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II.2 L’irresistibile ascesa di Stalin
II.2 L’irresistibile ascesa di Stalin
L’ultima lettera confidenziale inviata da Lenin morente al comitato centrale del partito, che fu poi chiamata “testamento di Lenin”, conteneva apprezzamenti poco lusinghieri sui sei leader bolscevichi più influenti: Trotskij, Stalin, Bukharine, Piatkov, Zinoviev e Kamenev. In nessun modo, nella lettera, alcuno dei sei è designato come suo successore da Lenin, che sembra piuttosto voler ammonire che solo l’apporto bilanciato di tutti costoro, avrebbe potuto guidare con successo il paese nella costruzione del comunismo. Di Stalin in particolare, nella lettera, si dice che è l’imminente capo del comitato centrale ma che non si può affidargli la direzione assoluta del partito, perché è sleale, brutale, intollerante e capriccioso. Si raccomanda di togliere a Stalin la carica di segretario del partito, ma non di allontanarlo dal gruppo dirigente. È interessante la descrizione che fa di Stalin Boris Georgiyevich Bazhanov, che fu suo segretario dal 1923 al 1925. Brutale, vendicativo, sospettoso, privo di freni morali, consumato intrigante, segreto, sempre padrone di sé. Nell’abbigliamento e nel tenore di vita Stalin è molto semplice. Al Cremlino occupa un appartamento assai modesto, anticamente destinato alla servitù. Sa ben dissimulare i limiti della sua modesta cultura. Alle riunioni del Politburo prende raramente la parola, per brevi interventi che riassumono l’opinione della maggioranza. È dotato di forte volontà, è prudente, esita spesso sulle decisioni da prendere, ma sa nascondere le sue incertezze. Preferisce seguire il corso degli eventi piuttosto che esserne l’arbitro. Non manca né di intelligenza, né di buon senso. Sa attendere con pazienza il momento di colpire i suoi avversari. Una sola passione lo divora: la sete di potenza40 . Mi sembra divertente un racconto bizzarro del segretario di Stalin, Bazhanov. Quando Bazhanov riferiva al suo principale i vari affari relativi al Politburo, Stalin pareva assai poco interessato e alla domanda su cosa si doveva fare, rispondeva invariabilmente: «Voi che fareste?». Alle proposte che gli sottoponeva il segretario, Stalin acconsentiva subito dicendo: «Molto bene, fate come avete detto». Bazhanov cominciò a domandarsi in che modo Stalin trascorresse il tempo e scoprì che il suo principale trascorreva le giornate ad ascoltare tutte le conversazioni telefoniche fra i membri del Politburo. Queste telefonate venivano fatte da telefoni collegati ad una centrale telefonica governativa, usufruita da un numero limitato di abbonati. Era stato un tecnico, comunista cecoslovacco ad installare, in un cassetto della scrivania di Stalin, una centrale telefonica di controllo, che gli permetteva di intromettersi nelle conversazioni telefoniche, fatte su questa rete speciale, senza che gli interessati se ne accorgessero.
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40 Medvedev 1976. tratto dalle memorie dell’ex segretario di Stalin, Boris Bazhanov. Bazhanov lasciò l’U.R.S.S. nel gennaio 1930. Roy Medvedev stesso considera queste memoria di Bazhanov non sempre affidabili.
Dopo aver realizzato questi dispositivi secondo le disposizioni di Stalin, il tecnico cecoslovacco venne fucilato come spia dal Ghepeu41 . Stalin non era certamente il più importante fra i 6 uomini subentrati a Lenin nella gestione del potere in Unione Sovietica. Fra costoro il personaggio più importante era, senza dubbio Trotskij, considerato da sempre, al pari di Lenin, il capo indiscusso42 . Trotskij aveva fatto con Lenin la rivoluzione di ottobre e, come comandante in capo, era stato il creatore e l’artefice della vittoria dell’Armata Rossa nella guerra civile. Ma Trotskij era un idealista disinteressato e riteneva indegno di sé battersi per il potere, anche con mezzi legittimi e onorevoli. Anche Grigory Yevseevich Zinoviev e Lev Borisovich Kamenev avevano meriti superiori a quelli di Stalin per il loro contributo alla preparazione della rivoluzione e alla guerra civile. A mio avviso, Stalin, sebbene partisse svantaggiato nella corsa per il potere, oltre alla sua grande volontà di prevalere, aveva sugli altri concorrenti un enorme vantaggio: la sua formazione di seminarista. Stalin, in seminario, aveva appreso l’ipocrisia e l’uso della menzogna, nonché la grande spregiudicatezza nell’usare queste armi per i suoi fini; ma oltre a questo, il brillante seminarista, aveva appreso una cosa molto più importante: il modo con cui la chiesa ortodossa si rapportava col popolo. La chiesa era profondamente inserita nella massa del popolo russo, costituito nella maggioranza da contadini. In ogni villaggio viveva stabilmente un pope e c’era la chiesa: la fede religiosa era parte integrante della realtà e della cultura russa. Da secoli la chiesa ortodossa assolveva il compito di cementare il senso di appartenenza della comunità: con la grande capacità di emissione simbolica, provvedeva all’integrazione di ciascun nella compagine sociale, sanzionava i valori e le norme di comportamento e legittimava l’autorità politica, verso la quale incanalava le aspettative, le aspirazioni e i bisogni del popolo. Le cerimonie religiose, le processioni, gli inni e il volto gigantesco di Cristo, incombente sui fedeli dall’alto delle cupole delle grandi chiese, questi erano i simboli di cui si serviva la chiesa ortodossa. Stalin in seminario aveva assorbito questa cultura preziosa: gli altri uomini, di origine borghese, che facevano parte del governo rivoluzionario, ne erano privi a causa della grande separazione fra le classi, che vigeva nella Russia pre-rivoluzionaria.
41 Medvedev 1976. 42 Medvedev 1976.