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La paternità negata
È uscito di recente un nuovo studio sul tema della sofferenza maschile per la perdita d’un figlio, intitolato National Men’s Abortion Study, commissionato e pubblicato da Support After Abortion , una organizzazione con sede in Florida. In breve, si tratta di una indagine rilevante non solo perché esplora un ambito spesso ignorato, ma perché lo rileva in modo netto e sostanziale.
In effetti, i numeri parlano chiaro. Si è infatti scoperto come il 71% degli uomini interpellati in questo studio abbia riportato «cambiamenti negativi» nella sua esistenza dopo l’esperienza abortiva. E questo, attenzione, non vale solo per alcuni uomini, magari quelli di orientamento antiabortista. Tra quelli che hanno accusato detti cambiamenti negativi in seguito ad un aborto, infatti, troviamo sia uomini su posizioni pro choice (31%) sia pro life (40%), a sottolineare che ciò che lascia l’eliminazione prima della nascita non dipende da posizioni politiche e ideologiche.
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Si tratta di una sofferenza profonda, che non conosce appartenenze né bandiere. È connaturata all’essere uomini, anzi per l’esattezza all’essere padri… Si allinea a tale considerazione pure il fatto, rilevato sempre nel National Men’s Abortion Study, secondo cui la stragrande maggioranza di uomini che hanno perso un figlio a causa dell’aborto (l’83% ) «ha cercato aiuto o ha affermato che avrebbe potuto beneficiare di un sostegno», anche se non era ideologicamente contrario all’aborto. L’aiuto cercato, nello specifico, riguardava la necessità di colmare ciò che questi uomini provano, vale a dire «tristezza, senso di colpa, rimpianto». Per questo lo studio in parola – che, beninteso, non fa che rafforzare varie ricerche precedenti – ha concluso che sono necessarie più opzioni, sia religiose (richieste dal 40% degli interpellati) sia laiche (richieste dal 49%), per aiutare gli uomini ad affrontare il dolore post-aborto.
Va detto che, in un contesto sociale e culturale – quello dell’Occidente laico e secolarizzato, insomma il nostro – in cui si fa ancora parecchia fatica solo a parlare della sindrome post-aborto per le donne, nonostante sia ampiamente documentata dalla ricerca scientifica e dall’esperienza, è difficile si arrivi a mettere a tema la sofferenza dell’uomo in caso della soppressione prenatale di suo figlio. Tale difficoltà non è però una buona ragione per rassegnarsi a non proporre anche questo argomento, che in fondo non fa che rimarcare – sotto una prospettiva inedita ma non per questo meno rilevante, anzi – quanto drammatico e devastante sia quell’aborto che troppi, spesso a cuor leggero, seguitano rivendicare come diritto.