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II.6 Successo del I piano quinquennale

II.6 Successo del I piano quinquennale

Realizzata la collettivizzazione delle campagne il governo esercita il controllo su tutta l’economia: industria, agricoltura, commercio, distribuzione ecc. Finiscono i problemi per l’approvvigionamento delle città, dell’industria e dell’esercito. Gorbačëv54 afferma che senza la collettivizzazione forzata, che era stata la premessa per l’industrializzazione del paese, non sarebbe stato possibile vincere la guerra contro il nazismo e in questo concorda con Stalin che affermava: «Altrimenti ci avrebbero schiacciato». Ma Gorbačëv scrive anche che la crudeltà con cui è stata attuata la collettivizzazione forzata è stupefacente: vennero eliminate le persone più operose e capaci e si dissanguò una base importantissima e vitale dell’economia, minando inoltre le basi della capacità vitale della nazione. Dal 1928, col lancio del I piano quinquennale, parte l’industrializzazione forzata. Ovunque si aprono grandi cantieri per la costruzione di canali navigabili, ferrovie, altre infrastrutture, bacini idroelettrici e industrie, soprattutto industrie pesanti e degli armamenti. In questi cantieri gli operai accorrono in massa e vi accorrono i contadini che fuggono dalle campagne rese desolate dalla collettivizzazione forzata e in special modo i contadini che hanno paura di venire deportati come kulaki. Nel processo di industrializzazione dell’U.R.S.S. entra pesantemente in gioco il lavoro coatto dei detenuti e il sistema amministrativo delle carceri e dei campi di lavoro subisce una grande evoluzione. I rivoluzionari al potere dopo l’ottobre 1917 concepivano il carcere come un luogo di rieducazione. Losurdo scrive che nel 1921 una prigione di Mosca aveva una sezione di ginnastica, un’orchestra, un coro, una biblioteca e ai prigionieri era consentito di uscire liberamente dalla prigione55 . I prigionieri, considerati compagni, erano trattati con rispetto dai carcerieri. Il lavoro faceva parte del programma di rieducazione. (Questa idea della detenzione come periodo di rieducazione non si estinse mai completamente, nemmeno nei periodi più bui del terrore staliniano) In tutto il periodo della N.E.P. (1922-1928) sia nelle carceri che nei campi di lavoro lo scopo da perseguire era considerato la riabilitazione del detenuto. Le condizioni di detenzione erano molto poco rigorose, con l’eccezione dei prigionieri politici e dei grandi criminali: i detenuti spesso lavoravano nel campo di giorno e tornavano a casa la sera. I giudici erano più propensi a emettere condanne al lavoro obbligatorio che alla prigione. Spesso il condannato conservava il proprio impiego e doveva solamente pagare un’ammenda detratta dal proprio salario per

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54 Gorbačëv 1997. 55 Losurdo 2008.

tutto il tempo della pena. Si trattava di un sistema sperimentale il cui unico inconveniente era che non c’era abbastanza lavoro per tutti i condannati, a causa del forte tasso di disoccupazione56 . Col lancio del I piano quinquennale la situazione cambia totalmente. L’industrializzazione forzata trasforma i detenuti in mano d’opera facile da reperire, poco costosa e sottomessa ad una ferrea disciplina. I magistrati e i criminologi continuano a battersi affinché il lavoro dei prigionieri sia rieducazione e non castigo, ma invano. Poiché i condannati sono mano d’opera, bisogna fornirne il più gran numero possibile. Si adottano in misura sempre più larga criteri repressivi. Il 31/1/1930 il Politburo decreta misure repressive contro chi si oppone alla collettivizzazione delle campagne e nel 7/8/1932 decreta la fucilazione, la deportazione e la detenzione per chi commette i più lievi falli contro la proprietà collettiva (proprietà statale)57 . Nel codice penale vengono introdotti i crimini controrivoluzionari. Fu l’arbitrio più completo! Nel 1926 vennero introdotti al codice penale emendamenti che consentivano che l’azione penale avesse luogo senza che all’intenzione del crimine fosse seguita la sua realizzazione da parte dell’incriminato. La GPU (organo di sicurezza creato allora) fu libera di perseguire anche senza prove, anche se l’imputato non avesse commesso il crimine contestatogli58 . Il commissariato alla giustizia perse ogni controllo sulle istituzioni carcerarie. L’N.K.U.D. ed il PPU giocarono un ruolo sempre più importante nell’industria-lizzazione del paese ed il sistema carcerario divenne un immenso settore industriale. Questo processo raggiungeva la sua piena attuazione nel 1934. Il tasso di mortalità annuo nel Gulag era del 4,8%: questa percentuale crebbe col crescere del pericolo di guerra59 . La piaga più grave di tutto il sistema detentivo fu la disorganizzazione. La tragedia di Nazino ne è un esempio atroce. L’isola di Nazino, nella Siberia occidentale, era completamente vergine: a coltivarla furono inviati detenuti completamente privi di medicinali, di attrezzi e di cibo. Questi infelici si nutrirono dei cadaveri dei propri compagni e ci furono casi di cannibalismo. Un dirigente locale scrisse a Stalin una lettera di denuncia. Questa lettera venne trasmessa ai membri del Politburo ed ebbe enorme risonanza60 . I campi di lavoro che, come abbiamo visto, erano stati concepiti come luoghi di rieducazione

56 Lewin 2003. 57 Benvenuti 1999. 58 Lewin 2003. 59 Losurdo 2008. 60 Losurdo 2008.

con medici, infermieri (spesso scelti e formati fra gli stessi detenuti), biblioteche, palestre e giornali murali, diventarono nella maggioranza luoghi dove regnavano la disorganizzazione ed i furti. Il piano di industrializzazione forzata impose a tutto il sistema carcerario durissimi ritmi di lavoro61 . Non si può omettere di dire che, fra i detenuti obbligati a lavorare alle grandi opere di industrializzazione ed alle infrastrutture previste dal I piano quinquennale, non mancava l’entusiasmo travolgente che si era diffuso in tutta la Russia62. Tutti i lavoratori davano il meglio di sé senza risparmio. Dagli operai ai massimi dirigenti tutti avevano la certezza di lavorare per la difesa e la grandezza del proprio paese e soprattutto per creare una società nuova e per la realizzazione di un grande ideale. Fra i detenuti che lavoravano nei grandi cantieri i lavoratori migliori erano premiati e venivano liberati in anticipo. Ne è un esempio la realizzazione del canale del Mar Bianco: quando nel’’agosto 1933 l’opera fu completata, vennero liberati 12.484 prigionieri63 . Anche le donne irrompono in massa nel mondo del lavoro e accedono all’istruzione a tutti i livelli. Il grande balzo in avanti previsto dal I piano quinquennale, nonostante gli errori, la disorganizzazione ed i sacrifici consegue un enorme ed insperato successo. I dirigenti come i lavoratori uomini e donne comuni si impegnano al di là delle proprie forze. Viene promosso e premiato lo stacanovismo (dall’esempio dell’operaio Aleksej Grigor'evič Stachanov), singoli operai e squadre superano la quantità di lavoro che viene loro assegnata dal piano. Chi si oppone allo stacanovismo viene additato come antisovietico ed arrestato. La Metropolitana di Mosca fu uno dei maggiori successi di questo lavoro d’assalto: completata nel 1935, era la più bella e moderna del mondo: una grande reclame per il regime sovietico. L’industrializzazione avviene in regime di accumulazione coatta: un’alta quota della ricchezza prodotta era sottratta al consumo e reinvestita sulle opere. Tutto il processo produttivo impiega ora un basso tasso di tecnologia ed un grande dispendio di capitale e di meno d’opera. L’industrializzazione produsse un grande movimento sociale e lo spostamento di grandi masse di popolazione. Tutti cercavano di acquisire capacità, sia frequentando scuole serali, sia sui luoghi di lavoro. Lo fecero non solo per migliorare la propria posizione, ma anche per essere più utili al proprio paese.

61 Losurdo 2008. 62 Losurdo 2008. 63 Losurdo 2008.

Nel 1928 nell’U.R.S.S. gli operai erano 9,8 milioni, gli impiegati 3,9 milioni: sommati formavano il 17,6% della mano d’opera. Nel 1939-40 gli operai erano diventati 21 milioni, gli impiegati 11-12 milioni: sommati 31-33 milioni fra industria, trasporti ed edilizia: in tutto il 50% della mano d’opera64 . Il grande balzo in avanti fu accompagnato da una forte urbanizzazione delle masse contadine. Nel 1926 il 17,4% della popolazione viveva in città. Nel 1928 il 18%. Nel 1937 il 33% della popolazione viveva in città. La mobilità della popolazione non era solo uno spostamento dalla campagna alla città; esisteva anche un flusso continuo di operai che, dopo aver acquisito la formazione in un’industria, lasciavano il posto di lavoro per cercare altrove migliori opportunità, anche se lasciare il posto di lavoro era considerato diserzione dalla legge. Esisteva anche un riflusso di operai che lasciavano le officine per rifugiarsi nel villaggio natale. Le grandi masse rurali trasferitesi in città conservavano a lungo la mentalità ed il fatalismo che avevano nel villaggio d’origine, con lo stesso comportamento65 . Con il grande balzo in avanti, le donne sovietiche, cui erano stati riconosciuti pari diritti nei confronti degli uomini, accedono in massa all’istruzione ed al lavoro. Diventano insegnanti, medici, ingegneri, magistrati, ma sono anche assoggettate ai lavori più pesanti: in agricoltura, nella costruzione di strade e perfino nelle miniere. Le donne sono soggette al doppio lavoro: in casa e fuori, poiché i mariti (spesso anche ubriaconi) si rifiutano di svolgere i lavori domestici. Solo in parte lo stato, con servizi sociali sempre più efficienti, sollevò le donne sovietiche dalla doppia fatica. Va poi detto che durante tutto il tempo in cui sopravvisse l’Unione Sovietica, le donne non ebbero mai accesso a cariche direttive. Col I piano quinquennale la produzione industriale ha un incremento del 250%, le spese militari si moltiplicano per 566 . Negli stessi anni finisce la crisi ai confini dell’U.R.S.S. Il livello di vita urbana migliora e si sviluppa la rete di protezione sociale: pensioni, assistenza, assegni familiari, protezione della

64 Losurdo 2008. 65 Posso raccontare l’esperienza che ho vissuto nel 1965, quando sono stata ospite di mia sorella, che si specializzava in chirurgia e viveva a Mosca in una casa per studenti. Tutti i giorni facevo la spesa e vivevo con gli altri cittadini moscoviti. Ho notato che il comportamento della gente era molto diverso da quello che si vedeva nelle altre città europee. I bambini anche piccoli si muovevano da soli in lungo e in largo anche col Metrò per raggiungere campi di pattinaggio o altri luoghi di svago: tutti i cittadini si prendevano cura di loro. Se un bimbo cadeva, tutti accorrevano a rialzarlo, se due bambini litigavano si trovavano subito al centro di una piccola folla che si informava sulle cause del litigio e rimproverava il colpevole. La stessa cosa succedeva per qualunque incidente capitasse ad un adulto. La collettività imponeva a tutti una rigida morale tradizionale. Mia sorella mi disse che se una donna appariva di costumi troppo liberi e frequentava degli stranieri per avere in dono calze di seta o altre cose preziose occidentali, veniva severamente punita. Il responsabile del caseggiato dove abitava poteva scrivere il suo nome su un cartello ed obbligarla a lavare le scale ed i corridoi per un certo tempo. 66 Losurdo 2008.

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