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Lo stato tra la popolazione civile nelle «Nove Oblasti» L’invasione dell’autunno 1915. Tra «evacuazione dello Stato»
Lo stato tra la popolazione civile nelle «Nove Oblasti»51
La repressione nei confronti dei turchi e dei bulgari fu in un certo senso in continuità con il regime instaurato nei territori acquisiti nel 1912-13, poiché ancora una volta aveva messo in evidenza le enormi difficoltà dell’amministrazione serba tra la popolazione locale. La diversità dei diversi gruppi nazionali presenti, ed in particolare di una forte componente bulgara, veniva ancora negata a livello ufficiale, mentre tra i diplomatici stranieri era chiaro che la sua presenza, a differenza di quella serba, era molto vasta. I dati ufficiali dichiaravano la presenza di circa 730.000 serbi, 347.000 turchi e 327.000 albanesi tra Sangiaccato, Kosovo e Macedonia;52 eppure, solo per quello che riguarda il territorio dell’ex Vilayet di Monastir (Bitola),53 il console francese sottolineò la presenza di 186.000 «slavi esarchisti», quello russo 290.000 e quello bulgaro addirittura 338.00054 .
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Non diversa era la situazione nel resto delle regioni delle «Nove Oblasti»: una certa consistenza dell’elemento serbo si riscontrava infatti solo in alcune zone del Sangiaccato, del Kosovo e della Macedonia settentrionale. Ma la loro presenza era nettamente minoriatria rispetto al resto della popolazione: e i civili che non sentivano di appartenere al popolo serbo non sentivano dunque come propria nemmeno la guerra in corso, né erano pervasi dal senso di obbedienza al re Pietro e di sacrificio in nome della patria. La durezza del sistema imposto dal Belgrado dall’arrivo delle truppe serbe nel 1912 aveva generato uno scontento generale per le tassazioni molto alte, e aveva provocato in molti una sorta di resistenza ai tentativi di serbizzazione messi in atto attraverso la chiesa e la scuola. Ciò riguardava naturalmente soprattutto la componente slava, predominante in gran parte della regione, da diversi decenni al centro delle attenzioni sia serbe che bulgare.
Tuttavia non era migliore le situazione tra gli albanesi concentrati nella Macedonia occidentale e nel Kosovo. Nel 1913 erano già insorti con le armi, subendo poi la durezza della repressione dell’esercito serbo; ora si ritrovavano
51 Letterelmente, «Nuove aree», ovvero i territori annessi dal Regno di Serbia con le guerre balcaniche. 52 AS, MID-PO, 1915, V/105, Brojno stanje stanovnika u novooslobođenoj oblasti Stare Srbije i Makedonije, koja je pripala Srbiji, 31 luglio/13 agosto 1915. Nel censimento sono compresi anche circa 9. 000 ebrei, 11.000 rumeni (cincari), 14.000 rom, 37.000 greci. In totale 1.442.428 abitanti. 53 Il territorio del vilayet di Monastir comprendeva grossomodo l’Albania orientale, la Grecia nord-occidentale e la Macedonia compresa tra la sua frontiera occidentale e la città di Prilep a est. La componente macedone-bulgara abitava soprattutto quest’ultima zona. 54 AS, MID-PO, 1915, V/106 e 107, nota del Ministero degli Esteri, senza data.
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nel pieno di una guerra di un paese che era loro totalmente estraneo da ogni punto di vista: lingua, religione, tradizioni e passato.
Vi era inoltre la componente turca, che nonostante gli avvenimenti delle guerre balcaniche era pur sempre relativamente grande soprettutto nelle zone di Veles, Radoviš, Skopje e Bitola. Anche per loro era valida la totale estraneità alla lotta per la difesa del Regno serbo: inoltre la loro posizione si era fatta ulteriormente delicata dal momento che rappresentavano di fatto cittadini di nazionalità nemica, dal momento che la Turchia, a cui facevano espressamente riferimento, era già entrata in guerra al fianco degli Imperi centrali.
Nel 1915 tutte le differenze esistenti tra serbi e popolazioni delle «Nove Oblasti» si fecero più evidenti che mai: al momento dell’invasione finale sarebbero infatti esplose le conseguenze della diffusa avversione verso le autorità di Belgrado, o semplicemente l’estraneità alla Serbia. L’elemento che più fra tutti fu indicativo dei sentimenti della popolazione delle «Nove Oblasti» a partire dallo scoppio della guerra fu il fenomeno della diserzione, che tra il 1914 e il 1915 raggiunse delle dimensioni di massa.
Nonstante diverse reclute fossero state già inquadrate nell’esercito e avessero partecipato alle battaglie del 1914, il Comando supremo incontrò molte difficoltà nel reclutamento degli uomini della Macedonia e del Kosovo. La questione divenne particolarmente spinosa quando alla fine del 1914 il Comando supremo ordinò il reclutamento dei musulmani, fino ad allora esenti dal servizio militare grazie al trattato serbo-turco del 1912.
Il loro reclutamento divenne una questione cruciale sia perché l’esercito avrebbe ottenuto nuovi soldati, di cui aveva estremo bisogno, sia perché a detta del generale Popović quei musulmani «si legherebbero di più alla nostra sorte, e si spegnerebbe in loro l’ultima speranza di un ritorno della Turchia in questi territori. Reclutandoli vedrebbero così il nostro potere e capirebbero che siamo gli unici padroni di questa terra».55
Alla questione si guardava però con una certa preoccupazione. Da un lato infatti si sosteneva il principio secondo cui il reclutamento dei musulmani poteva essere ben visto dal resto della popolazione serba poiché avrebbe riconosciuto in un tale gesto l’uguaglianza di diritti e doveri tra tutti i sudditi del Regno, eliminando gli scontenti di quanti vedevano la posizione dei musulmani come privilegiata; dall’altro però si era convinti che i musulmani non avrebbero reagito allo stesso modo e che ci sarebbero stati anche dei tentativi di fuga, soprattutto tra gli albanesi.
Per questo ai primi di novembre del 1914 il Comando supremo decise di inquadrare nelle truppe delle «Nove Oblasti» diverse reclute della Serbia cen-
55 VA, p. 7, k. 57, f. 4, 25/3, đ. o. br. 2924, da comando truppe «Nove Oblasti» a Ministero della Guerra e a Comando supremo, 25 novembre/8 dicembre 1914.
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trale: in tutte le città principali, da Bitola a Priština a Štip, vennero mandati circa 12.000 soldati, poiché, come spiegato dal Comando supremo stesso, la loro presenza avrebbe potuto evitare le fuga delle reclute musulmane;56 si propose inoltre di inviare le reclute musulmane in unità nelle vecchie frontiere, e di garantire loro il diritto alle funzioni religiose come l’avevano sotto la Turchia e come avveniva già negli eserciti francese e inglese.57
Queste iniziative però non furono sufficienti. I timori di fughe e renitenze si dimostrarono ben presto non solo fondati ma molto peggiori del previsto: per tutta risposta infatti, in alcune zone della Macedonia, le comunità musulmane guidate dai propri imam protestarono apertamente contro il governo di Belgrado, optando per l’emigrazione in Turchia,58 mentre il 2/15 gennaio 1915, i comandanti delle divisioni in Macedonia, interrogati dal generale Popović sull’andamento del reclutamento dei musulmani,59 dovettero rispondere che il problema principale era proprio la renitenza alle armi: nel distretto di Bitola, su 418 chiamati, 180 si erano presentati, 217 erano fuggiti, 21 erano stati riformati; da Prilep su 359 chiamati, 225 erano presentati e 134 erano fuggiti; da Kičevo su 550 ben 300 erano fuggiti. A Debar, dove la popolazione era quasi interamente albanese, la renitenza toccò i vertici massimi: su 548 chiamati si erano presentati in 151, mentre 59 erano stati riformati, 131 erano fuggiti e 207 erano già fuggiti in precedenza all’estero in seguito all’insurrezione del 1913.60
Inoltre, anche tra coloro che venivano reclutati il senso di estraneità alla guerra della Serbia si manifestava apertamente: numerosi musulmani, ma anche molti macedoni bulgari, tra i quali le autorità serbe avevano anche operato dei tentativi per ottenerne i favori,61 una volta giunti al fronte disertavano e si
56 VA, p. 7, k. 57, f. 4, 25/2, o. br. 6754, da Comando supremo a comando truppe «Nove Oblasti», 8/21 novembre 1914. 57 VA, p. 7, k. 57, f. 4, 25/3, đ. o. br. 2924, da comando truppe «Nove Oblasti» a Ministero della Guerra e a Comando supremo, 25 novembre/8 dicembre 1914. 58 AS, MID-PO, 1915, XIX/617, đ. o. br. 3968, da comandante truppe «Nove Oblasti» a prefetto dipartimento Bitola, 21 gennaio/3 agosto 1915. Al comunicato si allega una lettera firmata da 4 imam e 31 notabili musulmani della zona in cui si protesta per il reclutamento dei turchi di Macedonia in aperta violazione con il trattato serbo-turco e in cui si comunica la decisione di emigrare per questo in Turchia. 59 VA, p. 6, k. 612, f. 5, 42/2, đ. o. br. 3621, da comando truppe «Nove Oblasti» a comandante comando circoscrizione militare territoriale «Bitola», 2/15 gennaio 1915. 60 VA, p. 6, k. 612, f. 5, 42/4, br. 1705, da comando circoscrizione militare territoriale «Bitola» a comando truppe «Nove Oblasti», 10/23 febbraio 1915. 61 Data la situazione di povertà causata dalle guerre del 1912 e del 1913, il Ministero della Guerra decise nell’ottobre del 1914 di sospendere il reclutamento delle reclute nate nel 1888 e 1889 provenienti dal dipartimento della Bregalnica, da considerarsi solo come riservisti. Nel resto della Macedonia non cambiò nulla se non che andavano chiamati alle esercitazioni di 20 giorni (riservisti) solo gli uomini fino ai 30 anni (escluso nei dipartimenti dell’Ibar e del Kosovo). Questo
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consegnavano agli austriaci (venendo poi mandati dalle autorità austro-ungheresi in Bulgaria e qui reclutati nell’esercito bulgaro62).
Molti fuggivano anche approfittando dei congedi. Alla fine del giugno 1915 le autorità militari della zona di Kumanovo si lamentarono con il Ministero della Guerra e con il Comando supremo perché «praticamente tutti i soldati, compresi i riservisti, che provengono dai distretti lungo la frontiera bulgara, quando tornano a casa scappano in Bulgaria»; come soluzione venne proposto di di non concedere loro alcun congedo.63
Misure simili vennero introdotte anche nei confronti degli albanesi. Le frequenti diserzioni dei soldati provenienti dalle zone a sud della Šar Planina erano state segnalate con preoccupazione già nel febbraio 1915 dal Ministero degli Interni, che già allora aveva suggerito di non concedere loro più congedi o assenze per malattie, né che venissero utilizzati come corrieri.64
Le fughe della nuove reclute prima di essere mobilitate o durante i congedi erano dirette oltre confine, in Bulgaria, dove molti venivano a loro volta reclutati o entravano volontariamente nell’esercito bulgaro,65 oppure in Grecia, dove però erano frequenti gli arresti e la consegna di quelli che venivano già considerati disertori alle autorità serbe.66 Più speranze avevano quelli che fuggivano in Albania. Tuttavia se intercettate, le fughe terminavano spesso nel peggiore dei modi. Le guardie di confine serbe infatti non esitavano a sparare sui gruppi di fuggitivi, indipendentemente se armati o disarmati (ma quasi sempre erano disarmati).67
per convincere la gente delle nuove regioni che non sarebbero stati mandati in guerra: molti di loro infatti, secondo le informazioni del Ministero, erano scappati in Bulgaria per paura di essere mandati al fronte. VA, p. 7, k. 57, f. 4, 25/1, pov. br. 1978, da Ministero della Guerra a comando truppe «Nove Oblasti», 19 ottobre/1 novembre 1914. 62 Михаило Аполстолски (a cura di), op. cit., p. 386. 63 VA, p. 9, k. 104, f. 6, 31/4, o. br. 2441, comunicato da IV Reggimento di fanteria II Divisione «Drina» a comandanti battaglioni, 8/21 luglio 1915. 64 VA, p. 9, k. 104, f. 6, 31/3, o. br. 2789, da comandante II Divisione «Drina» a comandante IV Reggimento di fanteria 14/27 febbraio 1915. 65 AS, MID-PO, 1915, XIX/81, lista 14 disertori arruolati nell’esercito bulgaro, 2/15 maggio 1915; XIX/91 e 91, lista 24 disertori del comune di Dojran arruolati nell’esercito bulgaro, 6/19 maggio 1915; XIX/148, lista 68 disertori distretto Galicki arruolati nell’esercito bulgaro, 12/25 maggio 1915; XIX/ da 278 a 282, da comandante Divisione «Vardar» a a comandante truppe «Nove Oblasti», 10/23 agosto 1915, liste 75 disertori di Skopje e 241 di Tetovo arruolati nell’esercito bulgaro; ecc. 66 AS, MID-PO, 1915, XIX/40, pov. br. 4708, da comandante truppe «Nove Oblasti» a Ministero della Guerra, comunicato sulla consegna di 21 disertori cristiani, 16 ebrei, 12 musulmani da parte delle autorità greche, 10/23 marzo 1915. 67 AS, MID-PO, 1915, XV/125, đ. o. br. 4470, da comandante truppe «Nove Oblasti» a Ministero della Guerra, relazione su scontro truppe serbe e comitadji presso confine con Bulgaria,
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Le misure messe in atto dai vertici dell’esercito serbo e dalle autorità civili per arginare perlomeno il fenomeno della diserzione di massa non ebbero gli effetti sperati. All’atto della mobilitazione probabilmente si era già consci del fatto che non si sarebbe potuto contare su una partecipazione attiva ed entusiasta della popolazione delle regioni meridionali; tuttavia, nessuno avrebbe potuto immaginare che la risposta proveniente da quelle zone sarebbe stata così negativa.
Tra il 1914 e il 1915 l’esercito serbo riuscì a mobilitare 53.088 reclute della Macedonia (44.496 macedoni, 8.481 turchi e albanesi, 111 ebrei);68 e tuttavia, nell’arco di tempo tra lo scoppio della guerra e la fine di luglio del 1915, i disertori delle «Nove Oblasti» ben furono 29.509.69
Ciò che avveniva in Macedonia e in Kosovo in quel periodo rappresentava dunque una sorta di opposizione tra il governo di Belgrado e lo stato della popolazione civile. Nelle ragioni che spinsero molti a fuggire c’erano sicuramente motivazioni comuni a tutti gli eserciti come il rifiuto di andare al fronte; tuttavia il motivo principale fu il senso di non appartenenza alla causa serba, l’estraneità totale alla politica di Belgrado. Le autorità serbe conoscevano bene la situazione e tuttavia il loro operato, tra serbizzazione della componente slava, repressione delle insurrezioni turche e albanesi, reclutamento forzato della popolazione, non poteva che far ulteriormente aumentare la distanza e il desiderio di ritorsione di ampi strati della popolazione delle «Nove Oblasti».
In questa complessità si inseriva perfettamente l’aperta operazione di denuncia di presunti crimini commessi dalle autorità serbe in Macedonia, in cui l’intervento diretto dell’esercito bulgaro veniva rappresentato di fatto come l’unica garanzia di salvezza per i civili macedoni.
21 febbraio/6 marzo 1915. Nella relazione si parla di 26 disertori che non si fermano all’alt intimato dalla compagnia serba; questa apre il fuoco, pur vedendo che vi erano solo 3 persone armate, uccidendone 21; e XIX/552, br. 837, da comandante truppe di confine Đevđelija a Ministero della Guerra, 30 luglio/12 agosto 1915. Nel comunicato si parla di un gruppo di 5 donne musulmane con 5 bambini che tentando di oltrepassare il confine con la Grecia non si fermano all’alt; le truppe serbe aprono il fuoco uccidendo una donna e arrestando le altre; ecc. 68 Михаило Аполстолски (a cura di), op. cit., p. 386. 69 AS, MID-PO, 1915, XIX/308, đ. br. 6390, da Ministero della Guerra a Ministero degli Interni, 5/18 settembre 1915.
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