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Ucraina, il business esplosivo dell’utero in affitto
di Antonella Mariani
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Nemmeno le bombe, nemmeno la guerra fermano il mercato della maternità surrogata. Nell’Ucraina aggredita e invasa, c’è ancora uno spazio di “sicurezza”, nella capitale Kiev, dove le cliniche della fecondazione assistita lavorano indisturbate. Anche con coppie straniere. La più conosciuta di esse, la BioTexCom, ha affidato a Facebook e al sito web le sue rassicurazioni. In un post si legge che in 6 mesi tra il 2022 e il 2023, quindi in periodo di guerra, sono nati da utero in affitto ben 600 bambini, dei quali 58 assegnati a coppie italiane. Poi si spiega che i servizi offerti dalla clinica sono stati adattati alla nuova situazione di conflitto: bunker per proteggere, durante la gestazione, le madri surrogate (cioè le donne che si prestano, dietro compenso, a portare in grembo un figlio destinato ad altri), spedizioni di materiale genetico (seme o ovuli) in e da tutto il mondo grazie a corrieri specializzati, visite e consulti in teleconferenza, scelta dei donatori di gameti attraverso applicazioni telematiche… Ma ci sono alcuni problemi, di cui il sito internet della BioTexCom non parla: se la richiesta dall’estero si è ridotta ma non interrotta (prima della guerra si parlava di 2.000 bambini nati complessivamente in Ucraina ogni anno da gestazione per altri o Gpa), quello che invece è drasticamente calato è il numero di giovani donne reclutabili. Decine di migliaia sono fuggite all’estero nella prima fase della guerra e per quelle rimaste c’è più difficoltà a muoversi all’interno del Paese. A mali estremi, estremi rimedi: la stessa clinica ucraina annuncia di aver aperto sedi in due Paesi vicini, la Georgia e il Kazakhistan. Proprio la Georgia è diventata in quest’ultimo anno la meta preferita dalle coppie straniere in sostituzione all’Ucraina. In una recente inchiesta, “Avvenire” ha reso noto i contorni del nuovo, esplosivo business. Le coppie (eterosessuali, sposate e con un certificato medico di sterilità) arrivano in Georgia, Paese in cui la maternità surrogata è regolata per legge dal 2007, dalla confinante Turchia e dalla lontana Cina, da Israele e dalla Germania, dalla Spagna e dall’Italia. Il problema, oggi, è proprio l’eccesso di domanda: in un Paese di 3,7 milioni di abitanti, come trovare tutte le madri surrogate richieste dal mercato mondiale dei figli su commissione? In Georgia operano
20 cliniche, concentrate soprattutto nella capitale Tblisi e a Batumi, città al confine con la Turchia, accanto a un numero indefinito di agenzie di mediazione: sono loro a occuparsi del reclutamento delle madri surrogate e in questi ultimi mesi si stanno muovendo per “importare” giovani donne da Paesi ancora più poveri. Il compenso è più o meno standard: dai 15 ai 20mila dollari (un quinto, nella migliore delle ipotesi, del costo negli Stati Uniti) per ogni gravidanza andata a buon fine. «Dallo scoppio della guerra in Ucraina, la richiesta per noi è molto alta», ha confermato Tamar Gvazava, a capo di una delle più quotate agenzia di intermediazione, interpellata dalla giornalista di Radio Liberty Nino Tarchnishvili, in un lungo reportage pubblicato nell’ottobre 2022. «Stiamo cercando modi per portare madri surrogate dai Paesi vicini, trasferire qui gli embrioni in utero, poi farle tornare nei loro Paesi e, negli ultimi mesi di gravidanza, riportarle in Georgia per partorire». E il business continua. Il tutto mentre in Italia il Parlamento discute una proposta di legge che renderebbe l’utero in affitto “reato universale”, cioè punibile con il carcere o un’ammen- da anche se compiuto da cittadini italiani all’estero. L’Italia sarebbe il primo Paese al mondo a dotarsi di uno strumento del genere. Se tutte le altre nazioni approvassero una proposta simile, si arriverebbe a un bando universale molto efficace, simile a quello sul turismo sessuale oppure sull’uso delle mine antiuomo. La proposta italiana, sostenuta dal centro-destra, ha ottenuto il plauso e l’appoggio di decine di associazione e coalizioni internazionali che si battono per l’abolizione universale della Gpa e da alcuni nomi autorevoli del femminismo mondiale, tra cui la francese Sylviane Agacinski. Il centro- sinistra, invece, la giudica “irrealistica” e discriminatoria nei confronti dei figli nati da surrogata, senza considerare però che proprio i bambini, così come le donne, in questa pratica sono trattati come oggetti. La Gpa, infatti, è stata giudicata «lesiva della dignità della donna e dei bambini» persino dalla Corte Costituzionale. C’è da aggiungere che in area progressista sono tantissime le voci contrarie alla pratica dell’utero in affitto. Purtroppo però non vengono ascoltate.