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Maternità e diagnosi infausta
di Alessandro Di Matteo
«È come se all’improvviso mi avessero pugnalato al cuore». Stefania Oliviero ed Enrico Iavazzo (37 e 38 anni), di Pescara, hanno vissuto l’esperienza di ricevere la notizia di una diagnosi infausta sul loro bambino: «È un feto incompatibile con la vita, ha malformazioni gravissime».
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«Provai un dolore mai sofferto prima, paralizzante. Non avevo mai messo davvero in conto che mio figlio potesse morire prima ancora di vedere la luce» racconta Stefania. Enrico si è trovato impotente: «Ho guardato il grembo di mia moglie, pensando al destino di questa piccola nuova vita. Poi mi ha assalito la paura per la diagnosi della trisomia 13; la prospettiva dell’aborto ci è stata presentata subito».
«Era la nostra s econda visita specialistica: “Incompatibile con la vita, se lo fate nascere sarà un vegetale. Può andare ad abortire in Francia”». Così a un’altra coppia, Silvia Caporale e Vincenzo Cosenza (48 e 40 anni) di Roccascalegna (Ch).
«Una nostra amica ci ha indirizzati a “La Quercia Millenaria” (oggi operativa in Toscana, Lombardia e Veneto), ci si è aperto un mondo di speranza» confidano ancora Stefania ed Enrico. Esperienza simile per Silvia e Vincenzo: «Col cuore a pezzi siamo riusciti a trovare una rete di famiglie che aiutava altre famiglie nell’accompagnamento di bambini che dovevano morire. Ascolto, comprensione, esperienza di vita ci hanno indirizzato su un altro percorso».
«Il nostro Giuseppe era destinato a morire. Una volta nato aveva ore o giorni di vita. Nel cuore la strada era tracciata: l’accoglienza. Non ho mai pensato di interrompere la gravidanza: amare è incompatibile con uccidere e questo vale per qualsiasi essere umano».
Per Silvia e Vincenzo un altro percorso:
«Ci ha seguiti il professor Noia dell’ospedale Gemelli: “Non è così grave. Ci vediamo la prossima settimana da me a Roma”». Il 18 marzo del 2015 il piccolo Alessandro nasce con l’entusiasmo di un leone. Oggi periodicamente deve essere sottoposto a controlli, seguito da specialisti, va regolarmente a scuola.
Anche nel loro percorso Stefania ed Enrico sono seguiti al Gemelli, dal professor Marco De Santis. Arriva il parto, Stefania confessa che «avevo turbamento all’idea di partorire, perché avrei dovuto salutare Giuseppe. Quando è nato il mio bambino, ero al settimo cielo: mi sono sentita concretamente in paradiso». Per Enrico «il parto è stato perfetto, è stata solo gioia: gioia di avere Giuseppe fra le braccia, vivo anche se per qualche ora». Giuseppe nasce alle 11 del 12 ottobre del 2019. Muore dopo alcune ore. Per Stefania ed Enrico è serenità nel cuore.
Sono storie che in un momento preciso incontrano un bivio: scegliere l’aborto (terapeutico per chi? La morte è una terapia?) oppure accogliere, nonostante tutto la vita. Una delle due strade contiene l’amore.