del blocco comunista uno degli elementi più validi. La Cecoslovacchia fu invasa dalle forze armate sovietiche. A Praga, per parecchi giorni , la popolazione ed i carri armati sovietici si fronteggiarono. Non fu sparato un solo colpo di arma da fuoco, ma Dubček fu destituito e spedito in provincia con un incarico irrilevante. Al posto di Dubček fu nominato primo ministro Gustáv Husák, fedele in tutto alle direttive del Cremlino e la Cecoslovacchia tornò alla completa ortodossa politica inspirata da Mosca. A Praga è ricordato come eroe nazionale il giovane Polac, che, nei giorni dell’invasione dell’esercito russo, si dette fuoco in segno di protesta. Nessuno ricorda il nome di un altro giovane che morì a Praga in quei giorni, Era un carrista russo: dei bambini praghesi, per arrestare il suo carro armato vi si buttarono davanti. Per salvare quei bambini il carrista gettò il carro armato fuori strada. I bambini furono salvi, ma il carro armato si rovesciò ed il giovane russo perse la vita. Dopo la fine della primavera di Praga, venne enunciata la dottrina di Brèžnev: “Se il socialismo viene minacciato in uno dei paesi del Patto di Varsavia, gli altri paesi che fanno parte del patto, hanno il diritto e il dovere di intervenire, anche con le armi, in quel paese per ristabilire l’ortodossia socialista”. Albania, Romania e Jugoslavia condanneranno apertamente la dottrina di Brèžnev. Dopo la fine della primavera di Praga, i paesi dell’Europa dell’Est seguirono cammini diversi. La Germania Democratica divenne il paese più ricco con il più alto tenore di vita fra quelli che aderivano al patto di Varsavia. La Polonia fu teatro di scioperi e agitazioni sociali, di cui gli operai dei cantieri di Danzica furono i principali protagonisti. Scioperi e ribelli furono repressi nel sangue dal governo polacco. L’economia polacca si avviò su una strada lassista. Per tentare di dotarsi di una tecnologia più avanzata, in modo da poter entrare in competizione con i paesi dell’Europa occidentale, il governo polacco si indebitò col mondo capitalista, importando tecnologia avanzata a credito e ricorrendo a prestiti.175
III.23 Politica interne ed estera dell’U.R.S.S. all’epoca di Brèžnev. Alla fine degli anni ‘60, nell’U.R.S.S., mentre gli ideali del comunismo si vanno attenuando, si manifestano sempre più violentemente i sentimenti nazionalisti e di intolleranza fra le varie etnie. Nel 1969 scoppiano rivolte nazionaliste in varie repubbliche. Durante queste rivolte nelle capitali della repubblica uzbeca e della repubblica armena, vengono assassinati molti funzionari russi. Brèžnev tende a concentrare in sé tutte le cariche e tutto il potere e cerca anche, senza 175
Se un paese otteneva prestiti dall’U.R.S.S. poteva anche non onorare gli impegni contratti, senza subire le conseguenze.
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