Sì Alla Vita - 04/2024

n. 4 LUGLIO-AGOSTO 2024 • Anno XLVI | Rivista bimestrale a cura del MpV Italiano

PROCREAZIONE NATURALE

VS

FECONDAZIONE ARTIFICIALE

#poverecreature

p/4

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Lettera al popolo della Vita di Marina Casini Bandini

#poverecreature La forza di un grembo materno a cura di Giovanna Sedda

#poverecreature Rabbia

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Editoriale di Elisabetta Pittino

#poverecreature Donatori di gameti o genitori biologici? a cura di Elisabetta Pittino

I rischi della PMA di Clementina Peris

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Diario di Francesco Ognibene

Quella schiavitù nascosta eppure così profonda di Pino Morandini

Nella mente della coppia infertile di Domenico Bellantoni

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La sterilizzata voluttà della vita artificiale di Giuseppe Anzani

Scomposizione della maternità di Silvana Ferrario

C'È VITA SULLA TERRA Procreazione naturale vs PMA a cura di Monica Mondo

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DAL MONDO Il mercato globale della vita umana a cura di Tony Persico

L’iter legislativo della Legge 40/2004 di Giovanna Abbagnara

Ripensare la Legge 40: uel che resta di buono di Paola Binetti

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#poverecreature Anonimi di Elisabetta Pittino

Legge 40/2004: dalle origini ad oggi di Marina Casini

Crioconservazione di gameti ed embrioni di Domenico Coviello

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#poverecreature La biomamma ritrovata

BIOETICAMENTE La fecondazione in vitro: aspetti scientifici e risultati di Maurizio Guida & Giuseppe Grande

#poverecreature FIVET: un embrione congelato al centro di un divorzio di Redazione

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Ma un figlio di chi è figlio? di Michele Barbato

La medicina per la procreazione naturale di Giuseppe Grande

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PMA e Generazione Z di Camilla Galuppi

La Polonia si batte per la vita di Don Mariusz Frukacz

TenerAmente Franco Vitale e la buona battaglia per la vita a cura di Maria Pia Sacchi e Gianni Mussini

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La dignità stravolta Intervista a don Lorenzo Rossetti / 2 di Elisabetta Pittino

L’agenda del MpVI a cura di soemia Sibillo

SANTI ED EROI PER LA VITA Santi: Giancarlo Bertolotti di Michele Barbato

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Adozione e affido di Marzia Masiello

Il Movimento per la Vita Italiano al Meeting di Rimini di Soemia Sibillo

SANTI ED EROI PER LA VITA Eroi: Pattaramon Chanbua di Elisabetta PIttino

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La recente sentenza sul suicidio assistito di Domenico Menorello

AMICI DI CARLO CASINI La nascita dell’associazione a cura di Angelo Passaleva

DALLE SEDI LOCALI a cura di Soemia Sibillo

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One of Us: Tonio Borg è il nuovo presidente di Redazione

DA LEGGERE I primi 1000 giorni di un bambino: dal dolore al riso di Ferdinando Sallustio

n. 4 del 2024 La rivista "Sì alla Vita" è l'organo di stampa del Movimento per la Vita Italiano, Lungotevere dei Vallati, 2 Roma P.Iva 13815021004 - C.F. 03013330489 Registrazione al Tribunale di Milano al n. 255 del 19/06/1978 - Iscritto al Registro degli operatori di comunicazione n. 26459 del 01/06/2016 - ISSN 1970 8211 Prezzo € 6,00

Redazione Elisabetta Pittino, Marina Casini Bandini, Giuseppe Grande, Giovanna Sedda, Soemia Sibillo, Giovanna Abbagnara, Simone Tropea, Anna Maria Gavazzi.

Presidente Movimento per la Vita italiano Marina Casini Bandini

Numero chiuso in redazione 12 settembre 2024  siallavita@mpv.org  www.siallavitaweb.it

Direttore responsabile Elisabetta Pittino

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Vicedirettore Soemia Sibillo

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Lettera al popolo della Vita

di Marina Casini Bandini, Presidente Nazionale Movimento per la Vita Italiano Per una chiara impostazione in tema di “procreazione medicalmente assistita”, anche a venti anni dall’entrata in vigore della legge n. 40 del 19 febbraio 2024, è d’obbligo premettere che il Movimento per la Vita, in piena armonia con il Magistero della Cattolica, ha sempre preso le distanze e manifestato riserve su ogni forma di fecondazione artificiale (espressione quest’ultima preferibile ad “assistita”), a motivo della sua attuazione con artifici medici che aggirano le leggi della natura. La fecondazione artificiale, in sé, in particolare quella extracorporea, altera il disegno di Dio e, in misura più o meno grave, a seconda della metodologia e delle azioni concrete, nega o comunque mette a rischio il diritto alla vita dei figli concepiti.

D’altro canto, Giovanni Paolo II nell’Enciclica Evangelium Vitae, al n. 73, afferma che un politico che cerchi il bene comune, tanto più se cattolico, una volta che ha spiegato chiaramente la propria posizione, ha il dovere di impegnarsi per ridurre gli effetti negativi di una situazione esistente e di fare in modo che il testo di una legge sia il migliore possibile, tenendo conto degli equilibri e delle forze in gioco.

Conviene, perciò, ricordare quale era il sistema normativo prima della Legge 40. Si parlava giustamente di “Far West procreativo”: tutto era permesso e tutto si poteva fare. Pur in assenza di una legge 4

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SÌ alla VITA

specifica non c’era un “vuoto normativo”, poiché l’ordinamento giuridico copre tutti i comportamenti umani: ciò che non è espressamente vietato, è permesso; ciò che è permesso, è oggetto di un diritto di libertà; ciò che è diritto, è protetto dall’ordinamento. Se qualcuno cerca di impedire un comportamento non vietato – e dunque permesso –, lo Stato interviene con la sua forza per proteggere e consentire la libertà del cittadino. Prima della Legge 40 non vi era, dunque, un vuoto normativo, ma vigeva una norma di totale permissività, confermata, tra l’altro, da circolari e ordinanze ministeriali che disciplinavano aspetti assolutamente formali o secondari su cui la sensibilità comune concordava.

Era dunque necessaria una legge per difendere i valori fondamentali che nella sfera pubblica presiedono alla procreazione: la vita e la famiglia. Tuttavia, in un sistema democratico, l’obiettivo ideale si scontra con le forze che perseguono obiettivi opposti. Non tutto il bene è immediatamente realizzabile e il “meglio” verso cui tendere non è quello assoluto (e perciò “decontestualizzato”), ma quello possibile – tutto quello possibile – qui ed ora, nella concretezza delle circostanze.

Questo bene “contestualizzato”, se in astratto potrebbe non raggiungere neanche la piena sufficienza, in concreto resta l’unico

massimo possibile bene a cui non si deve rinunciare per il fatto di non poter ottenere di più.

La “cultura della vita” non può accontentarsi della fermezza nel riconoscere ciò che è assolutamente giusto in rapporto alla dignità umana, ma deve anche tentare di impedire nel massimo grado possibile gli attentati contro la vita umana. La cultura della vita si fonda sullo sguardo: da un lato esso riconosce l’uomo anche quando esso è così povero da non essere visto dai più, ma dall’altro esso deve guardare anche la realtà per modificarla. Il “perfetto è nemico del bene” – dice un proverbio. Restare immobili quando si può impedire un po’ di male, è male. Distruggere un po’ di male non è il “male minore”. Se è il massimo che si può fare, è il massimo bene possibile.

Ecco perché il MpV ha fortemente voluto, sostenuto, promosso, incoraggiato e difeso la legge 40, sempre in comunione con la Chiesa, nella sua formulazione originaria – che riconosce ancora oggi il concepito come un soggetto titolare di diritti al pari di tutti gli altri soggetti coinvolti – considerandola un significativo e notevole passo in avanti nella giusta direzione rispetto alla precedente situazione sostanzialmente priva di limiti.

Ampia bibliografia – rapporti al Parlamento del MpV, dossier, pubblicazioni – è reperibile presso la biblioteca del Movimento per la Vita Italiano.

Della vita non si fa mercato

EDITORIALE

«La scienza e la tecnica, dopo aver consentito il potere e lo strapotere sul creato, oggi permettono all’uomo il potere sull’uomo. Cosa saprà e vorrà fare l’umanità di questo potere? Questo è l’interrogativo cruciale della nostra epoca. E su questo si getteranno le fondamenta della civiltà prossima futura. (...) Grande opportunità, dunque, per la Chiesa. Sarà colta o perduta? Tutto dipenderà dalla capacità di mobilitazione del mondo cattolico. (...) Non staremo quindi, indifferenti (…). Gli esiti di questo travaglio ci interessano, e molto» (Carlo Casini, “Sì alla vita”, maggio 1991, p. 3).

Dopo 20 anni dalla Legge 40/2004, Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, riprendiamo in mano un tema cui il MpV Italiano ha dedicato, anche attraverso il “Sì alla vita”, anni di formazione, Convegni CAV, Quarenghi, conferenze, pubblicazioni, articoli, dossier…

Quali sono oggi “gli esiti di questo travaglio”?

Procreazione artificiale o procreazione naturale?

La risposta automatica, nel tempo dell’ecologia integrale, del green, del biologico, del rispetto dell’ambiente... dovrebbe essere procreazione naturale. Eppure, il mondo green permette l’utilizzo di qualsivoglia mezzo artificiale nell’ambito della procreazione. Così il corpo femminile, anche in questo caso, diventa luogo in cui si può inquinare, manipolare, non rispettare.

Il figlio? Diventato oggetto con l’aborto, diventa un prodotto con la procreazione artificiale, perché non viene più generato ma creato.

Il figlio non si vuole e allora aborto, il figlio si vuole e allora procreazione artificiale. La procreazione artificiale è un mercato e conviene. Girano miliardi. Domanda e offerta. Il figlio diventa un bene (anche se ceduto gratuitamente), le madri un mezzo, gli uomini donatori di seme anche. Il mercato sfrutta il legittimo desiderio di un figlio e la sofferenza di chi figli non ne può avere per creare il bisogno. Ed ecco i “diritti riproduttivi” ideati per legittimare una sorta di «programmazione integrale dell’esistenza umana su scala planetaria», come la definisce il filosofo Simone Tropea.

I mercanti dei diritti riproduttivi, che vendono aborti, uteri, gameti, embrioni, sanno fare un ottimo marketing. La procreazione artificiale, in realtà, si intromette nell’atto sessuale tra un uomo e una donna, priva il bambino della relazione iniziale, quella di un uomo e una

donna, e poi quella tra madre e figlio, permette lo smembramento della procreazione e della genitorialità, applica l’eugenetica attraverso la selezione degli embrioni migliori e l’eliminazione di quelli imperfetti, congela i bambini-embrioni per riutilizzarli in caso di bisogno, talvolta priva originariamente i figli dei genitori. Per questi e altri motivi la fecondazione assistita è moralmente illecita e il Magistero della Chiesa Cattolica dice no perché non rispetta la persona umana (si vedano Donum Vitae. Il Rispetto della vita umana nascente e la dignità della procreazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, e l’Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II).

La legge 40/2004 non era e non è una legge cattolica. «Se lo fosse – scrive Assuntina Morresi su “Avvenire” – avrebbe un solo articolo: è vietata qualsiasi forma di fecondazione assistita».

Ma nella sua formulazione originaria è stata la migliore legge possibile in quel contesto. La normativa europea sulla fecondazione artificiale si declina come atto individuale di donazione di gameti, mentre per la legge italiana la fecondazione artificiale «si sviluppa intorno alla relazione fra un uomo e una donna», scrive sempre la Morresi. Una differenza non da poco.

La procreazione artificiale non è un bene per la persona umana. Ferisce, limita, indebolisce la nostra umanità. È l’espressione di una società sterile che non genera, ma produce.

Ma, come scrive Simone Tropea «è sempre nell’Essere-Figlio che si gioca il futuro dell’umanità». E si è figli sempre, indipendentemente da come nasciamo. «Chi realizzerà il proprio essere figlio avrà realizzato la sua storia» scrive Tropea. E questo, noi popola della vita, lo sappiamo bene.

di Elisabetta Pittino SÌ alla VITA

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DIARIO di Francesco Ognibene

1° luglio 2024 Il Comitato Nazionale per la Bioetica pubblica il suo atteso parere per chiarire, su richiesta del Comitato etico dell’Umbria, cosa si debba intendere per “trattamenti di sostegno vitale”, architrave della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo in cui si aprì una prima crepa nel divieto assoluto di aiuto al suicidio condizionandolo – tra gli altri criteri – proprio alla dipendenza del paziente da essi. Il Cnb spiega che «sono indirizzati alla risposta a condizioni che mettono a rischio la vita, in un arco di tempo breve o addirittura brevissimo»: dunue il loro concetto va «applicato a uei trattamenti che non si limitano a un semplice sostegno, ma costituiscono una vera e propria sostituzione di funzioni vitali» con «la morte del paziente» che «a seguito della loro sospensione conseguirebbe in tempi molto brevi».

7 luglio 2024 Nel suo discorso alla 50esima Settimana sociale dei Cattolici italiani a Trieste il Papa afferma che «è importante far emergere l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società, promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona». E nell’omelia della Messa che conclude l’evento scandisce: «Non scandalizziamoci di Gesù ma, al contrario, indigniamoci per tutte uelle situazioni in cui la vita viene abbruttita, ferita, uccisa».

18 luglio 2024 La Corte Costituzionale respinge il ricorso presentato dal Tribunale di Firenze sull’illegittimità dell’articolo 580 del Codice penale, che punisce l’aiuto al suicidio salvo nel caso in cui si verifichino i criteri stabiliti dalla stessa Corte nella sentenza 242 del 2019 (persona affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, tenuta in vita con trattamenti di sostegno vitale, capace di 6

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SÌ alla VITA

prendere decisioni libere e consapevoli).

La Corte nega che esista un “diritto di morire” e ribadisce che il diritto alla vita è fondativo nel nostro ordinamento, aggiungendo «il forte auspicio che il legislatore e il Servizio sanitario nazionale assicurino concreta e puntuale attuazione ai principi fissati dalla propria precedente sentenza, ferma restando la possibilità per il legislatore di dettare una diversa disciplina». I giudici ribadiscono lo stringente appello «affinché sia garantita a tutti i pazienti una effettiva possibilità di accesso alle cure palliative appropriate per controllare la loro sofferenza». Novità rilevante della sentenza tuttavia è l’allargamento della nozione dei “trattamenti di sostegno vitale”. I giudici costituzionali infatti includono nel concetto «anche procedure – uali, ad esempio, l'evacuazione manuale, l'inserimento di cateteri o l'aspirazione del muco dalle vie bronchiali – normalmente compiute da personale sanitario, ma che possono essere apprese anche da familiari o caregivers che assistono il paziente, sempre che la loro interruzione determini prevedibilmente la morte del paziente in un breve lasso di tempo».

7 agosto 2024 Il Ministero della Salute spagnolo comunica che nei primi tre anni della legge sull’eutanasia, entrata in vigore il 25 giugno 2021, 1.476 persone hanno chiesto di poter ricorrere alla morte volontaria, 686 delle uali hanno ricevuto un aiuto a morire mentre 184 sono morte nell’attesa che si completasse la procedura di controlli e approvazioni prevista dalla norma. La legge approvata dal Parlamento di Madrid prevede che possa chiedere l’eutanasia una persona maggiorenne, capace e cosciente, che soffra di una malattia grave e incurabile o di una patologia cronica e inabilitante. L’iter di legge consta di una richiesta scritta firmata dal paziente e dal medico curante che certifichi la presenza dei reuisiti; la richiesta viene poi esaminata dalla Commissione di garanzia e valutazione attivata in ogni regione del Paese, che ha due settimane per rispondere; in caso di accoglimento della domanda, devono passare altri 15 giorni di riflessione nei uali il paziente viene informato delle alternative terapeutiche; poi il paziente può confermare la sua domanda o cambiare idea, una

circostanza uest’ultima che non si è ancora verificata.

8 agosto 2024 Il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presenta al Papa il “Piccolo lessico del fine vita”, una pubblicazione curata dall’Accademia e appena pubblicata dalla Libreria Editrice Vaticana: 88 pagine di utile glossario per fare chiarezza sull’uso corretto di termini come eutanasia, suicidio assistito, cure palliative, trattamenti di sostegno vitale, cremazione, secondo uel che dice il magistero della Chiesa. Una polemica strumentale sollevata da alcuni media attorno a presunte aperture della Chiesa verso la sospensione delle cure, la desistenza terapeutica e l’ascolto delle volontà del paziente vuole far credere che sia ormai stato rimosso l’ultimo ostacolo per la legalizzazione della morte medicalmente assistita (il dibattito parlamentare è previsto dal 17 settembre, in Senato), ovvero la convinzione della Chiesa che la vita sia un bene indisponibile. L’interpretazione viene smentita dallo stesso Paglia, che ricorda come «già Pio XII nel 1957 affermò la liceità della sospensione della ventilazione se ricorrevano alcune gravi condizioni. E nel 2007 la Congregazione per la Dottrina della Fede (…) ha riconosciuto che possano essere lecitamente interrotte (o non iniziate) uando comportano ‘un’eccesiva gravosità o un rilevante disagio fisico’. Sono due criteri che fanno parte della definizione dei trattamenti non proporzionati, cioè uelli che sono da sospendere. È una valutazione che richiede sempre, per uanto possibile, il coinvolgimento della persona malata».

20 agosto 2024 Alla Convention democratica a Chicago viene ribadita la posizione abortista del partito e della sua candidata Kamala Harris, convinta che ogni donna debba essere lasciata del tutto libera di decidere della sua gravidanza. Se l’idea è nota e non sorprende, suscita malumori tra i movimenti pro life americani il parziale cambiamento di linea espresso dal candidato repubblicano Donald Trump che, dicendosi sempre contrario all’aborto, ritiene tuttavia che ogni Stato americano possa decidere in materia come meglio crede.

La sterilizzata voluttà della vita artificiale di Giuseppe Anzani

La vita umana artificiale ha quasi mezzo secolo. Quando venne alla luce Louise Brown, la prima bimba concepita in provetta, si gridò ad una sorta di miracolo.

La scienza era riuscita a dare a genitori infertili la gioia di un figlio in braccio.

Da subito però la fecondazione in vitro con embryo-transfer avrebbe presentato all’umanità il conto dei suoi spinosi grovigli. Chi è l’embrione, vita fabbricata, “prodotto” del concepimento, una cosa da laboratorio, o una persona? E che senso ha la sessualità umana, l’intimo abbraccio vitale del maschio e della femmina, in rapporto alla potenza creativa di ciò che chiamiamo amore? E poi che significa “figlio”, figlio di famiglia, figlio di chi, se gli ingredienti della vita assemblata si comprano alla banca dei gameti?

Queste tre domande ancora affaticano il pensiero del mondo, dopo che nel mondo i nati da provetta sono ormai fra gli otto e i dieci milioni. In Italia l’accesso alla procreazione medicalmente assistita è in forte aumento, nell’ultimo anno di cui si ha notizia statistica (2021) si contano più

di 108mila cicli e i nati da provetta sono stati il 4,2 per cento di tutti i nuovi nati. E da poco, dal gennaio di quest’anno 2024, la PMA è entrata esecutivamente tra i livelli essenziali di assistenza del Servizio Sanitario Nazionale, accessibili in tutte le regioni di Italia.

Un modo alterno di fare figli, nell’inverno demografico delle culle vuote? In realtà c’è anche un inverno di vita fabbricata e congelata nell’azoto liquido e abbandonata ad incerto destino.

Aveva pensato di scongiurarlo una legge di vent’anni fa, la legge 40 del 2004, introdotta dopo un periodo anarchico di pratiche rimaste in memoria come far west della provetta selvaggia. Il suo caposaldo era, ed è rimasto incrollabile, la soggettività dell’embrione umano, uno di noi. Dava accesso alla PMA alle coppie, coniugate o conviventi maggiorenni e infertili; da uno a tre embrioni per ciclo, non di più e da trasferire in utero tutti; no alla fecondazione eterologa, no al commercio, alla maternità surrogata; no alla selezione, clonazione,

sperimentazione; no ad altre aberrazioni.

Alcune di queste barriere sono cadute per via giudiziaria, con conseguenze a volte drammatiche. Il nucleo dell’impianto però è rimasto, e permane lo spessore bioetico dell’intero problema. Oggi, di là degli aspetti giuridici di una tutela ferita, viene da chiederci quale significato antropologico assume questo modo riproduttivo impoverito della dimensione dell’intimità sessuale; slacciato da quel mistero d’amore che chiamiamo amplesso; fatto remoto alla “familiarità” della vita trasmessa in seno alla comunione di corpi e anime, del padre e della madre, se ridotto a frutto d’una reazione biologica fra ingredienti cellulari.

E di contro, quale povertà riserva al sesso la deprivazione del suo rapporto con la vita, ove dissociato dal dono di sé in dialogo aperto responsabilmente alla nuova vita. Anche questa è una deriva di povertà, una sterilizzata voluptas: perché la vita è più grande. La vita si dona, non si possiede.

SÌ alla VITA

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RUBRICA

DAL MONDO | a cura di Tony Persico

Il mercato globale della vita umana

Il mercato della procreazione medicalmente assistita (PMA) sta attraversando una fase di rapida espansione a livello mondiale, un fenomeno che solleva profonde e complesse questioni etiche. Secondo un recente report pubblicato da Grand View Research, si prevede che il mercato globale della PMA raggiungerà la cifra strabiliante di 45,4 miliardi di dollari entro il 2030, con un tasso di crescita annuo del 5,4% nel periodo compreso tra il 2022 e il 2030. Altri analisti si sbilanciano fino ad una stima di 90 miliardi di dollari (Allied Market Research, 2023). In termini di volume d’affari, solo nel 2022 il segmento della fecondazione in vitro (FIV) ha dominato il settore generando ricavi per quasi 5 miliardi di dollari (Grand View Research, 2023).

Dal punto di vista geografico, il Nord America detiene attualmente la quota di mercato più ampia nel settore della PMA, seguito a breve distanza dall’Europa.

Tuttavia, è importante notare che la regione Asia-Pacifico sta emergendo rapidamente come il mercato in più rapida crescita. Si prevede che il mercato della PMA in questa regione raggiungerà 8

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SÌ alla VITA

i 7,7 miliardi di dollari entro il 2028 (Data Bridge Market Research, 2021). Inoltre, il mercato globale dei farmaci per la fertilità, utilizzati in molte procedure di PMA, è stato valutato a 3,7 miliardi di dollari nel 2020 e si prevede che raggiungerà i 6,7 miliardi di dollari entro il 2028 (Research and Markets, 2021).

Il settore della PMA sta, inoltre, assistendo a una crescente domanda di pratiche complementari e ugualmente controverse come la donazione di gameti, il social freezing e la gestazione surrogata. Secondo un’analisi condotta da Allied Market Research, il segmento della donazione di ovociti dovrebbe crescere a un tasso annuo del 10,7% nel periodo dal 2021 al 2030 (Allied Market Research, 2021). Una crescita preoccupante, tanto che la Prof.ssa Donna Dickenson, docente di bioetica ad Oxford, già alcuni anni fa sottolineava: «La donazione di ovociti solleva questioni etiche fondamentali sul valore del corpo femminile e sul rischio di sfruttamento delle donne economicamente vulnerabili» (Dickenson, Property in the Body: Feminist Perspectives, 2017).

Una delle tendenze più recenti e dibattute

nell’ambito della PMA è il cosiddetto social freezing, ovvero il congelamento degli ovociti per motivi non medici. Questa pratica ha visto un aumento vertiginoso negli ultimi anni. Secondo i dati forniti dalla Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE), il numero di cicli di congelamento degli ovociti in Europa è aumentato del 284% nel periodo compreso tra il 2014 e il 2018 (ESHRE, 2022). Dal punto di vista economico, si prevede che il mercato globale del congelamento degli ovociti raggiungerà i 25,8 miliardi di dollari entro il 2030 (Allied Market Research, 2021). Tuttavia, anche tra i promotori della fecondazione in vitro aumentano le preoccupazioni. Il Dott.

Robert Winston, considerato un pioniere della FIVET, osserva: «Il social freezing dà alle donne un falso senso di sicurezza. Le probabilità di una gravidanza di successo con ovociti congelati rimangono basse, e i rischi associati alla gravidanza tardiva sono significativi» (“The Guardian”, 2019).

La gestazione surrogata, d’altra parte, solleva questioni ancora più complesse.

Gena Corea, giornalista femminista e autrice di The Mother Machine, ha spiegato che «la maternità surrogata commerciale

è una forma moderna di sfruttamento femminile e di mercificazione dei bambini.

Riduce le donne a contenitori riproduttivi e i bambini a prodotti da acquistare. Questa pratica sfrutta la vulnerabilità economica delle donne e ignora i profondi legami biologici e psicologici che si formano durante la gravidanza. È un’estensione del patriarcato che tratta il corpo femminile come una risorsa da sfruttare per profitto» (intervista al “New York Times”, 2019).

Nonostante sia vietata in molti paesi, il mercato globale della surrogata continua a crescere. Secondo un rapporto di Global Market Insights, il mercato globale della gestazione surrogata nel solo 2022 ha superato i 18 miliardi di dollari, con stime impressionanti sulle prospettive di crescita che superano i 100 miliardi oltre 2030 (Global Market Insights, 2022).

Come spiega l’economista Albert Hirschman, il mercato ha il potere di trasformare la natura di qualsiasi relazione, anche la più autentica, in modo irrimediabile. Ora, questa espansione del mercato fino a lambire l’essenza stessa della vita umana ci pone di fronte a un paradosso inquietante: mentre la tecnologia ci offre un controllo senza

precedenti sul processo riproduttivo, rischiamo di perdere di vista la dignità stessa della vita umana. Questa mercificazione della vita umana ci costringe a confrontarci con la questione fondamentale posta dal filosofo Jürgen Habermas (Il futuro della natura umana, 2001): «la tendenza a trattare la vita umana come un prodotto manipolabile minaccia la nostra autocomprensione etica come esseri liberi e uguali».

La logica commerciale che ha sostenuto l’espansione del settore della PMA a livello globale solleva cioè questioni urgenti di giustizia sociale. Il rischio è quello di creare una società a due velocità, dove la possibilità di “progettare e programmare” i propri figli diventa un privilegio accessibile solo a chi può permetterselo economicamente, creando nuove forme di disparità. In questo scenario inquietante, potremmo trovarci di fronte a una nuova forma di discriminazione, dove le disuguaglianze sociali si cristallizzano in disuguaglianze biologiche, minando le fondamenta stesse della nostra concezione di umanità.

Dal punto di vista geografico, il Nord America detiene attualmente la quota di mercato più ampia nel settore della PMA, seguito a breve distanza dall’Europa. Tuttavia, è importante notare che la regione Asia-Pacifico sta emergendo rapidamente come il mercato in più rapida crescita

SÌ alla VITA

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#poverecreature

Anonimi di Elisabetta Pittino Anonimi è il nome del sito dove i figli della fecondazione, figli “di nessuno”, raccontano le loro storie. Oltre ai figli hanno libertà di parola anche altri protagonisti della fecondazione, come i donatori di gameti.

Si apre un mondo leggendo le storie di questi figli, ormai grandi, o dei genitori biologici. Si apre un mondo perché di siti sui “figli di nessuno” ce ne sono vari.

Dal “desiderio del figlio”, legittimo e comprensibile, per il quale si scusa ogni tipo di comportamento e di scelta, si arriva alla pretesa di un figlio, a tutti i costi, non importa quali siano le conseguenze.

Il progetto Anonymous Us, Noi Anonimi, è uno dei siti che fornisce una «zona di sicurezza per approfondimenti reali e onesti sulla riproduzione da parte di terzi (donazione di sperma e ovuli e maternità surrogata)» resa possibile dalle tecniche di Procreazione Artificiale.

«Il nostro obiettivo– si legge sul sito anonymousus.org – è condividere le esperienze dei partecipanti volontari e involontari a queste nuove tecnologie riproduttive, preservando la dignità e la privacy dei narratori e dei loro cari».

Ecco perché Noi Anonimi: «l’anonimato nella riproduzione artificiale nasconde la verità, ma l’anonimato nel raccontarla aiuta a rivelare la verità».

In fondo, i figli dell’eterologa o della maternità surrogata, sono Anonimi perché non hanno padri e non hanno madri (anonimi pure loro se biologici o se madri surrogate), pur avendone tanti, quelli biologici (i donatori di gameti), quelli che li “ospitano” nell’utero, quelli che li hanno “commissionati”…

«Ci auguriamo che The Anonymous Us Project possa completare la conversazione sulle tecnologie riproduttive.

Ci auguriamo che possa ispirare più verità e trasparenza.

Ci auguriamo che possa contribuire a creare famiglie più sane e persone più felici» si trova scritto sul sito.

Le storie riportate sono totalmente anonime, oltre al nome delle persone che non appare, non si sa se sono femmine o maschi, né di dove sono. Sono vere le storie.

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SÌ alla VITA

Anonimi #1 -

La biomamma ritrovata «Quasi cinque mesi fa ho trovato la mia mamma biologica su ancestrydna.com.

Le ho mandato un messaggio e sono passata immediatamente da anni di dolore e domande (dalla mia forte convinzione che non l’avrei conosciuta e non avrei mai saputo niente di lei) all’ansia che non avrebbe mai visto, letto o risposto al mio messaggio. Ma lo ha fatto e da allora siamo rimasti in contatto. Sembra ancora così surreale che se domani mi svegliassi e fosse tutto un sogno, non lo metterei in dubbio, anche se sarei piuttosto triste. È stata molto disponibile nel rispondere alle mie domande e nel condividere informazioni su se stessa e sulla mia famiglia biologica. È meravigliosa e sono così felice di provenire da lei. So che è raro per una persona concepita da un donatore trovare e iniziare una relazione sana con il proprio genitore biologico, ma a me è successo e voglio condividere la mia felicità, così come spero che forse altre persone concepite da un donatore possano provare la stessa felicità un giorno».

Il mondo della PMA -

Ma un figlio di chi è figlio?* di Michele Barbato Il 15 Marzo 2023 “Avvenire” ha pubblicato un articolo di Giuseppe Anzani dal titolo: Ma un figlio di chi è figlio? Non sembra una domanda seria tanto la risposta è ovvia, per chi sa “come nascono i bambini”. Un uomo dà il suo seme, una donna dà il suo ovulo, tiene in grembo e partorisce il figlio. La natura non dice bugie. Si viene al mondo così. A volte in modo consapevole, altre volte per caso, a volte come conclusione di un abbraccio amoroso, altre volte come conclusione di una sessualità disordinata e dettata dall’istinto. Il luogo naturale dove la vita viene generata e accolta è la famiglia.

Oggi viviamo in un contesto culturale che neppure S. Giovanni Paolo II immaginava quando ha promulgato l’enciclica Evangelium Vitae: è stato stravolto tutto ciò che ruota intorno al tema della procreazione. Questo lo vediamo, in modo particolare nella fecondazione assistita eterologa e in modo ancora più devastante in quella che viene chiamata eufemisticamente “maternità surrogata”, che significa di fatto maternità per altri su commissione.

Tutto questo pone rilevanti questioni sia giuridiche che morali. Giuridiche in ordine al riconoscimento legale come figlio proprio, e non adottato, di un bambino generato da altri su commissione. Una vera finzione giuridica. Morali in ordine alle modalità: del concepimento, da cui uno dei due o entrambi i genitori sono esclusi; della gestazione, affidata ad una terza persona; della compravendita di bambini; della strumentalizzazione della gestante, costretta ad abbandonare

il bambino portato in grembo dopo averlo partorito. Il danno più grande lo subisce il bambino che perde la relazione prenatale che si instaura fra la mamma e il suo bambino, oltre che venir privato del riferimento naturale ad un padre e ad una madre.

La domanda “Il figlio di chi è figlio?” ha una sola e incontrovertibile risposta.

Ogni bambino è figlio di Dio. A noi è donato, affidato, non ne siamo padroni, indipendentemente da come venga generato, e questo trova eco e riflesso in qualsiasi uomo o donna non piegato all’ideologia del “sono io il padrone della vita, la vita è mia e ne faccio ciò che voglio”.

Aurelio Mancuso, già segretario di Arci Gay, nella sua affermazione «I bambini non si comprano, non si vendono, non si donano» dice quanto sia radicata in ogni uomo, non sopraffatto dalla ideologia del desiderio, l’evidenza di una umanità che va rispettata sia nella figura del figlio che della mamma. Dove si fonda il diritto di una coppia gay o lesbica ad “avere” figli?

Nella pretesa di un desiderio impossibile o possibile solo a prezzo di una finzione che sottrarrà programmaticamente al figlio il diritto di avere un padre e una madre, che consentirà che una donna venga usata, ridotta ad incubatrice in modo strumentale, calpestando la sua dignità – e poco importa che sia consenziente o meno – a pagamento o no… come nella prostituzione. Donna e figlio sono mercificati e dobbiamo ritenere che questo sia agire con amore e per amore?

E questa è la prima ingiustizia!

Da dove nasce tutto questo? Dal “delitto” al “diritto”. San Giovanni Paolo II nell’enciclica Evangelium Vitae dice: «La nostra attenzione intende concentrarsi, in particolare, su un genere di attentati, concernenti la vita nascente e terminale, che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di delitto e ad assumere paradossalmente quello del diritto, al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l’intervento gratuito degli stessi operatori sanitari. Tali attentati colpiscono la vita umana in situazioni di massima precarietà, quando è priva di ogni capacità di difesa. Ancora più grave è il fatto che essi, in larga parte, sono consumati proprio all’interno e ad opera di quella famiglia che costitutivamente è invece chiamata ad essere santuario della vita» (EV 11).

In questo contesto sempre più devastante siamo chiamati ad operare, ad accogliere e a testimoniare che la sola via per vivere è riconoscerci figli, appartenenti tutti ad un padre buono che costantemente e gratuitamente si dona a noi. Questa sovrabbondanza di doni ci fa essere capaci di accogliere, incontrare e donare a chi fa fatica ad accettare un figlio non programmato o chi fa fatica nella miseria ad accogliere. *Articolo tratto da “Germogli di Vita” n. 47, febbraio 2024, pp. 5-6.

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#poverecreature

Anonimi #3 -

La forza di un grembo materno*

Donatori di gameti o genitori biologici?

a cura di Giovanna Sedda

a cura di Elisabetta Pittino

Nel 2020, nonostante le pressioni della coppia committente, una madre surrogata che opera su Tiktok con il nome di “Heathyr”, si è rifiutata di abortire. Già madre di una figlia, si era iscritta a un’agenzia di maternità surrogata nel 2019.

I futuri genitori con cui era stata messa in contatto volevano due gemelli, un maschio e una femmina. Dopo aver indicato nel contratto che non avrebbe abortito se non per motivi di salute, Heathyr rimaneva incinta nel febbraio 2020. Tuttavia, la prima ecografia rivelava la presenza di un solo embrione.

Per essere sicuri, la coppia committente le chiedeva di fare una seconda ecografia che confermava la precedente.

Quando era incinta di circa sette o otto settimane, riceveva un’e-mail dal suo referente dell’agenzia GPA (gestazione per altri) che le comunicava che la coppia voleva che abortisse, adducendo come motivazione l’inizio della pandemia di Covid. «Ci riproveremo quando il virus sarà scomparso», le spiegavano.

Stupita, la donna si opponeva alla richiesta, dal momento che non poteva essere denunciata in base al contratto, che prevedeva l’aborto solo per motivi di salute. Sono seguite e-mail, telefonate e lettere sui casi Covid 19 che il padre inviava ogni giorno all’agenzia. Gli avvocati della coppia hanno anche cercato di far firmare a Heathyr dei documenti che riconoscessero il suo consenso all’aborto. Alla 38a settimana di gravidanza, la coppia pretendeva ancora che la donna abortisse se avesse preso il Covid.

Seppur stressata da questa situazione, la madre surrogata ha portato a termine la gravidanza e ha consegnato il bambino ai genitori, che nel frattempo avevano cambiato idea.

Il sito Anonimous.org contiene anche una sezione di podcast. Nell’Episodio 52 due donatori di gameti, una donna e un uomo, si raccontano.

Anonimi #2 -

* Articolo tratto da https://www.genethique.org/, pubblicato il 26 gennaio 2024 (GPA : la mère porteuse refuse d’avorter malgré la pression des commanditaires)

Non vedrò mai i miei 4 figli nati dai miei ovuli donati «Avrei voluto avervi dentro di me. Avrei voluto vedervi crescere, conoscervi, sapere chi siete, che aspetto avete, ogni cosa. Avrete sempre un posto speciale nel mio cuore. E spero sempre di potervi incontrare un giorno (…). Spero che un giorno possiate trovarmi e scoprire da dove venite. Voi siete i miei bambini e io sono una madre, che ha con voi un legame di amore, indipendentemente da chi vi ha cresciuto.

Vi amo e mi importa di voi, anche se non vi conosco. Siete parte di me. Il sapere che esistete da senso alla mia vita, l’unico senso, ogni altra cosa è vuota».

Perché ho dato il mio sperma «Ho donato il mio sperma e sono nati 12 bambini sparsi per il mondo. Volevo davvero che questi bambini nascessero e avessero una famiglia.

La legge nel mio paese permette che l’identità del donatore possa essere rivelata quando i miei figli biologici avranno 18 anni, spero che avvenga il prima possibile. Sono un padre single che sta allevando un figlio e non ho la possibilità di far crescere altri figli. Voglio incontrare i miei altri figli e desidero che mio figlio possa incontrare i suoi fratelli. Spero davvero che un giorno si mettano in contatto con noi. Il mio cuore è grande abbastanza per tutti i miei figli biologici, ma il mio fisico e la mia capacità economica mettono un limite al numero dei figli di cui mi posso occupare. Spero che i miei figli abbiano un’intelligenza acuta e doti musicali, come me. (…) Spero di vedervi presto»

Ascolta l’Episodio 52 in lingua originale

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Quella schiavitù nascosta, eppure così profonda* La maternità surrogata, dietro il paravento del solidarismo, è una pratica disumana. di Pino Morandini Nel mentre si commemora giustamente la Giornata internazionale dell’abolizione della tratta degli schiavi, il pensiero non può non andare a una moderna forma di schiavitù, legalizzata in una ventina di Paesi e propagandata da numerosi mass media e dalla cultura dominante quale facile rimedio per soddisfare il desiderio di genitorialità.

Va seriamente preso in considerazione siffatto desiderio, spesso insopprimibile, ma quando quel desiderio intende trasformarsi in diritto, si sollevano delicate questioni etiche, vista l’immensità della posta in gioco.

A parte l’antilingua usata – gestazione per altri, gravidanza su commissione, donazione solidale, maternità surrogata – non è chi non veda che essa è diretta a mascherare, dietro il paravento del solidarismo, una pratica disumana. A partire dalla disponibilità di donne che, previo pagamento più o meno camuffato, affrontano gravidanza e parto, per poi cedere immediatamente il neonato a chi l’ha loro commissionato, “legalmente”.

Con l’esito di una scomposizione innaturale della maternità: genetica, per la donna che cede i propri ovociti; gestazionale, per chi mette a disposizione il proprio corpo per gravidanza e parto; legale o sociale o intenzionale, per chi ha commissionato il tutto al fine di avere un figlio.

Per poi avviare un vero e proprio commercio di bambini e donne – spesso in un imponente giro d’affari – per lo più provenienti da zone povere del pianeta; la mercificazione del corpo della donna e la cosificazione del figlio fin dal suo venire al mondo; la progettazione di bimbi come beni di consumo da fabbricare su ordinazione per coppie eterosessuali od omosessuali. Cosa rappresenta tutto questo se non una nuova forma di

neocolonialismo e quindi di schiavitù?

Il tutto a configurare un’eminente questione antropologica. Per la lesione inferta alla dignità e all’identità femminili, con banalizzazione della gravidanza e del parto, esperienze incancellabili.

I committenti, convinti che il denaro possa tutto, esprimono non solo la disponibilità del corpo della donna, ma pure il corollario di ciò: la sua riduzione a res, cioè la sua mercificazione. È, ancora, questione antropologica, perché, nel lungo e intenso abbraccio di nove mesi, madre e figlio si appartengono reciprocamente, come la scienza medica ha efficacemente documentato. È questione antropologica, per la brusca separazione da sua madre del figlio appena partorito che in tal modo viene privato di una vicinanza affettiva e fisica fondamentale.

Dice nulla che svariati movimenti femministi, certo per non veder espropriata la donna della sua corporeità e identità, abbiano dichiarato la propria contrarietà alla pratica dell’utero in affitto?

Ancor prima, profeticamente, Karl Marx

(in Miseria della filosofia) asseriva: «Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile, divenne oggetto di scambio, di traffico e poteva essere alienato… tutto divenne commercio».

Una questione di dignità, appunto. La storia insegna che il vero progresso consiste nel riconoscere la piena umanità dell’altro e la sua eguale dignità. È un tema cruciale per il futuro della società, che non può essere affrontato in un orizzonte di sperimentazione antropologica sulle generazioni future. È diritto fondamentale dei minori – e nostro dovere tutelarlo – quello di conservare un solo grande bene: il diritto di avere un papà e una mamma, come tutti i bambini del mondo. * L’articolo è stato pubblicato il 24 agosto scorso sul sito familyday.info (https:// familyday.info/quella-schiavitunascosta-eppur-cosi-profonda/) ed è qui proposto per gentile concessione del Presidente del Family Day, prof. Massimo Gandolfini, e dell’autore, Pino Morandini

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Scomposizione della maternità* di Silvana Ferrario

Ben venga la politica quando pone paletti restrittivi a temi etici quali la gravidanza surrogata o “gestazione per altri”. Non è questione di destra o sinistra perché tale argomento urta la sensibilità delle persone, la loro cultura e soprattutto i loro valori. Della gravidanza surrogata parlammo già alcuni anni fa, ma ora il tema si ripresenta dopo le richieste di alcune coppie omosessuali per il riconoscimento dei figli avuti da donne all’estero. Tema delicatissimo che si presta a diverse analisi. La decisione del governo di considerare la gravidanza surrogata un reato universale è una scelta coraggiosa che pone fine ad un commercio continuo di gameti e di uteri in affitto avvenuto in questi anni in modo silenzioso ma continuativo. Questa decisione segue a distanza di anni un convegno per l’abolizione della maternità surrogata tenutosi a Parigi nel febbraio del 2016 voluto da associazioni femministe francesi e patrocinato dall’Assemblea Generale cui hanno aderito ricercatrici, giuriste, medici e attivisti per i diritti umani nel mondo. A conclusione di quel convegno fu sottoscritta la richiesta formale affinché la pratica della maternità surrogata fosse proibita e resa illegale nel mondo. I motivi fondamentali evidenziati allora furono la relazione con il lucro, lo sfruttamento della donna e la pratica disumanizzante, contraria alla dignità e ai diritti delle donne e dei neonati.

Non sono molti i Paesi europei e del mondo favorevoli a questa pratica.

In Europa la maternità surrogata è consentita in “forma altruistica” nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, Danimarca, Portogallo ma è vietato o scoraggiato il ricorso a tale pratica da parte di stranieri 14

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non residenti nel Paese. In altre zone come Belgio, Ucraina e Georgia invece non è regolamentata né vietata. Negli Usa e in Canada la gestazione per altri è legale per tutte le coppie e per i single, anche se stranieri, con un costo variabile tra i 120-140 mila euro. Chi si appella alla maternità surrogata e al riconoscimento dei diritti dei figli nati in questo modo parla di libertà e di diritti, facendo presa sui giovani sensibili a questi temi. Temi però che non possono essere trattati superficialmente da un palcoscenico mentre si canta e si balla. Quale libertà esiste quando si parla di sfruttamento di un corpo femminile? Non esiste libertà ma utilizzo, costrizione, condizionamento dato dall’acquisizione dietro compenso di una parte di questo corpo femminile, inseriti in un contesto di circostanze diverse come fattori economici, sociali, famigliari.

In quanto ai diritti, si può avere diritto a un figlio? Il diritto sulle persone è il principio della schiavitù e quindi siamo lontani dal progressismo di cui tanto si parla. Il diritto sulle persone annienta la persona stessa e la società invece che guardare avanti torna indietro di anni quando uomini e donne venivano comperati al mercato umano. In questo modo verrebbero annullati i sacrifici di Rosa Parks, sbattuta in prigione per essersi rifiutata di cedere il suo posto sull’autobus a Montgomery, un bianco; verrebbe spezzato il sogno di M. Luther King (I have a dream) per la libertà e i diritti della sua gente...

C’è molto di più per mettere il veto alla maternità surrogata, tema che scuote anche le femministe più accanite. La maternità è qualcosa di sacro. Va difesa e non scomposta o frazionata come

si vorrebbe con queste tecniche che vedono impegnate più persone. Dietro questa pratica ci sono un uomo che dona il proprio seme, una donna sconosciuta, ma selezionata sulla base di precise caratteristiche fisiche, che dona il proprio gamete, fecondati in vitro, e poi introdotti nell’utero di una seconda donna che si presta alla gravidanza surrogata. Un rimbalzo tra laboratori e corpi lontani, manipolazioni continue per dare la vita anche quando non esistono le condizioni per poterla dare. Sul piano psicologico invece le persone coinvolte sono ancora più numerose e precisamente: le madri che per nove mesi portano dentro di sé questo bambino; i padri, che assistono da lontano le fasi di questa gravidanza su commissione; i figli che la madre surrogata ha già avuto dal proprio compagno e che faticano a capire come questo figlio sarà di un’altra coppia, e soprattutto il figlio oggetto della pratica su commissione che al momento del parto spezzerà il legame con colei che lo ha tenuto dentro di sé per nove mesi.

Un figlio non può essere comperato e neppure donato e la gravidanza non è un servizio gestazionale. “Restare umani” è questo il tema fondamentale. Pensando ai figli, non come prodotti o merce da comperare dopo aver selezionato cataloghi di donatrici di gameti, ma esseri umani che hanno diritto di nascere secondo natura. *Articolo tratto da “Germogli di Vita” n. 47, febbraio 2024, pp. 7-8.

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L’iter legislativo della Legge 40/2004 di Giovanna Abbagnara

Il tema della fecondazione artificiale ha cominciato a mettere piede in Italia a partire dalla seconda metà degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ’60 in relazione ad alcuni casi di inseminazione artificiale eterologa approdati nelle aule giudiziarie, e con essi le prime iniziative parlamentari volte a sanzionare penalmente la fecondazione artificiale eterologa.

Per l’inizio di un vero e proprio processo legislativo per la regolamentazione del fenomeno dobbiamo aspettare i primi anni ’80. L’evento scatenante è la nascita, in Gran Bretagna, di Louise Brown, il primo essere umano concepito in provetta nato il 25 luglio del 1978. In questo tempo – tra la IX (1983 – 1987) e XI legislatura (19921994) – si intensificano le proposte di Legge d’iniziativa parlamentare, spesso tra loro divergenti in modo notevole.

In questo panorama è da ricordare anche la prima Proposta di Legge a carattere generale sulla tutela dell’embrione umano (n. 3486 del 22 dicembre 1988), che fece seguito alla presentazione, nel settembre 1987, di una petizione sottoscritta da oltre due milioni e mezzo di cittadini circa il rispetto della vita nascente e morente.

Questa petizione diede spunto per una mozione alla Camera (5 luglio 1988), con la quale si impegnava il Governo a «promuovere una moratoria di tutte le ricerche e sperimentazioni relative alla manipolazione degli embrioni» e all’istituzione del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) Fu anche istituita nel 1984 una Commissione di studio con il compito di «approfondire le problematiche medicoscientifiche, etico-sociali, organizzative e giuridiche connesse con la fecondazione artificiale». Nel 1985, sulla base dei

risultati del lavoro della Commissione, il Ministro Degan emanava una circolare relativa ai limiti e alle condizioni di legittimità dei servizi per l’inseminazione artificiale nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. La circolare offriva, quindi, una prima regolamentazione della materia, ma limitatamente alle strutture a gestione diretta o convenzionate con il S.S.N., mentre restavano esclusi da ogni regolamentazione i centri privati.

Due anni più tardi (27 aprile 1987) interveniva una nuova circolare a firma del Ministro della Sanità relativa alle misure di prevenzione della trasmissione del virus HIV e di altri agenti patogeni attraverso il seme umano impiegato per la fecondazione artificiale. Per tale opera di prevenzione veniva richiesta la presenza del medico, nel tentativo di sottrarre l’atto fecondativo alla sola disciplina privatistica e legittimando l’intervento pubblico per la verifica delle condizioni di sicurezza (cioè, in assenza di malattie sessualmente trasmesse).

Il 23 maggio 1995 il Ministro di Grazia e Giustizia istituiva una Commissione di esperti con l’incarico di formulare proposte legislative nel campo bioetico con particolare riguardo alla fecondazione artificiale.

Il 20 luglio 1995 – in vista del dibattito sulla procreatica – veniva presentata alla Camera una proposta di legge di iniziativa popolare (PLIP) volta a riconoscere, attraverso la modifica dell’art. 1 c.c., il carattere di soggetto di diritto ad ogni essere umano fin dal concepimento.

Tra il 1996 e il 1997 nell’ambito della Commissione (XII) Affari Sociali della Camera un comitato ristretto ha elaborato la Proposta di Legge “Disposizioni in

materia di procreazione medicalmente assistita”, che raccoglieva le indicazioni di 17 proposte di legge sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA), testo ritoccato e poi approvato dalla Commissione il 27 gennaio 1998. Un testo molto dibattuto che decade con la fine della legislatura.

Nell’autunno 2001, sono stati riaperti i lavori in seno alla Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, chiamata ad esaminare 16 progetti di legge di diverso orientamento: è stato, però, scelto come testo unificato quello approvato dalla Camera nella legislatura precedente. Questo testo, giunto all’aula di Montecitorio per la discussione generale il 26 marzo 2002, è stato approvato il 18 giugno successivo con qualche differenza rispetto a quello del 1999. Il testo varato il 18 giugno 2002, è stato approvato l’11 dicembre 2003. Rinviata alla Camera per l’approvazione delle voci di bilancio, la legge “Norme per la procreazione medicalmente assistita” è stata approvata in via definitiva il 10 febbraio 2004 e promulgata il 19 febbraio successivo.

Fonte: C. Casini - M. Casini - M.L. Di Pietro, La legge 19 febbraio 2004, n. 40 «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita». Commentario, Giappichelli Adottati, Torino 2004.

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Legge 40/2004: dalle origini ad oggi di Marina Casini

I primi passi La legge 40 del 2004 è frutto di una lunga riflessione. Le prime proposte risalgono agli anni ’80, ma l’iter ha avuto un’accelerazione nella XIII legislatura, quando come relatrice fu nominata l’on.

Marida Bolognesi dei Democratici di sinistra. La logica del “testoBolognesi” era abbastanza simile a quella sottesa alla Legge 194 del 1978 sull’aborto: parole equivoche e “rassicuranti” per permettere tutto. Tuttavia, contemporaneamente, un piccolo gruppo di esperti promosso dal Movimento per la Vita (MpV) aveva iniziato una sistematica riflessione sulla fecondazione artificiale per eliminare il cd. “Far West procreatico”. Come bussola orientatrice fu scelto il rispetto della vita umana fin dal concepimento e della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Il MpV aveva impresso un impulso a questo lavoro con la proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 1995 per riconoscere la capacità giuridica del concepito e si adoperò per trasformare il gruppetto di esperti in un consistente gruppo interpartitico tenuto insieme dall’intento di difendere in Parlamento la vita e la famiglia nel dibattito in corso sulla PMA. A partire dall’art. 1 cominciarono così ad essere approvati emendamenti che capovolsero in aula la logica del testo proveniente dalla Commissione Affari Sociali della Camera con una crescente irritazione dell’area radicale e di sinistra, tanto che, dopo l’introduzione del divieto di procreazione eterologa, Marida Bolognesi si dimise dal ruolo di relatrice. Nonostante alcune “sconfitte parziali”, alla fine la legge fu approvata con un ampio margine di maggioranza. Nella logica della “riduzione del danno”, o meglio, del “massimo bene possibile”, non potendo ottenere il rifiuto della procreazione artificiale, si è voluto che i figli comunque nascessero nelle condizioni migliori per la loro esistenza: la possibilità di continuare a vivere e l’affetto di due 16

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genitori, un padre e una madre, che formano una coppia unita e stabile. Il Legislatore aveva ragionevolmente applicato nel campo delle tecniche di PMA il civile e indiscusso principio del “superiore interesse del minore”. La Legge 40/2004 rispondeva positivamente a questo intento, fondandosi sul riconoscimento dell’uguale dignità di ogni essere umano e per questo comprende anche il concepito tra i soggetti i cui diritti devono essere tutelati (art. 1).

Corsi e ricorsi: la parziale trasformazione della Legge 40 Tuttavia, l’ampia e intensa opposizione nei confronti della Legge 40, manifestata sin dal dibattito parlamentare, non si è fermata: sono stati proposti cinque referendum abrogativi (uno dichiarato inammissibile) e dopo il loro fallimento si sono moltiplicati i ricorsi giudiziari che hanno portato ad alcuni interventi demolitivi da parte della Corte Costituzionale.

La sentenza n. 151 del 2009 ha abolito il divieto di produzione soprannumeraria di embrioni umani e il divieto di congelamento degli stessi effettuato come prassi ordinaria. È evidente che l’obiettivo di assicurarsi possibilità di scegliere gli embrioni “migliori” implica che sia a disposizione una quantità di embrioni superiore a quella immediatamente trasferibile. L’aspetto più problematico di questa selezione è la diagnosi genetica preimpianto. È intervenuta poi la sentenza n. 96 del 5 giugno 2015 che ha modificato gli artt. 1 e 4 della L. 40/04 nella parte in cui limitava la legittimità della PMA al caso di coppie sterili o infertili escludendola per le coppie portatrici di malattie genetiche trasmissibili. È presente, tuttavia, la preoccupazione per la vita del concepito mediante l’auspicio di un intervento legislativo idoneo

a garantire rigorosamente la serietà e a evitare la gravità dei rischi per la salute del figlio mediante «la individuazione delle patologie che possono giustificare il ricorso alla PMA delle coppie fertili e delle procedure di accertamento ed una opportuna previsione di forme di autorizzazione e di controllo delle strutture abilitate ad effettuarle», alla stregua del «criterio normativo di gravità». È arrivata poi la sentenza 229 del 22 ottobre 2015 che ha annullato il divieto di selezione di embrioni a scopo eugenetico, previsto dal comma 3 lettera b) dell’art. 13. La Corte Costituzionale ricorda, però, l’esigenza di tutelare la dignità dell’embrione, «alla quale non può parimenti darsi, allo stato, altra risposta che quella della procedura di crioconservazione». La Corte spiega: «L’embrione […] non è certamente riducibile a mero materiale biologico cosicché il vulnus alla tutela della dignità dell’embrione (ancorché) malato quale deriverebbe dalla sua soppressione tamquam res non trova giustificazione»; «la malformazione non ne giustifica un trattamento deteriore rispetto a quella degli embrioni sani creati in numero superiore a quello necessario ad unico contemporaneo impianto». Come si vede c’è un certo imbarazzo ad ammettere la totale insignificanza dell’essere umano appena concepito.

L’altra linea demolitrice della Legge 40/2004 ha avuto per oggetto il divieto di fecondazione eterologa. Con la sentenza 162 del 9 aprile 2014 la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di tale divieto ritenuto lesivo, in sintesi, della libertà di autodeterminazione in ordine al diritto alla genitorialità e alla formazione di una famiglia con figli (il preteso “diritto al figlio” è aggettivato come “incoercibile”). Le motivazioni, fondate sulla assolutizzazione del principio di autodeterminazione e sul travisamento dell’istituto dell’adozione, sono francamente inaccettabili.

Quello che è rimasto Ciò nonostante, restano ancora in piedi profili significativi come l’accesso a coppie coniugate o conviventi, di sesso diverso, entrambi viventi e di età potenzialmente fertile. È ancora in piedi il divieto di maternità surrogata. Resiste la tutela degli embrioni umani affidata al divieto di soppressione e sperimentazione; resta il principio fondamentale contenuto nell’art. 1: il concepito è un soggetto titolare di diritti al pari degli altri soggetti coinvolti nella PMA. È vero che nella prassi questo principio può essere vanificato, ma è anche vero che, fino a che è presente, costituisce una chiara indicazione su cui è possibile fare leva anche per orientare i comportamenti pratici. È evidente che le ostilità nascono da una cultura alternativa a quella che ha voluto la Legge 40: una cultura esclusivamente e caparbiamente incentrata a soddisfare i pretesi “diritti” degli adulti (aspiranti genitori e/o medici e scienziati), presentati come “nuovi diritti civili”, che non tollera argini a ciò che la tecnica rende praticabile. In questa prospettiva ogni divieto, ragionevolmente motivato in considerazione dei diritti/interessi del figlio, è visto come un ostacolo da rimuovere. Sarebbe opportuno riprendere a livello parlamentare la proposta di legge per riconoscere la capacità giuridica sin dal concepimento. Al di là delle pur necessarie valutazioni di carattere giuridico, legislativo e politico, il terreno di confronto è prima di tutto antropologico. È, perciò, indispensabile mantenere viva la riflessione sulla dignità della procreazione umana, sul significato del generare e dell’essere generati, sul figlio come dono da accogliere e non come “prodotto” da pretendere. Per tutti c’è il dovere di approfondire, e per questo si rinvia ai “rapporti al Parlamento” sulla Legge 40 elaborati nel corso degli anni dal Movimento per la Vita.

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RUBRICA

BIOETICAMENTE | Maurizio Guida & Giuseppe Grande

La fecondazione in vitro: aspetti scientifici e risultati Secondo la relazione annuale (2023) del Ministero della Salute al Parlamento, nell’anno 2021 le coppie che hanno fatto ricorso alle tecniche di cosiddetta “procreazione medicalmente assistita” (PMA) sono 70.826.

In base alla Legge n° 40/2004, che norma la fecondazione assistita, è il medico a scegliere e a consigliare alla coppia la tecnica da seguire in base alle specifiche problematiche. Peraltro, la legge e le linee guida evidenziano come ciò dovrebbe avvenire sempre secondo il principio della gradualità, ossia consigliando sempre per prime le tecniche con un minore grado di invasività, e comunque soltanto quando non sia stato possibile rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione.

In base alla complessità e al grado di invasività, le tecniche di PMA si suddividono in tecniche di I e di II livello.

Tecniche di I livello Le tecniche di I livello sono semplici e poco invasive e prevedono il concepimento “in vivo”. Non c’è bisogno di ricovero, né di interventi chirurgici, né di anestesia. Esse comprendono la stimolazione ovarica e l’inseminazione intrauterina.

L’inseminazione intrauterina è una tecnica che viene effettuata nei casi di infertilità inspiegata, infertilità endocrino-ovulatoria e in alcuni casi di infertilità maschile (astenozoospermia, cioè riduzione della motilità degli spermatozoi, o infezione da papillomavirus a livello seminale). La tecnica può essere effettuata nel corso di un ciclo spontaneo o dopo una lieve stimolazione ovarica con gonadotropine.

In entrambi i casi lo sviluppo follicolare viene seguito mediante ecografie ripetute (monitoraggio del follicolo) e con esami ormonali. Quando il follicolo ha raggiunto 18

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un diametro medio, si induce l’ovulazione e dopo 36 ore si esegue l’inseminazione.

Il seme viene opportunamente trattato selezionando gli spermatozoi che hanno una migliore motilità e scartando quelli poco mobili. Gli spermatozoi così selezionati vengono caricati all’interno di un catetere sottile, sterile, che viene inserito in utero attraverso il collo dell’utero. Si procede quindi con il rilascio degli spermatozoi direttamente sul fondo dell’utero. Verrà poi prescritta una terapia di supporto con progesterone allo scopo di facilitare l’impianto e ridurre il rischio di aborto. Le percentuali di gravidanze ottenute dall’applicazione di tecniche di I livello nell’anno 2021 sono state del 18.2%.

Tecniche di II livello Le tecniche di II livello sono più complesse e invasive. Prevedono un prelievo di ovociti e una fecondazione “in vitro”.

Vengono pertanto prodotti in vitro degli embrioni, che vengono impiantati previa selezione. Per quanto riguarda l’invasività, è necessario un ricovero, un intervento chirurgico e l’anestesia. Esse sono: la FIVET (Fertilization In Vitro- Embrio Transfer), l’ICSI (Intra Cytoplasmic Sperm Injection).

Fivet La prima tecnica di fecondazione in vitro è stata la FIVET, che aveva come iniziale indicazione la patologia tubarica, ed è stata poi applicata anche in differenti condizioni di infertilità inspiegata, nonché di endometriosi e di infertilità da fattore maschile con oligozoospermia (riduzione del numero di spermatozoi) moderata.

Le principali tappe del processo sono: la stimolazione ormonale ovarica controllata (COS), il prelievo ovocitario (pick-up),

la coltura dell’embrione, il transfer e il supporto della fase luteale.

La stimolazione ormonale ovarica controllata (COS) ha lo scopo di indurre una crescita follicolare multipla. Durante la stimolazione si monitorizza la crescita follicolare mediante ecografie ripetute ogni 2-3 giorni (monitoraggio del follicolo) e prelievi ematici, per valutare la concentrazione di alcuni ormoni. La stimolazione dura 10-12 giorni e si esegue con l’impiego di ormoni gonadotropine (FSH e LH) o con agonisti/ antagonisti del Gn-RH secondo il protocollo adottato e scelto sulla base della storia clinica della paziente. Quando i follicoli ovarici raggiungono le dimensioni adeguate, viene somministrata l’ormone gonadotropina corionica (hCG) che completa la maturazione follicolare, e successivamente, dopo circa 36 ore, viene effettuato il prelievo degli ovociti, in sala operatoria (pick-up).

Il pick-up si esegue per via trans-vaginale sotto controllo ecografico, in sedazione profonda. Si utilizza un ago connesso ad un sistema aspirante che consente il prelievo del liquido follicolare e quindi degli ovociti. Gli ovuli e gli spermatozoi vengono posti in un terreno di coltura per 12 ore, al termine delle quali si controlla se è avvenuta la fecondazione. Gli embrioni così ottenuti verranno messi in coltura.

La coltura degli embrioni avviene in incubatori a temperatura e ad atmosfera controllata ed è strettamente monitorizzata, così da permettere un adeguato sviluppo embrionario e da consentire il transfer.

Il transfer dell’embrione può essere effettuato 2-3 giorni dopo la fecondazione quando l’embrione è costituito da 8-16 cellule, oppure 5-6 giorni dopo la fecondazione allo stadio di blastocisti.

Normalmente si trasferisce un solo embrione, quello che presenta le migliori caratteristiche di sviluppo, talvolta possono essere trasferiti anche 2 embrioni, ma questo dipende dalle caratteristiche degli embrioni e dalle condizioni cliniche della donna. Gli embrioni vengono prelevati dal terreno di coltura, caricati in un sottile catetere e depositati all’interno dell’utero. La tecnica è indolore e non richiede l’anestesia.

Dopo il transfer viene prescritta una terapia a base di ormone progesterone con lo scopo di facilitare l’impianto e ridurre il rischio di aborto.

ICSI L’ICSI è una tecnica di fecondazione assistita proposta per i casi di grave riduzione del numero degli spermatozoi e si differenzia dalla FIVET per la modalità con cui viene fecondata la cellula uovo.

Nella FIVET lo spermatozoo penetra naturalmente nell’ovocita, quando viene mescolato agli ovociti dentro la

PMA dati anno 2021

174.000

“provetta”; invece nell’ICSI lo spermatozoo viene iniettato dal medico direttamente dentro l’ovocita attraverso l’utilizzo di un micromanipolatore.

Il tasso di gravidanza Il tasso di gravidanza cumulativo (costituito da gravidanze ottenute con fecondazione omologa e eterologa) per ciclo iniziato a fresco nel 2021 è stato del 20.3%; tuttavia se analizziamo il dato che più interessa le coppie, e cioè quante coppie su 100 che iniziano il percorso lo terminano con l’evento “parto”, questa percentuale scende drammaticamente al 13,8%. Occorre peraltro evidenziare come l’età della donna giochi un ruolo centrale, per cui ad esempio quando l’età della donna è superiore ai 40 anni (circa il 37% delle donne che accedono a PMA in Italia oggi) la percentuale di successo delle tecniche (parti/cicli) scende intorno al 3% e quando l’età è maggiore di 43 anni è meno del 2%.

Conclusioni Per quanto riguarda la valutazione degli interessi di “tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”, come recita la Legge 40, non possiamo non evidenziare che su oltre 174 mila embrioni prodotti, 60.000 sono stati crioconservati, 38.000 sono stati trasferiti e sono nati 5.500 bambini. Vuol dire che per ogni bambino nato in Italia sono stati prodotti e non hanno visto la luce circa 32 embrioni umani. A tali questioni si aggiungono poi le ulteriori questioni relative all’uso di gameti da “donatore” esterno alla coppia nella cosiddetta PMA eterologa e le questioni relative alla selezione degli embrioni mediante diagnostica genetica pre-impianto, cioè un esame diagnostico effettuato su un embrione in vitro che consente di identificare la presenza di anomalie numeriche (aneuploidie) o strutturali del corredo cromosomico o di identificare una specifica anomalia monogenica, al fine di escluderne l’impianto.

70.826

Coppie che hanno fatto ricorso alle tecniche di PMA nell’anno 2021

18,2%

Gravidanze ottenute con tecniche di I livello nell’anno 2021

20,3%

Tasso di gravidanza cumulativo 2021 ma la pencentuali di bambini nati è intorno al 13,8%

EMBRIONI PRODOTTI

di cui

60.000

CRIOCONSERVATI

38.000

TRASFERITI IN UTERO

circa

3%

meno del

2%

Successo delle tecniche (parti/cicli) di PMA quando l’età della donna è superiore ai 40 anni

Successo delle tecniche (parti/cicli) di PMA quando l’età è maggiore di 43 anni

5.500

BAMBINI NATI

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Il mondo della PMA -

La medicina per la procreazione naturale Un’alternativa efficace alla fecondazione in vitro di Giuseppe Grande A 20 anni dall’entrata in vigore della Legge 40 rimane centrale quanto scritto, in quella legge, all’art. 4, ove si ribadisce che «Il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito solo quando sia accertata l'impossibilità di rimuovere altrimenti le cause impeditive della procreazione» e poi, nel comma successivo, che le tecniche di procreazione medicalmente assistita sono applicate in base al principio di gradualità. Purtroppo, troppo spesso, nella pratica clinica, le coppie sono indirizzate invece direttamente a PMA, che dunque rappresenta il primo (e ultimo) momento del percorso di una coppia infertile. Al contrario, sono possibili percorsi di autentico accompagnamento della coppia infertile finalizzato alla diagnosi e al trattamento delle condizioni cliniche responsabili o associate ad infertilità, in entrambi i partner, per il ripristino della fertilità naturale. Questo percorso multidisciplinare, noto come “medicina per la procreazione naturale”, prevede una presa in carico della coppia, nella comprensione e nel rispetto

peraltro delle convinzioni etiche e dei valori della coppia stessa, da parte di un’equipe multidisciplinare composta da ginecologo, andrologo, insegnante dei metodi naturali per la conoscenza della finestra fertile e, ove necessario, psicologo.

Per una maggiore comprensione nel dettaglio del percorso e per le testimonianze delle coppie può essere a riguardo utile la lettura del volume L’accompagnamento della coppia infertile, ed. MPVI (può essere ordinato inviando una mail a: ordini@mpv.org). Un recente studio su oltre 1000 coppie seguite con questo tipo di percorso, che sarà presentato al prossimo Congresso Europeo di Andrologia a Stoccolma a settembre, è stato recentemente proposto per la pubblicazione.

In questo studio multicentrico, coordinato dall’Università di Padova e con la collaborazione di quattro centri italiani in cui si attua questo percorso (Amb. ISI - Policlinico Gemelli di Roma; Consultorio “Centro per la Famiglia” di Treviso; Centro Medico S. Giuseppe di Lucrezia (PU); e Centro “Don Luigi Saccone” di Pozzuoli), è stato dimostrato che se si esegue un completo iter diagnostico in entrambi i partner l’infertilità rimane inspiegata solo per l’8%, che una possibilità terapeutica esiste in circa il 90% delle coppie e che dopo trattamento si può ottenere una gravidanza naturale in oltre il 42% delle coppie, con tassi di gravidanza che sono sempre comparabili alla fecondazione assistita, e ampiamente superiori quando l’età della donna è inferiore ai 40 anni. Peraltro, lo studio ha evidenziato tassi di concepimento naturale del 36% in coppie che venivano da fallimento di tecniche, dimostrando quindi quanto inopportuno e non rispettoso della stessa Legge 40 fosse stato in quei casi il ricorso alle tecniche.

Esistono dunque percorsi di accompagnamento della coppia infertile finalizzati al superamento delle cause impeditive della procreazione nel rispetto di tutti i soggetti coinvolti, e pertanto delle convinzioni etiche delle coppie, della vita del concepito, della dignità della procreazione, e si sono dimostrati efficaci.

Appare pertanto fondamentale l’impegno di tutti nella diffusione e promozione di tali percorsi.

#poverecreature Anonimi #4 -

Rabbia La madre surrogata si rifiuta di abortire nonostante le pressioni della coppia committente «Sono cresciuto solo con mia madre e i miei due padrini.

Ho sempre saputo che mi mancava un padre biologico. Ho sempre dovuto spiegare ai miei amici fin dall’età di cinque anni perché non ho un papà. Da bambino mi piaceva perché attiravo l’attenzione per questo e sentivo a malapena un vuoto.

Finché nell’adolescenza è uscita la mia angoscia che ha preso il sopravvento e ho iniziato a provare risentimento verso mia madre. Ho scoperto che poteva decidere se scegliere o meno un donatore anonimo. Quando le ho chiesto spiegazioni, ha detto che non voleva litigare con il mio donatore per la custodia poiché era lesbica. Era la fine degli anni ’90 e non posso testimoniare riguardo alla situazione che vivevo, ma qualcosa non è mai andato bene in me. Forse non era stata la decisione giusta da parte sua. Il pensiero di ricevere una donor card (tessera del donatore) quando avrei compiuto 18 anni mi ha aiutato a superare la mia adolescenza. Anche allora non mi importava davvero sapere chi fosse mio padre. Volevo sapere che aspetto aveva. Questa è la verità. So che sembra strano, ma col tempo questa cosa ha cominciato a mangiarmi vivo.

Non potevo sopportarlo, ero sempre pieno di rabbia. Questo è quello che sento veramente della mia esistenza. Rabbia. Se mia madre avesse tentato di adottare un bambino, senza dubbio non avrebbe superato i requisiti.

Canili e luoghi di accoglienza per animali si preoccupano più dei loro animali di quanto le cliniche della fertilità si preoccupino delle vite che creano.

Quando finalmente ho compiuto 18 anni, mia madre ha chiamato la clinica per ottenere la sua cartella clinica con le informazioni sul donatore. Volevo solo registrami presso il registro dei donatori, non perseguitare il mio padre biologico e fargli riempire un vuoto. Abbiamo scoperto che i documenti di mia madre risultano scomparsi dal 2012, lo stesso anno in cui il medico che si è occupato del mio concepimento è andato in pensione.

Mia madre si è scusata. Si sentiva malissimo. Come non avrebbe potuto? Durante tutta la mia crescita facevo le stesse domande anno dopo anno, e lei mi diceva che avrei potuto avere risposta una volta compiuti 18 anni. Quel Natale mi regalò un kit del DNA. Ero emozionato. Le mie speranze erano alle stelle. Avevo visto così tante storie di successo nei media. I risultati sono

arrivati ed ero entusiasta di scoprire da dove venivo. (…) Tutti i miei antenati provengono dall’Europa (…). Conoscevo già gran parte delle corrispondenze del mio DNA, della famiglia di mia madre. Non potrei nemmeno compilare un albero genealogico poiché sarei costretto a lasciare vuota la parte di mio padre.

Una corrispondenza che ho trovato faceva pensare che potesse essere un fratello di mio padre. Sono stati etichettati come miei parenti stretti, ma non sono comparsi sull’albero genealogico di mia madre. Ho provato a rintracciarli due volte. Non ho ricevuto risposta. Non saprei cosa fare se ricevessi una risposta.

Ho perso ogni speranza. La maggior parte del percorso è stata solo una catarsi per me, ma se stai pensando di concepire attraverso la fecondazione in vitro o inseminazione artificiale, per favore non dare alcuna speranza a tuo figlio».

Fonte: https://anonymousus.org/i-have-lost-all-hope/

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Il mondo della PMA -

I rischi della PMA di Clementina Peris

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Sulla salute dei bambini La fertilizzazione in vitro (IVF), con più di 10 milioni di bambini nati nel mondo, ormai è entrata nel comune vissuto delle persone e poiché i mass media ne enfatizzano i successi, ci si interroga poco della salute dei bambini che nascono.

Si crede che le gravidanze insorte dopo tali tecniche siano normali gravidanze e che la salute dei nati sia analoga a quelli nati da gravidanze spontaneamente insorte. Ormai è ben noto, invece, che le gravidanze da procreazione medicalmente assistita (PMA) non sono normali gravidanze, ma a rischio o ad alto rischio non solo per le donne gravide, ma anche per bambini alla nascita e dopo, senza considerare gli aborti spontanei e interruzioni di gravidanza definite terapeutiche (ITG).

Ci sono problemi perinatali dovuti al basso peso alla nascita o, al contrario, al peso eccessivo, in particolare dopo crioconservazione di embrioni, nonché alla prematurità, all’eccesso di patologie e di mortalità prenatale e postnatale.

La mortalità prenatale e neonatale fino a un anno di vita è aumentata in caso di gravidanze singole dopo PMA rispetto alle gravidanze singole spontanee, in particolare quella postnatale dovuta alla prematurità. In effetti la PMA comporta un danno diretto sull’embrione, anche attraverso alterazioni epigenetiche del buon funzionamento placentare che possono comportare conseguenze a lungo termine che devono essere monitorate non solo dai genitori, ma a livello sociale (Stern JE e al., 2022).

Non trascurabile è il dato delle malformazioni, aumentate a seconda delle casistiche dal 20% al 50%, a carico di vari organi e apparati, in particolare cardiovascolare, genitourinario, gastrointestinale, muscolo-scheletrico e nervoso, malformazioni 22

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che comprensibilmente comportano costi psicologici ed economici per i soggetti coinvolti e la società in toto. A livello di nascite, questo dato pare nella norma nelle casistiche più recenti, ma non è noto quanto sia influenzato dagli aborti spontanei o terapeutici.

Tra i problemi neurologici sono da citare le convulsioni febbrili, che possono essere associate a successiva epilessia nei bambini. Queste presentano un lieve aumento di rischio relativo nei bambini nati da PMA di II livello. Alterazioni epigenetiche possono sottostare a un maggior rischio di patologie respiratorie, allergiche e infettive, dermatologiche, neuro-comportamentali a lunga latenza di comparsa, come anche a disturbi della vista.

Si assiste, spesso senza individuare una associazione, ad un maggior rischio di ospedalizzazione dei nati per apnee del sonno ostruttive o anche di morti in culla, dovute possibilmente, se correlate, a una funzionalità respiratoria immatura.

Molto discussa è stata la frequenza di autismo dopo PMA e relazioni recenti in USA non la riportano aumentata, ma sono ancora necessari monitoraggi dello sviluppo neurologico dopo i 24 mesi di età per assicurare la assenza di diagnosi di autismo e di associazione tra interventi per la sterilità e sindromi dello spettro autistico.

I nati da PMA possono andare incontro in seguito a disturbi dismetabolici, allergici e immunologici con maggiore probabilità dei nati da gravidanze spontanee. Questo sospetto è avallato dalla presenza dai 3 ai 6 anni di età di elevati livelli di fattori proinfiammatori circolanti nel sangue, il che ha notevole importanza a livello individuale e di società.

Risulta anche un aumento significativo di malattie rare nei nati da PMA, quale la sindrome di Beckwith-Wiedermann (sindrome da iperaccrescimento), peraltro basso in numeri assoluti, ma come espressione a seguito di PMA di un rischio di anomalie a livello di espressione genica di particolari geni definiti imprinted. A oggi non si può ancora definire il quadro globale delle alterazioni di espressione genica, quali e quante di quelle che occorrono dopo la PMA hanno rilevanza per le malattie rare, per i cancri, per lo sviluppo cerebrale, per le patologie immunologiche oppure al contrario hanno ben poca rilevanza e magari contribuiscono all’adattabilità della specie. Tutto ciò deve essere ancora studiato e capito.

Bisogna tenere presente che molti aspetti di un laboratorio di PMA devono ancora essere definiti, che la plasticheria stessa in cui si mantengono gli embrioni o i diversi terreni di coltura modificano l’impostazione epigenetica degli embrioni, tanto che si conclude che c’è una cosa sola veramente importante in un laboratorio di PMA: tutto!

Questo significa saper procedere a una accurata diagnosi e a una appropriata cura anche attraverso modificazioni dello stile di vita, con il che si possono risolvere tanti casi di sterilità ora indirizzati alla PMA.

I rischi della PMA sulla salute dei bambini

I nati da PMA possono andare incontro in seguito a disturbi dismetabolici, allergici e immunologici con maggiore probabilità dei nati da gravidanze spontanee.

Questo sospetto è avallato dalla presenza dai 3 ai 6 anni di età di elevati livelli di fattori proinfiammatori circolanti nel sangue, il che ha notevole importanza a livello individuale e di società

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Il mondo della PMA -

I rischi della PMA di Clementina Peris

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Sulla salute della donna Il rischio fisico e psicologico per le donne sottoposte a procreazione medicalmente assistita (PMA) è stato fino ad oggi sottovalutato.

Infatti, dopo un periodo di grande enfasi per la possibilità di esaudire il desiderio di genitorialità delle coppie e delle donne sterili, solo recentemente la letteratura scientifica sta analizzando con maggior rigore i dati relativi agli effetti collaterali e alle complicanze delle varie procedure di PMA. Per quanto riguarda la probabilità di successo, nella Relazione al Parlamento relativa all’attività del 2021, con l’uso di iperstimolazione ovarica risulta una probabilità di parto del 9,2%, che dopo il ricorso a crioconservazione giunge al 21,8%.

Inoltre, nel caso di donazione di ovociti, la probabilità di parto è stata del 26,8%, mentre in caso di “doppia donazione” (uova e seme) è del 27,5%, e per sola donazione di seme è del 18,3%. È stato anche evidenziato l’incremento dei tagli cesarei: 46,3% dei parti in caso di PMA omologa, 69,4%, 64% e 50,1% in caso di donazione di oociti, donazione doppia, e donazione di seme.

L’incidenza di complicanze della PMA nell’ultima Relazione al Parlamento sull’attività nel 2021 riguarda solo i rischi immediati, ma questi dati non illustrano adeguatamente il rischio di iperstimolazione ovarica, presente almeno nel 1,6% in Francia; allo stesso modo, si deve registrare che la bibliografia specialistica riporta che le emorragie incidono nello 0,03-0,5% dei prelievi di oociti a seconda delle casistiche, (e sono da ritenersi comunque sottostimate), mentre sono decisamente più a rischio di tale complicanza le donatrici di oociti.

Anche il rischio di torsione ovarica è ben documentato e 24

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raggiunge fino il 7,5% dei casi se è presente OHSS. Aumenta inoltre significativamente e progressivamente il rischio di gravidanza extra-uterina con l’aumento del livello di stimolazione e di numero di oociti prelevati.

La trombosi venosa e arteriosa risulta nettamente aumentata nei cicli a fresco, ma anche in assenza di gravidanza. Per l’embolia polmonare il rischio è correlato al livello elevato di estrogeni raggiunto e si documentano tuttora in Europa casi di morte per tale complicanza.

Le gravidanze da PMA sono per definizione gravidanze a rischio per insorgenza di diabete e ipertensione gestazionali, di preeclampsia/eclampsia, con maggiori periodi di ospedalizzazione antenatale e postnatale. Tale rischio è correlato all’entità della stimolazione ovarica precedente, sia nei casi di trasferimento di embrioni a fresco che dopo crioconservazione e in particolare dopo donazione di gameti.

Inoltre risulta che soprattutto per trasferimento allo stadio di blastocisti e dopo prelievo di tanti oociti si presenta un rischio emorragico al momento del parto, generalmente sottostimato.

Vale la pena di segnalare anche il rischio significativo di distacco di retina dopo stimolazioni ovariche convenzionali per PMA anche a distanza di molto tempo.

Infine, poiché le procedure di fertilizzazione in vitro sono ancora una relativa novità in medicina, non vi sono ancora risposte solidamente fondate a domande sul rischio tumorale, e solo con studi ampi a lungo termine si potrà davvero essere in grado di meglio consigliare e monitorare le donne.

Infatti, sebbene i dati sul monitoraggio per rischio di cancro

in seguito a PMA sono rassicuranti, si evidenziano però alcuni sottogruppi di donne a rischio significativo: per il cancro al seno vi è un aumento piccolo ma significativo di cancro “in situ” associato al numero di trattamenti di iperstimolazione ovarica.

Lo stesso risulta per il cancro dell’endometrio nelle le donne con disovularietà e in quelle nullipare, mentre per il cancro ovarico – sia borderline che invasivo – il rischio è altamente significativo per le donne più giovani al momento del trattamento (<30 anni), nelle nullipare, in quelle con endometriosi o sterilità tubarica.

La raccomandazione finale è che bisognerebbe avvisare del rischio le donne, minimizzare le stimolazioni e monitorare le pazienti a lungo, anche oltre i 15 anni dalle terapie, quando il rischio aumenta ulteriormente soprattutto nelle nullipare.

Comunque, in futuro sono necessarie più indagini di elevata qualità per giungere a chiare conclusioni circa il rischio tumorale, e pertanto dovrebbero essere prese precauzioni in merito all’uso dei farmaci ad azione ormonale, che dovrebbe essere minimizzato sulla base dei bisogni specifici di ogni donna.

I rischi della PMA sulla salute delle donne

L’incidenza di complicanze della PMA nell’ultima Relazione al Parlamento sull’attività nel 2021 riguarda solo i rischi immediati, ma questi dati non illustrano adeguatamente il rischio di iperstimolazione ovarica, presente almeno nel 1,6% in Francia; allo stesso modo, si deve registrare che la bibliografia specialistica riporta che le emorragie incidono nello 0,03-0,5% dei prelievi di oociti a seconda delle casistiche, [...] mentre sono decisamente più a rischio di tale complicanza le donatrici di oociti SÌ alla VITA

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Nella mente della coppia infertile di Domenico Bellantoni, psicologo e psicoterapeuta, Università Salesiana, Roma È sempre più evidente il calo demografico che si registra progressivamente nel nostro Paese, con un impatto sulla popolazione nazionale che è scesa al di sotto dei 60 milioni di abitanti, e questo nonostante la crescente immigrazione e il contributo di natalità garantito dalle coppie di immigrati.

Tale evidenza ha accentuato ulteriormente l’interesse intorno al tema dell’infertilità che, in Italia, riguarda una percentuale di adulti del 15-17%, dato in aumento.

Le cause d’infertilità si declinano al femminile per il 40%, al maschile per un’eguale percentuale, mentre il restante 20% viene etichettato come sine causa o, meglio, come “causa inspiegata o non trovata”, in verità, spesso non accuratamente cercata, con un non di rado frettoloso invio all’ambito della procreazione medicalmente assistita. Va anche detto che, nella quasi totalità dei casi, la diagnosi d’infertilità necessita di esami accurati, in quanto rimanda a condizioni quasi sempre asintomatiche, tanto negli uomini quanto nelle donne.

Considerato che tale fenomeno si presenta come più diffuso nelle società occidentali e maggiormente industrializzate (cfr.

Europa e America del Nord), si ritiene che ad esso possano contribuire fattori quali l’esposizione all’inquinamento ambientale e al cosiddetto pollution cocktail, come insieme di diverse sostanze chimiche.

Dal punto di vista più sociologico, e per quanto riguarda maggiormente la donna, uno dei fattori può essere l’avanzamento dell’età in cui si cerca la prima gravidanza, in una fase in cui la fertilità nella donna si presenta diminuita.

Detto ciò, nello spostarsi su di un piano più squisitamente soggettivo, e quindi psicologico, la reazione della coppia e, all’interno di questa, di ciascuno dei partners si presenta come assolutamente individuale e particolare, generando emozioni e condotte assolutamente personali.

Infatti, quale acquisizione psicologica 26

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generale, trasversale ai diversi indirizzi e approcci, va evidenziato come la persona non reagisca all’evento in sé, bensì all’interpretazione, al significato attribuito all’evento stesso. Pertanto, se da un lato possiamo affermare che la coppia infertile affronti una sfida emotivamente significativa, capace di indurre una gamma di emozioni diverse che vanno dalla colpa alla frustrazione o alla rabbia, o anche dalla tristezza all’ansia, va anche detto che tali reazioni possono presentarsi assai diverse da coppia a coppia, o anche da persona a persona, tanto nella qualità della risposta, quanto nella sua intensità.

Ciò riguarda anche le aspettative e il valore con cui la persona/coppia guarda e vive l’evento nascita, il poter acquisire lo status di genitore. Alcuni legano al poter avere il figlio il senso della propria vita, la dignità stessa della propria esistenza. Tale atteggiamento, nella società contemporanea, è anche sostenuto e promosso dalla percezione per cui il desiderio viene avvertito come diritto: io non “desidero” un figlio, io ho il “diritto” di avere un figlio e il destino, la società, la scienza, Dio, ecc. hanno il “dovere” di garantirmelo. Tale pretesa è chiaramente incrementata anche dalle promesse tecnologistiche che promettono tutto, salvo poi dichiarare o manifestare la propria impotenza al riguardo, ciò che a volte crea nella mente e nel cuore delle coppie un vissuto per cui ci si sente “sedotti e abbandonati” dalla promessa, spesso non mantenuta, del “figlio sicuro”.

In tal senso, sarebbe auspicabile la visione del figlio come “dono” e non già come diritto; come pure la disponibilità a valutare forme alternative di genitorialità, quale ad esempio quella adottiva. Interessante, a questo riguardo, come il tema del gran numero di adottandi in attesa sia enfatizzato quando si tratti di giustificare il diritto all’adozione, ad esempio, da parte dei singles, e allo stesso tempo quasi assolutamente dimenticato laddove si tratti

di annunciare una possibile alternativa a una coppia realmente infertile.

Alla luce di quanto sopra, considerato che la diagnosi d’infertilità arriva a colpire non solo la dimensione fisica della coppia, ma anche e soprattutto quella del benessere psicologico ed esistenziale, andrebbe garantito un adeguato supporto medico e psicoterapeutico, tanto in fase diagnostica, soprattutto nei casi delle cosiddette infertilità sine causa, quanto in fase di accompagnamento della coppia. Va detto, infatti, che non di rado la coppia potrebbe essere prematuramente inviata a percorsi di PMA − in assenza di una reale diagnosi che potrebbe, se correttamente formulata, anche portare a una risoluzione delle cause dell’infertilità – o non adeguatamente supportata da un punto di vista psicologico, in riferimento a vissuti di isolamento e inadeguatezza, uniti al doversi assumere la responsabilità riguardo decisioni importanti circa eventuali trattamenti medici, invasive procedure di fecondazione assistita o il ricorso alternativo all’adozione o ad ulteriori pratiche di servizio e aiuto, nelle quali agire la propria generatività (fecondità) che non necessariamente si identifica con la fertilità.

Più in generale, la coppia infertile potrà e dovrà godere di un’adeguata rete di supporto sociale che, al di là delle professionalità mediche e psico-sociali strettamente necessarie, preveda anche le risorse assicurate da familiari e amici.

In conclusione, al di là delle risposte puntuali da rivolgere alle questioni poste dalle coppie, sembra evidenziarsi l’esigenza di un’attività di sensibilizzazione accurata, a livello sia di popolazione generale che di singoli gruppi e individui, che aiuti ad acquisire maggiore consapevolezza delle diverse esigenze a carattere preventivo, di promozione della salute e di risposte terapeutiche a un fenomeno che appare sempre più come un segno dei tempi attuali.

RUBRICA

C'È VITA SULLA TERRA | a cura di Monica Mondo

Procreazione naturale vs PMA L’Italia è il paese col più basso tasso di natalità in Europa, tra i più bassi al mondo. E dunque, perché non allietarsi del diffondersi della procreazione medicalmente assistita? Per vari motivi.

La PMA è una pratica invasiva, pesante, fisicamente e psicologicamente, ma se vede l’accordo di due coniugi, che per impossibilità a procreare scelgono questa via, è un atto di generosità, e benedetta la scienza che la permette. Ma non ha nulla a che fare con la compravendita di seme maschile, ovuli femminili né tanto meno con l’affitto di uteri per avere un figlio a tutti i costi, nei casi in cui la natura lo renda impossibile. Ovvero: tra due uomini.

Tra due donne, in assenza di un uomo.

Per un uomo o una donna soli. Parrebbe evidente il perché: ogni bambino ha diritto a nascere voluto, se non cercato almeno amato, da un papà e una mamma.

Non è il soddisfacimento di un egoismo, non nasce quando è più comodo, più utile, magari fuori tempo massimo, biologicamente. Dobbiamo ricordare che sulla natura si basano i diritti. Sui ritmi della natura, che per altri versi ci si raccomanda di ascoltare, che per troppi versi è diventata una divinità sostitutiva.

Certo, la natura può essere corretta, e la medicina a questo serve, a curare, guarire, migliorare la vita. Non a stravolgere la natura, a sottometterla faustianamente al capriccio, all’imposizione di mode, caparbie ideologie. Un bimbo ha bisogno di un padre e una madre. Un bimbo non deve esistere per riempire un vuoto, per risolvere un problema esistenziale, non è un riscatto né un capriccio. Il fatto che nascano bimbi non voluti, e abbandonati, è una pena e un reato, e una

legge non può assolvere o pianificare la produzione/procreazione di bimbi a richiesta, tanto più che molti altri non godono di una famiglia e avrebbero bisogno di essere accolti. E poi, quando si chiede di fabbricare un figlio al momento opportuno, secondo i nostri impegni e desideri, tanto vale sceglierlo come lo si vuole: e questa è la strada dell’eugenetica.

Sano, magari di una certa razza, magari di un certo colore degli occhi. Questa scienza praticavano i laboratori nazisti.

E degli embrioni, che ne facciamo?

Sappiamo che vengono congelati. Fino a quando? E poi? Li buttiamo via, come i feti abortiti? Agglomerato di cellule, ma nessuno può negare che la vita inizia all’origine, all’incontro di un ovulo e uno spermatozoo.

Ci si può chiedere perché oggi sempre più spesso giovani donne ricorrano alla PMA, nonostante la fatica, le sconfitte, a volte la resa. Perché essere madri è costitutivo dell’essere donna, checché se ne dica,

perché un figlio è futuro e gioia, insieme a sacrifici e preoccupazioni, come ogni aspetto della vita. Perché la natura chiama, e oggi questa voce viene occultata dai troppi impegni, dai troppi piccoli desideri che nascondono quelli più veri: il primo è la felicità. E vedere un bambino che si stringe a sua madre per ogni donna, a un certo punto, è uno struggimento, un pungolo. Solo che bisogna accorgersene in tempo. Certo, si può vivere la maternità e la paternità anche senza procreare, è una vocazione, un dono, per esempio degli educatori. Indica gratuità, assenza di pretese, purezza di sguardo, che forse dovremmo recuperare, insieme a un giudizio chiaro e sano su cosa sia libertà.

Non è mai fare quel che voglio quando voglio e come voglio. Non è giusto per me, e soprattutto non è giusto per una creatura che sottoponiamo al nostro volere. La libertà è fare il bene per sé e per gli altri, quello vero.

Il mondo della PMA -

Ripensare la Legge 40: quel che resta di buono di Paola Binetti La legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita del 19 febbraio 2004 arrivò a regolare un “far west della provetta” che andava avanti da anni, senza regola e a discapito di bambini embrioni e di coppie. La fecondazione artificiale e una serie di altre tecniche artificiali ivi normate non curano né la sterilità né l’infertilità di coppia, si sostituiscono alla coppia, privano il bambino concepito di varie tutele, espongono a pericoli sia la donna che il bambino, sono moralmente non accettabili, rischiano di aprire all’eugenetica e alla selezione, ma la L. 40 fu il risultato migliore possibile. Fu una buona legge frutto di un lavoro trasversale di unità. Un compromesso necessario che ha tentato di salvaguardare la dimensione etica della dignità della vita di fronte a pressanti istanze radicalmente individualiste. Anche oggi, venti anni dopo, le condizioni poste dalla legge possono essere la bussola per evitare le derive antiumane di un tecnicismo che ritiene lecito fare tutto ciò che si può fare. Il figlio, in ogni caso, non è mai oggetto del desiderio neppure di quello dei genitori, ma è figlio, è persona.

A vent’anni dalla approvazione della legge 40 vale la pena tornare a riflettere su alcuni punti che furono alla base della sua proposta, della sua approvazione e della sua contestazione.

Due furono le premesse essenziali di quella legge: da un lato il profondo desiderio di genitorialità in coppie non necessariamente sposate che avevano comunque una loro stabilità, ma non potevano avere figli; dall’altro lo sviluppo della scienza e della tecnica, che rendeva possibile soddisfare quel desiderio, applicando protocolli già sperimentati sia in Italia che all’Estero. In questo modo si volevano garantire sia il desiderio di avere un figlio, espresso dalla coppia, sia il desiderio di avere una famiglia da parte del bambino che sarebbe nato con tecniche di PMA. I diritti dell’uno e degli altri erano posti sullo stesso piano, già nell’Articolo 1: «È consentito il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, alle condizioni e secondo le modalità previste dalla presente legge, che assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito». Si voleva tenere insieme una 28

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antropologia profondamente relazionale e la piena valorizzazione delle risorse tecno-scientifiche di cui l’uomo allora disponeva. Un bambino per nascere, sia pure con le tecniche proprie della PMA, e soprattutto per crescere nel miglior modo possibile, ha bisogno dei suoi genitori e la legge 40 puntava a questa sintesi, tra saperi umanistici e saperi biotecnologici. Tra la scienza del fine, il desiderio del figlio, e la scienza dei mezzi: come fare per poterlo avere, mantenendo in pole position una dimensione etica del rispetto della vita umana, senza cedere alle lusinghe di un tecnicismo che ritiene lecito fare tutto quello che si può fare.

La legge fu approvata in via definitiva il 10 febbraio 2004, con voto segreto, 277 i sì, 222 i no, 3 gli astenuti. Fin dal primo momento, nei suoi confronti si scatenò una contestazione che dura ancora oggi, per cui nacque il Comitato Scienza&Vita, con l’obiettivo di tutelarne l’impianto originario. Del Comitato Scienza&Vita, che ho avuto il piacere e l’onore di presiedere, hanno fatto parte parlamentari di tutti gli schieramenti, uomini e donne di cultura

credenti e non credenti, ma soprattutto una ampissima rappresentanza di tutte le Associazioni e i Movimenti di ispirazione cattolica. Non si tratta di una legge cattolica, né tanto meno di una legge per i cattolici; si tratta però di una legge decisamente schierata dalla parte della vita che si sforza di tutelare nel miglior modo possibile. Non a caso lo slogan vincente in quegli anni era estremamente semplice da ricordare e da tradurre in pratica: “Sulla Vita non si vota”. E fu così che il Referendum abrogativo fallì.

Da allora molte altre battaglie sono state fatte, alcune con successo, altre no, per esempio quando dopo 10 anni, nel 2014, la Corte Costituzionale rese legale la fecondazione assistita eterologa. Per cui la legge è peggiorata rispetto all’impianto originale, anche se mantiene ancora oggi una sua oggettiva validità. Non è una legge dei divieti né tanto meno una legge antiscientifica; al contrario è una legge di estrema attualità, che intercetta criticamente il senso della modernità, caro a molti movimenti e partiti. La legge non nega la possibilità di accesso alle

nuove tecnologie biomediche in ambito riproduttivo ma cerca di assicurare ad ogni neonato quella ricchezza e quella stabilità di relazioni che sono fondative del suo diventare persona. La legge 40 cerca di svilupparsi intorno alla relazione fra un uomo e una donna che insieme desiderano un figlio, e si dovrebbero rivolgere alla biotecnologia solo quando le vie naturali non sono più percorribili.

Non c’è dubbio che l’iter della legge in Parlamento prima e la gestione dei quesiti referendari subito dopo videro schierato il mondo cattolico, sia quello politico che quello giuridico e accademico, ma anche e soprattutto il grande popolo della vita, in modo compatto ed uniforme a difesa più che della legge, dei valori, forti e indiscussi, che in parte la legge aveva fatto suoi. Una mobilitazione di popolo per la tutela di valori che sono alla radice della nostra cultura; parliamo di quei diritti umani di cui sono parte integrante il diritto alla vita e il diritto alla famiglia, il diritto alla salute e lo sviluppo della scienza e della tecnica.

Ma soprattutto il diritto-dovere ad un impegno sociopolitico che vada oltre gli

schieramenti di partito e le sue direttive, per ritrovarsi in quella comune sensibilità a lottare uniti per gli stessi valori. In quella occasione i cattolici seppero dare prova di unità nei valori e di sana e laica differenza nelle strategie. Ogni movimento, Associazione, o Parrocchia, scelse le sue iniziative collaborando con alcuni piuttosto che con altri, ma sempre con lo sguardo concentrato sull’obiettivo da raggiungere: difendere la vita e farlo in modo scientifico, coerente. Cito tre punti che mi sembrano ancora oggi di grande attualità: non produrre più di tre embrioni, proprio per non arrivare ad avere i congelatori pieni di soggetti dal destino incerto e confuso; opzione dichiarata per la fecondazione omologa, anche se poi la Corte costituzionale l’ha fatta decadere, per evitare tutte quelle problematiche scoppiate successivamente e che riguardano i registri anagrafici, la diatriba su genitore 1 o genitore 2, ecc.; terzo punto: il no secco alla gestazione per altri, a salvaguardia della dignità della donna, che non deve fare mercato del suo corpo, esponendo i bambini che nasceranno al

rischio di non avere mai più una madre di cui fidarsi. E a favore della dignità dei bambini che così non diverranno oggetti di scambio in un mercato tanto florido quanto drammaticamente disumano, in cui tutto ha un prezzo e tutto può essere venduto: il ventre di una madre, e tutto può essere comprato: un bambino con specifici requisiti.

Non si tratta di una legge cattolica, né tanto meno di una legge per i cattolici; si tratta però di una legge decisamente schierata dalla parte della vita che si sforza di tutelare nel miglior modo possibile. Non a caso lo slogan vincente in quegli anni era [...]: “Sulla Vita non si vota”. E fu così che il Referendum abrogativo fallì SÌ alla VITA

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Crioconservazione di gameti ed embrioni Ancora molto da capire di Domenico Coviello

Dalla nascita di Louise Brown nel 1978, più di nove milioni di bambini sono stati concepiti utilizzando le tecnologie di riproduzione assistita. Sebbene la grande maggioranza dei bambini sia definita sana, ci sono preoccupazioni sulle potenziali conseguenze genetiche della manipolazione dei gameti e degli embrioni.

La definizione di “bambino sano” riferita alla nascita è sicuramente parziale, perché l’esito di possibili danni sul DNA si può manifestare anche a distanza di mesi o di anni. L’esperienza dalla genetica classica ci insegna che l’effetto di alcune mutazioni ereditarie si manifesta solo in età adulta, tanto che tali condizioni vengono definite anche come malattie ad esordio tardivo.

Per quanto riguarda la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) esiste una documentazione scientifica sull’aumento del rischio che si manifestino alcune patologie congenite nei bambini che hanno subito un processo di fecondazione in vitro con Embryo Transfer (FIVET) mentre non è stato ancora adeguatamente studiato il possibile effetto della crioconservazione sul patrimonio genetico degli embrioni. Di qui la necessità di chiarire i possibili effetti patogenetici anche alla luce delle recenti e crescenti conoscenze sui meccanismi epigenetici.

La crioconservazione è diventata essenziale nell’ambito clinico della medicina riproduttiva, è ampiamente applicata nelle unità di fecondazione in vitro in tutto il mondo ed è ormai utilizzata abitualmente nelle tecnologie di 30

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riproduzione assistita e conservazione dei gameti.

Il continuo aumento del numero dei figli nati dopo la crioconservazione e la mancanza di conoscenza per quanto riguarda le conseguenze a lungo termine è una preoccupazione continuamente in crescita in questo campo.

Per diversi anni, la valutazione della frammentazione globale del DNA sembrava essere sufficiente a garantire l’integrità del materiale genetico. Tuttavia, la crioconservazione può produrre alterazioni molecolari in geni chiave non rilevabili dai test tradizionali, tali modifiche potrebbero interferire con il normale sviluppo dell'embrione ma essere rilevabili solo a distanza nella crescita del bambino.

Infatti, è noto che oltre alle classiche mutazioni del DNA o dei cromosomi che determinano difetti congeniti visibili in ecografia prenatale o alla nascita, esistono alterazioni non della sequenza del DNA, ma di fattori che regolano i geni stessi, e che possono determinare problematiche più avanti nello sviluppo del bambino, nell’adolescenza e/o nell’età adulta.

Questi meccanismi sono parte di una disciplina che, seppur non nuova, solo recentemente ha rivelato la sua enorme importanza nella regolazione del genoma: l’epigenetica.

Sebbene solo l’1-3% del nostro DNA codifica per le circa 30mila proteine che costituiscono il nostro corpo, almeno il 30-50% del DNA contiene sequenze che agiscono legandosi sull’elica del DNA (epi=sopra) e che servono a

regolare i geni determinandone, per esempio, l’accensione o lo spegnimento aggiungendo dei metili (fenomeno chimico descritto come “metilazione”) alle singole basi del DNA. Questa regolazione avviene con una fortissima interazione con l’ambiente – intendendo quest’ultimo nel senso più ampio del temine – partendo dai messaggi tra cellula e cellula dello stesso tessuto, a segnali che giungono al nostro organismo che vengono attivati anche da stati emotivi per stimoli esterni. In quest’ottica anche stimoli derivati da variazione della temperatura, dalle condizioni chimiche (per esempio variazione del pH) potrebbero influire su meccanismi epigenetici e potrebbero causare cambiamenti con effetti visibili solo a distanza di tempo o anche nella generazione successiva. Esistono inoltre regioni del genoma umano che subiscono tale regolazione epigenetica (tramite appunto la metilazione del DNA) proprio durante la formazione del gamete, per cui alcuni geni sono attivi solo nei gameti maschili ed altri solo nei gameti femminili: l’equilibrio genico nasce da una unione corretta di gameti derivati dai due sessi.

Inoltre, durante il periodo preimpianto, si verificano grandi ondate di riprogrammazione epigenetica.

La riprogrammazione epigenetica è suscettibile ai cambiamenti ambientali indotti dalla stimolazione ovarica, dalla fecondazione in vitro e dalla coltura embrionale, nonché dalle procedure di crioconservazione.

Le recenti recensioni di Sciorio et al. 20231 riassumono diverse evidenze relative alla crioconservazione di ovociti ed embrioni e alla potenziale regolazione epigenetica.

Nel complesso, sembra che lo stress indotto dalla metodica di vitrificazione (utile per il congelamento di gameti ed embrioni), compresi lo shock osmotico, i cambiamenti di temperatura e pH e la tossicità dei crioprotettori, possa indurre cambiamenti epigenetici (cioè della regolazione genica) negli ovociti e negli embrioni. Tuttavia, al momento non sono stati raccolti abbastanza dati per rendere conclusivi gli studi sulle conseguenze sui bambini nati dopo congelamento di embrioni e se questi cambiamenti avranno potenziali conseguenze sulla salute anche della futura prole.

I recenti sviluppi tecnologici stanno fornendo la capacità di effettuare, a livello di singola cellula, approfondimenti significativi sulla biologia embrionale precoce e hanno mostrato la possibilità di analizzare simultaneamente diversi strati epigenetici anche a livello di una singola cellula per valutare in modo più completo l’impatto dei metodi attuali di crioconservazione. Inoltre, questi approcci multi-omici possono svelare dettagli attualmente sconosciuti sulle alterazioni epigenetiche nell’embrione preimpianto.

La progettazione di studi basati su modelli animali, utilizzando le tecnologie applicate nell'embrione umano combinate con nuove conoscenze omiche spaziali emergenti ad alta risoluzione, potrebbe fornire una maggiore conoscenza

su quale siano le conseguenze della crioconservazione degli embrioni umani per valutare le possibili conseguenze sulla salute2.

Sebbene esistano già diverse segnalazioni di un aumento di errori epigenetici (cioè dell’imprinting genetico) in bambini nati tramite PMA3 (4-6), le tecnologie di riproduzione assistita sono un trattamento ampiamente utilizzato per le coppie definite infertili. Allo stesso tempo, diversi studi hanno suggerito la correlazione tra riproduzione assistita e una maggiore incidenza di disturbi dell’imprinting, normalmente rari, come la sindrome di Beckwith-Wiedemann (BWS), la sindrome di Angelman (AS), la sindrome di Prader-Willi (PWS) e la sindrome di SilverRussell (SRS). Le principali dinamiche di metilazione hanno luogo durante lo sviluppo cellulare e le fasi preimpianto dello sviluppo embrionale. Le tecnologie di riproduzione assistita possono quindi impedire la corretta cancellazione, stabilizzazione e mantenimento della metilazione del DNA. Studi recenti valutano diversi parametri che caratterizzano lo stato epigenetico dello sperma, quali ritenzione e modificazioni istoniche, modificazioni della cromatina e la metilazione del DNA, portando evidenze del coinvolgimento del gamete maschile non solo quanto tale, ma anche come elemento in grado di determinare vari aspetti dello sviluppo embrionale.

Le modificazioni epigenomiche vengono quindi poste alla base di patologie del soggetto anche in età adulta4.

In conclusione, possiamo dire che mentre esiste una documentazione consolidata sull’aumento del rischio di anomalie congenite nei neonati che hanno subito un processo di PMA, non è ancora stato adeguatamente studiato il possibile effetto della crioconservazione sul patrimonio genetico degli embrioni umani e servono studi di follow up con periodi di tempo adeguati per poter chiarire i possibili effetti patogenetici anche alla luce delle recenti e crescenti conoscenze sui meccanismi epigenetici.

–––––––– 1. R. Sciorio , C. Manna C, P. Fauque, P. Rinaudo, Can Cryopreservation in Assisted Reproductive Technology (ART) Induce Epigenetic Changes to Gametes and Embryos? In “J Clin Med.” , 2023 Jul 2;12(13), pp.4444; R. Sciorio, L. Tramontano, E. Rapalini, S. Bellaminutti, F.M. Bulletti, A. D’Amato, C. Manna, A. Palagiano, C. Bulletti, S.C. Esteves Risk of genetic and epigenetic alteration in children conceived following ART: Is it time to return to nature whenever possible? in “Clin Genet.”, 2023 Feb, 103(2), pp. 133-145.

2. A. Reyes Palomares, K.A. Rodriguez-Wallberg, Update on the Epigenomic Implication of Embryo Cryopreservation Methods Applied in Assisted Reproductive Technologies With Potential Long-Term Health Effects, in “Front Cell Dev Biol.” 2022 Apr 28;10: 881550.

3. L. Emily et al. Epigenetics and Assisted Reproductive Technology: A Call for Investigation, in “Am. J. Hum. Genet. “, 2004, 74, pp. 599-09; C. Gicquel et al. In Vitro Fertilization May Increase the Risk of Beckwith-Wiedemann Syndrome Related to the Abnormal Imprinting of the KCNQ1OT Gene, in “Am. J. Hum. Genet.”

2003, 72, pp. 1338-341; K. H. Ørstavik et al. Another Case of Imprinting Defect in a Girl with Angelman Syndrome Who Was Conceived by Intracytoplasmic Sperm Injection, in “Am. J. Hum. Genet.” 2003, 72, pp.

218-19.

4. T.G. Jenkins and D.T. Carrell. The sperm epigenome and potential implications for the developing embryo, in “Reproduction”, 2012 Jun; 143(6), pp.727-34.

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#poverecreature

FIVET: un embrione congelato al centro di un divorzio Bambini- embrioni congelati contesi sono un fenomeno che si è ampiamente diffuso con la fecondazione artificiale omologa o eterologa. Perché la Fivet abbia “successo” vengono creati più embrioni in modo tale che se il primo impianto non va a buon fine (come nella maggior parte dei casi), si possano utilizzare altri embrioni per altri impianti. Per questo motivo si creano più bambini- embrioni di quanti se ne trasferiscano in utero della donna. Sono gli embrioni soprannumerari, bambini che “avanzano” e vengono crioconservati, fino ad un eventuale prossimo uso (trapiantati in utero o per uso scientifico) o per la distruzione. Questi bambini diventano oggetti dei genitori che se ne contendono la proprietà e quindi l’uso. Riportiamo un articolo pubblicato il 19 gennaio 2024 da Genethique.org (FIV: un embryon cryogénisé au cœur d’un divorce - Genethique) che mostra quello che succede. di Redazione Secondo un tribunale del Michigan, l’embrione criogenicamente congelato di una coppia divorziata, concepito con l’ovocita della sorella della moglie e lo sperma del marito, deve essere assegnato al marito. Questa decisione è stata confermata dalla Corte d’appello del Michigan.

Sposatisi nel 2009, Sarah e David Markiewicz hanno avuto quattro figli, tre dei quali sono nati tramite fecondazione in vitro (FIVET) utilizzando l’ovocita della sorella di Sarah e lo sperma di David.

Uno degli embrioni concepiti durante la FIVET è stato congelato criogenicamente. Nel 2019 Sarah ha chiesto il divorzio. La Corte del Circuito di Macomb ha stabilito che l’embrione era una proprietà coniugale e doveva essere assegnato a David.

Sarah si è opposta. Citando l’articolo 1§28 della Costituzione del Michigan del 1963, che afferma che ogni individuo «ha un diritto fondamentale alla libertà riproduttiva», ha detto al tribunale che si sarebbe fatta impiantare l’embrione se le fosse stato concesso.

David, dal canto suo, aveva intenzione di donarlo alla scienza o di distruggerlo. Il tribunale ha esaminato le disposizioni del contratto relative allo status degli embrioni in caso di divorzio (si veda Embrioni congelati: “proprietà” soggetta a disposizioni contrattuali in caso di divorzio, pubblicato in gènéthique.org il 17.7.2023).

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L’accordo prevedeva che in queste circostanze sarebbe stato un tribunale a decidere il destino degli embrioni attraverso una sentenza di divorzio o di altro tipo. Di conseguenza, in una decisione confermata in appello, il tribunale del Michigan ha stabilito che, nonostante il “contributo” di Sarah in termini di procedura, costi e discendenza familiare – l’ovulo proveniva da sua sorella – solo David era geneticamente legato ad esso.

Sarebbe quindi ingiusto darlo a Sarah piuttosto che a David.

Fonte: Minnlawyer, Correy E. Stephenson (16/01/2024), FIVET: un embrione congelato criogenicamente al centro di un divorzio (https://www.genethique.org/fiv-un-embryon-cryogeniseau-coeur-dun-divorce/) Traduzione a cura di Giovanna Sedda

Il mondo della PMA -

PMA e Generazione Z di Camilla Galuppi

La Generazione Z vive in un mondo dove la 194 è stata approvata da decenni, la PMA è una pratica ormai largamente affermata, un individualismo becero plasma in modo sottile il pensiero e la mente dei giovani che si trovano a dover decostruire quanto la società insegna sin dai primi momenti. È una generazione nata con internet, le domande a cui non sa rispondere sono ricerche a portata di smartphone, spesso già preconfezionate, con annesso anche lo stato d’animo che dovrebbero suscitare e un’opinione in merito. È proprio ascoltando i più giovani che si nota come di procreazione medicalmente assistita si parli poco e male. Se dal punto di vista dell’educazione familiare spesso mancano le competenze per poter approfondire argomenti tanto complessi, forse anche ignorandone l’urgenza, è anche vero che molti organi educativi sono altrettanto carenti in tal senso. Così cercando la sigla PMA su quelli che sono diventati gli organi educativi per eccellenza della Generazione Z, si viene sommersi da storie di donne che raccontano la loro esperienza o da testate giornalistiche e medici che ne osannano i progressi.

Nuovamente questa generazione si ritrova vittima dell’approssimazione delle precedenti e un argomento tanto articolato che meriterebbe certamente un approfondimento etico, filosofico e scientifico viene liquidato in un video di tre minuti o in poche parole sotto un post. Raramente si fa cenno alle conseguenze di questa pratica, fatta eccezione per qualche post in cui si parla di ripercussioni psicologiche sulla donna.

Ma anche quando ci sono articoli che riportano di figli orfani di padre prima ancora di essere nel grembo materno, questa “non genitorialità” non desta

alcuna preoccupazione, anzi spesso si guarda ai modelli europei ed extra europei che ne hanno fatto una prassi affermata con ammirazione. In nessuno dei post di tendenza il protagonista è il bambino, men che meno gli embrioni crioconservati; delle ripercussioni medico-psicologiche sul nascituro sembra non interessarsi nessuno come neppure del problema che è alla base di questa pratica: l’infertilità.

Quanto detto finora emerge anche dalle indagini condotte nel 2017 su circa 1.500 giovani tra 14 e 26 anni da Sifes e Mr (Società italiana di fertilità e sterilità e Medicina Riproduttiva) dal titolo I giovani e la fertilità. L’interesse ad approfondimenti sulla propria salute riproduttiva è davvero circoscritto: il 73% del campione maschile

intervistato non ha mai fatto un’analisi di controllo della propria fertilità e neppure ha mai pensato di farla. In una cornice storica che si vanta di aver reso la conoscenza a portata di tutti, basta poco per vedere che la conoscenza a disposizione è spesso imperfetta e che raramente la sana curiosità umana sopravvive ai sistemi educativi che tendono a consegnare insieme alle nozioni anche delle opinioni e qualche censura. La Generazione Z si è dimostrata molto spesso attenta nei confronti dei più fragili e degli indifesi e il loro silenzio sulla PMA forse è solo dovuto ad una carenza educativa di cui, forse, dovremmo sentirci tutti un po’ responsabili e che dovrebbe spingerci a fare di più.

La dignità stravolta Intervista a don Lorenzo Rossetti /2 Lo scorso aprile veniva pubblicata, la Dichiarazione Dignitas infinita ad opera del Dicastero per la Dottrina della Fede. Tra i giorni bui per l’Europa, cioè il 4 marzo e l’11 aprile 2024, in cui l’aborto veniva dichiarato impropriamente un diritto, la Dignitas infinita confermava la direzione giusta. Capiamo come e perché con la seconda parte dell’intervista a don Lorenzo Rossetti, storico, filosofo, teologo, saggista, presbitero missionario. La prima parte dell’intervista è stata pubblicata sul “Sì alla Vita” n. 3/2024 (pp. 8-9). Nei prossimi numeri del “Sì alla Vita” si potrà leggere il seguito. di Elisabetta Pittino

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Che senso dare alla pubblicazione della Dichiarazione vaticana Dignitas Infinita proprio in mezzo a questi due momenti?

Un piccolo, ma non irrilevante segno da che lo rendono particolarmente grave Ma nessuna parola vale a cambiare la notare (forse non una mera coincidenza) e deprecabile» (Evangelium vitae, 58). realtà delle cose: l’aborto procurato è è che proprio in mezzo alle due date, pur Il documento cita pure la denuncia, l’uccisione deliberata e diretta, comunque tanto ravvicinate, 4 marzo e 11 aprile, sia quanto mai attuale e profetica, del Papa venga attuata, di un essere umano nella stata approvata dal Romano Pontefice polacco che «oggi, nella coscienza di fase iniziale della sua esistenza, compresa e poi pubblicata la Dichiarazione molti, la percezione della sua gravità è tra il concepimento e la nascita» (EV, n. 58).

Dignitas infinita (2 e 8 aprile) ad opera andata progressivamente oscurandosi. del Dicastero per la Dottrina della Fede. L’accettazione dell’aborto nella mentalità, Questo documento fa un bilancio del nel costume e nella stessa legge è segno magistero recente e ribadisce con forza eloquente di una pericolosissima crisi del Il punto è che siamo passati la condanna, proprio in nome della senso morale, che diventa sempre più dignità umana, dell’aborto considerato incapace di distinguere tra il bene e il da una visione largamente uno dei peggiori crimini perpetrati a male, persino quando è in gioco il diritto condivisa dell’essere umano danno dei più innocenti. Contrastando la fondamentale alla vita. Di fronte a una così come persona, cioè come deriva individualistica e soggettivistica grave situazione, occorre più che mai il che ha portato alla mentalità abortista, il coraggio di guardare in faccia alla verità e creatura unica e particolare magistero ecclesiale con Dignitas infinita di chiamare le cose con il loro nome, senza (“a immagine di Dio”), dotata ha puntualmente ricordato, al n. 47, citando cedere a compromessi di comodo o di un’anima e quindi di un papa Francesco che «la dignità di ogni alla tentazione di autoinganno. A tale essere umano ha un carattere intrinseco proposito risuona categorico il rimprovero rapporto con Dio che lo e vale dal momento del suo concepimento del Profeta: “Guai a coloro che chiamano rende sacro, a una visione fino alla sua morte naturale. Proprio bene il male e male il bene, che cambiano l’affermazione di una tale dignità è il le tenebre in luce e la luce in tenebre” (Is 5, meramente antropocentrica: presupposto irrinunciabile per la tutela di 20). Proprio nel caso dell’aborto si registra l’essere umano come un’esistenza personale e sociale, e anche la la diffusione di una terminologia ambigua, detentore di alcune facoltà, condizione necessaria perché la fraternità come quella di “interruzione della e l’amicizia sociale possano realizzarsi tra gravidanza”, che tende a nasconderne la ragione e la volontà, tutti i popoli della terra». E con S. Giovanni la vera natura e ad attenuarne la gravità che lo rendono libero e Paolo II ricorda che «fra tutti i delitti nell’opinione pubblica. Forse questo che l’uomo può compiere contro la vita, fenomeno linguistico è esso stesso autonomo, e quindi capace l’aborto procurato presenta caratteristiche sintomo di un disagio delle coscienze. di autodeterminarsi 34

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Come si è potuto passare da una visione della “sacralità della vita” ad una visione che sostiene la “libertà di abortire”?

Il punto è che siamo passati da una visione largamente condivisa dell’essere umano come persona, cioè come creatura unica e particolare (“a immagine di Dio”), dotata di un’anima e quindi di un rapporto con Dio che lo rende sacro, a una visione meramente antropocentrica: l’essere umano come detentore di alcune facoltà, la ragione e la volontà, che lo rendono libero e autonomo, e quindi capace di autodeterminarsi. Sono due visioni dell’uomo distinte e distanti: da un lato la vita e la persona come dono, come creatura filiale di Dio, meritevole, per il fatto stesso di esistere, di essere

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rispettata e curata; dall’altro un umanismo immanente, fondato sulla percezione che l’essere umano si realizza come libertà, e quindi – si dice – con il diritto ad autodeterminarsi.

Dal punto di vista argomentativo, la sessione avvenuta a Versailles, con forti toni retorici, poggiava praticamente su una medesima rivendicazione: il diritto della donna a disporre del proprio corpo. Nel suo discorso, il Primo ministro francese, G. Attal, ricorre per ben sei volte a tale espressione! «libertà di disporre del proprio corpo; ... libertà delle donne di disporre del proprio corpo;… libertà

di controllare il proprio corpo;… il loro diritto al controllo del proprio corpo;… la libertà delle donne di controllare il proprio corpo;... la libertà delle donne di disporre del proprio corpo» (Cf. in https:// www2.assemblee-nationale.fr/static/16/ Congres/20240304crscongres.pdf (in nostra traduzione). Non ci si rende conto che siamo qui sul ciglio del suicidio della società: se questo presunto diritto è vero che cosa impedisce di disporre del proprio corpo a fini commerciali, prostituzione, utero in affitto, zoofilia, suicidio...

Può esistere libertà senza dignità, o con una dignità limitata solo ad alcuni esseri umani?

La libertà che non si declina con la verità dell’uomo, si autodistrugge. Nella fattispecie la verità dell’uomo collima con la sua dignità “filiale”, che è il suo essere amato da Dio e dagli altri e il suo poter rispondere a tale amore con l’amore.

Una libertà fuori da questo orizzonte finisce per degenerare in libertarismo e quindi in licenza. Senza responsabilità verso Dio e verso gli altri, si va incontro all’esacerbazione dell’individualismo soggettivistico che porta alla progressiva

elefantiasi dei diritti (con rivendicazioni assurde, come la pretesa di imporre agli altri il proprio sentimento di auto-identificazione di genere) e all’estenuazione di qualsiasi sano senso del dovere.

Continua sul prossimo numero...

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Il mondo della PMA -

Adozione e affido Scelte consapevoli di responsabilità genitoriale di Marzia Masiello

Cosa vuol dire per me essere genitori?

Cosa vuol dire avere figli?

Ho 50 anni, sono vedova e senza figli su cui esercitare la potestà genitoriale e già a 28 anni in Russia e poi in Ucraina mi consideravano una disgraziata per avere, ipoteticamente, un corpo sterile.

Faccio la lobbista da più di venti anni, per testimoniare il sì alla vita nel campo delle adozioni internazionali. È questo per me un impegno costante e assiduo, connesso al senso profondo della missione di Ai.Bi. Amici dei Bambini ETS, tutta riassunta nel diritto del bambino di essere figlio.

Un tema estremamente dentro le ferite della contemporaneità. Viviamo un momento piuttosto isterico: l’accoglienza sembra andare poco di moda, la famiglia per niente di moda, le mamme e i papà, se nominati, rischiano di essere un pericolo per la pubblica morale. La natalità e i passeggini vuoti sono una sorta di convitato di pietra che tutti invocano: ma poi, tutto sommato, siamo troppi miliardi sulla terra; e se arriva una bella guerra a dare una bella sfoltita (a casa degli altri, ovviamente), che sarà mai!

In molti pregiati contesti occorre 36

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battagliare con fermezza armoniosa (e inclusiva) per concludere che l’adozione e la famiglia hanno diritto di sedersi tra le righe di documenti di valenza internazionale. Dove il ragionamento diventa ideologico occorre ricorrere alla Costituzione, alle Convenzioni internazionali per superare i contrasti.

Vale comunque e sempre la pena tentare dei ragionamenti di senso.

L’adozione è supporto alla natalità perché, attraverso questo strumento di tutela dei bambini e delle bambine abbandonati, nascono famiglie e cittadini che, sottratti alla emarginazione, alla delinquenza, al crimine, avranno – grazie all’accoglienza – maggiore possibilità di avere una vita che contribuisca a generare benessere familiare e comunitario.

Occorre distinguere l’adozione dall’affido, che è uno strumento temporaneo di supporto da parte di famiglie ad altre famiglie in difficoltà. Nel caso dell’adozione abbiamo una accoglienza che si esprime a livello giuridico come genitorialità: il figlio che viene concepito e nasce dal cuore poi viene riconosciuto tale anche per legge. Nel caso dell’affido

occorre un supplemento di apertura del cuore all’ignoto, al transitorio e all’impermanente, nel comportarsi “come se” si fosse genitori, senza esserlo. La bambina, il bambino, la ragazza o il ragazzo che si accolgono in casa non arrivano, infatti, con la prospettiva di diventare figli. L’affidatario sa di dare amore incondizionato. Un amore che forse donerà alle bambine, ai bambini alle ragazze e ai ragazzi affidati, qualche riferimento valoriale e relazionale utile nei momenti di difficoltà. E sarà bello se da adulti questi ragazzi torneranno a bussare alla porta, per il semplice desiderio di ricordare quel pezzo di strada vissuto insieme.

Oserei aggiungere, nelle tonalità dell’accoglienza, anche il sostegno a distanza. In questo caso supportare economicamente il progetto di vita di un bambino o una famiglia, vicino di casa o dall’altra parte del mondo, comporta correre il rischio di volere bene a persone che smettono di essere estranee e che ci riguardano. Anche questa è una forma di relazione affettiva in cui vale la predisposizione all’essere e sentirsi

famiglia, pur senza alcun riconoscimento giuridico che implica diritti e di doveri genitoriali. Un modo importante per fare i conti con il senso di possesso che abita spesso le relazioni e che in questi casi va invece messo da parte. Sfida non facile.

Oggi a quei russi e ucraini in guerra vorrei spiegare che non sono stata mai sterile biologicamente ma umanamente sì. E poi quando sono diventata umanamente feconda ho solo scelto un’altra via – quella dell’aiuto a una genitorialità di cui hanno bisogno i bambini abbandonati.

Circa 200 milioni di bambini fuori dalla famiglia sono una moltitudine – una emergenza che si traduce in milioni di solitudini che a loro volta generano costi sociali e violenze. Violenze e solitudini a cui è possibile porre rimedio.

Ora che c’è la procreazione medicalmente assistita, a maggior ragione l’adozione è una forma di genitorialità che va scelta consapevolmente e non come ultima spiaggia. Così l’affido, una forma temporanea di accoglienza per ridare speranza a famiglie che sono ancora in tempo a rimarginare le loro ferite.

Siamo dunque sul ciglio del burrone dove

dire sì alla vita può avere due significati opposti: sì, scelgo la vita e decido che tutti quegli esseri abbandonati hanno diritto di vivere una vita da figli e di sentirsi – come tali – di appartenere a qualcuno nel mondo. Oppure: sì, scelgo la vita che mi appartiene, quella che geneticamente ha un pezzettino di me e anche se in provetta va bene tutto, tutto ciò che sia perfetto per una via perfetta dentro una pianificazione perfetta, dal concepimento alla morte, elegante, pulita, senza grandi incombenze per altri, socratica, anche se non tutti siamo Socrate.

Spero che tanti operatori di pace, meglio e più di me, e tanti potenziali genitori, sulla rupe di Sparta piuttosto che gettare dall’abisso i bambini imperfetti e lasciar morire sotto la rupe tutti quelli già buttati via da altri, o a rischio di essere buttati via, si gettino loro stessi nell’abisso per vivere l’avventura più difficile e bella della vita per la vita. Da operatrice potrei essere zittita perché poi le famiglie, una volta chiusa la porta di casa, devono fare i conti con loro stesse, con i problemi, i rifiuti, le malattie, le soddisfazioni, le gioie, le speranze.

E qui c’è il punto di svolta in cui le genitorialità nate da operatori e da famiglie accoglienti possono fare la differenza nel rendersi comunità educante vitale e generativa.

L’adozione e l’affido sono la metafora incarnata della genitorialità che – anche quando è biologica – non è mai una questione privata ma un fatto sociale in cui i figli arrivano, per poche ore, per anni o per la vita. O non arrivano. Possiamo amarli o affidarli a qualcuno che possa farlo meglio di noi, possiamo accoglierli o affidarli a qualcuno che li culli… E anche quando decidiamo di non accoglierli e non farli accogliere dalla vita, per farlo abbiamo bisogno dei nostri prossimi – abbiamo bisogno di sguardi che, senza giudicare, ci accompagnino nelle nostre scelte per far fiorire, anche da grandi drammi, il miglior fiore possibile.

Nel viaggio attraverso l’altro e attraverso i figli, anche quelli negati, corriamo il rischio di scoprire noi stessi e la nostra capacità di vivere.

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La recente sentenza sul suicidio assistito di Domenico Menorello

Pochi giorni fa è stata pubblicata la sentenza della Corte Costituzionale n.

135/2024, sull’ennesimo caso sollevato da Marco Cappato per imporre surrettiziamente l’eutanasia e la cultura dello scarto dei più fragili in Italia. Che dice questa nuova pronuncia? È davvero così favorevole all’introduzione della “cultura dello scarto” in Italia, come tanti commenti hanno in qualche modo cercato di affermare? Scorriamola assieme soffermandosi solo su alcuni passaggi, dai quali emergerà un tenore ben diverso da quello più o meno direttamente, ma sovente strumentalmente, rappresentato da molto commentatori.

All’inizio della parte in diritto, al par.

5 si incontra la convinzione che la vita umana rivesta, oggettivamente, il massimo del valore attribuibile a un “bene”. Infatti, la «tutela della vita umana si colloca in posizione apicale nell’ambito dei diritti fondamentali della persona» e «appartiene all’essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana» in quanto «la vita è presupposto per l’esercizio di tutti gli altri diritti inviolabili». Cosicché, al par. 7.3, la Corte non teme affatto di «sottolineare che, dal punto di vista dell’ordinamento, ogni vita è portatrice di una inalienabile dignità, indipendentemente dalle 38

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SÌ alla VITA

concrete condizioni in cui essa si svolga», perché si esclude la possibilità di «vivere una vita, oggettivamente, non degna di essere vissuta». Per questo, al par.

7), si fa un passo ulteriore, affermando esplicitamente sia che «questa Corte non ha riconosciuto un generale diritto di terminare la propria vita in ogni situazione di sofferenza intollerabile, fisica o psicologica, determinata da una patologia irreversibile», sia che «dal riconoscimento del diritto alla vita scaturisce, infine, il corrispondente dovere dell’ordinamento di assicurarne la tutela attraverso la legge (oltre che, più in generale, attraverso l’azione di tutti i pubblici poteri)», nonché «il dovere dello Stato di tutelare la vita di ogni individuo», anche evitando «di lasciare la vita umana in una situazione di insufficiente protezione».

Il par. 6 della sentenza è infatti dedicato a descrivere quando sia “sufficiente” la protezione della vita dei malati e dei fragili da parte dei pubblici poteri. E qui la Corte si dimostra consapevole di quanto una legge eutanasica possa contribuire a un messaggio di disvalore a persone che vivano un momento difficile.

Il monito è chiaro: si deve «scongiurare il pericolo che … persone malate, depresse, psicologicamente fragili, ovvero anziane e in solitudine possano essere facilmente

indotte a congedarsi prematuramente dalla vita, qualora l’ordinamento consentisse a chiunque di cooperare anche soltanto all’esecuzione di una loro scelta suicida, magari per ragioni di personale tornaconto». E, qualche riga dopo (cfr. par.

7.2), si specifica che «I rischi in questione non riguardano solo la possibilità che vengano compiute condotte apertamente abusive da parte di terzi a danno della singola persona che compia la scelta di porre termine alla propria esistenza, ma riguardano anche la possibilità che, in presenza di una legislazione permissiva non accompagnata dalle necessarie garanzie sostanziali e procedimentali, si crei una pressione sociale indiretta su altre persone malate o semplicemente anziane e sole, le quali potrebbero convincersi di essere divenute ormai un peso per i propri familiari e per l’intera società, e di decidere così di farsi anzitempo da parte». Si tocca un livello che troppo poco viene considerato nel dibattito pubblico sul suicidio medicalmente assistito, quello, cioè, secondo cui, per usare le lucide parole di Fabrizio De André, «di un omicidio sono responsabili soltanto gli autori del crimine ed eventualmente i loro mandanti; di un suicidio, invece, è generalmente responsabile tutta la società o almeno quella microsocietà

che lo ha reso possibile». Quindi, la Corte costituzionale non si nasconde: «se è vero che ogni scelta di legalizzazione di pratiche di suicidio assistito o di eutanasia amplia gli spazi riconosciuti all’autonomia della persona nel decidere liberamente sul proprio destino, essa crea – al tempo stesso – rischi che l’ordinamento ha il dovere di evitare, in adempimento del dovere di tutela della vita umana che, esso pure, discende dall’art. 2 Costituzione».

A questo punto, assume una luce di particolare chiarezza l’insistenza con cui la Consulta, riprendendo un cardine (troppo trascurato dai commentatori e dagli operatori) fissato nella precedente sentenza 242/19, pretende una radicale attenzione sulle “cure palliative” introdotte come prestazioni essenziali del SSN già dalla legge 38/2010. Sulle quali si dà in premessa atto che «recenti interventi legislativi – tra i quali quello prefigurato dall’art. 1, comma 83, della legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025) – si muoverebbero nel senso dell’eliminazione dei perduranti margini di mancata attuazione delle previsioni della citata legge». Si tratta di una norma, questa citata, chiesta e promossa dal network associativo “Ditelo sui tetti”, nel

quale esercita un ruolo fondamentale il Movimento per la Vita. Inoltre, specie al par. 7.2, la Consulta ribadisce, «in ogni caso, il dovere della Repubblica – in forza degli artt. 2, 3, secondo comma, e 32 Cost., oltre che dell’art. 2 CEDU – di assicurare a questi pazienti tutte le terapie appropriate, incluse quelle necessarie a eliminare o, almeno, a ridurre a proporzioni tollerabili le sofferenze determinate dalle patologie di cui sono affetti; e assieme il dovere di assicurare loro ogni sostegno di natura assistenziale, economica, sociale, psicologica». Non solo: parzialmente perimetrando confini lasciati assai più aperti nella precedente pronuncia, n.

242/2019, le cure palliative vengono utilizzate per precisare il requisito della presenza di “sofferenze intollerabili” per la non punibilità del delitto di cui all’art. 580 cp. Al par. 8), infatti, la Corte ritiene che ci si possa trovare in una tale situazione se tali “sofferenze” non siano nemmeno “controllabili attraverso appropriate terapie palliative”.

Passaggi più complessi e passibili di una interpretazione dilatativa di prestazioni suicidarie sono quelli che la sentenza dedica ai trattamenti di sostegno vitale, che il remittente GIP di Firenze intendeva del tutto abolire, ma che il Comitato Nazionale di Bioetica, in un documento

sempre del luglio 2024, aveva invece ritenuto – a larghissima maggioranza – essenziali per l’effettiva tutela della vita fragile. Sul punto va, però, precisato che la sentenza 135, al par. 9, ha ribadito con toni perentori «la necessità del puntuale rispetto delle condizioni procedurali stabilite dalla sentenza n. 242 del 2019, che questa Corte ha giudicato essenziali per prevenire quel pericolo di abusi a danno delle persone deboli e vulnerabili», fra cui quel rinforzato ruolo della palliazione di cui si è detto. Inoltre, quasi a monito verso prassi aperturiste, è stata espressamente confermata «la necessità di un attento accertamento, da parte del giudice penale, di tutti i requisiti del delitto, compreso l’elemento soggettivo», qualora non vi fosse un rigoroso rispetto delle eccezionali condizioni di non punibilità del reato di aiuto al suicidio.

Comunque, ai paragrafi 7 e 10, la Corte costituzionale sembra voler essere particolarmente chiara nel ribadire il primato del Parlamento nel bilanciamento dei diversi interessi costituzionali in gioco, addirittura specificando che non deve nemmeno dubitarsi della «possibilità per il legislatore di dettare una diversa disciplina, nel rispetto dei principi richiamati dalla presente pronuncia».

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One of Us: Tonio Borg è il nuovo presidente Il 15 luglio scorso Tonio Borg è diventato il nuovo Presidente della Federazione Europea per la Vita e la Dignità dell’Uomo One of Us, sostituendo Marina Casini. Riportiamo qui uno stralcio del suo primo discorso da neo presidente all’Assemblea Generale di One of Us.

di Redazione

«Cari colleghi e membri di One of Us, (…)

Innanzitutto desidero ringraziare la nostra attuale presidente Marina Casini per l’ottimo lavoro svolto. Porta con sé la tradizione quella del padre Carlo Casini, fondatore di One of U,s che conoscevo molto bene. (…) Ha lottato per i suoi ideali e come membro del Parlamento Europeo, nonostante tutte le avversità, ha lottato per il diritto alla vita dei bambini nascituri sia in Italia che nelle istituzioni europee.

Vorrei tracciare le sfide che ci attendono e le questioni che dovremo affrontare nel prossimo futuro.

Sappiamo che lo stato d’animo attuale in Europa in generale e nelle istituzioni dell’UE in particolare non è molto favorevole al diritto alla vita dei nascituri.

Questo però non deve scoraggiarci, ma renderci più decisi nell’impegno per i diritti dei membri più vulnerabili della società. Mentre mi preparavo a diventare commissario per la salute, responsabile anche del benessere degli animali utilizzati nella catena alimentare, mi sono imbattuto in una legge comunitaria che impone a tutti gli Stati membri il dovere di non lasciare da sole le scrofe durante la 40

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gravidanza ma di tenerle insieme ad altre scrofe gravide.

Se giustamente mostriamo comprensione verso il benessere degli animali, non dovremmo tutelare anche il diritto alla vita di coloro che, pur non ancora venuti alla luce, hanno già in sé la natura dell’essere umano?

Quindi l’impegno dovrebbe continuare a smascherare i difetti e gli errori di coloro che ignorano i diritti dei nascituri con il pretesto di un generale diritto di scelta delle donne. Tuttavia, tenendo conto delle realtà del mondo moderno in generale e di quelle del continente europeo in particolare, penso che (…) dovremmo concentrarci su due questioni.

Innanzitutto, poiché praticamente tutti gli Stati membri dell’Unione Europea accettano, in un modo o nell’altro, la possibilità giuridica di interrompere una gravidanza, dovremmo sforzarci di limitare i danni, e di opporci all’idea che l’aborto debba essere considerato come un diritto umano fondamentale. Idea non supportata da alcuno strumento internazionale sui diritti umani. In effetti, se si prendesse in considerazione il trattato sui diritti umani che è ampiamente applicato nel nostro

continente europeo, non solo nell’UE, l’aborto non è mai stato considerato un diritto fondamentale compreso nel diritto alla privacy ai sensi della Convenzione Europea sui Diritti Umani.

Proporre che l’aborto debba essere considerato un diritto fondamentale ai sensi della Carta dei Diritti Umani dell’UE va contro tutto ciò che noi, come pro-life, abbiamo a cuore; non solo è una proposta sbagliata di per sé, ma in più nessuno stato membro sovrano dell’UE può vietare l’aborto.

Ciò va contro non solo la logica e la ragione, ma anche contro la base giuridica fondamentale dell’Unione e contro il principio di sussidiarietà. I Trattati sono chiari: aborto ed eutanasia sono materie di competenza degli Stati membri. Per cambiare la situazione è necessaria una decisione unanime di tutti gli Stati membri dell’UE.(…)

Occorre quindi elaborare una strategia (…) per convincere sia i parlamentari che i governi rappresentati nel Consiglio dei Ministri e nel Consiglio Europeo, che questa proposta, anche se attualmente approvata dal Parlamento Europeo, non è approvata dall’ala politica dell’Unione.

Il secondo tema di cui vorrei parlare è che siamo associazioni pro-vita. Non siamo solo contro qualcosa, cioè l’aborto. Siamo a favore di una cultura della vita piuttosto che della morte. So che alcuni di voi, se non tutti, sono attivi nella consulenza alle madri in difficoltà. Altri forniscono assistenza finanziaria, assistenza medica e persino residenze e case per le madri che rifiutano di interrompere la gravidanza. (…)

Mostriamo al grande pubblico che abbiamo a cuore la vita al punto da salvarla e che ci prendiamo cura anche di coloro che decidono di portare avanti la gravidanza. Pubblicare informazioni, dati e numeri su quanti bambini sono stati salvati dalla morte e su quante cure e consulenze sono state fornite incoraggia la lobby pro-vita ad impegnarsi per ottenere ulteriori risultati. Il compito che ci attende non è facile. È davvero pieno di sacrifici. La cultura soffocante del relativismo, del consumismo, dell’egoismo non fa ben sperare per una campagna a favore della causa della vita. Tuttavia, proprio per questo motivo c’è più bisogno che la società civile sottolinei l’importanza della vita umana; non perché siamo in maggioranza – in realtà non lo siamo – ma

perché è la cosa giusta da fare. Il compito non sarà facile.

Il crescente contesto di posizioni antivita, le campagne organizzate contro le associazioni pro-vita, i tentativi addirittura di rimuovere le associazioni pro-vita dalla lista della lobby del Parlamento Europeo sono solo alcuni esempi degli ostacoli e dei problemi che dobbiamo affrontare. Ciò significherà sacrifici.

Ma chi può dimenticare il grande sacrificio compiuto da Jérôme Lejeune, padre della genetica moderna, che quando avvertì che le sue scoperte non dovevano essere usate per uccidere esseri umani non ancora nati, fu ostracizzato dalla comunità scientifica e gli venne addirittura negato il prestigioso Premio Nobel per la Medicina che meritava. Quando ci sentiamo abbandonati, soli e sul punto di perderci d’animo: ricordiamo il sacrificio di Jerome Lejeune. (…)

Grazie.

Tonio Borg, maltese, classe 1957, è membro del Comitato Esecutivo di One of Us e Presidente di Life Network Malta, nonché docente in Diritto Pubblico all’Università di Malta. È stato Commissario Europeo, più volte Primo Ministro e Ministro in diversi ministeri a Malta. Uomo di giustizia, mette la sua competenza, il suo amore per la conoscenza e per la politica a servizio della vita umana nascente, e lo fa con passione.

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La Polonia si batte per la vita In Polonia è in corso una battaglia per difendere la vita umana, dal concepimento alla morte naturale, contro il progetto di depenalizzazione dell'aborto presentato al Sejm (Camera dei deputati) dalla coalizione governativa liberale e di sinistra.

di Don Mariusz Frukacz*

Polonia per la vita Anche se il nuovo governo, con la forza e contro la legge, ha preso il controllo dei media pubblici e la maggioranza dei media promuove l’ideologia gender, le famiglie polacche e i movimenti per vita chiedono ai politici tutela e difesa della vita umana e della famiglia naturale.

Oggi in Polonia si sente l’influenza del secolarismo, dell’ideologia gender.

Ma molte persone sono sempre più consapevoli del loro ruolo per la difesa della vita del bambino. In questo momento si può parlare di un risveglio di attenzione sui temi della vita. Tante persone partecipano ai dibattiti sulla questione della vita umana. Le iniziative di volontariato portano grandi frutti: vi partecipa sempre più gente. Questo significa che molta gente ha un cuore aperto alla difesa della vita umana. Sono tanti i giovani che partecipano alle varie iniziative perché sanno che ogni giorno molte persone hanno bisogno del loro aiuto.

Politica e aborto In Polonia durante la campagna elettorale dello scorso anno hanno avuto un ruolo 42

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SÌ alla VITA

non soltanto i problemi economici ma anche i temi della vita. Il nuovo governo liberale e di sinistra ha iniziato il dibattito sul disegno di legge per depenalizzare l’aborto. Ma questa proposta, come sottolineato dai partiti di opposizione di destra e dai membri dei movimenti pro-vita, ha rivelato una serie di errori legali nel disegno di legge.

In Polonia esiste una forte lobby abortiva, che consente alle donne di ottenere la pillola abortiva online senza la visita di un medico, senza un esame ecografico, senza valutare l’età prenatale del bambino.

Queste organizzazioni partecipano anche molto attivamente ai lavori del Comitato Straordinario per garantire l’adozione di queste norme pericolose, perché sono nel loro interesse. Nelle realtà proposte dal progetto, il consenso previsto dal codice resterà non verificabile perché introduce l’impunità per l’aborto prima della dodicesima settimana di vita prenatale del bambino, l’impunità per l’aborto nel primo trimestre di gravidanza. «La legge prevede, inoltre, la completa eliminazione di due reati dal codice penale: favoreggiamento e induzione all’aborto.

La legge sulla depenalizzazione dell’aborto, che modifica le pertinenti disposizioni del Codice penale, costituisce una violazione delle norme della Costituzione, violandone profondamente l’assiologia. In tal modo, decade la garanzia fondamentale data dall’art. 38 della Costituzione polacca, secondo cui ad ogni persona è garantita la tutela giuridica della vita. E il concepito è un essere umano e un soggetto di diritto» ha spiegato Anna Łabno, costituzionalista, docente di diritto.

La commissione parlamentare straordinaria sull’aborto ha presentato una legge che modifica il codice penale affinché l’uccisione dei bambini non ancora nati non sia punibile in Polonia. I medici potrebbero eseguire impunemente aborti su richiesta nei primi mesi di gravidanza, e se si sospetta che il bambino sia malato o disabile (es. sindrome di Down), sarà possibile ucciderlo anche al nono mese di gravidanza. Inoltre, il medico non sarà punito anche se l’aborto da lui eseguito fino alla 12a settimana di gravidanza causasse il decesso della donna.

Il disegno di legge che depenalizza

l’aborto in Polonia è sostenuto dalla maggioranza della coalizione di governo.

La depenalizzazione dell’aborto, come dicono gli specialisti di diritto costituzionale, è un’idea importata dalla Germania, dove nel 1974 il Bundestag ha adottato la legalizzazione dell’aborto quasi senza restrizioni. La situazione era identica a quella della Polonia nel 1996, quando la sinistra fece approvare la legge sull’aborto alla Camera dei deputati. La storia si ripete.

Respinto il disegno di legge «La forma proposta di depenalizzazione dell’aborto equivale alla sua piena legalizzazione ed è in evidente contraddizione con la Costituzione della Repubblica polacca», ha scritto il consiglio direttivo della Federazione polacca dei Movimenti per la vita in una dichiarazione in cui ha fatto appello ai parlamentari affinché respingessero il disegno di legge che depenalizza l’aborto.

Il Sejm ha respinto il disegno di legge sulla depenalizzazione dell’aborto: 215 deputati hanno votato a favore, 218 deputati hanno votato contro e 2 si sono astenuti. I partiti

KO (coalizione civica europeista), Terza Via e Sinistra hanno votato in toto a favore del progetto. Contrari PiS, Konfederacja e Kukiz’15 (partiti allineati a destra).

Fondamentali sono stati i voti del PSL (Partito popolare polacco): solo quattro membri di questo gruppo hanno votato a favore dell’adozione del progetto.

«Sono contenta che nel Sejm ci siano abbastanza deputati che non sono d’accordo con l’aborto a richiesta e si battano per il bene delle donne e dei bambini» afferma Magdalena KorzekwaKaliszuk, presidente della Fondazione Gruppo Proelio. *Giornalista del settimanale cattolico Niedziela

Anche se il nuovo governo, con la forza e contro la legge, ha preso il controllo dei media pubblici e la maggioranza dei media promuove l’ideologia gender, le famiglie polacche e i movimenti per vita chiedono ai politici tutela e difesa della vita umana e della famiglia naturale SÌ alla VITA

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L’agenda del MpVI

Iniziamo questa nuova rubrica che, come direttrice della rivista, ho fortemente voluto per far conoscere schematicamente eventi, convegni, congressi, principali attività, campagne, direttivi, incontri di Giunta del MpV Italiano. Oltre a questo, vengono segnalati gli impegni in programmazione.

Una informazione necessaria e preziosa per i lettori di “Sì alla Vita”.

LUGLIO – AGOSTO 2024 15 luglio 2024

Assemblea di One of Us

3-7 luglio 2024

Trieste, 50esima Settimana Sociale dei Cattolici in Italia

09 luglio 2024

Roma, costituzione dell’Associazione Amici di Carlo Casini

16 luglio 2024 Roma, Senato della Repubblica “Scientificamente uno di noi. Nascituro appello alla ragione” 23 luglio 2024 Lourdes, “Educare alla Pace. Promuovere la Pace e la Salute.

Pregare per la pace e i sofferenti” 25-31 luglio 2024 S. Maria di Leuca, Quarenghi estivo 26 luglio 2024

Webinar “Che si sentenzia davvero sul fine (della) vita”

20-25 agosto 2024 Rimini, Meeting 29 agosto - 1 settembre 2024 Corso di Alta Formazione R. Bennati - Tresche Conca (VI)

a cura di Soemia Sibillo

Le riunioni di Direttivo e Giunta del MpVI

Vuoi leggere i comunicati stampa e la rassegna stampa del Movimento per la Vita? www.mpv.org/press/ 44

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SÌ alla VITA

25 luglio 2024

Riunione di Giunta Esecutiva MpVI (on line)

29 luglio 2024

Riunione Consiglio Direttivo MpVI (on line)

07 settembre 2024

Bologna, Riunione Consiglio Direttivo MpVI

In programma 19-21 settembre 2024

Budapest, European Pregnancy Help Leaders Summit (HBI)

Ottobre 2024

Parlamento Italiano, Roma - Convegno su Carlo Casini

15-17 novembre 2024

44° Convegno Nazionale Carlo Casini “Parole di Speranza. Il servizio alla vita tra cultura e volontariato” Move-Hotel Mogliano Veneto (TV)

Novembre 2024

Parigi, Forum di One of Us

Leggi gli approfondimenti sulla newsletter Vita di Avvenire (https://www.avvenire.it/Archivio/Vita/2024/8), curata da Francesco Ognibene, che puoi ricevere gratuitamente iscrivendoti al seguente link: https://www.avvenire.it/Account/Register?sectionUrl=newsletter

Novità 2024

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A grande richiesta è finalmente arrivato il nuovo libretto!

Un volume colorato, moderno, versatile, utilizzabile per le scuole ma anche come diario di gravidanza per una neo mamma.

Ordina le tue copie scrivendo a ordini@mpv.org, DIFFONDI LA CULTURA DELLA VITA!

Una volta che si sono palesate quelle due lineette, da quando inizierai a dirlo in giro, la domanda più gettonata che ti sentirai porre fino allo sfinimento sarà: “ma quando nasce?”. Tutto sembra scontato, da sempre le donne affrontano gravidanza e parto, nulla di più normale.

Eppure non è così, sappiamo che quella scelta cambierà la tua vita: è un percorso, un cammino. È qualcosa che talvolta non scegli, eppure arriva e cresce in te. Anche se non te lo aspettavi, anche se lo desideravi ma ora che c’è non ti senti pronta o non sei certa di volerlo, anche se progettavi di fare ancora tante cose, anche se lasci sempre i vestiti

sulla sedia e non hai imparato a fare il ragù… Tutti gli “anche se” dell’universo non cambieranno questo stato. E fa paura, certo. Ed è emozionante, assolutamente. Mentre pensi a tutto quello che sta cambiando e alla vita che ha iniziato a vivere in te, non perdere di vista te stessa, perché anche per te inizia un mondo fatto di prime volte, questa è la TUA nascita come mamma!

Allora coraggio, afferra la mia mano, lasciati condurre alla scoperta - o forse riscoperta - di un fantastico mistero chiamato… Vita! Che poi si sa, lo studio fatto sui banchi di scuola è così teorico e lontano, ma quei concetti, quei “paroloni” tanto duri da memorizzare, oggi parlano di te e dell’avventura che ti attende. SEI PRONTA?

Il Movimento per la Vita Italiano al Meeting di Rimini Incontri dedicati alla cultura della Vita

di Soemia Sibillo Il Movimento per la Vita Italiano ha partecipato al Meeting di Rimini con uno stand situato al PAD C4 in rete con Fondazione Vita Nova, il network Ditelo sui Tetti e la Confederazione Italiana dei Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità (CIC-RNF).

Il MpV Italiano, riprendendo il fil rouge che lo lega al Meeting di Rimini, è ritornato quest’anno all’appuntamento culturale più frequentato al mondo.

Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo? Questo il tema 2024 del Meeting di Rimini. Cosa c’è di più essenziale della Vita umana? La maternità è la bellezza dell’essenziale. Non ci sono orpelli, rivoli, solo l’alleanza madre-figlio. Il più povero tra i poveri, il bimbo non ancora nato, la dignità e la difesa della Vita umana. Questo è l’essenziale. Durante la settimana, presso lo stand del MpVI, si sono svolti, con grande partecipazione e coinvolgimento di pubblico, una serie di incontri, liberi e gratuiti, per approfondire e diffondere la cultura della vita. Li elenchiamo di seguito.

20 agosto 2024 | ore 17.30

I MODERNI METODI NATURALI

UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA CONTRACCEZIONE E ALLA MENTALITÀ CONTRACCETTIVA

INTERVENGONO:

Michele Barbato, medico ginecologo Insegnanti di metodi naturali

21 agosto 2024 | ore 12.00 SERVO DI DIO - Giancarlo Bertolotti

UNA VITA PER LA VITA INTERVENGONO:

Michele Barbato, medico ginecologo Maria Boerci, medico ginecologo

21 agosto 2024 | ore 15.30

LA MEDICINA RIPARATIVA DELLA RIPRODUZIONE UNA VALIDA ALTERNATIVA ALLA FECONDAZIONE IN VITRO

INTERVENGONO:

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Michele Barbato, medico ginecologo Giuseppe Grande, medico andrologo

22 agosto 2024 | ore 17.00 Leandro Aletti

COMBATTENTE PER LA VITA NASCENTE INTERVENGONO:

Luigi Frigerio, amico e collega Marina Valmaggi, musicista

23 agosto 2024 | ore 12.00

LA FERTILITÀ

UN TESORO DA SCOPRIRE E CUSTODIRE

INTERVIENE: Cinzia Bagnoli, medico ginecologo

24 agosto 2024 | ore 12.00

I METODI NATURALI

UN CAMMINO EDUCATIVO DELL’AFFETTIVITÀ E DELLA SESSUALITÀ

INTERVIENE: Cinzia Bagnoli, medico ginecologo

24 agosto 2024 | ore 18.00

FIGLI PREADOLESCENTI... CHE FARE? PROPOSTE CONCRETE PER GENITORI EDUCANTI

INTERVENGONO:

Lorenzo Rizzi, medico pediatra Animatrici incontri “Il corpo racconta”

25 agosto 2024 | ore 12.00

L’ESSENZIALE DELL’AMORE CONOSCERSI PER DONARSI

INTERVIENE: Cinzia Bagnoli, medico ginecologo

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Sei in difficoltà a causa di una gravidanza?

Ti ascoltiamo

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RUBRICA

Amici di Carlo Casini | a cura di Angelo Passaleva, Presidente dell'Associazione

La nascita dell’associazione Inauguriamo una nuova rubrica che davvero non potevamo non inserire perché anche noi del “Sì alla Vita” siamo Amici di Carlo Casini! Ispirata prima dalla rete e poi dall’Associazione omonima, è curata da Angelo Passaleva, storico amico di Carlo e tra le colonne portanti del MpV. L’Associazione “Amici di Carlo Casini” Chi ha conosciuto Carlo Casini – e siamo davvero in molti – sa con quanta passione, amore, dedizione e sacrifici ha dedicato la sua esistenza per promuovere e tutelare il valore della vita umana fin dal primo istante nel concepimento. La sua è stata una vocazione, una missione. È doveroso ricordare e far conoscere la figura di Carlo, testimone luminoso che ha saputo mettere i suoi numerosi talenti a servizio della società e della Chiesa, con tanta umiltà ed esercizio eroico delle virtù. Per questo, il 9 luglio scorso è stata formalmente costituita a Roma, su iniziativa della famiglia e di alcuni amici stretti, l’Associazione “Amici di Carlo Casini”. Il 9 luglio corrisponde alla data di nascita di Maria, moglie di Carlo, e la data è stata scelta per la profonda comunione che ha sempre unito i due sposi.

Tra gli scopi dell’Associazione, lo statuto indica quelli di «custodire e diffondere il patrimonio intellettuale, culturale, sociale, giuridico, legislativo, politico e spirituale di Carlo Casini; raccogliere l’opinione diffusa tra i fedeli circa la purità e l’integrità

della sua vita, delle sue virtù umane e cristiane, del suo pensiero, delle opere e della sua spiritualità; diffondere la fama di santità di Carlo attraverso ogni mezzo di comunicazione». L’Associazione si pone anche la finalità di chiedere ufficialmente – l’anno prossimo, allo scadere dei cinque anni dalla nascita al Cielo di Carlo – l’apertura della causa di beatificazione.

In molti chiedono l’avvio della Causa e l’aspettano. Cogliamo questa possibilità come sorgente di Grazia che la Chiesa offre per «perseguire – come si legge nello statuto – la personale santificazione di tutti i membri, attraverso la pratica della vita cristiana e l’imitazione delle virtù di Carlo Casini, soprattutto il suo amore verso Dio e verso il prossimo». Toccanti le parole della moglie di Carlo: «Carlo trasmetteva una luce che lo rendeva raggiante; si nutriva quotidianamente dell’Eucarestia e per questo aveva il cuore traboccante dell’Amore di Dio che lo rendeva capace di voler bene a tutti, di saper portare la gioia e la speranza con la convinzione che il bene vince sempre, di infondere la fiducia nell’Amore Infinito di Dio per ciascuno di noi». L’Associazione è collegata a due importanti iniziative: il “Rosario del 23 con

e per Carlo Casini”, coordinato da Marco Caponi, e la Rete “Amici di Carlo Casini”, coordinata da Anna e Alberto Friso.

Il rapporto con Movimento per la Vita è di grandissima vicinanza e di stretta collaborazione. Basta andare nel sito del MpV per rendersene conto e seguire questa rubrica inaugurata con il presente numero di “Sì alla Vita”. «L’Associazione mette a fuoco ciò che di Carlo Casini è presente nel Movimento per la Vita – spiega Marina – e fa da punto di raccolta, raccordo e promozione, per così dire, circa quanto si muove attorno alla sua figura. Le finalità del MpV sono più ampie di quelle dell’Associazione e sarebbe scorretto concentrarle solamente su Carlo Casini; nello stesso tempo, però, il patrimonio intellettuale e spirituale di Carlo Casini continua ad essere indispensabile per irrorare e alimentare il Movimento che dell’Associazione è già un pilastro».

Possono aderire singoli, o soggetti collettivi come associazioni, enti, parrocchie, movimenti. Per il momento chi desidera segnalarsi per ricevere informazioni sulle modalità per aderire, può inviare una mail a amicidicarlocasini@gmail.com SÌ alla VITA

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DA LEGGERE |

I primi 1000 giorni di un bambino: dal dolore al riso di Ferdinando Sallustio «Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira». Così diceva il grande Salinger, l’autore de Il giovane Holden. Io non conosco di persona, purtroppo, il prof. Carlo Valerio Bellieni, perciò, per complimentarmi con lui dopo la lettura del suo I primi 1000 giorni d’oro: puericultura per i genitori e per chi cura i bambini l’unica cosa che posso fare è scrivere questa recensione.

Il volume (160 pagine, 15 euro) è appena uscito per Ancora editore.

Bellieni è un medico neonatologo e saggista italiano. Insegna terapia neonatale alla Scuola di specializzazione in pediatria dell’Università di Siena. È membro della Pontificia Accademia Pro-vita e da anni è impegnato nella ricerca nel campo della neurofisiologia e della sensorialità feto-neonatale. Ha brevettato apparecchi elettromedicali per la valutazione del dolore del neonato e per l’insonorizzazione delle termoculle neonatali. Ha pubblicato numerosi libri, tra cui Godersi la gravidanza... come una volta, La cultura dello scarto. E la sfida della solidarietà, Padroni della vita? Piccolo vademecum di bioetica, La morte dell’eutanasia: i medici difendono la vita e L’alba dell’”io”. Dolore, desideri, sogno, memoria del feto.

Nei “primi 1000 giorni d’oro”, circa tre anni, si forma quasi per intero la nostra memoria, la nostra personalità, il nostro modo di vedere il mondo: insomma, tutto quello che noi “siamo”.

Ecco come viene presentato il libro: cosa vuole sapere una mamma quando… diventa mamma? E cosa fa diventare il medico dei bambini più… medico? La risposta è nel guardare al bambino come il bambino chiede di essere guardato. Non come una serie di grattacapi che provoca, né solo come una serie di malattie da prevenire. C’è anche questo, ma il bambino chiede di più. Oggi tutta la società è spaventata dall’idea stessa di bambino: perché il bambino disorienta, perché non è definibile e catalogabile; perché ha una logica tutta sua, e infine perché è una grossa responsabilità. Ma è anche una bella avventura. Queste pagine sono per tutti e aiutano a vivere insieme questi affascinanti primi mille giorni: quelli della prima reciproca conoscenza.

E da un esperto del dolore dei neonati (e dei non ancora nati) viene anche una bella dissertazione sulla risata dei più piccoli: perché, invece, i bambini ridono tanto? Ci si aspetta che lo facciano per gioia, ma non è così. Dietro a quel gesto ci sono significati ben più profondi: «Dal camminare al parlare, tutto quello che il bambino impara lo apprende per imitazione. Il neonato ride perché vuole imitare i genitori e ricevere la loro approvazione, dal momento che rispondendo al comportamento di mamma e papà con un comportamento simile verrà gratificato da un sorriso, da una 50

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carezza». «Dai 2 ai 5 anni non ride più prevalentemente per imitazione, ma comincia a farlo per stupore. Un bambino ride quando vede il padre con un naso da clown finto perché riesce a capire che c’è qualche cosa fuori posto e quando comprende che è solo uno scherzo del papà, si calma e ride». «Verso i 4-5 anni di età il bambino si rende conto che gli altri possono avere pensieri diversi dal suo, impara a gestire concetti astratti, a giudicare e a capire le prime barzellette. Apprende sempre di più il senso dell’ironia, la sua risata sarà più simile a quella degli adulti fino a quando, a 10 anni, comincerà a ridere in maniera cosciente perché, come i grandi, saprà distinguere appieno il falso nella vita, ossia le “incongruenze”».

Conclude il pediatra: «Studi condotti in tutto il mondo hanno dimostrato che un’atmosfera di umorismo si traduce in una migliore qualità di vita, in una maggiore possibilità di trovare piacere, provare gioia e scaricare la tensione (…) Inoltre, la risata attiva la chimica della voglia di vivere e aumenta la nostra capacità di combattere le malattie, il che la rende un efficace strumento di autocura e di sostegno al nostro sistema immunitario aumentando gli anticorpi che combattono le infezioni».

Autore: Bellieni Carlo Casa Editrice: Ancora Pagine: 160

EAN: 9788851428518 Data pubblicazione: 2024 Collana: Percorsi familiari

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TenerAmente | a cura di Maria Pia Sacchi e Gianni Mussini

Franco Vitale e la buona battaglia per la vita Franco Vitale, figura storica del Movimento per la Vita nazionale e lombardo, se ne è andato il 4 giugno dell’anno scorso e giustamente è stato ricordato da moltissimi amici, anche pubblicamente (ricordiamo in particolare un articolo di Elisabetta Pittino comparso su “Avvenire”).

Da parte nostra, nel primo anniversario della morte, lo ricordiamo come suoi assidui compagni nella buona battaglia per la vita. Tra di noi, e anche con la sua cara moglie Erika, si era proprio in famiglia.

Ma andiamo con ordine. Nei primi anni Ottanta a Gianni toccò presiedere la Federazione lombarda dei CAV, eredità preziosa del suo primo presidente, il bresciano Glauco Davolio (squisito giurista della scuola di Martinazzoli e soprattutto un ragazzo veramente d’oro, purtroppo prematuramente scomparso).

Nacque più o meno nello stesso periodo un organismo che comprendeva i Movimenti per la Vita della nostra regione, e a guidarlo fu appunto Franco Vitale, coadiuvato con inesorabile precisione dalla moglie Erika Palazzi. Era una coppia felicemente ossimorica, lui così bonariamente effusivo e lei così energica e talvolta persino spigolosa: capitavano così dei gustosi siparietti, anche pubblici,

degni di quelli tra Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Ma quanta bontà e quanta passione per la causa in questa coppia mandata dalla Provvidenza dalle Marche native nel popoloso quartiere che anima i dintorni di Via Tonezza, sede del CAV e del Movimento per la vita Ambrosiano e anche di una Casa di Accoglienza (su tutto vegliava la grande anima di Padre Ferdinando Colombo).

Così capitava spesso che un sabato pomeriggio ci si trovasse a Milano con i rappresentanti dei CAV e un altro con quelli dei Movimenti per la Vita: spesso le medesime persone, ma nel secondo caso guidate da Franco Vitale. Cosa abbastanza rara, non ci furono mai polemiche o gelosie tra le due realtà, tanto più che a un certo punto ci fu la provvidenziale invenzione – in Lombardia come nel resto d’Italia – di una Federvita che comprendesse CAV e Movimenti.

Ne fu a capo Massimo Beneggi, di Saronno, e dopo qualche anno appunto Franco Vitale, che ne divenne il leader storico, prima di passar la mano a Paolo Picco, cui è succeduta Elisabetta Pittino.

Fu proprio Franco a impegnarsi nella ricerca di voti (in questo la sua bonarietà e simpatia gli spalancavano molte porte) perché Gianni diventasse vice-presidente

nazionale del Movimento per la Vita.

Anche a Roma Franco si faceva valere con i suoi appassionati interventi in direttivo (quando la passione debordava, allora lui arrotava in modo inconfondibile la R: segno che la cosa era davvero importante!).

Ma intanto quanti viaggi in treno, ancora con l’inseparabile sposa, quante ore trascorse in interminabili sedute, quanto lavoro (nell’amato laboratorio giuridico Franco, nel Progetto Gemma e in tanto altro Erika).

Insomma, il ricordo di Franco è in realtà quello di una coppia felicemente vocata alla causa della vita. Per non parlare della loro numerosa famiglia ricca di nipoti.

Chiudiamo proprio con un flash su Franco nel suo rapporto con i bambini. Da noi a Pavia fece conoscenza della nostra terzogenita Lorenza, ancora piccolina: ne nacque una simpatia reciproca che non è più finita. Tanto che, quando le comunicammo la notizia della scomparsa di Franco, Lorenza, da Istanbul dove vive, ci fece pervenire il suo dolore più schietto, come avviene quando muoiono le persone vere.

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SANTI ED EROI PER LA VITA | a cura di Elisabetta Pittino

Santi per la Vita Giancarlo Bertolotti,

8 agosto 1987: cima Torre di Toblin-Dolomiti

una vita spesa per la Vita Nascente e il Bell’Amore di Michele Barbato, Presidente Associazione Giancarlo Bertolotti

Sabato 5 novembre 2005 muore a Pavia il dottor Giancarlo Bertolotti, medico della clinica ostetrica del Policlinico San Matteo di Pavia, a seguito di un incidente stradale. A sei anni dalla morte la Diocesi di Lodi, dopo aver ricevuto il 7 febbraio 2012 parere favorevole dalla Conferenza Episcopale Lombarda e il 23 ottobre 2012 il Nulla Osta della Congregazione delle Cause dei Santi, ha deciso di dare inizio al Processo canonico di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio, constatando l’esistenza di una robusta fama di santità.

Il 1° novembre 2012 è stato pubblicato l’editto che ufficializzava l’inizio del processo di beatificazione e canonizzazione per quest’uomo, che da allora può essere chiamato “Servo di Dio” e che ha fatto “dell’amore bello”, come lo chiamava San Giovanni Paolo II, e la difesa della vita nascente lo scopo della sua vita. Ora tutta la documentazione relativa al processo di canonizzazione e beatificazione, conclusa la fase diocesana, è a Roma e siamo in attesa che venga proclamato Venerabile. Un uomo dedito totalmente alla sua missione di medico.

Povero con i poveri e amico dei poveri (ne aveva in ogni parrocchia), aveva il carisma particolare della difesa della vita nascente.

Durante la sua attività ospedaliera e consultoriale, quando incontrava mamme tentate o decise ad abortire, lasciava qualsiasi attività e dedicava tutte le sue energie umane, economiche e spirituali per aiutarle a scegliere la Vita. Sono più di mille i bambini sottratti al buio dell’aborto, grazie alla carità prodigata a donne che, a 52

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poco a poco, si scoprivano madri. Quante donne ha sostenuto personalmente economicamente ogni mese …..senza che nessuno lo sapesse!

Al carisma della vita nascente univa quello di saper capire il cuore della femminilità.

In senso bello e mistico, si “innamorava” di tutte le donne. Per questo, lui scapolo e casto, capiva la bellezza grandiosa della sessualità molto meglio di tanti navigati uomini di mondo. Fin dal primo momento della pubblicazione dell’Enciclica Humanae Vitae si è speso per far capire la bellezza dell’“amore bello” impegnandosi con studi specifici sul tema della Regolazione Naturale della Fertilità (RNF) e in una costante attività promozionale tra le coppie che incontrava.

Ha sostenuto economicamente anche molti medici, ostetriche o infermieri perché si formassero sul tema della RNF e non si adeguassero alla mentalità contraccettiva imperante.

Giancarlo è stato davvero molto attivo nella RNF sia a livello nazionale che internazionale: ha partecipato alla fondazione nel 1974 a Washington della FIDAF/IFFLP (che raggruppava tutte le realtà che nel mondo si occupavano di RNF) e successivamente a tutti i principali congressi mondiali e Europei.

A livello Italiano è stato uno dei maggiori sostenitori del Camen (Centro Ambrosiano Metodi Naturali) fin dal suo inizio nel 1978.

Ha collaborato a diversi progetti di ricerca sul tema della RNF. È stato tra i fondatori della Bottega dell’Orefice (Associazione di insegnanti di metodi naturali) e della CICRNF (Confederazione Italiana Centri

per la Regolazione Naturale della Fertilità).

La sua vita è narrata in un libro Una vita per la vita. Il ginecologo Giancarlo Bertolotti di Angelo Comini (edizioni Paoline con prefazione del Card. Angelo Comastri) nel quale sono riportate anche le esperienze giovanili del ragazzo di allora, con i conflitti e le scelte definitive tra la scelta di dedicarsi al sacerdozio o di rimanere allo stato laicale.

Ne emerge la personalità di un uomo di grande profondità e spirito umanitario che ha speso la sua vita a favore della vita che nasce.

Sono sempre stato impressionato dalla sua consapevolezza che tutto ciò che si faceva era sempre da ricondurre a Gesù.

Non sono più io che vivo ma Lui che vive in me, questo è stato vero per lui.

Al suo funerale, il primario del reparto in cui prestava servizio, che spesso lo aveva osteggiato per la sua testimonianza a favore della vita, ne fece singhiozzando un memorabile elogio. Poco dopo tutti i medici della clinica ostetrica fecero obiezione di coscienza con riguardo all’interruzione volontaria della gravidanza e non hanno più praticato aborti. Tanti sono i bambini che, grazie alla generosità di Giancarlo, morto in povertà, oggi possono sperimentare la bellezza della vita. Sono grato dell’amicizia che ci ha visto insieme in tante iniziative e spero in un rapido riconoscimento delle sue virtù eroiche e della sua santità. Per maggiori informazioni contattare “l’Associazione Giancarlo Bertolotti” al seguente indirizzo email: ass.giancarlobertolotti@gmail.com

Eroi per la Vita Pattaramon Chanbua, un’umile eroina per la vita di Elisabetta PIttino

Pattaramon Chanbua, “l’umile eroina per la vita”, come fu definita dalla Federazione One of Us nel 2016, è una giovane donna tailandese, madre.

La vicenda per la quale One of Us la premiò per aver «mostrato un impegno eccezionale nella promozione, nel rispetto e nella difesa della vita e della dignità della persona umana, dal concepimento alla morte naturale» suscitò scalpore a livello internazionale nell’estate 2014.

All’età di 21 anni Pattaramon Chanbua, madre di due figli, di sei e tre anni, accetta di affittare il suo utero ad una coppia australiana.

E fin qui nulla di eroico, anzi…tutt’al più un po’ di fastidio per chi vende la maternità, per chi affitta il suo utero per denaro, soprattutto per chi acquista donne e bambini, approfittando dei bisogni/ desideri e delle povertà economiche e umane altrui.

Pattarmon lavorava in una bancarella in una piccola cittadina balneare a sud-est di Bangkok, racconta “The Guardian” nel 2014.

Le vengono offerti 16.000 dollari australiani (9.000 sterline) per diventare una madre surrogata. «I soldi offerti erano tanti per me – dichiarava la donna a “The Guardian”– con quei soldi potevamo educare i miei figli e ripagare il nostro debito».

Accetta, e così vengono concepiti due gemelli, un bambino e una bambina.

Perfetto. Finché al terzo mese di gravidanza si scopre che uno dei gemelli, il maschio, ha la sindrome di down. I committenti (la coppia australiana o l’agenzia per la maternità surrogata, o entrambi, su questo ci sono versioni differenti) non vogliono più il bambino malato, un prodotto non previsto; del resto, il contratto/accordo

di surroga lo prevede e lo permette. La “madre” surrogata deve abortire il malato e tenere in vita la bambina sana.

A questo punto succede qualcosa, Pattaramon Chanbua si rifiuta di abortire il bimbo in grembo. Contravviene all’accordo.

I due bambini nascono: Gammy ha la sindrome di Down e una malattia cardiaca congenita e Pipah sana. La bambina viene presa, il bambino viene lasciato.

E qui accade il secondo atto eroico, Pattaramon Chanbua decide, d’accordo con il marito, di tenere questo figlio “inaspettato” e di provvedere a lui. Un cambio radicale che ha generato un eco straordinario e vari frutti.

Il frutto immediato di questa storia è stata la gara di solidarietà che allora generò una raccolta fondi (Hope for Gammy) per aiutare la famiglia e Baby Gammy e grazie alla quale furono raccolti in breve tempo 235.000$ (170mila euro) da tutto il mondo.

Il caso di Baby Gammy, inoltre, assieme a quello di 13 bambini nati tramite madri surrogate thailandesi, ha portato il Parlamento di Bangkok a mettere al bando la pratica degli “uteri in affitto”, che vedeva

nella Thailandia uno dei leader mondiali.

Al compimento del primo anno di età Baby Gammy riceveva la cittadinanza australiana, in seguito alla richiesta della madre. Pattarmon, poi, chiederà di poter ricongiungere i due gemelli, accogliendo in famiglia anche la piccola Pipah. I giudici australiani nel 2016 rigetteranno la richiesta e decideranno che la bimba resti affidata ai “genitori adottivi” (in “Avvenire” del 16.4.2016, (https://www.avvenire.it/ mondo/pagine/la-gemellina-di-gammydeve-rimanere-in-australia-) ma il coraggio della maternità non verrà meno.

In occasione della ricezione del premio One of Us per la Vita, nel 2016, la donna dichiarava «Ogni individuo ha diritto alla vita. Sono arrivata a questa convinzione attraverso le esperienze che ho vissuto con Gammy. Si tratta di un bambino che ha bisogno di amore, come tutti gli esseri umani. È socievole, gentile e amato da tutti. Voglio dire alle famiglie in attesa di un bambino con trisomia 21 che avranno una perla tra le perle, un dono che vi farà vedere le cose in modo diverso e vi farà conoscere l’amore con la A maiuscola».

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DALLE SEDI LOCALI | a cura di Soemia Sibillo

SAV di Palermo

Cronaca di una Festa della Mamma inaspettata di Francesca Rizzuto* Sabato mattina presto: sveglia puntuale e caffè un po' svogliata…

Certo, sarà una bella esperienza, ma uscire di casa senza obbligo di andare al lavoro e, per di più a primavera, devo ammetterlo… mi sta costando. Guido nella città semideserta ed entro nei viali silenziosi dell’ospedale civico di Palermo: poche persone, parcheggio libero e mi ritrovo dinanzi al reparto di “maternità”.

Tra alberi maestosi ed aiuole fiorite intravedo distrattamente operatori sanitari impegnati nella loro routine quotidiana, ma resto colpita da giovani uomini emozionati e nonne impegnate al telefono: in effetti, i visi felici e il tono della voce al telefono lasciano percepire l’ansia risolta dell’attesa e la gioia per il nuovo arrivo in famiglia. Dimentico immediatamente di essere in un ospedale: varco il portone e mi trasferisco in un’altra dimensione, come rapita. Per fortuna mi accompagna Rosanna Turrisi, medico anche lei e, soprattutto, amica dolce e vulcanica al tempo stesso.

Ci accoglie con formale gentilezza il responsabile del reparto, dott. Antonio Maiorana, che ci accompagnerà nella nostra visita alle neo-mamme con alcune collaboratrici: capisco sin dalle sue prime frasi che l’atmosfera qui è diversa. In pochi minuti mi appare chiaro il significato di professione intesa come missione: competenza unita sempre a passione, amore per la vita, capacità di stabilire relazioni, superando tutti i vecchi stereotipi riguardanti la relazione medico-paziente. Professionalità, organizzazione e, soprattutto, umanità. Qui ogni donna è una persona che viene accolta e sostenuta per vivere il momento più importante e delicato della sua vita: diventare madre. Dalle parole del dott.

Maiorana percepisco che è pienamente ed entusiasticamente consapevole del fatto che ogni giorno, con la sua equipe, partecipa concretamente al miracolo della natura: emerge come prioritaria l’esigenza di essere sempre “attenti” all’altro, che si traduce in ascolto delle esigenze sia mediche che relazionali.

Visitiamo le mamme che hanno accanto i loro bambini nati da poche ore: dai loro occhi capisco che il giorno appena trascorso non è stato una passeggiata, sono stanche ma hanno un sorriso che ti scalda il cuore. Sanno già che è iniziata per loro una nuova vita: una fase incredibile e interminabile, in cui l’amore per una piccola creatura le riposizionerà nel mondo. Un prima e un dopo che cambia tutto. Domani sarà la loro prima Festa della Mamma: fino a ieri non ci pensavano…. Quasi una piccola ricorrenza superflua, fatta di fiori e cioccolatini…. Oggi invece! Sono felici nel ricevere il piccolo regalo che doniamo loro e ci dicono il nome dei nuovi arrivati con tenerezza ed orgoglio. Vivo questa passeggiata tra le culle con un’ebbrezza che non immaginavo: un’esplosione di energia, di speranza, di futuro che mi ricarica l’anima. Mi giro intorno e vedo voglia di vivere, di dare e ricevere amore, di sentirsi utili al mondo. Stiamo per concludere l’incontro quando arriva inaspettatamente il momento più emozionante: con discrezione, e dopo avere chiesto delicatamente di entrare, ci ritroviamo 54

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in una sala nella quale stanno riposando una mamma con il suo bambino, nato da una ventina di minuti. Silenzio generale.

Tutti commossi. Un essere umano di 3 chili, appena entrato nel mondo, ha la forza straordinaria di zittirci tutti: del resto, cosa si può aggiungere ad un simile miracolo? Meraviglia e ottimismo rinascono in me insieme a Pietro (nome di fantasia): una scossa di adrenalina. Mi commuovo profondamente e non sono la sola.

La visita è terminata e mi dispiace molto allontanarmi dal reparto.

So che tornerò alla vita quotidiana, fatta di famiglia, accademia, impegno sociale, completamente trasformata e riverserò in essa la meravigliosa lezione che ho appreso: la forza della vita che nasce è il motore più bello che esista, è in grado di vincere ogni pessimismo sul futuro della nostra società, ci fa la meravigliosa promessa che nessuno da solo può essere “felice” e che soltanto dalla donazione di sé può partire una rivoluzione silenziosa ma efficace. Grazie a coloro che ho visto oggi: mamme, papà, medici, operatori. Ci aiutano a costruire quel mondo migliore che i bambini appena nati meritano. E, nel farlo, ci richiamano alla responsabilità e all’impegno, ognuno nel proprio ruolo e con le proprie risorse intellettuali, affettive, sociali. Grazie Rosanna per avermi coinvolta in questa meravigliosa esperienza. Grazie Antonio per quello che fai e per come lo fai. * Francesca Rizzuto è professoressa associata di Sociologia dei processi culturali e comunicativi dell’Università di Palermo e svolge attività di ricerca sulla comunicazione pubblica e sul giornalismo. È socia del SAV Palermo dal 2021.

Lettera dal cuore di Sabrina Di Pasquali Varia La sofferenza degli innocenti scandalizza, soprattutto gli adulti, mentre i bambini malati “senza speranza“ di guarigione hanno sorrisi splendenti, riescono ad essere contenti anche per un “regalino”, vivono in pienezza. Loro vanno dalla vita alla vita eterna, per questo sono portatori di speranza, per questo sono già guariti. Gli adulti non sanno vedere, ma la sofferenza degli innocenti è preziosa e da vita.

Mentre scrivo piango nel ricordo di quel giorno in cui ho provato un’emozione forte, straziante, il mio cuore era lacerato ed ho impiegato giorni e giorni per riprendermi. Non potevo cancellare la visione di quei bimbetti sofferenti, alcuni con sguardo triste e tutti senza speranza di guarigione.

Il 26 maggio 2024 appena sveglia avverto uno stato di agitazione: devo recarmi con il SAV, sezione di Palermo, al reparto di oncologia pediatrica presso l’Ospedale civico di Palermo.

L’appuntamento è con Rosanna Turrisi, Presidente del SAV, sezione di Palermo e con altre socie. Noto che Rosanna è di casa, io mi sento spaesata. È la prima volta che visito quel reparto ma in passato ho avuto contatti con il reparto oncologico pediatrico del centro tumori di Milano, mia madre era ricoverata in quell’ospedale.

Ogni giovedì ho partecipato alla Messa riservata ai bimbi ricoverati e non potrò mai dimenticare i loro volti, le loro aste con flebo che si trascinavano dietro, tutti con le testine rase, emaciati.

Era una sfida con me stessa, stavo malissimo ma per tre mesi sono stata con loro, ho pregato con loro, li ho visitati nelle loro stanze, ho giocato con loro, alcuni li ho imboccati e compravo spesso sia cibo che giochini, ho fatto pure il Clown durante le vacanze di Natale. Quindi ero pronta a rivedere le stesse immagini tristi, strazianti. Ma non sei mai pronta ad affrontare la sofferenza dei bambini. Non sei mai pronta a parlare coi loro genitori. Ti domandi: perché?

Il medico di turno ad una mia domanda con fermezza ha risposto «Cara signora questi bambini non hanno speranza! Li accompagniamo con amore verso la morte, nessuno si salverà.

Solo un miracolo può guarirli».

Mi sono sentita mancare e in quel minuto mi è comparso davanti Giovanni con un sorriso splendente e due occhioni verdi. Con la sua asta con la flebo mi ha detto «Ciao signora sei un nuovo medico?».

Alcuni bambini giocavano in gruppo attorno ad un basso tavolino con operatori volontari. Abbiamo consegnato loro dei regali ed erano contenti, ci sorridevano, ci ringraziavano.

Abbiamo girato tutto il reparto entrando solo nelle stanze dove era possibile l’accesso. Non abbiamo visitato i bimbi in terapia intensiva, ma abbiamo consegnato o lasciato regalini per tutti.

Bimbi dai 2 anni a ragazzi di 15 anni tutti assistiti in stanza dai genitori.

Nei loro occhi la gioia nel ricevere in regalo dei super eroi comprati con amore dalla nostra Presidente, dolce e piccolina di

statura ma grande donna, che molto ha fatto e fa per il territorio.

Lei si muoveva con destrezza, conosceva tutti i piccoli ricoverati, la seguivo con molta ammirazione, facendo ciò che faceva lei.

Avevamo addosso tute asettiche, mascherine guanti e calzari per la tutela dei bambini.

Mi hanno colpito tutti, ma in particolare un bimbo di otto anni al quale abbiamo dato due regali perché ne era rimasto qualcuno in più. Si è messo a piangere e commosso ha detto «no questo datelo ad un altro bimbo, io già il mio l’ho ricevuto».

Questo bambino ha dimostrato una grande sensibilità un altruismo rari per quella età. I regali erano tantissimi perché un’amica di Rosanna, Giovanna, ne aveva portati altri. Tra di noi non abbiamo parlato, la commozione era troppa e profonda e quando siamo uscite quasi tutte ci siamo lasciate andare ad un pianto liberatorio.

Ho impiegato giorni per riprendermi.

Nelle settimane successive ho partecipato a gruppi di preghiera con S. Messe dedicate a questi bambini.

Io credo nei miracoli, ho una fede salda ma sono troppo piccola per capire il grande progetto del Signore!

Deve esserci una valida spiegazione per questa grande sofferenza.

Questi angioletti avranno un futuro felice leggero spensierato, io ci voglio credere.

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DALLE SEDI LOCALI | a cura di Soemia Sibillo

CAV di Ostuni

La testimonianza di generosità della comunità di Ostuni Il Battesimo di Miracle, Godstime e Toufick: un grande sì alla vita di Andrea Zaccaria Domenica 26 maggio 2024, presso la Parrocchia di Villa Specchia a Ostuni, si è svolto un momento di festa condiviso da enti, associazioni e famiglie del territorio. Tre fratellini, ostunesi di adozione, hanno ricevuto il sacramento del Battesimo dopo un percorso di assistenza e solidarietà durato molti mesi. I loro genitori, mamma Glory e papà Sadad, ad Ostuni da circa dieci anni, sono stati infatti protagonisti di un viaggio di preghiere, coraggio e amore.

Il percorso è iniziato a ottobre 2023 quando Glory, con il figlio in grembo, si è rivolta ai servizi sociali, che hanno subito attivato un iter di solidarietà insieme al Centro di Aiuto alla Vita “Dino Montanaro” di Ostuni. Il piccolo presentava infatti una patologia a livello cardiaco tale da dover essere sottoposto a cure specifiche in strutture specializzate. Fin da subito le realtà ostunesi si sono attivate per sostenere Glory e la sua famiglia.

In particolare, il Movimento per la Vita di Ostuni, presieduto da Caterina Andriola, ha seguito da vicino con sensibilità e affetto l’importante e delicata missione facendo rete con il Centro di Aiuto alla Vita di Palatino-Roma e con quello di Fasano.

Glory e Sadad hanno dovuto viaggiare tanto e stare lontano da Ostuni per diversi mesi per visite mediche e controlli accurati prima della nascita del piccolo Miracle. Una situazione delicata che ha richiesto cospicue somme di denaro per fronteggiare, su tutte, le spese per il trasporto e per il vitto e alloggio. La comunità ostunese, con generosità e amore, si è fatta carico dei costi, alimentando la speranza a sostegno del piccolo Miracle.

Le donazioni sono state effettuate da tante famiglie, da associazioni, ma anche da realtà nate in memoria di giovani cittadini ostunesi scomparsi prematuramente. Tra questi i compianti Laura Lacorte e Giacomo Melpignano, venuti a mancare entrambi a seguito di incidente stradale rispettivamente

nel 2021 e nel 2015. La famiglia di Laura ha voluto donare la somma, sempre frutto della generosità degli ostunesi, raccolta in occasione di una serata solidale organizzata nel dicembre scorso in occasione del compleanno di Laura, che avrebbe compiuto 23 anni. Il contributo in favore di Glory e Sadad è giunto anche dall’associazione “Il ricordo di un sorriso” in memoria del giovane Giacomo Melpignano.

Il piccolo Miracle è nato il 25 gennaio 2024 ed è stato subito sottoposto a due interventi chirurgici, uno mezz’ora dopo la nascita, l’altro una settimana dopo, entrambi perfettamente riusciti, che hanno permesso di curare la patologia e di averlo tra noi. Una gioia per la famiglia e per i tanti che si sono prodigati e hanno sostenuto con umanità il percorso. In occasione del Battesimo celebrato dal vicario foraneo don Maurizio Caliandro, erano presenti gran parte dei volontari e delle figure coinvolte in questo percorso.

La vita del piccolo Miracle è stata appesa ad un filo, ma la rete di associazioni e delle famiglie ostunesi, con il supporto prezioso della Chiesa, con i sacerdoti e i monasteri, e dei servizi sociali del Comune di Ostuni, con l’assessore Antonella Turco e con il dirigente Giovanni Quartulli, ha permesso di scrivere una pagina di vita e di comunità. «Ho vissuto, insieme alle mie volontarie e ai miei volontari momenti molto intensi, a tratti faticosi – afferma Caterina Andriola, presidente del Movimento per la Vita di Ostuni – ma nulla ci ha impedito di andare avanti insieme con coraggio e passione. Sono molto grata a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questo percorso che ha visto protagonista il piccolo Miracle insieme alla sua mamma Glory. Ma più di tutto sono grata al compianto professore Dino Montanaro che mi ha preceduto nel ruolo di Presidente – conclude Andriola – perché mi ha dato la possibilità di vivere la più straordinaria esperienza della mia vita».

CAV di Padova

Marcello Vinci: liberi per amare di Ubaldo Camilotti Marcello Vinci, mancato all’affetto dei suoi cari, il 19 luglio scorso, ha fatto parte del Centro di Aiuto alla Vita di Padova, fin dalla sua fondazione (1978). Ne è stato Vice Presidente dal 2001. Dal 2016 è stato eletto Presidente del Movimento per la Vita di Padova fino all’aprile del 2023, quando per motivi di salute ha assunto l’incarico di Vicepresidente. Dal 2021 è diventato Componente del Collegio Nazionale dei Probiviri del Movimento per la Vita Italiano.

Nell'ambito della sua attività nel CAV e nel MpV di Padova, si è sempre occupato dei cosiddetti "temi etici", con particolare riferimento all'interruzione volontaria della gravidanza, alla fecondazione assistita, nonché alle problematiche concernenti il "fine vita". Nato a Padova nel 1960, è stato avvocato che si è occupato di diritto di famiglia e di diritto minorile, Fondatore e Consigliere della Camera Minorile di Padova, membro del Comitato Etico per la Sperimentazione Clinica (CESC) delle Provincie di Verona e Rovigo, e ha anche collaborato con l’Università di Padova.

Marcello ha vissuto una vita intensa, ben al di là dell’impegno professionale di avvocato che lui tanto amava. Era un signore d’altri tempi, colto, gentile. Cercava sempre di offrire strumenti utili al ragionamento nello sforzo comune di giungere alla verità.

Marcello non dedicava semplicemente il suo tempo libero agli altri, ma, in un certo senso, liberava il suo tempo per dare spazio ai bisogni degli altri condividendone preoccupazioni, timori e speranze. Non lavorava solo per gli altri, ma con gli altri. Sapeva che il volontariato spezza il guscio dell’individualismo per liberare l’altro dalle necessità. Sapeva che il volontariato è fatto di gratuità, di relazioni umane, di soccorso. È stato di esempio in tutto quello che faceva, dalle cose più semplici come quella di marciare con il labaro del MpV e del CAV di Padova che lui ha voluto vicino alla sua bara, all’affrontare dibatti – a volte molto accesi – su temi particolarmente delicati, a protestare con fermezza, e mai con acrimonia, di fronte ad atti verso il MpV. Indimenticabile il suo impegno per realizzare la Casa di accoglienza Maria Cristina Cella Mocellin a Saccolongo (PD). Ha saputo accettare la sofferenza con straordinaria serenità senza mai far pesare le difficoltà che la sofferenza anche fisica gli procurava e ci ha fatto capire che nel volontariato per la Vita si fa una grande esperienza di libertà.

In ogni occasione ricordava infatti l’insegnamento del nostro grande maestro Carlo Casini, ovvero che la proposta del volontariato per la Vita non deve fermarsi alle pur necessarie opere di solidarietà concreta a donne in difficoltà per una gravidanza inattesa, occorre oggi anche un grande impegno culturale che faccia riconoscere la “infinita dignità” della persona, di ogni persona.

Ma cos’è la libertà? Ci sono mille definizioni di libertà.

Secondo il Movimento per la Vita, il rispetto della dignità umana porta a dare alla libertà il suo giusto significato. Se ogni uomo ha pari dignità, la libertà non può essere disgiunta dalla solidarietà e ogni discriminazione sull’uomo non è solo lesione del principio di eguaglianza, ma una lesione alla libertà. Quindi: noi siamo liberi per amare.

Ecco il messaggio che Marcello ci lascia in eredità. Ecco quanto Marcello mi ha pregato di dirvi.

Siamo liberi per amare e servire la vita, in particolare nelle “frontiere estreme della esistenza umana”.

RUBRICA

DALLE SEDI LOCALI | a cura di Soemia Sibillo

CAV Tempio Pausania - Sassari Mercoledì 21 agosto gli amici del Centro di Aiuto alla Vita di Tempio Pausania hanno festeggiano i 100 anni della signorina Anna Luciano con una piccola grande festa presso la Casa di Riposo S. Vincenzo di Calangianus (SS). Anna è una donna straordinaria, interamente dedicata al Signore, una delle prime, nella nostra zona, che ha interpretato la condizione femminile in maniera moderna e anche un po' rivoluzionaria rispetto ai tempi.

Giovane maestra, ha percorso a cavallo, sfidando convenzioni e pregiudizi dell'epoca, le impervie strade della Gallura per insegnare ai bambini delle nostre campagne.

A 50 anni decise di impegnarsi in politica e divenne la prima donna sindaco di Calangianus, un piccolo ma importante centro gallurese, noto in particolare per l'estrazione e la lavorazione del sughero.

A 57 anni cominciò a impegnarsi nel Movimento per la Vita, vivendo da protagonista la campagna referendaria del 1981 e subito dopo partecipando come socia fondatrice alla costituzione del Centro di Aiuto alla Vita di Tempio Pausania, il primo in Sardegna. Il suo

volontariato nel Centro, sempre impegnato ma silenzioso, ha aiutato a nascere decine e decine di bambini; la sua profonda sensibilità e la forte preoccupazione educativa hanno sostenuto mamme e famiglie infondendo loro il coraggio di accogliere le nuove vite che attendevano.

Anna ha raccolto attorno a sé molte altre donne che aiutassero economicamente il Centro, allargando il gruppo di sostenitori e simpatizzanti.

Quando le forze non le hanno più consentito di lavorare per il Centro, Anna si è ritirata. Ma, ancora una volta, nel silenzio e nella discrezione che le sono stati sempre compagni fedeli, ha continuato e continua a sostenere l'attività dei volontari con la preghiera costante.

Grazie Anna!

Il concorso fotografico di Federvita Friuli Venezia Giulia di Elena Pujatti

Si è conclusa la terza edizione del concorso fotografico La vita in uno scatto organizzato da Federvita Friuli Venezia Giulia. Il tema di quest'anno è stato Storie di bimbi, con scadenza il 12 maggio 2024. Gli elaborati sono stati valutati da una giuria composta da Tullio Fragiacomo (esperto di fotografia), Marina Senti (curatrice di mostre d'arte) e da Laura Mullich (psicoterapeuta).

Il primo premio è andato a Roberto Romanin con la sua foto dal titolo Leccornie, scattata in Messico durante un suo viaggio; il secondo premio a Silvia Pavan con Legami di sangue, una foto che ritrae un tenero abbraccio tra bimbi; il terzo premio a Katia Carraro con Esplorando i sentieri della vita, la foto di una bimba con imbragatura.

Alla premiazione sono intervenuti l’assessore comunale ai servizi sociali Guglielmina Cucci, la quale ha sottolineato l'attenzione del comune di Pordenone alle fragilità e alle gravidanze a rischio soprattutto per motivi economici; l’avvocato e consigliere Andrea Cabibbo, che ha ricordato l'implementazione di fondi per le gestanti, sottoscritta da lui stesso, da sempre attento al sociale e vicino alla realtà del Movimento per la Vita. Dopo la premiazione, la compagnia "Gli amici del teatro” ha intrattenuto l'assemblea con una commedia simpatica dal titolo La vita è un dono meraviglioso della regista Maria Rosaria De Vitis Piemonte: la protagonista, volontaria del CAV di Gorizia, interpreta la parte della mamma coinvolta direttamente in un caso di gravidanza inaspettata, come succede realmente nei nostri Centri.

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SÌ alla VITA

Dopo lo spettacolo, la serata si è conclusa nel ristorante dove una mamma sostenuta con il Progetto Gemma lavora attualmente come cuoca. Il concorso si è dimostrato un valido strumento per portare il messaggio della vita e far conoscere il Progetto Gemma alle scuole e nei vari ambiti della società.

Ogni giorno decine di mamme arrivano ai nostri CAV o ci contattano tramite SOS VITA. Se a ciascuna di loro abbiamo potuto offrire un aiuto personalizzato è stato grazie a chi concretamente ha sostenuto queste attività.

MA NON BASTA.

buone mani,

Il tuo 5x1000 è in quelle dei nostri volontari Firma ed inserisci il codice fiscale

030 133 304 89

C’è bisogno di ancora tanto aiuto per raggiungere le mamme in difficoltà, TU puoi fare la differenza in modo GRATUITO E SEMPLICE CODICE FISCALE

IN COSA TRADUCIAMO IL TUO 5X1000 DESTINATO AL MOVIMENTO PER LA VITA ITALIANO potenziamento del servizio d’emergenza SOS VITA, per continuare ad offrire ascolto immediato e anonimo alle donne che pensano di abortire formazione dei nuovi volontari per offrire un’accoglienza attenta e curata, data la delicatezza delle tematiche affrontate, capace di rispondere alle sfide del nostri tempi sensibilizzazione tramite il Premio Internazionale A.Solinas dei più giovani: per entrare nelle scuole e appassionare le nuove generazioni!

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMA SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO E DELLE ALTRE ORGANIZZAZIONI SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO SETTORE ISCRITTI NEL RUNTS DI CUI ALL’ART. 46, C. DI 1, DEL D. LGS. 3 LUGLIO NON LUCRATIVE DI UTILITA’ SOCIALE, DELLE ASSOCIAZIONI PROMOZIONE 2017, N. 117, COMPRESE LE COOPERATIVE SOCIALI ED ESCLUSE LE IMPRESE SOCIALI COSTITUITE IN FORMA DI SOCIALE E DELLESOCIETÀ, ASSOCIAZIONI E FONDAZIONI RICONOSCIUTE NONCHÉ SOSTEGNO DELLE ONLUS ISCRITTE ALL’ANAGRAFE CHE OPERANO NEI SETTORI DI CUI ALL’ART. 10, C. 1, LETT A), DEL D.LGS. N. 460 DEL 1997

FIRMA

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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FINANZIAMENTO DELLA RICERCA SANITARIA

FINANZIAMENTO DELLA RICERCA

FIRMA

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Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FINANZIAMENTO DELL PROMOZIONE E VALORIZZAZIONE D (SOGGETTI DI CUI ALL’ART. 2, COMM

• Nel modulo della tua dichiarazione dei redditi, trova lo FIRMA FIRMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . spazio dedicato . . . . . . . . . . . . .alla . . . . . . .“Scelta . . . . . . . . . . . . . . per . . . . . . . la . . . . .destinazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . del 5 per milleCodice dell'IRPEF” fiscale del Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

beneficiario (eventuale)

• FirmaSOSTEGNO nel riquadro “Sostegno degli enti del terzo settore DELLE ATTIVITA’ SOCIALI SVOLTE DAL COMUNE DI RESIDENZA SOSTEGNO ALLE ASSOCIAZIONI SPOR AI FINI SPORTIVI DAL CONI A NO iscritti nel runts ...“

UNA RILEVANTE ATTIVITA

• Inserisci sotto la firma il nostro codice fiscale FIRMA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

030 133 304 89

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SOSTEGNO DEGLI ENTI GESTORI DELLE AREE PROTETTE

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AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRP propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice La scelta deve essere fatta esclusivamente per una sola delle finalità beneficiarie.

44° Convegno Nazionale “Carlo Casini” Convegno Nazionale dei MpV, CAV, SAV e Case di Accoglienza

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