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Santi per la Vita Il coraggio di EMILIA
di Maddalena Vismara
Emilia Kaczorowska nasce in Slesia il 26 marzo 1884, figlia di un sellaio lituano, ma vive a Cracovia, dove la famiglia si era trasferita mentre lei era bambina.
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Una famiglia provata da sofferenze e disgrazie. In pochi anni, perde quattro degli otto fratelli e la madre. Educata in un collegio, frequenta solo le classi elementari. A 18 anni, inizia a lavorare per aiutare la famiglia in difficoltà economiche e in quel periodo conosce, nella chiesa cattolica di Cracovia, Karol Wojtyla. Se ne innamora e il 10 febbraio 1904 Karol ed Emilia si uniscono in matrimonio.
Nel 1906 nasce il primo figlio, Edmond. È un tempo felice per la famiglia, ma per il lavoro del padre, che era un militare, si trasferiscono a Wadowice. Emilia con grande difficoltà si riprende dal parto, tanto che i medici le sconsigliano altre gravidanze.
Nel 1914, Emilia rimane incinta e partorisce Olga, che vive solo poche ore (non ci sono dati anagrafici, forse a causa della situazione di grande disagio nel Paese per la prima guerra mondiale). Emilia è molto provata nel fisico e nello spirito, ma i medici sono drastici. Basta gravidanze per lei che desiderava due figli: uno medico ed uno sacerdote. Alla fine del 1919, Emilia sente che una nuova vita è nella sua vita. Subito ha gravi difficoltà ed improvvisi malori. I medici consultati decidono per un inevitabile aborto. L’alternativa sarà la morte sua e del figlio. Emilia, cosciente e molto provata, pensa al figlio di soli 14 anni, al marito Karol e a se stessa: non è facile, a 35 anni, incontrarsi con la morte. Donna di fede, si affida a Dio che sempre provvede ed esclude l’aborto, a costo della sua vita. Un atto eroico.
Si rivolge ad un medico ebreo, vicino di casa. Il medico vuole incontrare Karol con Emilia per avere la loro approvazione unanime per questo parto troppo rischioso. Il bambino, il 18 maggio 1920, giornata con eclisse di sole, nasce sano e robusto e viene battezzato con il nome di Karol (Lolek). Subito dopo il parto, Emilia percepisce un canto a Maria, che si diffonde dalla chiesa vicina, dove il popolo è in preghiera per il mese di maggio e chiede che si aprano le finestre perché il piccolo possa sentire. Ben presto, la salute di Emilia peggiora drasticamente. Una vicina di casa testimonia: «Sopportava il dolore con fede, non parlava mai dei suoi dolori e manteneva un sorriso sereno». Il 13 aprile 1929, Emilia, fisicamente distrutta dalla nefrite e da una grave miocardite, prepara la colazione al piccolo Karol, che frequenta la terza elementare, lo bacia e lo abbraccia teneramente prima che vada a scuola. Emilia ha un malore improvviso, subito ricoverata in ospedale, lì muore: a soli 45 anni torna alla casa del Padre. Da lì vedrà il suo Karol, sacerdote, poi vescovo, cardinale, sommo pontefice e santo.
La stessa mattina alla scuola di Karol si presenta una vicina di casa, che comunica la triste notizia. Karol, rientra a casa, vedrà la mamma nella bara tra quattro ceri, mentre il papà gli accarezza la testa e sussurra: «Siamo rimasti soli». Da questa gravidanza impossibile e a rischio anche per il nascituro, alla Chiesa è stato donato Karol Wojtyla, poi Giovanni Paolo II, il papa della Vita, della famiglia, che nel suo pontificato ha difeso strenuamente la vita umana nascente e morente.
Per Emilia ed il marito è in atto il processo di Canonizzazione. «Ho visto mia madre solo malata. Con lei pregavo e cantavo. La morte di mia madre è sempre profondamente scolpita nella mia mente». È l’unica testimonianza di san Giovanni Paolo II, riferita alla madre, in una conversazione con André Frossard. Emilia K., testimone di amore alla Vita, alla persona, con il suo coraggio ci apre alla vita, senza paura.
«Carissimi giovani, una gran parte della società non accetta gli insegnamenti di Cristo e prende altre direzioni: l’edonismo, il divorzio, l’aborto, il controllo delle nascite, i contraccettivi […]. Seguire Cristo significa mettere in pratica il messaggio evangelico, che implica anche […] la difesa della vita […] L’amore è più forte della morte perché ci prepara ad accogliere la vita, a proteggerla e a difenderla dal seno materno fino alla morte» disse Giovanni Paolo II a Santiago di Compostela durante la veglia notturna di circa seimila ragazzi, nella GMG del 19 agosto1989. Poi, quasi in un grido: «Perciò torno a chiedervi: siete disposti a difendere la vita umana con la massima cura in tutti i momenti, anche i più difficili?».
La risposta ad una sola voce, fu «Sì»