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...e secondo Nek!

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Il cuore che batte

Il cuore che batte

Quando “toccai” le dita di mio figlio prima ancora che lui venisse al mondo, mi tornò in mente una vecchia canzone di Nek “In te” (a Sanremo nel 1993) «Lui vive in te, si muove in te, con mani cucciole». Era la prima canzone su una gravidanza che approdava sul palcoscenico più famoso d’Italia. Anche “Sara” di Venditti, quindici anni prima, parlava di una gravidanza a scuola («Mentre dormivi l’ho sentito respirare… Il tuo bambino, se ci credi, nascerà»), ma per questo brano, Nek fu stritolato dalla critica. Il “Corriere della Sera” scrisse: «Al Festival un ragazzetto intona una melodia melensa che suona come un violento attacco alla «194»», e definì Nek, il cui vero nome è Filippo Neviani, «faccia perbenino, timido ed emotivo», che «farfuglia un “io comunque mi sento d’accordo con ogni verso che canto”». Trent’anni dopo, il “ragazzetto” è un uomo maturo con successi internazionali e un notevolissimo impegno sociale. È assurdo che, allora come oggi, ci si debba quasi discolpare se si canta in favore della vita. Ho avuto l’onore di leggere quel lontano articolo a Nek in persona, venuto a Ostuni, il mio paese in Puglia, il 4 marzo scorso, e chiedergli che cosa ne pensava: «Era un momento nel quale il Filippo di allora era poco efficace nella spiegazione, ma quella era una storia che io definisco molto umana, una storia che l’autore delle parole, Antonello De Sanctis, aveva vissuto in prima persona, e per la quale aveva trasferito a me tutta l’angoscia, la sofferenza, il suo dispiacere per non aver mai visto nascere quel figlio. Io, è vero, farfugliavo, ero molto intimidito, la stampa di allora con me fu parecchio feroce, ma ogni canzone si spiega meglio di qualsiasi spiegazione».

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