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La costruzione dell’identità bulgara
comitadji nella primavera del 1915, così come quello di Veles in cui vi erano le spoglie dei caduti del 1912.27
La costruzione dell’identità bulgara
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L’altro volto della politica distruttiva bulgara era l’imposizione dei propri caratteri nazionali: al clero, ai maestri e ai funzionari uccisi o deportati si sostituì un apparato composto da persone portate nella maggior parte dei casi dalla Bulgaria, insieme alla costruzione di un sistema legale e ad una continua propaganda soprattutto in Serbia orientale e meridionale, dovevano rappresentare la struttura attraverso cui la bulgarizzazione delle popolazioni serbe e macedonia avrebbe dovuto essere messa in atto.
In particolare, i sistemi ecclesiastico e scolastico ebbero un ruolo fondamentale: le chiese avrebbero dovuto convertire la popolazione ai principi dell’esarcato, mentre scuole e comitati speciali per l’istruzione avrebbero dovuto forgiare quelle nuove generazioni portatrici della cultura bulgara e rieducare la popolazione adulta.
Il divieto della lingua serba, seppure già autonomamente applicato da singole autorità come nel caso di Skopje, entrò ufficialmente in vigore su ordine del Ministero degli Interni il 12/25 febbraio 1916.28 In una circolare del 26 febbraio il Ministero dell’Istruzione indicava così il compito delle nuove autorità:
Grazie al coraggioso esercito bulgaro si è realizzato il nostro ideale nazionale, si è realizzato il tanto agognato sogno di così tante generazioni di bulgari: i nostri tormentati fratelli del Vardar e della Macedonia sono stati liberati […] Quale campo si apre davanti ai nostri occhi, un campo di vaste attività in ogni settore! Perché nelle nuove regioni c’è tutto da ricostruire o da costruire dal nulla […] Soprattutto nel campo dell’educazione bulgara si apre un ampio lavoro, perché in sostanza tutta la cultura materiale e morale che faremo emergere nelle nuove regioni, le impianteremo con la lettura e la cultura bulgara, con la lingua e i libri bulgari […] I nostri fratelli, soprattutto in Morava, sono vissuti nel buio totale ignorando le loro origini e la loro lingua; venivano loro dati solo libri serbi in cui si parlava solo della gloria e della grandezza serba […] Il Ministero dell’Istruzione sta già prendendo le misure necessarie per gradualmente aprire delle scuole elementari in tutte quelle città e quei paesi dov’è possibile; si apriranno poi in base alle necessità le scuo-
27 AJ, 388-8-91 e 92, tel. br. 362, da Commissione interalleata a Legazione serba a Parigi, senza data. 28 Rapport…, cit., tomo I, p. 38.
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le superiori, sia normali che speciali. Le scuole tuttavia verranno frequentate solo da bambini e giovani, e dunque i nostri fratelli e nuovi concittadini adulti che non hanno ricevuto un’educazione nelle scuole bulgare rimarranno lontani dai libri bulgari se non provvediamo anche al loro avvicinamento all’istruzione bulgara. Per questo all’interno del Ministero dell’Istruzione è stato istituito un Comitato speciale per l’istruzione, a cui è stato affidato il compito di rifornire le nuove regioni di libri bulgari, in modo che con questi i nostri fratelli possano conoscere le loro origini e amarle, mentre il Comitato si occuperà di diffondere l’istruzione bulgara […] Nel comunicare quanto finora detto, il Ministero spera che tutti Voi collaboriate volentieri a tale opera, preoccupandovi di trovare nella Vostra città (o paese) un edificio in cui riunire l’intellighenzia locale affinché diventi il centro dell’educazione bulgara. Questo centro, che dovrete chiamare «Sala di lettura pubblica», sarà sotto il controllo di un comitato locale […].29
Le direttive del Ministero dell’Istruzione furono immediatamente applicate. Già a metà febbraio del 1916 a Niš le nuove scuole bulgare funzionavano a pieno ritmo,30 e l’istituzione di nuove scuole in tutta la Morava (e in Macedonia) procedeva rapidamente.
La popolazione serba si oppose però al processo di bulgarizzazione: le famiglie erano restie ad inviare i propri figli nelle nuove scuole, e naturalmente non erano disposte a frequentare volontariamente le nuove «sale di lettura pubbliche». Ma i bulgari, consapevoli del fatto che avrebbero dovuto estirpare nella gente quei sentimenti serbi imposti da Belgrado, agirono imponendo innanzitutto la frequenza obbligatoria delle scuole: i genitori che non mandavano i propri figli a scuola rischiavano infatti di perdere il diritto all’approvvigionamento presso i magazzini statali.31
Mentre i giovani erano costretti ad imparare il bulgaro e a studiare tutte le materie scolastiche in base ai programmi ministeriali di Sofia, mentre veniva loro insegnata una storia che definitivamente contrastava con quella fino ad allora conosciuta in famiglia,32 gli adulti venivano costretti a frequentare le continue manifestazioni culturali che i vari comitati locali organizzavano nelle
29 AJ, MIP-DU, 334-22, n. 3377, circolare da Ministero dell’Istruzione bulgaro a presidenti commissioni «di tre membri» delle nuove regioni e dei territori occupati (per informazione e con richiesta di assistenza alle Eminenze Metropolita e Arcivescovi, ai Signori prefetti, ai comandanti e ai sottoprefetti), 26 febbraio 1916. 30 Borislava Lilić, op. cit., p. 393. 31 Rapport…, cit., tomo I, p. 31. 32 Su questi argomenti, dal ruolo delle scuole bulgare nei territori occupati all’effetto dell’educazione imposta ai bambini serbi (soprattutto per quanto riguarda i legami familiari e sociali, sia durante che dopo il conflitto) non esistono purtroppo studi.
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sale di lettura. Nei cosiddetti sobranje, i civili venivano obbligati anche ad ascoltare discorsi sulla loro origine bulgara e sulla serbizzazione che avevano subito,33 mentre nelle chiese i sermoni erano estremamente nazionalisti e nelle strade la gente veniva costretta ad assistere alle manifestazioni patriottiche bulgare.34
La bulgarizzazione delle nuove regioni fu attuata anche attraverso l’isolamento totale della popolazione della Morava e della Macedonia dalle loro famiglie che erano riuscite a mettersi in salvo all’estero e dagli uomini del ricostituito esercito serbo che si trovavano a Corfù e Salonicco.
Il 13/26 febbraio 1916, nonostante tutti gli sforzi del Ministero della Guerra serbo, ancora non si era riusciti a stabilire un contatto con la Serbia occupata (sia nella parte sotto gli austro-ungheresi che in quella sotto i bulgari);35 mentre però in seguito si stabilì una comunicazione con i serbi del Governatorato e con i soldati e i civili internati nell’Impero austro-ungarico, ciò non fu possibile per quanto riguarda la zona d’occupazione bulgara e i campi di internamento in Bulgaria. Infatti,
Il 27 aprile/10 maggio 1916 la Croce rossa bulgara, date le pressanti richieste provenienti dalla controparte serba, inviò al Comitato internazionale della Croce rossa a Ginevra un comunicato in cui si disse che hanno ricevuto dalla croce rossa serba il 31 marzo/13 aprile una domanda per ottenere le liste dei prigionieri e degli internati serbi in Bulgaria e di avere dettagli per l’invio della corrispondenza e degli aiuti ai serbi della vecchia Serbia. I bulgari risposero che:
Saremmo riconoscimenti se poteste informare questi Signori che si firmano a nome della Croce rossa serba che non possiamo intrattenere alcuna corrispondenza tra essi o comunicare loro alcuna informazione sugli abitanti della vecchia Serbia divenuti soggetti bulgari e trattati sulla base delle leggi bulgare.36
Per comunicare con i propri cari, in alcuni casi si sviluppò una sorta di corrispondenza segreta: così a Zaječar alcuni civili si organizzarono in modo da utilizzare come luogo d’arrivo e di partenza della corrispondenza la città di Jagodina, sotto occupazione austriaca. Le lettere venivano portate segretamen-
33 Jovan Hadži-Vasilijević, op. cit., p. 69. 34 Rapport…, cit., tomo I, p. 31. 35 VA, k. 147, f. 3, 36/1, br. 60900, da Comando supremo a Direzione Sezione giuridica,13/26 febbraio 1916. 36 Rapport…, cit., doc. 103, p. 33, da presidente Croce rossa bulgara Gešov a Comitato internazionale Croce rossa, n. 990, 27 aprile 1916.
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