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Le critiche al governo Radoslavov
nonostante l’assenza degli uomini fecero confermare questa ipotesi. Gli stupri avvennero ovunque: durante le perquisizioni, gli internamenti (o le minacce di internamento). Anche in questo caso il sadismo più estremo accompagnò il crimine: madri vennero stuprate davanti alle figlie e viceversa, donne vennero stuprate prima o dopo le torture.139
Le critiche al governo Radoslavov
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Tutto ciò che stava avvenendo in Serbia e Macedonia non poteva rimanere inosservato. I tentativi di mantenere segreto il piano di eliminazione dei notabili e dell’intellighenzia serba era definitivamente fallito. Non si era riusciti a nascondere le esecuzioni alla popolazione civile delle zone occupate. I prelevamenti notturni e il regime proprio di un clima cospirativo avevano provocato tra la gente paure e preoccupazioni, mentre le fucilazioni notturne mettevano spesso in allarme interi centri abitati; «internamento a Sofia» era diventata ormai la frase che nessuno voleva sentire. Il comportamento dei soldati bulgari spaventò poi ancora di più i civili. Molti si vantavano dei crimini commessi, anche ingigantendo le cifre, mentre altri, come nel caso dei soldati di stanza a Surdulica che si rifiutarono di eseguire ulteriori esecuzioni, raccontarono ai cittadini di «Duboka dolina» e «Vrla reka», presi dal semplice bisogno umano di raccontare le tragedia di cui erano stati protagonisti.
A causa del vociferare tra i soldati bulgari, ma probabilmente anche grazie a fonti interne, erano venuti a conoscienza delle esecuzioni di massa anche i tedeschi e gli austro-ungheresi, che invitarono apertamente gli alleati bulgari a metter fine a queste stragi. Il console austro-ungarico riferì ai suoi superiori che i bulgari deportavano costantemente in Bulgaria cittadini maschi, tentando di farlo in maniera nascosta.140
Inoltre, grazie alle numerose testimonianze e alle prime inchieste condotte, il governo serbo aveva potuto raccogliere una serie di materiali sufficienti alla redazione del Livre bleu, convincente atto di denuncia dei crimini bulgari, distribuito tra le potenze alleate e neutrali. Allo stesso tempo Reiss continuò nella sua opera, pubblicando numerosi articoli in diversi quotidiani europei.
La questione dei crimini bulgari diventò anche uno strumento utilizzato all’interno del ricostituito esercito serbo, che dopo essersi ripreso e riorganizzato grazie all’intervento francese, era stato schierato a nord di Salonicco. Nel maggio del 1916, lo Stato maggiore del III Corpo d’armata comunicò ai
139 Ivi, tomo I, p. 16. 140 Andrej Mitrović, Srbija u Prvom..., cit., p. 313.
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comandanti delle divisioni che il Comando supremo aveva ormai molti dati a disposizione che testimoniavano i crimini bulgari, «sul sistematico sterminio dei serbi, sulla deportazione di tutti gli uomini sani o nelle file dell’esercito bulgaro o in campi di internamento, sull’uccisione dei prigionieri di guerra», aggiungendo che tutti questi esempi andavano fatti conoscere tra la truppa per far capire come bulgari e tedeschi volessero distruggere tutto ciò che era serbo.141
Ciò che avveniva in Serbia e Macedonia venne utilizzato anche dalle opposizioni nel parlamento bulgaro. Già nella seduta del 13/26 gennaio 1916 i socialisti guidati da Blagoev, che erano stati l’unico partito ad opporsi decisamente all’ingresso in guerra della Bulgaria, attaccarono e condannarono apertamente la violenza e gli eccessi messi in atto dai funzionari bulgari nelle zone occupate, così come il regime di corruzione da loro instaurato.142
Critiche vennero anche dai democratici di Malinov, che già in precedenza aveva sottolineato i difficili rapporti tra le autorità militari e civili nelle zone occupate. Le sue parole si limitarono tuttavia solo alla questione della moralità del personale dell’amministrazione: criticò infatti Radoslavov perché nei territori «liberati» venivano inviati come funzionari «persone problematiche». A tal proposito riportò due casi: citò il comandante di Niš che si era lamentato con i suoi superiori per il pessimo stato causato dall’incapacità e dalla mancanza di coscienza dei funzionari giunti dalla Bulgaria, e portò l’esempio di un rivoluzionario macedone giunto in quei giorni a Sofia per lamentarsi della situazione in Macedonia, divenuta insopportabile a causa dei misfatti dei funzionari.143
Le proteste di alcuni deputati divennero più forti ai primi di febbraio, quando nel criticare la legge sul sistema scolastico nelle zone occupate arrivarono a parlare di snazionalizzazione e terrorismo nei confronti della popolazione civile; cosa ritenuta inaccettabile da Radoslavov e dal quotidiano governativo «Narodni Prava», che il 4/17 febbraio pubblicò una forte risposta alle accuse dell’opposizione.144
Lo stesso quotidiano il 2/15 marzo attaccò nuovamente Malinov, ritenendo scandaloso il fatto che avesse osato accusare il paese, rappresentato dal governo Radoslavov, «di presunte violenze sulla popolazione delle nuove province», e insinuando che le critiche rivolte all’ordine pubblico e alla legalità in quelle zone celassero in realtà l’accusa al governo di avervi creato una situa-
141 VA, p. 9, k. 222, f. 4, 15/2, da comando Divisione «Danubio» a comandante I Brigata di fanteria, 16/29 maggio 1916. 142 Vladimir Stojančević, Nacionalno-politički i međunarodni položaj Srbije u 1916. godini, in Vladimir Stojančević, Srbija i srpski.., cit., p. 38. 143 Milivoje Perović, op. cit., pp. 37-38; Victor Kuhne, op. cit., p. 274. 144 Victor Kuhne, op.cit., p. 274.
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zione di anarchia e corruzione.145
Per alcuni mesi non si parlò più di questi problemi e solo di tanto in tanto ricomparvero sul quotidiano dei socialisti. Il resto dell’opposizione tacque, allineandosi anzi alle posizioni di Radoslavov: i rispettivi giornali infatti insistettero sul fatto che era necessaria una propaganda più organizzata della lingua e della cultura bulgara nelle nuove province, tralasciando completamente il problema delle violenze e della corruzione.146
Ai primi di luglio però questi argomenti ritornarono al centro del dibattito parlamentare. Nel «Preporec» del 6/19 luglio comparvero due articoli molto critici nei confronti dell’amministrazione in Macedonia, che sembrò ricevere molte più attenzioni della Morava. In uno di questi, si denunciò la cattiva qualità dei funzionari, pur ammettendo alcune eccezioni, e paragonò l’apparato bulgaro a quello serbo del triennio 1912-1915, osservando che Belgrado – a differenza di Sofia - aveva inviato i suoi migliori rappresentanti per governare le nuove regioni.147 Emerse inoltre di nuovo il problema del conflitto tra autorità militari e civili.
Questi due elementi spinsero Radoslavov ad ammettere che nelle affermazioni dell’opposizione «poteva esservi del vero» e a promettere un’indagine sull’effettivo comportamento dei funzionari bulgari inviati in Macedonia. L’11/24 agosto l’ex ministro e deputato democratico Mihail Takev scrisse sul quotidiano «Preporec» di aver consegnato al ministro degli Interni le prove di quanto fino ad allora sostenuto: diversi membri dell’apparato di polizia in Macedonia erano criminali prelevati direttamente dalle prigioni, cosa provata dai fascicoli e dalle foto che Takev portò al ministro.148
Le denunce dell’ex ministro trovarono una inaspettata conferma proprio nel mese di agosto. I generali dell’esercito, per mettere fine ai problemi causati dai funzionari civili, tentarono infatti in quel periodo di prendere il controllo su tutto il sistema amministrativo civile in Macedonia criticando peraltro l’atteggiamento del primo ministro.149
L’autonomia dimostrata dal gesto dei generali metteva in evidenza una sorta di contrapposizione con il governo stesso e celava una realtà evidentemente molto più complessa di quella sbandierata dalla propaganda ufficiale.
I rapporti tra Comando supremo e Ministero della Guerra erano già molto tesi, anche a causa del difficile sistema organizzativo e della sottomissione all’autorità di von Mackensen, tanto che nel marzo del 1916 vi fu un aspro
145 Ivi, p. 275. 146 Ibidem. 147 Victor Kuhne, op. cit., p. 276. 148 Ibidem. 149 R. A. Crampton, op. cit., pp. 453-454.
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scambio di comunicati tra il generale Žekov e il ministro Finčev;150 ma il problema più grave riguardava la condizione materiale e morale delle truppe, fin dall’inizio della guerra.
I casi delle truppe di stanza a Skopje e Bitola, che come visto erano già letteralmente ridotte alla fame, non furono infatti solo dei problemi isolati.
L’esercito bulgaro, uscito dalle guerre balcaniche in condizioni disastrose, non aveva avuto il tempo necessario per riorganizzarsi e per rifornirsi del materiale necessario, compresi i generi alimentari e l’abbigliamento; la situazione di endemica carestia in alcune zone del paese (già alla fine del dicembre 1913 il «New York Times» aveva sottolineato che migliaia di donne e bambini in Bulgaria rischiavano di morire di fame151), la mancanza di fabbriche tessili e soprattutto il blocco del commercio, da cui dipendeva la sopravvivenza del paese, avvenuto con lo scoppio della Grande Guerra avevano aggravato ulteriormente le condizioni delle truppe.152 Il breve periodo intercorso tra la sigla del trattato con gli Imperi centrali e la mobilitazione non aveva inoltre permesso di fornire una logistica all’esercito operativo: vennero ad esempio a mancare i magazzini con i rifornimenti a ridosso del fronte.153
La fame divenne un’ossessione dei soldati bulgari: e il loro morale, che già non era alto al momento dell’ingresso in guerra, subì un duro colpo nonostante la momentanea euforia generata dalla vittoria contro la Serbia.154 Questi soldati, affamati e mal vestiti, spinti in una nuova guerra senza che si fossero potuti riprendere dalla sconfitta del 1913, si ritrovarono inoltre in una posizione di subordinazione rispetto agli alleati, le cui condizioni erano nettamente migliori. A Skopje e a Bitola, ma anche in molte altre città, erano costretti a guardare i soldati tedeschi molto meglio nutriti, mentre dovevano sottostare alla precedenza in merito allo sfruttamento delle risorse alimentari locali. Le poche riserve dell’esercito bulgaro vennero infatti quasi a mancare non appena Germania e Austria cominciarono ad esportare tutti i generi di prima necessità dalle zone occupate; per questo già nel 1916, proprio come a Bitola, le razioni di pane dovettero essere ridotte per tutto l’esercito.155
La questione alimentare era probabilmente l’aspetto più visibile di un complesso rapporto che si era instaurato tra austriaci e soprattutto tedeschi da una parte e bulgari dall’altra, che creò nuovi gravi problemi al governo Radoslavov.
150 Стефан Нойков, Защо не победихме 1915-1918, Воено-издателски фонд, София, 1922, p. 33. Il generale Žekov sostituì nell’agosto del 1916 il ministro della guerra Finčev. 151 Famine threatens now in Bulgaria, The New York Times, 26 dicembre 1913. 152 Стефан Нойков, op. cit., p. 126. 153 Ibidem. 154 Стефан Нойков, op. cit., p. 133. 155 Ivi, p. 127.
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Già nella seconda metà di novembre del 1915, quando le operazioni belliche erano ancora in corso in Kosovo, il generale von Mackensen ordinò il ritiro delle sue truppe ritenendo concluso il suo obiettivo e rinunciando anche ad eventuali pretese territoriali in Serbia. L’apertura del canale di collegamento con la Bulgaria e la Turchia aveva infatti permesso la realizzazione dell’unica possibilità per risolvere la disperata necessità di risorse e generi alimentari in cui si trovavano l’Austria-Ungheria e la Germania: ai bisogni della guerra, aggravati dall’isolamento territoriale, era infatti sopraggiunto nel marzo del 1915 il blocco navale inglese le cui drammatiche conseguenze (sulla popolazione civile tedesca innanzitutto) esplosero all’inizio del 1916.156
La via verso la Mesopotamia presupponeva nei piani tedeschi e austriaci anche un intenso sfruttamento dei territori di transito, indistintamente se occupati o alleati: tale fu il caso della Bulgaria e delle zone annesse della Serbia.
Nonostante il tentativo bulgaro di prevenire l’esportazione di derrate alimentari al di fuori degli accordi stabiliti, ciò avvenne in maniera sempre più massiccia causando in breve anche in Bulgaria nuove gravi carenze di cibo per la popolazione civile e un’impennata dei prezzi di quei pochi generi che si potevano trovare nei mercati;157 comparvero inoltre speculatori, anche tra i deputati del parlamento, i quali organizzarono esportazioni illegali che aggravarono notevolmente la situazione, mentre con la collaborazione di molti ufficiali bulgari, migliaia di vagoni carichi di prodotti agricoli e generi alimentari lasciarono il paese sotto le insegne di «materiale bellico», sul quale le autorità doganali bulgare non potevano effettuare alcun controllo.158
La solidità delle valute tedesche e austriache rispetto a quella bulgara fece sì che i venditori in Bulgaria si orientarono massicciamente verso i compratori in possesso di tali monete; d’altra parte, i furti praticati dai tedeschi e dagli austriaci erano talmente frequenti che il Comando supremo bulgaro ordinò nel 1916 delle scorte per i vagoni carichi di generi alimentari. Nonostante ciò le truppe alleate cominciarono a rubare grandi quantità di sale che poi barattavano sempre in Bulgaria in cambio di cibo da inviare in Austria e Germania.159
I soldati tedeschi e austriaci furono protagonisti di altre forme di esportazioni illegali: il permesso concesso loro dai rispettivi Comandi supremi di
156 Sulla questione del blocco navale inglese e sulle sue conseguenze in Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Turchia e sui territori sotto loro occupazione si rimanda a: Bruna Bianchi, L’arma della fame. Il blocco navale e le sue conseguenze sulla popolazione civile (1915-1919), in DEP, n.13/14, luglio 2010, pp. 1-33, liberamente consultabile all’indirizzo internet www.unive. it/dep. 157 Sevdelin Andrejević, op. cit., p. 53. 158 Richard Crampton, op. cit., p. 455. 159 Ibidem.
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inviare ai propri familiari 5 chili di cibo alla settimana, fece sì che anche molti soldati stazionati nella parte della Serbia occupata dagli austriaci passavano nei territori occupati dai bulgari e in Bulgaria stessa per spedire quei generi alimentari. Dalla fine del 1916, i 16.000 soldati austro-tedeschi stazionati sul fronte meridionale, mandarono razioni di cibo equivalenti, se rispettata la quantità di 5 chili, a 100.000 persone.160
In Bulgaria avvenne una vera e propria penetrazione economica di Berlino (e di Vienna), dove i vertici tedeschi si assicurarono tramite nuovi accordi la possibilità di comprare in tutte quelle risorse necessarie primariamente a fini militari, mentre allo stesso tempo veniva intensificata la creazione di società commerciali e bancarie sul territorio bulgaro.161 In questo modo i tedeschi monopolizzarono le esportazioni e le importazioni bulgare.162
E d’altra parte, già nel gennaio 1916, un importante industriale tedesco di ritorno da un viaggio a Costantinopoli dichiarò che la Germania si stava comportando con la Turchia e con la Bulgaria come «delle sue colonie».163
Già dal 1916 la popolazione civile in Bulgaria si ritrovò privata di molti generi di utilizzo quotidiano: oltre al cibo, cominciarono a scarseggiare anche i vestiti, il sapone fino ai materiali edili come il cemento.164
La «depredazione alleata»165 e l’esportazione illegale di generi alimentari furono l’altra questione che scosse il governo Radoslavov. Nella primavera del 1916 un gruppo di alti ufficiali, tra cui i generali Jocev, Lukov, Tantilov e Žekov chiesero di mettere fine a tali abusi e di bloccare le esportazioni di cibo almento fino alla mietitura successiva, ma la mancata risposta del governo li spinse a rinforzare i controlli lungo le frontiere bulgare del 1915 (dunque esclusi i territori occupati) per prevenire che le derrate alimentari lasciassero il paese.166
I territori serbi e macedoni, lasciati fuori dalla protezione imposta dai generali bulgari, erano sottoposti ad una situazione estremamente critica.
160 Richard Crampton, op. cit., p. 454. 161 Ivi, p. 295 e p. 301. 162 Victor Kuhne, op. cit., p. 131. L’autore aggiunge (pp. 131-137) che ciò avvenne anche grazie alle promesse e ai piani che i vertici tedeschi riferivano in merito al ruolo centrale che la Bulgaria avrebbe avuto dopo il conflitto nella Mitteleurupa, mentre avvenne una germanizzazione della Bulgaria attraverso l’istituzione di numerose organizzazioni umanitarie, culturali e le diverse visite di economisti e scienziati tedeschi. Crampton del resto sottolinea che parallelamente alla penetrazione economica ne avvenne una culturale: si veda Richard Crampton, op. cit., p. 452 163 Richard Crampton, op. cit., p. 291. 164 Ivi, pp. 487-488. 165 L’espressione è di Richard Crampton; si veda Richard Crampton, op. cit. p. 456. 166 Ivi, p. 456.
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Già all’inizio del dicembre 1915, mentre gli austriaci cominciavano a introdurre le proprie autorità d’occupazione nei territori serbi conquistati, i tedeschi rivolsero le loro attenzioni indistintamente verso la Bulgaria e i territori da essa conquistati. Garantendo l’appoggio militare per le ulteriori pretese territoriali bulgare in Dobrugia e nella Macedonia egea, von Mackensen si assicurò lo sfruttamento temporaneo dei giacimenti minerari della Serbia orientale e delle linee ferroviarie, ma soprattutto il diritto ad utilizzare le ricchezze agricole della Morava e della Macedonia finché le truppe tedesche sarebbero rimaste sul fronte di Salonicco.167
Ritenendo la Serbia come «territorio di transito e rifornimenti»,168 i tedeschi formarono due zone di tappa di stanza nelle due sedi amministrative e militari delle due aree d’ispezione militari bulgare, Niš e Skopje, estendendo in breve il proprio dominio su tutte le risorse della Morava e della Macedonia. In tale situazione, le autorità bulgare di fatto non avevano nemmeno il potere di contrattazione: le decisioni venivano infatti imposte dai vertici tedeschi dopo aver risolto le controversie con la controparte austriaca, interessata anch’essa alle risorse in mano bulgara. L’intero sistema amministrativo bulgaro, secondo alcune testimonianze, fu di fatto sottomesso alla volontà delle autorità tedesche.169
Nel maggio e nell’agosto del 1916 vennero ratificati gli accordi sullo sfruttamento dei giacimenti minerari nella Serbia orientale e meridionale (rame e carbone), mentre a più riprese ne vennero siglati di nuovi in merito all’esportazione dei beni agricoli.170
Già alla fine del dicembre 1915 il Ministero degli Esteri austriaco notò che il comportamento tedesco in Serbia (e nella Polonia russa) stava creando una situazione di grave impoverimento della popolazione. Le risorse venivano infatti sfruttate senza minimamente pensare ai bisogni e al futuro dei civili: venivano requisite grandi quantità di bestiame, frumento, farina, vino, sale e petrolio, mentre erano anche stati improvvisati dei mattatoi per la lavorazione della carne suina da inviare in Germania. Ciò aveva provocato in diverse zone la comparsa della fame e il grave impoverimento della popolazione:171 e se già a Ohrid la fame aveva causato diverse vittime, lo stesso avvenne anche a Bitola.172
167 Andrej Mitrović, Srbija u Prvom…, cit., p. 283 e pp. 293-294. 168 Ivi, p. 293. 169 AS, MID-PO, 1916, XV/437, relazione dottor Trikorfos, capo delle missioni sanitarie greche in Serbia, senza data. 170 Andrej Mitrović, Srbija u Prvom…, cit., p. 298 e p. 302. 171 Ivi, p. 292. 172 R. A. Reiss, Austro-bugaro…, cit., in Slađana Bojković–Miloje Pršić, O zločinima...,cit., 220.
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