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IL CONVEGNO DI BOLOGNA

Prime Batiute

All'indomani del congresso di Reggio Emilia, la fn.zi one v ittoriosa che raccoglieva - è opportuno ricordarlo - intransigenti e rivoluzionari unitisi per combattere i l riformismo destro e sinistro dominante nel Partito, venne a trovarsi nella più delicata e critica delle situazioni. l lauri d ella sperata, sudata e un po' anche meritata. vittoria non erano scevri d i spine. Ci sono delle vittorie che procurano momentanei imbarazzj, ma sarebbe superlativamente grottesco di proporsi di combattere senza pretendere di vincere, anzi, colla paura di vincere.... Ogni vittoria pone dei problemi nuovi che bisogna risolvere. La frazione rivoluzionaria si era preparata « po liticamente » nell'ambito del Partito a dar battaglia : ma tutta presa dalla necessità dell'azione anti-ri.fo rmista, non aveva stabilito niente di preciso per il poi. Ora, la situaziorie, dopo il congresso di Reggio Emilia, era precisamente questa: i destri espulsi e fuoriusciti avevano fondato nella sa/Je à manger dello Scudo d i Francia il loro Partito ; i sinistri erano :rimasti nella vecchia o rganizzazione, ma respingendo ogni ca-responsabilità, rifiutando cioè i posti nella Direzione e dimissionando grado grado dalle altre cariche, appunto per lasciare che r~ esperimento» rivolw:iona.rio si compisse indisturbato (a proposito, la teoria dcli'« esperimento» ha un piccolo precedente, on. Quaglino) ; fuori del Partito, la. Confederazione del Lavoro capeggiata d11. sinistri e da destri stava.in atteggiamento di attesa poco benevola e di dissimulata. e anche aperta ostilità. contro gli uomini nuovi e i nuovi metodi inaugurati nel Partito. Pietro Chiesa cd Ettore Re.ina, ad esempio, erano e sono politicamente e sperimentalmente più vicini all'espulso Ca.brini che ai membri della Direzione del Partito.

Giova anche notare - per meglio spiegarsi le incertezze iniziali della Confederarione - che le organizzazioni economiche confederate dei collegi di ·ostiglia, Borgo San Donnino, Budrio, ecc., solidarizzavano coi deputati espulsi, infischiandosi solennemente del verdetto di Reggio Emilia. Vèrso a quale ,dei due Partiti sarebbe andata la Confederazione guidata da riformisti turatiani e l2issolatiani?

Intanto in omt.ggio alla famosa mozione di Stoca.rda e per vincola.re la Confederazione cd i mpedirle possibili e temuti « scart i » a deura., la nuova Direzione del Parùto su proposta Masuacchi, con tre astensioni, fra cui quella di chi traccia quest e linee, mandaV2 alla Confederazione un « telegramma cli saluto augurale inneggiando all'unità proletaria s ulle direttive della lotta di classe ». La Confederazione non parve commuoversi molto, passò il telegramma agli archivi e restò ancora alla finestra. per non compromettersi, in attesa che le posizioni si chiarissero. Pareva infatti che il neo-Partito dei destri fosse destinato a un superbo avvenire. I giornali d'allora - specie que1li democratici in odio all'.intr:ansìgenza elettorale del Partito - segnalavano tutte le dcfe2ioni degli illustri e degli ignoti, parecchi dei quali si ebbero un quarto d'or-2 di gratuita ridamt. I progressi del destrismo.... veniyano magni6cati, La fiammata stata breve. Oggi moltissimi figliuoli prodighi ritornano al vecchio focolare ....

Visto che il nuovo Partito cresceva su scrofoloso e rachitico , la Confederazione si volse leggermente a sinistta, v erso al Partito cosiddetto ufficiale che dava segni non dubbi di vitalità. E siamo al convegno di Milano, nel marzo scorso. Dopo lunga discussione, a cui presero parte Rigola e D'Aragona, si vota il seguente ordine del giorno :

« li convegno f, a i dirigenti della. C. G. del lavoro e que lli del Partito Socialista, udite e ampiamente discusse le dichiarazioni reciproche, constata .il pieno e reciproco accordo sulla necC$s ità che l'opera de lla Confederazione e- del Partito si svolga sull'indirizzo dettato dal Congresso Internazionale di Stoccarda ( 1907) ».

Qui si parla chiaro : l'acco rdo pieno e reciproco. Il primo capoverso della morione di Stoccarda dice appunto :

« Il congresso dichiara che è interesse de lla classe opc!raia che in tutti i paC5i si crdno delle strette relazioni fra j sindacati e il Partito e siano rese permanenli. Il Partito e i sindaca.ti devono aiutarsi e sostenersi moralmente l'uno e gli altri nei loto sfoni e non devono servirsi nelle lotte che dei met2i che possono aiutare la emancipaz.iooe del proletariato».

Anche la mozione parla chiaro : vi si parla di « strette e permanenti rcla.2ioni » e di « aiuto morale». Che rra Partito e Confederazione esistano proprio queste « strette relazioni » nessuno potrebbe affermare e 11. manc:an2a di esse non dipende precisamente da noi. Ciò n on di meno, nel luglio scorso la Direzione del Partito vota un altro ordine del giorno ancora più. esplicito nel quale si richiama il deliberato del ma.no, la solita mozione di Stoccarda, dopo di « che si impegnano tutti i socialisti a diffondere nèlle masse lavoratrici la necessiti dd- l'lildesione alla ·Confederazione )}, si invitano tutti i soci inscritti al Partito cd ai sindacati (( a dare la loro opera attiva perché l'ente con• federale sia spinto sempre più verso una energica azio ne dl classe».

Quest'ordine del gi orno, si.1 detto tra parentesi, giustifica pienamente il voto recente della sezione di Milano. Se i rivOluzio nari non cominciano essi per primi a rispettare le decisioni della (<loro » Direz ione~ allora, addio disciplina e addio Partito.

Precisando, la nostra p osizio ne è questa: la Direzione rivolu:i:io naria del Partito appoggia lealmente la Confederazione del Lavoro, senza condividerne l'indlrizzo. La cosa non è così assurda come potrebbe apparire : i riformisti destri e sinistri restano nel Partito pure combattendone dirigenti e direttive attuali. Ma questa nostra dichiarata solidarietà colla Co nfederazione - salvo sempre il dissenso coi metodi e cogli uomini -q uesta nostra solidarietà coll'« ente» confederale inteso come mas!.a e come organismo, ci dà più ampio e più sic uro il diritto di cri tica. Noi siamo disposti a mante nere il n ostro impegno che è quello « di diffondere nelle masse lavoratrici la necessità delfadesione alla Confederazione », ma la Confederazione d'altra parte non deve renderci il compito troppo ingrato o troppo superiore alle nostre forze.

Dall' At•ami!, N. 26'.S, 24 settembre 1913, XVII"'·

• L ' Àt1,1/IIÌ!, N. 264, 23 settembre 19B, XVII: «IL CONVEGNO DI BotOGNA, LA STAMPA J!SC!.USA, IL COMUNICATO UFFICIOSO. BACCI DIMISSIONAR.IO. - Ci ttlefomno da Bologna, 22 notte": Essendo stata esdus& la stampa (+). - "Rir,t.u,d~amq ,a domttni i 11qslri amt1ri ,ommnui " q11tJld eltattd•s1ir1d c011f.lntlicol11r, e de/Jmxù• ,;,mione, " (Jllt/l(I 1111pe/t#t111, r;rdin, d,I giorno eh, 11011 fu , ;. ;o/10 /,. erhi ,onfedffalt, mr1 l'ha ;eri,.mn u e ,aggrtWllhl , diremo #lflrbe ptr,bi. N , ddD. "i..