Sì Alla Vita - 03/23

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Tutela della maternità e istituzioni Il sostegno alle gestanti in difficoltà, alle persone disabili e anziane non autosufficienti, alle famiglie, ai genitori si colloca nel cuore del bene comune, in quanto questione strutturale intimamente connessa ad una visione antropologica e alla centralità o meno della persona nella concezione politica. di Pino Morandini

Il fatto che nella realtà sia negletta è piuttosto eloquente in merito allo spirito dei tempi in cui siamo immersi. Ciò che rende ancor più urgente siffatta priorità è la crisi demografica in atto da anni in Italia, che negli ultimi tempi ha raggiunto livelli drammatici. Si pensi alle pesanti ricadute economiche e relazionali sulle future generazioni, se non verrà invertita la tendenza in tale campo. Del resto, è la stessa legge 194/78, che all’art. 1 appunta in capo alle Istituzioni il dovere di sviluppare servizi socio sanitari e di adottare altre iniziative necessarie per evitare che l’aborto sia usato come contraccettivo (dato emergente nelle annuali Relazioni ministeriali). Quanto ai Comuni, tra gli interventi più significativi di loro competenza, spicca primariamente l’inserimento nello Statuto dell’Ente – che ne costituisce la sua “Costituzione” – dell’impegno del Comune stesso nella promozione della vita umana dal concepimento alla morte naturale. 50

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SÌ alla VITA

Previsione con una ricaduta concreta nei confronti dei servizi dipendenti dall’Ente, a partire da quelli sociali e assistenziali, tenuti a declinare i rispettivi interventi alla stregua di siffatta previsione statutaria. In quest’alveo, si potrebbe agevolmente inserire anche l’individuazione di un percorso sociale personalizzato per la presa in carico urgente, da parte dei servizi, della gestante in difficoltà, previo suo consenso, specie quando la stessa è già in possesso del certificato per l’aborto. Ed invece la sedicente solidarietà guarda altrove, abbandonando le gestanti. Così come potrebbe rivelarsi foriero di buoni risultati occupazionali il sostegno fornito dal Comune (in svariate forme) alle aziende che aprissero reali prospettive di lavoro o di stages a gestanti seguite dal locale CAV. Attivando in tal modo anche una virtuosa collaborazione tra il volontariato per la vita e gli Enti locali, facendo così conoscere quel volontariato

alle Istituzioni. Ancora, l’emanazione di provvedimenti comunali che considerino il nascituro come componente del nucleo familiare a tutti gli effetti (ad esempio, nell’assegnazione di alloggi di edilizia popolare). Così come l’adozione di misure tariffarie e/o fiscali di competenza comunale che tengano conto del numero dei componenti la famiglia, a partire dai soggetti più fragili (bambini, disabili, anziani, ecc.). I Comuni possono altresì approvare l’adozione di uno o più Progetti Gemma, così come dare il proprio apporto per l’istituzione della Giornata della Vita Nascente, facendo pervenire al Parlamento o una richiesta del Sindaco o una mozione approvata in tal senso dal Consiglio comunale. Resta poi aperto tutto un cantiere ricco di iniziative attraverso la stipula, tra Comune e locale CAV, di Convenzioni o Protocolli per il sostegno alle gravidanze difficili o indesiderate, a partire da quelle assillate


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