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II.20 Il partito e l’apparato statale alla vigilia della II Guerra mondiale

conquistato il potere, cercò di realizzare condizioni di normalità democratica, senza la dittatura del proletariato. Nel 1936 venne elaborata la costituzione dell’Unione Sovietica, che proclamava i diritti di tutti i cittadini, compresi: religiosi, nobili, ex capitalisti e quanti avevano combattuto con i bianchi e la parità di tutti nell’accesso al voto. La costituzione proclamava inoltre la libertà di coscienza, di religione, di associazione, di stampa, l’inviolabilità della persona e del segreto epistolare. Questa costituzione suscitò l’entusiasmo di tutta la sinistra europea: era infatti la più democratica di tutte quelle allora vigenti. Il 12 dicembre 1937 si svolsero le elezioni nell’Unione Sovietica. Cento milioni di elettori furono chiamati ad eleggere i 1500 candidati ufficiali scelti dal partito (La Russe).124

II.20 Il partito e l’apparato statale alla vigilia della II Guerra mondiale

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Marx ed Engel non avevano lasciato alcuna indicazione per il modello di stato da realizzare dopo la rivoluzione: erano contrari ad ogni tipo di ricetta predeterminata. Il modello di socialismo, attuato in Russia alla fine degli anni ‘30, era una struttura rigida e poco modificabile in cui tutte le direttive venivano calate dall’alto. Il partito aveva conservato in parte le caratteristiche del tempo della clandestinità e della guerra civile. Tutti gli iscritti erano obbligati a una pronta e assoluta obbedienza ai capi e alla realizzazione delle decisioni che erano state prese. La differenza era questa. Ai tempi di Lenin, tutte le decisioni venivano prese democraticamente nelle assemblee degli iscritti, nel corso di discussioni roventi, dove i capi erano spesso aspramente criticati. Dopo il 1938, col potere ormai saldamente nelle meni di Stalin, il partito aveva perso ogni potere decisionale, ogni forma di dialettica interna vi era assolutamente bandita: esso era diventato un docile strumenti di trasmissione delle direttive emanate dall’alto. Presente in ogni settore dell’apparato amministrativo, dell’industria e delle istituzioni culturali e non, il partito ne controllava il funzionamento, stimolando la realizzazione degli obiettivi previsti dai piani quinquennali. NB Chi desiderava entrare a far parte del P.C.U.S. non era accolto a braccia aperte come avveniva nei partiti comunisti dell’occidente. Non tutti potevano entrare nel partito. Su 200.000.000 sovietici nel 1956 solo 6 milioni erano membri del P.C.U.S. Per entrare a farne parte bisognava essere presentati a due padrini e si

124 Gorbačëv 1997. La Costituzione entrò in vigore nel 1937, il periodo più sanguinario del terrore, quando in Russia le libertà democratiche mancavano completamente. A partire dal 1938 i diritti individuali crebbero in modo costante anche se molto lentamente nell’Unione Sovietica.

restava in prova per due anni125 Il partito costituiva l’ossatura del potere statale, aveva perso ogni identità politica e la sua struttura tendeva a diventare sempre più complessa. Dopo il XVII Congresso del 1934 il partito comunista sovietico non si riunì più a congresso per 5 anni. Gli iscritti erano diventati quadri responsabilizzati. Se gli obiettivi prefissati non vengono raggiunti, la colpa va ricercata nei quadri stessi. Nessuna ombra di colpevolezza doveva ricadere sul capo supremo. Ogni critica era assolutamente bandita; chi non si adeguava veniva condannato e rischiava di perdere la vita. In caso di fallimento, poiché le decisioni prese dall’alto erano considerate immancabilmente giuste, la responsabilità era dei quadri: bisognava trovare un colpevole e punirlo in modo esemplare. Durante la II Guerra mondiale Molotov ebbe a dire ad un suo segretario: «Se qualcosa va male, Stalin chiede di trovare il colpevole e punirlo». Dopo le purghe dell’inizio degli anni ‘30 e dopo gli arresti, i processi e le fucilazioni del tragico biennio 1937-38, tanto il partito che l’intera classe dirigente erano costituiti, nella grande maggioranza, da giovani, che avevano beneficiato della grande promozione staliniana e avevano percorso carriere folgoranti: molti di essi non avevano neppure terminato gli studi. Ai duri tempi della guerra civile, fino all’avvento della N.E.P., vigeva l’egualitarismo: nel partito, nel governo, nell’esercito quanti avevano responsabilità di comando condividevano il tenore di vita del resto della popolazione. Nel corso degli anni ‘30 il sistema di distribuzione era divenuto via via più efficiente ed era costantemente aumentato il livello di benessere della popolazione: prima nelle città, poi più lentamente nelle campagne. Non vigeva più traccia di egualitarismo: la classe dirigente era fortemente favorita nell’accesso ai consumi. Bisogna però dire che questa classe dirigente: dirigenti industriali, funzionari governativi e soprattutto quadri del partito era costituita, nella grande maggioranza, da persone oneste che si impegnavano con tutte le forze per il bene del popolo, per la difesa e per lo sviluppo del paese. Dopo che Stalin era diventato dittatore assoluto, gli iscritti al partito e i membri del Politburo non dovevano esprimersi col voto su alcun argomento, dovevano solo approvare le decisioni prese da Stalin, che tutti approvavano senza fiatare. Stalin stesso passava poco tempo con i suoi più stretti collaboratori e partecipava raramente ai lavori del Politburo. Molotov e Kaganovich, completamente sottomessi, dovevano chiedere il suo parere su ogni questione.

125 Lapierre 2005.

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