Introduzione
Nessuna generazione artistica del Novecento ha posseduto, al pari di quella protagonista di questo libro, i concetti e gli strumenti per avviare la sovversione delle tradizionali categorie artistiche di forma, tempo e spazio. E nessun’altra generazione ha dovuto subire circostanze storiche e politiche che hanno governato, rovesciato e talora stravolto quegli stessi usi e fini. I temi qui discussi abbracciano un arco cronologico di tre decenni, i primi del secolo, lungo una traiettoria che, dalle prime avanguardie artistiche promosse in Italia dalla cultura vociana e futurista, conduce al loro progressivo inverarsi entro le retoriche della tradizione nazionale. Parlare di “ideologia visiva”, per questo periodo, significa affrontare un discorso sulla formazione delle idee a partire dalle impressioni sensibili offerte dalla pratica artistica. Per questa ragione, si è voluto valutare la consistenza dei rapporti tra produzione artistica e forme ideologiche partendo dallo scrutinio di alcuni casi concreti, intrecciando fonti disparate (dipinti, fotografie, illustrazioni popolari, manifesti di propaganda, nonché testi di poetica e di critica d’arte) riferibili ad autori e movimenti afferenti al futurismo, alla pittura metafisica, al «Novecento» e a «Strapaese»: evitando però accuratamente il gioco semplificatorio delle nomenclature. Ciascuno dei casi prescelti presenta, infatti, un rapporto problematico tra l’autonomia della ricerca artistica e i condizionamenti storici e sociali: un rapporto che si è provato ad affrontare nella sua complessità. Si è dunque preferito ricostruire tali vicende cercando di far emergere le sfumature di continuità, anziché i netti chiaroscuri delle infrazioni e delle restaurazioni più o meno