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OPERA OMNIA DI BEN ITO MUSS9L1Nl

Or che la voce dell'o ro, dell'ambizione in gara,. degli avidi egoismi si lancia, dopo la guerra, a contendersi i benefici della pace, chi ha orecchio pcl vostro querulo pianto, povere madri ?

I vostri morti straziati, senza sepoltura, orribili, stecclùti sono laggiù!

E voi, povere ombre scure, entrate silenziose nelle chiese a pregar p ace a quelle anime da voì benedette, a quei corpi da voi invano cresciuti aUa vita,

Povere madri, non vi rimane che la speranza vana dell'al di là ch e non si vede: il mondo, questo mondo, cinico e b rutale, vi ha piantato un eterno pugnale nel cuore.

Congedo

Dopo tre anni, lascio, col numero odierno, la direzione di questo giornale che fondai e che mi fu e mi è stato particolarmente caro. Nell'ora melanconica del distacco, io penso tutta l'intensità dolorosa di questo affetto, e molti ricordi, or tristi or lieti. mi tumultuano nell'ànimo, È un altro periodo della mia vita che si ch.iudc Un periodo di lavoro assiduo, febbrile, oscuro che ha pur dato i suoi frutti. Il g iornale, che sorse con modeste pretese e ancor più modesto formato, oggi - dopo tante polemiche, battaglie, peripezie giudiziarie e tipogra6che - raccoglie attorno a sé ì socialisti di tutta la pro- . vincia ed è voce ascoltata anche in altre parti d1:u.lìa.

La necessità imprescindibile, assoluta della pubblicazione del giornale è stata profondamc_nte sentita dai compagni tutti che domenica scorsa al congresso di Forlimpopoli ·diedero cosi magnifica prova di coscienza, di disinteresse, di fede, e la Federazione provinciale deve averne anch'essa, perché rappresenta il fascio solido di tutte le energie e ci garantisce l'unità e la continuazione dell'azione.

Contribuire nella misura delle mie forze a che i socialisti d ella pr ovincia a vessero un giornale degno della tradizione rivoluzionaria della Romagna, e del nostro Partito, era lo scopo che mi pro ponevo. Credo, o mi inganno, di averlo raggiunto. Non IOc ne rivendico il merito esclusivo. Il mio solo lavoro sarebbe stato infecondo, senza l'aiuto materiale, la solidarietà morale e politia dei compagni, coi quali non ci fu mai dissidio latente o palese, di pensieri e di opere,

A tutti i compagni, i noti e gli ignoti, quelli delle città e quelli clisseminati nelle ville r osse, quelli che mi furono vicini e qllotidianameflte mi diedero prova di amicizia fraterna e quelli lontani ai quali m.i accomunava e mi accomuna l'idea, a tutti giun~ il mio fervido commosso saluto augurale.

Ad altri ora tocca proseguire l'arduo cammino. I compagni G iommi, Vcrnocclù, Valmaggi, Pedrizzi, ai quali ua.smctto la direzione di questo giornale, suanne, certo, all'altezza del loro compito. I socialisti di tutta Ja provincia facciano il loro dovere. Gli uomini passano, ma noi non abbiamo il c_ulto degli uotl1Ìn4 sibbenc quello dell'Idea, che immoi:tale. La certezza che il movimento socialista nella nostra provincia non subir¼ soste, o crisi, attenua il dolore del nùo commiato . Non addio dunque, o buoni compagni, ·ma arrivederci. lo vad o lo ntano, ma non v i dimentich erò. H o semplicemente cambiato il p osto di battaglia; ma ieri, come oggi, come domani n on perderò di v ista il nemico comune.

Continueremo insieme a combattet e per il trionfo del Soclalism o l

BENIT O MUSSOLIN[

D a La Lotta J; CJa.He, N. 151, 14 clicrmbre 1912, III.

IL PRIMO CONGRESSO DEI « DESTRI »

Primo, e, forse, ultimo. La nostra ipotesi non è infondata. Depone a suo favore la fretta con cui si è voluto convocare questo congresso. I destri avevano bisogno di far conoscere prestissimo la loro esistenza, di notificarla ufficiosamente al pubblico, perchl altriment i il pubblico e il proletariato li avrebbe dimenticati.

Fra pochi mesi, sopito e dileguato il rico rdo delle fortunose assisi di Reggio Emilia, un congresso di destri sarebbe passato inosservato o quasi. Il Partito dei dcstd è dunque nato. Nascere è facile, ma vivero è difficile. Prima dì esaminare le contraddizioni palesi che s i sono dcl_incate al congresso, prima cli documentarne Finconsisteoza e la vacuità e sopr.i.ttutto la grande impressionante aridità ideale, passiamo agli atti - come incontrovertibile - il fallimento clamornso del tentativo secessionista iniziato dai destri all'indomani dd congresso di Reggio Emilia.

Gli espulsi e i lo ro prossimi seguaci credettero allora di dimezzare, per lo meno, il Partito. Si sono ingannati. Di fronte ai cento gruppi racimolati dai destri, stanno le centosettanta sezioni che io questi ultimi mesi h anno d;. Lo la loro adesione al vecchio Partito I vuoti sono stati dovunque rapidamente colmati.

Se poi vi piace di fare una semplice sottrazione, vi troverete di fronte a questa curiosa situaiione numerica dei destri : il grosso delle loro forze, i tre quarti dei loro contingenti, vengono dalla Sicilia.

E l'aritmetica, nell'iso la del sole, pare che sia una graziosa opinione. Non si fa questione di 2.eri.

L'altro giorno un Comitato siciliano di resistenza aderiva - pla-: tonicamente, si capisce! - al congresso dcll'Azione Diretta a .,Modera per ben diecimila soci; ieri, al congresso di Ra~, i rinnegati dei" Fasci hanno p:a.dato in nome di « tutto » il proletariato siciliano convertito - per chissà mai quale strano ~racolo - à.l verbo riformista.

·A chi credere? Non vi pare legittimo il sospetto che si tratti di un bluff tanto nell'un caso quanto ncll'altto? E poi si sa che il Mc~(). giorno è il paese dell'amplificazione. Laggiù anche le cifre sono soggette a un tropo frequentissimo nella poesia : l'iperbole. Il Partite dei dcstti non è nazionale, è, appena. regionale, È siciliano. Il congresso di Roma è stato il hi.s di quello di Palermo, passato alla storia come la più allegra mistificazione del secolo.

E non esageriamo. Sin dalle prime battute è scoppiato H dissidio gnvissimo fra gli autonomisti e gli antiautonom.isti. L'ordine del giorno presentato da Cancpa è sintomatico. Taluni destri non volevano creare il fatto compiuto irrevocabile, colla creazione di un nuovo Partito, o quanto meno tendevano a procrastinarlo. Sinto mo palese di debolezza. Ma il congresso era già vincolato dalla delibera dello « Scudo di Francia» ed ha respinto l'idea di una Feder:Wone di Circoli Autonomi. Del resto, le condizioni poste dal Canepa per un eventuale ritorno all'unità d el P artito sono semplicemente inaccettabili. Non è neppur lontanamente pensabile che il Partito revochi la delibera di Reggio Etnilia. Perché dovrebbe farlo, se lo stesso Bis· solati ha definito «provvidenziale» l'atto ostetrico di Reggio Emilia? Canepa non è dunque d'accordo col Bissolati? Se la divisione è stata benefica, come si ·spiegano queste mel:mconìche nostalg ie dei destri ? Sembra che essi temano la solitudine.... E si è votato, a tal proposito, un ordine del giorno che, tanto neUa prima come nella seconda redazione, nasconde un equivoco sibillino e mal « destro>>. Si lascia capfre che i gruppi autonomi dovrebbero costituire una. speci~ dì trait d'1111ion tra i due Partiti. I vanoe Bonomi ha ripetuto il discorso di Reggio Emilia. 11 programma ch'egli ha presentato è la. quintessenza del più gretto riformismo, contrasseg nato dalla mancanza completa di preoccu. pazioni finalistiche. Questo pragmatismo deprimente ogni fede è stato not.ato da un congressist.a. Ci sono anche degli ideali e non solo degli in teressi nel mo ndo,

Nel programma di Bonom.i non si parla più di abolizione della. .. proprietà privata, di socializzazione dei mezzi dl produzione, ma di · riforme che devono rappresentare l'equilibrio delle classi, non più il socialismo, questione sociale, problema umano - ed in cib è il sigillum della sua nobiltà - ma un proletarismo che può degenerare in una nuova terribile tirannia. Niente mete, grida .Bonom.i, ci basta il movimento. Quale ? Anche il delirium tremtnt è un movimento. Già Kautsky ha ·definito la pratica riformista: lavoro di Sisifo. Anche la partecipa2ionc al potere è stata accettata, e non solo in mass.ima. Gli ultimi pudori repubblicani di De Felice-Giuffrida fanno ridere, scm· plicemcnte. Preferiamo Bonomi, il quale apertamente dichiara che la monarchia è un ambiente respirabile per il dformismo. Anche la monarchia italiana. È dunque questione di tempo. In una delle prossime combin.a'ìioni parlamentui i leadtr; dei· destri (il congresso si è tenuto appunto per loro, per metterli in evidenza, il congresso t stato il con- gresso di..,tte uomini : Bissolati, Cabrini, .Bonomi, - candidati al portafoglio - e gli altri hanno fatto da semplici comparse) aodraono al potere in regime monarchico. Oh non sarà certo la foglia dì 6co delle « circostanze eccezionali» che tratterrà gli spasimwti dal mordere H frutto cosl lungamente agognato. I discorsi di Bonomi e Cabrini sono infatti discorsi di ministri.... in erba, sono veri e propti p rogrammi ministeriali. Cabtini h a asfissiato il pubblico con un elenco chilometrico di rifotme. Ha dato fondo all'univetso e ha posto la s ua candidatura come futuro ministro del lavoro. :E. grottesco di pensare alle r iforme, che costano milio ni, in un· momento in cui il Governo italiano ha le casse vuote e saccheggia le riserve monetarie.

Questa gente si muove nell'atmosfera. delle pi ù ros ee illusioni, mentre la fame e la disoccupazione urlano in tutte le plaghe d'I talia....

Angiolo Cabrìoi, e sia detto senza offesa personale aWegreg i'? deputato di P escarolo, è il tipo classico d ell'ammalato d i cretinismo parlamentare. Dovremmo o ccuparci o ra della t endenziosa r elazione del Mondaini che non h a v oluto distinguere fra espansionismo fisiolog ico ed espansionismo patologico, il primo economico, il second o militare-politico (come la impresa libica), ma gli stessi d estri l' hanno accettata con riserve _e demandata per un più analitico esame ad una apposita commissione che non ne farà nulla. Tutti i discorsi pronunciati nel congresso dei destri hanno il valore di semplici honimenft elettorali. È un Partito di gente cli governo, avulsa dalle masse. È unà. nuova cricca parlamentare.

Il nuovo Partito è il fratello siamese del radicalismo. Sacchi, Credaro, Nitci prepar a.no il posto per Bissolati, Cabr ini, Bonom.i.

Ed ora che abbiamo cercato di dare la 6.sìo nom.ia del co ngresso di Roma, noi po ruamo a guisa di conci usionc una domanda~ u na semplice do manda, che può parere sciocca ed è invece di quelle a cui non facile rispo nd ere. Noi domandiamo : Perché i des tri hanno fondato un Partito? Un Partito con un p r ogramma (quindi con limitazioni, sìepi dOttrinali e tattiche), con uno statuto, con UOa disciplina che costdnge e regola l'attività individuale, un Partito, insomma, come l'altro, come gJi altri ? Delle due l'una : o il Partito politico Socialista non ha più nulla da fare perché la realizzazione integrale d el socialismo spetta alle organizzazioni operaie e allora non si co mprende come i consenzienti a questa tesi fondino un altro P2.rtito : o il Partito Socialista ha ancora una grande missione da compiere n ella storia - come noi fermamente crediamo -e allora la famosa frase di Bissolati no n· è che una miserevole freddura uscita da un animo scettico.

N oil è facile spez.zarc i corni di questo dilemma. G li che i de - stri sono rimasti nd Partito finché hanno sperato di domi112.!lo e cli stronculo trascinandolo a patteggiare c o lle classi dominanti, e quando hanno visto fallito il loro obliq uo tentativo, dinanzi a una improvvisa e quasi insperata rinascita del Partito, essi se ne sono irosamente andati, gridando ipocritamente alla sopraffazione, alla violenza, al domenicanismo inqu.isitore, m entre l'espulsione di Reggio Emilia in nulla differisce d alla misura v otata contro il De Marinis ne l 1900, contro l'Hildebrand nel 19r2. Ora il Partito di Bissolati è la contraddizione vivente cli Bissolati stesso.

Il Partito dei destri è la smentita irrefutabile de lle teorie del suo fondatore. Sembra un' ironia feroce ed è una verità e Bissolati è troppo fine per non avvertirla. Come può vivere un Partito che vorrebbe avcre il m o no p olio della sincerità politica e nasce accettando questa specie di solenne « menzogna conve nzionale » ?

Dall'Avanti!, N. ~5 1, 18 dicembre 1912, XVI*