Dal 1920 al 1935 un milione di iscritti lasciarono il partito, altri furono cacciati dalle purghe del 1930 e finirono poi bersaglio del N.K.U.D. durante il grande terrore scatenato nel 19361937. La massa dei nuovi iscritti, portatori di nuovi interessi: carriera, emersione sociale, disciplina e fede nel capo cancellò ogni traccia della vecchia organizzazione del partito.
II.8 Il terrore degli anni ‘30 Il terrore, che portò milioni di persone spesso innocenti verso il carcere, i campi di lavoro, la morte, fu fortemente voluto e personalmente diretto da Stalin. Questa tragedia, che ebbe il suo culmine negli anni 1937-1938, ha le sue radici in un passato di immense catastrofi che svilupparono la pratica incontrollata della ferocia e una mentalità di assuefazione alle stragi che non sono assolutamente imputabili a Stalin. La I Guerra mondiale (1914-1918) che coinvolse tutta l’Europa fu il primo grande massacro del ventesimo secolo. La Russia fra tutti i paesi europei fu quella che pagò il prezzo più alto di soldati morti. Già prima della caduta del governo zarista l’esercito russo aveva perso 5 milioni di soldati (1 su 3): fra morti, feriti, malati, prigionieri e disertori. Dopo la caduta dello zar, nel febbraio 1917, sia il governo liberale di Aleksandr Fëdorovič Kerenskij, sia il governo rivoluzionario nato dall’ottobre proseguirono la guerra con una crescente perdita di vite umane. La caduta del governo zarista del febbraio 1917 scatenò l’odio del popolo contro la classe dirigente che lo opprimeva da secoli e ci furono stragi di inaudita ferocia a Pietroburgo e nell’intero paese. Spesso gli ufficiali si suicidavano per non cadere nelle mani dei soldati che ne facevano scempio in modo orrendo. Durante la guerra civile le stragi erano all’ordine del giorno. Oltre all’armata bianca e all’armata rossa che si comportavano con pari ferocia, c’era l’armata dei disertori che avevano scelto di darsi al brigantaggio. Era una guerra feroce di tutti contro tutti: i bianchi contro i rossi, i contadini contro gli operai armati e i soldati incaricati dal governo di requisire le derrate alimentari. Lenin stesso promosse la pratica del terrore anche contro i propri sostenitori. Vennero compiute stragi di colpevoli e innocenti e rappresaglie indiscriminate. Lo stato e la legge non esistevano più: nessuna vita era al sicuro. Fu merito del governo bolscevico, dopo la vittoria dell’armata rossa, ristabilire l’autorità dello stato. Il percorso del ritorno alla legalità nel paese non fu né facile, né rapido ed era inoltre ostacolato da quei rivoluzionari che attendevano la realizzazione del comunismo: l’estinzione
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