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DISCUSSIONI DI PARTITO

PER L' INTRANSIGENZA DEL SOCIALISMO

Postilliamo brevemente, riservandoci di replicare a lungo quando il compagno Zibordi ci avrà ma.ndato l'ultimo articolo che ci annuncia, La nostra. situazione è davvero curiosa : noi siamo destinaci, come diceva l'altro giorno su queste stesse colonne Dc Falco, a non aver mai ragione.

Se la nostra azione è «globale» cioè non si prefigge il raggiungimento di determinati obiettivi (ad es. abolizfone delle co mpagnie di discipliru, soppressione di taluni articoli del Codice Penale, ecc.). né muove in guerra contro ca.ste speciali (clericalismo, militarismo, ccc.), ma ·invcste, accusa e condanna l'intera società borghese - in « principio » e come « tale » - allora ci si rimprovera di perder il nostro tempo in un battagliare verboso e infecondo. Concretiamo il bersaglio, indichiamo le istitU2ioni, gli ostacoli che devono essere via via. - violentemente o no --: eliminati, e allora siamo tacciati di fare dd. « cavallottismò », del personalismo, di dimentica.re tutta la complessità del problema. che il socialismo è chiamato a risolvere.

La questione dello Stato; dei tapparti fra socialismo e Stato quella che in questo momento preoccupa di più il socialismo internazionale.

I socialisti francesi -convocano un congresso per discutere ampiamente, accademicamente.

Nei Soz/aliJtisrh, Monatshefte che ci giungono oggi, c'è un articolo di Edmondo Fischet su Stato e Democruia Sociale. dal qualç si apprendono le divergenze dottrinali che sepa.nno i socialisti tedeschi di fronte allo Stato.

Né la forma delle istituzioni statali è di cosl scaru importanza come puc ritenga lo Zibordi.

Non bisogna dimenticare le pagine di Licbknccht a. tal proposito e ricorda.re che f.arlo Marx ha. detto : « Ogni rivolll%ione politica è in un certo senso sociale ».

Constatiamo che lo Zibotdi ammette una « fatalità » degli cccidl, finché duri una società divisa in classi, e qui siamo d'accordo. D o ve invece si appalesa il nostro dissenso reciso è più sotto. È una pretesa assurda quella di voler « demolire e ricostruire molecolarmcnte il mondo sociale ». È anti-marxistico pa.r exctllmce. È anti-scientifico. La società borg hese è un organismo in movimento, in continua trasformazione. Reagisce come tutti gli o rganismi viventi. Voi sostituirete le molecole alla periferia, le m olecole secondarie, ma non arriveret e mai - senza la violenza - a toccare e immobilizzare i centri v itali Nel marxismo il proletariato o rganizzato in partito di classe s'impadr onisce « violentemente » d ello Stato e demolisce e ricostruisce a blocchi « in blocco» il mondo sociale, Il socialismo sarà cosi o non sar à.

E questa sostituzione: di molecole come dev e avvenire? Collo Stato, senza lo Stato, o contro lo Stato? Dall'interno o dall'esterno? Solo gli utopisti p re-' 48, potevano pensare a questa lenta sostituzione di moleq,le, l'ha nno anzi tentata e si vfato con qual fortu na. Devono forse essere considerate come anticipazioni cli socialismo, molecole di socialismo incuneate n ell'attuale mondo borghese, le nostre lcg6c di resiste nza, le nostre cooperative di lavoro ? Sono strumenti di lotta, non realizzazioni di socialismo Lo stesso Zibordi ammette che q uesta metodica sostitt12iooe non ci darà il socialismo, ma occorrerà la dinamite, cioè la violenza, e allora ? E allora non abbiamo ragione noi che vogli;mo preparato il proletariato a nche a questa eventualità, i risulta.ti della quale decideranno la lunga contesa fra capitalisti e salariati ?

Ma il problema che noi abbiamo posto sul tappeto, è racchiuso io questi precisi termici.

La storia piena dell'imprevisto e presenta d'improvviso delle situuio ni rivoluzionarie. La impresa libjca, ad esempio, è una di queste. Il p ossessore delle famose « valigie )) n o n sarebbe andato alla stazio n e senza un « colpo di mano» rivolw:ionario. Ora i socialisti italiani devono subire o affrontare e - se possibile - dominare una situa.zione storicamente rivoluzionaria ?

Per noi non c'è dubbio. I socialisti, pena il suicidio, d evono a.Krontue l:l situazione.

« I comunisti - dice Man: verso la line del suo Manifesto - appoggiano io generale ogni moto rjvoluzionario·contro le conditioni politiche e sociali cs.istcnti ».

11 ,a,htt rivolw:ionario di ogni movimento dato appunto cblla più o m eno larg a part«ipaz.ionc dei socialisti. A proposito degli ultimi cecidi, il ling uaggio nei giornali, negli ordini del giorno, nei comizi dei socidisti italiani - rivoluzionari, sinistri - è su.to minaccioso, violento, banicadicro, catastrofico. O si faceva sul serio e allora bisogna dimostrarlo o si tratta di una fanfaronata macabra (il pensarlo ci ripugna) e allora ci attende quel ridicolo che danneggia più di una disfatta.

Pensiamoci seriamente e prepariamoci.

Dall'A.,.tn1i!, N. 44, L3 febbraio 1913, XVII•

* L'Avanli f, N. 86, 28 mano 1913, XVII: « PER L'INTRANSIGENZA DBL SOCIALISMO. LE ll.AGIONI DEL COSIDBTTO., PAClPISMO ••. - (+) Mentre noi stavamo per ripetere il vecchio argomento : "se· il proletariato avestt la fona di far ces. sa.re g li eccidt con una pronta reuione, percM non dovrebbe valecsene per scopi ulteriori? ", tu, cato Mussolini, correvi di deduzione in deduzione, fino aJl e conseguenze estreme della tua tesi, e affermavi l'importanta e la. necessità della rivoluzione ptt fattua:riooe del socialismo: ( +). GIOVANNI Zl!ORDI - · La ncllra ri.rr,orla. a. domani " i.

CONCRETIAMO IL PARTITO!

RISPOSTA A G. M. SERRATI

Dicemmo ieri, nella breve postilla all'articolo del compagno Serrati, che iJ « concretismo )), la nuovissima e pur rispettabile mania che h2 per maggiore esponente Gaetano Salvemini e quelli dell'Unità, sta ora facendo le sue vittime fri i rivoluzionari •. I sinistri guariscono, i rivoluzionari si ammalano? Sembra una ironia l Giovanni Zibordi, nell'ultimo . numero della Critfra Sorialt, in un articolo che noi, saJvo talune cspresslOni formali, sottoscriveremmo ap pieno, grida: Basta colle cose, cio~ coi problemi concreti e torniamo ai principi I Adesso sono i rivoluzionari che vogliono incamminarsi per la stessa strada della perdizione, alla ricerca dei « problemi specifici », dei « programmi concreti» e simili frasi che appartengono alla più autentica terminologia riformista. Ricordate le prime polemiche fra riformisti e rivoluzionari?

I primi dicono : Voi rivoluzionari che tenete la testa nel s1cco delle vostre pregiudiziali teoriche - il Serrati impiega oggi la stessa frase - non vedete la realtà che vi circonda.... Al proletariato che ha urgenti bisogni da soddisfare che cosa date, voi? Una promessa : il sole dell'avvenire che però tarda a spuntare con relativo collettivismo. Bisogna essere pratici, affrontare dei problemi concreti, offrire qualche cosa alle masse, magari praticando la collaborazione di classe nel campo politico e in quello economico.... Basta coi vostri scrupoli dottrinali I È il presente che c'interessa, non già il futuro. Che importa la meta? L'essenziale è di camminare.

Cosl ngfonavano i riformisti di allora. che però non sospettavano di uovarc degli imitatori e dd seguaci nei rivoluzionari del 1913.

• 11 tenore della postilla il seguente : « A 41mllll'lfrolo - co,npi11Uf116fft1 ri/o,milt" - riJpo,uJ,r,mo domillli. 01ti ,o,ut41i4lllo 10/0 ,h, I.- m,mi" ,omi,a dii ",o,urrtismo" lti q11al, """""' ridotto il Partito ad eJur, la pieJOJII ltWW (/i 11 "!Uno, rirominri11 " f•t I, Jllr vi1Ji #11 , tJNtJJa 1Jolu, - p,m,oppol - ,,,1 çampo rivolllZiontUÌO ». (DaU'AV1mti!, N. 46, 15 febbr~o 1913, XVII) ,

Perchi i riformisti cli destra se ne sono andati dal Partito ? Fo:rse per motivi seatimeotali cli SOlidarietà cogli espulsi I

Mai più. Il nuovo Partito è sorto appunto per affrontare e risolvere dei « problemi concreti ». E accanto ai « destri » ci sono altri socialisti, che chlameremo irregolari, i quali sono ancora più « concretisti » dei destri e dì Serrati : parliamo dei salveminiani che tentano anzi coi gruppi cli azione e di educazione politica. fondati qua e là nel Mezzo~ giorno cli creare il partito dei « problemi concreti », Vogliamo andare con costoro ?

Questo « concretismo » che nqn « concreterà )> mai niente, finché non ci sarà un Partito degno di questo nome, è proprio l'ultima pietosa caricatura del riformismo praticista e praticone. Ma il Serrati insiste : egli non concepisce « un Pa.rtito che non senu il bjsogno di definirsi », cioè di darsi un programma cli azione << specifica>) che lo distingua da ogni altro....

Sembra un'ironia I Ma sono proprio i programmi «specifici» , cioè limitati, contingenti, parziali che in vece cli distinguere, confondono tcnibilmentc i Partiti. Che cosa erano, che cosa sono i « blocchi>> mal.fama.ti? Vwtione dei due o tre Partiti cosidetti affini, per l'attuazione di un programma <« specifico>) tjte può essere la municipalizzazione del pane come a Catania. la laicizzazione degli ospedali come ad Alessandria, o l'erezione di un asilo infantile come.... a Scacicalasino. Lt. preoccupazione del Serrati e di quanti parlano come lui , sembra una sola : visto che prospettando le finali tà sia pur radiose, ma lontane del socialismo, non si fanno più reclute per il Partito, proviamo a riguadagnare le simpatie con un programma di rivendicazioni immediate e concrete. Non più la gallina domani, ma il « bonimento » per l'uovo d'oggi.

E sia. Concretiamo. O almeno proviamoci. Egregio ex-compagno Pompeo Ciotti, favorisci i numeri dcli' Azione Socialfrta che portano il resoconto del congresso dei destri. Qui il « concretismo » ha celebrato i suoi saturnali. I cento problemi che secondo il Serrati « affaticano l'Italia d"oggi » sono stati posti e risolti. Si è dato fondo all' universo. Niente è stato trascurato. Problema doganale, tributario,- coloniale, scolastico, meridionale, piccole -proprietà, bacini montani, rimboschimento.... C'è il lavoro per venti legislature. Non c'~ che l'itnbarazzo della scelta in queste che il Salvcmini ha definito prefazione senza 6nc. Evitiamo l"imbarazzo. Limitiamo il nostro programma, ma'gui a soli tre punti come va propugnando l'U11ità di Firenze. Sa. pctc fra i f< cento .)) qual il problci:na « concreto » più urgente oggi in Italia? Il problema coloniale o libico che n on è stato risolto, ma. semplicemente p osto colla non ancora finita conquista militare. Pro- blema coloniale, ma squisitamente - pur troppo ! - nazionale. Il materiale delle ferrovie libiche per dirne una è stato sottratto alle f errovie sicule. 11 m.ilfardo libico è stato rubato ai contribuenti italiani. Serrati stesso sta docomcnta.ndo le ruberie spettacolose dei fornitori I Inutile continuare. Vogliamo dunque, uscendo dalla nostra negazione, sottoporre alle folle un « prograrruna concreto» cli riordinamento coloniale studiato in tutti i suoi complicati aspetti : fiscale. militare, amministrativo, politico, demaniale, igienico? Sarebbe grottesco, -ma perfettamente intonato alle direttive del riformismo « concretista ». Per informazioni rivolgersi a Gennaro Mondaini molto competente in materia. Oppure vogliamo specificare un ~< programma concreto » anci.militarista ? Esumiamo dalla polvere il progetto di Ettore Ciccotti e se vogliamo essere più moderni tràduciamo e diffond.iuno jn Italia l' Armù Nowelle di Giovanni Jaurès. O è meglio agitare un altro programma di azione nel campo Scolastico> religioso, doganaJe e via dicendo?

Il Partito Socialista Italiano ha av uto troppa fretta : si è messo a co rre re, quando poteva appena camminare, ha voluto realizza.re, mentre occorreva prepararsi, pretendeva di reggere il timone dello Stato~ quando era appena maturo per amministrare un Comune.

Ha dovuto sostituirsi alla democrazia e affrontare una serie di problemi che i n altri paesi, sono risolti dalle frazioni democratiche più o meno avanzate della borghesia, ma oggi questa sua opera che qualche utilità ba recato> ma lo ha anche jmpoverito e svalutato, è finita ." Adesso ci sono i radicali... .

Il bilancio di un decennio di « concrctismo )) rifo rmista, insegna qualche cosa. Tutti i pro blemi concreti posti dal J>artito Socialista hanno provocato le adesioni di d e te rminati ceti, una fiammata d ' entusiasmo e basta Chi non ricorda la e2mpagna contro le spese i mproduttive? C'era la critica e la ricostruzione, la negazione e l 'affermazione (progetto Ciccotti). Ebbene : il militarismo italiano si è avvantaggiato di quella campagna per rimodernarsi ed epurarsi e dopo ha compiuto· impunemente la gesta libica. Ai tempi di Ferri parevano tutti anti-militaristi, pochi anni dopo si poteva constatare. il contrario, a cominciare, e questo è il comico, dal Ferri stesso. Ma peiché tutti questi « programmi specifici» sono rimasti sulla carta? Per una ragione molto semplice : perché vole ndo fare quello che le focze non gli consentivano ancora, il Partito ha subito un arresto di sviluppo. Invece di profondare le sue radici nella. massa agitandola colle finalità che sole ci distinguono 'da tutti gli altri, ha inseguito il miraggfo delle riforme parziali che oggi eufemisticamente si chiamano .« problemi concreti ». A questo punto, qualcuno ci chiederà certamente ; che cosa si deve dunque fare? Il lavoro c'è, o amici, ed è gnode ed è immenso. C'è da «concretare» il Partito.

Da dieci anni i socialisti italiani sono ttentamil2 Le sezioni, un migliaio. Ci sono dunque in Italia più di settemila Comuni in cui non esistono gruppi socialisti.

Da Roma in giù, mezza Italia, le sezioni socialiste oon arrivano al centinai~. Su otto milioni di lavoratoti, gli o rganizzati. non toccano i soo mila.

Bisogna riprendere l'opera di proselitismo che è stata interrotta forse perché si titeneva inutile dal momento che i deputati socialisti erano chiamati al Ministero. Bisogna andare al proletariato, come i rivoluzionari russi di vent'anni fa « andavano al popolo ». B isogna ridare al Partito Socialista quel grande contingente di operai che aveva perduto e che va oggi riacquistando e allora senza bisogno di fare i < ( concrctisti )> o, peggio, i « legiferato ri >> b asterà la sola pressione di una grande massa compatta, omogenea per forz are la b orghesia a risolvere i problemi che affaticano l'Italia d 'oggi e quella di domani. Comunque, solo con un Partito «concretizzato» sarà possibile di sommuovere 1e ,okdJtt profonde e lontane della popolnione e non solo, come oggi e per ventiquattro ore, gli sparuti circoli disseminati q ua e là nella penisola.

Il compagno Serrati può risparmiare i confronti col socialismo degli altri paesi. Può darsi che mentre l' AvanJi I parla di un problema dinastico ci sia un sindaco socialista che va coll2. fascia tricolore a una cele brazione monarchica. Ma queste contraddizioni le troviamo a nche fuori d'Iw.ia. Kautsky si proclama continuamente r epubblicano e i socialisti del Wurtemberg vanno tranquillamente a corte. I delegati tedeschi a Basilea par~ano contro la guerra e i riformisti dei S0z.iali1ti.rche Mol'l41shefle - non ancora, come Hildcbrand, espulsi dal Partitola esaltano. È certo che il Partito Socialista Italiano non ha mai seguito - come dice il Serrati una linea retta, precisa, inflessibile, ma anche gli altri Partiti dell'Internazionale non banno -a questo proposito - la loro fedina. penale pulita. I tedeschi, che passano per i più o rtodossi, hanno al loro passivo quel tale afue dello « smorzamento » che sollevò le vivaci dìscu·ssioni di Chem.niU:.

Non parliamo dei francesi Noi vorremmo sapere qw.nti problemi

« concreti » hanno posto e risolto i compagni tedeschi. Vien lo ro rimproverata una- certa infecondità. Ma ciò che, malgrado gli episodi del \Vurtemberg e lo « smorzamento », impressiona, nel movimento socialista tedesco, è la sua irresistibile for2a di attrazione e di proselitismo, il suo continuo sviluppo numerico, '\uesto lento ascendere ddla immane marea rossa che domani sommergerà la Germania borghese.

Il Partito Socialista Italiano o « concreterà l> se stesso, e si rinnov erà coll"assorbire nei suoi q uadri la massa, o si esaurirà nello sforzo delle piccole realizzazioni.

Bisogna scegliere : o democrazia o socialismo !

Datr A11dn tì!, N. 47, 16 febbraio 1913, XVII"·

• L'Azione S0rit1lista, N. 8, 23 febbraio 1913, III: i< RIVOLUZJONARJ VBRl .e

!UVOLUZJONAkl SPURJI. - ( +) La crisi accenna. a disegnarsi nel campo prettamente rivoluzionario e le due tendenze fin qui s'impersonano in Ser rati e Mussolini. ( +). Serrati vuole "concretare·· il Partito; Mussolini vuole " valoriuart' , il Parti to. ( + ). Mussolini aveva osservato : "La pr1ou11pazione dr/ Serrttli I di q11lhlli par/,mo tomi lui, um6 ra una u ,la: ( + ) " . ABI »