IV. Giotto, Rimbaud, Paolo Uccello
Il biennio tra 1915 e 1916 rivestì per Carlo Carrà un significato particolare. In quest’arco cronologico egli compì il definitivo distacco dallo stile futurista, o per meglio dire dai più stanchi postulati marinettiani. Ben presto la sua pittura approdò a una particolare stilizzazione primitivista. Il periodo è detto anche «antigrazioso», dal titolo di un dipinto del 1916. In questa fase si distinsero alcune pubblicazioni. La prima è Guerrapittura, promossa da Marinetti e diffusa nel 1915 dalle Edizioni futuriste di «Poesia». Questo volume costituì l’apice della militanza avanguardista di Carrà. Saggi brevi e componimenti poetici a sostegno della nuova poetica figurativa furono invece consegnati alla serie «bianca» de «La Voce», diretta da Giuseppe De Robertis. All’intensità di scrittura di questo periodo corrispondono tuttavia pochi quadri e dati documentari piuttosto lacunosi o imprecisi. Il catalogo di Carrà conta non più di cinque dipinti attribuiti o datati 1915 (Il fanciullo prodigio; Composizione femminile Pushkin; La ballerina del «San Martino» Tosi; Il fiasco Mazzotta; Figura femminile di collezione privata e Pagliaccio Jucker), con qualche disegno da ritenersi più spesso d’aprés e un’aggiunta di recente dimostrazione1. Al 1916 sembrano risalire sette altri dipinti: La carrozzella, I romantici, Il Gentiluomo ubriaco, l’Antigrazioso, La stella, La Carrozzella, Ricordi d’infanzia, accompagnati talora da studi o d’aprés su carta, più altri due (Mio figlio e Composizione TA) di datazione controversa, ma il cui compimento è da ascrivere con ogni probabilità al primo periodo ferrarese. 1 Si tratta del collage Inseguimento, collocato al 1915 da F. Fergonzi, in La Collezione Mattioli. Capolavori dell’avanguardia italiana, Milano, Skira, 2003, p. 217; cfr. F. Rovati, Carrà 1916, «Prospettiva», n. 129, 2008, pp. 57-66.