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LO SCIOPERO GENERALE METALLURGICO

Lo sciopero generale metallurgico è entrato nella seconda settimana. Ieri mattina le grandi officine restarono deserte: dovetter o constatarlo con ra mmarico » gli stessi industriali in q u el lot o com unicato cli cui ci occuperemo fra poco. 11 perdura re dcll2. battaglia induce i g iornali cittadini a ~icerai.tc la r esponsabilità d cUe due p arti in conflitto Primo a scendere in campo stato il Corriere dei/a S era sostenendo la so lita tesi cl,e fa rica dere ogni responsabilità sui d irigenti dello scioper o . Le postille del gfornale moderato alla c ronaca degli avvenimenti, sono un capo lavoro di malizia e d i so fismi. Sintomatica, per non dir a ltro , l'insis tenza colla quale si in dicano alle autori tà costituite i meneNrJ dello sciopero . P oi è venuto il Secolo, con un Jungo elaborato articolo a fa re il dosaggio delle r esponsabilità. Il giornale della d emocrazia si è tenuto sulle gene.rati : ha dato un colpo al cerchio e un altro alla botte ; ha posto di fro n t e, trattandole colla ste ssa acerbità di linguag gio, le due intransigenze : quella cioè degli industriali e quella degli operai. La verità vuole si dica che lo stesso Secolo, in una nota comparsa nel numero di domenica, è stato costretto a censurare la caparbietà degli industriali. Ora d om an diamoci : da qu11.l parte sta l'int ransigenza?

Chl si oppone. chi si opposto ad ogni t entativo d 'accordo? Vediamo. Lunedl 19 comincia lo sciopero genera.le di solidarietà. Manteniamo, a tal p roposito, ciò ch e abbiamo scritt o. N on e' ~ nessun canon e di dottri na socialista che prescriva l o sciopero generale di catego ria, anche per un motivo di solidarietà . Il (<tradeu:aj.onismo )> inglese che non è ce rto dominato ·da te ndenze rivoluzionarie, ha insCenat o, in q uesti ultimi tempi. diversi scioperi generali cli solidarietà. Per il licenziamento ipgiustificato di un macchinista· c'è stato lo sciopero generale in tutta una vastissima rete di ferrovie.,.. Inoniditc, o riformisti di tutte le stirpi è di tutti gli orizzonti I Uno sciopero generale di addetti ad un se.rvfalo pubblico « fondamentale » come quello delle ferrovie provocato fulmineamente dal licenziamento di una sola persona e ocll.a legalitaria, ponderata, disciplinata I nghiltern.... Com•~ ... sba·razzino il « tradellnionismo >) inglese p aragonat o a certo riformismo italiano....

N on dmtghiamo. Questa discussione la riprenderemo a suo tempo .

Torniamo alla valutazione delle .cosiddette responsabilità. Il n ostro compito è facile. Basta r iandue la cronaca. G li scioperanti son o animati da spjriti conciliativi. Non vogliono stravincere... , Chiedon o semplicemente di discutere.... Un'intervista concessa dal presidente del Consorzio d egli industria.li al Secolo, fa intravvedere la possibilità lontana di un incoritro fra operai e padroni ? Ebbene sono g li operai che - primi - si affrettano a m ettersi a disposizio ne deg li in d ustriali. 11 colloguio avviene sabato nel pomeriggio. I padroni sono irremovibili. L'ing. Muggia, anima di perfetto borghese, quindi di autentico negriero, manda a monte le trat tative. Ma gli operai danno un' altra prova della loro arre ndevolezza. Invitano i padroni a presentare un contro-memoriale su cui discu tere, In questa proposta s'è espressa tutta la buona volontà d egli operai, il loro d esiderio di co ncludere onorevolmente la g rave vertenza. Ma i padroni non cedo n o Essi vorrebberÒ la res a a discrezio ne. Spezzare la compagine proletaria. Stravincere. L a condizione ch'essi i mponevano cioè il ritiro senz?altro d el memo riale degli automobilisti e l'immediata ripresa del lavor o non p o teva essere umanamente accettata da nessuno. Dal n ostro esame spassionato risulta dunque che se di maggiori o minori responsabilità si vuol parlare, esse ricadono tutte ed esclusivamente sul Con son:io industriale. Lo sappia la dtta_dinanza c he assiste tranquilla allo svolgersi d el gigantesco conflitto.

Dall' Avanli!, N. 145, 27 maggio 1913, XVII*.

Note Retrospettive Sullo Sciopero Generale Metallurgico Di Milano

Retrospettive e•... obiettive. Promettiamo, prima di cominciare, che saremo obiettivi, ma, sincettmcntc, agg iungiaìno che n o n siamo sicuri di mantenere la promessa. Sono passati ormai dieci giorni daJla conclusione dello sciopero generale metallurgico, ma l'aria è ancora satura di elettricità e solcata da parole atroci come q ueste : ~< spie, tradito ri, crumiri ». ecc. e da altre che ipcrbolh:~no il movimento sino a proclamarlo « un'affermazione trionfale». Si esag era, evidentemente, Ciò è l'effetto della passione pole~ica. Ora noi, che abbiamo simpatizzato c ogli scioper a nti, crediamo di essere nel miglio r stato d'animo per poter esprimere un giudizio sull'ultimo sciopero che ha agitato la vita proletaria milanese, un giudiz.io che non pretende però, e lo diciamo subito, all'assoluta infallibilità.

Lo Soopero Degli Automobilisti

Inutile discutere, ora, sull'opportunità. o meno della proclamazione di questo sciopero. Se noi diamo a questo variabile criterio d'oppor. tunità la prcpondèranza n elle contese fra capitale e lavoro, molto p robabilmente finiremo col ridurre il proletariato all'immobilità perenne e all'impotenza totale.

In tesi di massima l'opportunità dello sciopero c'è sempre, perché è sempre attuale nel proletariato il bisogno di migliorare le proprie co ndizioni di v ita.

Proclamato ed effettuato 16 sciopero degli automobilisti, la Camera del Lavoro offerse spontaneamente e ripetutamente la sua solidarietà morale e pccuniada. Niente crumiraggio adunque, almeno nella prima fase della verte~. Dopo quindici giorni di sciopero, .l'Unione Sin~ dacale iniziò una fervidissima propaganda, d.inan2i agli stabilimenti, per preparare la massa meb.llurgica. allo sciopero generale. Perché i padroh.i a utomobilisti non scendevano a trattative ? Perché lo vietava il Consorzio degli industriali. Bisogna dunque colpire, danneggiare tutti gli industriali metallurgici aderenti al Consorzio, per costringere i padroni automobilisti a discutere, almeno a discutere, il memoriale degli operai. Quindi, sciopero generale di solidarietà esteso a tutte le maestranze occupate nelle industrie metallurgiche. A questo punto jntctvicne la Camera del Lavoro a dichiararsi contraria allo sciopero generale. Ma gli avvenimenti precipitano.

Il 17 maggio all'Unione Sindacale una imponente folla di operai proclama lo sciopero g enerale m etallurgico . È a fatto compiuto che si scat enano le opposizioni tenaci e irragionevoli della Camera del La· varo che consiglia ai propri o rganizzati di riprendere il lavoro e del Comitato direttivo della sezione socialista che - a sciopero iniziato da. 24 ore - vota il famoso o rdine del giorno.

LE UOVA, L'INCENDIO E ... . IL RESTO

Ebbene, domandiamoci : perché tanta opposizione a uno sciopero generate voluto dalla enorme maggioranza degli operai ? Che si sappia nessun vangelo socialista proibisce lo sciopero gene rale di categoria. Tale forma dì sciopero, per motivi di solidarietà, veniva ammessa, sia pure in casi eccezionalissimi, a.nche nell'ordine del g iorno votato dalla Camera del Lavoro e, del resto, la stessa Camera del L avoro, n o n ha dichiarato, in ques t i ultimì g iorni, di essere pronta a fa r scioperare i tramvicri, pe r aiutare g li o perai della Edison ? Non è questo uno sciope ro generale di solidarietà? C'è chi trova «stupenda» l'immagine delJa casa bruciata p er far scaldare due uovaj noi invece, la troviamo squisitamente filistea e piccolo-borghese. Lo sciopero generale di solidarietà è - socialisticamente parlando - l'espressione più nobile e profonda della evoluta e redenta coscienza opera ia. È altruismo in atto Bisogna essere incurabilmente miopi per non vederne tutta la bellezza e la forza e la significazione. In Inghilterra, dove imp era il <\.tradcunionismo », che t utti ci descrivono per ponderato, calcotore, legalista, in Inghilterra è scoppiato - pochi mesi fa - uno sciopero generale di ferrovieri (si badi : ferrovieri) per protestare contro l'ingiusto licenziamento di un macchinista. In Italia si ·sarebbe subito esclamato : cose da pazzi, uno sciopero generale di ferrovieri (servizio pubblico) per una sola persona I È l'incendio della casa per scaldare le classiche due uova.... Se tutti i compagni del macchinista licenziato si quotano una volta tanto di una lira in suo favore, gli gara;ntiraano una esistenza più comoda di quella del ferroviere, ma, sciopero generale mai, mai, mai. Invece i « prudentissimi » ferrovieri inglesi ha.ano in- cendiato la casa e hanno ottenuto la revoca immediata del licenziamento. Prevediamo l'obbiezfone : io. Ing hilte rra le orga.nir.tazioni econo miche sono vecchie e formi dabili. Verissimo. Ma ciò le rende - per ragioni .intuitive - più caute nei loro m ovimenti.

Bisognava Partecipare Allo Sciopero

Né s i dica che lo sciopero generale è stato impost o colla v i olenia dalle squadre di vigilanza. QuaJche bastonata non fa primavera. La verità è che nessun ferito si è presentato alle Guardie M ediche. Del resto, certi mezzi che chiameremo p er suasivi sono i mpieg ati anche neg li scio peri g uidati d ai riformisti. Non biso gn a p er am or della pro pria tesi servirsi degli stessi argomenti dei giornali borg hesi tipo Corriere, pei q uali ogni sciopero è impost o alla massa da una esig ua minoranza di faziosi e d i sopraffattori.

Sta in fatto che lo sciopero generale fu vo luto cd effettuato dalla maggioranza d egli operai metallurgici. Che fossero organizzati o disor ganizza ti è , in questo momento, affare seco ndario . Tutti gli stabilimenti, d ai g randi ai minimi, erano deserti Dunque, lo sciopero era riuscito . Ora d inanzi al fatto compiuto la Camera dd L avoro dov eva, secoodo noi, partecipare al movjmento, scindendo, si capisce, le sue responsabilità da quelle dei dirigenti l'Unione Sindacale. D ovev a d ire ai propri o rganizzati : scioperate I A b att.iglia fi nita si sarebbe p otuto tornare a discutere d i principi, di meto di e di persone. Che la Camera del Lavoro abbia errato, ci sembra indisc utibile, ma quest o e rrore n on gius t ifica la fe rocia di ling uaggio dei sindacalisti ch e trattano q uesta o rga nizzazione operaia, sie et simpliriler, come un c ovo di venduti e di spie.

Primo Sintomo Di D Ebolezza

I dirigenti dello sciopero generale metallurgico h anno d at o una colorazio n e e una fraseologia rivoluzionaria a un m ovimento di semplici rivendicazio ni eco nomiche, quindi riformista. M ol ta blagut incendiaria, punteggiata da affermazio ni pacifiste e co nciliato riste.

I discorsi ai co mizi erano un gioco di chiaro scuri, u n1:1. su ccessio n e di luci e di o mbre, un alternarsi di rosso e di grigio. « N o i non vogliamo stravin cere I », si g ridav a; oppure : « noi voglia mo semplicemente discutere l ». N iente di « p oliticamente» rivoluzionario in t u tto ciò. Del resto g li stessi dirigenti ci t enevan o a con servare il carattere « ~co- nomico » allo sciopero, e tale carattere veniva riaffermato anèhe nella circolare d ella Unione Sindacale Italiana. È verso la fine della prima settimana di sciopero che i dirigenti dell'Unione Sindacale da nno un primo segno di debolezza. Nell'intervista pubblicata sul S"olo dall'ing. Vanzetti - presidente del Consorzio industriali - non c'era. nulla che autorizzasse l'Unione Sindacale a scrivere al Vanzetti per chiedergli se quell'intervista rip roducesse esattamente il suo pensiero. Il V anzetti diceva : La sede del Consorzio è in Borgo N uo vo, 1 2. ; il Consorzio e'è per discutere tutte le vertenze_ fra operai e padroni ; ma questo non è un invito, è una semplice indicazione di recapito. Ora l'Unione Sindacale si afferrò a una frase anodina del Vanzctti per chiedete il colloquio che ebbe luogo nel pomeriggio del sabato, 2.3. In questo colloquio i dirigenti dell'Unione Sindacale si dimostrarono arrendevoli, anzi d eboli, e lo prova il fatto ch'essi g iunsero perfino a proporre ai padron.i la presentazione di un contro-memoriale su cui discute.re. Se questi sono i metodi dell'« azione diretta», possiamo affermare ch'essi non differenziano in nulla da. quelli dell'azione riformista.

Lo sciopero generale metallurgico doveva finire al sabato. Aveva dato tutto quello che poteva dare : cioè la prova manifesta della solidarietà operaia. Prolungarlo fu un errore. Nella massa si accentuavano le d efezioni. Lo sciopero generale sarebbe divenuto parziale, si sarebbe esaurito a poco a poco.

Si parlava, per galvanizzare il movimento, di uno sciopero tariffario, ma si trattava di parole. Uno sciopero del genere non si improvvisa. Cosl, mentre cominciava - per necessità di cose - a languire lo sciopero generale dei metallurgici, si cominciava a prospettare l'eventualità dello sciopero generale di tutte le categorie, a cominciare dai tramvieri e dai gasisti.

Lo Sciopero Generale

Noi siamo favorevoli allo sciopero generale. Ma~ appunto per ciò, protestiamo e insorgiamo tutte le volte che lo si vuole: proclamare a. sproposito, condannandolo all'insuccesso ed al ridicolo. In Italia, i sindacalisti parlano di sciopero generale ad ogni momento e per ogni motivo. Pare uno sport. In Francia, patria del sindacalismo e dove il sindacalismo ha raggiunto unità. di tattica e profondità di dotttine, lo sciopero generale viene considerato ormai come un'arma da impiegarsi solo nei casi di estrema necess ità.

Proprio nell' lntemaz.ionalt del 14 maggio troviamo riportato un articolo ·di Raoul Lenoir, nel quale c'è un brano che s'attaglia perfettamente al nostro caso :

« Da questi fatti - dichiua il Lenoir - è facile tra.ere la coodusione che il :sindacalismo francese non ha dato prova di alcuna cecità e di alcuna speranza chimerica, adottando il fanciullo sa.no e vigC>roso che è lo Sci~ro Generale.· Quel che ora egli deve fare è di conservargli la gravità che caratte ri:tza la sua for:ta e di evita~, con una esibizione ostentata e sproporzionata, di farne u n pagliaccio chiassoso ch e non avrebbe che l'arte di far ridere ».

Ebbene, se a Milano si ·comprendeva lo sciopero generale dei metallurgici, )o sciopero generale di tutte le categorie per una ques tione di tariffe era invece un assurdo. Era << l'esibizione ostentata » e sfrenata dello sciopero generale, deformato in un « fantoccio chiassoso » e nulla più. I sindacalisti francesi sono più. ... prudenti. L'ultimo sciopero generale d ecretatò dalla Confederazione Generale d el Lavato è durato 24 o re.

A ptoposito di scioperi crono metrati I Recentemente si sono svolti a Parig i scioperi dì una certa importanza, ma nessuno ha mai lanciato l'idea dello sciopero generale. Che più I La polizia ha invaso la sede stessa della Confederazione Genetale del Lavoro, ha scassinato le porte~ frugato nei mobili, sequestrato, perquisito e nessuno ha proposto.... uno sciopero generale di protesta, E sl, che la provocazione g overnativa c'è stata ed enorme I Gli è, aggiunge il Lenoir nel succitato articolo:

« .... che l'idea dello sciopero generale non può offr ire il suo valor e reale, che in relaz.ione al valore s tesso dell'organizzazione sindacale che essa stessa attinge dalla sua unità e disciplina. :8 - seoza dubbio - una parola che suona maJe, disciplina.; ma perché :spaventarsene dal momC"flto che tutte le manifestazioni di vita, di coscienza e di forn. :sono frutto dello sfor:to armonié:o d elle collettività unite, solidali, d iscip linate?... L'a:tione d'insieme è teoricamente impossibile se l'interesse g enerale non si s ostituisce agli interessi degli individui e delle categorie, che, sovente , potrebbero invocare delle rag ioni solide ed assennate per ri6utu~.i di aderire, nel momento e n ell'ora indicate, all'azione d'insieme»

Domandiamoci, con sincerità. : dov'erano, dove sono a Milano, le collettiv ità unite, solidali, «disciplinate», capaci di uno sforzo armonico?

Senza p rcparuione, lo sciopero generale eta conda.nnato all'insuccesso. Fatalmente, Adesso è facile e comodo batte.re sulle teste di turco riformiste, ma la verità è che di quella m asturbazio ne di sci opero gc:- nen..le, la responsabilità prima spetta all'Unio ne Sfodacale, Se la causa era sentita, g li ordini del giorno della J..cga. tramvieri non avrebbero avuto infl uenza alcuna. Non bisogna dimentica re che accanto ai tramvieri della Camera del Lavoro e d ella Unione Sindacale ci sono anche que lli della Lega Cattolica. Lo sciopero generale dei tramvieri è stato ripetutamente proclamato da assemblee di trecento e non più persone. Come potevano imporsi a una massa dl oltre 4 mila tramvieri ? Dopo g li arresti del Bacchi e del Corridoni noi. non abbiamo pubblicaco il vo1antino della Lega tramvieri, perc~é non volevamo intralciare u n eventuale sciopero <( politico » di protesta contro la stupida e bes tiale rea zione poliziesca; invece, con nostra sorpresa, al venerdl mattina <e t utci » i tramvieri si presentano puntualmente e regolarmente alle. rimesse.

Restavano i gasisti.... j quali avevano votato un terribile ordin e d el g iorno rimasto inedito però, per misura di prudenza Ebbene i gasisti si rimangiano tranquiUa mente il loro ordine del giorno e vanno alle officine. .. .. Se i gasìsti hanno cosi co raggiosamente voltate le terga nessuno vorrà certo attribuirne la colpa aHa Camera del Lavoro o .... al Partito Socialista. G iova rico rdare, se le nostre informazioni so~o esatte, che fra i gasisti ce ne sono r:,o che vanno in pensione quest'anno.... Ecco una ragione « molto solida ed assennata, direbbe i l già citato Lcnoir, per rifiutarsi di aderire nel momento e nell'ora ind iC1.re alla azione d'insieme >}.

La Fine Dello Sciopero Degli Automobilisti

L'insuccesso dello sciopero generale non poteva e n o n doveva danneggiare lo sciopero deg li automobi li sti. Attorno ai superstiti bisognava concentrare tutti gli s forzi.

Invece.... assistiamo a una fulminea stroncatura del movimento. Entra in sce'?a l'on. Trcves con una fo rmula acce ttando la quale il Sindacato metallurgico butta senz'altro al paniere il suo memoriale. All'ultimo momento compare anche !'ing. Pontremoli, direttore del Serolo, n on sappiamo ancora in r app resentanza di chi : se degli operai o de.i padroni. Le trattative procedono a grande velocità. Si stipula il conco rdato. Lo sciopero è finito. Vittoria ? Nessuno osa affermarlo Basta leggere i patti. Le paghe più basse aumentano di 1 0 centesimi al giorno.

U n centesimo all'ora. È una miseria. Adesso i dirigenti si giustificano dichiarando che non era p ossibile ottenere di più.... E per- ché ? Perché non continuare ancora lo sciopero ? Se non era possibile ottenere cli più, vuol dire che non era possibile di continuare lo sciopero; ma allora.... voi dichiarate i l fallimento del vostro metodo , voi convenite con noi che, oggi, non è più possibile di fiacca re le formidabili resistenze padronali con truppe raccogliticce, n on allenate, non disciplinate. Come nella guerra fra l e nazioni, cosl nella guerra fra l e classi, il tempo del garibaldinismo è finito. Il comunicato col quale i fornai parigini hanno posto termine al loro sciopero durato ventiquattro g iorni e perduto, contiene queste sagg ie affermazioni che ci piace riprodurre :

« I fornai sconfitti comprenderanno che per attaccare un avvt"rsa.rio o rg anizzato, bisogna anzitutto, in una certa misura, raggiung ere l'equiva lente cl:°organi:zza. zione che si attacc2 .... comprenderanno che prima di minacciare bisogna essere capaci di uno sforzo continuo.... fare lo 5ciopero è un gesto improvviso, spesso irriflessivo e che no n può da re J"isultati se non in qua n10 gli scioperanti siano capaci d i vo lontà e d i costanza .... » .

E ]o sciopero dei fornai parig ini era diretto da sindacalisti autentici e qµes to comunicato è uscito dalle penne di sindacalisti pura marca francese ....

Noi lo accettiamo e facendolo nostro - a guisa di conclusionelo giriamo ai sindacalisti italiani. Trarremo una seconda conclusione quando saranno finite le attuali polemiche frat ricide e infeconde.

·Dall'Auanti !, N. 157, 8 giugno 1913, XVII•.

• D opo lo u i op,ro gmntd, di Milano e , d' lJa/ù,. Und PAgi " A di SJ.01Ù p rolttari A L' e,perimmro è rom pinto. Le propo,zio ni d el/o sàopero e del di -· 1a1Jro (247).

Prefazione A

« IL SOOALISMO RIVOLUZIONARIO » •

Il libro che presentiamo al l ettore italiano si compone di articoli che furono pubblicati su La Gu6"a Sociale di Parigi nd corso del 1912. Lo scopo pratico, immediato che tali articoli si prefiggevano e cioè l'intesa rivoluzionaria di tutte le forze sovversive militanti - socialisti, sindacalisti, anarchici - è complet2mente fallito. Né poteva essere diversamen te. Noi ci siamo convinti che ciò che separa i Partiti nOn è tanto il prog ramma quanto la loro f ornra mentù, ta loro mentalità che è quasi impossibile di ridurre a uno stesso denominatore comune. Le risposte al questionario diramato dati'Albcrt e dal suo collaborator e DuchC::ne sono comunque notevoli perché tutte concordano sul va- l...a p refazione è pubblicata anche su ll ' Avanri.l, N. 161, 12 giugno 19B, XVIJ, preceduta dal seguente «cappello» anonimo: « La "Bibliote.:a del Socialismo Rivoluz..ionario italia.no" diretta e curata d a H. Mu5solioi ha pubblicato in q uest i giorni, coi tipi della Tipografia Popola re Faentina, il primo volume di Charlcs Albert e Jean Duchéne, cqc iintitola appunto: 1/ ;oriJirmo rivoluzionario, il 1110 l e"eno, l a u,a azione, it 1110 uopo, .E un libro importantissimo che sollevò in Francia vivaci discussioni e fervidi consentimenti, U traduttore Mussol ini ha anche scritto una prefazione al libro, p refazione che ne>i riproduci~ perché giova a da.re un'idea del contenuto d ell'opera dcli' Albert ».

* Ù!ARLES ALDERT e ]El,N DuCHENl! - I/ Jotialismo ri t1oluzi<nt11rio. Il JIJ() teffmo, la s 11a azion~ e il 1 110 uopo. Traduzione e prefazione di Benito Mussolini - Faenza, Tipografi.a P opolare Farntiaa, 1913. 11 libro uscl durante la prima decade di giugno del 1913.

Il capitolo di quest'opera : La 1orie1J ;oçùrli1t4, è pubblicato_su LJ Lotta di Cla.m,, fo·cinque puntate non consecutive, appane nei Nn. 116, 117, 118; i;, 20, 27 aprile; 119, 4 maggio; 12~, I) giugno 1912, III , L'ultima puntata preceduta dal Seguente « cappello » di Mussolini : « Con q11eslo arlirolo /11 Jerie degli s111di sulla sodelà wcialùta è finita. L't1utor1 Ch4rle! .Alberi ha ra,,IX10 i ;110; urilli in 1111 -tJolumello di un101renla pagine ruentemrnt, ,dito J. I.a Gu=e Sociale di Pfflgi , ha 1111lorizzalo il 11oflro dfrtltore a fttrne la 1Jersio11e in lingua italiana. IJ 110!11me Jarà 1,atioJJo enlro iJ mtst di gi11gno e Jolledtamfflltr stamJut10 , dilf,uo n:mil11frà il primo vo/11ms a,Jlà "Bibfio1tça deJ So,ùdùmo Riuoluzfo nttrHl italùmo ", Siftmo rerli rht I& no; t ra inizùtliva uirà sos1enu111 dal 11a/ido r on• 1rib1110 moraltr e maleritd, dei ,r.nnpag11i ,be rfrono;ço,:o ormai qunro grande sii, /'i,np(l1'1ttnza dtll'elnne,uo dominarlo e n1ll11ral, per lo ;vilupp o e j/ trion f o del!, nourt idu. N. d D. » lore intrinseco degli articoli scritti dall'Albert e da lui raccolti nel volume che noi abbiamo - con fedeltà e coscier12a - tradotto. Certo, questo volume è un contributo non indegno alla letteratura del socialismo contemporaneo. Lo riconosceva recentemente anche D ie N e11e Z eit, la rivista di Ka utsky.

L'Albert come tutti gli scrittori francesi chiaro e semplice nella sua esposizione. Il libro è pervaso, traversato da un soffio p otente di idealismo e la geniale, logica, razionale ricostruzione della società avvenire sulla base di tre grandi istituziorù : Confederazione Generale dei Produtto ri (sindacati), Confederazione Genctale dei Con sumatori (cooperative), Confederazione delle C.omuni, non può essere respinta a priori co me un' anticipazione romantica alla Bellamy.

Abbiamo appena bisogno di avvertire che non condividi~mo tutte le idee dell'Autore e per essere più espliciti aggiungiamo che la parte critica del vo lume è quella c he me no ci pare elab orata, esau riente e co nclusiva. La critica alle leggi fondamentali del marxis mo che, secondo l'Albert, domina ancora i Partiti socialisti, è tro ppo superficiale. Anzitutto non bisogna dimentica re che quelle famose leg gi hanno carattere di relatività : non si possono quindi interpreta[e alla lettera co me dogmi. Ora, il fy.ti:o che ci siano diverse categorie sociali le quali formano una specie di tessuto connettivo delle collettività umane, non infirma affatto l'esistenza delle due classi che si potrebbero chiamare : la borghesia e il proletariato.

Del rest_o nei periodi di crisi, i ceti intermedi si polarizzano, a seconda dei lo ro interessi e delle loro ideologie, verso l'una o l'altra delle due classi fondamentali. La posizione e il destino d elle classi medie vatia da paese a paese. Cos l la formazione dei lrusl! n on elimina del tutto la concorrenza, come afferma l'Albert : poiché alla guerra fra singoli sussegue la guerra fra t rNsfJ co me rappresentant i di anonime collettività. Né ci sembra esatto a sserire che il ma rxismo, per il s olo fatto che introduce nella storia il gioco delle forze e d elle forme eco nomiche, conduca a una specie cli fatalismo. Il marxismo è invece u na d ottrina di yolontà e di conquista : altrimenti sarebbe assai difficile spiegare l'assurda contraddizione fra il preteso fatalismo dottrinale e l'attività pratica di tutta la vita di Marx. L'Albert ha perfettamente ragione quando avverte che non si deve restringere il socialismo a un semplice problema cli creazione. e distribuzione di beni ma bisogna presentarlo come la concezione integrale di una civiltà superiore a quella capitalista.

Il socialismo non quindi una sola « questione prole t aria. » ma, come si diceva giustamente una volta, una « questione sociale».

Il proletuiato risolvendo il problema della sua classe, riso lve un pro- blema umano, traduce, cioè, nella r.ealtà, ·un'idea di giustizi.2. Ecco perché i motivi idealisti son o parte integrante del socialismo, ché - caso diverso - degenererebbe, come minaccia di degener:u:e il sindacalismo attuale, in una specie di operaismo corporativista cd egoista, che null'altro vede e apprezza, e per null'a1tro combatte all'infuori del minuto di meno o del centesimo di più. Di qui la n ecessità di un'organizzazione di uomini che - oltre le organizzazioni di mestiere - tenga vivo Io spirito di rivolca, agiti la fiaccola d elle idealità lontane, indichi la meta, affronti quei problemi - politici, morali, culturali, religiosi, giuridici - che trascendono la pura e semplice queStione del pane.

Cè ancora posto per i « Partiti ». Che non siano superflui come pretendeva il sindacalismo dei soreliani, lo dimostra il fatto che essi progredi scono, si rinnovano, si sviluppano, ha nno insomma una « v italità » niente affatto esaurita e niente affatto prossima ad esaurirsi. 11 sindacalismo, anche quando n on divenga sindacatismo - cioè un riformismo a colorazione più accentuata - non basta a tutto come proclamavano i suoi primi assertori, basta semplicemente a se stesso. La società umana è oggi straordinariamente complessa : non il Partito, ma nemmeno il Sindacato di mestiere possono comprenderla tutta quanta nelle sue svariatissime manifestazioni.

Charles Albert riafferma solennemente la necessità dell'esistenza di un Partito Socialista, susdtatore, pungolatore oggi delle energie operaie, strumento di trasfotma.z.ion e domani. I gruppi socialisti odierni costituiscono i primi fortilizi della città futura. Charles Albert vagheggÌa un partito socialista rivoluzio nario antiparlamentarista. Non astensionista, nella formula assoluta degli anarchici, ma sr:mplicemente antiparlamentarista. Criticando il parlamentarismo l'Albert n o n intende fare come egli stesso dice il « processo ad ogni specie di delegazione, pcrch~ noi sappiamo bene che non è possibile società alcuna, anche comunis ta, senza certe forme dì delegazione » ma intende di criticue il parlamentarismo come tattic.a socialista. Noi accettiamo in gun parte le critiche dell'Albert, ma non giungiamo alla sua conclusione negativa..

Vedssimo che il Parlamento è una specie di Circe trasformatrke di uomini, ma ci sono le eccezioni e nobilissime. D'altra parte le defezioni, i tradimenti, le inversioni" sono più frequenti laddove più basso il livello della politica generale.

E allora non è solo nel Parlamento che noi assistiamo al tris te spettacolo di uomini che passano al nemico, ma anche nel seno stesso del Partito fra gli stessi umili gregari ci sono dei disertori e per cause poco edificanti. Essendo degli opeW, il loro caso non suscita clamori. Chi può negare coraggio, energia, tenacia ai deputati d ell'op- posizione ungherese? Non c'è stato in Ungheria un periodo di lotta « pailimentare » veramente epico ? Noi non vogliamo che l'uionc parlamentare abbia il primo posto, il posto assorbente nella tattica socialista, ma no n v ogliamo rinunciarvi completamente. Del resto lo stesso Char]es A lbert è assai incerto al rig uardo. Egli afferma che è venu ta. l'ora di pronunciarsi sulla questione de11'antiparlamentaris mo « molto nettamente, senza equivoci, senza reticenze », ma poi, poch e righe più sotto, attenua stranamente la portata negativa di queste sue dichiarazioni. Udite (pag. 4l)·

« Non è pos.'ii bile, né augurabile di rovinare un certo sociaUsmo parlamentare, o più esattamente un certo parlamentarismo mezzo borghc-se , me"LZO socialista. Contentiunoci di prenderg.li i suoi dementi migliori E noi n on saremo sempre obbligat i di. consid erar~ i parlamentari s.ocialisti come dei n emici»

A questo punto l'anciparlamentarismo di Ch. Albert diviene a-parlamen tarismo. La differenza è notevole, sostanziale.

« Noi - dichiara J' AJM'rt - siamo degli a-parlamffitari, piuttosto che degli .antiparlamentari. E non dobbiamo essere, in nessun ca.so, deg li ostacola.tori sistematici di votare. L'ast ensionismo militante e feroce, rostruzio!Usmo snervante e battagliero ci sembrano pessime tattiche ».

P oi l'Albert apre una singolare parentesi, con molto signinative eccezioni del suo « a-parlamentarismo »

« Quantunque - egli dicè - antiparla.tnentari i.n Fta ncia noi siamo bene obbUg ati di i:ssere parlamentari a ltrove, in Russia, per es . e anche in G ermania •·

Ct di più. Chules Albert ammette il caso speciale anche per la stessa Francia dove veramente il parlamentarismo sembra agli estremi

« Noi dobbiamo ammettere - dichiara I'Albert - .che anch e rhn nolJ! su certi punti, in seguito di un ritardo di evoluzione o io qualche altra circostanza speciale, la battaglia elettorale possa presentare un interesse. E in questo C8$0 n oi dobbiamo evitare di turbarla» te Queste e l~ ioni vi sembrano oggi una fol'ma]ità grottesca, universalmente mentitrice, truccita da ogni parte. E voi avete il diritto d i di rlo. Ma degli uomini h anno vissuto, degli uomini innumerevoli, degli eroi, dei ma rtiri e direi dei "santi·· e q uando vi dico dei " santi" io so forse ciò che intendo ditt; "degli uomini hanno sofferto, sono morti, tutto un popolo ha vissuto perché l'ultimo degli imbecilli abbia ogg i il dilitto di compiere questa formalità. Fu una terri bile, una laboriosa, una paurosa feconda.2ion e Non fu sempre grottesca Dei popoli a ttomo a noi, dei popoli interi, ddle n.lle lavorano per la stes~ dolorosa fecond azio ne, lavorano e combattono per ottenere questa formalità d erisoria Queste e le-zion i soao rìdicole Ma c'è stato un t empo, m.io caro Variot, un tempo eroico in cui i malati e i moribond i si facevano portare nelle sedie per andare " a deporre la loro scheda nell'urna", D eporre la propria scheda nell'urna, questa espressione vi sembra. oggi grotte!lca.

Ora, chi p otrebbe negare ad esempio che la prossima battaglia elettorale in Italia non presenti un « certo interesse » ? Sono milioni e milioni di cittadini che possono u sue per la. p rima volta, nei secoli, di un l oro diritto. , Diritto che ha. il suo valore non diminuito CU.gli schemi o dalle ironie deg li imbecilli. a piac.e a tal proposito riportuc questa eloq uente pag ina di Chatles Plguy, il direttore dei notissimi Cahitn dt laQlllnz.aint.

« D egli uominì sono morti per la libertà, come deg li uomini sono morti per la fede.

« Essa~ ~tata preparata da un s ecolo d 'eroismo E non di un eroismo " let· terario ". Da un secolo del p iù incontestabile, del più autentico ero ismo, de ll 'eroismo più francese. Que~le elezioni sono ridicole , Ma c'è stata una elezione La grande divisione del mondo moderno fra l'Ant ico Regime e la Ri voluzione. E c'è sca lo anche u n ballottaggio, Variot, G iovanni Variot. C'è stato quel picco lo ballottaggio chC! comin ciò ai mulini d i V a lmy e fini a ppena s ulle alture di H ougoumo nt.... » ( Notr e J eum:11~, pag. 4 5).

Noi crediamo che Charlcs Albert non predicherebbe l'astensionismo p e r le prossi me elezioni in Italia, &se saranno. fra l'altro, la prima grande consultazio ne nazionale dal '60 in poi. La diserzio ne delle urne costituirebbe la sanat oria di tutto un cinquantennio di politica monarchica. I termini del n ostro accordo e del nost ro dissenso con l'Albert sono dunque precisati,: il parlamentarismo non dev'essere che una e non la principale fn. le molte estrinsecazioni dell'attività socialista, non fine e scopo di questa attività.

Ma nel librn dell'Albert c'è una la.cuna. Non vi sì parla dell'elezionismo municipalista. È chiarissimo che tra Comune e P arlamento c' è una differenza qualitativa, n on solo quantitativa. Una differenza di funzione e di poteri. Scrivemmo in questo senso all'Albert stesso ed egli il .zz settembre 191.z cosi ci rispondeva:

Noi ~on abbiamo detto nulla, è vero, sull'entrata dei socialisti rivoluz.iona.ri nelle assemblee municipali cd è un.a lacuna. Ma non v'è dubbio che occorra risolvere la qu~tione come voi l'avete .risolta e risponde.re aHermativamente, Jn ogni caso la questione è una di q:ue lle che, con intera. libertà, potrebbe essere lasciata a lle Federazioni e ai gruppi in un Partito costituito sulle basi del nostro volume. Il senso del nostro antipulamentarismo o meglio del nostro a-parlamentarismo, è, 1nzitutt0i di protestare contro lo stato b«ghese e di d issolidarinard clamorosamente dalla democruia borghese : è di pretendere di creare nel proleta.riato e mercé le sue stesse ri$orse, una coscienza politica distinta dalla coscicn2a p olitiea borg~e. Or.a. il nostro aJlontanamento d ai Consigli municipali, non potrebbe prendere, è chiaro, questa significazione. Noo si tra tta più qui di partecipa.re il una fumiooe legislativa e govem amentale, che è l'e5stnza nessa deUa democrazi a borghe se. ma semplicemc-nt c d l amministrar e gli interessi particolari, immediafi di um regione. la part e-cipaz.ione d ei rivo luzio nari all'amministrazione d ei Comuni attuali, sopn.ttutto dei Com'uni di piccola e m edia imp ortanu, non presenta nffauo il g rave ~ colo deU' azi one p arlam entare che ·è q uella di de«tpitare la massa militante d ei suoi capi. Non si vede dunque nessuna seria ragione di respingere i reali vantaggi che può arrecare l'entrata. dei rivo)uziooui n ei Comuni. Ciò che non significa - ben inteso - che noi dobbiamo accordare u n valore di tra!fonna:zione soci.aie qualsiasi a ciò che si è convenuto d i chiama.re i l « socialismo m unicip1le » e nemmeno perseguire tale scopo. Si tcatte rebbe sopratt utto -di unil specie di .app rendis.i.ggio a.mmfoistrativo e soprattutto, forse, d i un' autorità morale da conquistare con una gestione di interessi comunali più i ntegra e più intelligente di quelle borghesi.

Quantunq ue il Comune attuale rassomigli pochissimo a ciò che sarà la Co. mune futura, c i sembra logico impadronircene ne lla misura d el p ossi bi le, cod come a vvlene per il Sindacato e p er la Cooperativa

Ma è necessario d i vegliare affinché i nostri militanti non perda no n ulla de lla )oro libtttà d°'azione, oé della loro franchezza rivoluzionar ia.

N o i agg iuogJamo a conforto delle arg omentazioni dell'Albert :

1 che duran te le lotte d 'indole economica il fatto che jl Comune in cui esse sì sv olgono sia o no socialista, ha la sua grande im portanza.

2 , c he il Comùne può, in certi casi, diventa re ' u no strum ento efficacissimo di lotta anti-statale e an.ti-borghese. Purché s i v a d a a l Comune. e questo è l' essenziale, senza compromess i e senza eq u ivoci con altre frazioni politiche cosiddette: « affini».

Il libro d ell ' Albert ci p o rgerebbe o ccasione per fare moltissimi a ltri r.iliev i e considcru ioni> ma a llo ra finiremmo per scri v ere i nvece d i una prefazione, un altro libro. E questo v ogliamo e\·itare.

Ci limitiamo a richiamare l'att enzione dei compagni sul piano della società socialista quale ci viene p rospettata dall'Albert. Si noti la d ifferenza fra collettivismo e comuni smo e le ragioni per cui è preferibile il primo sino a quando non sia migliorato il « materiale umano» Alt ro argo mento sul quale i compagni do vranno.meditare è quello che riguarda il funz.ionamento della. Comune.

La forma politica d ella società socialista è dunque il Comu nalismo, cioè una repubblica che non ha nessun ca~tterc di quelle attuali, una repubblica che non corrisponde nemmeno all' ideale mazziniano . ma si avvicina molto, sin quasi a confondersi co l fed eralismo » di Carlo Cattaneo

Oò è impo r ta nte. N on m eno sin tomatica è la previsio ne d cli'Alber t di una rivo l uzio ne sociale, m a nazionale, per cui a difend e r s i da possibili attacchi di nazioni arretrate sarà necessario per qualche tempo una specie di esercito a base di m.ilizje comunali. Se si accetta questa previsione, l'antimilitarismo assoluto diviene un assurdo e trionfa invece la tesi del Jaurès a cui si è rallii recentemente l'Hervé co l suo volume .I..a Conq11lt~ de l'Armi,.

L a questione è elegantissima, direbbe un giurista. Socialismo e militarismo non sono più due termini che si escludono a vicenda, p erché anche in una nazione socialista permarrebbe una forma di militarismo sia pure profondamente diversa dalle odierne, Noi siamo di parere opposto. Noi crediamo che - dato l'interdipendcnz.a economica, politica, culturale delle nazioni e il sempre crescente internazionalismo proletari o - quando la rivoluzione sociale sarà matura in una di esse, le altre o la imiteranno, o il proletariato sarà già cosi forte da impcdfre alla borghesia nazionale ogni intervento armato. Caso diver so tutti i socialisti si batteranno alle frontiere p erché la g uerra - e non è la prima volta òel1a storia - do"1:à salvare l'idea e il fatto della rivoluzione.

Non pretendiamo di aver detto la parola definitiva su questo argomento che può essere oggetto di discussioni utilissime fra compagni. Ci siamo limitati a uno spunto , a un semplice motivo. Uno dei pregi del libro di Charles Albert è appunto quello d i offrire un vasto materiale alle controversie e alle meditazioni di tutti quanti coloro che pur seguendo vjc clivcrse mirano ad uno stesso scopo : l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Ed ora due tighe - non più - sull'Autore.

Cha.rles Albert è· nato a Carpcntras nel 1869. Ha: studiato filosofi.a all'Università di Lilla. Esordl nella politica dopo il massacro di Pourmies, nel 189 1, come g uesdista e collettivista. Poi diventò krnpotkiniano e anarchico. Collaboratore f>CJ: nioltissim.i anni del Temps No11v1'1ux del Jean Grave. Assiduo collaboratore dell'opera di Fcrrer. Come tCorico ci ha dato un fortissimo volume già uadotto in ita.· liano: L'Amore Libero. Non meno importante è l'altra pubblicazione dell'Albert: Che .,oso. è l'art e? L'Albert è anzitutto un pensatore, un uomo di biblioteca. Il suo anarchismo ha sublto in questi ultimi tempi una profonda trasformazione che gli è stata rimproverata dai suoi correligionari come un « veto e proprio tradimento ».

Indice di questa crisi d'animo e di idee è il volume che noi presentiamo ai sovversivi italiani.