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PARLIAMOCI CHIARO!

Bando alle illu sioni e parliamoci chiaro, ora che il moment o è opportuno.

Che il Partito Socialista abbia condotto una b uo na battag lia e che i suoi sforzi s iano stati coronati dal più lusinghiero su ccesso, nessuno cont~ta più. È un fatto . Sono cifre. Ma.... son dolo ri se il Partito crede o s'illude d i aver compiuta l 'opera spazzando via dalla scena po litica parecchi rappresentanti della reaz io ne dern;er cri, e i d olori aumenteranno se la elezione di , 3 deputati sembrerà a taluno g iustificazio ne suRicente per ricadere nell'inerzia fatalistica che ha seguito sempre ogni agitazio ne elettorale. ·

Diciamo la verità, noi, prima degli stessi avversari : un milione di voti comincia ad essere un carico alquanto pesante per un Partito come il nostro. ·

Noi abbiamo vinto un po' per virtù no stni, ma moltissimo per la debolezza dei Partiti che ci stavano di fronte, e per u n complesso di circostanze a n oi propizie. Sulle quali si potrà a t empo opportuno - ragionare.

Noi no n sappia.mo se in un'altra « congiuntU[a » per dirla con un tedeschismo, riusciremo a strappare una cosl b rillan te vittoria. È poiché i Partiti si organizzeranno come noi, forma ndo gruppi e fedet azioni ; poiché la st ori:a. - checché si possa dire in contnrio - non si ripete. ma p resenta sempre nuove situ azioni di fatto e nuovi problemi, è necessario non abbandonarci ai facili entu siasmi cui seguono immancabiJmente le dolo rose sorprese.

B necessario agguerrirci. È nec.essario agguerrire il Partito che t l'organo delle nostre conquiste politiche, Questo diciamo ai deputati vecchi e nuovi, i quali hanno dispiegato un'attività veramente en comiabile durante il periodo elettorale ; questo diciamo ai propagandisti - illustri o no - del Partito che hanno corso in lungo e in largo l'Italia portando la pa.ro!a del socialismo dalle città ai borghi, alle campagne; questo dkiamò ai quaranta.mila inscritti del P artito che leggono, o dovrebbero leggere, le nostre parole. Noi d iciamo che paragonato a ciò che resta da fare, il g ià &tto poco. Noi sappiamo una C08a sola : che la piattaforma elettorale del Partito So cialista ha trovato queUo che si direbbe un ambiente <e simpatico», ma niente ci autorizza a ritenere che questo ambiente sarà lo st esso domani o no n sarà invece indifferente o refrattario. Noi non possiamo fare ecces• s ivo calcolo sulla massa elettorale e per ragio ni intuitive : la nostra mi· lizia è il Partito. Ora, riflettano bene i socialisti italiani, il perico lo che si delinea è uno solo : quello, cioè, che il Partito resti schiacciato sotto il pendo inaspettato delle sue stesse vittorie elettorali, Il caso non è nuovo nella sto ria e nella vita. Si può cadere toccando una meta> si può morire nell'atto di dare la vita, si può essere dei vinti vincendo

Dinanzi a tali eventualità, noi, come si vede, non indugiamo molto a lanciare il nostro grido d 'allarme

Prima del suffragio universale accadeva spesso di udire tra i socialisti italiani frasi di questo gen ere : Ab se noi aVessimo un milio ne di vo ti !.. .. Ecco : il milione di voti c' è ; e, forse , abbo ndante . Que• sta eno rme massa eletto rale ci ha creduto, ha ripost o fiducia in noi e.... aspe tta. Ma noi saremo incapaci di realizzare uno solo dei postulati del nostro programma dettorale, se il Partito n on raddoppierà almeno i suoi contingenti; se i quarantamila inscritti non diventeranno o ttanta o cento mila ; se quesm giornale non circolerà sempre più iliffusamente fra le moltitudini che l'esperimento del 26 ottobre ha lanciato nel girone della vita politica.

Un P artito come il socialista, non può rassegnarsi ad avere u n 'inftuenza meramente elettorale. Prima di tutto perché le dezioni non sono che un episodio preliminare di una più vasta attività politica ; in secondo luogo perch~ nella vita dei popoli m.oderni ci sono avvenimenti da.i q1.1ali - pena il suicidio - il Partito non può essere dominato o trav olto.

Il milione di voti che noi v o levamo toccare e abbiamo toccato, è cag ione di legit timo o rgogLio, ma è anche di g ravi ssima prcoccu. pazionc e responsabilità . N oi no n possiamo più retrocedere, e nemmeno sostare.

Alle prossime elezioni politiche - diciamo prossime perché è convincimento' generale che la nuova legislatura non avrà lunga vita - se noi non aumenteremo ancora il numero dei voti, gli avversari ritorneranno a cantarci più noioso e insistente l'elogio funebre. E se i nostri voti diminuissero che cosa diventerebbero - nel ricordo - i funerali simbolici che noi abbia mo fatto nei giorni scorsi agli altri?

Questi interrogativi ci dicono tutta la portata e l'« urgenza » del compito che il Partito è chiamato ad assolvere. Avanza.ce I questa è la parola d'ordine. Gli uom ini mode rni vanno in fretta più che i morti della ballata di Burger e noi socialisti abbiamo più fretta degli altri. Noi vogliamo vedere trasformarsi sotto ai nostri occhi la. realtà e co ll'opera delle n ostre mani. Noi vogliamo « fare» la storia e non subirla. Incidere· sulle istituzioni e sugli uomini che ci circondano sempre più profondo il segno ddla nostra volontà.

Al lavoro I Al lavoro I

La strada è aspra e ]a meta è lo,ntana.

Dall'Av.:n1i!, N. }06, 4 novembre 1913, XVII (a, ~94).