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I crimini in Serbia orientale

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Bibliografia

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Stessa sorte ebbero gli abitanti di Melnik.45

E in Tracia, nell’avanzata delle truppe turche, cominciata il 30 giugno/13 luglio, la popolazione bulgara venne costretta alla fuga, tanto che 46.000 bulgari si riversarono oltre il confine. Il passaggio delle truppe turche portava infatti con sé la distruzione dei villaggi, il massacro degli abitanti e il saccheggio. Anche i greci subirono la stessa sorte. Quando i turchi entrarono ad Adrianopoli uccisero i rappresentanti delle autorità bulgare, i gendarmi e i cittadini che non avevano fatto in tempo a fuggire.46

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Sul fronte serbo-bulgaro, gli abitanti dei villaggi sulla linea Zlekovska, Bregalnica e Lakavica, cioé sul confine formatosi prima dello scoppio delle ostilità, furono messi in fuga dalle truppe serbe e trovarono rifugio a Kjustendil, prima città oltre il confine bulgaro. La cittadina di Kratovo venne devastata47 e i villaggi bulgari furono saccheggiati dai musulmani dei villaggi circostanti, fuggiti durante la prima guerra balcanica all’arrivo dei bulgari e rientrati ora con i serbi, decisi a vendicarsi delle violenze subite alcuni mesi prima, il tutto sotto la supervisione dell’esercito serbo.48 A Vinica e in altri villaggi vennero fucilati coloro i quali si dichiaravano bulgari e non serbi, e le donne vennero violentate. A Bladec, Bezikovo e Gradec le scene furono le stesse, e le abitazioni vennero incendiate. Neanche Radoviš venne risparmiata, mentre nel distretto di Tikveš le truppe regolari serbe si resero responsabili della distruzione di almeno 10 villaggi.49

I crimini nella Serbia orientale

Nel conflitto del 1913 riaffiorarono chiaramente le aspirazioni bulgare alla creazione della Bulgaria di Santo Stefano. Lo scontro con i greci per il possesso della Macedonia e quello con i serbi per la Macedonia del Vardar erano stati affiancati dal tentativo bulgaro di impossessarsi di quei territori inclusi nelle frontiere dell’esarcato nel 1872. Quale fu la decisione che spinse i vertici bulgari a rivolgersi in quel momento anche a quei territori è difficile stabilirlo, ma è probabile che avessero ricevuto sostanziali appoggi dalla Germania e soprattutto dall’Impero austro-ungarico e che sperassero in un loro intervento

45 Ivi, pp. 106-107. 46 B. Ratković-M. Đurišić-S. Skoko, op. cit., pp. 315-316. 47 Henry Barby, Bregalnica, (orig. Bregalnitsa, Bernard Grasset, Paris 1914), štamparija Savića i komp., Beograd, 1914, p. 103. 48 Report..., cit., pp. 145-146. 49 З. Тодоровски – Ж. Бужашка (a cura di), op. cit., p. 60.

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diretto contro la Serbia.50

Contemporaneamente alle operazioni in Macedonia, il 22 giugno/5 luglio la I Armata dell’esercito bulgaro cominciò l’offensiva nella Serbia orientale, dirigendosi sulla città di Knjaževac e poi verso Zaječar a nord e Pirot a sud. Senza incontrare molta resistenza, il 24 giugno/7 luglio entrò a Knjaževac, venendo però respinta nei giorni successivi dall’avanzata prevista verso nord e sud. Nella città rimasero fino al 4/17 luglio: durante i giorni dell’occupazione la città venne saccheggiata e gli edifici distrutti, insieme a quello che non poteva essere portato via e ai raccolti. Stessa sorte ebbero i villaggi circostanti (Kraljevo selo venne completamente distrutto51), dove gruppi composti da 10 o 15 soldati bulgari oltre a derubare la popolazione si diedero allo stupro delle donne: nonostante le difficoltà nell’ottenere testimonianze, vennero registrati 7 casi a Bulinovac, 9 a Vina, 5 a Slatina 52. Una commissione internazionale, composta dal dottor Albert Peron di Parigi, Ludwigg Schlieb di Berlino, Siberi Moler della marina austriaca e dall’avvocato Jovanović di Belgrado, constatò che i bulgari commisero sistematicamente stupri, nonostante non fossero riusciti ad ascoltare le testimonianze della maggior parte delle donne che si rifiutarono di parlare a causa della vergogna, della paura o perché proprio non erano ancora ritornate alle loro case.53

Il giornalista francese Henry Barby, cui si debbono testimonianze importanti anche per quanto riguarda le atrocità nella Serbia orientale, scrisse:

Ovunque siano passati in Macedonia, i bulgari hanno saccheggiato e incendiato; ma a colui che viaggia attraverso la valle del fiume Timok, dopo la fuga dei bulgari, sembra quasi che l’armata del generale Kutinčev in Serbia non avesse altro compito se non il saccheggio. Il passaggio dei bulgari attraverso Kadibrod e Sveti Nikola, verso Zaječar, la loro presenza a Knjaževac, sono segnati dalla completa devastazione della zona. Ad un osservatore viene da chiedersi, quasi sognasse, - e ce lo chiediamo - è davvero il XX secolo oppure siamo al tempo di Attila e degli Unni? Come vere orde di tartari, i bulgari hanno saccheggiato tutto, incendiato e sgozzato le persone, violentando le ragazze, le donne anziane e le ammalate!54

Quando le persone che erano scappate all’arrivo dei bulgari ritornarono

50 Contatti tra la diplomazia viennese e quella bulgara in merito ad un’eventuale spartizione della Serbia in cui alla Bulgaria sarebbero spettate le zone ad est del fiume Morava sembra ci fossero già state in passato. Si veda Vladimir Ćorović, op. cit., pp. 206-208; pp. 276-277 e p. 493. 51 Henry Barby, Bregalnica…, cit., p. 157. 52 Report…, cit., p. 137; Henry Barby, Bregalnica…, cit., pp. 157-158. 53 Henry Barby, Bregalnica…, cit., p. 156. 54 Ivi, p. 155.

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