnnbre 1913.

Poiché il corrispondente dell'AiVanti! da B ologna, a. proposito .:iella riunion e del Consiglio nazionale della Confederazione del Lavorn, ha c reduto di ri levare che (j anche &ldini riformista si associò a.i con1pagni rivoluzionari che chit'devano di accelerare la convocazione del consresso n uionale », vi p rtgo di consentire che io chiarisca, a scanso di errate interpretazioni, la portata e il significato della mia adesione.

D opo di aver dichiara.te di approvare, s~za restriiioni, la condotta del Segretario e del Consiglio Direttivo durante g li scioperi di Milano e di avere proposto di r~pingtrne Je dimissioni., sostenni la opportunità della convocazione anticipata del congmso per ragioni di ordine politico e amministrativo, assai differenti - e lo f«i riotare all'assemblea -delle r.igioni addotte dai compagni dissidenti.

Il segretario Rigola dimostrò, se non l'impossibilità, l'inopportunità di convo.. care il congresso nell 'aprile, e l'assemblea, compreso il Campi p roponent e un ordioe del giorno ~ r la convocazione immediata, accoglieva la propost a del Rigo!..

Grazie della pubblicazione e sal uti cordiali.

NULLO BALOI NI

Il compagno Francesco Amat eis, autore della nota anonima comparsa sul G ior1111lt del Mattino alla vigilia dell'oiioso convegno di Bolo gna, mi rispon de c.... insiste. Brevemente, per fini rla. Sono alieno da p olemiche fra compagni, specie quando si deve polemizzare con ogni genere di Bcrgeret, ma io sfido, formalmente, l'Amateis o chiunque altro a dimostrare - coi fatti. - che l' .AJJan/j I è stafo il bollct~ tino «ufficioso » della Unione Sindacale Milanese. Chiedo l'esibizione di un solo « documento» E allo ra io prenderò - come al solitola colle2ionc dd giornale e « dimostrctò >> che l' Ava11Ji I h a. sempre, dico sempre, pur appoggiando come era obbligo di ogni buon socialista la massa scioperante, ben diviso responsabilità e metodi.L' A vanti I ha dato, come tutti gli altri giornali milanesi, più o meno ampia, la crona.ca degli ultimi scioperi imponenti che interessavano non solo Mil~o., ma tutta Italia ; ciò non basta perciò a gabellarlo per organo

ufficioso )> della Unione Sindacale e del suo segtett.rio~ io particolar modo. Uonore di essere stato il q_ bollet6no ufficioso» etc., spetta, caso mai, a.l Stcolo, che si vantava, polerniz:zando appunto co c l' A,•411fi I a sciopero finito, di aver sosten.ùto la polemica cogli industriali... , L' Ava"ti ! si è. :rifiutata di scagliar - come pretendevano -taluni «arrabbiati» - le pietre della lapidazione sulla massa operaia impcgnat-a contro j padroni e il Governo . Semplicemente. Questa è una colpa ? Risponda chi vuole :all'instanza, e chi, in buona fede, voleva capire ha capito.

Dall'Attanri!, N. 267, 26 s.ettembre 1913, XVII.

302 OPERA OMNI.A 1>1 BENI'l'O MUSSOLINI

[IL PROGRAMMA DEL PARTITO SOCIALISTA]*

Mmrolini ,0111incia il SIIO dire /essendo un quadro sçonforlanle dei , aratter, , dli va/on tkgli Nomini politici italiani, Atanna ai 111il/1 t afi di girellismo dti 111J1Jri uomini maggiori e minori e 1pilga il fenomeno attribuendolo alla brama degli int,r,ssi materiali che prende il sopravvent o ormai in ogni bran,a della vita. Lo stesso Governo b o rghese non è più j( risultato d elle lotte \•ivaci combattute fra le vuic fazio ni dei Partiti dominanti, ma tende a diventare ogni giorno di più - secondo l'espressione di Carlo Marx - « il comitato d'affari delle classi dominanti». È cosl che si spiega c he i G o verni p iù che di g randi uomini politici, di grandi t ribuni, hanno bisog no di uomini prevalentemente tecnici. Ed è la graduale trasformazione dei Governi che ha illuso e corrotto gli stessi Putiti d'opposizione i quali hanno veduto attraverso questa trasformazione la possibilità ddle collaborazio ni.

Qlli l'oratore si addentra i,r una criti(a acuta dei diversi partili: l'antica democrazia cavallottiana è ormai un ricordo perché è diventata un numero della maggioranza gioHttiana ; il Partito Repubblicano è div iso in due anime avverse e diverse e non trova più seguito n elle folle lavoratrici. I clericali peccano di insinceritl : fanno lo sparafucilc alla vigilia di tutti j 10 settembre e poi votano per i m onarchici e lo sparuto g ruppettc;> patla.mentare s'accoda sefllprc alla ma.ggiora.1122..

I conservatori non hanno prograinmi. Stanno agli ordini di Giolitti disposti a seguire qualunque strada che il dittatore intende battere.

Fra ta.nta miseria di Partiti e cli programmi il solo P.irtito Socialista si presenta ai suffragi della nazio ne col suo prog ràrnnu di idealit à, di critica, di ricdi6cazionc. Solo fra rutti egli ha avuto il coraggio di compie re il divorzio da u omini che pure nelle masse operaie godevano di autorità e di prestigio ; solo fra tutti ha avversato il fatto principale dell'ultimo periodo di v ita politica italiana: l'impresa di Libia sul giudi2io della quale ha raccolto la sfidi lanciatagli dall'on. Giolitti.

E qJli l'oratore .ti adde11lra in una dimoslraz.ione 11it1ac, t calorosa di qut /14 eh, i sia/a la mtnz.og,,a la truffa del t112z.ionali.tmo iJa/itmo . Egli ricorda

• Riassunto del discorso pronunciato ad Onf'glia, durante un comizio d etto· ral<", il 28 sf'ttembre 1913. (Da La Lima (104), N. 36, 4 ottobre 1913, XXI).

l' « e.resia » socialista che attl.monisce l'Ita.Ua di curate le proprie piaghe :anziché avventurarsi in un'impresa che noi prevedemmo sanguinosa e che tale l'hanDo dimostr,ta due anni dJ dolorosa esperienza. Ed è dal ronfron/Q dei dolori, dei h1t1i, dt/k roiiint cb, cagiona la gt1trra ché J'org· ton scioglie un inno alato alla fo!2ll feconda della pace e del lavoro creatore dell'umana felicità.

MNirolini paua ad etaminare gli a/Jri p1mfi del programma sorialùla ,d ha parole roventi contro la politi.a dognanale che si risolve nella protezione sfacciata di pochi gruppi indust riali contro la generalità dei consumatori ; contro la politica liberticida che si maschera sotto una veste di falsa liberalità ; contro le leggj repre.uive che per la stessa dignità della nostra nazione dovrebbero essere t o lte dagli archivi della giustizia. Ma al disopra del nostro pcogramma elettorale, che racchiude le nostre ma.ggiori aspira.z.ioni immediate, sta la fiamma dell'idealiti, sta il concerto radioso del socialismo redentore. La società borghese continua il suo pi:ocesso di dissolvimento; n oi dobbiamo affilare L e a rmi del nos tro riscatto attraverso le multiformi attività sovvertitrici dall'opera d ella lega a quella dei circoli, dalFarione di resistenza a quella di propaga nda, La società borghese ha creato e continua a creare ricchezze immense monopolizzate dalle classi fortunate ; il socialismo restituirà queste ricchezze a tutto il genere umano. La società borghese ci ha dato il vapore, le macchine, le fenovie, le vie dell'aria, ma ha creato la felicità di una classe; il socialismo realizzerà la felicità di tutti gli u omini.

Questo l'idea.le nostro, la nostra fede verso la quale camminiamo sicuri, dando tutti i n ostri entusiasmi, le n ostre operosità per affrettare il gforno in cui gli uomini - spenti gli odi e le divisioni di oggilavoreranno uniti alla ricdifica:donc della società dei liberi e degli eguali. (Ovazioni frenetiche).

304 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

Il tanto atteso decreto è venuto. La Camera è sciolta. La data delle elezioni è .fissata - pd primo scrutinio - al .16 di ottobre. Il periodo dcli' incertezza è dunque finito : il giorno della battaglia non è lontàno. L'ora e lo spazio non ci permettono un lungo ed analitico esame della relazione ministeriale che precede il decreto di scioglimento della Camera ; diremo solo che, dato il non breve period o di gestazione, il Paese era in diritto di aspcttars_i q u alche cosa di più solido e di più preciso. Ma Giolitti non deroga dalle sue vecchie abitudini e ama tenersi sulle generali. Si può dire che nella relazione giolittiana c'è lo spunto per mille programmi, ma non c'è 1< un » programma vero.... e proprio, escluso, s'intende, l'impegno di dare ancora milioni al militarism o .

Intanto è certo che col decreto di scioglimento della Camera si accentuerà la tonalità • e il fervore della lotta elettorale trascorso sin qui nell'indifferenza di tutti i Partiti, all' infuori del Partito Socialista. La. campagna elettorale entra ora nella sua fase più acuta. I co mpag ni non perdano tempo.

Occorre intensificare la p ropaganda e Ja preparazione. Tutti si mettano a.I lavoro.

Gli illustri e gli oscuri. Chi non è capace di pronuncia re d iscorsi, faccia la propaganda minuta, diffonda giornali1 opuscoli, manifesti. È necessario sommuovere, agitare, scuotere le grandi masse pop olari che per la prima volta nella storia sono chiamate a dare il l oro giudizio sulla politica delle classì dominanti italiane. Malgrado l 'inevitabile acuirsi delle passioni i soci-a.lisci devono mostrare l a loro superiore educazione p o litica evitando di tnvolgere la lotta nel p~ttegolczzo dei personalismi, e conservandole invece il carattere di una civile competizione d'idee.

L'elezione d el .z 6 ottobre è dal '60 ad oggi la prima grande consultuione n azionale.

I nuovi milioni d'clettori daranno - colla scheda -i l loro giudizio sulPìmpresa. libica. I socialisti ricordino l'impegno grave e solenne da. essi assunto, accettando, colla sfida di Giolitti, la piattaforma elettorale della guerra,

(IL CENTONE MINISTERIALE]

G l' immediati comizi elettorali devono significare : I che la famosa unanimità nazionale.... libica, cui accenna anche Giolitti,, era cd è una iperbole quando non sia una menzog na; z.. che l'unico Partito il quale in ltalia sia ancora capace di suscitare attorno a sé consenso e adesio ne di folle è quel Partito Socialista su cui si accaniscono - in quest'o ra - gl'impotenti e i rinnegati.

D aJl'Av,tnti.', N. 272, 1 ottobre 19 13, XVII•.

?,06 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
• VHIO il ,ongmu, di A ncona (30 ,n;:no 1914) (VI)

VERSO LE ELEZIONI

IL CENTONE MINISTERIALE

Coloro che chiedevano un programma al G overno, coloro che p iù volte hanno vibratamente protestato contro l'acefalia politica de] Governo, no n nascondono la loro amara delusione. La relazione che precede il decreto di scioglimento della Carnera attuale, non è un programma. Fo rse, Giovanni Giolitti, prima di patte Carlo M arx in soffitta, deve averg li rubato la nota p aradossale affermazione : « Chi compone un p rogramma per l'avven ire è un reazionario» Ora Giolitti ci tiene molto a essere o a p arere « democratico » ; qui ndi, detesta i programmi. ... In v erità, noi non ci aspett.ivamo nien te di meglio o di diverso. Abbiamo rivendicato all.'on. G i olitti il diritto di non avere progummi, quando democratici e conse rvatori riuniti per l'occasione, imploravano a gran voce dall'on. G iolitti un programnia, un programma qualsiasi. Ci voleva poco a prevedere che il Presidente del Consiglio non sarebbe uscito dalle vie consuete e dai soliti.... luoghi co muni. Bastav:a ricordare i precedenti. Nel 1909 fu ancora l'o n. Giolitti l'est ensore della relazione per lo scioglimento della Cam era. Ebbene, la relazione che abbiamo pubblicata ieri , non è c he una seconda edizione di quella del 1909. Cinque anni fa l'on. · Giolitti cominciava la sua relazione: coll'elencare tutti i provvedimenti leg islativi della Camera disciolt.i. C e r:ano molte cifre anche allo r:a. Vi si ricordav a la quasi raddoppiata impor tazione del carbon fossile nel p eriodo 1900-'907; l'aumento di con cessioni per le deviazioni d i acque pubbliche « corrispondenti a 489 mila cav:alli di namici» ; il balzo del prodotto lo rdo delle ferrovie esercite d:allo Stato ; i. depositi alle diverse categorie di Casse di risparmio ; il rialzo « impressionante » dei salari; l'aumento delle riserve metalliche dei tre istituti d'emissione.• ,. E nel 1913 l'on. Giolitti cita appunto il prodotto delle ferrovie; quello d elle poste e telegrafi ; dà. t otali delle riserve metalliche; d ei depositi a risparmio nelle Casse postali e nelle Casse di rispannio ordinarie ; dell'importazione del car~on fossile... . Tale e quale, come nel 1909. Nell'odierna relazione c'è in più un dato solo : quello che concerne l'aumento di popolazione co nsiderato da Giolitti come « u na delle

21.-V. ' -~ ."'t1

più sicure garanzie della futura grandezza di un popolo ».•.• Tes i urischiata e discutibile. Fottemmo continuare a rilevare le a.nalogjc fra le due relazioni 1909-1913, ma l'esercizio non fnna. la spesa. Piuttosto ci piace rico rdare che i giudizi dell'opinione pubblica d 'allora hanno singolarissimi' punti di rassomiglianza coi commenti odicm.i.

Nel 1909 i Partiti furono concordi, dichiara lo Schiavi nello scritto pubblicato sulla Riforma Sociale, « nel pensare che il programma governativo evitasse di proposito ogni questione viva per la battaglia elettorale, come già il ministro l' aveva evitato nelle d iscussioni parlamenta:ri e che fosse un documento burocratico obbligatorio per l'operazione inevitabile ormai delle elezioni, le quali però non avrebbero dovuto, nel pensiero dcll'on. Giolitti, mutare che di ben poco h. composizione della Camera e avrebbero dovuto costituire una semplice parentesi, imposta dal formalismo costituzionale, nell"andamento ordinario dell'attività parlamentare da lui diretta>). 1 propositi e le speranze dell'on, G iolitti no n son affiltto diversi nell'anno di grazia 1913, malgrado l'allargamento del suffragio destinato a non alterare di molto Ja composizione della Camera futura.

Nel 1909 il Cqrritrt della Stra « rimproverava al Governo di non avvedersi oel suo documento del desiderio di tutto i1 paese che lo Stato, le sue istituzioni, i suoi congegni si elevino all'altezza delle aspirazioni e dei bisogni», ccc. ; nd 1 913 il Corriere si schiera contro il Governo che « colla sua larvata dittatura rappresenta un grave pericolo per l'avvenire.... ».

JJ Giornale d'Italia del 1909 « deplorava la politica scarS3 d'idealità e vuota di positive aspirazioni che in quel programma veniva continuat a» Il Giornalt d'Italia del 1913 scrive: « Indubbiamente coloro che si aspettavano un programma concreto ed alto rimarranno d elusi. Il programma. n o n c'è. È una relazione diligente, a:cid:a., burocratica e null'altro».

L'Avanti I del 1909 de6niva il programma giolittiano « il nulla». e l'Asiariti I del 1913 è lieto di esprimere lo stesso giudizio, Non creiliamo che con questi semplici e istruttivi raffronti possa convalidarsi la massima che la stòria si ripete> certo però che le relazioni ministerfali stillate da Giolitti si rassomigliano tutte malgrado il trascorrere degli anni e degli eventi come una goa:ia d"acqua all'alua.

Ecco perché non ci pungeva il desiderio di conoscere il programma giolittiano. Lo conoscevamo in precedenza. Poteva variare un dettaglio, non lo s.cheletro i la forma, non la sostanza. Per conoscere il Giolitti del 1913, b astava tornuc al Giolitti del 1909.

308 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLIN(

Tutta la prima parte della relazione giolittiana è dcdiata all'esaltazione dclla guerra libica. Udite :

« L'~tusi2smo di tutto il popolo ìtaliwo all'annunz.io della impresa di Libia fu tale da ricordare i giorni più belli del Riso1gimento italiano, del quale l'Italia aveva allora appunto, con patriottico s lancio, celebrato il cinquantenario. Questo entusiasmo popolare, che durante tutta la guerra si è mantenuto sempre uguale, è stato la più gr.ndc delle forze che sorressero il Governo, il quale ne traeva la prova sicura che egli era fedele interprete della volontà del paese •.

Che l'entusiasmo ci sia stato è - purtroppo I - un fatto innegabile, però Giolitti dimentica d i dire come tale entusiasmo sia stato suscitato e alimentato. Giolitti ha preferito scivolare e non fermarsi su questo punto scabroso, pe:rché giltmmai nella storia vj fu spettacolo più solenne e scandaloso e rivoltante di turlupinatura o rdita ai danni di tutto un p opolo. L'entusiasmo libico è stato suscitato e alimen tato colla menzog na. Tutti hanno mentito nel settembre del 19u. tutti e - quel ch'è p iù abbominevole - sapendo dì mentire. Il Governo si è posto in garà coi nazionalisti nello spacciar consapute bugie. Ciò che si è scritto e si è detto all'inizio dell'impresa libica rimarrà eterno documento ·d i -vergogna. Giolitti - proprio lui 1 - al 2. ottobre dd 1911 dìchiarava « non trattarsi di una guerra, ma di una verte02a cavalleresca (tic !) coi giovani turchi)), e il Corriere della S era : <1 ·La conquista d ella Tripolitania importa una semplice passeggiata militare». P er Ja Stampa « l'occupazione della Tripolitania era molto facile e scevra di pericoli•... >l De Felice che batté in que,l.l'~poca il record dell'improntitudine e della demagogia assicunva che « l'impresa n on doveva costare la viu di un sol o soldatQ italiano >). Sul motivo della « passeggiata milita.re)> insisteva il Gionwde d'/lalia, mentre il Rufo dd Car/i,m affermava che « i pochi milioni necessari all' impresa libica erano impiegati ad 1uura per gli utili che avrebbe ro reso mbilo alla madre patria». Lo stesso ottimismo confidente e scervellato inspirava la stampa d emocratica che oggi, approssimandosi il giorno della resa dei conti, vira prudentemente di bordo e accentua il suo anti-tripolioismo. Per il Giornale del Matlino la « conquista si sarebbe effettuata senza spargime~to dì :sangue.... ». Ma basta con le cita2:ioni che potremmo continuare :all'infinito. Tali miserabili mistifica2ioni servinno a fo rmare quella che Barelli chiamava « l'atmosfera. vittoriosa». Cosl e non altrimenti fu suscitato l'entusiasmo io mezzo a un popolo ignuo di storia e di g eogn.fia. e già dimentico della prima impresa africana, Per mantenere l'entusiasmo durante i primi tempi dcli2 impresa ci pensò il Governo coi suoi comuniati dal teatro della guerra, comunicati tendenziosi sempre e troppo spesso compie-

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FOND.AZ. DI « UTOPIA» 309

tamente f.a.lsi, ci pensuono gli inviati dei gandi giornali e, d opo la. prima cruentissima fase della guerra, il Governo tornò a ravvivare gli entusiasmi che languivano con la « festa delle bandiere », colla « distrib uzione delle medaglie» e altre simili p arate militariste. Oggi, dopo due anni di guerra, iHusioni e speranze sono dileguate. La rca1tà, )a durissima e tragica realtà riprende i suoi diritti. Leggere per credere l'amara con:ispondenza da Tripoli pubblicata dal non sospetto Giornale d'Italia in data 30 settembre. Da essa risulta che a Tripoli tutto langue nell'abbà'ndono e nella desolazione, malgrado l'artificiosa imp o rtazione d ella civiltà italiana.

« T ripoli - scrive il corri5pondente del Giornale d'llaUa - s"inoltra sempre più in un pe-riodo di profonda sonnolenza...

« La crisi economica che si determinò in seguito al primo tumultuario afl'ollamento d i energie, n on disciplinate, non sostenute più da nessuna garanzia, fu fatale; il Governo venne meno ai suoi impegni; g li aiuti, gli appoggi, le concessioni che aveva promesso e ne lle guaii specialmente la maggioranza sperava, tutto fallì e mo lti, moltissimi si trovarono davan ti a difficoltà iasormontabili che essi da soli non avrebbero potuto su~are e che difatti non su~rarono. Vi furono q uindi dei n aufragi: l e vittime non fur on poche , e quei pochissimi che si salva• rono si aff rettarono ad abbandonare i l lu ogo delle loro disgrazie . Ma il male peggiore non fu precisamente questo; lo scoraggiamento dei vinti si ripercosse fatalment e in rutti gli altri uomini ài. buona volontà che avevano delle idee e dei progetti da attuar e in Libia, e la conseguenza è stato un arresto quasi im· provvi so del fl usso emigratorio vetso la nuova colonia, arresto che ha prodotto la paralisi dei centri p rincipali della colonia stessa ».

Capite? E dite che Tripoli, secondo i progetti del nazionalismo fanfarone, do veva accogliete g can parte degli emigranti italiani. L'ass urdo più criminale è stat o q ue llo ·di far ctedcre alla possibilità di una Tripolitania « colonia di popolamento )}. Intanto, mentre le illusioni sfumano, la g uerra continua.... Ciò non incrina affatto s ia pure di una lieve pt eoccupazione l'ottimismo dell'o n. Giolitti. Egli dich.ia.ra che « la spedizione cli Libia non ha segnato - r oiltJ alnm punto di vi.tll'l - un arresto nella marcia ascendente del nost ro paese», anzi « l'Italia troverà ndl'impresa libica un forte aiuto nella sua magni.fica ascensione civile ed eco nomica.... ». Si direbbe che Giolitti abbia voglia_di schcr.zue. Già, ieri, il nostro corrispondente da Roma smentiva con dati di fatto le affermazioni audaci dell'onorevole Giolitti.

Noi riprodurremo qui il pensiero di un personaggio non meno auto revole dell'attuale Presidente del Consiglio. Parliamo dell'on. Lw:ntti Il quale nel suo articolo accotato e pessimista del .28 settembre dichiara che « passerà. "' almeno " una nuova generazione prima che

310 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

l a Libia, fra I, regioni meno fertili del/' Afn·ca MtdiJe"mua, si avvii a bastare a se s tessa e per un quarto di seco lo saranno urgenti le semi• nagioni di continue e grosse spese». L'on . Luuatci si sente « tre• mare le ve ne e i polsi» quando osa.mina <~ l'ardua materia d elle spese di g uerra e di pace economica», ma l'on. Giolitti non soffre di questi t errori. Egli annuncia a cuor leggero che l'impresa va co ndotta innanzi, sino in fondo ....

D all'Avanti !, N. 273, 2 ottobre 19H, XVII•.

• Il nrm-t,rovamm,z (:"12)

DALLO SCJOPERO DI
MILANO VERSO LA FONDAZ. DI (( UTOPIA>> 311
• ",~ -~

IL NON-PROGRAMMA

Soffermiamoci ancora su alcuni punti della rela2ione Giolitti e· poi abbandoneremo il documento ministeriale al suo destino. Che la relazione ci sia, ma che il programma m anchi> è ormai ammesso da tutti. Gli stessi giornali ufficiosi sono costretti a riconoscere ule de6c.enza e a giustificarla con sofismi fallaci. C.omc dicemmo n ella nostra prima impressio ne. l'ono rev o le Giolitti ha toccato, s fiorato tutti i bisogoi e tutti i problemi che urgono in Italia, ma si è ben g uardato dal precisare nei suoi veri termini una sola questi one. La cosa ci lascia completamente indifferenti perché noi socialisti abbiamo i1 nostro programma e non aspettavamo quello ministeriale. Ma comprendiamo beniss imo le pene di coloro che volevano accodarsi al programma del Governo e si trovano davanti a un.... omnibu1 in cui c'è posto per tutti e per nessuno.

La nebulosità, la voluta incertezza della relazione giolittiana risalta, come dicevamo, in tre punti. Dopo averci garantito che siamo più ricchi di prima (come se la gucrn. libica avesse riempito le casse dello Stato invece di vuotarle anche per comprare b. pace dalla Turchia sco nfitta), l'on. Giolitti parlando dell'indirizzo ddla politica interna trova modo di dkhiarare quanto segue :

« Il principio di lìbcrtà informa gli atti dello Stato in tutte lc- sue manifestazioni.

« Cosl cci rapporti con la Chiesa lo Stato italiano riconosce l'assoluta libertà ttligiosa d i tutti i cittadini, astenendosi d a qualunqu'e inge"reoma in -questioni religiose, che considera come estranee alle s ue funz.ion.i, mentre a sua volta non ammel:le ingerenza alcuna della Chi~ in quanto è funzione dello Stato, alla sovranità del quale tutti l cittadini devono essere soggetti t

È la vecchia formula cavouriana <{ libera Chiesa in libero Stato ».

Questa formula campata nei cicli ddla. logica pura semhra cd 1a quintessenza del liberalismo, ma la realtà. non ci presenta lo Smto e la Chiesa, bensl wi determinato Stato che può essere repubblica.no <> monarchico e una determinata. Chiesa che può essere cattolica o protestante, povera o ricca, amica o nemica dello Stato. Lo Stato si astiene da qualunque ingeren21. in questioni religiose e va bene,

ma bisognerebbe precisare quando una questione è religiosa e quando cessa di essere tale per divenire profana. La Oi.iesa tudizionale che curava le utime e la regolamentazione dei rapporti fra i'uomo e la divinità, non esiste più.

Oggi La Chiesa stampa giornali, elegge deputati, crea delle banche, istituisce delle coopentive, accumula delle ricchezze : fa, in una parola, degli affari, coprendoli col mantello della religione. Questa profonda trasformazione dell'istituto ecclesiastico altera la natura dei rapporti che possono intercedere fra la Chiesa e lo Stato. E il divorzio? E l'insegnamento religioso nelle scuole? E un possibile e già proposto in~metamento dei beni delle Congregazioni ?

Ecco uru. serie di « questioni » in cui non è facile dire dove 6nisca l'elemento religioso e conùnci il profano. La proposizione dell'on. Giolitti è o ltrem odo elastica e si capisce che n on sia dispiaciuta al clericalismo militante che pur ieri com.iziava e.bruciava in effigie l'on . Giolitti accusato di essere al servizio dei facinorosi della « Giordano Bruno >>. Sulla questione religiosa b isognava dire una paro la specie dopo le recenti scenate di Roma e il non ancora dimenticato disco rso Della Tane, ma Giolitti non ha voluto, con un accenno a una possibile politica anti-clericale (non anti-religiosa) spaventare le masse cattoliche che voteranno per i candidati ministeriali. Una sola frase anticlericale cli Giolitti avrebbe seriamente compromesso la riuscita di almeno duecento candidati che sono passati sotto le forche cauàine del conte Gentiloni, hanno sottoscritto i patti e accettato j voti dell'Unione Elettorale Cattolica e formcnnno la futura maggioranza della Camera. Conveniva quindi sulla spinosa questione dei rapporti fra Stato e Chiesa - spinosa specialmente in Italia e per ovvie ragio nilimitarsi a una vaga dichiarazione di principio e nulla più.

La rinnovuione dei trattati di commercio che sarà uno dei compiti preminenti della nuova legislatura, è trattata da Giolitti in una decina di righe.

Ma dove l'ottimismo dcll' on. Giolitti diventa sorprendente è nella parte della. relazione in cui accenna alla politica estera. Il Presidente del Consiglio ci assicura che « la posizione dell'Italia nei rapporti interna.ziona.li è "veramente" ottima». Veramente~ domandiamo ·noi?

E gli incidenti di Trieste ? E la non restituita visita. dell' on. Di San Giuliano al conte Berchtold ? E a proposito della rinnovazione della Triplice Alleanza., noi ricordiamo che tale rinnovazione venne antici-

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI « UTOPIA » 313

pata di parecchi mesi. Il popolo italiano si trovò dinanzi al fatto compiuto. N oi modestamente desidereremmo sapere dall'on. Giolitti quali sono le potenze « c he hanno dato all'Italia durante la guerra per la Libia le più schiette prove di amicizia». Forse la Francia, che ha per lungo tempo tollerato, se non favorito, il contrabbando al coofinc tunìsino, è stata l'ultima a rico noscere la sovranità del1'Ita1.ia sulla Tripolitania ed ha - pur ieri vivacemente· osteggiato l'IU.lia .nella questio ne delle isole dell'Egeo ?

Forse l'Austria, l'alleata Austria, che ha limitato, drcosaitto il campo d'azione su l'« amarissimo» Adriatico? La verità è che tanto l'Europa ufficiale come quella popolare han serbato dinanzi 2ll'impresa libica un atteggiamento dl fredda neutralità e d i dissimulata ostilità. In questi d ue anni di g uerra l'Italia ufficiale ha ricevuto, non schiette prove di amici;à,l, ma una serie di umiliazioni che ha dov u to subire in s ilenzio .

La posizione dell'Italia è ora<( veramente ottima» dichiara l'on. Giolitti; j r:ipporti con le Potenze alleate sono jntimi, con le altre cotdw.i ; ma intanto l'on. Giolitti conclude coll'invocare nuovi a rmamenti e « senza ritar do» come se j nemici fossero alle frontiere d 'Italia.

Uffite com' è finalmente preciso in questa parte della sua re~zione :

« Gò :a cui noi dobbiamo provvedere senza ritudo è a dotare le nostre forze militari dei più pcrfeziom.ti strumenti di guerra ed in ispecie ad accelerare la costruzione delle navi da g uerra». E a tal proposito, « niente spese straordinarie, ma stanziamenti o rdinari in bilancio » e « concessione dei lavori e delle forniture occorrenti all'esercito e alla marina., ai nostri arsenali e 2ll'in dustria nazionale.... ».

Se in Borsa si fosse co n o sciuta la relazione cli Giolitti alcuni mi· nuti prima della chiusura, si sarebbe probabilmente veri6.ato un a umento nelle azioni della T erni....

314 OPEllA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
Dalflf.11an1i!, N, 274, 3 ottobre 1913, XVU •. • Il ",rtolH '!'inhtrriaJ, ( 30,).

SOCIALISTI, A VOI !

Da qualche giorno la lotta elettorale ha superato il periodo incerto e grigio delle prime avvisaglie. Da domenica, ci si batte -'--- e non solo metaforie2mente - su tutta la linea e in tutta Italia. Si a nnunciano ancora e sempre nuovi giornali; parecchi di quelli ebdomadari esistenti si tramuteranno in bollettini quotidiani; l'apparizione dei multicolori manifesti alle cantonate è il segno che la conflagrazione delle idee dei Partiti è incominciata ; ai comizi g ii cosl melanconicamente deserti durante tutto il settembre, conveng ono ora grandi moltitudini p opolari

Le elezio ni costituiscono una specie di esame per tutti i Partiti. I risultati delle elezioni sono un indice sicuro, se non infallibile delle forze numeriche e politiche dei Partiti. Esse indicano i progressi e i regressi. Si tratta di cifre. Non è possibile inganno. Ai venerabili ruderi dell'astensionismo si può opporre un'obbiezione fra le t ante che ci sembra valida e semplice : se la conquista di un collegio è men che nulla per la causa del socialismo, non si capisce perché i candidati defu. borghesia contendano cosl aspnmente ai socialisti i collegi, giovandosi di tutti i mezzi di cui dispongono : dalla vfolenza alla corruzione.

Del resto, le anonime masse· lavoratrici -obbedendo alla voce profonda del buon senso - fanno giustizia dell'astrattismo asten sionista e s'interessano di elezioni e andranno a votare. Anche nelle plaghe conquistate to talmente o parzialmente dal s indacalismo, i lavoratori si recheranno alle urne, tanto che il sindacalismo è ridotto a salvare la sua verginità t~orica colla provvidenziale, ma un po' frusta foglia di fico dell'« ignoriamo » o col pretesto della.... protesta. Come si può disconoscere - pur non facendosi troppe illusioni sul pot.::re trasformatore del parlamentarismo - la signihcazione e il valore. d i un primo esperimento di suffragio universale> specie nell'attwale momento politico, colle nuove orientazioni di alcuni ceti borghesi, coll' irrompere in Lizza delle falangi dcricali ?

Il corrispondente romano del Tm,ps ha tracciato un quadro lusinghiero della situlli.one del Partitci Socialista. Lusinghiero, malgrado il p ronostico pessimistll. Lusinghiero, perché il corrispondente del

' ,.,__

giornale parigino ha dichiani.to quello che nessuno può in buooa o mala fede contestare : che cioè il programma elettorale dei socialisti è preciso e categorico e che l'unica opposizione dichurat:2 a Giolitti è quella del P artito Socialista. La situuione del Partito Socialista - prescindendo in questo momento dai possibili risultaci delle elezioni - è veramente confortevole. Il grosso dell'esercito marcia b ene, Ci sono è vero qua e là dei punti deboli e incerti, ci sono dei reparti indecisi, altri ritardatari. Noi non nascondiamo la verità a noi stessi appunto perché rivendichiamo il diritto di dirla brutalmente agli altri, ma la rea ltà è che nessun altro Partito ci presenta una massa cosl compatta, cosi ordinata, cosi c omb attiva come quella che segue il Partito Socialista.

Oh prodigio I Ques to Partito vilipeso da una geldra di rinnega ti, di falliti , di mancati che tentano di scusare il loro t radimento e la loro vigliaccheria con una « crisi )> spirituale (male di moda I male « francio so ») inesistente; questo Partito s ul quale si accanisce lo sforzo impotente degli avversari di tutti i co lo ri, ha ancora in sé risorse di energia e di fede quali nessuno cli noi avrebbe sospettato o spento.

Questo Partito compie uno sforzo prodigioso - non v'è ombra di esagerazione in questo aggettivo - per disperdere gli equivoci tbc funestano la vita politica italiana. Il 26 ottobre i socialisti combatteranno da soli contro tutti. Anche contro gli amici e i compagni di ieri. Cosi nella bollente Catania stanno in atteggi.amento di tivali due protago nisti del dramma dei Fasci : l'uria, Barbato, rimasto nel vecchio campo, fedele alla v ecchia bandiera (noi lo ricordiamo a Reggio, festeggiato dai compagni che lo vollero unanimi, dopo il verde commiato dell'on. Canepa, alla presidenza nell' ultima giornata del cong resso);

l'altro, De Felice, il creatore del popolarismo e del confusionismo catanese, il corruttore della massa di cui ha t olletit o, se non ìncon ggiato il feticismo incosciente, l'uomo che con una politica di transazione, di compromes si ha cancellato la p agina eroica della sua giovinezza. E sarà guerra aspra. Gli episodi sanguinosi di domenica scorsa dicono a qual punto di tensione e di passionalità sono giunti gli animi dei contendenti. Ma, pure - costi che costi - la battaglia sarà condotta sino in fondo. I socialisti catanesi meritano perciò la solidarietà incondizionata dei socialisti di tutta Italia. Lasciando « l'isola d'eroi antica mad;e »2 un altro collegio attira l'atten2ione dei socialisti italiani: il secondo di Rom.a., il collegio del Quirinale. Si poteva trovare un collegio più sicuro per l'uomo che ha vissuto le rivoluzioni, ma in nessun :altro collegio dei 508 si ha quel complesso di circostanze che danno aUa candidatura Cipriani. una significuionc e una portata ben superiori all'episodio eletto rale. Si tratta di fare una

316 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

solenne affermazione antidinastica nel collegio del Quirinale. rapprc· sentato da un uomo la cui piaggeria cortigiana non può essere né giustificata, n~ dimenticata. Anche ieri, soffiettava. il re, chiamandolo (( il primo cittadino d'Italia ». Cipriani e Bissolati : l'antitesi non potrebbe essere più eloquente t

Per la stessa decisa volontà di finirla con l'equivoco ecco, a Budrio, Modigliani contro Podrecca ; a Persiceto, Todesch.ini contro Giacomo Peni; a Gonzaga. Prampolini contro Ferri l'americano; Zibordi contro Bonomi ad Ostiglia; Morgari contro Vigna Quesu. lott.i non pone solo uomini contro uomini, ma gruppi contro gruppi, masse contro masse. i fratelli contro i fntelli. Che importa ? È necessario. Solo cosl i Partiti si salvano, solo cosi vivono e si differenziano le idee. C'è in Italia un altrn Partito che sia capace di fare altrettanto?

Oall'A v.cnli l, N. 280, 9 ottobre 190, XVII , Pubblicato parzialmente a nch~ su lA Lo1111 di Clas-u, N. 194, ll ottobre 1913, IV. Su l..,z Lotta di Cla,u l'articolo è firmato Benito Mus5o]ini.

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI (~ UTOPIA » 317

MONICELLIANA

11 compagno on. Treves ha mandato la lettera che segue al Carlino. Richiamiamo l'attenzione dei lettori sun•affermazìone del Treves riguardante le ragioni « sonanti» e « prosaiche» del non avvenuto ritorno del Monicelli all'Avanti I Questo pagliaccione di Monicelli che vuol farci credete alle sue nùsterios e e tragiche « crisi spirituali»

è dunque un laido e svergognato « puttana » che si vende al miglior offerente. Adesso è al Carlino, perché non si è accordato sui prezzi coli'ÀPanli I Questione di denaro e nient'altro. Cosi hanno fatto i mercenari di tutte le età. ·

Chiarissimo sig. Direttore del R,110 del C'1rlino.

Dell'articolo che Tomaso Monicclli mi dedica non discuto n~ la sincerità del le illtenzioni né la buooa gru.ia dei sos~ti ; colgo l'unica affermazione catl!!'gorica per smentirlo categoricamente.

Ha scritto il Monicelli: <1 Voi non sapete che, all'inizio della spedi:Uone (j bica, quand'egli s edeva sulle cosde dell 'Avdn ri!, non volle scrivere contro la guerra, ché in privati conversari s i dimostrò favorevole all'impresa».

lo ho scritto nell' Avanti! contro l'impresa nefasta, pr ima e durante la spedizione:, senza esitazione, semprco E ne fa fede la colletlone del giornale Nei prinli convena ri poi ho sempre dato la più libera effusione alle nausee che mi provocavano le trombonate libico-nazionaliste.

E quando trasportammo l'Avdnti! da Roma a Milano mi avrebbe certamente aiutato nella ardente campagna come redattore, Tomaso Monicelli, se avessimo potuio accordarci sul prezzo. Purtroppo l'Av.mti.l non ha i mezzi (pare) del R eJlo d ,J C.zrlino.

Della pubblicazione della presente mi ! arra, ~ignor Direttore, cosl la sua equità come jJ mio diritto.

Con osservanu. suo

Dall·Àvdntì!, N. 283, 12 ottobre 1913, XVII"'·

• Moniullidna (319).

J, D,
N,
Mila.no, 9 ottoh,1. Ù.AUOIO Tlu:Vl!S

MONICELLIANA

Leggo sul Car/i,ro che Tomaso Monicdli ha querelato Claudio

T:rcves e l' At,,411/i ! Benissimo, almeno per ciò che mi riguarda. Poiché .io spero e mi auguro che Tomaso Monicelli vorrà individuare il giornale nella persona di chi lo dirige : il signor sottoscritto. Mantengo - si capisce I - anche dopo l'annuncio della querela - integn.le, sino alle virgole, il «cappello» che precedeva la lettera di Trev,s. I contratti e le intese giornalistiche fra Monicelli e Trevcs nel 19u non m'interessano. La lettera del Treves mi ha fornito semplicemente il motivo pei: dire al signor Monicelli quello che d i lui .io pensavo da parecchio tempo.

Né venga ancora una volta il Monicelli a cercar di impietosire gli imbecilli colle sue « oscure tragedie », e la sua '4< onorata miseria». Con altri, non con me può aver fortuna toccando questo tasto s entimentale e patetico. Non con me, dico, perché nella mia giovinezza avventurosa e tempestosa in Svizzera, in Austria, in Romagna, ho passato giorni di disrl/e atrocissima. Coloro che mi hanno conosciuto negli anni 1905-1904 e anche nel 1910-1 11-'12 sono testimoni .... della mia miseria che ho sopportato ridendo. Io penso al domani .... all'indomani. Da questo punto di vista ho l'orgoglio di essere superiore alle ingiurie di tutti i Monicelli dell'universo.

· E giacché egli mi concede amplissima fa facoltà di prova, io mi riprometto appunto cli provare in pieno tribunale che Tomaso Monicelli è una figura ignobile e sfrontata di Rabagas.

Coi documenti, s'intende I

·':';;·•· -
BENITO MUSSOLINI Dall'A vanti!, N. 2B!i, 14 ottobre 1913, XVII.

MON!CELLIANA

Il « p utcano » - d'ora innanzi tutte le volte che nù occuperò del signor Monicelli lo bollerò con tale infamante nomignolo - mi dà del « pirotecnico» e m'invita a scegliere fra il s uo <<compatimento» o il suo «disprezzo)),

È una trovata come un'altra per t roncare una polemica dalla quale il signor T omaso finirebbe per uscirne colle ossa acciaccate.

Ma io non lo lascio. E h no. Quest' uomo mi fa schifo, ma prima che la nausea mi vinca, voglio scudisciarlo a sangue .

Cpn oscete il s uo u:ucco.

Quando qualcuno gli rinfaccia le su e sconce inversioni e perversioni politiche, l'cx~Monicclli si fa avanti e vi dice lacrimoso : - Ah se sapeste quali crisi spirituali ho attraversato I Se conosceste i giorni e qu-anti giorni della mia miseria I '

C'è della gente che si commuove. Poverino I Chissà quali tempeste in quel cranio I Chissà quali angoscie in quel cuore l Cosi Monicclli diventa un piccolo eroe di una qualche misteriosa tragedia spirituale svolusi nella quiete filistea di un borgo ignoto.

Come chi dicesse un Nietzsche in for mato tascabile, molto ridotto....

Oh sl, molto ridotto .... ad uso e consumo degli agrari del Bolognese.

La miseria!

E chi non è stato povero ?....

lo ho vissuto per mesi e per anni la più dolce, la più romantica delle bohème. (Ricordi, Senati, le nostre frequentissime g ite al Monte di Pietà?....) Ma dopo un decennio ho l'orgogLio di essere ancora politicamente onesto. Di essere ancora lo stesso. E non potrei aver avuto anch"io la mia piccola crisi ?

Pirotecnico....

In I tilia. non v'è fabbricatore e venditore di fuochi artificiali che possa competere con Monicelli. Tutto artificiale in lui : il socialismo pri~ mani~ra troppo estetizzante per essere sincero, il socialismo secon<h manicn., il rcligiosismo del cenacolo sangiorgiano, la. letteratura delle novelle pubblicate sino a ieri s ui fogli della democ:nzia, il teatro L·uttima produzione m onicelliana era - anche nel titolo Iun miserrimo fuoco... 1 Alludo a quell"Intorno aJ l11me irrepara_bilmcnte

caduto q uest"anno sotto la fredda commiserazione delle p latee. Questo lavoro ci venne appunto presentato come il prodo tto della. lunga crisi spirituale, il puto diffi.cile di u na tr2.vagliata gcstuione Bra u n aborto meschino.

F2llito, liquidato come drammatUigo, · 1•cx ritenta la fortuna come giornalista. Rifà -.:... inversa.mente - lo stesso ammin'a : egli era andato infatti dal giornalismo alle scene, dove la sua gloriala durò lo spazio di un mattino, cioè, di una sera ....

Oggi questa penna venduta mi commisera o mi disprezza....

Fuori i titoli I

Per ~( compatire» bisogna essere più forti, per « disprezzare » più onesti.

O bisogru, in ogni modo, essere meno spudorati, meno turpemente spudorati di Tomaso Monicelli I

BENIT O MUSSOUN I

Dall'Av1,ui!, N 287, 16 ottobre ·1913, XVII.

DALLO SCIOl>ERO DI MILANO VERSO LA FONllAZ. DI « UTOPIA» 321

IL PROGRAMMA DEL PARTITO SOCIALISTA•

L 'importanza delle imminenti elez:ioni politiche è data principalmente dal fatto che esse hanno luogo c ol suffragio universale. Elargito, non conquistato direttamente dalle masse p o polari con insurrezioni come in Ing hilterra o con scioperi generali come nel Bdgio e in Austria. F o r se conquistato, indirettamente dal proletariato che ha dato figli e denaro per la guerra libica L a politica, specie la politica giolittiana, e mine ntemente pragmatistica, è un sist ema di equilibri e di c ompen sazioni : g uerra da una parte, suffragio universale dall'altra. Comunque, nessu no potrebbe co n testare l'imp ortanza di tale riforma. b. la realizzazione dell'eguaglianza politica, per cui milioni d i uomini privati da secoli di un loro diritto, vengono a conquistarlo. I paria; s i tramutano in cittadini, Il passo è grande. Necessario. Lo hanno sentito e lo sentono gli operai di tutto il mondo insofferenti del giogo economico, ma anche delJe differe02e nei diritti politici fra classe e classe. Ma se non vogliamo cadere nella demag?gia conviene aggiungere che il suffragio universale non è la panacea di. tu t ti i mali. come viene da taluno prospettato alle masse I Anche lo Stato borg hese vi trova i suoi v antaggi. Giolitti, concedendo il suffragio universale , non ha voluto cavarsi il capricci o, come dice ironicamente la Ntut Zeil, di compiere un esperimento rivoluiionario ; ma ha inteso d.fallargare la base dello Stato , per renderne meno instabile l'equilibrio.

D'altra par!e, era necessario rivivificare il parlamentarismo italiano

* Riassunto del discorso elettorale pronunciato a Porli, al teatro Comunale, la sera del- 18 ottobre 1913.

A proposito del resoconto di questo discorso, Mussolini avvertirà: « li r,sott»JJtJ del mitJ diJtMJo pubb1i.,a10 i,ri, i la-rdellitJo di ta.nti 1varioni, ,h11 Mn4 rn1ifif'4 I 1utt1HllrÙl. Euo i più , grazi.osi, ; ,. ordini : "r11gùmalismo" Ùtrll(I di "niaionalism o"; "d1ri11J" per " dh,ersa "; " aJJJ o,i:ullzion•" ùw,r, di "anJicipaion11": ",ontallo" ÌnSJ6Ce di "tontrollo": "snnpr," in1111(• di "umplit1 "; " Gtme,a" inve,~ di " ComMn ~" , tr(I.JtUro i minori. E giaçchl pttrlo, Mff,:j 110/111 tant(J, in twim4 pHson.a, tomo 4 dir, (h, ; ,ompl111a1111n1' inuJi!, di invii.armi Il t1n1r1 (onf,r1nz, 11lmo,ali. In IJNISIO mumenlo il mio flOSlo è q11i aJ giort1ttl1 d (111, i co,npllgni mi hanno m,uo .appMnto prr(hl io p11rli - (Om, so , po1so/1H 111t1i B non flluio n1ss1ma U(t1zion, a fll1I lll r,go/.a. Nnnmmo pr, il ,olJ,gio di Porn. b m 1t. (Dall'Avim#.', No 2?0, 291, 19, 20 ottobre 191 3, XVtn.

gi:\: cosl decrepito dopo pochi decenni d'esistenza. La crisi del parlamentarismo Don trae origine dal fatto che il Parlamento corrompe i deputati, ccc. ccc. È un luogo comune. Il Parlamento è la genuina esprcss.ione del Paese. Un paese dal mal costume politico vi darà la Camera del Palazzo di Giustizia. Bruni.alti è degno dei zooo cittadini che gli hanno riconfermato la fiducia e i 2000 cittadini sono degni del deputato deplorato. Un corpo elettorale onesto vi darà una Ca mera politicamente onesta. Se si vuol 6ccare lo viso a ·fondo altrove si troverà la cauS2 della crisi del parlamentarismo, e precisamente nelle nuove funzioni dello Stato invadente il campo dell'economia nazionale (monopoli) per cui il vecchio parlamento, dei tribuni e dei politici è destinato col tempo a trasformarsi nel parlamento dci pratici e dei tecnici.

Nari.. inginniamoci però. Le nuove .funzioni dello Stato non ne alterano la natura e l'essen2a. Esso rimane sempre, come nella defi· ni2ionc marxiana, il « comitato d"a.fft.ri (precisamente di affari) della classe borghese». Lo Stato economico-monopolistico eserciterà un'alua tir~, forse peggiore di quella tradizionalmente politica. Le nuove funzioni dello Stato non giustificano affatto - come si è detto da qualcuno in fregola di essere chiama.to - la partecipazione al pot ere da parte dei socialisti. ·

Le masse c.b.iamate a votare col suffragio universale dovranno esprimere il loro giudizio sulla guerra libica. Tale piattaforma è stata imposta da Giolitti e accetta~ dai socialisti. Questo fatto d2. u na particolare imporunza alle imminenti elezioni, Poi, nuove forze sono scese nell'agone elettorale a rendere interessante la competizione. Mentre il vecchio liberalismo costituzionale non sa decidersi se mantenersi fedele alla sua tradizione di laicità o accettare l'appoggio dei clericali, il nuovo liberalismo imperversante particolarmente nell'Emilia stringe coi cattolici un patto d'allearu:a e parte in guerra dichiarata contro i socialisti.

Questo liberalismo - di cui le affinità spirituali col sindacalismo, collo spiritualismo e il nazionalismo sono evidenti - non ha programmi ben definiti~ Si distingue per tre connotati, finora : è giolittiano, è antisocialista, è un movimento elettorale. I cattolici hanno abolito di fatto, se non formalmente il flM expedit. Dopo la pregiudiziale r epùbblica.na, è la pregiudfaiale cattolica quella gettata a.Ile ortiche. I c.attolici1 in questo primo e.sperimento di suffragio universale, .sono assai prudenti e per ragioni ovvie. Sondào.o il terreno. Ma orma.i il ghiaccio è rotto. Non si tornerà più - salvo eventi imprevedibili - alla applicazione rigida del non ,xpedit. Tutto fa prevedete invece una semp re più larg~ e battagliera. partecipazìone de.i cattolici alla vita politica della nazione.

22,-V,

DALLO SOOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI «UTOPIA» 323

D(.Jpc aver accennato ai/a gre11ezz.a programmatica dtl capo dtli'oppo.riz.ione çosh°tuzJ(male on. Sonnino, grettezza che fa il paio colla prolissità inconcludente della relazio ne Giolitti, il Mu.uo/ini tst:mù1a la sitwzio,u del Parlitr, R epHbblùano.

Il Partito Repubblicano è minato da questa intima conuaddizione. Esso vuole la repubblica, ma spostandola dal clima storico attuale.

I repubblicani che vogliono una repubblica senza classi sono dei socialisti che si ignorano e proiettano troppo lontano nel futuro H loro ideale di repubblica; gli altri repubblicani dovrebbero avere il coraggio di dirsi franca.mente «borghesi », di smetterla con quello che fu giustamente chiamato dal Ghisled mimetismo socialista e di lavorare per l'avvento di una repubblica che, oggi, avrebbe necessarWJ\Cnte i pregi e i d.ifetti di tutte le altre, pur segnando un indiscutibile pro, gresso confrontata coll'istituto monarchico. Finché il Partito Repubblicano non avrà scelto fra la repubblica quale ci data dalla sto ria e la repubblica dell'ideale, esso sarà c ond annat o, per la. contradclli::ione, all'ìmmobiJità.

Esiste la crisi socialista? Da quanto tempo? Dato il caso che ufla crisi socialista sia sempre esistita, essa ha acquistato il carattere della « normalità» e non è più una crisi. Con un procedimento analogo a quello per cui i sofisti negavano il m oto, Ja vita1 l'essere, constatata 1a perennità della crisi, noi neghiamo la crisi. Qui l'affermazione equivale alla negazione. Dir-e che il socialismo è « sempre» stato in cris i, è d ire che non è « mai » stato in crisi.

Il socialismo non sarà più in crisi quando sarà morto. Veggasì la storia. Appena nato, il socialismo ha attraversato una crisi : scissione fca autoritari e federalisti nell'Internazionale. Poi, per limitarci all''Jta~ lia, nuova crisi nel 1880- '8 1 quando fu dec.iso di accettare la lotta e lett orale. Ancora crisi nel 1892. Adesso è ormai un luogo comune dire che il socialismo dal •900 ad oggi è in crisi.

Chiedere soluzioni alla crisi è un assurdo, Og ni sviluppo è u na crisi. Ogni decadenza anche. Ogni nuovo probletna pone in antitesi, suscita, se non esistono, le tendenze. Ciò che separa il riformismo dal dvolu1,donarismo è la decisa concezione del pro.es.rus del divenire socialista. La riforma non è una. anticipazione di socialismo, ma uno svolgimento . della società bo.tghese.

l i M,molini espone argo,mnli già svolti sulle colonne de/l'Avanti I e j)4J.Ja ad esaminare i rapporti fra Partito e Silfdac,z to, Quale sarà lo strumento della Rivoluzione? Il Partito o il Sindacato? Nessuno p uò dirlo. Bisogna tener conto di altre forze che possono turbare sino a dominare un periodo storico di agita2:ioni vìolente.

N d fa Rivoluzione francese è nota l'importanza delle sezioni e dei

324 OPERA OMNIA DI
BENITO MUSSOLINI

,il,b.r. Può darsi che la democrazia sociale si risolva nel sindaa.to, ma può a.oche verificarsi il contrario. Se il socialismo ha deluso i Labriola e i Mo nicelli è altrettanto vero che il sindacalismo ha deluso le speranze del suo fondatore teorico, Sorel, che pubblicava. le sue Confessioni proprio nel momento in cui i suoi discepoli italiani si riunivano a Bologna per seppellire il sindacalismo politico.

Escludere come fanno taluni la possibilità anche attuale d i moti rivoluzionari è un assurdo. Engcls è stato male interpretato. È vero che le strade sono più ampie e le piazze più vaste, è vero che la borghesia dispone di mezzi di distruzione più perfezionati e micidiali, ma è altrettanto vero che oggi basta tagliare un filo per piombare una città nelle tenebre, bast a svellere un binario per sabotare una mobilitazio ne. E i soldati saranno sempre dei m assacratori del popolo?

Il socialismo italiano dovrà esaminare nel suo prossimo congr~so quattro problemi di palpitante att ualità. Farsi su quellO la <~ coscienza teorica>) che deve guidare l'azione pratica, Il problema. dello sciopero generale, il problema della cooperazione, il problema del movimento open1io, ìl problema della piccola proprietà. Prescindendo dai problemi prospettati nella piattaform a elettorale socialista. che sono, del resto, in relazione con quelli.

I l M11.r10/ini riçorda a questo p1111to la dithiarazJl)nt di principi/) ,he pneede lt, moz.ftm1 programmatùa dei Partito, nella quale è precisato il senso e la portata dell'azione elettorale dei socialisti e paua a .svolgere il programma elettorale del Partilo. , Che Antonio Labriola - il ma.cst~o del socialismo italianoammettesse la necessità per l'Italia di una o ccupazione deUa Tripolitania t innegabile. Basta leggere la famosa intervista concessa nel 19oi al Giornale d'italia e ripubblicata nel grosso volume degli Strilli 11ari, raccolti dal Croce, edito dal Lateua. Ma tale ammìssion e non ha valore alcuno nei riguardi dell'atteggiamento del Partito· Socialista. Anzitutto Labriola p referiva alla conquista atmata la penetrazione pacifica ; in secondo luogo ammetteva come legittima, veri6candosi la prima, una opposizione delJa democrazia.

Il problema va posto in questi termini: data la guerra - non voluta dal p opolo, ma dalle elusi dominanti - quale doveva O pot eva essere l'atteggiamento dd Partito Socialista, che è, giova ricordarlo~ un Partito di negazione e di opposizione? Un atteggiamento di neutralità ? Basta la semplice enunciazione di questa ipotesi per capirne la banale assurdit:à. Un'adesione esplicita alla guerra, a quella guerra di cui i moventi e gli ·inspiratori sfuggivano ad ogni controllo, ad ogni indagine ? Il Partito Socialista Italiano, cont:edendo tale solidarietà alle classi dominanti e accettando le responsabilità morali e

DALLO SCIOPERO DI MILANO· VERSO LA FONDAZ DI (( UTOPIA )) 325

materiali conseguenti, avrebbe firmato il suo atto di decesso dina.Òzi alla storia. Non rimaneva che la terza linea di condotta, semplice, logica e socialista : l'opposizione alla guerra.

I l M11uolioi, a questo punto, tkmolùct ad uno ad ,mo hllli i soffrmi, llllle le favole dei naz/onalisli propalate allo uopo di rendere popolare la g##ffa. La pamggiata mi/ilare, la ,oloma di popolamento, l'ep11raz/one dell'oasi, le forche di Piazza dtl Pane, la guerra stillicidio, la pace di Onth:,, eu., tu/lo eiò ptJJta sotto la eritka rondtala e demolitrice di M,molini.

La guerra libica non è stata la prova della nostra forza, ma la prova della nostra debolezza. Un popolo forte non inganna se stesso, ubbriacandosi d'illusioni, ma guarda in faccia la realtà, quale può essere.

Anche la pretesa unificazione moraJc dell'Italia è.... una parola. Lo spettro del regionalismo è riapparso prima che altrove proprio ncll' Assemblea più alta del Paese : il Parlamento.

Ed ora siamo :a.Ua liquidazione dei conti. Mentre la Tdpolita.nia è , almeno apparentemente, pacificata, nella Cirenaica si combatte ancora. Tre soluzioni vengono prospettate allo scopo di liberarci il più presto possibile del gJchis africano. Limitarsi alla occupazione delle coste {Bissolati), proseguire la guerra sino alla distruzione delle bande indigene (Giolitti), via. dalla Libia (Viviani).

Io ho già scritto sul giornale le ragioni del mio dissenso col Viviani. Il g rido « via dalla Libia>> diventa serio, solo se ci si prepara a fare la rivoluzione per realizzarlo. Una rivoluzione che oggi non potrebbe concludersi se non coll'avvento di una repubblica, la quale molto probabilmente dovrebbe acçcttare dalla monarchia l'ingrata eredità libica. Noi~ coerenti al nostro atteggiamento di opposizione e di negazione, non abbiamo consigli da dare né in un senso, né nell'altro alle ·ctassi che hanno voluto l'impresa.

La guerra libica ha danneggiato profondamente l'econo mia nazionale. Solo l'ottimismo facilone dei governanti può I12Sconderlo. Ma la verità traspare dagli stessi d ocumenti ufficiali, Attraversiamo u a periodo di depressione.

li Mussolini trac,ia a q11n lo p111110 il q11adro della rihlaz_iont all'i11/trt10. Poi con/ts/a i, affermazioni di Gioii/li a proposito della situaz.ione nti ri!Jl4"di della politùa ultra,

Le Grandi Potenze che, secondo Giolitti, ci avrebbero durante la guerra date «schiette» prove d'amicizia, quali sono ? E può dirsi «ottima», come si legge nel documento giolittiano, la nostra posizione attllale .nel concerto europeo ? Posizione critica invece e piena d'incagnite paurose. L'intesa franco-.ispano-inglesc-greca nel Mediterraneo costringe l'Italia a serrmi nelle braccia dell'Austtia~Ungheria che ci ripaga, umiliandoci con misure vessatorie a danno degli ita-

326 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

lia.ni del litorale e di Trieste. Gli incidenti di Trieste sono di jeri. Si ha l'impressione che l'Italia sia isola.t:a. Chi oserebbe affermare che l'Italia si trovi oggi nella posizione diplomatica privilegiata dei tempi di Algesiras? Questo stato d'incertezza generale costringe a sempre nuovi armamanti.

La Francia è tornata alla f erma triennale, la G ermania ha votato un miliardo per i nuovi armamenti, cli nuovi crediti militari si discute in questo momento alle delegazioni austriache. ~che l'Italia parte• cipa :.l.lla gara. Si annuncia la costruzione cli una dreadnought all'anno che costerà 120 milioni, il bilancio della guerra raggiungerà i 7 00 m ilioni annuì e non tarderà molto a toccare il miliardo. Il P artito Socialista si propone di combattere con ogni mezzo ogni :a.umento di s pese militari e sta bene. Ma n o n è tutto. Bisogna attaccare il militarismo , come istituzione, Qui è proprio il caso di dire : tk la darli, meu iturt I Predicheremo la diserzione ? La rivolta nelle caserme ? O ci limite· remo alla solita deprecazione o deplorazio ne orale ?

Tutte le frazioni del socialismo, dalle più rosee alle più accese, ripudiano i primi due mezzi. Io credo che il mezz.o migliore di propa. ganda antimilitarista sia ancora la costituzione del So11 d11 1oldat. Bisogna preconizzarlo e propagandarlo senza restrizioni dovunque.

li M11Jsolini ill11Slrt1 qliir,di gli altri p,utulati tklla pialla/orma socialista,· dimo.rlra la nectr.rità dtlla campagna anfi.pro1,ziolti1fa in vitta della jrtJ1Ji111a ritm()vaz.io,u dri tratlati di commercio, la nm .srità e la gi:111iz.ia ,ht le 1pes, della l}lt rra tiano paga_le dal/, ela.sri riceht , u,., ere.

Il Partito Socialisu si presenta all'agone solo contro tutti. Il più grande giornale politico della Francia, il T1mp1, ha dov uto ammettere çhe l'unico programma di opposizione è quello dei socialisti. 11 Partito Socialista italiano va ritrovando la sua anima. Oh, certo. Ci sono ancora qua e là confusioni, incertezze~ ricadute. È la convalescenza. Ma la linea, nel suo insieme, è superba. Tutti i Partiti della conservazion e sociale sono ora in armi e in guerra senza tregua contro il Partito Socialista. L'avevamo preveduta e l'acccttia.mo. ~crò non sarebbe stato possibile sostenere l'urto se noi avessimo avuto fra le nostre file coloro che ortlW sono per la reazione e non per la. rivoluzione.

Alludo ai riformisti di d estra. Per espellere i quali, non e·~ stato bisogno di maschciare Man: da bJanquìsta, come opina l'on: Ca.nepa Marx è an~hc bla.oquist:a, iosurrezionista. Pagine meravigliose lo attestano: basta ricordare la prefazione alla Critica de/J'E, onomia PoliJiça e il :rapporto della Comune nella quale Man: giustificò gli incendi e la fucilazione degli ostaggi. Né il paragone· con quanto avviene in Gctmania, stabilito dal Canepa, ha maggior fondamento . A nche nel paese della. Rll,gia11 Pralka, si.... praticano le espulsioni. Max Schippel

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. Dl « UTOPL\ )) 327

è stato cacciato dal Partito Soci2list:a per le sue opinioni ereticali in materia doganale; Hildebmnd, al congresso di Chcmniz, è stato espulso per reato .... coloniale e Kautsky nella sua Ne11e Ztil approvò incondizio.nantmente il voto del congresso. L'accu sa di inquisizione a noi riv olta è semplicemente ridicola. Un Partito è un esercito che presuppone e richiede una disçiplina di ferro, e non già un'accademia.

Il taglio di Reggio è stato provvidenziale. Ma occorre accentuare ancora la nostra intransigenza e riaccostarci ancora di più 'alle m2sse Questo primo esperimento dì suffragio universale sarà la prova del fuoco per il Partito Socialista. Sarà l"in dice della sua vitalità e della sua forza. (Q11andfJ il Mmsolini giunge al punt o dd mo dùcorso in mi si at « nna alla ru pon.rt2biliià del re nella g11erra l ibica, il delegato Tfrthio si avanza p er inle"ompers l'oratore. Sor!fJnO fischi altiuimi, a.uordanii i' s11/ paln,. Jctnùo, data la g rande folla, at(adono taffe,-11gli. li delegato Tir.hio eh., si ajfaNM a gridare non t i Ia che, prtc'ipita di sotto, in orchuira. Finalmente Ba-mi e 1'011. Gauànzi, cfJ mparso sNI palmmniro, riescono ad otlmtre la calma, pe,-r:hi MKs.rolini p rm a conlirmart il mo disrorso. Mentre Mmsoli11i parla> di IO, fra l e quinte, alla chetichella , vmgom1 ç()mpù,ti degli arresti , ck nn11 .rono p oi man/muti. T t rmù,olo il discorso Muuolini, non t.rse11do!i presmlato ak11110 per il contradittorio, i l comizio fra il massimo ent11sùumo li sdog/it).

328 OPERA OMNIA DI BRNITO MUSSOLINI

SPILLONI

L' AFFARE DEL «MANICHINO» ..

« Nelle ore critiche della storia lecito discutere tutte le r esponsabilità. Il re non è un manichino.... ». Queste le parole pronunciate al comizio di Porli da chi scrive queste righe . T ermina re la frase no n fu p ossibile, perché ]'.interruzione dd delegat o suscitò il t u multo. Fischi, grida, colluttazioni in pak osccnico, ondeggiamenti nell'udit orio , uno squillo di tro mba fesso fes so, un delegato che precipita in platea e si fra ttura un braccio, intervento del dep utat o , arresti tra le quinte e.... finalmente ripresa del discorso.

Completiamo il pensiero e la frase. Il re non è un manichino, ma. un uomo cli carne, nervi e ossa, come noi, come voi, come tutti, e, come uo mo e come re, egli ha le sue preferenze e le sue antipatie.

Il re abulico, il re fantoccio, il re figurante 1112ionale esiste nella finzione del costituz.iona.lis mo, ma. non nella realtà storica antica e moderna. Leo nida Bissolati ci presenta il sovrano s uffrag ista, radicaloid~ bloccardo ; Innocenzo Cappa il « giovane re » latino che spin ge le navi al sud verso Je fortune d'Italia ; tutti ammettono che la rapidissima carriera del Millo do vuta alla volo ntà della Corte.

Dal momento che il re interviene diretta.mente nelle faccende politiche della nazione, e diventa un personag g io politico, perde tutte le sue qualità semidivine e lo si può discut ere e contro llare come c hiunque altro mortale. Ma co me I Si discute il Padre E terno - re dei re -, gli sì att ribuisco no dei delitti (leg gere per credere Lu crimes dN Die11 di · Sebastiano Faure) e non si potrà discutere su un re della tetra, di una d eterminata porzione di tcua ?

Questo è il secolo degli spiriti spregiudicati per cui tutto o n ulla è sacro : a seconda. Perché non sequestrare Enrico Heine che nel Ger111atlÌ4 frantuma. i re magi e nell' Alla Troll promette il cospicuo regalo di trentasei re a chi gli offrid un ombrello?...

\
Dall'Av.vrti/, N . 29 3, 22 ottobre 19B,
• Il p,ogw nma d~/ t,M# l o !oeialiJta (3 22)
XVII•.

DEMOCRAZIA ?

La Stampa di Torino ci fa l'ambito onore di riprndurre nel suo numero di ieri lunghi brani dei nostri articoli e talune vignette del nostro Scalarini. Il tutto porta a grandi caratteri questo titolo: L'on Ca.1t1/ini t la democrazia.

Che cosa c'entra Casalini colla democrazia e questa e quello coli' A11anti I ?

Ecco : il gio rna1e torinese è ircitato per una suana scoperta da da lui fatta a lla vig ilia delle elezioni, la scoperta, cioè, che ron. Casa lini1 deputato del terzo collegio di Torino, ancora socialista. Socia• lista, si badi, regolarmente inscritto all'unico Partito riconosciuto dall'Internazionale socialista e di cui è segretario, tanto per meglio intenderci, Costantino Lazzari. La cosa - naturale in sé, chti i precedenti e la condotta del nostro compagno - sembra invece inverosimile e assurda all'avv. Frassati. Come? I, pare si chieda il direttore della. Stampa, l'on. Casalini militt nelle schiere capeggiate dli rivoluzionari? E !'on. Casalini, senza turbarsi dinnanzi alle siniulate o sincere meraviglie della Stampa, dichian. con lealtà. ch'egli è inscritto al Partito Socialista, che intende seguirne la tattica e accettame la disciplina e che - dopo tutto - non si sente affatto a disagio.

E allora la Stampa ritorna alla carica. Riporta alcuni brani dei nostri articoli, caricature dello Scalarini e chiede, anzi non chiede, m a la domanda traspare dal titolo m.aliziosetto : L'on. Casalini d'accordo coli' Avaflli 1 nell'atto d'accusa - reiterato e violento - con~ tro la democrazia ?

Non c'interessa conoscere la risposta dell'on. Casalini. Probabilmcrrte -da quanto è detto in una corrispondenza da Torino che pubblichiamo in altra parte del giorn:ale - egli è con noi. Niente di nuovo è intervenuto in questi ultimi mesi per farci modifi.~ o attenuare o annullare i giudizi che noi abbiamo espresso sulla dcmocruia italiana. Noi manteniamo l'articolo del 14 dicembre 1912 e quello dd 31 dello stesso mese. L'avv. Frassati avrebbe potuto alluogue la sua documentazione sfogliando la collezione del 1913 e avrebbe dovuto riconoscere che non abbiamo deflettuto un millimetro dalla nostra linea di condotta, per cui tanto oggi, come nove mesi fa, in-

: .-. , - -

tendiamo lasciare quella tal signora agli svaghi peripatetici del marciapiede. ·

Sappiamo bene che in taluni collegi le folze democratiche voteranno per i candidati socialisti> qua perché i democratici non hanno aderenti. o mancano del candidato, là per ragioni punmente locali o personali ; ma da quanto ci risulta i socialisti hanno fatto tutto il possibile pct non meritare queste gentilezze. Noi intendiamo anzi di riaffcrmue, solennemente e in modo ancora uma. volta inequivocabile, il dissenso teorico e pratico che ci divide cklla democrazia. Anzitutto : Quale democra.zia ? Quella della Vita di Roma o quella del Secolo di Milano ? Oppure : quella di Fera o quella di Fovel? O anche quella di Angiolino. Pavia ? La democru.ia che è già attivata, quella che vuole arrivare, o quella che non ar:riveci. mai? La libica o la aoti-libica? La protezionista con Colaianni o la liberista con Giretti ? Potremmo constcllacc tutta la pagina di p unti intcno~tivi e arriveremmo alla conclusione che la stessa democrazia è.... un punto interrogativo. Ora : che cosa può esserci cli comune tra un Partito e un non-Partito? Alleanze e compromessi si spiegano laddove esistono organizzazioni costituite che rappresentano u na somma d'interessi e un preciso postulato idea.le. Si spiega il patto tacito (e secondo noi ingiustificabile) dello «smorzamento>> fra socialisti e liberali in Germania; In Spagna esiste una « congiunzione>> repubblicana-socialista, vera e propria alleanza dei due Partiti allo scopo d'impedire a qualunque costo il ritorno al potere cli Maura e di affrettare l'avvento della~rcpubblica. Ma in Italial anche se fosse possibile, sarebbe « morale »-diciamo « morale » - stabilire rapporti con una democrazia che appoggia indiHcrentemente taluni socialisti riformisti e un uomo equivoco come il sotto-segretario Pavia ? Non vedete come sono irose e ingiuste le corrispondenze che giungono al SmJ/o dai paesi del Cremonese e del Mantovano dove l'afferlilazione precisa delfintt2..0sigeiua socialista minaccia di mandare alla malora i «blocchi» amministrativi locali?

Qualcuno può chiederci : insomma, accettate o respingete i voti dei democratici ? A domanda esplicita, risposta categorica. Li respingiamo. In nome della sincerità politia li resl)ingiamo. P er i supremi interessi del Partito che non si tutelano accontentandosi di successi immediatiJ respingiamo gli aiuti elettorali della democrazia. In questo momento ripetiamo la nostra formula : « il Partito socialista fa da sé ». Noi non cerchiamo i voti, ma. le cosciem:e. E poiché abbiamo b isogno di mis":rare la. estensione e l'! profondità raggiunti dalle « nostre » idee nelle nuove masse degli elettori, cosi scendiamo in campo da soli. Se, maJgrado tutto ciò che abbiamo scritto durante questi mesi, i de-

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA» 331

mocratici - gruppi o individui - crederanno di votare pC% taluni candidati socialisti, s•accomodino p ure, ma non siano cosl ing~nui da aspettarsi da n oi un q ualsiasi segno di riconoscenza

E adesso la Stampa può rip ortare anche quest'uticolo e convincersi che noi siamo veramente incorreggibili.... o, piuttosto, siamo coerenti sempre, anche alla vigilia delle elezioni, colle nostre idee.

D all'Av,t;.tti !, N. 294, i3 ottobre 191), XVII •.

332 OPERA OMNIA DI bENITO MUSSOLINI
• v,m, U , ongrmo di .A11,on,.: (30 mt1rzo 1914)
(VI).

VIGILIA

Alla vigilia del tanto atteso giudizio popoluc sulla guerra libica, qualcuno, trepidante o malcerto, insinua. che il Partito Socialista ha g iocato una cart2. rischiosa accettando la piattaforma anti-guerresca. V'ha chi osserva infatti, che trattandosi di un avvenimento ormai compiuto, le recriminazioni sono inutili ; altri teme che l'isolamento del Partito - riaffe rmato nel manifesto elettorale cosl aspro e scevro cli blandizie - a bbia· tristi risultati elettorali. Non è cosl. Non può essere cosi. Ad ogni modo giova ripetere in quest'ora che l'atteggiamento del Partito prima, durante.e dopo la guerra, n on poteva essere diverso da quello ch'è stato, Che importano ,:o o 100 mila voti se per raccoglierli sia. necessario rinunciare al proprio modo d 'essere e (( suicidue » il Partito? Nel discorso pronunciato a Farli, chi scrive, ha. precisato Je ragioni fondamentali, logichc1 indistruttibili della opposizione socialista alla guerra. Ha dìmostnto che il socialismo italiano non poteva in alcun modo agire diversamente Lo devono riconoscere - onestamente - gli stessi avversari. Nel settembre del 1911 il Partito Socialista Italiano si trovato d'improvviso dinanzi al fatto della gucn:a. Vi si trovato impreparato dal punto di vista politico e cultuW.e anche. I problemi coloniali non sono stati ampiamente discussi dal socialismo italiano. L'impreparazione politica fu palese con l'insuccesso dello sciopero generale. Ma dinanzi alla guerra, guerra., si ricordi, di conquista e preparata e voluta da quelli che nel gergo costituzionale si chiamano i « fattori irrcsporn;abili )> e sui quali, ad ogni modo, il popolo non ha possibilità veruna di controllo; dinanzi alla guerra il Partito Sociilista non aveva da scegliere che uno fra. tre atteggiamenti possibili: o la neutralità, o.l'adesione, o l'opposizione. La neutralità? La sola ipotesi ci porta ai confini del ridicolo I Neutralità dinanzi a una guerra, dinanz.i, ci~ a uno degli avvenin}cnti più guvi e più solenni nella storia di un popolo? Ammessa e non concessa la possibilità di una linea di condotta. pilatesca, csu sucbbe stata la più anti-italia.na, b. più anti-pa.triottica, la più anti-nazionalc pensabile.... Nessun partito socialista di nessun'altra nazione, in contingenze storiche simili alle nostre, si è votato al disinteresse, ma ha preso posizione e posizione coatto. Ricordiamo

l'atteggiamento dei socialisti spagnuoli e francesi dinw.zi al.la guerra del Marocco. Patteggiamento dei socialisti e liberali ing lesi di fronte alla g uena. del Transvaal I...

L'adesione? Aderire ad una g uerra di cui ignoravamo i moventi~ di cui si sfuggivano gli obiettivi ? Unire la nostra voce al coro patriottico dei nazionalisti ? Confonderci coi nostri nemici ? Accettare la co mplicità delle loro menzogne ? E la responsabilità delle vite umane schianta te sulle sabbie desertiche della Tripolitania? L'adesione alla guerra ci avrebbe «snaturato». Non saremmo stati più noi. Come avremmo ripreso la nostra fisionomia ? E la nostra funzione? Come avremmo potuto negare in seguito tutti gli aumenti di spese militari conseguenza diretta della guetra libica ?

Quelli stessi che trascinati dd sentimento e da premesse teoriche hanno da.to alla g uerra un'adesione condizionata - circondata d a rutti i se e i ma che la prudenza politica o dottrinale consigliahanno sentito poi tutta la contradittorietà del l or o atteggiamento che le masse hanno giudicato opportunista e insincero.

È divertente assistere agli acrobatismi mentali di coloro che a due anni di distanza tentano di conciliare l'adesione di allora colla opposizione di adesso. C'è chi recita apetnltnente l'atto di contri2ione: pensando che se Parigi valeva una messa, un collegio vale bene un mea mlpa Ma qualcuno ricorre ai sofismi, ai cavilli per salva.rsi l'anima e non perdere i voti. Il proletariato ha le sue buone ragioni per diffidare degli uni e degli altri.

Non restava che la terza via : l'opposizione alla guerra. Le ragioni ideali e pratiche di questa opposizione sono state troppe volte lu~ meggiue e speci6.cate qui, su queste colon.ne, perché si deb.ba oggi insistervi. L'adesione - lar vata o palese - alla guerra, avtebbe ucciso il Partito; l'opposizione, recisa e implacata, l o ha salvato.

Il tesponso delle: urne ,co nforterà domani questa nostra affcmuzione. :S domani~ che noi vedremo finalmente alla prov a dei fatti quale consistenza avesse la famosa « unanimità nazionale» che scrvl ai nazionalisti per cacciarci al bando dall'Italia1 e- quel ch'è peggio Iper cacciare l'Italia nel cul di sacco i:ripolino.... Nel momènto in cui, col suffragio universale, si apre un nuovo periodo nella stari~ politica. d'Italia, i socialisti hanno la coscien~ tranquilla. Ecco pcrch~ esortiamo a.ncora una volta i compagni e i proletari tutti a non disctt:tte le urne I

Dall'.A"tt,u,ti/, N. 296, 2, ottobre 191,, XVII•.

• lJ programma dii PMlit o U)(i.dùta {322).

334 OP.ERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

[L'ATTEGGIAMENTO DEL SIN DACALISMO VERSO LE ELEZIONI)

G iova fissate, ncll'on che volge, l'atteggiamento tenuto dal sindacalismo italiano di fronte al fatto elettorale. Fissare, abbiamo detto, cioè rilevare il fenomeno senza trarne motivi polemici. Non sarebbe questo il mome nto opportuno. Cominciamo dalla tetrarchia d ei teorici. L'avvoato A . O. Olivetti, l'ex-Direttore cli Pagùu libere, fa nel Vaccsotto una fervida campagna in sos tegno della candidatura socialista Bossi contro S. Eccellenza l'on. Pavia. Enrico Leo ne è andato a Ferra.ca a perot2 re la candidatura di Michelino Bianchi. P aolo O rano ha scritto sul G iornale d'Italia un articolo che avremmo sottoscritto e: riportato Arturo Labriola è candidato in un colleg io d i Napoli. Attilio Rossi, di Guastalla, di cui ricordiamo i lucidi articoli su Pagine Libere, è sceso in campo per la candidatura di Adelmo Sichd. In Calabria, l'avv. Francesco Arcà - scrfrtore sindacalista della Lllpachiede i suffragi d ei suoi concittaqini. De Arnbris ha accettato ufficialmente la candidatura nel collegio sud di Pa.rrm.. Ci mancano notizie della auto-candidatura D inale. Pa..rc però che sia tramontata. Come si vede il sindacalismo italiano partecipa alle dez.i~ni. Abbiamo visto - a. tal proposito - una distim:io ne alquanto biza.ntina su di un giornale ferrarese. Sindacalisti candidati, si ; candidati si odac.alisti, no, o viceversa. È il « distingu o» sottile come la lama di un rasoio, dei cattolici.... Glisrof'l.f...•

È vero che le o rganizzazioni ignoran o u fficialmente il fatto ele t• torale, ma è un'ignoran za « forÌnale )). D'altro nde la C. G. del Lavoro sta a nch'essa alla finestra. Leggere l'ultimo M onitore .

Chi resta a predicare l'astensìonìsmo? ·Gli anarchici, « elezio nisti » a rovescio. Ma.... c'è un'eccezione. Un anarchico si presenta candidato. È un tal dott. Converti di Ca.ssano Jonio. Bisogna considerare questo candidato, come il primo eretico del dogma astensiònista. ...

D.all' A11.tnJi !, N . 296, 2S ottobre 1913, XVII•.

• L ' Afhlnli!, N 297, 26 ottobre 1913, XVII: +: U NA LBlTEJ\A DI OUVETl'I.Caro Muuolini. vedo citato il mio nome tra. quelli deì sindacalisti che si occupano di ele2ioni. Il che è perfettamente esatto. Siccome però il lettore d eUa tua nota potrebbe supporre un qualunque mutamento "delle mie idtt in proposito, ( +). . A . 0. 0UVElTI ».

UNA LETTERA DI BENITO MUSSOLINI

Carissimi compagni del Collegio di Forll.

Vi . scrivo, perché non posso recarmi tra voi, Domenica 19, m i trovavo nell'assoluta impossibilità fisica di sostenere nuove fatiche orali e dovet ti ---' molto a malincuore - rinunciare a trovarmi cogli ottimi compagni di Meldola, Cusercoli, Civìtella, Predappio. Ora, sono inchio dato al giornale dall'esigenze moltiplicate dell'attuale mo ~ me nto politico, Voi comprendete benissimo e non avete insistlco . Ve ne so no grato. ·

Del resto che cosa avrei p otuto dirvi ? V oi mi conoscete bene . Noi ab biamo v issuto i nsie me - in u na comunità di pensieri e di opere - tre anni indimenticabili.

Le mie idee del pari vi sono note. Non le ho cambiate. Il discorso che ho pronunciato sabato scorso a Forll in che differisce dai mille che ho pronundato altra volta ?

Io s o no - se lo permettete - un candidato diverso dagli altri. Gli aJtri passa.no da una eccessiva loquacità prima a un mutismo sconfortato dopo ; gli altri suscitano con tutti i mezzi possibili il feticismo personale, io sono - per natura e per temperamento intellettuale - un nemico deg li ideali e della popolaritii. che lusinga- e se ne compiacele q ualità inferiori delle masse ; gli altri p ur di raccogliere v o ti smussa no gli a ngo li e decolorano le idee, io faccio precisamen te il co ntrario ; gli altri prometto no le piccole e le grandi cose, Ie p u b blich e e le priv at e, io nu n h o nulla <la promettere a nessuno. L a mia non una prop aganda « elettorale » m a una propaganda so cialista che può es se re indiffe re n te fatta p r ima,. durante, e do po l e elezioni, Eppure, o compagni del Collegio d i Porli, io vi esorto a recarvi alle urne.

N o n già, per me, vi ripeto. La mia persona passa in seconda linea. Ma si tratta di fare una più o meno solenne affermazione delle idee socialiste.

11 responso delle urne deve dimosttare - nei rapporti della situazione locale - che il Partito Socialista dopo decenni di propaga nda ha con.quisu.to ampio e ind iscutibile d iritto d i cittadinanza e - nei rapporti della ·situazione generale - c he il Partito Socialista t tanto vivo e tanto forte da reggere l'urto d ei vecchi e dei nuovi henùci.

Noi scendiamo in campo a bandiera spiegata, Chi vot.a per me, v ota per le idee che filpp1csento e difendo, vota pe: la lotta di classe e per il passaggio dei mezzi di produzio ne e di scambio alla collettività produttci«; vota in una parola per il socialismo.

E nel nome del socialismo, che riassume tutte le nostre mig liori speranze, abbiatevi, o compagni socialisti e proletari del Collegio di Forll, i miei fra.terni saluti.

BENITO MUSSOLINI

Da La l.o1t,1 d i Cl,me, N. 197, 2; ottobre 1913, IV.

DALLO SOOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « U1UPIA » 337

« OH CHE BEL CAMPOSANTO

DA FAR INVIDIA AI VIVI ! »

Quella di domenica è stata per il Partito Socialista italiano una giornata trionfale. Vittoria certa, vittoria indiscutibile, vittoria che ha sorpreso ì più ottimisti fra noi stessi, che ha sbalordito gli avversari, ma soprattutto vittoria « nostra », assolutamente «nostra».

Nel 1909, l'Avanti I, compiacendosi dei risultati delle elezioni ge• nerall. inn eg giava aJ successo deJl'Estte,na Sinistra, cioè al successo c om plessivo dei candidati demoCJ"atici, repubblicani, socialisti En l'epoca n efa sta del popolarism o. Oggi non più. La designa~ione stessa di Estrema Sinistra h a uno strano sapore di arcaismo giù di moda ; il bloccar:dismo sta dovunque tira ndo le cuoia e noi siamo qui decis i ad abbreviargli la ingloriosa agonia. La vittoria di domenica appartiene a un solo Partito, il nostro. Non comincino i fogli democratici a parlare di « trionfi popolari » per intorbidare le acque, o, altrimen ti dicendo, per ciurlare nel manico ché il gioco è scoperto e non inganna nessuno. Noi soli abbiamo v into, ami, stravinto. A noi soli è concesso di bivaccare sulle posizioni conservate e su quelle conquistate; m entre i nemici fiaccati si sbandano da ogni parte come gregge di pecore sorprese dall'1J,rtgano ; bivacca.re, ma per breve ort, perché noi vogliamo continuare. l'avaozata, batterci ancora, vincere ancora sino al giorno in cui avremo annientati t utti i nemici d el nostro ideale.

qè dunque ançon quakWlo che o sa dubita.re della nostra meravigliosa affermazione? C'è ancora qualcuno intento a sofisticare sulle cifre ? C'è ançora qualcuno, fm gli idioti, gli avventurieri é i rinnegati, che;; ci hanno in queste ultime settimane di lotta fastìdiati coi loro « turpi lazzi >> e le loro cretinerie «letterate», che osi ricantarci lo scemo vaticinio di morte ?

Signori della Grande Armata anti-socialista: voi Bergeret, « capintcsta » della masnada; e voi ineffabile Ambrosini che 1.vcte covi.to le vostre uova nel tiepido demo cratico paniere del SttfJlfJ prima di tramutarv i in gallo sguaiato annunciante le albe della risurrezione cle.rico-moderata sulle colonae del giornale più grottescamente forcaiolo di t utta. Italia ; e voi Quilici, pet ula.ntissima m osca COC· chicra ; e voi Monicclli, basta il no me I; e voi enorme Malagodi,.

enormC come il fiasco di Cento ; e voi tutti, maggiori e minori armigeri dai connota.ti cbe stanno fra il T artarin e Pulcinella, dove siete?

È proprio questo il momento di occuparvi - come fate - del siero anti-vaccinico ? Della rivoluzione messicana? Non « sentite rumore»? Un « po' di rumore» ?

Facciamo una npida_ corsa di ricognizione sul campo di battaglia, Noi -a differenza deì comunicati ufficiali libici - noi contiamo i morti. Ecco il Piemonte. Ecco la capitale del Piemonte : T orin o non smentisce I~ sue tradizioni che la rendono particolarmente cara a l socialismo italiano. Torino ba rovesciato alle urne i suoi c o mpatti e temibili battaglioni socialisti. La Stampa aveva preso particolarmente di mira il teno collegio. Bisognava battere Casalini che ap partiene al Partito Socialista. La Stampa ha fatto un' accanita campagna per raggiungere questo o biettivo. Delusione atroce : Frassati può coprirsi il capo di cenere : Casalini eletto a primo scr utinio. Morgari o ttiene una v o tazio ne plebiscitaria : altri due socialisti ent ran o in ballottaggio Viva Torino socialista I

Dietro T o rjno, ecco Alessandria che riesce finalmente a battere quel magnifico esemplare di c11curbj/a pepo che rispo nde al nome del cappellaio Borsalino ; ecco Biella che rinnova u nanime la sua fiducia a Quaglino; ecco Vercelli che manda al Parlamento l'indefesso sostenitore dei proletari della risaia ; e altrove e dovunque splendide affermazioni con migliaia di voti a.i candidati socialisti.

A Milano ven tisettemila cittadini danno il v o to a.gli uomini del Partito Socialista. Cifra impressio nante I Nei dintorni le votazioni di Affori e di Mo nza stanno a significare i progressi del P artito. A Mortara, un u o mo del Governo, ·un sotto segretario cli Stato, è a t erra, colla schiena spezzata. Il collegio passa a un socialista rivo luzionario. Nel Veneto, il socialismo fa p assi da g ig ante. La reg ina d clle lagune ba scosso la sua i nd~lcnza. Un soffio d i vita nuova la per vad e e l'esalta. Musatti è deputat o .

La.sciamo il Veneto che sta vigorosamente riscattandosi dalla mala egemonia clcrico-mod.erata, e ,passiamo il Po. Entriamo nella zona più rossa d>Jtalia. Da Piacenza pro letaria, che, malgrado un troppo lungo periodo d'-incertezze, riversa sul nome cli Paolo Valera parecchie migliaia di suffragi, a Parma che seppellisce n ella disfatta più clam oro sa e assoluta il duce dcli'Agraria; da Reggio , città e provincia, sempre fedele alla bandiera del socialismo, a Modcru. dove i_l Partito ha fatto un prodig ioso balzo innanzi ; dalle plaghe del Ferrarese d ove le fala.ngì proletarie hanno spazzato turbinosa.mente v ia i rappresentanti della reazione clerico.modera.ta, a Bologna città che eleg ge a

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI (( UTOPIA » 339
23. ·V .

primo scrutinio l'on, Calda, ritorsione che non potrebbe [essere] più significativa, lezione che non potrebbe essete più solenne pei maJadore1 del Carlin<>, destinati prima o poi ad affogare nel ridicolo pi\l badiale e micidiale; da Gstelmaggiore dove Borclli è a ndato a celebrare un altro dei suoi numerevoli e più compassionevoli karakiri politici, a Imola dove Bcrgeret è stato <( protestato» come un qualsiaSi cantante deficiente; da Ravenna dove i socialisti si sono portati in prima linea, a Rimini dove il nostro Valmaggi entra in ballottaggio, è tutto _ un seguito di strepitose vittorie I

E se dai piani ubertosi della vaUe padana noi attraversiamo r Appennino, ecco giungerci, appena scesi nelle dolci convalli toscane, n uovi accenti di giubilo, A Firenze, il socialismo ha semplicemente sgominato gli avversari. Livorno ci dà la grata sorpresa del successo di Modigliani che entra in baUottaggio_.

Lungo la valle del Tevere, nelle piccole città dell' Umbria v erde, il sociali smo si è afferma to assai dignitosamente. A Roma, nel collegio del Quirinale\ Cipriani raccoglie cinquemila voti. D a Roma alle più popo lose città d'Italia il tragitto è breve. Napoli manda alla Camera un gruppo di socialisti, Quanto è mutata la città che parve la più delirante d'entusiasmo per la bella guerra 1 Né meno confortanti sono le notizie dei dintorni di Napoli. Torre Annunziata - la roccaforte dd so cialismo meridionale - Torre, che sa la miseria oscura e i sacrifici eroici delle grandi battaglie fra capitale e lavoro, Torre Annunziata butta a mare il deploratissimo Guarrncino. Dalle Puglie dove le violenu inaudite del Governo hanno se non soppresso, diminuito e sabotato il diritto di voto, alle Calabrie e alla Sicilia, dovunque il socialismo ha dimostrato luminosamente di essere una del1e forze più vive delrltalia contemporanea. E ci vuole tutta la no n invidiàbile ed cncomiabHe tola della romana Vila a mettere in dubbio i nos tti trionfi!

Ma la vittoria assume le proporzioni dell'avvenimento destinato a segnare un lo1mumf nella storia di. un popolo, quando si. pensi che ci siamo battuti da soli contro rutti, che abbiamo sdegnosamente respinto i voti degli « affini », che siamo scesi in campo con una piattafonna atta ad alienarci più che guadagnarci le simpatie degli indifferenti, che abbiamo scelto quale terreno di combattimento la questione libica cbe aveva appena due anni & illuso lo stesso proletariato. Dove so no gli altri Partiti che possono competere con noi ? I riformisti di destra sono liquidati malgrado i rinfon.i che verranno dalla. Sicilia.

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

I repubblicani escono decimati dal pcimo esperimento della sovranità popolare. Già si delineano j g randi blocchi della conservazione e della rivoluzione e noi abbiamo il vanto e l'o rgog lio di aver contribuito a precipiwe colla nostra azione recisamen te intransigente l'ibrido conglo m erato di tutti i Partiti e di nessun Partito che demoralizzaw la vita pubblica italiana. Già l'orizzo nte sì profila più chiaro :ai nostri occhi•...

Continuiamo la marcia, Non un'ora ·di sosta, non un minuto d'incertezza. Ava.nti, nel nome sacro, vindìcc e liberatore d el socialismo, verso a più aspre battaglie, verso a più grandi v it torie !

Dall' A vanli !, N . 299, 28 ottobre 1913 , XVII. Pubblicato anche su LA LJ m.a, N. 4.0, I novembre 19 13 . Su Lz Lima l'articolo è firmato Benito Mussolini .

DALLO SC[OPER.O DI MILANO VER.SO LA FONDAZ. DI« U TOPIA>) 3 41

SENZA TREGUA, SENZA QUARTIERE !

Ieri, col cuore in tumulto per la gioia della vittoria, che superava le n ostre previsioni, abbiamo cantato ; oggi, ragioniamo colla ca1ma dei soldati che sanno di aver compiuta solo una parte e la meno difficile di un còmpito immane. Per noi socialisti non ci sono ozi di Capua; ogni battaglia guadagnat:1. ci pone innanzi a ni.iovi problemi e a nuovi doveri. Impazienti, ci domandiamo già - mentre n ell'aria c'è ancora cosi acuto odore di polvere - che fare? Come e dove applicare - per averne la utilizzazione migliore - le nostre forze? Conclusa la settimana dei baUottagg i, sui quali deciderà oggi la D irezione del Partito, l'interrogativo che noi poniamo in questo momento si affaccerà alla coscicru:a di tutti i socialisti italiani.

Noi siamo spiriti t roppo positivi (solo gli imbecilli e quelli che n on ci conoscono ancora amano figurarsi il contrario I) per cedere all'emballement pericoloso del successo e vogliamo qui - per i primi spregiudicatamente e coraggiosa~nte - mentre siamo ancora nelle trincee, lanciare il grido d'allarme contro al fiorire troppo rapido delle illusioni.

Nel 1902., il primo esperimento d i suffragio universale in Austria segnò un clamoroso trionfo pei socialisti che portarono al Reichstag una novantina di deputati. Ma negli anni che seguirono molte delle speranze "riposte nel s [uffragio] u.[niversale] andarono disperse. Oggi, la nota pessimistica. domina negli ambienti socialist i austriaci. Basta leggere Der Kan,pf. Pro prio ieri, la quotidiana Arbeiter Ztillmg pubblicava una plgina di Krithdu Brtra,ht,mgen zum Parlei tag (Oum,az/oni criliclu s11J congreuo del Partito) assai sconfortante. Vero è che l'Austria, data la sua composiz ione interna, e con un Parlamento che non funziona a cagione delle lotte di nazionalità, non è paragonabile all'Italia ; però alcuni ragguag li compancivi con quanto è avvenuto in altre nazioni che già godono del suffragio universale ci consigliano di non addormentarci troppo sugli alloci elettorali.

E allora il còmpito del domani è uno solo : colmare o almeno attenuare nell'organizzazione politica ed economica soeitlista la troppo evidente e stridente sproporzione fra i contip.genti effettivi del Partito e il numero dei voti. A Milano, per es-empio, dove la sezione so-

cialista non arriva al miglia.io d'inscritti, i voti socialisti sono stati vent'o tto mila. Il P~to non tocca forse i quarantamila inscritti e supera il meuo milione di voti. N é giova dirci che gli altri Partiti conservatori e sovversivi hanno milizie ancora meno· numerose e d isciplinate delle nostre ; caso mai~ questa è una ragione di più p er rendere più forti e temibili le n ostre org anizzazioni politiche ed economiche, che approfitteranno - nella lotta - delle debolezze altrui, Non basta nccoglierc voti nella massa, bisogna raccog liervi n uove reclute per il Partito e per le organizzazioni di classe. U na seria e numerosa organizzazione di Partito rende sempre meno aleatorie le battaglie elettorali. L'ideale non è l'elettore socialista, ma il socialista d ettare. T anti socialisti, tanti elettori. Questa è la meta forse irraggiungibile, ma verso alla quale d o bbiamo dirigere i nostri sforzi.

D' altronde, sono 1c co nseguenze stesse della vittoria che c'imp ongono - come un dovere che non sopporta lunghi in dugi nel su o compimento - il rafforzame nto d ei nostri organismi politici. Difatti è certo che per i Partiti conservatori o p seudo-:li bcrali, gli insegnamenù di questa dura e prima lezione n o n andranno perduti. J loro g io rnali parlano chiaro. Vogliono la rivincita e l'avranno, se il Partito invece di co ntinuare nelJa sua impetuosa avanzata cadrà - come purtroppo è sempre avvenuto dopo le precedenti Lotte elettorali - in un periodo di depressione e d'inattività. Nel 19 14 a vranno luogo l e elezio ni p er il rinnovamento d ei Consigli comunali di tutta Italia. È necessario che l'avvenimento impo r ta ntissim o n on ci colga impreparati. Appena usciti da una battaglia, eccone un'altra i mminente. Per noi la paro la d'ordine che gettiamo ai socialisti d'I talia - in questo momento d'entusiasmo - è una sola : senza tregua e senza quartiere

I

Se vogliamo che anche il 1914 costituisca un'altra data gloriosa negli anni del s ocialismo italiano. ·

D all'Avanti!, N. !00, 29 ottobre EH3, XVII•.

• « Oh ciN bt l camf,<,srmto dfl fflr invidh, fii vivi! » (H8).

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ DI « UTOPIA )) 343

PUNTI SUGLI «I » ATTORNO ALLA CROCIATA BOLOGNESE

Per un incidente tipografico dovuto al lavoro tumultuario e affrettato di questi giorni .... eccezion:i.li, ieri ci è rimasto sul banco un 4< cappello>) all'articolo del Barni pubblicato in terza pagina. Noi abbiamo l'ab itudine - che riteniamo liberale e moderna - di non portate - salvo rarissimi casi e quando si tratti d i (( ter2i )) - modificai.ioni di forma o di sostanza agli scritti dei n o stri collabOratori. Ma ci riserviamo di postillarli e .... contraddirli. Ecco - a proposito ddl'articolo del Barni, o meglio, d ella prima parte di detto articolo - ìl « cappello» che non apparve nel numero di ieri « Pubblichiamo questo articolo del Barni, ma contestiamo le allermazioni contenute nella prima parte. Noi non sappiamo se dopo la disastrosa disfatta nelle elezioni, gli scrittori del Carlino continueranno ad occuparsi del socialismo per accop parlo regolarmente una volta al giorno. Se saranno tenaci, essi acquisteranno diritto alla· nostra gratitudine, Dice il Barni che « nessun responso di maggioranze elettorali può sostituire a dei fatti delle opinioni tendenti a nega.rli ". AsSt.rzionc gratuita I Un responso elettorale è un fatto, altrettanto '' attu11.k o attuoso", per dirla nel g ergo fi losofi co, come l' impresa libica o qualsiasi altro accadi mento storico. Se la storia c' è per qualche <:OSa , essa c'inseg na o dovrebbe inseg narci che fu appunto un responso di magg ioranze l":let torali " l'atto prelimina re del colp o d i Stato in Francia. E allora se ne deduce che l'affermazione del Barni, C$SCrc cioè "ogni espressione elettorale un fatto del tutto super6.ciale ", è un'afferffillfone più gratuita ancora della precedente. Quando, come nelle elezioni di domenica scorsa, un milione circa di cittadini esprime colla scheda l'adesione a. un determinato indirizzo d'idee, bisogna convenire che il fatto è tutt>altro ch e " superficiale" come asserisce il Barni. Non si capirebbero i terrori della stampa borghese.

i( Il successo dei socialisti, d1ta. la loro piattaforma recisamc:ntc anti~libie:a, è stato grandfoso, immen so. N essuno osa più contestarlo. Dire che sfa.mo alla vjgilia del socialismo sarebbe sciocco e siamo stati noi i primi a ricondu rre nei limiti dell'onesto le proporzioni delb. vittoria, ma è altret tanto " superficiale " v ò ler far credere che il verdetto

solenne di domenica scorsa sia un episodio di cronaca senza importanza politiai o quasi. Il Bami è cervello troppo perspicace per non vedere che le elezioni del z6 ottobre stanno determinando tutta una nuova situazione politica assai ìntercssante anche per chi la os.scrvi con occhio di semplice studioso e che qu:ilndo un Partito raccoglie attorno a sé t:ilnto vasto e vibrante consenso cli popo]o, ha il diritto di muovere superbamente incontro all'avvenire.

« Nessuno riuscirà a fertn2rlo nel suo " andare fatale " I ».

D1ll' At1a111i!, N. 303, l novembre 19H, XVII•.

• L' À PaRli!, N. )O), 3 novembre 1913, XVII, reca: ~INTERMEZZO POL!.· MICO. - Cuo M11Ssolini, ho visto il tuo cappello al mio articolo S\I La ,,wiata bologne1,. (+). Gmuo BARNI "·

DALLO SCIOP.ERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA » 345

PUNTI SUGLI « I » IL CORDIALE

Cavalleria o pietà? Non sappiamo. Ma è certo che quando abbia.mo visto i nostri nemici a t erra e i l oquacissimi diventare muti e g li smargiassi tramu tarsi in conigli e i giganti ritornare pigmei onusti di un impone nte t rofeo di capacissimi fischi in varie foggie , abbi:.i.mo avuto anche no i un moroento di debolezza e ci siamo messi - noi per i primi (oh, iro nia I) - a rassicurare i trepidanti e gli sconfitti.

N o, n o, brav a gente, mettetevi in pace N o n è ancora la catastrofe, non è ancora la palingenesi del vostro mondo. È un altro motivo, ma siamo sempre al preludio.

Quando attaccheremo la grande sinfonia, la nostra orchestra avrà strumenti d'acciaio. Fatevi core, du n que. Su, da bravi, eroicissimi. Eccovi un cordiale.

Il nostro secondo articolo sulle elezioni è stato infatti un cordjale per taluni giornalisti della borgh esia. Lo hanno bevuto, se ne sono compiaciuti e adess o riprendono fiato.

Siamo s tati noi, per i primi, a citare l'esempio del s. u. in: Austria. I gio rnali borghesi non ci avevano pensato. Siamo stati no i per i primi a esercitare il n ostro senso critico sulla nostra stessa vittoria. Noi abbiamo g ridato, o ccupando la posizione, il n ostro urrà, ma subito ci siamo domandati come e perché avevamo v into, co n chi av evamo vinto, con chi avre mmo potuto continuare a combattere all' indomani.

Non solo : ma noi continueremo quest'opera di auto-critica e di selezione perch'essa ci garantisce altri successi f\d futuro.

Ah I se la vittoria fosse arrisa al neo-liberalismo, pct quanto tempo avrebbero « canuto» i ràpsodi di R oma o di Bologna.? Forse sino alla raucedine, forse sino alla noia.

La TribtmfZ invece di f.ar dello spirito su di un lapssu calami.... tedesco deve quindi u nmcttere che ·h nostra vittoria non effimera, come n on sarebbe stata effimera una vittoria del Pàrtito Liberale. Il gio·rnalc ufficio so deve inoltre riconoscere che la migliore attestazione della n ostra forza sta appunto in quest o nostro pro posito di non d o rmir sugli allori ; i n questo metterci in guardia contro il fiorire dì troppe

rosee illusioni; i n questo dire prima che agli altri la verità a noi stessi, anche quando è amara e irritante.

Le posizio ni iniz.iali sono chiare. Noi siamo molto innanzi. Vedremo se i liberali saranno capaci di raggiungerci. Intanto, il nostro cordiale li ha rialzati nel Jisico e nel.... mo rale, Dovrebbero ringnzi.arci.

Dall ' A'1iinJi!, N. 304, 2 novembre 1913, XVII•.

• Snm, Jr~g,11,, smu q11ar1irrr! ( 342).

DALLO SCIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ, DI « UTOPIA» 347

(PER LA VITTORIA ELETTORALE] •

Compagni I Proletari I

Non sarà un discorso : è ora di giubilo questa per il Partito Socia. lista e parla -per noi la magnifica realtà dei fatti. Questa notte nelle redazioni dei g iornali d'Italia, batte la sua ala fredda la morte. (Un grande appla#.lo eorona il breve esordio).

È ora di lutto per i giornali del Partit o Oericale che hanno visto fall ire le speranze fiodte per l'allargamento del suffragio ; è ora di lutto per j g iornali del liberalismo che non avrà mai un ideale ; è lutto presso cer ta democrazia senza fede, oscillante fra tutte le t endenze e che noi demoliremo. (Ji grida damoro.ramenlt : « Abba.rso la dtmorrazia I Viva il sodaliJmo ! ))),

Noi non possiamo comprendere che due blocchi ; quello della conservazione e quello della rivoluzione I Questa vittoria ci sproni a nuove conquiste, ci sospinga verso il trionfo di tutte le nostre idealità.

Compagni I

Po rtate il vostro giubilo al centro, perché la borghesia sappfa quanta forza e quanta fede sta nella nostra vittori:a.. Vjva il socialismo I (La folla rùponde tr>n Ml grido 1mani111t : « Viva il sotia/fr,,,o »).

• Parole pronunciate a Milano, dal balcone del palazzo dcU'AHIJJi'/, la 5Cia del 2 novembre 1913, in occasione della vittoria elettorale socialista, (Dall'A.-nli ! , N . 30:,, 3 novembre 1913, XVII).

PARLIAMOCI CHIARO!

Bando alle illu sioni e parliamoci chiaro, ora che il moment o è opportuno.

Che il Partito Socialista abbia condotto una b uo na battag lia e che i suoi sforzi s iano stati coronati dal più lusinghiero su ccesso, nessuno cont~ta più. È un fatto . Sono cifre. Ma.... son dolo ri se il Partito crede o s'illude d i aver compiuta l 'opera spazzando via dalla scena po litica parecchi rappresentanti della reaz io ne dern;er cri, e i d olori aumenteranno se la elezione di , 3 deputati sembrerà a taluno g iustificazio ne suRicente per ricadere nell'inerzia fatalistica che ha seguito sempre ogni agitazio ne elettorale. ·

Diciamo la verità, noi, prima degli stessi avversari : un milione di voti comincia ad essere un carico alquanto pesante per un Partito come il nostro. ·

Noi abbiamo vinto un po' per virtù no stni, ma moltissimo per la debolezza dei Partiti che ci stavano di fronte, e per u n complesso di circostanze a n oi propizie. Sulle quali si potrà a t empo opportuno - ragionare.

Noi no n sappia.mo se in un'altra « congiuntU[a » per dirla con un tedeschismo, riusciremo a strappare una cosl b rillan te vittoria. È poiché i Partiti si organizzeranno come noi, forma ndo gruppi e fedet azioni ; poiché la st ori:a. - checché si possa dire in contnrio - non si ripete. ma p resenta sempre nuove situ azioni di fatto e nuovi problemi, è necessario non abbandonarci ai facili entu siasmi cui seguono immancabiJmente le dolo rose sorprese.

B necessario agguerrirci. È nec.essario agguerrire il Partito che t l'organo delle nostre conquiste politiche, Questo diciamo ai deputati vecchi e nuovi, i quali hanno dispiegato un'attività veramente en comiabile durante il periodo elettorale ; questo diciamo ai propagandisti - illustri o no - del Partito che hanno corso in lungo e in largo l'Italia portando la pa.ro!a del socialismo dalle città ai borghi, alle campagne; questo dkiamò ai quaranta.mila inscritti del P artito che leggono, o dovrebbero leggere, le nostre parole. Noi d iciamo che paragonato a ciò che resta da fare, il g ià &tto poco. Noi sappiamo una C08a sola : che la piattaforma elettorale del Partito So cialista ha

,.. ,,: ._,

trovato queUo che si direbbe un ambiente <e simpatico», ma niente ci autorizza a ritenere che questo ambiente sarà lo st esso domani o no n sarà invece indifferente o refrattario. Noi non possiamo fare ecces• s ivo calcolo sulla massa elettorale e per ragio ni intuitive : la nostra mi· lizia è il Partito. Ora, riflettano bene i socialisti italiani, il perico lo che si delinea è uno solo : quello, cioè, che il Partito resti schiacciato sotto il pendo inaspettato delle sue stesse vittorie elettorali, Il caso non è nuovo nella sto ria e nella vita. Si può cadere toccando una meta> si può morire nell'atto di dare la vita, si può essere dei vinti vincendo

Dinanzi a tali eventualità, noi, come si vede, non indugiamo molto a lanciare il nostro grido d 'allarme

Prima del suffragio universale accadeva spesso di udire tra i socialisti italiani frasi di questo gen ere : Ab se noi aVessimo un milio ne di vo ti !.. .. Ecco : il milione di voti c' è ; e, forse , abbo ndante . Que• sta eno rme massa eletto rale ci ha creduto, ha ripost o fiducia in noi e.... aspe tta. Ma noi saremo incapaci di realizzare uno solo dei postulati del nostro programma dettorale, se il Partito n on raddoppierà almeno i suoi contingenti; se i quarantamila inscritti non diventeranno o ttanta o cento mila ; se quesm giornale non circolerà sempre più iliffusamente fra le moltitudini che l'esperimento del 26 ottobre ha lanciato nel girone della vita politica.

Un P artito come il socialista, non può rassegnarsi ad avere u n 'inftuenza meramente elettorale. Prima di tutto perché le dezioni non sono che un episodio preliminare di una più vasta attività politica ; in secondo luogo perch~ nella vita dei popoli m.oderni ci sono avvenimenti da.i q1.1ali - pena il suicidio - il Partito non può essere dominato o trav olto.

Il milione di voti che noi v o levamo toccare e abbiamo toccato, è cag ione di legit timo o rgogLio, ma è anche di g ravi ssima prcoccu. pazionc e responsabilità . N oi no n possiamo più retrocedere, e nemmeno sostare.

Alle prossime elezioni politiche - diciamo prossime perché è convincimento' generale che la nuova legislatura non avrà lunga vita - se noi non aumenteremo ancora il numero dei voti, gli avversari ritorneranno a cantarci più noioso e insistente l'elogio funebre. E se i nostri voti diminuissero che cosa diventerebbero - nel ricordo - i funerali simbolici che noi abbia mo fatto nei giorni scorsi agli altri?

Questi interrogativi ci dicono tutta la portata e l'« urgenza » del compito che il Partito è chiamato ad assolvere. Avanza.ce I questa è la parola d'ordine. Gli uom ini mode rni vanno in fretta più che i morti

350 OPERA OMNIA DI BENITO MUSS0L[Nl

della ballata di Burger e noi socialisti abbiamo più fretta degli altri. Noi vogliamo vedere trasformarsi sotto ai nostri occhi la. realtà e co ll'opera delle n ostre mani. Noi vogliamo « fare» la storia e non subirla. Incidere· sulle istituzioni e sugli uomini che ci circondano sempre più profondo il segno ddla nostra volontà.

Al lavoro I Al lavoro I

La strada è aspra e ]a meta è lo,ntana.

Dall'Av.:n1i!, N. }06, 4 novembre 1913, XVII (a, ~94).

DALLO S CIOPERO DI MILANO VERSO LA FONDAZ. DI « UTOPIA» 351

[SULLE ELEZIONI AMMINISTRA,TIVE] *

Ho con,incialo dal rivolgermi al dire/ton

1 Bt11ilo M11ssolini. li ,m uomo ,he ha idu rigide, precise, dirille come lame di .spat:ltJ e ,ht non ammeflt in alcun modo the pommo essere modificate o allu111a/t. Egli ha risposto così ai mùi due quuiti, J,s/110/mente co;i :.

1 Le crisi comunali provocate dal risultato .nelle elezioni politiche, costituiscono L. prima preoccupazione dei socialisti vittoriosi.

È un'altra battaglia che si delinea a brcvissirria sadema. Non è improbabile la convocazione anticipata del congresso per discutere sulla tattica da impiegare per la conquista dei Comuni e per la scelta di una piattaforma d 'az ione municipale.

lo sono per l'intransigenza assoluta anche nel campo amministrativo. Anche qui, il Partito deve fare e saper fare da sé. Quanto alla piattaforma essa deve comprendere p ochi postulati Torna - colle ele2ioni amministrative - al primo piano la questione ancora abbastanza controversa delle municipalizzazioni.

z. Sui cinquantatre deputati che compongono il nuovo gruppo parlamentare socjalista, a lmeno quaranta sono riformisti di tutte le sfumature; dal quasi destro Graziadei al molto « intransigente » Modigliani. Ci sono poi dieci o doruci rivoluzionari. Notevole - sebbene esiguo - il gruppo degli organizzatori.

Il lavoro che potrà compiere la nuova rappresentanza socialista, sarà poco o nulla, se l'azione parlamentare non sarà sussidfata e controllata dai Partiti e dal paese. Del resto, l'indirizzo della politica parlamentare·sarà det erminato dal discorso della corona. Il gruppo parlamenta.re dovrà impegnare subito la battaglia colla discussione sulle violenze elettorali, Da questo primo episodio si avrà qualche elemento per giudicare la nuova Estrema Sinistra.

Intanto l'autonomia politica del gruppo parlamentare è abolita. Essa dipende dalla Direzione ·del Partito. Può fornire motivi di qualche preoccupazione il fatto che il gruppo parlamentare è in maggioranza riformista, mentre la Direzione del Partito rivoluzionaria. Ad ogni modo, i deputati socialisti inizieranno la nuova legislatura mettendosi a.lJ'opposizione resti o no· Giolitti al potere.

*Intervista concessa al M onsigno,r Perr,lli di Napoli, nei primi giorni di novembre del 19H. (Dal Mo1uignor P,rrtl/i, N 9,, 7-8 novembre 19H, XVI).

,,
APPENDICE

LETTERE

Carissimo, prima della fine del mese sarò a Porli e c'intenderemo su t utto. Noc:Ji,ssc°or~~~~~is: ~ il giorno,

B MUSSOLINI

• Lcttc,a al socialista Cesare Berti (III, 38:S). ( Le lettere di Eknito Mussolini a Cesare Berci sono riportate da: Fi lm JJo,ht. Musrolini vero - Edito Ja « Centomila », Roma, 19)0, pagg. 48-H).

Milano, 4 gmnaio I jI}

Caro Berti, a metà mese ti manderò cinquanta lire. Non posso di più. Il trasporto della m o bilia, il fitto di casa, il v iaggio etc. mi h anno assol ublmente squattrinato. Al 11 conta du nque sulla metà della mia o bbligazione. Non cri cos• inlratrsigtnlt e so!lmNto padandomi a voce. Comunque, auguri e saluti.

BENITO IIUSSOLINI

Milano, Jl gm11aio ljIJ *

Carissimo Torquato, ho passato il tuo articolo in tipografia. È buono. Non vi ho t olto una virgola. È la risposta all'articolo d'oggi del SttfJlo che polemizza coll' A"anli I

• Lettera a T orquato Nanni (II, 263). (Le lettere di Benito Mussolini a Torquato N anni sono riporta.te, da : TORQUATO NANNI - Bolufflsmo r fasdsmo al l11111e ddl• , riti,11 1/MrdJHI. B ntilo M,molini - Cappelli, Bologna. 1924, pagg, 179-184).

H . -V.

Questa democrazia italiana offre uno spettacolo pietoso. Tanto peggio. La. so mmergerem o .

-v Avanti I va bene. Si t emeva, colla soppressione della seconda edizione, col cambio direzionale e colla cris1 di denaro, una dimin11;,:i?ne di z.ooo abb onati, invece sono leggermente aumentati, Anche hl sottoscrizione marcia a gonfie vele. 11 Partito rinasce. Questa è la confortante v erità.

Intanto ti stringo cordialmente la m ano. Sono il tuo amico

Mila110, 12 marzo I j l)

Ca ro Berti, hai ragion e. Quando passai dalJa tua officina, non c•eri. Ripartii alle q uattro. lnutile dirti che la no stra a micizia n on h a sub lto alterazione o a t tcnua~ioni Se n on ti scrivo spesso, g li è che mi manca il tempo. Spero alla fine del mese di poter mandarti un'altra trentina di lire. Spero, perché debbo pagare la bellezza di L. 187,so per fitto trit11eslra le della casa. Qui io lavo ro come un cane. Vivo solitario. Mi att9.ccano da tutte le parti : dai preti ai sindacalisti che vanno.... alle urne.

Ciò mi lascia perfettamente indifferente, Alla sera vado a teatro, Poi mi trattengo al giornale sino v erso le tre del mattino e qualche volta più tardi.

Il g iornale esce, cioè va in m acchina alle tre, Vado a casa e d o rmo fino a me:zzog~orno . Poi, rico mincio. La s alute v a bene, ma potrebbe a nda r.... meglio. Una buona stretta di mano dal tuo amico e compagno di fede.

B MUSSOLINI

M ilano, 1/ marzo Ijlj *

Caro Torquato,

tu sai che la tua collaborazione all'A vanti! mi è grata. Però necessario che non ti veda più sul G;orNUt del Mattino, org,.no di certa lurida democrazia che non mi stanco di combattere.

Saluti cordiali.

• Letten. a Torquato Nanni.

356 OPERA OMNIA l>I BlìNITO MUSSOLINI
MUSSOLJNl

ro aprilt r9IJ

Carissimo,

proprio oggi il Teodoro Giazzi mi scrive da un paesello del Parmense chiedendomi il tuo indirizzo per comuniatti cose importanti. Glie lo debbo mandare? O vuoi tu stesso scrivergli direttamente ? Ti accludo la di lui ca.rtoLina.

Ho inteso tutto. È una delle solite montature Ma siccome è imbecillesco cadere nei tranelli delle spie e dei venduti, cosl tu dcvi lanciare l'allarme sulla stamea loatle prim2., nazionale .se occorrerà.

Hai fa.tto intanto benissimo a scrivere al Battisti. Se .io potrò

Fra pochi giorni ti manderò .20 lire. Non sono molte, ma non ti faranno male. Tienimi informato dell'affare, che in questo m o ment o giustamente t'inquieta.

Una buona stretta di mano dal tuo amico

• Lettera a Cesare Berti.

Caro Berti,

Mii4no, J maggio rJIJ

prima dì tutto m.i compiaccio che tu sia entrato a f:ar parte del Consiglio della Sezione e soprattutto mi allieto nel vedere dall'ultimo numero molto ben fatto Oella Lolla che siete ani~ti dalle mig liori intenzioni Cosi va bene Il Barni può anda.rc ? Può essere il direttore degno della Lolla ? Io non lo conosco. Voi almeno lo avete sentito il 1 ° maggio. Asttto le tue Jmpressioni. Vencndo ai nostri piccoli

eh~

fuc'tt~!o

;;~o mandato una prima volta 30 ;lire, una

Scrivimi se dico bene. Avrei in :animo di compiere uno sforzo etculeo e di saldarti. Sarà difficile I Mi ci proverò. Qui io lavoro sempre come un negro. In q_ucstc ultime scttunane sono stato il bcna~ glia di un'innn.ità di nemici : l'uomo più odiato d'Italia. Intanto, si combatte. L'odio non che la prima. n.eg,.tiva dell~amo.rc.

E a Fotll come si vive ? Saluta gli am.ìa.

Una buona sttett.a di mano dal tuo

APPBNDICB : LETI'ER.E 357 . ,
*
Milano,
ii!~~:~ou:creS:b~;!~;l ~:in~~~!~~rNJut!ta~oa:i~c:,~o t!eJ~t~Jfn~~ n~~ncfc~f\::::edj~~J:~to. Se hai
:~:~J:

Milano, z l maggio IjlJ

Carissimo,

l' A v011ti ! fila bene, quantunque le d ivisioni e suddivisioni del proletaria to e del Partito renda.no assai difficile seguire una v.ia d ìrctta. A Milano soffia vento di « 98 ». Lo scio pero si esauxisce, ogni rivolta è impossibile. Tutto è disposto per schiacciarne nel sangue il solo e semplice tentativo che, però, fino ra n on si è avuto, Tu mi parli di trionfi I Questa. è una dura fatica che domani può andare dispersa. È cosi difficile interp retare delle opinioni I Ti string o fraternamente la mano

• Lettera a T orquato N allW .

Carissimo ,

M ilano, z lugli o r j

m o lto buono il tuo a.rcicolo su l 'Uomo ftnito, Andrà subitissimo Vi ho fatto aftena un'aggiunta; là dove dice : « ••••misera 5oluzione

Ho letto anch'io questo straordinario e mirabile volume del Pap.in.i.

D el Prczzolini ho sul tavolo l'ultimo volume su La Francia, Lo sto leg g en do, ma h o pochissimo tem po a ml2. disposizione.

Don Giovanni Verit à mi sembra un po' sfruttato dai s:iornali regionali. .. . Preferisco articoli di varietà come quest o d 'oggi. Ad og ni m o do manda anche su Verità.

Rkotdami a Prczo lini quando ver rà da te e credimi, co n affetto, tuo amico

Il. M USSOLtN (

• Lettera a Tor,quato Nanni.

Milano, 2.1 luglio rJT) *

Wo e pregiatissimo Maestro, di ritorno d:a. un breve vi:aggio i n I svizzera. trovo con alquanto .ritardo la di Lei gentilissima lettera colla notwa della morte di P&ga-

• Lettera. al maestro dì vi olino Montanelli. (Da : YVON DB B EGNAC - Op. tit ., 110/. lll, pag. 626).

3l8 OPERA OMNIA DI BENfl'O MUSSOLINI
*
1
J
~:;:: r~~~.:~. )> 0 ( !r::::;::~ ;:ri~d~~\ ~~\c~{!am~nl~:!fi:!~%~,::,e~,~

nini. Ormai non è più possibile accennarne sul giornale a distanza di un mese. Ella sa che il giornale quotidiano obbedisce a un solo principio : l'attualità. Però conserverò la lettera ch'Ella ha avuto la cortesia di mandarmi e forse l'occasione di utilizzarla non mancherà, Caro Maestro, io serbo di Lei vivissimo ricordo pur tra le fortunose vicende della mia vità e le auguro tante buone cose.

Mi creda suo aff.mo

Carissimo.

ti mando 1, li re.

Restano quindi 10 ancora, A giorni riceverai la cambiale debitamente 6rmatl.

Saluti cordiali.

Ti abbraccio, tuo

• a un' annotuione su un vaglia diretto a Ce-sarc Berti in da ta 13 settembre 1913.

Milano, 16 Jt/ttmbre 1911"'

Carissimo,

ti ho già mandato un vaglia di dicimnove lire. Cosi (}(?trai fron -

teg~~reef:O)teg~~:CJa1:c~~;~:l~~h~o~hdi ~~::: trra::.

Te le dirò fra un secolo quando d troveremo 2.ll'altro mondo

Tanto non ecrdono d'attualità.

Abbiti una fraterna stretta di mano dal tuo

• Lettera a Cesare Berti.

Milano, 13 11/lembre I?IJ *

Caro Alessi, alla bf~~~~~°:/; :ic~~d~dStbei~e u:!:l~:~0N!°n~~ 0~o~1:t:!~

"' Lettera a Rino Alessi, iirettore c!e 11 GiornaJ, d , I Ma1tù10 dl Bologna. (Da: SANTI! BBDBSQ-11 RINO ALBSSI - 11.nni girn1d11ili di Mtmolini ":""'" A Monc!a.c!ori, Milano, 1939, paBS. 29-30) •• (39)).

APPENDJCE : LETTERE
B. MUSSOLINI B. MUSSOLINI BENITO MUSSOLrNl

direttore, in Svizzera, di un gioma1e di lingue. ~ollaboratore assiduo dcli' Avvenire del Lawratore, negli anni 190.z.-'03, bo scritto incidentalmente su R_it)e~I e sul Pexp/e di Ginevra all"epoca delle mie cspuls!oni, ma n ulla di prà. Cosl del Platen· ho tradotto quel tanto che mI bastava per mostrarlo - in un articolo - come un anùco e un fervido amatore dell'Italia. Per tutto il resto non entro .... nel merito. Sono persuaso come tu dici, anzi pe,:suasissimo, che non andrò alla Camera e questa previsione mi fa molto piacere. Io sono ancora meno

Forse cosl dovunque I

Con cordialità di amico, se non di compagno, credimi

B. MUSSOLINI

Caro Berti*,

ti mando gli ultimi venti franchi e siamo pari, 6nalmente.. Sono contentissimo della battaglia di Forll e dei risultati generali d1 tutta Italia.

», MUSSOLINI

• .n un'annotazione su un vaglia spedito in data 28 ottobre 191}.

Carissimo *, ti rimando la cambia1e debitamente firmata. Vedo che avete già la carta intestata e rossa. Accìdenti che progressi I Saluti fra.terni

B. MUSSOLINI

• Questa e le missive che seguono sono dirett-e a Cc.!are Berti Tutte le missive sono pri11e di data, data che non si ! potuta stabilire, neppure approssima· tivamente. 11 certo però che csse furono scritte durante il periodo , gennaio-27 ottobre 1913.

Carissimo, nei primi giorni della entnntc settimana riceverai infallantcmente un po• di pecunia. Questo mese debbo pagare, fra l'altro, 18.t,so di pigione, ma farò il possibile. Rinunciando a qualche cosa. Quando rni scrivi procura di esSCie meno laconico.

Tuo amico

360 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
«1ulaQu~di F!:~ :rt ~:~:~:: n:Gil~~~~;~u! at:~a:O~~ cli iid~:
». MUSSOLtNI

Caro Berti,

ti bo mandato con vaglia a parte trenta lire e ti mando qui acclusa la cambia1c,

Non posso in questo momento fare di più.

Sono completamente squattrinato per l'impianto della nuov.a casa. Dentro al mese ti manderò un'altra trentina o più di lire, Saluti cordiali, tuo

Catissimo,

ti rimando la ambiale senza un centesim o. Mi sono svaligiato oggi mandando so lire al M o nti il quale rni ha mandato il biglietto da.... usciere che ti accludo a tito lo di documento.

Ho p oche lire in tasca.

Alla fine del mese ti pag her ò romplelamenlt.

Abbi pazienn, ti prego, e credimi tuo

Carissimo ,

ti rimando la cambiale debitamente avallata e l'effigie con relativa dedica

Cosi sarai contento. Non ho nulla da dirti, oltre a quello che puoi vedere e sa.pere leggendo il giornale, in cui m etto quotidianamente un p o ', anzi m olto della mia vita.

Paga i.. tuoi debiti a lla Cassa, se vuoi avc[c il piacer e di farne dei nuovi..

S~luti fraterni

Carissimo,

pci: risponderti~ è nc.cessario che tu ini scriva, perché io non ricordo più· nulla. .

Sono obcnto di lavoro, sono eccitato, Aspetto .una tua.

Cordiali saluti e credimi, tuo ·

MUSSOLI NI

,·ri. l ···. 'I:·,:-~ .... / .. .
APPENDICE : LElTERB
B, B. B.

ELENCO DELL' A TI1VlTÀ ORATORIA

DELLA QUALE NON RIMANE IL TF.STO

AVVERTENZA. - li pte$ente elenco è compilato esclusivamente su dati giornali stici (annunci, cenni di cronaca, scheletrici riassunti) dei guaii, una scelta, è riporlata nd documentario.

19u.

g dicembre, FoRLIMPOPOLI.• - Partecipa, nella casa dei socialisti, al congresso provinciale socialista forlivese, pronunciando un discorso politico e di commiato.

191}

1-5 marzo. Rm.u. - Partecipa al.la riunione plenaria della direzione

18

memora la Comune con « ùna conferenza d'indole critico-storica, largamente documentata )),

4 aprile. MEDICINA. - Ha un contradditorio con Guido Podrecca, sul tema : Rivoluzioni t riforme (381) ,

14 aprile. M ILANO. - Nel circolo ro~gnolo u Andrea Costa " tiene la prima lezione del terzo corso della. scuola di cultura socialista (J8j).

7 maggio. MILANO. - Nella seconda sala della camera d~l la voro tiene la seconda lezione del terzo corso della scuola di cultura socialista (J8 4).

2.2. maggio. MILANO. - Nella sede della ~ ione socialista di v ia G io rdano Bruno tiene una conferenza sul tema : Ii sodalùmo, svolgendola « sotto tre punti di vista : il socialismo come comP.lesso dì dottrine, il socialismo come movimento attuale di mass~ 11 socialismo come meta, finalità, ideale».

z.o luglio. FLAMATr. - Tiene una conferenza socialisteggiante agli operai.

u luglio. MILANO. - Partecipa all'assemblea della se~one socialista, intervenendo nella discussione per. la nomina del nuovo comitato.

2.0 settembre. MILANO. - In occasione dell'inaugurazione dl un circolo socialista fuori Porta Garibaldi, pronuoci:a. una conferenza. nelJ:a. quale esamina j rapporti « fra cultura e socialismo, fra cultura e proletariato ».

::J:~tr;L!~~~l~uN~la 5 ~c~~ri~ei~e~~:c~~ae1!:.0 rt:1ela~~rt~~r;::

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUIBILE A

BENITO MUSSOLINI

AVVBRTENZA - Tutto il materiale giornalistico qui elencato anonimo; il materiale giornalistico contrassegnato da (1) è di prima pagina; da (2) d i second a e cosi via. N.

DA « LA LOTTA DI CLASSE »

7 dicembre

ANNO i 911-m 7,, 1?,!~:::(I)( I)

BarzJ!ai (1)

Evviva la R epuhb!i(a (1)

Battute, repubblicane (2.)

Note minime d'a/11112/ità (1)

I purci della Serbia t la fl'..'"a nei Ba/tani ( z.)

Da G onz.aga a Carpi (1)

DALL'«AVANTI ! »

ANNO 1912.-xvI

z dicembre // « , aso >> Barz.ilai (1)

?;1/!o:: t;!f<W

zilloni. Ironie (3) .

migma a,nfriaco ( 1) 14 »

Al martiapie,U I ( t) 15

~Ki~1inf!r:~:0tlit0d!~:;orat~re:~zit

nostra e la « loro >> tlria ( 1)

» L'« ÀvtZ11ti I » ptr I, t 'lfoni gttttrali polititht

»

Commento a : 1/!IIJ ti/ma di Rinaldo i-

ta (,) .

f/lloni. Un ,ongru.so (J)

16 ' «arabo» di Torino (1)

17 »

s;.illoni. « Palabrat » (J) 19 » p i/Ioni. Campa ,avallo.... (J)

.
»
» • »
.
»
ljO. N . lll·
» lJB,
;40
l45· » l47· » 348.
349.
;so.,
~' 2.,
» » » » » » »
J/)

Commento alla corrispondenza da Ravenni.:

1A ferott conda11na per i /4/li VoJ/a114 (s)

LJ elezJoni di Carpi (1)

Minna Kaul.rky (z)

Spilloni. Ultimo razzo (3)

Una Babele ,/,, ,ron eri11, ( 1)

ANNO i91 3-xvm

Commento alle corrispondenze da Vcnezia: La .renlenza Mu.raJti- Volpi .rollopo.rta ad 1111a corte d' onore (s)

Il corsivo che comincia: « All'on. Ca,uptt, immtdratamen/e, pa1t per focama ( +) » (z)

Crw d, rt$tmt (1)

Verso l'umtà operata (2)

G1urra, dopo la pare (t)

Commento all'articolo dt G. M, Scuau: Discussioni inltrflt. Della 1101/ra inlrt»Uigmza (,)

R esa a dis,rezfone (i)

Commento alla conispondenza da Mantova : Le1t1rt dal Mantovano (.i)

Commento alla corrispondenza da Cremom.: Congreuo provinrialt soda/i.tta a Crt111011a (1)

I richiamali a/I'« Avanti I» (2)

Commento alla corrispondenza da Parigi : Az.carate t Alfonso di Spagna. li re romplimentato dal rapo dti r,pubblitani I (t)

L'apot,01i del « bluff» (1)

Commento al locfo : La vert,nz.a MIUlllliVolpi. Il lodo della Corie d 1onort (1)

Commento alla corrispondenza da Parigi : Il JtNOVO Cabintllo franrtre (,)

Commento alla corrispondenza da Puigi:

N,J giornalismo JorialiJta L'« H11maaill i> ffl

f~t;j,_<1] servila (r)

Un prou.110,u politiro ali' « Avanti I~- Ri1111io al magistrato per articoli, titoli e iiigntlfe pNbblicate in .11g11ìlo agli trddl (1)

Spilloni. S catola a 1orpn1a ù)

Momento di atttJa ( J)

Commento alla lettera di Adelino Marchetti: i.A poltflliça sull"art. 14 dello Stahllo tilmtr11!1(1)

Spilloni. Gambttla , .... Oni (3)

Nostalgit f1111poraslist1 , .... P""'' d1morrt1Jirhe (1) .

Cappello alle corrispondenze da Brescia,

364 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOUNI
~,J. zo dicembre
N.
» 3l7· » ., 360. 36 3. I. 4j 6. 14. '9· 2I. 2Z. 24. » 'l· » » 16. 27. . 29. . 24 » » » 28 31 1 gennaio 4 I4 '9 » 1I u » ,4 ') » » 26 27 29

Pesaro,

f~':,;.:~~~\1~~:o:o!:~':~tr~a: c~lnaca cli Milano» : U11a buJìalt proPoraz.ione della p~ liz.ia al romizio ronlro ft Compagnie dj disciplina. Incidenti, tafferugli td arresti (4)

Fra le t:hit Note ~1)

ff!~'J:1;;/:/f~::gujrj;fi,r~ltariatr, ilaliano da Co,mlice a Rorra Gor~a ( 1)

{)lllllo delle pomale (1J

·Commento al trafiletto di Sylva Viviani : Il Comiglio di disdplù,a rontro Sylva Viviani (z)

Ntll'angorrirmz incertezza (1)

La ripresa deJ/a guerra (1)

L,a diplomaz_ia proletaria t i rapporti ang/o. germani (1)

Spilloni. l111btrillità patriottha (})

Cappello all'articolo di Silvano Pasulo : Dopo i tumulti di Napoli. L'inrarnaz.ione derica!t del Ministero Gioii/li, I popolari di Napoli nell'imbaraz.z.o ~1) ?u:fa0

Anrora un altro proresra ali'« A vanli I>> (r)

La paglù,z.za t la trave <')

Commento all'articolo di Amedeo Bordig:a.:

L'agitaz:_iou ,oniro i daz.i a Napoli (3)

Commento alla lettera di Enrico e Renzo Parisi: La ('ama Mirahel/i.Parùi (2.)

Commento alla lettera cli Pietro Chiesa, Giovanni Mo ntcmartini e Ettore Reina : A proposito d,lla «Trappola» ( i)

Commento al trali.letto : J 10rialùli turrhi ('()fl/ro le atrocità comm,m d11ranle la g11erra (3)

Vinare o p,rtkr,? (2.)

Commento alla corrisponde11Z2 cb Parma : LA candidaJNra De Ambris (I)

Cappello alle lettere di Edoudo Santo ro cd Amedeo Bordiga : Per l'agilaz/0111 contro i dazi a Napoli. Mettiamo le COJI_ a pesto (2.)

Il Congr,uo di Budrio (1)

Commento ai manifesti : Contro gli armamenti. Il manifuto dti Partiti Mrialisli ftdtsco , fran,u, (r)

Commento al comunicato « Stefani » : D opo la pae, in Libia, Un allro ((),nbat timenfo in Tripolitania ( 1)

s.n. bmda (3)

Lo sriopèro ,gen"ale in Ungb,rkl (1)

APPENDICE: ELENCO DBL MATE.RIALB GIORNALISTICO, ECC. 365 N. 2.9. a9 genru.io 31. }I » » B• z febbraio l4· i,. » 36. S » 39· 8 4o. 9 41. 10 43• IZ » 44. 13 47. 16 48. 17 49· 18 jl. JO ,.. B· u ,,. 24 6o. 1 m2rzo 6,.
Frosinone : Lt nWJVt
Rocca Gorga e
"t~t;;;::na;:a~1~;:;,):J
(I)

Lezioni di &O.It (I}

Commento alla corrjsponden2a da C.astelvecchio d'Oncglia : L opera dei rodalisli 111/ ComllRt di Ca118lvtuhio d'Oneglia (1)

Commento al trafiletto : Congru.ro nazJoMlt

dtl Sindacalo f errovieri (2.)

Date l'obolo ai senatori (1)

Spillofli. Il drappo della bandiera (3)

La n"asrita della regina Lflisa (1)

Commento alla corrispondenza da Cento : La prodama zi one ddlo sriopero generale (2.)

Cappello all 'articolo di Renner: Carlo Marx

nel 30° anniversario della s11a morte (1)

La Comwre, Marx (i)

Alt1111i ffbi tklia CDmUJJI (1)

Il diario della Com,me: r8 marzo-21 magf ~~¾e~t~ ) alla corris ondcnza da Parigi : . li grantk dNello 6unenuaN-Briand al Senato LJ dimissioni di Briand e del JNO Ministero (1)

Commento al t r afiletto : Per lo uiopero generale, /1 pensiero dei .st tJimanali ~2.)

glia(•)

damentalt a Bazzana (2)

Commento alla c:orrisponden2a da Torino:

~:p;~~f~r:11~ ~;:fs;~~dcnza da Bologna : La << Provincia ro"ssa )) ? ( 1)

Cappello alla corrispondenza da Parigi : 11 Crmgres.ro di Brut. Le forz.e del Partilo. Un con~nsso di 1t«di (1)

Spil/om . La pr,ft,h, (J)

Commento ai comunicati <e Stefani » : Àlrcora violenti combnllimenli in TripoJiJania. 24 morii t IJ} ferili da parie no1lra. Particolari sNi combattimenti. Altri morii , feriti (l)

Commento alle corrispondenze da Taranto, da Rorn2. e al comunicato « Stefani » : Verrp la 11NOva awtnl«ra I (5)

Bel .!Ilo/ d'amore .... (1)

Trionfo 1/avb (1)

Commento alla corrisponden:za da Roma :

cannone al 1'JlfJVO fu cile (1)

366 N. 66. 68. 69. 70, 71. 73 . 76. » 77, 78. 79· Bo. 81, Bz. 83. 84. s,. 86. 87. 89. OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI 7 marzo 9 » 10 Il » ,. I4 17 18 19 21 H 'l 2) 2 6 27 28 ' 9 31
Je~;b,~;,~riÌe;°~!:1~~i j; 'J:;:;a:
~,i;~!~0 c:}}:g~;1:;ish~1~:,,:~zc~:g~~:::::
~~:== a~~~r~r::i~m3:i~~;x~15!;

N. 89. 31 marzo

90. 1 aprile

Commento :alla cor.risponden2::a da Madrid : Un q11otidiano ton"ali.rta in ltpagna (3)

Commento all'articolo di G. Sanna : Dopo il congrtssò di Parma li Partito n,ialista e gli in.regnanti mtdi (3)

Commento ill'ordine del giorno: L'ordint del giorno dli/a S,zfone SocialiJta milanese (4)

91

9'· 3

93. 4

94· !

91 · 6

Commento alla lettera di Eugenio Chiesa: P,r il ballot1aggio di Cqr/tolona.

sr-1/oni. « Time is ma11,y » (3)

1 qNarlo d'ora di no1tro f11()(tro ( 1)

Commento alla corrispondenza da Corteolana : D,I ballottar,,,o di Corteolo na , dell'on. E. Chiesa. Cappa, nalmentt, si definisce I I (1)

Lt battagli, elettorali d'oggi ( t)

Cox:nmento alla corrispondenza da. Roma : »

96.

91·

d;e!~"gjfi«vibt:;ir:n(3tnullata (s)

~1!ello all'articolo di XXX : L, nuove in.ri ù del 111ilitarùmo. La forza « bilan• ciata » (1)

li 411arto d'ora dei rinntgali (1)

A CongrestoJtto (z)

Commento trafiletto : In 111trito al .tujfrat)o fe,n,ninile (4)

Un altro pro&esso contro l'« Avanti l » per 11n articolo di•.•. Andrea Co.Ila (1)

~~)È it111tile çhe il

"Secolo" mmi il ea11 per l'aia ( + ) » (1) 101. 13

» »

103. 14 »

Il corsivo che comincia : « li s orfllllt della .tindacaltrit1 P4rmigi11nt1 ( + ) » ( 1

f!cil/o,,i. Il pazzo (3)

ommento alle cornspondenze da Bologna, da Molinella e al comunicato <( Stefao1 )) : Gli agrari, i nazionalisti, i moderati di Budrio hanno vinto e,)

104. lj «

106. 17

)) ))

Io7. 18 .

»

108. 19 .

109. ,o .

IU. 'l

La mt1ccbina di ,arJone (t)

Cappello all'articolo di XXX: Lo (tiaffaforma eietlora/1. Contro il militarismo 1)

li rinvio del/'« Av1111ti I» alle Assi.se ( 1 I

LA divi.siont dtllt Jpoglit ( 1) .

Commento alle corrispondenze da Roma : Verso lt tltz.ioni. Una tir:olart ai prefetti, Gi11gno o Ottobr, ? ( 1)

P,r ,m dirilfo ,oniro Wfi i privilegi (i)

La «loro» patria ).t) • Il romanzo ro,ambo IJC() d,I Pa!az.z.o di Gi11~ ,ti~i· (3)

Per lo rrioptro generai, &oniro gli euidf. P/,. bisci/o di adesioni (i)

.APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIOllNALISTIC{), ECC, 367
1:s,.:i:::.n}:
98 . 9 »
99·
O ft{i::iv~'~h~elc::~~i~·:
I
100. Il

Commento alla. couispondcnza da L ugano : Di'atrib, fra i sodalùti ticinesi. U11'i11d,itJJd del Gavmw (!)

Il re b11r/one ( 1)

Commento alla corrispondcn2a da Conto: La malavita elettorale in Puglia, Polizioth' ,

L'avv. Ernulo RA e.rtt dal Parfifq Rep11bblitano (2)

Commen t o alla corrispondenza da Roma : LA Direzione dd Partito R ep11bblicano. L'intrmrsigmz.a eletloraù ( 5)

Cappello all'ankolo di XXX : VtrJ4 la firma trùnnale. Il nuovo colpo di Staio milit ari.ria . Lancia1110 l'allarme I (r)

Maggio pu11r<Jto (1)

L 'ort1 (ll /p erùolo (1)

N11ovt 1orprue t "'!ove av,,en/1111 (1)

Cappello a lle com spondenze : La t1l ebrazione del Prinro M aggio in llalia ed all'E!lero (2)

Contro i n1tovipro11.etti militari. A rauo/Ja l (1)

Spilloni. La ,o,ueg,,a è di « ig,,orare » (J)

La giornata decisiva (1)

Commento all a corrispondenza da Lugano: La reazione in Is,dz z t ra. Do-po l'arrulo tkl

Bartolozzi (1)

Commento alla lettera di Enrico Ferri : Enrùo Furi .ttrivt ancora (3)

Torna il semro. ... (•)

Cappello alle comsponden:ze: Gli echi dtlla 111anifutazio,r1 d,J P ri"1o Maggio. Conli11Ma il plebu,ilo di pro/ella ,oniro i{ l!lilitarismo , la g11erra (2.}

Commento alla lettera di Enrico Ferri:

Epistolario ferriano (2.)

Spi/Ioni. Demofraz/a t proprielà (4)

EpiJtolario (2.) ., Spilloni. P11fria t .... aljon1ismo (;)

Maggio '18 (4)

Commento al trafiletto: I r1p11bblita11i , I, prouime elezioni (4)

L, ,oionn$ tkila SocietlJ (1)

Cappello dParticolo di Otto Bauer: Dopo

la gMerra 11,i B ak,mi (3)

Il corsivo che comincia : « CoJJa mori, di Et1m D ,,,ir, (+) » (•) , Spilloni. L~oro Jlraniero.• .. (J)

I soci'alistì e la rooperazJ011t (I)

Spilloni Il f.,,,,, ,mio (i)

368 N. 113. 114. » Ilj. » 11 7 u9. » 110. » UJ » H.l. » 12.3. 124. » » u8. n9. » 130. )} Ip, )) t32, 1 34 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINJ 24 aprile •i 26 ,8 30 » I maggio 3 4 » » » » IO . » ,. » IJ 14 ,6 » »
~~s:n:i:::\fi~ 0
11~:!~attn J::::~a;/'R~~

APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GlORNALISTICO, ECC.

N. 13l· 17 m>ggio Il 111oni10(2.)

» 1;7. 19 » Cappello all'articolo: Il rrollo del PaltJt,z_o simbolico c1

» 138. 20 S11a Maest 11 PtUst (i)

» 1;9. 21 J/.duerfo ha se/1 (1)

» 140. 22

» 141. 2J »

» 144. z6 Com~ ad Abba Garima .... (1)

» 146. z8 Sulla b.,-utia (z)

» 147. z9 R ,a~i,., /oli, (4) 148. JO Il corsivo che comincia : « Che co1a .ruccede in Francia?(+)» (2)

» 14 9· Jl » Nel baratro ( 1)

IjO. I giugno Ba/faglia rinviala ( 1)

i,1. Cappello al resoconto del discorso di F ìlipb,o Turati : I sotialfrli si ba/Jono contro la mi ilariit"J/°lll de/J'Italia. Il formidabile disçorso ; ìlippo T11rali nella sed111a parlamen far, d,I } o maggio (I)

. 1 54. Dopo lo smpero dei m,tallurgicì. Noi &bitdiamo çhe gli arre.r/11/i siano giudicali per direili.uima(4)

. .

» ISf.

156. 7

Commento alla corrispondenza da Tori no :

Cla11dio Trevtt sulla sdopero generale metallurgùo (4~

2i/1011i. ra i d111 lilig11nti (J)

» 1'7. 8 ·» oniro i'antitripolinismo maiJ/ni!iano. Mentre si prepara la « rivincita » ( 1h

» 119. I O

161. IZ

Commento al resoconto oc a « cronaca di Milano» : Auembl,a.... trapanue alla Demoua1it11 Umbarda. UMni1111 solidarietà ,on Ri"ardo L"'{zallo (4)

Il «mjliflo serbo-bMlgaro g>

Commento alla lettera · Nicola Barbato : Per l'ideale e per /11 disriplina (1)

Commento al resoconto nella « cronaca di Milano» : // disservizio dei trams i111erprovinçia/i disr111so e...• a;pro11ato in Con,iglio Provin&iale. LA minama di 1111a frisi , lo sgomento della magg,ioranza (4),. 164• Il

162. I J

Gli amzismi dtl « eco/o» (:i;)

16i. 16

. . .

Ca.ppdlo alle adesionì : La protesta del proletariaJo italiano (1)

Uniti I (1) ·

CapJiCllo .Uc adesioni : Z.. protesta d,I pro167. l,tanato italiano (2) 18

166• 17 •

Cappello all~ adesioni : Co11fi11114 il pl,biteito di"prol1sla Ml prol1Jarialo itlUUlno (.i) . 168• '9 .

Po1till, e eommenti (1)

-;.-;~;~~~~.!"?::~-~-~.,.'~,,:,,:,:;:··?("'~T' ...:"!·1.·::r.::,,.'.;·.-:-··.:;·~·,v·,~-->~·-:~~:-~·~:'-t,!;-":?\J ,J
i!!rl::io
gt1!u: (,{ 1)
tp;~1e;r:it.r~~c~!~:~b1~1';,e'!!sie~0rti,·~~

Cappello aUe adesioni : Co11li1111a la Iolitlak p rotesta ekl praletariolo à'ltalù1 (z)

« RiJDeglio ài tntrgie » ( t)

Commento alla cotrispondenza da R oma : Il proletariato di Roma (Oll/ro la uerra al~ l'utero e la n azione all'interno (1)

Cappello dle adesioni : Co11tin11a la .rolidale proteJ/a del proletariato d'Italii:J (2)

Commento al resoconto di cronaca : Co,rf ederaziane Generale del LatHJro. U dimissioni del Jtg!'tlario e dd Comiglio Direttivo (1)

Cappello alle adesioni : La protesta e la solidarietà dtf proletariato italiano contro la rea~ <!:."' e per lo sciopero generale (2)

rese (1)

Co mmento alla corrisp ondenza da T orino: Gli 1.iopm:lflJi aulomobilù t i loriflu i ,hiwdo110 mtu1iaf/ica111mte la loro lotta ( 1)

Spilloni. Tolomeo e Copernico .• .. (J)

La 11iJJorùt di Torino (1)

Commento alle corrispondenze da Barcellona e da ?,.,1adrid : Agitazione anli-guerresra in lipagna. A Virlenria (1)

Dopo lo .Itù;pero gmeraù. li perJJÙrD JH1t1ni111e della na.1/ra J/ampa stllimanalt ( z)

S m 1" riportandonel r11on11mtro di itri (+ ) » (z) P erché , da chi s; tJJIOlt la eonlilmazib11t de/UJ .rdnpern (4 )

La rivi11dt a di Ettangi (t)

Commento al trafiletto : La riu!no,u del C o,nìlalo C entrale dell'Unione Sindaralt ltaliana (z)

Il problema dogana/, ( z)

PenhJ .ri , omballe (1)

Commento al resoconto nella « cronaca di Milano » : Verro 11n nuovo sriopero dd ma/triale mobile ferroviario ? L8 Commiuioni rompono le /raJ/ative (4)

Commento al comunicato « Stefani » : /J

nuollO rovurio africano ( 1)

Il d1,,"''' ' di Cap•a (l)

51:~1:t;;..~. bfsalin., » e,)

C.appello all'articolo di Arnaldo Cervesato : lnton,o a «. La grand, il/Nsio,u » di Nor/f'HJIJ f;::fJ;;/3

(i)

370 OPERI!. OMNIA DI BENITO MUSSOLINI N. 168. 19 giugno 169. 2 0 171. 22 » 17z. ZJ » 174· z5 l?j z6 177. zS 178. z9 179· JO » » 181. 3 luglio 184, » » » 186. » » 189, 10 » » » » .
Afi::C~!;,;:11d,1/;~),~EJ;:,.:d;:~at\~cp:,.r:a~
{f~~::f~::;r:~c!:r;:~i:~
<7i1<}~~d:~~·dl~2
t,,mpio ,pagn..lo....

PJ111ti sugli «i» (z)

Il corsivo che comincia.: 4< In sol, ,entiq11111tro ore abbiamo due 1tflfJVi grandi awenimmti (+) • (1)

Il soldaliM bulgaro ( 1)

Commento alla lettera di C,arlo Russo : I proctdinunli dt lia Quulura nti confronti dei g iornaliJti. L 'inridente Bastioni (4)

ll«cafard» (1)

Commento alla corrispondenza da Rom a : LJJ. Direzione tkl Partito Socialisla t it elez_,io11i generali (1)

Cappello all'articolo di Sylva Viviani : La pia/Informa tltlloralt libica t anlilibùa (1)

Dopo i lavori della Direzione del Partit o : Primo commento ( 1)

Cappello alla co r rispondenza d a Parigi : li 1mdacalismo franttlt alla deriua ( 1)

P1m1i s11gli « i» (2)

// «nostro » riformismo ( I)

S pilloni. L,z rivolta in Vaticano ( 3)

Cappello alla corrispondenza da Berlino : L o Jfiop cro ~encrale in Gen11a11ia (1 )

I diurtori ( 1)

Punti 1uglì <<i >> (z.)

Cappello all'artico lo di Sylva Viviani: L t 1/atùtiche della « btlla » guerra, M orii, feriti, ammalati (1)

Spilloni. « li forte todxm » (;)

Commento al resoconto nella « cronaca di Milano» : Sasraiuola e violenz.e contro la C amtro del Lavoro (4)

Commento al resoco nto n eUa (< cronaca di M ilano» : Lo rrioptro dei faflorini ttùgrafiri (4)

Cappello aH'articolo di Sylv a Viviani : R estiamo in L ibia I ( 1)

Commento al resoconto nella « cronaca giudiziaria» : Sua matstd l 'eurrit o e il duella ikgli avuocati (2)

Il corsivo che comincia : « Lo sdopero genera.le di solidarietà ( + ) » ( 1)

P erthl lo r1azio111 non trionfi ( 1)

Commento al trafiletto: Un lenlaHvo dì padjitaziune troncato dal Governo ( 2.)

Cappello a.ll'articolo di Giulio B:a.rni : Polemica. repNbblùana. Di Gùmppe MatzJni, d'Arcangelo GhiJ/eri e d'a/tre COJe (;)

Commento al trafiletto : Gli eroi dei novantotto (1)

N » » » » » » » » » » ·• APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALJSTfCO, ECC. 3,7] 190. Il luglio 191 H 192.. 'l 1 93· 14 1 94· li 1 91· ,6 196. 17 1 97• 18 198. ,9 19 9 · ,o 2.01. 'l 103. 4 104. 'l 208. '9 209 . JO 111, ' agos to z. 1 1 1 1J. z.16 217. u8. 25, -V.

La via d'mcita (r )

LA G 1mua dtl Lavoro aderùct allo Jtioptro (.1)

11 co rsivo ch e co mincia : « Lo Hiop,ro gemralt t1,· M;/a•• ( + )• ( t )

Il co r sivo c he comin cia : « N on è ancora venuto il momento ( + ) )) ( 1)

Il corsivo che co m incia : « L'appello allo .rciopero generale ( +) »

Commento alla lettera di Tullio M asotti : Echi polemici ( z)

Cappello alfa lettera di Giovanni Bitelti : D opo lo sdop ero stroncato nei Ferrarue Cs)

I temp i e l'Uomo ( 1)

] / /UNO ( bt tzt)anz tJ ( T)

Ja:~~;~; =~·?~~/J~!og~~1~d0) P

oor: // lln-

11 « raid)} tlelloral e in C ir1naica ( 1)

P11n1i sugli (< i J> (z)

Il na.1/r o di San/o Sttfa. 1t() (t)

Spìil,mi. s~gni di lutto (3)

Commento alla corrispondenza da G e nova : I lavora/ori del mare minacciano lo .iciopero generale di claJie per l'arn1to del ,ap. Giuliefli (2)

Il tnllfamt nlo di I file dti dericali (t)

Commento alla corrispondenza da G e nova: L'agiiazi ont dei laporafori del mare a Gt1101111 , Il capitano Giulie /li rila1cialo (,)

D a G tnoPa (I)

P11nt i 111gli« i>) (i)

Q J1e/ la/e mulamm to di sii/e (4)

Prelua assurda ( 1)

Comm en to alle couiseondenze d a Fr<r sino nc e da RorM : Li solidarùtà tklla ffl(Jgi.t/r4h1ra con i mas1amitori di R"'' " Corga ( ,)

BaJINl t d~ efft:i ( 1)

~iaf~ul), F , );~~t~~adt!n~·..~ e(~elice - G iuf-

Commcnto a l res oco nto nella~< cronaca giudildaria » : Gillltiz ;a I fatta I I La fin, del proces10 ptr la p11bblicaz/one di 111J Je/egramma

prtfellizio sMii'« A vanfl I» (2.)

In vi.r/11 delle elez/t:i11Ì. Il problema doganale ( 1)

Commento alla corrispondenza da Imola : Il tOfJVl2JII' dtgli inltrnaz.ifm4/i.Jti 11d Imola (2.)

C:ap{':Cllo all'a rticolo di U. G . Mando lfo:

Ptr /11 tantpag,uz eieflor11/1. I da:(,j dog11M/i ,

fii ìnler1111 dei _lavqratori ( 3)

I cors.ivo che comincia : «'1..A nr;tiz.i, , he ci sqno gi1111t e da ognj parlt d~lt11/ia (+),.

372 OPERA OMNI.A DI BENl'l'O M tJSSOtINI
N. 218 8 agost o
n 9. 9 » 2.20. I O U J. 13 . " + ,4 2.28 '" » 231. " » z ; i. H » » 2 3J. '3 » ZJ5• 2 5 » 2 )6, ,6 » 2.37. '7 » » 2 3 8. z8 » 4'· ' » 14 3· 1 . 144. 3 45. 4 » 246•. 2 47· 6 148. 7 » 149. » » » settembre .» »

Cappello alla lettera di Nicolò Fanccllo : Intorno al programma. li problema doganale ( 1)

11 corsìvo che comincia : « / rt.roconli di alami comizi tlellt;rali 1ocù1lùt i( +) >) (2.)

Commento al resoconto nella « cronaca di Milano»: L'as.mnblea dtlla S ez.iont Socialùta

Milanese (4)

atnmalalì (,)

Pllf'lli .s11gli <<i» (1)

Cappello all'articolo di Luigi Lojacono : Idee e discussioni. Protezionismo e liberismo ( 5)

! I rovesci() della mtdaglia (1)

Il corsivo che comincia : « li Congresso nazJonale dei .rocialisti l educhi ( +) >> ( 1)

Commento al trafiletto: Sezione Socialista

M.i/anue . Ammblra generale dei Soci (4)

P,mti mg/i (<i>1 ( z)

Cappello all 'articolo di Giovanni Zibordi : J.,e nuo11e direllivt dell'Uniotte Mngùtra/e (3)

Bergeref JCit!ola (r)

Punti mg/i« i)1 (:.z)

Il prdeslo albane.re (1)

CosJ va bene, (1)

(i)

La ballaglia ddl'anniversario (1)

Commento alla corrisponde02a da Mantova : li candidato sociali!ta p er il co/!egio di Mantova (z)

Cappello aile corrispondenze : La prtparaz.iom elef/orale nei collegi d'Italia (1)

Mezzo e non fine (I)

Fdice-Giuf~~:;,::e~~

;:Jtr,;:;dc:~1;0 B&l}gna :

La noflra piallajorma. L'on. Colaianni ptl dazio sul grano ( 1)

Commento alla corrisponden:za da Orvieto : li caso dd/'on, Fortunali (1)

Pllfltì sugli «i».· LA troci,lla liberale (J)

Commento alla corrispondenza da. Roma. : Una circolar, di Giolilli per evitare che gli

)Mantova : Mantova. La canidatma di C ottanJi!J()

Lazzari (•)

N. » » » » » » » » )> » » » » » . » . » APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIOR.NALISTICO, ECC 373 2.50. 9 settembre 2.jl. IO 2.n. 14 2 15· » l'.57. 16 1,s. 17 1 19· 18 ,6o. 19 164. 'l 266. 'l 267. 26 » 269. ,8 170. '9 171. JO 174. } ottobre zn . 2.76. 277 6 279· » » 180. 9
~n;~on~~;~]ac~~;~:il/~dZW11~a6;t/e~~~
ft::~:n:~}l ~:'~· ,~uo:i~"Brr~Jrel
5//,;~'t!~/;;10)1 (zt'oJ/emborg ! (})
i>
~ar11'.b:11F;i,.:~er:(rtt~~
~:a
1!},';;~/ri°::utf:''
c;;:tio~~e~:z.~~1

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

ottobre Pun/j 111gli «i>> (2.)

SpNlon; ())

Cappello all'articolo di Agostino Lanzillo:

Il fenomeno Co!t:rianf'U (1)

Commento alla corrispondenza da Mantova : l,fanlova ù)

PoJJi/Je ad un dù,orso (1)

A l'« Jtka· Nazianale }> (1)

Cappello alla corrispondeiua da Berlino : I 1ocialisti / educhi t la politica dogana/, del -

l'impero germanùfJ (3)

La coaliz.iont ( 1)

Commento aUa corrispondenza da Londra : Il con1,ru10 dei minatori ùi1,luì (})

Il cidon, (1)

L'(< exptdil }) e/erica/, (I)

Cappello ai trafiletti di cronaca per le elezioni: Nei collegi di Milano (z)

Commento alla corrisponderua da Imola: La ,rodata anti-Jodalùta. Il ,0111tubio d eri,olibuale ( 1)

Il trafiletto che comincia : .. // Corn"ere della Sera", .ruta pagina, srriut ( +) » (:z.)

Le strade elellorali (1)

Ali, prode d,/ RNbicon, (,)

&OIIHJJ,Jif:,rz.e del popolarirmo >) (2.)

Commento alla corrisponden:za da Cesena : i.A r e111rrez,ioni 1/1/lorali. Il riformùma-114zJonalùia a C,una (J)

Allt prode del Rubi&one. La rtp11bblita di P a,uini (1)

A l'<c idea Naz.ional, » (1)

CappcUo all' articolo di Giulio Barni : La tragedia di Barctllana (5)

Commento alle corrispondenze da Lisbona, da Oporto e da Vìgo : La ton/ro-rit.10!11z.ìolfe portoghm (3)

Commento alla corrispondenza da Soresina : Lt p111nfazjoni ,1,llorali. Friz.z,i a1,li ordini di Pavia C,)

Monun/o sole1m1 (1)

Commento alle corrispondenze da Bologna: L 'ignobilt trurco di Bergtrtl P,r ma.r,berare la .tNa f11ga. Il popolo di BolOf,M ì tolidal, colftro , Pt llflitJtnàoli ! (,)

Vigilia (1)

Commento alla lettera di Angelo Giutftida : A propo.tito della pro/tria di Bi1tolati. LA manovre dt/J' Amm. &om,mal, di Cotd/lÌa (,)

)74 N. 2.80. » 2.8J. ,o » 2. 82.. Il » 2.s,. '4 286. '5 2S7. ,6 » 2.88. ,7 2. 89. ,s » 292.. " » 2 93 · 11 .·;r ~-·: ,
~~rr:~N~/ ;~l~gfoor;;isp~;~:;:t. d: L0 ~:Js~j

Ali,"'"'! (1)

Soli tontro tu/ti I (4)

Commento alla corr1Spondenu da Parma: I...t inlùnidazioni ipavaid, d,/Ja (JIIUINl'a di Pa, ,,,a<,)

Il grassetto che comincia : « Dalle notizie che ,; 10,w giunte fiM ai 1110111mfo di a11dart in maffhina ( +) » (1)

Gli appelli disperati J,lla .1/amp" borghese per le tlezioni di ùri (a.)

I ,0111menti della stampa. UMJUmitò 11tll'a111melftre la villoria dei "Jo<ialisti ( z.)

Dtmotrazia per il terzo ,ollegio (4)

Jn- tema di bai/oltagg,i (1)

Di!ciplina (1)

L'«Idea Nazionaù» (1)

Commento alla corrispondenza da Suzana: Gli eff,11; vtrgognfJti del popolarismrJ a 5//~~:)})atodellarDn1trvaz.io11e (4)

La riproi·a ( 1)

Parliamoti ,hiaro ! (1)

Commento alla cordspondeou da Ravenna : La liquidazioni morale , politira d,i

'!!o::::ùzni,:!ins~=~:11a;,,<{)ansigtnle e.... viretJtt'!Q (2)

AgilitrJ democratica (4)

I.A ltz,.ione dei bloahi ( 1)

Cappello all'articolo d1 Andrea Geisser : Il tana/e di Panama (3)

Commento alla corrispondenu d a Roma : I socialisti romani non de,ampmto dalla int ransigMz_a (1)

Commento a lla lette ra di Qsare Sarfatti : L'on. Sarfalli dimùsionario (,)

Commento alla corrispondenza da Massa : Lt ,ontestazioni e le polemirbe suJ/'1/ezJ1Jnt di Carrara, I sotialisti carrarui a E. Chiua (I)

Cappello alla corrispondenza da Ravenna : La tr11Jfa di 1111 ro/Jegio. Rej»lhbliea savoiarda t pretina (2)

Commento alla lettera di G. ·o·Arru.to: Ancora le 1Jùt nd1 ,ietlorali di &ma ( 1)

Commento alla corrispondenn da Roma e alla lettera di Ugo Ugoletti : I repubblicani di &venna atrdflano Jlfl «li"'Y ». Allrhe i rd-

p11bb/itani di Carrara aççelfano mlin,hilsld (1)

Il pro,mo d'braelt (2)

Cappello all'articolo di Altavilb.: V,r,hi, formidt e forz., ...., (,)

N. » » » » » . » » » » » . APPENDICE: ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO, ECC. 375 1..97. ,6 ottobre » » » 298. 27 JOO. '9 301. JO 302. jl » 304. ' novembre » » 30s. 306. 3o7. 308 3o9. po. JII, » » » 3u. 10

nov embre Com mento 11Jla corrispondenza da Man·

t ova : I sotia/isJi mantovani rt slam, n, I b/O((Q J ( 2)

P unii sugli « i ,>. Allegrett o, ma ,wn troppo .... (, )

Cappello all' a rticolo d i Maria R ygier: Per

A ug 111to lv!osell ; (3)

Commen to alla cor rispondenza da R oma : L'inchiesta su/lr d ezioni di Carrara e Ravenna (s}

Co mmento alle lettere dell'on. D ugo ni e di Bruno Rossi: Intorno al caso di Mantova (2)

U n altro procuso ali',<Avant i !>} ( 1)

Cappello aI resoconto del discorso d i Alceste D ~lfa Seta: A blorco .tblottalo (2)

Cappello all'ar ti colo d i X XX : Sùtematira oppo1izione olle 1pe1e mi/ilari e coloniali. Occorre p recisare ( 1)

Co mmento alla corrispondenza da R oma : L'on. Colaianni e l a villori a dei .uJrial ùti (1)

Commento a lla co rrisp o ndenza da Roma : Per le elezioni di C arrara I· Ravm na I f La rolf11rt1 delle l ratlalivt per l'inchitsla ( 1)

Co mmento alla corrisponden za da Rimin i : L.a poli z ia spara iulla f olla a Rimini (5)

Co mt si J7/0l.rero i falli. S stato procla,1111/0 lo 1rioptro gem ra!t ( 1)

Sui emi di M an to1•a (2)

Commen to alla corrisp o ndenza da Ro ma : L'all!'J!,giamento dei soeialisti romani ( 1)

Commeato alla co rrispon denza da Rimini : r;:::ehtit;/ :,.;;:u::0g::::;z 1:};r::a1:à

l'ncarcera z iorw di Barni ( 1)

Commento al la co rrispondenza_ da Vene.zia e alla lettera di Maria R ygier : A lforno

:~:t::eall: c~::;;~n~~nza da Roma :

J!)O leg io : L e organiz.z.az.ioni soriatslt del roliegio di ~ltgg io e l'tltz. ionr dtll' on. Sarfatti ( 4)

Capp ello alla let te ra d i E tto re Ciccotti : Vtr Jo la prima ballaglia par/amen/art. Co11trD G ioii/li ( 1)

Commento alla. co rrispondenza da Masu Carrara : U n ttltgrafllflla dei 1otiali1ti di Carr ara (1)

Par /'az.io111 p arlamtnlarr ( 1)

376 N . 312 P 3· " 3 14· 31, , ,, ;i7. 31 8. , 6 3 1 9· '7 310 . 1S » 32.1 . 19 » ju 2 0 OPERA OMNI A Dl BENITO
MUS SOLIN[
:~:,:17,~
i~ì}:d;~::iadaa Rkt:,-'.
i:;,
t~
~:a~:~t!r:{i~~~~ri~tg~nt:::

DOCUMENTARIO

IL NUOVO DIRETTORE DELL' « AVANTI ! » *

Benito Mussolini ha assunto in questi giorni la direzione del1' Avanti l con una franca e fiera dichiarazione di attenersi più rigidamente alle indicazioni date dal voto di Reggio Emilia.

Era tempo.

L' Ar,anti ! dvoluzionario - t olta la bella campagna combattuta con noi contro la guerra - non aveva ancora saputo sciogliersi dai lacci della Confederazione del Lavnro, la quale, mentre per suo co nto inang urava la politica dei <( g iri di valzer» fra i dntri e il P. S. I., esigeva, per esempio, c he l' Avanti l servisse a g li scopi crumi ri dei Taddci parmiç:iani, « fuorusciti >> dal Partito per omaggio all'illustre compagno Agostino Beren ini.

AU' A11anli ! rivoluzionario non abbiamo niente da chiedete per noi ; ma daUa fierezza e dalJa lealtà del suo direttore osiamo sperare quella obbiettività serena, per ciò che si riferisce ai rapporti fra organizzazioni ed ocganizzazioni, di cui il giornale del P. S. I. difettò in molte occas io ni in questi ultimi tempi.

Con ciucsta n ostra fiducia, che è anche omaggìo alla dirittura del carattere e alla indipendenza del nuovo valoroso direttore dcU' Avanti l, gli esprimiamo i n ostri auguri e le. nostre co ngcatulazioni,

• Da L'[,rtffnnhmalr, N. 432, 7 dicembre 19 12, VI.

IL NOSTRO DOVERE •

Scciviamo col superbo spettacolo ancora dinnanzi agli occhi

La bella sala della Usa socialista di Forlimpopoli, ~remita di ::~~fi~.congrcssìsti plaudenti all'opera e alla diritta figura di Benito

. Ora indimcntica.bile di schietto, prorompente entusiasmo I Ora profondamente significativa per questa Romagna rossa che, senza 1attan2e, ma senn debolezze, ha espcesso dalla propria terra ferace, dal senso d ella .6ammante coscienza socialista il nuovo Direttore dcl1" Avanti J

• Da LA Lolla di Cfaur, N . 151, 14 dicembre 19 12, JII.

....... : ~ .

Lo confessiamo ; in fondo al cuore commosso, domenica scorsa, dit:~o

alla g ran v oce del socialismo uno, universale ed eterno, verso cui , con nostalgica brama, andava oramai la gran m2.ssa dei socialisti italiani.

E il congresso doveva essere e fu la festa a Benito Mussolini che per tre anni impavido e tagliente, sicuro e sereno, aveva prodigato se stesso, lasciando un'orma profonda in questa appassionata Romagna .

Ma dor,o l'applauso, il co ngresso sentl., col dolore invincibile del distacco, l'estrema gravità di tutta una situazione. a cui l'uomo, il suo uomo, è venuto improvvisamente a mancare.

Quando un compag-no nostro fece presente, con freddezza, con vigore, i termini precisi della situazione che si eredita dalla fortissima mano di Benito Mussolini, il congresso ebbe una p ausa angosciosa.

Riusciranno i socialisti de1la provincia di Forlì a mantenere le loro rruagnifiche posizioni ?

Quel J~vor~ v ario e complesso, e scritto e orale, di propaganda e d 1 o rganrzzaz1one che s'intrecciava attorno a Mussolini, che gravitò anche, per un anno, attorno a Francesco Ciccotti, potrà continuare, cosi intenso e continuativo, ora che i (!ue carissimi compagni furono dal Partito assu nti a più alte posizioni di battaglia?

Il congresso rispos e per conto suo, con un grido solei, unanime e altissimo, il suo sL Disse,, fra gli applausi, che il nostro magnilico movimento, i nostri oramai saldi organìsmi devono continuare la bella tradizione del socialismo romagnç,lo, spuntato fu. i rovi del sacrificio, cresciuto a tutti i triboli della polem1ca più acerba, affermatosi oramai, adulto e sicuro nell' aspra battaglia d ogni dt~ deve perpeNarsi. . ·

E sia, o compagni. La volontà del congresso sia la vostra ferma ed assoluta volontà ! L'o rgano della vostra FederaU.one provinciùe ha mostrato domenica scorsa, che la sua funzione esiste oramai in tutta la pienezza. Tut ta la provincia era rappresentata. 11 mare e il monte, le città e i villaggi, le veterane borgate che hanno già le case socialiste, e i nuovi timidi nuclei, ancora reclute inesperte, aella molteplice mi~ lizia, erano presenti e concordi, domenica scorsa, a gridare il loro : vogliamo I

Fate, o socialisti di tutta la pcovincia, che quella voce e quella volontà, s'irradino dal congresso, come luce da faro splendente, a rischiara.re, a rinfrancare, a spronare, in ogni angolo della provincia, tutte le J?laghe che dormicchiano nella penombra, le energie di tutti l compagni.

Conviene ormai che il concetto della disciplina e del dovere di tutti e di ciascuno s'imponga. Il Partito, finché era bambino. e spuntava qua e là, oasi d'eccezione, nel g ran deserto dell"indifferenza o

378 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
s 5ic~~; di i~~o::o~~h=n~ti~on 1~:~ii~ocs:~
esat~e:=is!:z: stio~~~u:~gjf~~~~s~lvfts;r;~:~:~i~~~~t\j~=~ ~:liad:t::n:: :;ii:q~iltt~jd!~i a~t~\i:ci~:ii ri:~r~om~~c~:~
bandiera.

dell'ostilità avversaria, poteva vivere slegato, saltuario, a frammenti abbandonati all' iniziativa locale dei singoli g ruppi. Ora. Cesena, ora Podi> quando Rimini, quando Savignano, vedevano sorgere e morire senza lode e senza infamia il g iornaletto, spuntare e tamonb.rc l'intrapresa paesana, ristretta al cerchio angusto delle mura cittadine, venire e passare, quale meteora temporalesca, la propaganda dell'oratore d'occasione.

Og$i non più. Oggi il Partito è adulto, le oasi si sono moltiplicate, s1 sono allargate, si sono toccate, fuse e confuse, affermate e imposte come un solo organismo omogeneo, compatto e poderoso.

Ciò, o compagni, è bello, è confortante, ma impone maggiori

~~~:rì;~inl~!:f:n!~ f:2 ~~~ti~:inaa1~;J~.s~:e~:nj~~~io~~ri~ci:igJi tutti, tutti quanti siamo, niuno escluso, niuno eccettuato, per il più grande e più forte Partito.

Pa:~ ~ 0

~a,~~r~,e~si~~m:c=si~ale;~cÌÌ~\;;ecrit:. a~:~~e s;;cr;;:~d~ e s incera quella voce. E in fondo a quel pensiero era una sofa preoccupazione, una sola ansia.

La preoccupazione di veder certa e sempre più intensa la nostra vita; l'ansia di veder la n ostra t'rovincia sempre più compatta, più concorde, stretta in un solo fascio di pcn:siero e di intenti decisi alla buona, alla santa battaglia, per il Partito .

Compagn.i, il congresso ha fatto il suo dovere, ha chiamato gli u omini e tracciate le vie da seguire.

Afferrate, ciascuno, come bravo e devoto milite, il fardello, piccolo o grave, del vo!-tro dovere per il Partito.

dcll~;~is:: pcr~:a:s~~nnditedil~ b:~~

colo ancora schiavo della poltroneria bor.shese.

le vfeff~:~tdo~e~~r~~!fa1fst~f~~1~~t:Vf'1:t se'::ci~~:~:! i modesti sacrifici, senza sentire i piccoli, inevitabili danni. e vPt~~~ i::: ~~~~~~~cli:tft~n~~·lhiJ~u;3cc,A~~~~~tano o rizzonte, LA R.EDAZIONB

( +) IL BANCHETTO IN ONORE DI MUSSOLINI*

Tcrmiru.to il discorso Giommi, sono le 11 passate. Il congresso delibera di sospendere la seduta, per riprender~ tlle ore 14.

Frattanto nella stessa sala vengono disposte a ferro di cavallo le tavole che dovranno accogliere oltanla co111111tMtJli. Prima delle 13. il nostro compagno Fantini, l'ottimo Giovannino, con un'aria di

• Da Lt, UJ1t11 di CltUs,, N. n1, 14 dicembre 1912, lii.

APPENDICE! DOCUMENTARIO 379
J:U~!~~~

perfetto di rettore da Gra11d botti, avverte che tutto è pronto e che 1 compag ni p artectanti al banchetto sono al completo. Si notano fra

schini di F or limpopoli ; Rig uzzi di Cusercoli ; Facdi di Cesena tico ; Villa di Riccione ; avv Giommi, Marani , BWlchi di Cesena ; Vitali di Pievequinta ; Lorenzetti di Mercato Saraceno ; Amadci di Moridaino. Sono in sostanza rappresentati tutti i socialisti dei Comuni e dei min ori ce ntri della Provincia. Il Diretto re dell'Avanti l Benito Mussolini siede al p osto d'onore.

Il ·1r.enr(, egregiamente servito, è consumato con molto appetito e fra la più completa cordialità A lla fru tt a sono invitati Giommi, Valmaggi ed altri a parlare. Finalmente Giommi s i alza, e di ce:

<e Compagni ! Benito- Mussolini non de$idera che si facciano brindisi. né d iscorsi . Rispelli amo la sua consegna. Noi però, per testimoniare a lui che ci fu duce intemerato per tre anni il nost ro affetto, porgiamogli il u[uto ricono~cente, versando un contributo per l'Avanti!».

Tutti i compagni scattano i n pied i e fra il fragore dei battimani e g li e vviva, improvvisano una dimostrazione a Mussolin i che rimane visibilmente commosso . Si vorrebbe udire la sua parola e i co mpagni si acquetano solo quando hanno assìcuruio ne, che egli non mancherà di parlare durante la rip resa dd congresso.

ventato una lettura straordinariamente ist ruttiva. Finalmente si comprende con chiarezza dove si vuol p o rtare il p roletar iato socialista e qua li v ie riv oluzionarie si voglion o battere I

N ell'A vanti! di mercoledl 8 gennaio Benito Mussolini - riprendend o un motivo già ampiamente sviluppato nel comizio di Milanoscriveva no n d o versi « cons iderare né l onganimità, n é generosità alle

d1:tmb::si~:o~:es:::;Jo;!0 ~m:~aè

politica della s trage )).

A c he miri poi questa v iolenza appare da tutta l'intonazione del}' A vanti!, dall'asserita necessità di ripristinare dietro gli oratori dei comizi, come al tempo della rivoluzione francese, « le picche del popolo che non conosce b izan t inismi », fino alla rievocazione fatta dal Rossi nell' À.JJanti ! delle parole di J effcrson:

<1 Lucia.te pure che il popolo corra di tanto in tanto a.lle armi : l'albero della libertà d ~ essere irrorato da l sangue d ei patriotri e dei tiranni : e la sua pronid• rugiada» .

• Dal1'1bione S,o,i<Ji!f«, N. ,,

2 febbraio 1913, III.

380 OPERA OMNIA DI BENITO MU SSOLINI
b~~~si~fF~~f~·
!~:[tj~';
Tur~~~i~
~im: ;:;;i~:~.~~=
LA PAROLA AL NOSTRO ANTICO MAESTRO* di g:ud~a~:;;;4:u:1;:iv~dt~ss:;ae~~t~:st~fis:e~it~e~~~!otn~~e:1t
L'ORA DELLE RESPONSABILITA'
~~11~:e1la1te 0 ~ie~:0
Jì~ù

Ma, dopo queste volate. che potevano passare per sfoghi solitari di un gruppo di mussoliniani (i quali, sia detto a loco lode, credono fermamente nella violenza e sarebbero disposti a iniziare le barricate anche domani), è venuto il burocratico della rivoluzione a preparare, a organizzare, a regolare.

Costantino La.uarì, segre tario politico spirituale del P. S. I. - il che vuol dire il Pallio ·dell'esercito socialista - pubblica n ell'A vanti ! di luncdl scorso il piano di mobilitazione della futura rivoluzio ne ( + ).

FRA I DIVORATORI DI MILIONI I CARNIVORI •

Ho di proposito lasciato trascorrere alcuni giorni prima d i rik~n~~)~t~a

strata da cifre, spoglia di ogni fron2o lo e quasi perfino d i comment o, avrebbe interessato chi di dovere. Essa invece è passata senza commenti. li direttore dcll ' Avanti! mi scrive: (< È i~teressante, ma passa inosservato, li pubblico è diventato cosl insensibile, si è cosl 1diotizzato, che non si commuove più. Si vede che non si ritiene anco ra abbastanza derubato ! » ( + ).

"" Dalr,franli !, N. '58, 27 febbraio 19l3, XVII.

RIVOLUZIONE O RIFORME

INTERESSANTE CONTRADDITTORIO

MUSSOLINI-PODRECCA •

eno~.:e~~~~C:~~~!J::i :dle:~0e dst~~~~cin~~vanti ad un pubblico

La franchezza e la fede dei due o ratori in conflitto po.rtò la discussione ben in alto, in una atmosfera ben diversa da quella pantanosa dove l'avevano tnscint.ta le sguaiate contumelie de1 vati Mazzo ni Nino e le inconcludenti volate mdodrammatiche dei vari Modigliani e Bcntini. ·

L'enorme folla dei lavoratori senti veramente di avere di fron te a s~ non dei commedianti, ma due uomini devoti ad una fede, sia

• Dall'Azion, Sod•liJta, N 1,, 13 aprile 191}, III.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 381
v:d:re";J:~o~= 1~:!~o!f:rc:!~ md~i0 fa~~.zzi!f~:
:•e:;~ ,<

pur.e r~abilc co n diversi mezzi ; cd ascoltò vibrante di tensione e dì entusias mo.

E il dibattito fu rru.g ni6.co ; ma non possiamo che riassumerlo in poch e righe ( +). (

+ )IL PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO N EL DISCORSO MUSSOLINI

N on è compito nostrO - d ovrebbero farlo i suoi amici, ma se ne g uarderanno bene - riassum ere il vigo roso discorso dd Mussolini,

« Veng o - e gli disse - qui , p erché la presenza dei campioni del riformismo dice che n o n si combatte pìU una lotta di persone, come dap prima appariva, ma una lotta di ten denze tta due correnti di idee ».

G li interessa poco il nome dei cand idati , perché né l'uno né l':altro è r ivolu 2ionario ; m a v uo le c he la lotta a bbia il s uo ve ro car atter e di con fl itto tra la rivoluzione e il riformi smo , c ome bene l' impostò Po drecca.

Parla a lungo contro l' imp resa libica, d imostra ndone i vizi di orìgine e le co nseguenze economiche, ma conclude dicendo convenire col Podrecca che non è pos sibile fue ( lo disse l'on. Calda) deJl'anticolonialismo la piattaforma eletto rale di un Partito socialista.

« Se P o drecca - egli d ice - h a le tto l"articolo dell' Avanti I ved rà che noi come suggello del prog ramma p o niamo la socializzazione della proprietà. Quindi, n on radicalismo rosso, ma socialismo, perché an che per noi la questione lib ica passa in seconda linea di fronte ai p ostulati supremi del socialismo »

Per q uanto rig uarda le es~lusio ni non se ne pente.

« Si so no esplusi quattro rifo r m isti, non pote ndosi espellere quanti s i sare bbe v oluto)). (Ilarità. Voci : « Restavat, s,nz.a 10/dati"/ »).

Non si preo cc upa se n o n avrà dietro di sé le folle ri voluzio narie. Farà il suo dovere sino alrult im o e seg uirà il su o p rogramma. Pegg io per quelli che gli stanno accanto senza dividerne le idee

In quanto a color o che hanno sco nfessato lo scio;,ero generale non è co lpa sua se sono nel Pa rtito per comp iere tah opere . Se la vedranno co n la lo ro coscie02a . « Non b isogn a_ toglie re al popolo l a nozione di violenza ; anzi bisog na esercitarvelo, non essendo p ossibile la sostituzio ne molecolare degli zibordfani ».

Sostiene Massarenti perché ha la tessera ; e, poiché qualcuno osserva : « Anche voi di ForU usciste dal Partito quando dominavano i riformisti », risponde che altro è uscire quando si è contrari a Bis· solati, altro è uscire quando si è contrari.... a Lazzari e Mussolini.

La cosa non persuade m o lto ; onde l 'oratore riprende un magnifico volo riaffermando integr o il prog ramma rivoluzionario, che non ha nulla a che vedere col riformismo ufficiale o extra-ufficiale.

E chi.ude co n un neo-spiritualistico inno bcrgsoniano rùla volanti degli u o mini che trasforma le cose.

Un vivo applauso di stima saluta l' oratore che ha parlato eloqu ente m ente ( +).

382 OPERA OMNIA
DI BENITO MU S SOLINI

LE LEZIONI DI B. MUSSOLINI*

Luncdl 14 corrente alle ore 2.1 precise, nel locale del Circolo Romagnolo Andrea Co.ria in via della Maddalena (angolo corso Romana, id. corso S. Celso) N. 17, riprenderanno le lezioni della Scuola di coltura socialista.

Inizierà le sue lezioni il compagno prof. Benito Mussolini, al quale, come ricorderanno i compagni, è affidato il 3° corso che rir:~~tic1i':

litari - Socialismo utopistico : epoca e caratteri generali Owcn, Fourier, Saint Simon - Comunismo critico; il Manifesto dei Comuni-

revisionismo.

"' DaJJ'AvanJi!, N. 101, 12 aprile 1913, XVII.

SCUOLA DI COLTURA SOCIALISTA

LA PRIMA LEZIONE DI MUSSOLINI *

Ieri sera, dinanzi a un foltissimo uditorio composto in maggioran2a. d'inserirti alla scuola di coltura socialista, B. Mussolini ha tenuto la prima delle sue lezioni. Egli ha fatto la s toria del socialismo utopistico : il comunismo . repubblicano e idealistico cli Platone, la U topia di Tommaso Moro, la Città dd Sol e di Campanella. Ha esaminato questi tentativi dottrinali dal l'unto di vista storico e critico, con frequenti raffronti cogli ulteriori e contemeoranei svolgimenti della dottrina socialista. Entro la settimana - il .giorno verri. indicato sul giornale - seconda lezione : Le correnti sotialisliche dura11/t la Ri110/uz..i one Jra,mse e la co.rpìrazìone degli Eguali.

• Dal1' Av.o,1il, N. 104, 15 aprile 1913, XVII.

APPENDICE: DOCUMENTARIO SCUOLA DI COLTURA SOCIALISTA
383
1°:r~nf/ &tnitt;~l:;f~~:0 f:a~~~s~e~~eu~:11~~:r~a;: g'i?r:;~!~
!~:ìi~tidt J~asr:fkC13i}ro~d~~nd~ ~aZ;~u0ne-_~t~r~:f1J~i

SCUOLA DI CO LTURA SOCIA LISTA

SECONDA LEZIONE*

Il compagno Mussolini terrà · domani sera, mercoled ì, la seconda lezione. li Comìtato ha scelto un locale più ampio di quello del Circolo Socialista Romagnolo e la lezione si ter rà nella sala II della D.mera del Lavoro. Argome nto : Correnti sfJcialistiche dHrante la Rivoluzione J rmune - Baboeuf e la co1pirazfone degli Eguali. Gli inscritti alla scuola non d evono mancare.

• D all'A11a111;f, N. 124, 6 maggio 1913, XVII

. SCUOLA DI COLTURA SOCIALISTA*

Nella sala seconda d ella Came ra del Lavoro gentilmente c oncessa, B Mussohni ha tenuto ieri sera la seconda lezione del suo corso davanti a tutti gli inscritti e a qualc he s impatizzante, Il Mussolini h a

dati storici. Il Mussolini analiz2ò 1c trasformazioni provocate nell'economia agricola della Francia dalle leggi della Convenzione che ordin avano fa restituzione ai Comuni cfcllc terre sottratte alle popolazioni sin dal 1669, che esprop riav ano i beni dei monarchici e dei ~:randi prelati fuggiti oltre Reno, che abolivan o i diritti fcurlali scn:za inden nità. 11 Mussolini mise in chiaro l'i ntimo dissidio che travagliò sino al 5 1 maggio 1795 la Convenzio ne N azionale divisa in g irondini e montagnardi : i primi rappresenta.ti dal Brissot, gli ultimi da Marat: i·primi ri voluzion ari in polttica, ma reazionari in economia, gli ultimi rivo luzion a ri e sovvertitori anche nell'economia. Il Mu ssolini esaminò da vicino talune corrent i socialistiche sbocciate durante la Rivoluzione francese e impersonate in Condorcet, Mably, e Sieyès e altri. Concluse affermand o che la controrivoluzione nulla poté contro il fatto compiuto nella economia agricola. · ·

La mancanza di contenuto sociale n dla Grande Rivoluzione · ci spiega l'av_vcnto ~i Baboeuf. Il Mussolin_i fa .la biog~afia dL:1 Babocuf. Alla prossima lez1one tratterà della Co1p1raz1ont deg/J EQitZlt **;

• Dall' A v.v.11i!, N. 126, 8 maggio 1913, XVII, u Non ci risulta che Mussolini abbia tenuto successi~ lezioni

384 OPERA OMNIA DI BENITO .MUSSOLINI
5r~~e:!a:~a;°iei:r~rit::~r~~:sr~ :;r; 1:s;:?n~~m/a~s~~~t~Ji~i ~~;i:~e~~~~jel;
tratt1,:a~~cli~{~t~~bi1~~.qb~~;he~i~.late

PadrC Benito impagabile. Pretende dì poter affogare g li altri nel mare universale della piet_à e non s'accorge che il senso di pi età ch'ci suscita è appena superato dal senso di stomachevole schifo che si prova leggendolo .

Ma a -chi parla di palo e di tagliola cotesto tolleratissimo direttore di un giornale rivoluz1 onario, di cui non può di:feorre che perJuanto

tri;s~etfl~io~n1;r;:cidfri~e,Ciln;j:a:i~~f

il suo insuperabile ridicolo - il rivoluzionarismo che egli rapp resenta, anac ron istico e perditempo, dc:!icente di cervello ed esuberante d i fegat o?

Noi ci ri6utiamo di discutere p iù oltre con un pretaccio ignorante e testardo come Padre Benito. La sua arte di g iocoliere di b ussolotti è t anto sfrontata. quanto volgarissima mente stupida. È la sfrontatezza e Ja stupidità p o rtate all'iperbole. La fra nchezza e la fierezza di quest'uomo valgono la sua onestà di g iornalista. Lecca il culo a Turati ~;o{:rdid~~:~ sf~r:a~~s:i

na.ri smo demagogico .

Combatte i « gaudenti » del movimento operaio ; ma non ha scritto

La sua dig nità. politica è tutta qui e la completa il

questo dire ttore di un quo t idiano deve andare in cer<::l d i altri giornali, per esprimere quello che pensa sugli uomini del suo Panito. Nell'Avanti ! gli è solo permesso condurre contro di noi la f,iù perfida cd iniqua campagna che abbia m~ saputo mettere assieme a mala fede di u omo. Sono costoro i « fieri » e gli « eroi » che ci si mettono contro e che si impancano a maestri di dignità e di coraggio. C'è davvero da scomp1sciarsi dalle risa ad udire le prediche di questi domenicani a mpae noli. .

De1 quali, da qui in avanti, ci serviremo solo come argomento di buon umore E l' unic.a nostra vendetta sarà - quando saremo stanchi di divertirci - di inginocchiarceli dinanzi e di pisciar loro in bocca.

Ad uno alla volta.

• Da L'l#ln1tt1Zi oN ,zJ~. sup,plemento al N. 10'.), numero sin.ordinario dd 1• maggio 19 1~, m.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 385
[PADRE BENITO]*
è e~/;:~c~ ina;~~
j;~idoan:f: i~fa~tiì"io~t:e~t~à 1deGiv~u~i!~
~it;;~~o~0 ~e
mb~o
d~f:i::to;~ie:~~f:r~iv~1~!~~a~!a.mese,
0
0
perché
fattoche

I NOSTRI « CASI PERSONALI»

PUNTO E BASTA •

All'accusa stupida lanciatami dal signor Benito Mussolini, .io bo risposto opponendo fatti, nomi e circostanze precise, ch'egli n o n ha saputo impugnare e che avrebbero dov uto bastare ad ogni galantuomo per riconoscere il proprio torto. Ma si vede che l'illustre professore soçialblanquista ignora ogni probità quando è in giuoco il suo amor

cur ando che mi sono arreso a discrezione.

Vale la pena di discutere co n un simile camp ione della malafede più cretina ? N o n c'è peggior so rdo di chi non vuol sentire : e Benito Mussolini appartiene a questa razza di sonii Lo lascio dunque nella dolce illusione della vitto d a vantata e continuo per conto mio a ridere, così come comporta la m ia natura di facilone scettico e gaudente.

A proposho, professore : voi sbagliate quando dite che « il riso è l'unica arte in cui possono eccel lere t buffoni». I buffoni non hanno l'arte cli ridere. Hanno quella di far ridere. Come voi, professore, con le vostre prose da eroe e da Minosse.

Tanti saluti alla rivoluzione che lustra le scarpe confederali, professore I. ...

• D a L'lntern11zio,tale, N . 106, 3 magg io 1913, III.

PAROLE, PATTI E COMMENTI( +)

PESCE D' APRILE IN RITARDO •

Lo ha pescato Benito il Sanguinario nel n. z.3 Avanti! u. s., riP.Ortando y: al yosto d'onore il fiero discorso pronunciato a Trapani , il 1° maggio [da] Francesco Sceusa, il decano dei socialisti trapa.ncsi e uno dei più vecchi e provati compagni della. Sicilia », il discorso del 9.uale avveno all'agitazione filonas1ana è « arudtutto un atto di nobilissimo coraggiò >>,

Ora Benito il Sanguinario non sa una cosa.: che Francesco Sceusa è un iscritto al Partito dei « destri»; onde la gaffe commessa è irreparabile, a meno ch'egli non voglia ricorrere ad una. rettifica a un dipresso cosi combinata.:

« Quanto si leggeva nel n. z.3 del nostro giomllle, non costituiva

• DaJl'Aziont Socialiita, N 22, 1 giugno 19B, Ili

386 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
~~~p~:pi~:~?n~!:1t~~do rjrae;~;~t;::au~eIT;a:~~;li~1~aer!:!:
ALCESTE DE AMBR.tS

che un complesso di svarioni tipog rafici; che va invee.e ricostruito cosl: « Non vale neanche la pena di dire una parola della inconcludente chiaccherata che un certo Francesco Sceus:a, vant:ando ridicoli d iritti di anzianità nel movimento sociali sta siculo, ha p ronunziato il giorno del 1° maggio in favore dell'ex-ministro Nasi ; u n atto d'ignobile vigliaccheriii che solo da un dutro quale è lo Sceusa potevamo attenderci. Puah J Spiff.... Zszuss.... Sputzss I '' ».

LA PROTESTA CONTRO LA REAZIONE

IL. COMIZIO DI IERI A PORTA VITTORIA*

lL vastissimo cortile delle scuole di via Morosin i è gremito. Una gran folla è accorsa al comizio di protesta contto la reazione e per la libertà di riunio ne e di pro paganda, indetto dai Partiti politici d'avanguardia.

Presiede Aurelio llilassi, che alle ore x5 dichiara aperto il comizio.

Ringrazia gli innumerevoli intervenuti per la solidarietà sinc.era e vibtànte data, con la loro presema, a questa protesta contro la violazione della libertà di riunione e di sciopero commessa dalle autoritàJolitiche· di Milano. Dà quindi lettura delle adesioni pervenute comitato promotore. Benito Mussolini per precedenti im-

aggravi militari, Manda, in una lettera, la più ampia, aperta, incondi2ion2ta a~esionc e grida il basta alla politica liberticida del Governo . La lettura ddl'ades1one di Benito Mussolini è acdam2t2 d2 grida di: « Viva l'A11anti ! » e da acclamaz:ioni vivissime. Il Galassi legge ancora. molti t elegrammi e lettere di adesioni, tra le quali una della locale sezioae del Libero Pensiero, ed una della se:zione socialista di T revi glio ( +).

• Dall'AvanJi!, N. tH, 2 giugno 1913, XVII.

ALTRI « TIRAPIEDI DI ALLARA » ? *

È stata sempre arma polemica. dei cultori del mito vfoleo.za. quella di dar sulla bocca agli avversari coi tremendi epiteti di poliziotti, procura.tori del re ecc., ogni volta che i loro propositi chiaramente

"'

APPENDJCE : DOCUMENTAR.IO 387
W!P
tf~~:~1!d~r:~~d~=i~r ;:~~st:r~~~~o~~vgeu:~~~~J~ai rii~:
:.16,
Dall' AUon, Sodajhla, N. 27; 6 luglio 1!>13, III
-V.

manifestati vengono passati al vaglio della critica. Ed anche ultimamente Mussolini non ha potuto rifuggire dal rancido espediente p olemico . Ma n o i v ogliamo mettere sotto i suoi occhi - che lo hanno

sliz.ia riproduce facendolo suo sotto il titolo dì: Contro le barrirate di MNuolini:

.i Mussolini e Zocchi: in tutti e due è la metodica preoccupazione di inasprire i conflitti (economici e politici); n ell' uno e nell'altro ! la costante provocazione d el conBitto onde arrivare all'esasperazione sempre più acuta fra borg~sia e prole1ariato.

41. Così, teoricamente, avviene che r A.vanii ! uasforma, come i sindacalisti, la lotta di classe in una rappresa.glia, i n una battaglia di classe contro classe; puticamente, ne deri verà la conseguenza che aache l'Avanti! - come li lnternazùmale dì Parma - sarà a nozze tutte le volte che uno sciopero o tilla serrata delizierà questa o quella categoria di lavora tori.

« Orbene, da questo ddonismo musso liniano, n oi sentiamo di essere egudmente distanti come lo siamo dal ciclonismo di Pulvio Zocchi e compagni.

« N o i che scriviamo, non avendo mai fatt o professione di r ivo luzionarii, non ci arbitreremo certo ad affermare che - ~r fortuna del Partito - l'a1ione sindacalista <li. Benito Mussolini non può corrispondere al pensiero neanche dell'ala rivoluzionaria

U na cosa resti, per altro, ben chiara : che, per noi, l'azione socialista oon ha nulla a che vedere coi propositi di Benito MU5So lioi.

« Questo uomo, nella sua meravigliosa s incerità di semplicista,. è un egocentrist a Egli votato alla rivoluzione e la vuole ».

L' A vanti I si guarda bene dal r ip rodurre, ed è natutllle ; . poiché d o vrebbe allungare l'elenco dei tirapiedi di Al/ara, che aumenta gio rno per g iorno.

PUNTI SUGLI « I » •

Benito Mussolini si è scandalizzato per la fischiata effet tuata nei confronti d i Rinaldo Rigola. E piange e scalpita e impreca strepitosamente ;· dicendo molte inesattcz:ze e moltissime coglionerie, Egli « documenta )> la mia doppiezza, riportando come io in una delle riunioni preparatorie dello st?opero genera.le - ponendo co me condizione l'esclusione del Rigola da[ numero degli oratori - dichiaravo che non Io facevo in odio al Rigola, ma per evitare interruzioni e tumulti da parte della folla all'indirizzo della Confederazione generale del Javoro. .

Eh, sicuro; ho detto e mantengo, integralmente,. Con questa differenza : che mentre nella suddetta riunione preparatoria i riformist i

• Da L'A vr111g1umli11, N ,, 12 luglio 191¼, I.

388 OPERA OMNIA Dl BENITO MUSSOLINI
~!:n v;~~;e~o ~c~ra~~le c?r;~tii~lladi~:;rfd~6ru~lo!).~:e 0 ·1afol~"~

compresero ed·eliminarono Ri$"ola, domenica non si è sentito questo dovere di opportunità. Noi scrivemmo allora che Rigola. non avrebbe più parlato in nessun comizio pubblico. Era prevedibile, per ch i ci conosce - Benito compreso - che avremmo mantenuto 1a promessa fatta. Vinf.a.cni:a non è cancellata ancora.

Io non ero domenica al comizio, perché impegnato in precedenza altrove. Ma se ci fossi stato av rei fischiato anch'io ; e se Rigola .Par~ lerà ancora a Milano, in altri comizi pubblici, ci sarò : e 6sch1erò. E non fischierò lui. Rigola, come persona, che rispetto perché v ecchio e infermo, come l'organismo di cui è segretario ; ma fischierò il segretario della Confederazione del Lavoro che ha concesso la famosa intervista al Corriere dtlla Sera.

Mussolini scrive : « Ma quando si cerca e si v uole erigere a sistema un episodio, quando si cerca e si vuole - più ferocemente e freddamente di quanto non facciano l eggi e tribunali borghesidecretare p er un errore o sia anche per una colpa la morte civile di un u omo e impedirgli p er sempre l'espressione del suo pensiero, allora noi, per ragioni di principio e di sentimento - sl, anche cli sentimento - corifortiamo della nostra p iena solidarietà il violentato, co ntro i violentatori ».

Toh, toh, come tenero Mussolini I Se questa sua affermazione è generica e vuol sanzionare un principio, perché non la fa anche

*:~~:~p~~.do~n~~~fr~J~r~l

che i socialisti d'ltaPercbé Rigola, come Ferri, ha commesso l'errore o colpa come chiamar si voglia ; ma non si è pentito : anzi I

Con sottile a.r\ìficio polerruco, Mussolini tenta mettere in luce fosca i tramvieri del Sindacato perché nella rimesn di Pietro Custodi durante l'ultimo sciopero una forte maggioranza si presentò in servizio. Che miseria di argomenti ! Quella poté essere, caso mai, u na reazione

~~J~:sf~r~:~fe~:sJ:~b~i~f:!~

jfe PaJ~!~fm:~~~ee~~= che perché tutti noi, fidando un po' troppo, non facemmo ness una vigilarua nella rimessa della quale credevamo eotcr essere sicuri. Sta di fatto anche, però, che non appena costoro s i accorsero che le altre rimesse avevano scioperato, abbandonarono pur essi il lavoro E poi, nonp~f3~ifti0 b.~0 d~:ra~:ttian~~'i::n:::··d·ogni altro, malgrado sapessi che essi non avevano quasi più dirigen2:a, scompaginata dall'arresto di Corridoni. Il quale, fra pochi giorni speriamo di averlo ancora tta noi in libertà provvisoria, risponderà per loro e risp onderà anche per sé, a qualche supermascalzonismo èhe vorrebbe diminuire la sua personalità, tentancfo far credere ch'egli abbia rinfoderate le proprie idee dinnanzi al tribunale J>E:r paur.i della concbnna. Piccole vigli-accberic che domani, Corridoni fuori, non si avrà certo più il coraggio di dire.

Mussolinj si rivolge alla legittima rappresaglia e vendetta degli operai riformisti. Benone : lasciamolo 11, cli.e è in buona compagrua.

Soltanto, leggo nel responso dell' Avanh' I, che Mussolini ha detto di essere disposto a farsi rispettare con « qualunque mezzo>>. Nessuno, fino ad or.i, aveva mancato di P,spctto a Mussolini. Che cosa

APPENDICE: DOCUMENTARIO 389
ila
i!!{tYi{:rri
a~!d~~j

vuol d ire la sua frase? È un'affermai.ione di coraggio personale del direttore dell'Avanti I? Benone ; in questo caso tante congratulazio ni.

Tanto più che la cosa ci riesce nuova, specialmente aopo quella famosa letterina di un tal Ferdinando Salmi, pubblicata nell'Avar.t,Nardia d i parecchie settimane fa e della quale non si è veduta ancora la logica e conseguente risposta....

P. s. - Quel che mi riguarda lo metto in un semplice p()s/-1cript11m, che è più c~e ~ufftcente.

Mussolini d1ce che mi venne p[Ote tta la ritirata, al comizio dove mi rifischiarono, alla Casa del Popolo. Mussolini, dicendo così, è u n meraviglioso mascalzoncello. Egli sa che nessuno mi ha protetto e che io non ho fatto alcuna ritirata. Egli sa anche chC se fui fischiato lo f~i un..icamente perché - con una onestà e una cortette2za che Beruto no n ha mai avute - ho Yoluto io stesso presentare quell'ordine

quello : che Mussolini mi rimprnverasse un eccesso di onestà e di correttezza Mah ! Così va il mondo, ri voluzionarìamente....

GESUITA!

ALLO SCRIBA DELL'« AVANTI ! » *

Parliamo di colui che ha scritto il commento dcli' Avanti I di Mercoledl e cli Giovedi mattina, di colui cioè che altera i fatti e mente sapendo cli mentire, dì colui cio~ che deve essere uscito dai lombi acfulteri di una gran troia e di un S2cerdote di S. Ignazio di Lojola.

Questo ementissimo mascalzone piagnucolava mercoledl pcrch~ lo sciopero è 6nito « mentre giun_geva cfa Spezia l'eco di una revo lverata omicida». E non è ve:ro . (.luando venne v otata la ces sazione dello sciopero genenùe, nessuna notizia era g iunta a l\lilano del1a re~ volventa. di Spezia. Dopo la quale, del resto, in barba a tutti i voti solenni presi in precedenza, la co nfederazione del crumiraggio ha passata per competenza la pratica alla D irezione del Partito s0Cahsta, che l'ha allegramente «archiviata ».

Ma lasciamo andare su questo punto e vediamo invece la mascalzonata dello scriba dell' Àlianfi I là dove altera i fatti collo scopo evidente d i imbrogliare il prossimo per creare un alibi morale all'Avanti ! e al P. S. e trova.re una ragione po)emica contro di noi pet cieco e anche idi.et.a. spfrito di parte.

Rileviamo i::l.i scorcio che l' Avtu1Ji ! difende anche stavolta J'ultima infamia ddla Co nfederaziome del Lavoro, dicendo che è assurdo a ttti-

• Da L'A 11rmg11ardia, N . 10, 16 agooto 19 13, I.

390 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI
d:1at~~~0d~Ìa mco~0:r: }~~0 ; ::~:i ad~i lr~f~:~/a~~!'ci=~~~=
P, Z,

buire ad essa l'insuccesso dello sci opero nazion:ale. senza voler comprendere che se non veniva fuori il proclama confcderaJe lo sciopero stesso avrebbe avuto una m olto più luga diffusion e e intensità, con un es ito - di n aturale conseguenza - molto più positivo. Cosl pure è una porchcriola polemica il parlare dei ferrovieri, quando è notorio che, dopo le dimissioni dei n ostri compagni dal Comitato Cent rale del Sindacato, sono rimasti in carica proprio coloro che ·ci sono avversari e che noi abbiamo posto in istato d'accusa per il prossimo congresso nazio nale. Anche qui perciò, evidente malafede nello scrivente dell'Avanti!

Ma ciò che vogliamo dimostrare è l'altra malafede, quella con cui il bastardo scriba vuol far passare noi per mùtifiçafori, noi che abbiamo gridat e sempre alte e forti le nostre ragioni, senza timore di nulb. e d i nessuno, senza preoccupazioni p o litiche ed elettoralistiche di qualunque genere.

Egli afferma, con una faccia tosta im.Pareggiabile, che noi abbiamo cessato lo sciop ero generale d icendo Jalsamenle c he si a veva g ià la notizia ufficiale delle trat tative tra industriali e opera.i pcl giorno seguente. Qui è la vig liac·cheria partig iana del nostro bastardo, il q u:ale men tiva sapendo d i mentite ; il 9uale, se avesse avuto j/ualche dubbio, avrebbe ben potuto domanda ra in merito tutte quel e informazioni che p otevano servirgli per giudicare obiettivamente e sere namente sulla situazione creata.si. Ma no ; che lumi d ' Egitto, richiesti alla classe operaia: bastano le notizie, tendenziose e interessate, d el C orriere dtlla Sera, non discusse né vagliate, per creare l'atto d'accusa stupido e vile nel t empo stesso l

Quel mascalzone che ha scritto sull' A vanli ! le sprcçevolissime eiaculazioni stercorarie, che hanno prodotto un senso d1 schifo in ogni galant u omo che conosca i fatti e li giudichi spassionatamentt:, poteva dunque, prima di scrivere, venire a chiedere dClle informazioru Egli è che .1apeva, e che voleva consapevolmente alterare la verità d et fatti pf::r i suoi fini interessati e nei quali oggi n on si riesce a veder più mo lto chiaro

La mattina di Martedl u il Chiesa telefonava all'Unione Sinda~ cale avvertendo che c'erano delle pro babilità di inizio delle trattative.

Alle o re 1 ;,;o circa, due operai, Milani e Zuccotti, si recavano in rappresentanza dd Comitato alla Camera di Commercio e avevano un a bboccamento con i con siglieri Piazza e Semenza e con jl Comm. Alzon a delle ·officine già Miani e Silvestri. Alle 14,;o circa H Chiesa inviava all'Unione Sindacale la seguente lettera :

Milano, 12 ago110· 19113

Uro Zocchi,

Rimane inteso col comm. Abona il ritrovo per domattina alla Camera di Commercio fra la Commissione industriale e la Commissione- operaia, assistiti d alla npptcsenlanza dell' Unione Sindacale come l'altra volta, per riprendere Je trattative al punto in cui furo no interrotte dalla proclamazione dello sciope,o.

Con6di amo che dal nuovo contatto scatutisca l a soluzione auspicata.

Cordialmtnte vostro

EuoHNIO CH1.es1,.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 39 1

Verso le 15 tornarono i due: operai dalla Camera di Commercio

zona ha confermato ujfidalmt ntt che l'indomani si sarebbero ini%iatc le trattative a dunando le due commissioni e che si riservava solo di telefonare verso le I 8 l'ora della rùmione

Con questa 11.ffù:iale partecipazione, i Comitati riuniti crederono opportuno portare al comizio la --cessazione dello sciopero generale per una doppia ragione : 1. r,rché era tacitamente inteso che si sarebbe trovato l'accordo sul a base della perequazione de1le paghe milanesi a quelle del Diatto di Torino, cadendo di conseguenza la pregiudiziale degli industriali sull'aumento collettivo, in quanto questa perequazione si sa già che porterà l'aumento col/eJfjvo; z, perché la notifica rifjìdale della ripresa delle trattative era venuta prima ,bt si parlaue Mtanrh~ lontanamente di ceuan lo 1doie,-o $,Met"ale, ciò che rap-

0 ~e~~ :e 3 'J~1:i~~~~t:ec~a~!n~e~n~c1e1~f:::o~ non dall'Alzon:l., ma da un tal.e di cui non ricordo il nome da lui incarkato, che c'era stato un equivoco in merito alla notiiia data.. Però - lo sappia quel mascalzonissimo articolista - la telefonata fu fatta

era già finito

Questa la verità, ,te ha avuto e non può avere smentita, pura e semplice, e che avrebbe potuto conoscere anche questo professore epilettoide sbande:rolante tra il rivoluzionarismo catastrofico e il crumiraggio confederalistico, se s i fosse degnato interrogare n o i o sem-

s;i~i:~!0

del Chiesa. Resta quindi stabilito in modo inconfutabile che H ragionamento dello scriba del}' Avanti! poggia su d i un dato di fatto completamente falso, volutamente falso. Ma ammettiamo e concediamo, in linea di ipotesi, che effettivamente tanto il Chiesa che l'Ahona e H P iazza e il Semenza e gli operai Zuccotti e Milan i fossero stati tutti un branco di cretini. Tn ogni caso, dove pesca.re la mia responsabili tà per la << mistificazione senza precedenti»?

Ah, egregio professore : qui non si pare - oh, n o I - la nobilitadc d el forte sangue e generoso della Romagna ribelle. Qui è la penna del Jettilc, la penna intinta nel fiele e ammaestrata alla calunnia intelligente. Qui è: la vipera che striscia, col dente avvelenato, cercando affannosamente il tallone dove mordere.

E tuttO ciò in nome del socialismo tivoluzionafiò I Ahimè: povero beJ socialismo della nostra adolesceru:a, cui demmo tutti i nostri palpiti più belli I Ahimè: : povera rivoluzione, povera grande Iddia cui consacrammo e consacriamo tutti l'opera nostra~ tutti noi stessi I

A domani il resto, nevvero, o recipiente umano imbottito di boria e di prosopopea stercoraria e fodento di catastroficismo ? Si, a domani, scrivi, scrivi, vuota il sacco del fiele.

E voi tutti, lavoratori di Milano e di altrove, scopritevi e tac.etc: la rivoluzione socialist a che passa.

Ah, maramaldi I PULV!O

MilanfJ, r4 ago,1/0 IjlJ.

392 OPERA OMNIA Dl 8~NJTO MUSSOLINI
~s!~J:~rd~~·t:s~~-n~dc1d~o~:;~atee~:~a,!d!Y1~V.lf
~cml~~
&~is:;~a:i~r~~
: t~:nrzr:~~ai::~~e alt t~~a!f·!f1~ 1~:~d~a!~
S
~omizio
;~:::at)::.~;
J0
d~/~1;~~: d~1~'fe:e~ :;~;z
ZOCCHI

DOCUMENTANDO

LA MISTIFICAZIONE RIVOLUZIONARIA•

Dopo le bugie spudorate dell'Avanti I che ha falsato completamente la verità delle cose solo per appagare la propria fobia ·antisindaca.lista, sarà. opp ortuno st1.bilire ancora una volta come si sono svolti gli avvenimenti durante l'ultimo sciopero, a che .Possano esserne edotti e · giudicare in modo preciso tutti i compagru che sono assidui de L'lnlernaz.ionale e non lu.ru10 potuto prendere visione di quanto abbiamo già luminosamente dimostrato sulle pagine dell' .Auang11ardia ( +).

Nel numero scorso dell' AvtJ1tg@rdùi abbiamo dimostrato tutta la mala fede con la C(Uale l'Avanti I tentò di far credere che avessimo mistificalo g li operai quando nel comizio di chiusura dello Sciopero Generale sostenemmo che gli industriali, avendo 11.f!ùitJlmtnle dichiarato di trattare per l'indomani mattina con la Commissione operaia, avevano rinunciato alla p1egiudi2iale di voler prima veder finito lo sciopero.

L' AvtJnti ! non ba risposto.

È, dunque, convinto di mendacio.

• Da' L'A11dng114rdid, N . 11, 23 agosto 191:i, I.

'PER FARLA FINITA•

Alcuni stessi amici nostri si son lasciati vincere dalla suggestione artatamente creata per l'occasione e pur essi hanno fatto eco ai ri mproveri per l'acre risposta da me data all'articolista dcli' A vanti!, che, falsando i fatti, mi aveva dato del mistificatore.

Ebbene, facciamola finita. e parliamoci chiaro. lo non comprendo e non ammetto nessun rimprovero. Ero e resto deJ medesimo parere e non ho nulJa da aggiungere né da togliete a quel che ho scntto.

Io ammetto la polemica e ammetto eh'essa possa essere serena. o acre, a seconda delle circostanze nelle quili essa si svolg,e e del temperamento di chi la fa. Ammetto anche pienamente il diritto nel giornalista di commentare come ritiene più o:eportuno il fatto sociale che si svolto o che si svolge sotto i suo1 occhi o lungi eh lui. Come pure ammetto - la vita è fatta cosl - che la polemica possa e debba essere itnprontata.. a spirito di parte a secondi delle convin~ zioni politiche di colui che la fa.

* Da L' Avang11ardia, N. 14, 13 settembre 1913, I.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 393

Quel che n on comprendo e n on ammetto si che per spirito d i parte il poleminante giunga a d alterare e a falsare la verità. Allora per me il giornalista scompare : resta il sicario della penn~. E per mc quell'individuo non è più degno di essere trattato civilmente. Né più, né meno.

Mi si diceva e mi si dice che l'autore dell'articolo sia Benito Mussolini. lo non lo so e no n mi curo di saperlo. Posso presumerlo, caso mai, ma non posso esserne sicuro. L ' articolo diffamatorio e falso non era firmato. Se l'autore l 'avesse firmato gli avrei dati due schiaffi. Io li firmo, gli articoli di quel genere. Non potendo dargli due schiaffi. gli ho risposto in modo da p orlo in condizione di venire a darli a me : e non è venuto.

Ma, si dice, la madre è una cosa delicata. Eh~ lo so che è delicata ; ma sono delicate anche la dignità personale e l'onestà dei figli.

Io non co nosco la mamma di Mussolini co me non conosco le mamme degli altri redattori dell'Avanti I La prima mi è indifferente e mj sono indifferenti le seconde. La mia frase va presa cosi com'è, nel suo significato, come rivalsa verso l"articolista. Del resto la mia risposta era molto chiara ed esplicita in questo senso.

Concludendo : per evitare quel che è avvenuto sarebbe bastata un po' di onestà da parte dell'artico lista dell'Avanti! Imp arerà per un'altra volta. lo non ho nulla da rimproverarmi.

E piantiamola 11.

PULVIO ZOCCHI

A CIASOJNO IL SUO •

La contro-querela di Claudietto Treves è il co mpenso che l'Iddi o benevolente concede al direttore del Carlino e a mc per sollevarci dalla fatica cli queste giornate eletto rali Siamo dunque alla commedia allegra, che strapiomba nella farsa scostumat a con l'apparizione di Elia, il profeta milionario socialista ; dì Elia Musatti, il ,quale s'è finalmente deciso a que relarsi contro Mario Girardon e il Carlino . E com e se tutto ciò non bastasse, un « uom dal fiero aspetto })1 Benito Mussolini, di professione pirotecnico e direttore dell'Avant i I , dichian di aspettare l'udienza per mostrare in me la più ignobile e sfronta.ta reincarnaziò ne di Rabagas. B11m ! Io, fovece, non aspetterò l'udienza per dichiarargli fin da oggi il mio compatimento o il llllo disprc~o. A .scelta.

T, M, **

• D a La Pt11ria . li Rmo d el C«rlù,o, giornale dj Bologoa, N. 288, 15 ottobre 1913, XXIX.

•• Tornaso Monicelli.

394 OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

IL DIRETTORE DELL'« AVANTI ! » *

Benito Mussolini, candidato del partito socialista ufficiale a F orll contro l'on. Giuseppe Gaudenzi, non andrà alla Ca.mera. D i questa semplice verità egli deve essere più che persuaso. Non è un antiearlameotarista, ma un uomo di carattere, uno sdegnoso la cui aruma esu~e

a=iJ~lo~~~a1:~tiecadid'i:;:,sf~0:i~~tamento dottrinario, possiamo equa.mente giudicare della sua. persona, sia.mo indotti 2. credere ch'egli 2bbia dato il proprio nome allia lott.2· d i For\1 in qua.nto in essa lotta non possibile, al disopra dell'affermazione intransigente di partito, alcuna conquista. È ancora molto giovane : non ha supera.te 1 trent'anni. Come uomo, il quale abbia percorso tutti i sentieri della politica, è un po' stanco, un po' malinconico, disposto più ad ascoltare: la voce del dovere che quella dei deside ri, egli non coltiva ambizioni perso nali. Certo il clima -parlamentare non potrebbe conferire al suo spirito severo.

È nato con le abitudini morali già formate ; a diciotto anni era, come oggi, un tipico esernpjo d'intransigenza Sf1Ìtituale. Allora gli a.miei che non Jo capivano lo chiamavano anarchico ; qualche cosa di !~~s~e

esponente della te ndenza rivo luzionaria in seno al partito soO'alista. È un errore. Benito Mussolini è lo spirito di tutte le n ostalgie rìvolu2ioru.rie. In altri tempi sarebbe stato, forse, oltre che un o riginale, un

0 ~tuur~ ~ 0 ~zj~~a0

essenzialmente artistica e fi losofica ed a.ccctta il dibattito p o litico attuale sen2a deformarsi.

Nell'azione egli rimane un solitario : la massa, infatti, lo ama, ma non l'intend e. Le sue formule, i suoi discorsi apodittici, le sue enunciuioni dottrinarie, portano il vigore di una freschezza intellettuale che r are volte si riscontra negli altri scrittori di parte socialista . Ciò spicg:1. il dispetto che molti provarono il giorno in cui, ignoto ai più, dalla tribuna del congresso di Modena (rfr) poté compiere la propria rivelazione, con idee nelle quali non era traccia di cose vecchie e stf:~~tto universale che del socialismo hanno spesso i socialisti itali2.0.i consiste nell'ignorare ciò che i vari partiti d ell'internazionale d'oltre Alpe pensan o ed operano, Benito Mussolinis invece, è un acuto osservatore, un paziente studioso dei raeporti. internazionali del socialismo. Ciò gli torna facile dai molti anm passati all'estero attraverso patimenti, persecuzioni e taciti eroismi e dalla conoscenza delle let-

• Da li Gi~rt1ale dtJ Mtfflh10 di Bologna, democra!ico-quo1idiano, N. 261, 18 settembre 1913, IV.

APPENDICE: DOCUMENTARIO 39l
CANDIDATI
dd!;:s~~ftii
àJtJlv:~:/~0 ì'o ~::~
:vt~~~~g~iau~raar~1~fi
t
t:i:!

tert.ture straniere. Nella repubblica cl~tica ha diretto un g io rna1c che si stampava i:n tre lingue e con d ignità letteraria rispettabilissima. In Ausuia si esercitato nella ling ua di Wolfango Goethe traducendo con rara geniali tà dal Platen.

In Isvfazera cd in Austria ha ~ombattuto aspre lotte per la libertà ed il dirit~o proletario : i gove rn1 borghesi e clericali si sono vendicati di lw con l'espulsione.

È di Romagna. La sua fronte ricorda quella di Aurelio SafH. Ha due grandi occhi neri, pensosi e penetranti Sul suo labbro fiorisce spesso una smorfia di sarcasmo violento Ma quest'uomo che sa disprezzare tutto quanto è basso e sciocco,

delle sopracciglia, ha l'anirria di un ado les cente,

bontà, la gentilezza, la generosità della sua gente.

Egli adora la mu sica.. Quando a Forll dirigeva La L~lta di Cltts!t - un ebdomada rio nel quale profondev a i t esorj della sua culturai co111pa1,11i lo sorprendevano spesso in una desolata soffitta a cercar « motiVI )~ sulle qu1mro corde di un v io lino. Allora scmb rav.1. una figura gorkiana.

D a clieci m esi risied e a Milano soffocato dalla responsabilità della buxocrazia socialista. Non crediamo però che il suo carattere abbia mutato. Benito Mussolini è di quelh che vivo no per morire come e d o ve nasco no. a. *

Ales.si.

MUSSOLI N I*

SUL CAMPO

11 direttore cJcll' AvarJ!i ! ha rifiùtato nu.merose ~ndidature. Non ha creduto conveni ente che la dig nità cli supremo moderatore e condottiero del suo partito servisse a procacciarglt un medag lino, un seggio e uno stipendio al P arlamento. Diamogli atto del ges to n o bilissim o , che restccà certamente isolato. Tanto meglio per lw I

Questo romagnolo, del resto, non è affatto u na fibra co mune di lottatore, Ha deIJa sua razza l'arde nza del sangue e l a infiammata cloqueru:a, forse un po' troppo enfatica, che va diritta al cuore deUe

mai ma che egli vede - naturalmente - prossima, quasi imminente. E allora si esalta e sgrana i due occhi viv1s5imi nella ro5sa visione e pare un posseduto o un ,Profeta vaticinante. Ottimo compagno di lavoro, cfel resto, che io ncordo con simpatia, All~ Avt:nii I è venuto dopo un taverniere forlivese : e vi testerà lungo tempo petche!: il fa~ vore delle moltitudini lo accompagna - fedelè,

• Dal Mo,,signor P,rrtlli, N. 63 , 7-8 ottobre 19B , XV[.

396 OPERA OMNIA DI. BENITO :MUSSOLINI
i~eaJ~~nes~~~re~1:a al~e ~~~::~ier:t i!~:11; ~e r~:~~i fi1~d:ct:
t
dit~!i~i ~=\:e!i:~l!}i~:~~ d~h~na_g~~~~af:~~!:r~. :~nP~f:

INDICI

INDICE DEI NOMI A

161, 162, 16;, 164,

Agitator, (L'), 82.

Agnini Gregorio, 217.

Al~rtCharlt1, 174, 17S, 176,177, 178, 179, 180

Alessandro il Macedone, 37,

Alessi Rino, 319, 396

Alfonso d'Este, 210.

Alfonso di Spagna., 364.

Allara, il presidente del ttibuhalc: di Milano, 3, 181, 182, 201, 220, 387, 388,

Altavilla ( a l s ecolo Massimo Rocca), ,n.

Alzona, il commendator, 24S, 261, 262, 263, 264, 39 1, 392.

Amadei, 380.

Amateis Francesco, 301.

Ambrosini Ernesto, 338.

A.miei, 380.

Angeli Norman, 370.

Apollocloro di Damasco, 279.

Apuleio, 279.

Arb,hrr Zeit,mg, 342.

Ard Francesco, H5.

Adotta Enrico, 129

Asinari di Bernezzo, 11 1,

Augusto, 278, 281.

Aureliano, 281.

A1mwa ( L' J, 84.

A.w.,rg11ttrdia (L' ) , 230, 240, 388, 390, 393.

A.11rm1i!,

271, 275, 276, 277, 283, 286, 288, 289, 290, 293 , 296, 300, 301, 302, 306, 308, 311, 3 14, 317, 318, 319, 321, 322, 324, 329, 330, 332, n4, n:,, ne, 341, 343, 345, 347, 348, 351, 352, 3SS, 356, 358, 363, 364, 365, 367, 372, 376, 377, 380, 381, 382, 383 , 384, 38S, 386, 387, 388, 389, 390, 391, 392, 393, 394, 39S, 396.

Avve,iirr (L'), 84.

Avvenir!! (L') dr/ l..4voralore, 360.

Azcarate, 364.

Azione Soddfhta, 7 , 94, 99, 102, 184, 187, 198, 201, 202, 209, 214, 2n. 271, 380, 381, 386, 387

B

Babeuf Franc_;ois Emile, 384.

Brissot Jacques-Pierre, 384.

Batfè Ercole, 263.

Bacchi Donato, 172.

Ba.cd Giovanni, '.'i, 227, 296.

Bakunin Michele, 93, 94, l S8.

Balabanoff Angelica, 216, 227

Baldini Nullo, 301.

Barbato Nicola, 316, 369.

Barni Giulio, 328, 344, 34'.'i, 3'.'i 7, 371, 374, 376.

Barsanti, ~7

Bartolo:zzi, 368.

2, 3, S, 6, 7, 13, 16, 26, 27, 30, H , 36, 39, 40, 43, 47, 49, '.51, S3, 5'.5, '.56, 61, 62, 64, 66, 69, 70, 72, 74, 76, 81, 82, 85, 86, 87, 94, 97, 98, 101, 102, 104, 107, 110, 111, 11S, 118, 12 1, 124, 125, 128, 132, 1}4, 138, 140, 144, 145, J46, 147, 152, 153, 154, 155, 156, 157, 159,
166, 173, 174, 184, 18S, 187, 188, 189, 191, 192, 196, 198, 202, 207, 209, 2 11, 212, 213, 214, 2U, 216, 217, 219, 220, 221,222, 22;, 224, 2n , 226,221, 22s, 230, 234, 23S, 236, 238, 240 , 242, 24:¼, 244, 246, 248, 249, 2Sl, 2'2, 253, 2S4, 260, 262 , 263, 264, 266, 267, 268, 269,

B.arzilai Salvatore, 9, 58, %3.

Bastiaoi, 371 .

Brutiat Claude-Frédéric, 91.

Ba1tnlle ( La) Syndicrrliste, 256

Battist i Cesare, 357.

Bauer O tto, 368

Bava-B«caris Fiorenzo, 57, 59, 106.

~eschi Saote, 359.

Bcllamy, 17 :i

Bellotti, 163, 263.

Bentini G enunzio, 107, 113, 381.

Berchtlod Leopoldo, IO, 313.

Berenini Agostino, 377.

Berg eret (a.I seco lo Marroni), 301, 33R, 340, 373, 374

Be-rnardini , 380.

Beroso, 282 .

Berti Cesare Augusto, 355, 356, 357, 359, 360, 361.

Benolini Pietro, 44.

&-ttinotti Mario, 66, 73, 74, 75, 76.

Bettolo Giovanni, 129.

Bianchi M ichele, 2'.S8, ,3,5.

Bianchi Um~rto, 380

Bissolati Leonida, 2, 9, D, 17, 24, 25, 26, 46, 67, 68, 69, 82, 87, 88, 89, 3 17, 3 26, 329, 374, 382.

Bitelli G iovanni, 215, 221, 276, 287, 372.

Bitelli Ines, 298.

Bl1$0eff, 7R, 79.

Blanc Luigi, 93.

Bla.nquj A ugusto, 158.

Bombacci Nicola, 298.

Bonaventura Migucl, detto Almereyda, 92.

Bonavita Francesco, v.

Boninsegni, 201.

Bonomi Ivanoe, 3, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30. 143; 317, 370.

Bordiga Amedeo. 365.

Borelli Giovanni, $09, 340.

Borsa.lino, l'industriale, 339.

.Brusi, 335

Bourchet, il giornalista, 256.

Breda, rindustriale, 242, 254, 255, 2S7.

Bt'tJria NMova, 83.

Briand Aristide, 109, 366.

Brianza ( La), 83.

Bnmialti,323.

Burg er, 35 1.

eCabrini Angelo, 25, 87, 294.

Cagnan i, 380.

Cagnoni Egisto, 227.

Cahit'f'I d , la Q Minzaine, 177.

Calda Alberto, 340, 382.

Cald ara Emilio, 259.

Caligola, 281.

Calissano Teobaldo, 258.

Campand la Tomaso, 383.

Campanozzi Antonino, 113.

Campi, 301.

Canepa Giuseppe, 24, 70, 87, 90, 3 16, 327.

Canevari Emilio, 139.

Cappa Innocenzo, 3, 139, 140, 367.

Capponi Pier, 83.

Caracalla, 281.

Casalini Giulio, 330, 339.

Otssut o Dario, 129

Cattanro Carlo, 58, 179.

Centanni E n rico, 52, 104, 106.

Cervesato .Arnaldo, 370,

Chia.mrini, 163, 289.

Chiesa Eugenio, 66, 1O, 139, 1'10, 198, 218, 222, 223, 236, 24'5, 25'.>, 258, 261 , 2 63, 264, 289, 367, 375, 39 1, 392.

Chiesa Pi~ro, 294, 365.

Oiurchill W inston, 148.

Ciccotti Ettore, 100, 376.

Ciccotti Francesco, 31, 115. 378.

Cipriani Amilcare, 316, 317, 340.

Gotti Pompeo, 99

Oau dio, 280.

Clemeoceau Georg~, 366.

Colaianni N a:poleone, 331, ;n, 374, 3 7 6.

Commodo, 282.

Condorcet, Antoine Nicol,13 de, 384.

Converti, 335.

Copernico Nicolb, 370.

Coroagg:ia-Medici Castiglioni Carlo Ottavio, 150.

Corradini Enrico, 46.

Corridoni Filippo, 3, 172, 389.

Corri 6"~ d , lltt Stra, 31, 33, 101, 164, 165, 169, 186, 196, 215, 238, 242, 308, 309, 370, 389, 391.

Costa Andrea, 3, 71 , 72, 367.

Cottnfavi, 376.

400 IND1CE DEI NOMI

Credaro Luigi, 25, HM, 222.

CI'ispi Francesco, 217.

C,itfrtJ S,xia/1, 87, 88, 98, 135, 144, 147, 148, 198, 208, 211, 212, 2 B, 226, 237.

Croce Benedetto, 206, 325.

Cumont Frani, 199 278, 279, 280, 282, 283,

Curti Antonio, 68.

In.Ila Torre Giuseppe, 124, }13.

Dall'Osso FrancPSCo, 240.

-D'Amato G., 375.

Daodf, 50.

D'Aragona Ludovico, 255, 290, 295, 297

!>e Ambris Al~te, 3,, 153, 154, 155, 158, 159, 227, HS, 3M, 386,

De Amicis Edmondo, 67.

De AngeJU, il ma~uo, 106.

De Begnac Yvon, v, 358.

D e Falco Giuseype-, 30.

De Fclice-Giuffrida Giuseppe, 24, 309, 316, 372, 3,73.

D ella Casa Giovaooi, 106.

Della Seta Alceste, 376.

Della Valle, 263,.

De Maistre, 59, 284.

D e Maria, 59.

Dc Marinis Enrico, 26.

D~is Ettore, 368.

De Vries, 89, H4.

Dinale Ottavio, 3}).

Diocleziano,· 278.

Dioscoride, 279.

Di Palma Fcdezko, 129.

Di San Giuliano Antonino Patemò Castello, 313.

Domiziano, 281.

Duch.!ne Jean, 174.

Dugoni Enrico, 376.

Faedi, 380.

Falcioni Alfredo, 2, 22, 112, 113,.

Pancdlo, 54.

Fancello N icolò, 3,73,.

Fantini Giovannino, 379.

Fasulo Silvano, 365.

Faure Sebastian o, 329.

Fna Luigi, 331.

Ferdinando I, re di Bulgaria, 50.

Ferraris Maggiorino, 44, 45.

Fert~ Francisco, 180.

Ferri Enrico, 100, 317, 368, 389.

Ferri Giacomo, 317.

Fichte Gottlieb Johann, 207

Fioritto Domenico, 217.

Fischet Edmondo, 95.

Polla (lA), v, 91, 114, 143, 198, 231.

Formiggini, 203.

Fornari, il tranviere, 273.

Fortis Alessandro, 11 l.

Fortunati Alfredo, 373.

Foschini, l'avvocato, 380.

Fourier Charles, 383.

Fovcl Massimo, 331.

Francesco d'Assisi, 142,

Francesco Giuseppe, 14, 16, 108, 111.

Fras5ati Alfredo, 3,30, 339

Frizzi, 374.

Galassi Aurelio, 387 , Galeno, 279.

Gallico, 282.

Gambetta, il depu tato, 364,

Garibaldi Giuseppe, 1~8.

Gaudenzi Giuseppe, 328, 395.

Gazzella ( La) del Popolo, 236.

Geisser Andrea, 375.

Gentile Pan61o, 198, 203, 204, 206, 207.

Gentilooi Vincenzo Ottorino, 313,

Ghisleri Arcangelo, 324, 371.

Giamblico, 2.79,

Einaudi Luip, 137.

Eliogabalo, 281.

Engels Eduard, 94, 204 , 206, }25,

Ercole, 289

Etienne, il ministro, 109.

Giaz~ Teodoro, 357.

Giolitti Giovanni, 9, 15, 16, 28, 31 , 32, 46, ,2, 53, 57, 59, 65, 66, 70 , 75, 76, 94, 103, 104, 107, 11 2, 113, 145, 146, 148, 1,0, 192, 212, 236,

INDICE DEI NOMI 401
D
E
F
G

254, 269, 273, 28 4, 285, 293, 303, 305, 306, 307, 308, 309, 310, 311, 312, 31}, 314, 316, 322, 323, 324, 326, 3)2, 365, 373, 376.

Giommi Gino, 21, 379, 380.

Giorgio V, re d' Inghilterra, 49,

Giurnalt (il) del Mattino, 301, 309, 3 56, 359, 395.

Giomale ( li) d'Italia, 252, 253, 308, 309, 3 10, 3 25, 335.

Giovenale, 279.

Girardon Mario, 394.

Giretti, 331.

Giuffrida Anselo, 2B , 374.

Giulietti Giu:seppe, 372.

GiJmi Va (La), 198,243, 244, 262, 2n, 388.

Goethe J. Wolfang, 396.

Goffredo, il delegato di pubblica sicurezza, 57.

Govi Mario, 28

Gow, il contrammiraglio, 366,

Grave Jean, 180

Guziadei Antonio, 352.

Gregori, il tenente, 104.

Griiss, 258, 259.

Guarino Eugenio, 78.

Guarr.acino, 340.

Guem, (La) Sodale, 92, 174.

Guglielmo II d'Hohenzollern, 121.

Guillaume J ames, 94.

H

Heine Enrico, li 1, 143 , 329

Hené Gustavo, 31, 180, 363.

Hildebrand, 26, 101, 328.

Homm, (L' ) qui cherc/N (pseudonimo di Benito Mussolini), V, 9 1, lH.

HHmimilé ( I:! ), 92, 364.

Jaurès Giovanni, 89, 9 2, 93, 94 , 100, 109, 120, 180.

J ouhaux Leone, 297

Kaiser (vedi Guglielmo II d'Hohenzollern).

Kampf (Der), 342.

Kant Emanuele, 108, 204, 206, 207.

Kautsky Karl, 24, 101, 17', 328.

Kautslc:y Minna, 3-64.

Labrio!a Anto nio, 20,, 206, 32' .

ùbriola Arturo, 39, 32:5, n, .

Lamballe-, la principessa di, 14 2.

Lamen nais F. Robert de, 91.

Lanz.illo Agostino, 373.

La Patisse, 209.

Lassalie Ferdinando, 93, 369, 3s,.

Ù f)OraJ01't (I/), 84.

LJl"°"o (li) di Busto Arsizio, 113.

La.tl01'o (11) di Genova, 2, 6,, 66, 70, 73, 7 4, 75, 87, 147.

Lanari Costantino, 87, 88, 227, 33,0, 373, 381, 382.

Leipzig Volk1ufomg, 209.

Lencou Ippolito, t 24.

Leooir Raoul , 171 , 172, 210, no.

Leone- Enrico, 1!}8, 269, 270, 271 , 273, H>.

l.erdll Giovanni, 6, 73.

Ler oy Beaulieu .Anatole, 44, 4 5.

Levi Nino, 14">, 224.

libm, (I.A) Parola, 84.

Licinio, 282,

I.iebknecht Karl, 95.

O ma ( La), 303, 3-41.

Lojacono Luigi, 373.

Lo Pizw Anna, 68, 10,.

I acobi, 119.

Idea ( L') di Borgo San Donnino, 83.

Idea ( L') di Parma, 260.

Id•a (L') NltZìonale, 202, 374, 37'.

I11tn11aÌ()na/1 (L'), 30, 82, 113, 114, 170, 243, 2,0. 2,6, 273, 377, 385, 386, 388, 393.

Lorenzetti, 380.

Lotttt ( /.4) di ClttJJ,, 2, 9, 18, 20, 22, 174, 317, H7, 3'7, 363, 377, )79, ,96.

Luciano, ,279.

L uigi XVI, 89, 257.

Ll/p, (I,,), "' ·

402 INDICE DEI NOM I
K
L

Luzu.tti Luigi, 133, 150, 284, HO, 311.

LU2Zalto Riccardo, 369. M

Mably, Gabriel Bonnot de, 384.

Macchi, l'avvocato, 2.

Magnati, il delegato di pubblica. sicurezza, 3.

M agni Giulio, 380.

Malagodi Olindo, 291 , :Hs .

Manentc S., 230.

Maraini, 149.

Marani Silvio, 380.

Marat Jean Paul , 133, 184, 384.

Marazzi Fortuna10, 149.

Marcort Giuseppe, 9 .

Marchetti Adelino, 163, 238, 289, 290, 364.

Mario, 281.

Marx Carlo, 89, 90, 91, 93, 94, 95, 96, 121, 123, 1)4, 143, 149, 17'.'l, 204, 205, 303, 327, 366.

Masaryk, 205.

Masdti Augusto, 376.

Masotti Tullio, 372.

Massarenti, 382.

Mastracchi Enrico, 227, 295.

Mallino (I/) , 129.

Maura, 331,

Mazzini Giuseppe, 154, 158, 371

Manoni Nino, n, 221, 381.

Melcdandri, 229.

Mede, 92.

Merlino Libero, 224, 257.

Mcmhim, il giornalista, 2'6.

Milani, l'opttaio, 261, 391, 392 .

MiHo Enrico, 329.

Mirabea.u H. G. Vietar, 133.

Mirabelli Roberto, 365.

Modigliani Giuseppe Emanuele, 212, 311, ;4o, ;n, ;n, 381.

Mondaini Gennaro, 25, 100.

Moodolfo Ugo Guido, 3, 14~. 372.

Monice:lli Tom.uo, 199, 3 18, 319, 330, 321, 325, 338 , 394

Monilc'fd (Il) dtlk: Cottfeàtrazio,u gtnnal, d,J lttvoro, t46, 299, 3;5.

Mon1ignor Pnrtlli, 3 52, 396.

?.fontanclli, ;58 .

Montemartini Giovanni, 365.

Monti Guglielmo, 361.

M orgari Oddino, H7, 339.

M oro Tommaso, 383.

Muggia, l'ingegner, 166.

Muraview, 112.

Musatti Elia, 227, 231, 339, 364, 394,

Nanni Torquato, H5, 356, 158

Nasi Nunz.io, 155, 162, 387.

N111e (Die) bù, 1n, 322, 3.:?:8

N ew Yo,k Trib,me, llO.

Nice!oro Alfredo, 62

Nietzsche Federico, 9 1, 282, 283, 320.

Nitti Fnncesco S.averio, 25, 104, 2'B.

N11011,:i A111ofogia, 44.

Nuoiio {Il) Gior11al,, B9.

OU11etti Angiolo Oliviero, H5 .

Olivieri, l'operaio, 247.

Operaio (L') Italiano, 224.

Orano Paolo, 335.

Orsi Pietro, 364.

OutrWllore (L') Roma"'o, 202.

Owen Robert, 383.

Padulli Giulio, 11 3.

Pagani Umberto, 198.

Pagani ni Nicolò, 358, 359.

Pagine LibMa, 335

Pagliari Fausto, 3.

Pallavicino, la signora, n.

Panizzardi Carlo, 236.

Pansini Pietro, 374.

Pantaleoni Ma.ffto, 137.

Paoloni Francesco, 147.

Papini Giovanni, 358.

Parisi Enrico, 365.

Parisi Ren.20, 365.

PaseUa Umberto, 263.

PasiC Nicola, 35.

Pavia Angelo, 331, 335, 376.

Pedrini, 21 .

Pèguy Charles, 177•

INDICE DEI NOMI 403
.2'1.- V.
N
o
p

Perego Luigi. 203.

Pn1r11n.mu (1.4) , 202, 238, 261.

Pestaloua Antonio, U9, 140.

PeNlfi S!ndor, 67.

Petrone lginio, 205.

PrlJ:occi Fabio, 229, 276, 287.

P, 11pl1 (L,), 360.

Piaua, il con~gliere camerale, 261, 391, 392,

Pietro rEremita., t42.

Platen, Augusto von, 360, 396.

Platone, 383.

Plotinio, 279.

Porfirio, 279.

Podrccca Guido, 3, 87, 317, 362, 381, 382.

Poincad Raimondo, 34, 109.

Pontrffl>Oli, ring~tr, 1n, 2n, 263, 289.

Poor Odon, 273, 372.

Popo/q (li). 3)7.

Prampolini Ca.milio, }17.

Prezzolinì Giw~e, 358,

Proha5ka, 35, 36.

Protagora, 194.

Proudhon Pic:rre-Joseph, 93, 94, 383.

Robbioni, 163.

Rolando di Ròncisvalle, 142.

Romu, jJ deputato, 78.

Rondani Dino. 227.

RO$$i, 380.

Ro.ui .Attilio, 335.

Rossi Bruno, 376.

R~u J, ]., 126,

Ruffilli, 380.

Ruìoi Meucdo, 4:,.

Russo Carlo, 371.

Ruystrock, 142. s

Sacchi Ettore, 25, 104.

Sa16 Aurelio, 396.

SakazoE, il deputato, 79, 80.

Suol Siro.on CJaude-Heari, 383.

Salmi Fc1dinando, 390.

Salmoiraghi Angelo, 259, 268, 273, 290.

Sa]vatorelli Luigi, 278.

Salvemini Gaetano, 98, 99, 123.

Saana G., 367.

Santoro Edoardo, 365.

Sarfa.tti Cesare, ;n, 376.

Scalarini Giuseppe, 330.

Sct'tlSa Francesco, 162, 386, 387.

Quaglino Felice, 294, 3.39.

Quilici 338.

Rabelais Fnnçois, 2n.

Radetzky de Radet,: GiU$eppe, 189,

Raggio, 159.

Ratti Celntino, 163, 227, 231.'

Re Ernesto, :;68.

Reina Ettore, 83, 294, 365.

R-enoer, 366.

RnlfJ (ll) dd CMlino - La Pflirùt, 309, 318, 319, 340, 344, 394.

Rlwil (L,J , %0.

Riform11 (Lt) Soda/6, 308.

Rigola Rinaldo, 146, 151, 212, 218, 2t9, 222, m. 221, 252, 255, 295, ;zsia, 299, 301, ; 63, 388, 389.

Riguzzì, 380. ·

Rygitt Maria, 376.

Schiavi AJessandro, 308, Schippel Max, 327.

SchUJ'4t;ier Franz, 111, 365.

Suolo (Il) , 17, 65, 66, 67, 82, 139, 164, 165, 166, 170, 172, 186, 198, 211, 218, 222, 228, 255, 267, 268, 3DZ, H l , 338, 3'.S'.S, 367, 369, Se,olo {Il) Nuovo, 84, 2 1'.S, Semba.t Marcel, 209, Semenza, il consigliere camerale, 261, ;91, 392.

Serrati Giacinto Menotti, 2, 98, 99, 100, 101, 102, 215, 216, 221, 222, 320, 364, 38 1.

Siche( Adelmo, :B'.S. Sieycs, 384.

Sonnino Sidney, 113, no, 324.

Sorel Gi orgio, 29, 122, 123, 206, 32'.S•

. S oziJiJtisrh• Mo,,.,1brfu, 9,, 101.

·

Spinprdi Paolo, 226, 28~.

·Sq11illa ( LA) , 83

St:aÌ1l Lud.wig, 204, Stammlec, 206.

404 INDICE DEI NOMJ
o
R

Stam/H1 (LA), 309, 330, 33,2, 339.

Su/ai, l'agell%ia.. 59, 247, 36,, 366, 367, 370.

Strada, 380.

Susi, 66.

Taddci, 377.

Talleyrand-Pcrigord-Charles-Mauricc, ,..

T emp,, llO, 119, 31,, 327.

Temp;_ N11ov,.:111x, 180.

Tercnùo, l'.i9.

Theodoropulos, il deputato, 78,

Tiberio, 281.

Tim,,, ,4.

Tirchio, il delegato di pubblica sicurezza, 328

Todeschini Mario, 31 7

Tolomeo, 279, 370

Torre Andrea, 14, 10,, 106.

Toscanini Anuro, 141, Traiano, 279, 282. T.reves

U1ti1J (l!), 98, 99.

Utili Ernesto, 380

VIUllant Eduard, 92, 209.

Valbonesi, ;so.

Valera Paolo, v, 339.

Valmaggi Aurelio, 21, 340, 380.

VaHès Ju1es, 142.

Vanzetti, l'ingegner, 170

Variot Giovanni, 178.

Vella Arturo, 227, 231.

Ve1haeren Emilio, '.i8

Verità Giovanni, don, ;sa.

Vernocchi Olindo, 21,

Vigna Anniba1c, 317.

V illa, 380.

Vita (U,,J , 331, 340

Vita (L.t) Nuova, 388

Vitali Olindo, 380.

Vittorio Emanue le III, 10, 14, 211 , 317.

Viviani Sylva (al secolo il colonnello Martini), 144, n2. 326, 36S, 37 1.

V oc, (L.t) Prol,t.:tria, 273, 274.

Volmztà (/...4), 224, 2,1.

Volpi, 66, 364.

Vorwant!, 109.

212, 213, 214, 232, 234, 263, 269, 270, 2·p, 291, 3'7, 369, 38l

T urroni, 380. u

Ugoletti Ugo, 37).

Uli:ise, 87,

Umbe.rto I, '7.

Union i (L'J, 8 3.

Woltemborg, 3H.

Zaochin.i Antonio, 380.

Zerbini Adolfo, 227.

Zibo.rdi Giovanni. 2, 82, 8 '.i, 86, 95, 96, 97, 98, lU, H3, 262, 317, 373.

Zocchi Fulvio, 192, 198, 218, 219, 244, 24,, 254, 25S, 2S7, 261, 262, 263, 388, 390, 391 , 392, 393, 394.

Zuccotti, l'operaio, 261, 391, 392,

INDICE DEI NOMI 405
T
Claudio, 2, 5, 86, 87, 89, 90, 91, 146, lH , 172, 22'.i, 263, 318, 319, 3'.i7, 369, 380, 394. Trib1111a (L.:t), 106, 202, 2,;, 291, 292, 293, 346.
Filippo, 3 , :H, 86, 87, 88, 05, H6, 137, 143, 1,6, 157, 198, 208, 209, 210, ~11.
Turati
V
w
z
INDICE Avvertenze ... pag. N ota. DALL'ASSUNZIONE DELLA DIREZIONE DELL'« AVANTI !» AL LO SCIOPERO GENERALE POLITICO DI M ILANO (1 dicembre 1912 • 18 giugno 1913) Alla direzione dell'« Avanti!» (1 dicembre 1912) . La fattucchiera (7 dicembre 1912) . . 8 Dinanzi al fatto compiuto (9 dicembre 1912) . . 10 Dopo il « fatto compiuto» (10 dicembre 1912) . 14 La Triplice (14 dicembre 1912) . 17 I morti (14 dicembre 1912) . . 19 Congedo (14 dicembre 1912) 21 11 primo congresso dei «destri» {18 dicembre·1912) . 23 Una lettera <lell'on. Bono.mi (21 dicembre 1912) . 27 Allarme conservatore (22 dicembre 1912) . 31 Verso la pace? (25 dicembre . 1912) . . . 34 Il nodo gordia.no (30 dicembre 19 12) . . 37 Fine d'anno (1 gennaio 1913) . . . . . 40 I postumi della« bella guerra». Ironie e miserie (2 genna.io 1913). 44 Chi vince e chi perde (3 gennaio 1913) . 48 Assassinio cli stato! (7 gennaio 1913) . . . . 52 La politica della strage (8 gennaio 1913) . . . 54 Contro .gli eccidi (9 gennaio 1913) 56 Il silenzio della vergogna (12 gennaio 1913) . 59 Contro gli eccidi ( 12 gennaio 1913) . . . . 62 Splendido isolamento (13 gennaio 1913) . 63 Al « Lzvoro » (16 gennaio 1913) 65 La « fatalità » degli ec.idl e la •cuccagna» dei conservatori (17 gennaio 1913) . . · 67 Al « Lzvoro » (18 genn,io 1913) , 70 Ricord,ndo (19 gennaio 1913) . . . . . . . . . , 71
408 INDICE pag. A Mario Bettinotti ( 20 ,gennaio 1913) . 73 A Mario Bettinotti (22 gennaio 1913). 7' La r inunzia del g ran consiglio e il bilancio della guerra (24 gennaio 19 13) . . 77 Dlscu·ssioni di }'artho. Per l'intransigenza del social ismo (5 febbraio 1913) 82 A Turati e a Treves (7 febbraio 1913) . 86 I «sinistri » alla riscossa (9 febbraio 1913) . 87 Il congresso di Brest e un tentativo di revisionismo socialista (11 febbraio 1913) 92 Discussioni di partito. Per L'intransigenza del socialismo (13 f ebbraio 1913) 95 Concretiamo il partito. Risposta a G . M. Serrati ([6 febbraio 1913) 98 Il guanto di sfida (18 febbra io 1913) . 103 Postilla ai comment i (19 febbraio 1913). 105 La gara degli armamenti ( 21 febbraio 1913). 108 Spilloni. Ricompensati! (21 febbraio 1913) . 111 Il latitante (23 febbraio 1913) 11 2 Per la difesa della vita proletaria (24 febbraio 19 13) 11 5 Candidahuc.e candidati (2~ febbraio 1913). 11 6 Contro gli armamenti (26 febbraio 1913) . 119 lo sviluppo del partito (9 marzo 1913) , 122 Contro l'assassinio di stato (11 marzo 1913). 125 N avi, navi, navi ! (13 marzo 1913). 129 Per l'intransigenza del ·socialismo. le ragioni del cosidetto « pacifismo» (29 marzo 1913) . 1 33 La p iattaforma (30 marzo 1913) . 135 Corteolona (l aprile 1913) . 139 Cavalcata paradossale. I. Caccia al « buon senso» (6 aprile 1913). 141 La piattaforma el ettorale D iscussioni (11 aprile 1913) 144 La nostra piattaforma elettorale (11 aprile 1913) 145 La piattaforma elettorale (12 aprile 1913) . 147 La piattafonna (13 aprile 1913). . . . . 148 La candidatura De Ambris (13 aprile 1913). 153 Pmonalia ( 19 aprile 1913) . . . . . . 154 Per la votazione del programma elettorale (22 aprile 1913) 156 Spilloni. Cosl « per provincializzare ».... (26 aprile 1913) . 158 I metallurgici proclamano lo sciopero genera.le (19 maggio 1913) . 160 Cont ro il r isorgente nasismo. La requisitoria d'un socialista siciliano (23 maggio 1913) . 162 Sullo sciopero genera.le metallurgico (23 maggio 1913) 163
INDICE 409 p,s. Lo sciopero generale metallurgico (27 m aggio 1913) . 165 Note retrospettive sullo sciopero generale metallurgico di Mi· !ano (8 giugno 1913) . 167 Prefuione a « Il sociaiismo rivoluzionario» (prima d ecade di giugno 1913). 174 Vendetta nazionale del capitalismo (14 giugno 1913) 181 Il proletariato milanese risponde con lo sciopero generale alle inique sentenze della magistratura. (14 giugno 1913) . 18'.5 A raccolta! (15 giugno 1913) 186 « Viva lo sciopero generale!» (16 giugno 1913). 188 Con magnifica concordia Milano proletaria ha scioperato! ( 17 giugno 191 3) 190 << Sarà meglio troncare per domani mattina stessa l'agitazione» (17 giugno 1913) . 192 A battaglia finita (18 giugno 19I;). 194 Nota . DALLO SCIOPERO GENERALE POLITICO DI MILANO ALLA VIGILIA DELLA FONDAZIONE DI « UTOPII\ » (19 giugno 19.13 • 21 novembre 1913) 198 Tirapiedi di A"-:3-ra! (25 giugno 1913). 20 1 Srudi socialisti. T entativi di revisionismo (30 giugno 191 3) 203 Intermetto polemico. Dalla magia.... alla nevrosi (1 luglio 1913) . 208 Una l ettera di Filippo Turati che smentisce una balorda diceria (6 luglio 1913) . 213 Punti sugli «i» (7 luglio 1913) 21S Per una fisdiiata (7 luglio 1913). 217 Punti sugli «i» (9 luglio 1913) . 218 Punti sugli «i» (9 luglio 1913) 221 Sugli scioperi (11 luglio 1913). . 224 L'indirizzo dell'« Avanti!» (13 luglio 1913) . 226 Per un richiamo e un.... richiamato (18 luglio 1913) . 228 Punti sugli «i» (18 luglio 1913) . . . . . . 229 Attorno a un dilemma (27 luglio 1913) 231 Attorno a una formula (28 luglio 1913) . 232 La pròcWllatione dello sciopero generale (4 agosto 1913) . 235 Mentre si sciopera (S agosto 1913). 237 la settima giornata dello sciopero, generale a Milano ( 11 a.gosto 1913) 239
410 INDICE 1>'1<· Come è finito lo sciopero generale a Milano (13 agosto 1913) . 241 Punti sugli (!.i» (H agosto 1913) . 243 Bnni di verità. I.a mistificazion e (14 agosto 1913) . 245 Dopo lo sciopero generale di Milano e.... d'Italia. :Una pagina di storia proletaria. L'esperimento compiuto. Le proporzioni dello sciopero e dd disastro (U agosto 1913) , 247 Echi polemici (15 agosto 1913) . . . 261 Echi polemici dello sciopero generale (16 agosto 1913). 263 lo sciopero dei falegnami di Marsiglia. Al 110° giorno di lotta ( 16 agosto 1913) 265 Al« Secolo» (17 agosto 1913). 267 Dopo lo sciopero generale. Una lettera di Enrico Leone ( 19 ago• W W.Confessioni (28 agosto 19 13) 272 Le polemiche fercaresi (3 settembre 1913) . 276 PersonaJia. (5 settembre 1913) . 277 Come J>"rirono gli dei di Roma (6 settembre 1913) . 278 Preludio (7 settembre 1913) . . 284 Ult imi echi delle polemiche ferraresi (8 settembre 1913) . 287 Per l'unità del movimento operaio (9 settembre 19B) . 289 In vista ddle elezioni. Consolazioni ufficii:>se (12 settembre 1913) . 291 Il convegno di Bologna. Prime battute (24 settembre 1913) . 294 I.a crisi confederale (25 settembre 1913) . . . 297 Echi del convegno di Bologna (26 settembre 1913) . 301 Il programma del partito socialista (28 settembre 1913) . 303 Il centone ministeriale (1 ottobre 19 13) . . . . . . 305 Verso le eleziooi. Il centone ministeriale (2 ottobre 1913) . W7 Il non-programma (3 ottobre 1913) . 312 Socialisti, a voi! (9 ottobre 19B) .. 3U Monicelliaru. (12 ottobre 19 13) . 318 Monicelliana (14 ottobre 1913) 319 Monicelliana (16 ottobre 1913). 320 Il programma del partito socialista (18 ottobre 1913) . 322 Spillooi. L'affare del «manichino» (22 ottobre 1913) . 329 Democrazia? (23 ottobre 1913). 330 Vigilia (2, ottobre 1913). . . . . . . . . . . 3H L'atteggia.mento del .sindaca.lismo verso le eie2.ioni (2 ) ottobre 1913) 335 Una letteu di Benito Mussolini (25 ottobre 1913) . 336 « Oh che bel camposanto da far invidia ai vivi! » (28 ottobre 1913) 338 Senza tregua, senza quartiere! (29 ottobre 1913) . . . . . . 342 Punti sugli« i ». Attorno ili• crociai. bolognese (1 novembre 1913) 344 Punti sugli «i». Il cordiale ( 2 novembre 1913) 346
INDICI! 411 pag. Per la vittoria elettorale (2 no\'embre L913). 348 Parliamoci chiaro! ( 4 novembre 19 13) . 349 Sulle elezioni amministrative (primi dì novembre 1913) . 352 APPENDICE LETrBRl! : Lettera a Cesare Berti (16 dicembre 1912) . 355 » » » » (4 gennaio 1913) . . 355 Lettera a Torquato Nanni ( 31 gennaio 1913) . 3 5; Lettera a Cesa re Berti (12 marzo 19 13) . 3'6 Lettera a. Torquato Nanni (14 marzo 1913) 356 Lettera a Cesare Berti (10 aprile 19 13) . 357 » » » » (5 maggio 1913). ll7 Lettera a Torquato N anni (28 maggio 1913) 358 » }> >} » (2 lugl io 1913) 358 Lettera a. Montanelli (22 luglio 1913) 358 Lettera a Cesare Berti (13 settembre 1913) 359 » » » » (16 settembre 1913) 359 Lettera a Rino Alessi ( 18 settembre 1913) . 359 Lettera a Cesare Berti (28 ottobre 1913). 360 Due missive a Cesa re Berti (senza data) . 360 Quattro missive a Cesare Berti (senza d ata) . 361 ELENCO DELL'ATTIVITÀ ORATORIA DBLLA QUALI? NON RJNANI! I L TESTO. 362 !LIINCO DEL MATl!RlALI! GIORNA.LlSTlCO A1TRJBUJB1LB A BENITO MUSS0LJN1 , 363 DOCUM!NTAIUO: 11 nuovo direttore dell' « Avanti! » (7 dicembre 1912) 3 77 Il nostro dovere (14 dicembre 1912) . 377 11 banchetto in onore di Mussolini. (14 dicembre 191 2) 379 L'ora delle responnbilità. La parolà al nostro antico m.iestro (2 febbtlÙO 191 3). . . . . . . . . . . . . . 380 Fra i divoratori di milioni. I carnivori (27 febbraio 1913) . 381 Rivoluzione o riforme. Interessante contraddittorio Mussolini-Po. dre.:ca (Il •prile 1913) . 381 Scuola dì coltura socialista. Le lezioni di B. Mussolini ·(t2 aprik m~. ™ Scuola di co ltura socialista.. La prima lezione di Mussolini (15 aprile 1913) . . . 383 Scuola di coltun socialista. Seconda lezione (6 maggio 1913) }84 Scuola.di coltura socialist• (8 maggio 1913). 384
412 INDCCE P'B· Padre Benito (1 maggio 1913) . 385 I nostri ca.si personali. Punto e basta ·(3 maggio 1913) . 386 Parole, fatti e commenti. Pesce d'aprile in ritardo (1 siusno 1913) . 386 La protesta contro Ia. reazicme. Il comjzio di ieri a, porta Vittoria (2 giugno 1913) . . 387 Altri « tirapiedi di Allara »? (6 luglio 1913) . 387 Punti sugli« i» (12 luglio 1913) 388 Gesuita ! Allo scriba del!'« Avanti!» (16 agosto 1913) . 390 Documentando. la mistificazione rivoluzionaria. (23 agosto 1913) . 393 Per farla finita (13 settembre 1913) . 393 A c iascuno il suo (IS ottobre 1913) 394 Candidati. J1 direttore dell'« Avanti! » (18 settembre 1913) 395 Mussolini. Sul campo (7·8 ottobre 1913) . 39 6 Indù~ d ~i no ,ni . 399

Pinilo di Jlampar•

il 10 Gennaio 1953

11,J/, Offùint Gr4/ich, FraJelJi S1ùzn1i SaRrasria110 Val di Pria (Pirenu)

Sono 1l11te anche tirate 100 capi, numerale in ,arhl i peda/e f11ori ro mmerrio

Articles inside

I NOSTRI « CASI PERSONALI»

18min
pages 392-402

+ )IL PROGRAMMA RIVOLUZIONARIO N EL DISCORSO MUSSOLINI

5min
pages 388-391

DOCUMENTARIO

7min
pages 383-388

ELENCO DEL MATERIALE GIORNALISTICO ATIRIBUIBILE A

16min
pages 369-382

ELENCO DELL' A TI1VlTÀ ORATORIA

1min
page 368

[SULLE ELEZIONI AMMINISTRA,TIVE] *

8min
pages 358, 361-367

PARLIAMOCI CHIARO!

3min
pages 355-357

(PER LA VITTORIA ELETTORALE] •

1min
page 354

PUNTI SUGLI «I » ATTORNO ALLA CROCIATA BOLOGNESE

4min
pages 350-353

UNA LETTERA DI BENITO MUSSOLINI

10min
pages 342-349

VIGILIA

4min
pages 339-341

IL PROGRAMMA DEL PARTITO SOCIALISTA•

16min
pages 328-338

MON!CELLIANA

1min
pages 326-327

SOCIALISTI, A VOI !

6min
pages 321-325

IL NON-PROGRAMMA

4min
pages 318-320

VERSO LE ELEZIONI

7min
pages 313-317

[IL PROGRAMMA DEL PARTITO SOCIALISTA]*

4min
pages 309-312

ECHI DEL CONVEGNO DI BOLOGNA

1min
pages 307-308

LA CRISI CONFEDERALE

6min
pages 303-306

IL CONVEGNO DI BOLOGNA

4min
pages 300-302

IN VISTA DELLE ELEZI.ONI CONSOLAZIONI UFFICIOSE

4min
pages 297-299

ULTIMI ECHI DELLE POLEMICHE FERRARESI

5min
pages 293-296

PRELUDIO

3min
pages 290-292

COME

9min
pages 284-289

LE POLEMICHE FERRARESI

1min
pages 282-283

DOPO LO SCIOPERO GENERALE UNA LETTERA DI ENRICO LEONE

10min
pages 275-281

LO SCIOPERO DEI FALEGNAMI DI MARSIGLIA

5min
pages 271-274

ECHI POLEMICI DELLO SOOPERO GENERALE

2min
pages 269-270

ECHI POLEMICI

3min
pages 267-268

DOPO LO SCIOPERO GENERALE DI MILANO E.... D'ITALIA

22min
pages 253-266

BRANI DI VERITA

1min
pages 251-252

COME E FINITO

6min
pages 247-250

LA SETIIMA GIORNATA

2min
pages 245-246

LA PROCLAMAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE

6min
pages 241-244

ATTORNO A UNA FORMULA

4min
pages 238-240

PER UN RICHIAMO E UN.... RICHIAMATO

4min
pages 234-237

UNA. LETIERA DI FILIPPO TURATI

17min
pages 219-233

STUDI SOOAIJSTI ·TENTATIVI DI REVISIONISMO

17min
pages 209-218

DALLO SCIOPERO GENERALE POLITICO DI MILANO ALLA VIGILIA DELLA

5min
pages 203-205, 207-208

A BATTAGLIA FlNITA

4min
pages 200-202

CON MAGNIFICA CONCORDIA

3min
pages 196-199

A RACCOLTA!

5min
pages 192-195

IL PROLETARIATO MILANESE RISPONDE CON LO SCIOPERO GENERALE ALLE INIQUE SENTENZE DELLA MAGISTRATURA

1min
page 191

VENDETTA NAZIONALE DEL CAPITALISMO

6min
pages 187-190

LO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO

27min
pages 171-186

[SULLO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO]*

1min
pages 169-170

CONTRO IL RISORGENTE NASISMO

1min
page 168

METALLURGICI

1min
pages 166-167

[PER LA VOTAZIONE DEL PROGRAMMA ELETTORALE] •

3min
pages 162-165

[LA CANDIDA1URA DE AMBRIS]

4min
pages 159-161

LA PIATTAFORMA

7min
pages 154-158

[LA PIATTAFORMA ELETTORALE]

1min
page 153

[LA NOSTRA PIATTAFORMA ELETTORALE]•

2min
pages 151-152

CAVALCATA PARADOSSALE

5min
pages 147-149

LA PIATIAFORMA

9min
pages 141-146

PER L'INTRANSIGENZA DEL SOOAL!SMO

3min
pages 139-140

CONTRO L'ASSASSINIO DI STATO

10min
pages 131-138

LO SVILUPPO DEL PARTITO

5min
pages 128-130

CONTRO GLI ARMAMENTI

4min
pages 125-127

PER LA DIFESA DELLA VITA PROLETARIA

4min
pages 121-124

LA GARA DEGLI ARMAMENTI

10min
pages 114-120

POSTILLA AI COMMENTI

3min
pages 111-113

IL GUANTO DI SFIDA

2min
pages 109-110

DISCUSSIONI DI PARTITO

11min
pages 101-108

IL CONGRESSO DI BREST

5min
pages 98-100

I « SINISTRI » ALLA RISCOSSA

7min
pages 93-97

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

3min
pages 90-92

DISCUSSIONI

3min
pages 88-89

LA RINUNZIA DEL GRAN CONSIGLIO

7min
pages 83-87

LA FATALlTÀ » DEGLl ECCIDI

13min
pages 73-82

SPLENDIDO ISOLAMENTO

4min
pages 69-72

IL SILENZIO DELLA VERGOGNA

5min
pages 65-68

LA POLITICA DELLA STRAGE

8min
pages 60-64

IL NODO GORDIANO

26min
pages 43-59

ALLARME CONSERVATORE

8min
pages 37-42

UNA LETrERA DELL'ON. BONOMI

6min
pages 33-36

OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSS9L1Nl

8min
pages 26-32

LA TRIPLICE

2min
pages 23-25

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

1min
page 22

DINNANZI AL FATTO COMPIUTO

8min
pages 16-21

LA FATTIJCCHIERA

2min
pages 14-15

[ ALLA DIREZIONE DELL' « AVANTI! »]

4min
pages 11-13

DALLA DIREZIONB DELL'«AVANTI! » ALLO SCIOPERO DI MILANO

1min
page 9

DALLA DIREZIONE DELL' e AVANTI I»

2min
pages 7-8

OPERA OMNIA DI BENITO MUSSOLINI

1min
pages 3-5
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.