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CONTRO L'ASSASSINIO DI STATO

La. Direzione del Partito ha detto, a questo proposito, una patola precisa, Non v'è quella possibilità di equivocazionc ch'è rimasta in altri ordini del giorno nascosta dietro al paravento di un sibillino «eventuale». Il Partito Socialista ha deciso di risp ondere collo sciopero generale alla politica della strage. Questa è la puola d'ordine, consacrata in una mozione che val la pena. di riportare a ncora una volta.

l a Direzione del Partito Socialista I taliano, ritenuto che i frequenti eccidi in Italia noa sono solo una conseguenza dolorosa dei conflitti di classe, ma soprattutto il risultato di una politica speciale dello Stato monarchico borghese indice della quale sono l'impunità e i premi accordati più volte agli uccisori, considerato che- b rnsegnuione da parte del proletariato all'assa.ssio.io sistematico di Stato contribuisce :a. ~rprluare la. politica degli ~di, delibera di perseverare colla propaganda e colla .stampa del Partito nella campagna fojz.iata dall'Av,in-ti .l, invi• tando il proletariato italiano ad effettuare lo sciopero generale nel caso di un nuovo deprecato cecidio ».

Questa decisione grave e solenne che impegna tutti i socialisti iuliani, fu ·presa dopo una lunga e appassionata d iscussione durata un'intera giornata Erano presenti, come è noto, due delegati del Consiglio Direttivo della · Confederazione G cnemle del Lavoro. Chi ha parlato a questo riguardo di n ozze indissolubili fra Partito Socialista e Confederazio ne Generale del Lavoro ha preso un.... granchio .

Si è parlato, come socialisti, di« Jibcro amore» non di« matrimonio » ; s.i è stabilita una specie di « entente cordiale», ma non uri alliance nel senso yero e proprio della parola. .

Il dissidio ideologico e metodologico rimane, È venuto, anzi, alla luce più preciso e più chiaro. Solo i socialisti italiani distinguono f.ra i dirigenti della Confederazione e Confeder:uione medesi.rm.. Nella l.,onfcdcrazione, non tutti sono riformisti. Ci sono minoranze sindaca· liste e rivolU2ionarie. Taluni scioperi di organizzuioni confederate sono eroici. Citiamo : Balma e Torre Annunziua. I ventimila braccianti della v ecchia Camera del Lavoro di Ravenna sono - non si fa per dire - almeno altrettanto rivoluzionari come gli « spesati » del Parmense. Eppure sono inscritti n ella « riformista » CoofedcClilzionc Generale del Lavoro La quale oggi ha chiarir.a la sua posizione nei riguudi del Partito Socialista. Otto mesi fa ebbe un pronunci1mento a destra.... Né si deve credere che quest'« entente cordiale» sia stata determinata da preoccupazioni d'indole elettorale. Nessuno h?- fatto parola di questioni elezionistichc I Che cosa rimane dunque dì tutta la diatriba furiosa cui si è abbandonato il leader del sindacalismo italiano ? N ull'a1tro all'infuori delle banali ingiurie contro il Partito Socialista cbe infioravano la sua prosa. Ma ingiuriare non è rispond ere, ha detto Rousseau.

Prevediamo t utte le obiezioni e i dubbi che si solleveranno - a d estra e a sinistra - a proposito deUa d elibera della Direzione del Partito, ma sentiamo che la grande massa dei socialisti e dei proletari accoglierà la proposta con favo:re. Non è inopportuno un b reve commento all'ordine del giorno. È assodato che l'Italia è il paesé che batte il tragico rerord per il numero e la gravità degli eècidi. Dal '91 ad oggi i morti proletari•sono parecchie centinaia. Lo abbiamo documentato, anno per anno. E non contiamo gli eccidiati dalla Giusti.zia con condanne feroci Le cause di questo fenomeno sono note. Mala politica del Governo centrale, camorre amministrative, miseria. Per sfuggire a! massacro, le plebi agricole ddl' Italia hanno v.ircato l'occw.o Ma. il problema e.be le urgeva ed sa.ngustiava n on è stato riso lto. Si sono votate le leggi, ma non i milioni per applicarle Le folle tumult uanti sono state dispei:se çolla 01itraglia. Non v'è città o borgo, specie nell'Italia Meridionale, che rion abbia i suoi morti. Ripetiamoci, perché g iova intenderci. C'è una form a di eccidio e.be è di tutti i p aesi - portato fatale della lotta di classe - e v'è l'eccidio italiano, rurale, precapitalistico, pre-lotta di classe che si è compiuto su folle inermi sempre, e che un diverso indirizzo della politica interna avrebbe reso più raro.

Far .ricadere sulle folle una parte di responsabilità è assurdo. Sono ineducate? E ammettiamolo pure, ma di chi la colpa? In realtà, sono troppo educate. Sono « lealiste » Il massacro che le terrori2za, le fa qmlche volta divenw sovversive responsiibilità dirette del Governo sono evidenti. Si badi, non del Governo A o del Governo B Del Governo m onarchico in genere, della politica. del Governo monarclùco che ha depaupeuto l'Italia per faze - alleato cogli Imperi c:en.. trali - una p olitica militari:sta. 5proporzionata alle nostre forze. Se l'Italia non avesse sciabcquato i miliardi nelle casctme, nei cannoni, nelle corazzate, l'Italia rurale avrebbe oggi le fogne, le scuole, le strade, gli acquedotti, le fcaovie, i telegrafi, i cimiteri, le case, i medici ; avrebbe, ìn una parola, superato il medio-evo.

Quando le popolazioni - assillate dalla miseria - sono i nsorte per chiede re la soddisfazione dei loro più ingenti e più modesti bisogni, il Governo non ha saputo far altro che opporre delle siepi di baionette. Poi, a strage compiuta, ha premiato gli a ssassini. H a pienamente giustificato l'uso delle armi, anche se, come nel caso di Rocca Gorga, la folla tumultuante si componeva di donne e di fanciulli . È qui ]a prova palmare della complicità del Governo.

Come rispondere ? Cogli ordini del g iorno? Anche questi hanno la loro importanza. Oggi è un po' di moda spregiar q uesta umile forma di protesta. Eppure in molti villaggi e piccoli paesi sperduti nelle campagne e lontani dai grandi centri, paesi e villaggi dove manca J'orato re e ·ta. possibilità di tenere un comizio, l'ord ine del giorno è il segno di una volontà collettiva e come tale ha il suo valore. I comizi, i cortei, i voti nei Consigli comunali e provinciali, le interpellanze al Parlamento, sono altri mezzi efficaci di protesta e di agitazione. Ma non bastano.

Qualche volta non riescono neppure a interessare l'opinione pubblica. Lo sciopero generale è invece i1 mezzo supremo al quale il proletariuo deve ricorrere per rivendica.re il suo diritto alla vita. La paralisi della Nazione un fatto che non passa inosservato.

Pcrch~ lo sciopero generale ? Non per protestare contro il singolo cecidio, o contro gli autori dello stesso ; mà per colpire nel modo più energico e decisivo la politica del Governo. Un nuovo eccidio sareb be la scintilla che dà fuoco alle polveri lentamente e metodica.mente accumulate. Ma lo sciopero genera.le può essere imposto anche da altri avvenimenti i n relazione colla politica interna ed esterna L'essenziale è che il proletariato sia preparato. Non ci nascondiamo le difficoltà dell'impresa. Lo sciopero generale in Italia è stato fatto troppe volte e quando, come nel '904, riusci solenne e impressionante, fu diffamato. Di qui, incertezza e scetticismo.

L'insuccesso del 1911 fu dovuto a parecchie circostanze che è ioutile riesamina.re. Ma un insuccesso non infirma la bontà di un metodo.

D'altronde, chi può vincere sempre ? La paura esagerata dell'insuccesso ci ricorda il socialismo degli utopisti .che voleva, n~lla tema di perdere. fare « l'economia di una rivoluzione ». 11 successo o l"insuccesso dipende dalla tmggiore o minore prcpan2ione. Il compito dei socialisti italia'ni è chiaro. Essi d evono immediatamente portare, sui lo ro numerosissimi settimanali, la questione dello sciopero generale, le sezioni devono indire dei comizi n elle città e nelle campagne, i socialisti inscritti nelle organizzazioni economiche devono insistere e agire perché la massa si pronunci ia modo favorevole al rejeTtndNm. Questa opera dev'essere condotta colla maggiore sollecitudine, perché gli avvenimenti - l'eccidio all'interno o la guerra all'esterno - potrebbero sorprenderci. Un nuovo eccidio compiuto su folle inermi proverà che la monarchia n on intende cambiare la sua politica della strage. e allora il proletariato, tutto il proletariato, reso sensibile dalla nostra tenace sobillazione (noi ci vantiamo di essere dei sobillatori 1), occuperà Je strade e le piazze. Molti che oggi sono riluttanti saranno trascinati nel movimento dall'esasperazione e dal dolore. Potrebbe essere una raffica benefica e purificatrice ; sarà comunque una pagina memorabile nella storia del socialismo italiano.

Dall'Av.anli!, N. 70, Il man:o 1913, XVII (<f, )93).

NAVI , NAVI, NAVI!

La Camera italiana·ha trovata la formula che deve assicurare l'avvenire ed il benessere del paese. L'ha trovata ieri quando ha clamorosamente plaudito al suo Commodoro, a quell'ex reporter del Mattino che è diventato per essa l'oracolo dd mare, al deputato Di Palma, che con voce solenne annurudava aver l'Italia bisogno solo di t re cose : navi, cavi, navi I

Ed eguali apptovaziooi hanno avuto tutti gli altri deputati che in questi giorni vanno parlando nell'aula di Montecitorio intorno al bilancio della Marina : dal banchiere Adotta, esponente cli alti interessi industriali, all' on. Cassuto, deputato del.... cantiere Orlando, all'on. Bettola. I quali insistono tutti, senza eCcezione, sulla necessità di costruire, costruire sempre e ancora altre siluranti, altre dreadno11g/;t1, altre s11p ffdreadnoJJght1.

È tutto un còro che esalta, inneggia e spingé per creare q uella manifestazione unanime sulla quale dovrà adagiarsi oggi o domani k richiesta di nuove centinaia di milioni da parte del ministro della Ma.rina. E i miLioni saranno concessi con vive acclam12ioni alla nostra grande armata,

Il proletariato italiano evidentemente non segue lo svolgersi della discussione alla Camera italiana. Ed è peccato, poiché essa potrebbe servire a documentare maravigliosamente in che maniera si piglia.in giro il popolo italiano nd momento in c ui gli si cava. altro sangue e quali curiosi pretesti si mettano in circolazione per giustificare quelle costruzioni che tanto sensibile rialzo producono.... alle a:doni ~elle società siderurgiche.

E quante confessioni amare vengono fuori I Ricordate quel che il nuionalismo intelligentissimo andava inalberando al_principio della magnifica gesta Libica? La conquista dell'altra sponda è indispens abile alla difesa d' l~a perché fa Sicilia non può essere guardata dalle navi; quella passeggiata militare ci risparmiava la cosuuzionc di un'altra flotta .nel Mediterraneo. Noi dicemmo che era u02.: chiacchiera. idiota questa : e ci chiamarono beduini. .Qrbene : ieri nel Parlamento italiano l'ex ministro Adotta, uno di quelli·che capitanavano le dimostruioni patriottiche sulle banchine del porto di Napoli, affermò che ora abbiamo bisogno di una gnode fl.othl per guardare i r400 chilometri di costa libica ·che furono presi per guardare a loro volta la costa sicula : la g uardia che guarda la guardia, ecc.

Ma chi. non sa che gli amici dei costruttori e i nostri grandi ammirag li sono inesauribili n elle trovate patriottiche ? Una volta si chiedevano navi e p o rti militari per premunirci contro la Francia : e si sprofondarono milioni a Spezia e a Maddalena. Poi si disse che quel lavoro nel Tirreno era stato inutile perché solo la difesa galleggiante poteva avere efficien2a da quel lato; e si costruirono in fre tta le piccole navj, gli incrociatori velo ci. Poi si mutò improvvisame nte obiettivo. No n era la Francia a temersi ma l'Aus tria, la n ostra alleata. E giù a gettare altro dana ro nell'Adriatico, a Venezia, a T aranto e a costruire le g ra ndi navi che potessero fro nteggiare le p o tenti fortificazioni austriache di Spitza, di Pola, di Gravosa. Chi non ha in mente le lunghe disquisb:ioni di due anni or sono sugli armamenti navali austriaci ? Bisognava, per la salvezza della patria, adottare la formula di costruire due navi contl'o ognuna della vicina alleat a.

Ora è tornata improvvisamen[e di moda un'altra volta la F r ancia. E si è creata un'altra formula che è il capolavoro della s[rane2za: dobbiamo avere una nave e mezza contro una dell'Austria ; però le n avi italiane e quelle austriache messe as sieme, debbono pareggiate quelle della F r ancia. Il che vuo l dire che l'Italia fa questo rag ion amento all' Impero alleato : io vog lio essere più forte di te per essere sempre al caso di batterti ; ma tutti e due dovremo unirci al m o mento opportuno per po ter battere la Repubblica.

E l'Austria n on ci chlama matti perché sa ch e anche essa conta frottole di simil g enere ai s uoi p o p oli e che tutte queste formule e contro-formule servono a dar vernice di competen2a. a tutti quelli che in ~(l modo o in un altro vogliono una sòla cosa : danaro da profondersi nei rivoli della speculazione sugli armamenti.

Danaro, poi, che si spende come tutti sanno e come l'inchiesta sulla marina. ha rivelato. Proprio ieri un oratore marinaresco affermava che furono messe sullo scalo le due dn adno11ghls Duilio e Doria di tipo identico al Giulio Cuar, quando questo tipo era già virtualmente oltrepassato.

Ma ciò no n impedirà la votazione dei nuovi fondi. Più grande è la rich iesta, anzi, e più sarà votata con fervo re. Il grosso b locco dei milioni è garanzia del successo perché s olletica la v anità patriottica del Parlamento. Si chiederanno stanziamenti per costruire solo quattro nav i, ma queste quattro n avi costeranno o ltre quattrocento milioni L'Italia le fa o n on le fa le ~u e cose. Un p aese che ha conquistata la Libia può ben costruii:e quattro s«perdrtadnoJ1gh11 di 3 5 mila tonnellate. Se in una guerra un colpo di siluro ne affonda uoa, sono cento milioni che vann o in fondo al mare .

E t>Italia si dibatte in una spaventevole crisi e i lavori pubblici sono sospesi e la disoccupazione urla in t utti i ce ntri g rossi e piccoli della penisola e cresce il caroviveri mentre si inaspriscono i balzelli.

Eppure 6no a questo momento non una sola voce si è levata. a frenare il coro malvagio che nel Parlamento italiano inneggia ai nuovi folli armamenti. Il proletariato italiano non a ncora ha saputo opporre, a mezzo dèi suoi rappresentanti, la sua d ecisa opposizione alla campagna che si conduce dalla tribuna parlamentare per t rascinare il paese verso il nuovo abisso. Né in altro modo ha ancora manife stato che non c'è il suo consentimento a questa nuova pericolosa corsa.

E proprio in questi giorni. in Francia. dove ogni manifest12ione contro 1o fhaJ11JiniJme è perico losa. il proletariato socialista va sostenendo una battaglia maravigliosa nelle piaz7.c e nel Parlamento contro i nuovi progetti di armamenti. E in Germania, là d ove il militarismo è il necbo, la forza, è l' essenza dello Stato, i compagni t u tti della Sozfaldtmokratie non si stancano di sostenere una lotta gagliarda contro le follie . militacistiche dell'imperatore.

Qui, in Italia, il Governo fa t rop po affidamento sul narcotico somministrato durante l'anno di guerra libica. La piccola letteratura a base di « garibaldini del mare » e di « eroi dei Dardanelli » ·ha forse fatto troppa presa su quel p opolo che non volle e non seppe comprendere dove lo si conduceva quando le navi salpavano dai porti italiani per la Llbia.

Ma la discussione della Camera dovrà finalmente snebbiare a t utti il cervello. Ora si chiedono navi, navi e m v i i domani si chiederanno battaglioni e artiglierie. E l'Italia ufficiale" trascinerà tutti al .disastro inevitabile.

Noi ricordiamo , però, che il Partito Socialista ha preso u n impegno d'onore quando nella settimana ·scorsa, a mezzo della sua D irezione, ha invitato il Bureau Socialiste Ioternational ad estendere a tutti i partiti socialisti del mondo l'agitazione contro gli armamenti. Quell'invito, gii accolto dai socialis ti francesi, ci impone l'obbligo di fare quanto fanno questi compagni nostri e i compagni tedeschi anche, contro la follia delle spese militari.

Abbiamo il dovere di non lasciarci sorprendere dagli avvenimenti e di impegnare la nostra battaglia per la difesa degli interessi e del decoro del proletariato italiano.

DalrAvan1i!, N . 72, 13 marzo 1913, XVIi (a, S93).