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La fine del 1916: un bilancio della bulgarizzazione
D’altra parte, l’utilizzo di tutte le risorse disponibili in Serbia e Macedonia e la lotta tra alleati per l’appropriazione di quanto più possibile non fece che inasprire ovunque le misure di requisizione e i saccheggi, tanto che ben presto la differenza tra le due cose non fu più evidente.173
Nel paese di Bogdanci, nei pressi di Đevđelija, gli abitanti prima di essere internati tra la primavera e l’estate del 1916 vennero ripetutamente privati di capi di bestiame e generi alimentari, sia in nome di requisizioni sia a causa di saccheggi, tanto che in una relazione del dopoguerra venne scritto:
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Furti ce ne sono stati fin troppi. Venivano rubati soprattutto capre, pecore, cavalli ecc. A Mita Jencekčević sono state rubate 40 capre, a Lazar Popović 150, a Jovan Ičević 40 […] Le requisizioni venivano effettuate dalle autorità militari, e veniva preso tutto senza distinzione: fieno, paglia, mais, buoi, capre ecc. Ovunque venivano effettuate con la forza. Alla maggior parte delle persone non venivano date le ricevute. Le requisizioni erano dello stesso tenore dei saccheggi. Simili in tutto e per tutto.174
La fine del 1916: un bilancio della bulgarizzazione
Nonostante l’intenso lavoro delle autorità bulgare, soprattutto in Morava, verso la fine del 1916 i risultati sembrarono essere piuttosto scarsi. Il 7/20 novembre 1916 il generale Kutinčev inviò allo Stato maggiore dell’esercito bulgaro a Ćustendil una relazione sulla situazione in Morava, che in maniera piuttosto prudente evidenziava le difficoltà e le resistenze incontrate tra la popolazione civile.
Analizzando la demografia dei sette dipartimenti, nonostante il censimento ufficiale avesse pochi mesi prima dichiarato che la popolazione era quasi tutta bulgara, il rapporto dava un quadro ben diverso. Vranje, secondo il censimento, era abitata da 9.577 abitanti di cui 9.008 bulgari e soli 62 serbi. E tuttavia, la popolazione che un tempo era «chiaramente bulgara», si sottolineò nel rapporto, non aveva mantenuto nulla di bulgaro: il fatto di aver vissuto sotto i serbi aveva reso questa popolazione serba «fino al fanatismo». «Per il momento», si aggiunse, «sopportavano la nuova autorità in silenzio, ma è evidente l’odio che hanno per noi; e infine, durante il periodo serbo, Vranje era un centro nemico di qualsiasi cosa bulgara e soprattutto degli immigrati macedoni».
173 Rapport…, cit., tomo I, p. 36. 174 AJ, MIP-DU, 334-16, relazione crimini bulgari a Bogdanci.
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«Questa popolazione», si continuò, «potrà essere assimilata ma ci vorranno anni e molto tatto e lavoro sistematico».175 Simili furono le conclusioni per il dipartimento di Pirot e di Niš. Il rapporto, dopo aver analizzato zona per zona, concluse, confutando il censimento ufficiale, che la maggior parte della popolazione nella regione Morava si riteneva serba e sottolineò:
Anche la massa si dimostra sciovinista e sono pochi quelli che dimostrano di poter accettare un’eventuale assimilazione […] Educato in tal modo per decenni, e in particolare in quest’ultima decade, questo popolo si è ammantato di tali sentimenti sciovinisti e patriottici da raggiungere il fanatismo. Per questo sarebbe ingenuo, se non un crimine, credere che accetterà in pace la propria condizione, e che simpatizzerà per la nostra causa e che in un determinato tempo possa operare al nostro fianco. Al contrario, esso ci odia di nascosto, non ci sopporta e aspetta con malvagità celata il momento più adatto per lanciarsi su di noi.176
Alla fine del rapporto si consigliarono alcune misure per facilitare l’assimilazione e soprattutto per ridurre quella distanza tra la popolazione serba e le autorità bulgare, come l’utilizzo di un corpo di funzionari ligi e onesti, un lavoro intenso di prelati e maestri, ma il mantenimento del regime militare.177 Probabilmente anche in seguito a ciò, pochi giorni dopo, il 11/24 novembre 1916, il governo bulgaro approvò finanziamenti per l’apertura di 270 nuove scuole nei paesi e per gli stipendi di 450 nuovi maestri e 50 nuovi professori per i «territori liberati della Bugar-Morava»; vennero assegnati inoltre 100.000 lev per la pubblicazione di testi e materiale vario da distribuire agli abitanti della regione.178
Tuttavia, problemi erano sorti anche all’interno del sistema d’occupazione civile bulgaro, che evidentemente si trovavano in non poche difficoltà. Le autorità bulgare dovevano avere nei confronti della popolazione una sorta di ruolo educativo: per questo il 6/19 dicembre il prefetto del dipartimento di Vranje Zahariev riprese i sottoprefetti perché colpevoli di aver introdotto nella lingua scritta nei documenti delle parole serbe. In maniera molto stizzita Zahariev scrisse che evidentemente i sottoprefetti «hanno dimenticato la lingua bulgara e si sono appropriati del serbo» e che sarebbero stati puniti severamente i responsabili poiché essi «erano stati inviati per esercitare un’influenza sulla
175 Milivoje Perović, op. cit., pp. 49-50. (la relazione è firmata dal generale Kutinčev ma redatta dal suo segretario Mustanov). 176 Ivi, pp. 51-53. 177 Ivi, p. 55. 178 Ivi, p. 33.
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popolazione e non per subire l’influenza di questa lingua di briganti [il serbo, nda].179
Nel frattempo, con la riconquista di Bitola e di alcune zone circostanti, le autorità serbe dovevano far fronte a problemi già affrontati in passato. I profughi dei villaggi liberati tornarono alle loro case abbandonate in condizioni misere. Il 13/26 novembre 1916 il comandante del III Corpo d’Armata chiese di intervenire per aiutarli e di fornire loro del cibo perché non ne avevano per nulla.180
Ricomparvero anche i reclutamenti forzati e le nuove fughe in massa. Il 14/27 novembre il Ministero della Guerra ordinò il reclutamento dei maschi tra i 18 e i 50 anni di Bitola e dintorni.181
Secondo i dati della Divisione «Danubio», il 18 gennaio 1917 dovevano essere presenti 331 reclute, e tuttavia, 206 erano fuggiti subito, 20 erano in ospedale e 5 erano stati riformati. Dei 100 reclutati in quei giorni ne erano fuggiti altri 13. Tutti, si aggiunse, erano in condizioni misere come le loro famiglie.182 Le autorità serbe, del tutto prive di fiducia nei confronti di queste reclute, suggerirono per gli arruolati un controllo ferreo e se necessario anche di circondarli con il filo spinato.183 Per questo fu stabilito che venissero radunati gruppi di lavoro che operassero nelle retrovie sotto stretto controllo.184
L’anno che si concludeva portava già i gravi segni dell’occupazione bulgara. Alcuni villaggi del Poreče a causa dei massacri, degli omicidi, degli internamenti, dei lavori forzati avevano perso il 40-50% della popolazione. Gli internamenti avevano assunto dimensioni di massa, mentre le violenze, le requisizioni e la fame provocarono tra la popolazione civile dei forti malumori.
Questi furono aggravati da nuove decisioni dell’esercito bulgaro. Il Comando supremo infatti ordinò il reclutamento degli uomini: in Macedonia cominciarono nell’ottobre del 1916,185 mentre in Morava il 1/14 febbraio 1917
179 Rapport…., cit., tomo I, n. 65, pp. 268-269, da prefetto dipartimento Vranje a sottoprefetti, 6 dicembre 1916. 180 VA, p. 4/3, k. 22, f. 6, 2/3, o. br. 4623, da Comandante III Corpo d’Armata a Comando supremo, 13/26 novembre 1916. 181 VA, p. 6, k. 27, f. 3, 31/2, o. br. 2718, da comando Divisione «Vardar» a comando artiglieria, 3/16 dicembre 1916. 182 VA, p. 4/3, k. 28, f. 3, 5/11, o. br. 5690, da comandante Divisione «Drina» a Comandante III Corpo d’Armata, 20 gennaio/2 febbraio 1917. 183 VA, p. 4/3, k. 28, f. 3, 5/11, o. br. 2815, da comandante I Brigata Divisione «Drina» a comandante Divisione, 17/30 gennaio 1917. 184 VA, p. 4/3, k. 28, f. 3, 5/18, o. br. 11328, da Comando supremo a comandante III Corpo d’Armata, 12/25 febbraio 1917. 185 Victor Kuhne, op. cit., pp. 306-307.
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Kutinčev ordinò il reclutamento dei maschi tra i 19 e i 40 anni.186 Questa decisione era destinata a creare una situazione molto più tesa che avrebbe reso il 1917 l’anno più duro per la popolazione civile soprattutto in alcuni dipartimenti della Serbia.
186 Milivoje Perović, op. cit., p. 55.
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