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IL SILENZIO DELLA VERGOGNA

Stabiliamo a _distanza di cinque giorni il bollettino ufficiale sugli scont tl della giornata del 6 gennaio 1913 a Comiso, Baganzola, Rocca Gorga : arabi morti : otto; feriti : cinquanta ; prigionieri : sessanta. Trofeo di guerra, l'asta di una bandiera tricolore: . D alla par te ddl'esercito italiano che si è - come al so lito - battu t o splendidamente, un solo ferito, guaribile in pochissimi giorni. Il m o rale delle truppe che o ra bivaccano sulle p os izioni conquistate è altissimo e il fucile modello 1891 si è dimostrato ancora una volta risp<:>ndentc - per precisione ed efficacia cli tiro - a tutte le necessità della guerra con tro i n emici interni, quanto contro quelli este rni. Una volta, ogni bollettino ufficiale era incorniciato da lunghe relazioni d egli « inviati speciali )> dei grandi quo tidiani.

Per l'ultima battaglia) g li stessi quotidiani si sono limitati a pubblicare la Stefani.

Non avevano dunque uno straccio di De Maria da mandare a1 campo arabo di Rocca Gorga?

Invece, si lenzio s u tutta la linea. Boicottaggio alle notizie G iolitti ha diramato la sua parola d'ordine: tacere. Parla solo, nell'angolo d ella t erza pagina, il filosofo verde che rimug ina nel su o la mbicco tutti i p iù i nsulsi luoghi comuni della reazione n ovan tottcsca. Pe rché quest o silenzio ?

La risposta è facile. G li è che la speculazione, I.a ignobile speculazio ne che la stampa b o rg hese si accingeva a compiete sugli cccidl è miser evolmente.... rient[ata. Che·magnifico motivo p e[ una serie di v ariazioni inspi ra te a De Maistre o a Bava-Beccaris se s i fosse potuto provare o semplicemente dubitare di una logica relazion,e di causa a effetto tra propaganda socialista e il massacro di Rocca G o rga !

Ma. poiché tale nesso di causalità manca, è più comodo ignorare e far igno rare l'avvenimento. Solo i fogli di p rovincia spu tano v eleno e chledono la galer::a. per n oi che siamo gentilmente definiti i Bonnot1 del socialismo rivoluzio nario italiano, ma.... ,wn p ratval~hunl I

Ora il silenzio dei grandi g iornali è il silenzio della vergogna I

L'eccidio di Rocca Gorga è stato infa tti la brutale lacerazione della r osu leggenda sull'unità morale d el p opolo italiano, leggenda intro- dotta n ella circola2ione ano scopo di accrescere il prestigfo dell' Italia all'esecro.

Ta.Je unità, nel senso di fusione, confusione e solida.rietà di classi, non mai esistita e non esiste. Non è esistita durante la guerra libica, non esiste oggi . Se· esistesse, n ostro compito sarebbe quello di spezzarla.

L'eccidio di Rocca Gorga ba rivelato ancor.i. una volta la crisì enorme che travaglia da un cinquantennio l'Italia rurale, crisi che il Governo Unitario invece di risolvere ha aggravato, colla sua pazza politica all'interno e all'estero.

L'eccidio di Rocca Gorga, infine, è una terribile lezione di sovversiVismo ed è questo che più spiace a i g io rnali borghesi. È assai probabile che - dopo il tragicp regalo della Befana - il Grcolo agricolo Savoia cambi nome. Mettersi sotto la protezione della Casa regnante, chiedere, quasi .per sacrare la pacifica dimostrazione col simbolo della legalità, il tricolore ; limitarsi a pretendere non l'aboli2i o ne della « proprietà privat a l> ma semplicemente un'amministrazione meno camorristica; g ridare non « Viva l' Anarch.ìa I » ma« Viva la Madonna I », e poi essere inseguiti, abbattuti, dispersi a fucilate, ecco, i n verità, una delusi one tremenda che gioverà ad illuminare il cervello dei contadini superstiti più di molte conferenze di propaganda. li sovversivismo a Rocca Gorga è stato seminato al grido di « Savoia! » e germoglierà rapidamente perché è stato irrorato col sangue. Quei contadini ricorderanno. Prima subivano il governo, oggi lo detestano, come il peggiore nemico. Adesso sanno a che cosa "gi ovi l'eserci to, a sostenere cioè le camorre mun.icipali e i baroni del latifondo . Questa vasta seminagione di odio, questo incendiaµieoto degli animi non è stato opera dei sovversivi - sconosciuti o quasinella disgraziata Ciociaria, ma opera degli agenti dell'ordine. Noi dovremmo ri ngraziarli. Anche col p iombo si fabbrica.no le coscienze e si alimentano le esasperazioni del popo lo.... Dove non g iunge la parola del propagandista, arriva - sempre in tempo, almeno in Italia.il moschetto del carabiniere....

Gli struroenti della conservazione sociale lavorano - inconsciamente - per la rivoluzione. È questa contraddizione di tutti i popoli e di tutti i secoli che obbliga a l s ilenzio il giornalismo borghese così loquace in altri casi. Anch'esso obbedisce a quella politica che potrebbe essere definita. « la politica dello struzzo». La cecità delle llitu dominanti in Italia è semplicemente spaventevole. Per i n~stri giornalisti, per i nostri uomini politici, un eccidio è un semplice episodio di polizia. -L'essenziale è di salvare il principio d'autorità anche quando nèssun o lo minaccia. Nient'altro. Invece di prevenire e p r ovvedere1 si rep rime.

Nessuno considera il tumulto, come l'indice di un male che bisogna rimuovere. Nessuno ficca lo viso in fondo alle cose. E questo « supcrficialismo » che fa dubitare se la formula di governo delle classi dominanti in Italia non sia quella del tanto peggio twto meglio. Se cosi è , aon certo saremo noi a d olercene. Il G overno continui la sua politica folle di reazione e di sangue. Non farà che affrettare il giorno della resa dei conti.

Intanto, mentre la stampa borghese tace e finge d'ignorare l'avvenimento , il proletariato socialista gridecà oggi la sua protesta in centinaia di comizi. Se il Governo non raccoglie il monito popolare, tanto peggio per lui. Domani, sarà trnppo tacdi.

Dall'À11an1i!, N. 12, 12 gennaio 19H, XVII (a, ~92).

D opo venti anni, io asserisco che siamo ancora all'Italia barbara contemporanea d i Alfredo Niceforo. Noi dobbiamo mettere la realtà sul tavolo e sviscerare tutti j problemi per ass umerci ognuno le n ostre respon sabilità. I delitti che si compiono in Italia dai po~eri costituiti sono contro la fo lla inerme Ma n o i scendiamo in piazza per chiedere delle minuzie, non per impostare un problema, non per affrettare il ca mbiament o di un regime, non per l'abolizione della proprietà pri• vata. Ciò malgrado n on abbiamo il di ri tto alla strada e quando v i scendiamo la bor ghesia ci tratta da delinquenti I

Dopo 1m'analùi dei co11flit1i fra jorz.a armata e popolo ed aver dimrutralo che fa caser,va abbrutisce,' dopo aver as11rito, ai lume degli episodi dtlla g11erra libica, che la gH1:rra dùtrugge la storia , e riporla alla preistoria, l 'oratore afferma la necessità di ritornare alla propag anda antimilitarista intesa nel senso che non faccia mai dimenticare all'operaio di essere un gregario del suo partito, un'unità della sua cfasse

I l ,rostro direttore continua avvineentk l'uditorio nella sua sinle.si rapidùsima e taglierrle, logfra t :onvincente d,e noi rin1HJtiamo a riassumere e finisce con una elevat a peroraz_ione . (Un applamo dei p iù frago rosi ed ent111ùutid accoglie la chù11a deli'oratore che ha parlalo per 1m'ora. L'applallJ() dwa per ben dieci minuti d'or()logio, ro1Jringendo il M ussolini ad alz.arsi e ringraz.iare).

• Riassunto del discono pronunciato a Torico, nella s«ie della Cameri. de.I lavoro sita in corso Siccardi 12, la. mattina del 12 gennaio 1913, d1.uan1e un comizio pubblico di protesta contro gli eccidt proletui di Rocca Gorga, Baganzola, Comiso. (Dall'A J<anti l , N , t;, 13 gennaio 1913, XVII).