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LA PROCLAMAZIONE DELLO SCIOPERO GENERALE

leri, in un comi.zio notevole per il concorso della massa operaia, è stato proclamato lo scioperò generale da effettuarsi stamane. Il nostro pensiero sullo sciopero generale di categoria e sullo sciopero generale economico, lo abbiamo espresso chiaramente sull'Avanti I dell'S giugno nelle Noie retrosp(!llivt allo .rtiopero gtnt ralt m etal/11rgùo. Jnutile ritagliar e e ripubblicare il brano. Il proletariato non ci ha letto o se ci ha letto ha già dimenticato. Notiamo solo che i fatti posteriori hanno pienamente giustificato la nostra tesi. Basta citare il ,recentissi mo congresso delle Bour.res d11 Travail - organizzaZione squisitamente sindacalista - nel quale i leaders del sindacalismo 'francese hanno coperto di ridicolo una proposta di sciopero generale. Se il proletariato milanese vuole st,erimentarc i nuovi metodi di battaglia, noi non abbiamo proprio motivo di opporci. Il proletariato paga e pagherà di persona. È attraverso a queste esperienze che si elabora faticosamente la nuova storia ed è possibile sag giare il valore dei m etodi in conAitto Bene ha: fatto la Camera del Lavo ro a dichiarare nel suo ordine del giorno « di n on opporsi allo sciopero generale per dar modo al proletariato di sperimentate i sistemi di lotta d ell'Unione Sindacale» Ora che lo sciopero è proclamato e la battaglia è iniziata n o i d asteniamo da ogni parola o scritto.che possa in qualch e modo direttamente o indirettamente danneggiare o turbare la massa operaia. Per questo abbiamo regolarmente cestinato i tomunicati trasmessici da gruppi di metallurgici che intendevano riprendere il lavoro. Vero è che gli stessi comunicati messi bene in evidenza e in fili indiana, sono comparsi su gli altri giornali cittadini. Ma noi ci siamo rifiutati a questa specie di complicità in crumiraggio. CiÒ detto, coine qualificare il con tegno degli industriali ? Con una sola parola : borghese. Tipicamente borghese. Tutti coloro che farneticano ài impossibili assurde conciliazioni sociali - in prima fila i democratici - vadano a nascondersi. La borghesia vuole la guerra cd è n el suo pieno diritto, Le classi esistono ed esiste la lotta di cla.sse che no n si attenua, ma si esaspera -e non già come si opina dai semplicisti per sobilbzione di sovversivi o malvagid d'animo dei padroni - bensl per la ferrea necessità che balza dagli interessi antagonistici. Gli industriali hanno votato sabato un ordine del giorno a.nodino, sibillino che l'Un.ione Sindacale ha interpretato come un invito a riprendere le trattative. E l'Unione votava un ordine del giorno nel quale veniva espressa tutta la buona volontà di giungere a un amichevole componimento. Gli industriali lo hanno rHiutato, La semplice ripresa delle ttatt2.tive poteva · evitare lo sciopero generale: non l'hanno voluto, spingendo cosi la massa operaia a valersi dell'ultima arma che le rimane per la rivendicazione dei propri diritti.

1l carattere dello sciopero generale t economico. I dirigenti insistono su questo punto : ci tengo no a farlo sapere perché n on nascano dubbi. << .J;.a vita è quella che è I ». Non si tratta di sovver tire le istituzioni politiche che beatamente ci reggo n o, no, si tratta di una richiesta di aumento collettivo di salario. Si tratta di dieci centesimi al giorno che i padroni vogliono dfatribuire a loro libito, mentre gli o perai richiedono - giustamente - che l'aumento - poco o molto - sia concesso in eguale misura a tutti. Lo sciopero generale metallurgico - secondo l'ordine del giorno della Unione Sindacalerivestiva « carattere economico puro e semplice»; lo sciopero generale di tutte le categorie è - secondo l'ordine del giorno votato ieri« un atto di fraterna e cosciente solidarietà cogli operai del materiale m obile ferroviario ».

Malgrado questo carattere «conservatore)) ed economico dello sciopero l'autorità politica ha concentrato a Milano migliaia e migliaia di soldati. Abbiamo letto s ulla Gazzetta del Popolo di Torino che il prefetto di Milano senatore Fa.nizzardi si è recato a Torino ed ha conferito lungamente con Giolitti. Su che cosa ? Evidentement~ sullo sciopero generale di Milano. Ora, l'autorità politica deve avere il « buon senso )>, come diceva Gfolitti nel teleg ramma a Chiesa, di non intervenire aliatto nello svolgersi del conflitto. Neutralir.à assoluta.

Che se 1:a polizia si abbandonasse ad atti di reazione e dì repressione nell'intento di schiacciare la massa scioperante, tutto il proletariato balzerebbe in piedi e allora la bat taglia potrebbe avere imprevedibili complicazioni. Avviso a Chi tocca I

Dall'Avanti.', N. 214, 4 asosto 191), XVII•. • Noi, r1lrosprtti11, allo uiopff'O ' '

Mentre Si Sciopera

Qu2..0do questo nuovo p eriodo turbinoso della v ita proletaria. milanese sarà passato, riprenderemo con tutta tranquillità l'articolo di fondo dell'ultima Critica Sociale e sventeremo ad uno ad uno i poveri sofismi di cui è faticosamente intessuto. Oggi, no . Oggi diremo solo che do'vc gli scioperi si« vogliono)> ivi si fanno; d ove non si fanno gli è perché invece di« volerli >1 e, conseguentemente, di « p:tepar2.tli », si preferisce dis cuterne « a ccad emicamente» sui g iornali, nei congressi . come di problemi la cui soluzione è rinviata. sempre.... all' indomani.

L' Unione Sindacale Milanese ha voluto lo sciopero generale di solid arie tà e lo sciopero è riuscito. N o n assolutamente generale, lo diciamo· subito, poiché n on ci piace d'illudere noi stessi o gli altri, ma è certo c he ieri non meno di sessantamila operai banno io.ero. ciato le braccia. Oggi, è assai probabile che verrà superata q uella cifra. Né si ve~ga a dire che si tratta di disoccupati, di element i t orbidi, ecc, Questa spiegazione superficiale del fenomeno non soddisfa neppure coloro che l'enunciano. Quando disertano te officine, gli operai sono «scioperanti)), non disoccupati. Per ciò che riguarda l'efficacia pratica dello scio pero genera.le economico, noi non abbiamo nulla da modificare al nostro atteggiamento . Vedremo se gli avvenimenti ci daraòno t orto o ragione. L'esperime nto sta compiendosi s otto ai n ostri occhi e no i ne seguiamo diligentemente le fasi . Il proleta riato milanese ha v oluto provare i metodi preconizzati dal sindacalismo italiano. Era nel suo diritto. Noi d issentilUilo profondamente - ed è o r mai noto -da tali metodi, ma questo non c'impedisce di guardare con viva simpatia un movimento di masse che hanno voluto e saputo compiere un gesto nobile di so· lidarietà. Se in coteste aspre competizioni d'interessi fra d\le classi nemiche foss e possibile oltre al resto di tener calcolo a nche dell'elemento morale e umano, è certo che la bilancia deUa giustizia pende· rebbc dalla. parte degli operai, I quali hanno avanzato delle richieste modes tissime. Che i padroni fossero in g rado di soddisfarle, lo dimostra eloquentemente l'agitazione delle officine Diatto del materiale mobile di Torino, dove gli opera.i hannO ottenuto· aumenti collettivi di trenta, quarant.a, sessanta centesimi al giorno, qualche cosa di più, come si v ede. dei dicci centesimi domandati agli industriali d ello stesso materiale mobjJe di Milaao. Si deve al contegno degli industriali l'allargarsi del movime nto, e una sola parola degli industriali può troncarlo. Da sabato sera gli operai chiedono semplicemente di riprendere le trattative, di tornare a discutere, ma sino ad oggi il loro desiderio di co nciliazione è naufoa.gato, davanti alla resistenza degli industriali. l giornali borghesi sono furibondi contro la Camera del Lavoro. Uno di e ssi - democratico ! - è addirittura idrofobo. Coi cani non sì polemizza colla penna, si adopera - come recentemente - lo scudiscio. Corrier, ddla Sera e P,rr,veranza scoprono le loro batterie e rivelano il motivo dello spasimo che li rode. Essi volevano -c he la Camen del Lavoro si g ettasse attraverso il movimento, consigliando ai suoi organi:..:,:ati di nnn disert~.le officine. E parbno di abdicazione e di dedizione. Niente di ciò. La Camera del Lavoro non poteva, né doveva, secondo noi, agire diversamente Anzitutto quand o si parla cli Camera del Lavoro s'intende quella dozzina di dirigenti che compongono la Commissione esecutiva. Non essendo stata cons~tata la massa degli organizzati, la C. E. - illuminata dalle recenti esperienze - non aveva dinanzi a sé che tl'e vie : o aderire esplicitamente al mov imento, e non lo poteva senza rinnegare se stessa e la sua ragione d'essere ; o schierarsi risolutamente contro, ma- dò significava assumersi una parte di responsabilità in ca~ d'insuccesso ; oppure lasciare ai propri organ.izzati ampia libertà di' fare o non fare lo sciopero, di aderire o no all'esperimento. Questo ultimo concetto ha prevalso. Tutte le accuse contro la e.a.mera del Lavoro sono prive di base. J dirigenti attuali d ella Camera del Lavoro scontano le colpe dei loro predecessori alla CUJ politica, prettamente: riformista, risale la responsabilità della nascita e dello sv iluppo del sindacalismo a Milano.

DaJl',banri.r, N . 215, 5 agosto 19B, XVJJ * .

• L'Ai-ont;t, N. 2113, B agosto 1913, XVII.: « GLI ORGANJZZAn ALLA CAJUM D!L L\VORO IUAFJ'ERMJ\NO 1..-. T,a,1TJCA Pll.l.A

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(+) Prende qWndi la puola Marchmi ( +) " Se voi avtste letto quanto scriveva Beruto Mussolini ntll'articolo di fondo deJI'.Airm,ti! del 5 u . s., fors e vi sCDtirme meno forti nel smtC1:1ere la nostra te,i (+)" ».