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IV.14 La congiura del 19 agosto 1991 (ultimo atto del dramma dell'Unione Sovietica
nelle amministrazioni pubbliche e nelle imprese economiche della Repubblica Russa. Per il partito comunista suonava l'ultima ora! In una riunione del Politburo (Comitato centrale del partito comunista dell'Unione Sovietica) venne adottato un nuovo programma per il partito stesso, dove si definiva la dottrina di Lenin versione storicamente obsoleta del marxismo ed il sistema politico sovietico veniva definito totalitario e burocratico. Questo nuovo programma, dopo brevissima discussione, fu approvato all'unanimità da Comitato centrale del partito263 . Eltsin ed altri riformatori radicali accusavano Gorbačëv di essere troppo moderato nel promuovere le riforme, gli chiesero di uscire dal partito e, poiché Gorbačëv rifiutò, lasciarono essi stessi il partito comunista. Cominciavano intanto ad emergere con chiarezza i dati del disastro economico che aveva colpito l'Unione Sovietica. Dal 1990 al 1991 la produzione agricola era calata del 17%, quella industriale del 18%, la produzione di energia era calata del 10%, il deficit dello stato era cresciuto del 12-14%, mentre il deficit dell'anno precedente era stato solo del 4%. L'inflazione era in fortissimo aumento: nel giro di un anno i prezzi erano raddoppiati. Il disagio dei cittadini, che non erano abituati a far fronte all'inflazione, era fortissimo. Tutti deridevano Gorbačëv, causa dei loro mali; Eltsin non perdeva occasione per denigrarlo e per accrescere demagogicamente la propria popolarità. Il 23 giugno 1991 sul giornale “Sovietskaia Rossija” fu pubblicato un proclama: «Una parola al popolo»: vi si diceva che il grande e glorioso stato dell'Unione Sovietica stava per essere fatto a pezzi e per perire e si invitavano tutti i cittadini ad unirsi per salvare l'U.R.S.S. Fra i firmatari di questo proclama c'erano: membri del Politburo, del partito comunista russo, il presidente delle associazioni delle imprese statali, scrittori e registi cinematografici. Gorbačëv, che non avrebbe voluto la dissoluzione dei regimi comunisti nei paesi del Patto di Varsavia, ma non aveva fatto nulla per evitarla, nello stesso modo non avrebbe voluto la recrudescenza nazionalista nelle varie repubbliche dell'U.R.S.S., il declino economico e la conflittualità politica che portavano l'U.R.S.S. verso la disgregazione, ma, insensibile a tutti i segnali di pericolo, continuava a lavorare al rinnovamento del sistema mediante riforme, come se tutto andasse per il meglio. Ignorante in economia, incerto sulle decisioni e nella scelta degli uomini, minava le basi del comunismo sovietico264 .
IV.14 La congiura del 19 agosto 1991 (ultimo atto del dramma dell'Unione Sovietica)
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Nell'agosto 1991, mentre tutto il paese e lo stato versavano in una gravissima situazione, Gorbačëv fece la scelta incredibile di starsene in Crimea con la famiglia per una lunga
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vacanza. Mentre Gorbačëv era in Crimea, a Mosca un ristretto gruppo di congiurati preparava un colpo di stato. Lo scopo era quello di annullare le riforme, che avevano portato l'U.R.S.S. alla rovina, restituire il potere al partito comunista e riportare l'ordine nel paese. Erano favorevoli al colpo di stato i massimi vertici del complesso industriale e militare e gran parte dell'esercito. Erano decisamente contrari al colpo di stato i leader delle varie repubbliche sovietiche; in testa ai contrari c'era Eltsin, presidente della Repubblica Russa. I congiurati prepararono il colpo di stato con incredibile faciloneria ed in modo più che dilettantesco: essi non si erano premuniti con una copertura politica, ideologico e militare. A capo dei congiurati c'erano Krjučkov, presidente del K.G.B., e Pug, ministro degli interni. Krjučkov, che era a capo dei servizi segreti, non aveva pensato ad informare i suoi sottoposti del progetto di colpo di stato, né tanto meno si era assicurato la loro collaborazione per la riuscita dell'impresa. Il 19 agosto si mise in atto il colpo di stato. I congiurati chiesero al primo ministro Pavlov ed al ministro della difesa Krjučkov di aderire al golpe: per convincerli non trovarono di meglio che ubriacarli! I congiurati non pensarono ad occupare le sedi della radio e della televisione, né a bloccare la rete telefonica. Alcuni collaboratori di Gorbačëv, che facevano parte della congiura, si recarono in Crimea per convincerlo a cedere temporaneamente il potere, fino al buon esito del golpe: Gorbačëv li scacciò e rifiutò risolutamente il suo appoggio al colpo di stato. I congiurati lo tennero prigioniero agli arresti domiciliari per tre giorni. Eltsin, che nessuno aveva pensato di far arrestare, reagì con determinazione e prontezza all'azione dei congiurati: raggiunse, con altri riformisti, la sede del Soviet Supremo della Repubblica Russa (R.F.R.S.) e vi si barricò. I congiurati, che avevano l'esercito dalla loro parte, mandarono la divisione corazzata Tomaskaiu ad assediarli, ma non ebbero l'ardire di ordinare l'assalto e di provocare un bagno di sangue. Eltsin con presenza di spirito e notevole coraggio, montò su uno dei carri armati degli assedianti e si mise ad arringare la folla accorsa, che manifestò unanime contro i golpisti265 . La folla che applaudiva Eltsin, e che era accorsa a stringersi alla sede del Soviet Supremo della Repubblica Russa per impedire alle forze armate di espugnarla, era costituita da 1000 o 2000 persone al massimo. Tutti costoro appartenevano ad una classe emergente di giovani che avevano avuto occasione di lavorare all'estero o in patria nelle ambasciate o nelle delegazioni commerciali, spesso come semplici interpreti, avevano messo insieme della valuta estera, si erano inseriti nelle strutture illegali o legali della distribuzione e, negli ultimi anni del governo di Gorbačëv, si erano procurati il permesso di lavorare come persone individuali (permesso
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impossibile da ottenere al tempo del socialismo reale). Era una folla di bottegai, commercianti artigiani, di componenti della nuova classe emergente uscita dalla borsa di Mosca in giacca, cravatta e scarpe occidentali. Tutti erano decisi a difendere i loro affari, i loro privilegi e il loro roseo avvenire, tutte cose che il ritorno alla legalità socialista avrebbe spazzato di colpo266. La folla che applaudiva Eltsin era fatta di gente che aveva trovato nel mercato nero la strada del successo. Mentre Eltsin recitava la parte dell'eroe difensore della democrazia, i golpisti non si mossero in alcun modo. Il 21 agosto alcuni di loro si recarono in Crimea a perorare la loro causa davanti a Gorbačëv che li respinse e tornò a Mosca. I congiurati, la cui condotta, come abbiamo visto, fu fin dall'inizio debole e incerta, desistettero dal loro proposito di rovesciare lo stato e furono arrestati. Gorbačëv, tornato a Mosca, si rifiutò di accusare il partito comunista del tentativo di golpe, sebbene fosse evidente che molti dei suoi membri vi fossero coinvolti. Eltsin non perdeva occasione per umiliare ed estromettere Gorbačëv la cui posizione diventava sempre più debole. Il 5 settembre 1991 il Congresso dei deputati del popolo nominò il Consiglio di Stato (autorità temporanea), ne facevano parte Gorbačëv e i leader delle repubbliche che volevano ancora rimanere dentro l'Unione Sovietica. Il compito del Consiglio di stato era quello di allontanare il pericolo della disgregazione dell'Unione Sovietica; ma dopo il fallimento del colpo di stato dell'agosto, non c'era speranza di imporre un'autorità centrale: gran parte delle repubbliche autonome conglobate nella R.S.F.D.M. (repubblica russa) si rifiutavano di collaborare, così facevano l'Ucraina, la Moldavia, il Turkmenistan, per non parlare delle repubbliche baltiche. Eltsin, presidente della Repubblica Russa, interessato soprattutto alla propria scalata al potere, appoggiava la corsa verso il capitalismo e nello stesso tempo lui e i suoi collaboratori lavoravano attivamente alla disgregazione dell'U.R.S.S.267 Dopo pochi mesi dal fallito colpo di stato Mosca era dominata dalla classe dei nuovi imprenditori e trafficanti. Una parte di loro era costituita da gente che da tempo svolgeva un secondo lavoro, costituendo un sistema parallelo di produzione e distribuzione, che da tempo e in modo crescente affiancava l'economia statale colmandone i limiti e le deficienze. Un'altra parte di questa classe emergente era costituita da una mafia vera e propria, quella della burocrazia inamovibile, trasformatasi in Nomenklatura ai tempi di Brèžnev e sopravvissuta ai tentativi di moralizzazione di Andropov.268 All'interno della burocrazia sovietica c'erano veri e propri partiti: la lobby dell'industria pesante, quella dell'esercito, quella dell'industria leggera, quelle che difendevano le varie etnie
266 Revelli 1993. 267 Service 1999. 268 Il potere della burocrazia aveva dominato da sempre la storia russa e con essa Gorbačëv aveva cercato sempre più di venire a compromessi, nel corso della sua parabola.
e quelle che facevano riferimento ai grandi gruppi mafiosi sorti intorno alla catena di distribuzione. Va però detto che all'interno della burocrazia vi erano dirigenti che continuarono fino all'ultimo a cercare di difendere quello che restava della proprietà statale dalle privatizzazioni promosse da Eltsin e continuarono fino all'ultimo a difendere gli interessi dei lavoratori269 . Incalzato da Eltsin e dal precipitare degli eventi, Gorbačëv il 23 agosto 1991 si dimise dalla carica di segretario del partito comunista dell'Unione Sovietica. Pochi giorni dopo il Soviet Supremo sospese l'attività del partito. Il 6 novembre 1991 Eltsin come presidente della R.S.F.S., sciolse il partito comunista della Repubblica Russa, e lo stato ne incamerò i beni270 . Il decreto di scioglimento del partito comunista non provocò segni visibili di resistenza. Evidentemente si trattava di una struttura divenuta fragile, legata alla sopravvivenza dell'U.R.S.S. come stato unitario. Il partito comunista era stato un grande organismo sociale, formato da uomini che controllavano e promuovevano la gestione dello stato, era stato guidato dall'ideologia: ruolo della Russia, patriottismo sovietico, realizzazione del comunismo nell'U.R.S.S. e nel mondo. Venuto meno l'obiettivo del socialismo, cadeva la ragione di essere del partito comunista, e insieme quella di stare uniti dei popoli dell'U.R.S.S.271 . Le repubbliche baltiche ottennero dall'Europa occidentale il riconoscimento diplomatico. Il 1° dicembre 1991 l'Ucraina scelse l'indipendenza con un referendum272 . Nella notte del 1/12/1991 i leader delle repubbliche di Russia (Eltsin), Ucraina e Bielorussia si riunirono in una dacia, in un bosco nelle vicinanze di Minsk e dichiararono sciolta l'Unione Sovietica (pare si fossero anche ubriacati). Le repubbliche dell'Unione Sovietica si resero completamente indipendenti. Il 25 dicembre 1991 Gorbačëv dette le dimissioni da presidente dell'U.R.S.S., che cessò così anche formalmente di esistere.273 A Gorbačëv va riconosciuto il merito di aver condotto una politica estera coerentemente pacifica, che al momento del crollo dell'U.R.S.S. indusse le potenze occidentali a un atteggiamento di dichiarata benevolenza verso lo stato agonizzante. Altro grande merito di Gorbačëv fu quello di aver evitato che il crollo dell'impero sovietico, sia nell'Europa orientale che nell'U.R.S.S. fosse accompagnato da un bagno di sangue. Con la fine dell'U.R.S.S. e del Partito comunista sovietico la classe dirigente ad esso legata non scomparve affatto. I personaggi che avevano gestito l'amministrazione statale utilizzarono la propria professionalità e la propria posizione per continuare a gestire il potere e a goderne i
269 Guerra 1996. 270 Benvenuti 1999. 271 Guerra 1996. 272 Service 1999. 273 Benvenuti 1999.
privilegi. I direttori delle industrie, col denaro accumulato in anni di furti e di malversazioni, acquistarono dallo stato ridotto allo sbando le industrie che dirigevano, a prezzo stracciato. Così nacque la nuova classe di plutocrati in Russia.