Nonostante la grazia fu ordinato che 500 di loro venissero comunque internati: il criterio fu selettivo, per cui vennero scelte alcune persone spesso con relative famiglie da ogni città e da ogni paese principale. Tra questi si contarono 50 famiglie di Bogumili, 14 di Kapinovo, 15 di Orahov Dol, 25 di Belica, 6 di Breznica e molte altre. Questo gruppo, dopo aver trascorso altri cinque giorni nel carcere di Skopje, venne portato in treno a Niš e rinchuso nella fortezza della città insieme a molti altri civili provenienti da altre zone del paese, comprese donne e bambini ancora in fasce; infine, dopo tre giorni, il «gruppo dei macedoni» venne deportato a Sofia (dove giunse l’11/24 gennaio).85 Questo episodio tuttavia non rimase un caso isolato: il «Narodni Prava» del 25 gennaio/7 febbraio 1916 scrisse ad esempio che a Sofia era arrivato dalla Macedonia un nuovo convoglio di 500 internati, tra cui molti religiosi.86 La gestione della deportazione e dell’internamento era interamente diretta dall’esercito, che però evidentemente agiva su ordini ben precisi. Tra i documenti reperiti dalla Commissione interalleata d’inchiesta, se ne trovò uno in cui il governo bulgaro già ai primi di dicembre del 1915 diede ordine di rastrellare su tutto il territorio della circoscrizione della II Divisione «Tracia» di stanza nella Macedonia orientale, i religiosi, i maestri, gli ufficiali, i deputati e in generale tutti i sospetti o le persone indesiderabili provenienti dai vecchi territori serbi. Una volta arrestati dovevano essere inviati «all’interno dell’Impero», in particolare nelle città di Kazanluk, Karlovo, Eski Džumaja, Kazli Agač, Haskovo e Kerđali. Inoltre, si sottolineava come in questi luoghi avrebbero dovuto essere trattati come prigionieri di guerra e sarebbero potuti essere utilizzati per lavori, mentre il loro sostentamento sarebbe stato a carico delle intendenze provinciali.87
La Serbia orientale e meridionale Nel nazionalismo del governo Radoslavov un assunto fondamentale era che la popolazione slava della Macedonia fosse bulgara - convinzione del resto condivisa anche tra molti europei (ne era convinto anche un attento osservato-
Ibidem; AJ, MIP-DU, 334-20, Komisji za bugarske zločine, testimonianza del sacerdote Mihailo Ugrinović, 14 dicembre 1918; Ljubomir Jovanović, op. cit., pp. 26-27. 86 Victore Kuhne, Les Bulgares peints par eux-même. Documents et commentaires, Librairie Payot & Cle, Lausanne-Paris, 1917, p. 294; Deuxième livre…, cit., annexe n. 14, p. 24. 87 Rapport…, cit., tomo I, doc. 62, p. 266, comunicato n. 7111, da Ministro della Guerra a comandante circoscrizione II Divisione «Tracia», 15 dicembre 1915. 85
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