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[PER LA VOTAZIONE DEL PROGRAMMA ELETTORALE] •

Sar ebbe ora di finirla di segnalare come anarchici tutti quelli che n o n la pemano come Turati. Sarà. forse sbagliato il rivoluzionarismo, ma non è detto che il d fo rmismo sia tu tta la verità, null'altro che la verità.

Turati disse che avevo parlato male del tecnicismo. Ma il tecn icismo non è la tecnica come il vi rtuosismo non è la vixtù. Del resto la t ecnica g li operai la sanno . Ma è che forse si vuole inoculare agli operai la tecnica della manipolazione delle leggi. E a ciò siamo contrari. Noi enunciamo SerT?,plicemente i bisogni. A g li altri, se lo credono. il provved ere.

Si disse che fummo paradossali perché non riconoscemmo la necessità della cultura f'er gJi operai La cultura è un lusso1 infatti, che non ha a che vedere col socialismo. Del resto come si fa a defi nire la cultura?

N essuno dì no i intende per rivoluzione la semplice r issa con le guardie o il fattaccio. Per noi è cosa grande, colossale il movimento che può avvenire, e avvei:rà, forse più · presto di quanto si crede. La guerra pareva lontanissima ed è avvenuta. La rivolu2ione è nel passato, ma è anche nell'avvenir e. Il riformismo non è riuscito ad a nnullare la possibilità. della rivo luzione come l'intendiamo noi. Anche perché i valori positivisti stanno morendo.

E l'oratore spiega la po.rsibilità di una rivoluzione. A proposito di q11anto di.I.te T,mz.ti .rulla lolla di B.udrio, dùe che la co,uezione socialista di ljNtgli operai era-incompleta. Si era limitata alla conquista dei miglioramenti. Del resto il socialismo è troppo Jocalista, non è ancora nazionale. Ognuno si cura nel suo collegio e lo rappresenta indipendentemente dagli interessi nazionali. Volevo perciò ridurre il programma solo a una piattaforma che potesse essere accettata dai lavoratori sia del n o rd che del sud La lotta nazionale. si può ottenere solo sull'anti-militarism o e sull'abolizione dei dazi. Le pensio ni e i lavori rr)inacciano di cond\lrre al localismo.

• Ri1ssuoto del discono pronunciato a Milano, nel salone dell'Arte Moderna sito in via Campo Lodigiano 8, la sera del 22 aprile 1913, durante 1"assemb1ea della setione socialista. milanese. (Dal1'A11ai,1i/, N . 112, 23 aprile 1913 , XV[[}.

Ma ptr spirito di conciliazione - a parte le idee ptr le q"'1li è intollerantenon i CQn/rario o far e aggiungere tutte lt richie.rte rh, J'Ì vogliono . ln.sitfe, però, ml/a colorizzaziot11 generale del prfJgramma. Bisogna dire all'elettore : chiediamo questo ma questo non è il socialismo. Dobbiamo partire dalla pregiudiziale massimalista per distinguerci dagli altri Partit i e per avere occasio ne di fare propaganda.

Conclude rilevando l'affermazione di Turati: che il direttore dell 'Avanti! abbia abtuato tklla penna afftdatagli dal congreu o Egli, am!M qNando io dovetJa, ha deposto la penna per non scrivere parole amart contro q1111lche compagno cht aveva rivolto a lui pole Ji deplorazione.

Spilloni

COSI' « PER PROVJNCIALIZZARE ».

De Ambris è caduto nelle nostre tagliole. Cè voluto cadere, per forza. Noi n o n siamo mai andati a caccia di conigli. Ignoravamo. Ora egli si dibatte, si contorce, spasima, e annaspa disperatamente una qualsiasi giustificazione che lo salvi dalla vergogna. Vana fatica. Tu l' ar vo11/11.... Georg~J Dandin. Ci sei alla colonna e ·ci rimanai finché - vinti da un residuale sentimento di compassione -non vertemo noi a liberarti per non .prolungare più oltre il tuo inutile martirio sotto ai lazzi e agli sputi irriv erenti della platea. Varrebbe meglio con-. fessare il proprio torto. Dire, con atto di lealtà che costituirebbe un esempio, dire : H o sbagliato. Quella volta, ho sbagliato, Ma gli iddii non sbagliano mai. Ecco perché bisogna di temp o fo tempo frantumarne la creta per dimostrare 1a loro più che t errena fragilità. Dopo la clamorosa resa a discrezione del nostro avversario n o n sentiamo il bisogno di far sibilare nell'aria gli aggettivi che lasciano il solco livido sulla pelle. Oh ne avremmo 'uno J/otle .... ma sarebbero sciupaci. Noi poniamo sul tappeto della discussione un quesito semplice, elementare, categorico e lasciamo H giudizio a chiunque capace di ragionare. Che cosa si dfrebbc d'un capitano di basti mento che nell'ora tragica del naufragio abbandonasse per il «primo» il suo posto ? Gli si direbbe del vigliacco, semplicemente e g iustamente.

E n o n è lo stesso quando si tratta di naufragi sociali talvolta più disastrosi. di quelli degli oceani ? Il capitano, il condottiero delle folle dev'essere il primo o l'ultimo a porsi in salvo? Vaie unanime : l'ultimo. De Ambris ha trovato che era più « igienico » svignarsela velocemente pcl primo.... Gioco furbes co e tardivo quello d ' invocare ad attenuante i precedenti storici, come fa il De Ambris. Garibaldi, Mazzini, Bakunin, Blanqui e molti altri minori si ponevano in salvo solo quando tutto era finito, solo quando non c'era più niente da fare.. ..

E quando ci fosse stato qualche cosa da « fare » essi rimanevano, ma.lg rado i m andati di cattura, sul terreno scottante dei pericoli e delle responsabilità e si facevano, anche, tranquillamente arresta.ce7

Non c'enno allora le automobili di Raggio.... Tutte )e te n tate difese del De Ambris si risolvono in atti d'accusa contto di lui. Crede di salvarsi e annega.

Ora basta. Noi siamo certamente settari, ma non vogliamo incru• delire sui caduti che sono alla nostra mercé. « Hu1J1a11ur rum » dice il vecchio Terenzio. E rida pure il De Ambris. Rida alto. Rida forte. Il riso è l'unica arte in cui possano eccellere i buffoni, però non giova a cancellare una pagina di storia.

DaH'A111m1i t, N. 115, 26 aprile 1913, XVIJ *.