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LA POLITICA DELLA STRAGE

La politica della strage è la politica delle classi italiane da un trentennio a questà patte.

Si tratti d' una sollevazione di contadini frodati nei loro dirit ti come a Comiso di Sicilia ; si tntti dell'esasperazione di un paese che chiede - cd è nel suo p ieno, imprescrittibile diritto I - d 'essere assistito dalla scienza contro le insidie del male, come a Rocca Gorga ; si tratti infine come a Ccrvara di Parma di un singolo episodio di barbara violenza omicida, è certo che nel bel regno d'Italia il carabiniere ad un certo momento fa esso la legge e l'applica a discrezione.

Qui l'arbitraria violazione dei diritti legalissimi, alla pcopaganda -e alla pubblica riunione ; là il massacro pazzesco preparato dal malgoverno delle cama.rille locali e comandato dalla v iltà; altrove il delitto selvaggio e feroce che solo trova raffronti nell'atto dell'assassino che uccide per brutale malvagità senza che la sua vita corra alcun perkolo.

Dappertutto 1a stessa preparazione psicologica, l' identico p rocedimento. Il fermento popola.re è « sempre» per i tutori dell'ordine un reato di potenza. I poveri de vono esser sempre calmi e rassegnati a tutte le prepotenze, o, c:1so contrario, possono incorrere nella pena di morte.

A Com..iso dì Sicilia non si tratta solo d'aver impedito un comizio di propaganda (sia pur riformista) ma altrcsl d'aver trovato l'autorità di P. S. avversa all'applicazione d'una sentenza che riconosceva certe ragioni di possesso sul feudo Fanccllo ai contadini.

A Rocca Gor ga i contadini si sollevano contro il disservizio sanitario e la- mala amministrazione del Comune.

B in entrambi i luoghi l'autorità di P. S. inviata per la tutela del cosiddetto ordine, suscita - in realtà - il più giandc disordine sof.,. foca.odo colla violenza la protesta civile del popolo.

Perché ? Non è legittimo lo sdegno dei contadini di Com..iso che vedono gli sbirri posti al servizio dt:i signorotti locali?

Non è sacrosanta la protesta dei popolani di Rocca Gorga che non vogliono morir di tifo o di gastro-interite e pretendono di bere almeno dell"acqua sana e di avere per 1a cura della l oro salute quella stessa assistenza sanitaria che l signo ri non fanno mancate alle bcs,tic?

E perché allora si sca.glia contro quella gente la violenza armata, in un impeto di selvaggia repressione ? La stampa ddfa greppia che a furia di mentire aveva finito per credere alle proprie menzogne suppo nendo scomparse le tremende ragioni di Conflitti di classe che tanto l'avevan irritata e infastidita, la buona stampa borghese sempre pronta ad assolvere il soldato che uccide·e ad infamare il popolano che è ucciso, ha ben tentato, per giustificare l'eccidio di Rocca Gorga, di creare le solite supreme ragioni d'ordine e di legalità; ma non è t uttavia riuscita a dimostrare che il tumulto, la protesta, l'invettiva, la minaccia, anche, si possano punire con la fucilazione.

Ma si è ucciso e si uccide perché questo è il perverso cost ume delle nostre classi dominanti che hanno nell'anima un fo ndo Umaccioso di borbonismo, di austriacamismo, d'inquisizione.

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Lo sappiamo che i movimenti di fol1a quando sono determinati da cause strettamente l ocali, senza ·Ia fiamma di una fede, senza il miraggio remoto e assillante di un'idealità, sono fuochi che rapidamente si 5pcngono. Sappiamo che quei lavoratori urlanti la loro protesta contro « i signori che lascian morire nell'abbandono i poverj » andranno domani a votare capitanati dallo stesso Grcolo Sai:oia per i loro stessi nemici . Ma appunto per ciò sentiamo più forte J>offesa che si arreca ai vantati principi di libertà e di civiltà cui pretende ispirarsi l1indiriZ2:o dei governi.

Abbiamo già detto di ritenere discretamente inutili le inchieste che si ordinano per scovare i responsabili degli eccidl.

Ma una protesta deve uscire dalle file nostre, non per far mostra di sé nelle colonne dei giornali di partito, bensl per scuotere e guadagnare l'Opinione del pubblico, per risvegliare e mettere sull'allarnù tutto il proletariato.

R eclamiamo che la vita umana sia rispettata, che i sistemi di repressione feroce siano ca.ncellati dal nostro costume politico, che si finisca di incoraggiare con l'impunità tutte le gesta criminose dei tristi cui è affidata la tutela della proprietà privata, ma diciamo altrettanto chiaro ai lavorato ri che la loro esasperazione non deve esaurirsi in un solo sforzo sotto il pungolo dell'immediato dolore. Bisogna tenacemente persiste re.

Gridiamo alto e forte e promettiamoci solennemente che se c'è chi .pcnsll di soffocare nel sangue ogni protesta di oppressi, noi non consiglietemo né longanimità, né generosità alle folle.

Nessuna violenza ~. più legittima di quella che viene dal baSso come reazionè umana alla criminosa politica della strage.

Quando noi ci raduniamo a protestare contro uno dei tanti eccidi che insanguinano le contrade d'Italia, c'è il caso che il sofista e lo scettico , e potrebbe trattarsi di un sov,,,ersivo o di un ultra.sovversivo, ci vengano incontro con un sorriso beffardo sulle labbra e ci dicam,: A che pro protestare ? ·Che cosa concluderete colle vostre proteste? Tutto ciò è fat2.lc. L'eccidio proletario non è che un episodio della p.iò. complessa, profonda tragedia del proletariato. D omani sarete smentiti da un nuovo cecidio. Ebbene questo ragionamento non ci conviene, Noi sappiamo bene che la nostra pro testa non porrà fine agli cecidi, no i sappiamo bene che non è con un ordine del giorno, con un comizfo, con un corteo, con uno sciopero generale stesso - a meno che non termini in una rivoluzione trionfan te - che noi, finché duri una società divisa in classi, porremo la parola fine al sanguinante martirologio proletario, ma noi protestiamo egualmente. Protestiamo anzitutto perché il nostro sile112i o sarebbe interpretato come un atto di complicità morale cogli assassini; protestiamo perché, se gli cccidl sono una fatalità~ n oi non la accettiamo e a rimuoverla tendono appunto i n ostri sfotti; protestiamo per suscitare e diffondere nell'animo delle masse ' l'avversione e il disprezzo per una società che si regge sulla violenza; protestiamo perché la reazione poliziesca e gjudiziaria non si abbatta su.i superstiti ; protestiamo infi ne per turbare coi nostri clamori di « cori che entrano nella scena >> gli scia~lli della penna e della g reppia che contendono ai cani il sangue degli uccisi. (Appla1m).

Certo l'eccidio è una fatalità inerente alla società divisa in classi, una delle quali possiede ai suoi ordini un'organizzazione di forze armate. C'è una· tragedia proletaria più a.mpia, profonda e immane che semina ogni giorno di vittime le miniere, i campi, i cantieri e le officine. È universale. Ogni proletariato che :a.scende ha il suo martirologio : cosl quello delle repubbliche - vecchie e giovani - come queUo delle monarchie,

• Riassunto del discor.so pronunciato a Milano, ncUa Casa del popolo, la sera del 9 gennaio 191,, durante un com.iz.io pubblico di protesta contIO gli cecidi proletari Ji Rocca Gorga, Baganuila., C.cnniso, indetto dalla. Camera del lavoro (Dall'Af.ldnli!, N. 10, 10 gennaio 1913, XVJI) ma il proletariato italiano batte il rerord degli eccidi. V'è una tragedì:a proletaria tipicamente «italiana» che sta in rapporto alla psi cologia delle classi ·domiJ::ianri, a quella delle classi proletarie, alla costituzione economica j,rev:alentemente :agricola della Nazione.

Gli inizi della monatchia unitaria sono rossi di sangue. 't3. il giovinetto Barsanti che cade fucilato. E il re « galantuorµo », di cui oggi ricorre l'anniversatio della morte, rifiutò la grazia quantunque richiesta da quarantamila signore, capitanate dalla Pallavicina> che gettò nell'anticamera del re i cordoni nobiliari del marito. (Interruzioni dd commi.m:irio. Applawi. Agitazione). Seguono le rivolte e le repressioni del macinato

Nd 1891 primo massacro tipicamente proletario, classico, a Conselice Tre morti e molti f eriti. Repressio ni sang uinose del '9J-'94 in Sicilia e in Llgurfa.. N u ovo sangue nel '96. Gli eccidi del '98. 11 re con decreto 11 giugno 1898 premia Bava-Beccaris, il massacratore dei cittadini inermi a Milano. (Scoppio di applami. Nllfn1a interr11z/om del del~gato di 1er11izjo, Golfr~dCJ. Fischi e m ovimento dei pNbblico).

Rùtabilitosi il silenzio, l' oratore, ascoltatissimo, conli1111a.

Col 1901 pare iniziarsi un nuovo periodo di libertà. È un inganno. Io non recito il mr:a -culpa perché non ho mai creduto al liberalismo di Giolitti. Ancora eccidi a Bcrra, Candela, Giarratana. Il proletariato era allora d otato di una sensibilità squisita tanto che dopo i fatti di Buggerru (Sardegna) e Castelluzzo (Sicilia) scattò .in pi.cd i nel famoso sciopero generale che fece tremare la borghesia e fu troppo di ffamato. (Applaun).

L'eccidio itali2no ha questo cuattere: si compie sempre su folle inermi, i feriti e g li uccisi son o stati sempre colpiti alla schiena. Oggi s iamo dinanzi a nuovi eccidl.· Q uello di Baganzola. è u n assassinio : è il carabiniere che cerc:a. la v ittima, la « sua» vittima, vuole uccider e il capo-lega e sol o il capo-lega. ... lo cerca nelle t enebre e lo uccid e....

Quell o di Rocca Gorga è l'eccidio classico. Come v e nti anni fa quando la folla del Mezzo giorno moveva all'incendio d ei casotti del d~ìo portando innanzi le effigie dei sovrani, cosi oggi quei contadini di Roccagorga - che avevano deposto prima nelle sale quattro o cinque temperini di cui erano forniti - si raccogliev ano in un.a Società intitolata Savoia sono stati massacrati come una mehalla di beduini al grido di « Savoia I », a.ll"ombra del tricolore dei Savoia I (Applausi). Rocca Gorga è la rivelazione.del ma.le di cui I.J. Nazione soffre: è l' Itll..l.ia sociale che manca alla vita civile : scuolè, fogne, acqua, luce, st rade, assistenza sanitaria, buon governo municipale.

II problema dell'Italia .rurale n on solo n on · è stato risOlto, non è . stato n emmeno affrontato e oggi che un miliardo è stato g ettato sulle sabbie libiche la resurrezione dell'Italia rurale è rimandata alJ'infinito e noi sentiamo che è legittimo, direi quasi « legale », predica.re il diritto alla rivolta dei mille Conluni d'Italia che si trovano in condizioci inferio ri a quelle della Libia. (Applmui probmgati. N uol!a intt rrJJz.io'fJl del dtltgato. G randt agitazione)

L'oratore, seguilo ron inltn.ra e romm1Jua a1tmzi1Jne, dtnunrill ; scJ/dati rht hanno sparalo mi fratelli e richiama il d1Jvere di inten.rijican la propagauda antimilitarùta ; stigmatizza, ron parole di fuoro, la rtampa borghue che lralia ora da « canaglia » il popolo ,he fu fino a ieri elogiato, e poi do1J1tmda: che fare?

Seminare delle idee e p repararsi ad ogni evento Gli 11/limalum non devono rimanere eternamente sulla carta. Oggi che il proletariato italiano segue diverse v ie e dei Partiti uno solo - il Socialista - ha ancora un'anima; ed i o lo d ifender ò contro tutti, perché il Partito è una gran de riserva di idealità; oggi che lo stesso Partito Repubblicano perde di vista il suo bersaglio (Hna 11oce : « Barz,ifai ! n), oggi noi c~iamiamo in causa il Governo come il primo responsabile del sangue versato.

Il .Muuolini ricorda il dello di Tallryra,rd, le rivolle che precedettero la rù.:olnz.ione francese, l e giustizie sommarie del popolo durante I, crisi deJla rloria t le parole di Cattaneo agli insorti milane1i del' 48 e dice ck le classi domina nti d'Italia scavano fra esse e il popolo il solco di sangue in cui s~nno sepolte.

Vo i ritornate tra poco alle vostr e case, ma pensate che in questo stesso momento molte altre case.di vostri fratelli sono immerse n el d olore e neJJa di sperazione. La morte che, come nel poema dì Verhaereo» passa a cavallo vest ita da soldato, ha bussato a quelle porte e ha mietuto .

L'oratore con 1111a perorazione elevala rhe incat ena la folla, manda 1111 1a/11to alle vittime e chiude gridando :

A morte i massacratori del popolo ! Viva la Rivoluzione I