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LA PIATTAFORMA

Discutiamo, Solo colla discussione aperta e leale troveremo il terreno dell'intesa comune. Ma un dubbio - sotto forma di interrogativo - non ci lascia tranquilli , Perché discutere di programmi dettorali, perché formulare programmi elettorali in anticipo di t-anti mesi? E se gli avvenimenti sco nvolgessero i piani che noi andiamo cosi fatico samente elaborando? Un programm-.a. elettota.le a differenza d el programma massimo socialista che è {< inattuale» e pe rciò sempre «attuale» qualche cosa che va ambientato nello spazio e nel tempo : nell'Italia e nel 19 13. E aJlora era forse conveniente aspcttaC"e vigilan do ? G iolitti darà certo un prog ramma alla sua maggioranza, i de-: stri si presenteranno col loro immenso stock di riforme che tutto risolvono : d al problema del divo rzio a quello dei bacini montani. La Confederazione del Lavoro annuncia ufficialmente un suo prog ra mma elettorale ; e allora non era meglio, ripetiamo, attendere che talune situazioni politiche venissero in chiaro, non era meglio temporeggiare per conoscere - sia pure vagamente - il pensiero d egli affini, d egli avversari, dei nemìci ? La strategia moderna consiglia di non scoprire mai le batterie; noi invece le abbiamo già scoperte e impazienti, con impeto garibaldino, ci precipitiamo all'assalto quando aU'orizwnte politico non ancora si d elineano le masse dei pa!titi politici coi loro u o mini~ coi loro programmi, colle loro ba ndiere. C'è il pericolo di cad e re in un 'imboscata; c'è il pericolo Ciot di giungere alle ck zio tù con un programma elettorale invecchiato, superato e enfonci da altri prognmmi, magari da quello governamentale giolittiano. E tale pericolo sa rebbe domani inevitabile se il Partito accettasse per piattaforma il quadrinomio formulato dalla Critka Sodale, senza la pregiudiziale che noi chiam eremo (<massimalista» e sulla quale insistiamo, Esaminiamo i t ermini del quadrinomio elettorale. Vi si parla nei primi due di « progressiv a» riduzione delle spese militari e « successiva» riduzio ne dei dazi doganali. Dopo che Winston Churchill ha chiamato « idiota e vcrgogo-a dell'attuale civiltà » la gara degli armamenti n on è inv ero temer:uio chiedere la prog ressiV2 riduzione delle spese militari. Ma per ottenere questa prog ressiva ri duzione che cosa occorre fare ? Delle due l'un a : o dimostrare con cifre e progetti concreti tecnici che anche riducendo le spese militari l'Italia non resta indifesa e questa è la t esi di moltissimi democratici, di non p·och.i conservatori, e· anche di qualche generale, come il Marazzi, favorevole aUe f erme brevissime ; oppure predicare l'internazionalismo, saturare di anti-militarismo la massa operaia fo:r~do in tal modo il Governo ad alleviate i carichi del militarismo. Non spetta. 2.i socialisti d eterminare il qllllflt11111 o stabilire un criterio di progressività nella riduzione delle spese militari. Il Governo potrebbe averne buon gioco e scaglionare le riduzioni a dosi cosi omeopatich e da continuare per un millennio E i socialisti perderebbero il diritto di protesta.re avendo essi stessi suggerito il principio p e ricoloso della « gradualità >>.

Lo stesso dicasi dei dui doganali. Si parla anche qui di una successiva, cioè« graduale » riduzione. Graduale, e sia pure, ma in quanto tempo ? Io uno o in cinque o in cinquant'a·nni? Se prima di giungere dall'attuale protezioni smo al liberalismo voi fate intercorrere un lasso di tempo di mezzo secolo anche.... Maraini diverrà libe rista. Anche lui accetterà il vostro principio di gradualità..... Il Partit o Socialista deve chiedere l'abolizione pura e semplice dei dazi doganali. Il s ocialismo è liberista per definizio ne. Carlo Marx - nel discorso pronunciato all'Associazione democratica di Bruxelles nel 1844 - ha dichiarato il valore e la portata del liberismo socialista.

« Il prote2ion.ismo - affermava Marx - un mezzo che serve all"impianto della grande industria in un dato paese e gli apre con ciò la necessità. d el mercato internazionale e quindi di nuovo il bisogno del libero scambio. Il protezionismo sviluppa inoltre la libera concor.renza nei confuti nazionali. Perciò nei p aesi nei quali la borghesia comincia a far.si valere come classe - esempio la Germaniaeua fa ogni sfon:o per ottenere misure protettive. Queste misure le servono come armi contro il feudalismo e l' a5solutismo e come meizo per concentra.re le sue fone e reslizzare il libero scambio all"intemo. In generaJe attualmente il protezionismo è misUia conservatrice, mentre il libero scambio agisce come forza distruttiva. Esso d istrugge le vecchie nazi onalità e spinge ag]i estremi rantagonismo fra proletar iato e borghesia. Il libero scambio a.ff.retta. la rivoluzione sociale. B solo in (!IICSlO senso rivoluzionario, o signori, che io voto per il libero Ka.mbio ».

Ma v'è una ragie-°' - d'ordine nazionale - che impone ai socwisti itiliani di agitare un postulato massimalista e cioè· liberista, 1 socialisti italiani e la Confederazione del Lavoro sono stati sospet~ti di fare - in nome di talune minoranze oper.tie - gli interessi delle industrie parassite ai danni della collettività. I n utile indaga.re oggi se l'accusa fosse o no infondata. Ora la C.Oafedeta.zione del Lavoro ha detto nella recente riunione del Consiglio Nazionale una parola chiara che ha tagliato corto ai dubbi e alle diffidenze, altrettanto - e con maggiore·energia - dev e fare il Partito Socialista. Il Governo degli Stati Uniti - na2ionc borghese - è passato improvvisa.mente dal protezionismo al liberis mo quasi assoluto., h a spalancato le porte di un colpo e n on a gradi : il socialismo italiano non può essere più tardigrad.o di un Governo borghese. Voi ci direte che bisogna tener conto delle speciali condizioni dell'economia italiana, che occorre ;n aluj termini essere « relativisti» ; noi vi rispondiamo che bisogna chiedere il massimo : nella politica la modestia delle pretese non è sempre il requisito migliore per la loro immediata accettazione : può essere interpretata come un segno di debolezza e aUora chiedendo poco, c'è il caso di non ottener nulla. La questione doganale che i socialisti non devono presentare nel solo e semplice suo aspetto tecnico o teorico, si riallaccia magnificamente al primo postulato del programma : internazionalismo nella politica, internazionalismo nella economia. Gli altri due t ermini del quadrinomio ci sembrano, in realtà, superflui. Le bonifiche, l a viabilità, le sistemazioni montane, le opere id ra uliche o idro-elettrkhe, l ' igiene degli abitanti, la edili:zia scolastica, le borgate rurali costituiscono almeno da vent'anni gli ingredienti di tutti i programmi ministeriali. Anche l'assicurazione obbligatoria, sussidi malattia, disoccupazione, pensioni alla vecchiaia e all'invalidità, figurano sempre nel cartellone delle riforme giolìttiane. Giolitti e Luzzatti e Sonnino e Cornaggia non avrebbero difficoltà a sottoscrivere questi postulati. Perché proprio noi, socialisti, dobbiamo ripetere il vecchio gioco? Se ci mettiamo su questa strada perché non accettiamo l'omnibus completo delle riforme dei destri ? D 0 bbi11mo presentarci agli elettori con un programma.... ministeriale ?

Ecco : noi non facciamo proptiamente questione di due o di quattro; di binomio o cli quadrinomio. Se si volesse chiedere tutto ciò che è desiderabile, anzi necessario, si esaurirebbe la serie dei n umeri che pure è infinita. Ma allora tanto varrebbe domandare sic et .rimpliriler.. :. il socialismo. Vogliamo aggiungere u..9 altro numem, parecchi numeri al programma? Ne abbiamo a bizzeffe. Perché, in materia militare, non insistere per l'abolizione delle compagnie di disciplina e per il :reclotamento. territoriale ? Perché, in materia politica, non reclamare, ad es.. la soppressione di taluni articoli del Codice penale - quelli che colpiscono i reati di pensiero - o la diversità di tnttlil.mento fra condannati per delitti comuni e condannati per reati politici ? Perché, in materia ecclesiastica, non domandare, ad es., la separazione della Chiesa dallo Stato, l'incameramento dei benì ecclesia- stici, la soppressione delle congregazioni relig iose ? Perché.... Inutile continuare. Il programma elettorale, in quanto è eJettorale, cioè in relazione a determinate·condizioni di un dato momento sto rico, d ev •cs. sere preciso e limitato: po:cre· un obiettivo e su· quello insistere sino a completa vittoria. Ecco perché i due secondi termini del quadrino· mio in quanto ci riportano ai precedenti caotici e farraginosi programmi rimasti.... sulla carta sono da tespingcrsi. L'esperienza ci h a insegnato qualcosa. Ma i socialisti non meriterebbero q u esto nome se non a.ppcofitta.ssero dell'eccezionale periodo elettorale, per agitare davanti alle folle il programma massimo del Partito. Voi dite che bisogna finirla colle negazioni, noi vi diciamo che il programma socialista è fa migliore> la più solenne delle affermazioni. Se voi otte rrete il co nsen50 delle folle per il programma massimo , lo avrete anche per il minimo, come è ve r o che l'universale compre nde e t cascend e il pa rticolare. Così la critica al passato è necessaria p er prepara.rei l'avvenire. E a ella critica al pa ssato è i l pro b le ma is tituzionale c he i sociialisti italiani deb bono animosamente affront are. N oi r ico rdiamo il p roclama lanciato dalla nuova Direzione del Partito a!J'jndomani delle Assisi dì Reggio Emilia : in esso si dichiarava guerra allo Stat o e alla Reggia. È tempo di dimostrare che non si trattava di vane min accie. Sarebbe un delitto presentarsi alle grandi folle chiamate per 1a~prima volta all'esercizio dei diritti civili con un socialis mo rimpicciolito, purgato1 in formato tascabile che si presterebbe alle pegg io ri co nfusioni e ai più deplorev oli equivoci. E non siamo soli a pensarla cosl. Gaudio Trevcs chiudeva con queste parole il forte discorso da lui pronunci:ato ultimamente alla Camera italiana :

« In Francia, ia Italia. in Germania, ovunque il proltta1iato, contro ìl capi· t alismo p one l a .questione della proprietà. Così noi la pou cmo nettament e nelle elczloni come socialisti, come coJlettivisti presentando .intero agli elettori il prob lema delle finalità estreme»

Quasi negli ste ssi termini si esprimeva Rinaldo Rigola n el n 2;0 (1 genna.io 1913) della .Confederazione Generale del Lavoro . Attraversiamo un periodo felice in cuì il proletariato stanco e s6duciato del corporativismo fine a se stesso, torna ad interessarsi di quest ioni ideali. Approfittiamone. Quello che ci preme non è cli trovare consensi alla soppressione dei dazi doganali o alla .riduzione d elle sp ese miH~d, o ad altre riforme compatibili col11esistcn:za della società bor ghese, m a sihbene di suscitare adesioni -alla a.u sa del socialismo . Programma massimoJ prima, postulati particolari poi. Cosi saremo noi st essi in- · confo ndibili, e vinti o vincito ri il respon so delle urne non seg nerà per noi una delusione o un inganno. I vecchi Partiti non osano più parlare di ideali da quando li vendettero ai rigattieri della bassa politica, ma noi invece vogli:a.mo levare ben .in alto le nostre bandiere - come una sfida ai nemici, come un segno di raccolta - per quanti vogliono combattere con noi e preparare l'avvento di una società senza padroni.

Da.ll'Av1tt1#!, N. 102, 13 aprile 1913, XVII"'·