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II.3 Trasformazione sociale dopo la guerra civile

II.3 Trasformazione sociale dopo la guerra civile

Dopo la fine della guerra civile, nella composizione e nello spirito delle masse, fino a ieri rivoluzionarie, si era operato un grande cambiamento. La parte più preparata della classe operaia era perita in combattimento o si era staccata dalle masse, che erano piombate nella stanchezza e nello scoraggiamento. La rivoluzione vittoriosa, invece del benessere promesso, aveva portato una grande miseria. La reazione era inevitabile: arrivismo e vigliaccheria ebbero campo libero. Il ragionamento che aveva presa sulle masse era il seguente: «L’opposizione di sinistra vuole che ci sacrifichiamo per la rivoluzione mondiale, ma noi abbiamo meritato il diritto al riposo: creeremo qui, per noi soli, una società socialista». La N.E.P. era stata la logica conseguenza del cambiamento che si era prodotto nel paese e nel mondo: Lenin l’aveva messa in opera, prevedendo un lungo periodo di convivenza col capitalismo. Egli affermava: «Un partito al potere non può trascurare lo spirito della maggioranza del popolo». Con l’avvento della N.E.P., sia nelle città che nella campagna, emerse una nuova classe dirigente. I piccoli borghesi rialzarono la testa. I nuovi burocrati, esponenti del proletariato, si sentivano arbitri della situazione. A questa classe emergente, Stalin offriva tutte le garanzie: anche lui era un burocrate, aveva il prestigio del vecchio bolscevico, carattere forte, idee ristrette ed era ben inserito nell’apparato del partito43. Mentre Trotskij, Zinoviev e Kamenev sostenevano la causa della rivoluzione mondiale, Stalin con Nikolai Ivanovich Bukharin e Aleksej Ivanovič Rykov si schierava a favore della N.E.P. La tesi di Trotskij verteva sulla necessità di promuovere la rivoluzione mondiale, unico mezzo per sostenere e realizzazione il comunismo dell’Unione Sovietica. Stalin si batté per la costruzione del comunismo in un solo paese e lanciò il motto: «Possiamo farcela con le nostre forze», che conteneva e lusingava lo sciovinismo di grande potenza. Stalin e la sua frazione prevalsero sull’ala di sinistra capeggiata da Trotskij, anche in conseguenza della completa sconfitta della rivoluzione in occidente e in Asia. Al XIII congresso del partito il trotzkismo venne condannato: nel 1925 Trotskij, sempre ancorato al sogno della rivoluzione mondiale in tempi ravvicinati, venne espulso dal partito e nel 1927 venne esiliato ad Alma-Ata.

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43 Medvedev 1976, tratto dal manoscritto di Trotskij, Cos’è l’U.R.S.S. e dove va, del 1936, pp. 73-78 (xerocopia Parigi 1974).

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