10 minute read

La situazione in Morava e Macedonia

Next Article
Bibliografia

Bibliografia

La Croce rossa internazionale inviò una missione a Gornje Paničarevo nel marzo del 1917,157 dove peraltro era già presente la Y.M.C.A. che poté distribuire agli internati della carne, del grasso, dei fagioli e altro che permisero a molti di non morire di fame; nel marzo del 1918 riuscì anche ad ottenere il rilascio graduale degli internati.158 E tuttavia tutto ciò fu ben poco di fronte alle drammatiche dimensioni del fenomeno.

La situazione in Morava e Macedonia

Advertisement

L’insurrezione in Toplica e la sua repressione, così come le nuove dimensioni di massa dell’internamento, non modificarono sostanzialmente l’insieme degli elementi che nel periodo precedente avevano caratterizzato l’occupazione bulgara: semmai, ne amplificarono la portata.

Nel corso delle spedizioni punitive e delle distruzioni dei villaggi il saccheggio fu onnipresente. Molti venivano percossi e spogliati dei loro averi, le case derubate di ogni bene, il bestiame requisito senza alcuna formalità. Nel corso dei massacri, molti omicidi venivano commessi anche solo per rubare il denaro. Capitava anche che ufficiali si travestissero da soldati per non farsi riconoscere durante le loro azioni di saccheggio, e che con la scusa di cercare armi nascoste venissero in realtà portati via dalle case tutti gli oggetti di valore.159 La popolazione rimasta, soprattutto nelle zone più colpite dalla repressione, fu ancora oggetto del comportamento autoritario e corrotto dei funzionari.

E proprio il problema della corruzione dei funzionari, per i quali le principali fonti di guadagno erano appunto l’estorsione e il saccheggio, continuò a sussistere diffusamente. Nel momento in cui venivano ordinate le violenze più estreme, l’interesse dei vertici bulgari sembrò rivolgersi proprio a questo.

Il Ministero degli Interni bulgaro, a cui giungevano diverse lamentele della gente della Morava e della Macedonia per la condotta «brutale e scorretta» dei funzionari nei loro confronti, richiamò il 2/15 luglio l’attenzione delle principali autorità civili nei territori occupati – i prefetti dei dipartimenti - sul personale che sceglievano, in quanto che «hanno il compito di far sentire alla

Slađana Bojković-Miloje Pršić, O zločinima…, cit., p. 183. 157 AJ, MIP-DU, 334-11, testimonianza del parroco Petar Lazić, 17 dicembre 1918; anche in Rapport…, cit., tomo III, doc. 243, testimonianza di Pierre Lazitch, 17 dicembre 1918, pp. 80-82. 158 AJ, MIP-PO, 334-8-18, rapporto delegato serbo a Sofia col. Tucaković n. 131, 31 ottobre 1918. Pubblicato parzialmente in Isidor Đuković, Izveštavanje delegata srpske Vrhovne komande iz Bugarske (oktobar – decembar 1918), in Vojno-istorijski glasnik, 1-2/2002, pp. 69-89. 159 R. A. Reiss, Izveštaj o bugarskim…, cit., in Slađana Bojković-Miloje Pršić, O zlocinima…, cit., p. 133 e p. 201.

276

popolazione che vivono in uno stato costituzionale, che appartengono alla nazione bulgara».160

Poco dopo anche Tasev inoltrò a tutte le autorità civili e militari una circolare in cui si invitava a lottare contro il fenomeno della corruzione «per l’interesse della dignità e l’onore di ciascuno di noi, così come della nostra patria».161

Tutto ciò era evidente anche nelle regioni meridionali, tanto che Cankov denunciò in parlamento nuovamente il sistema dell’amministrazione in Macedonia, definendolo come degenerato, e proponendo come soluzione una misura drastica: la sua sottomissione totale al comando tedesco.162

Ulteriori misure vennero applicate per intensificare il sistema delle requisizioni, poiché la crisi alimentare sia tra le truppe bulgare che tra i civili in Bulgaria si stava facendo drammatica.

Già nell’inverno tra il 1916 e il 1917 fonti ufficiali avevano parlato di migliaia di morti per fame in Bulgaria, mentre nella primavera successiva si stimò che il 20% dei bambini di Sofia si sfamava mendicando nelle taverne della città. Simile fu la situazione a Plovdiv, dove scoppiarono dei disordini.163

Il disperato bisogno di cibo spinse quindi soprattutto le autorità della Morava a non tralasciare più alcuna fonte di risorse: un esempio avvenne il 26 aprile/9 maggio, quando seguendo le istruzioni provenienti da Niš, la commissione distrettuale di Vranje ordinò ai funzionari comunali che venissero immediatamente requisiti tutti i legumi.164 E nel solo mese di agosto, le requisizioni effettuate nello stesso distretto e ritenute «soddisfacenti» dalle autorità bulgare, ammontarono a 9.112.000 chilogrammi di prodotti agricoli.165

La bulgarizzazione della popolazione civile serba si ampliò a nuovi campi. Come suggerito da Protogerov venne istituito un giornale in lingua bulgara, il «Moravski Glas»; alla sua direzione venne messo Arnaudov, lo stesso segretario del Ministero degli Interni che aveva fatto parte della spedizione scientifica dell’estate del 1916.

Il suo compito non si limitò solo alla direzione del giornale, ma pare divenne uno dei principali artefici della bulgarizzzione. Si recava infatti spesso

160 Rapport…, cit., tomo I, doc. 69, pp. 271-272, n. 8208, circolare da Ministero degli Interni a prefetti dipartimenti Morava e Macedonia, 2 luglio 1917. 161 AJ, 336-23, circolare confidenziale n. 8957, da colonnello Tasev a tutti i funzionari, 7 luglio 1917. 162 Richard Crampton, op. cit., p. 459. 163 Ivi, p. 457. 164 AJ, MIP-DU, 334-20, br. 2709, da commissione distrettuale di Vranje per le requisizioni a tutti i sindaci, 26 aprile 1917. Nel comunicato si fa riferimento all’ordine br. 2145 emesso il 24 aprile dal comandante del magazzino di riserva di Niš: non è chiaro se l’ordine sia destinato solo al distretto di Vranje o riguardi anche gli altri distretti. 165 AJ, MIP-DU, 334-22, n. 4528, da sottoprefetto Vranje a tutti i comuni, settembre 1917.

277

in varie città della Serbia per far firmare con l’aiuto dei soldati appelli della popolazione in cui si dovevano dichiaravano bulgari. Reiss, che lo definì «il grande apostolo dell’annessione morale ed etnica bulgara dei serbi di Serbia», registrò la sua presenza a Ražanj166 e a Vlasotince167, mentre a Oreovica, nei pressi di Požarevac, e in altri luoghi tenne delle conferenze alla popolazione (che veniva costretta ad assistere) sulla liberazione delle genti della Morava dal giogo serbo.168

Nuovi richiami vennero fatti in maggio ai funzionari del distretto di Leskovac in merito al divieto della lingua serba: chiunque nell’amministrazione fosse colto ad usarla doveva essere immediatamente licenziato.169 Ordini in merito al divieto della circolazione di denaro serbo e di punizione dei possessori vennero emessi diverse volte: avvenne a Vranje in febbraio e a Tetovo in ottobre.170 Altre decisioni venivano imposte per introdurre tutto ciò che rappresentava la Bulgaria: così in giugno il sindaco di Veles inviò ai sindaci dei comuni circostanti un comunicato in cui si «invitava» a fa giungere in città più persone possibile con bandiere e vessilli bulgari per festeggiare l’insurrezione di Ilinden, mentre in agosto il sottoprefetto dell’omonimo distretto «invitò» lo stesso sindaco a comprare un busto di Radoslavov realizzato da un famoso scultore bulgaro.171

Qualcosa sembrò cambiare almeno in apparenza sulla questione della corrispondenza tra i serbi e i macedoni sotto occupazione, i prigionieri e gli internati, e tutti i loro familiari e amici all’estero o nell’esercito serbo.

La legazione serba a Berna ricevette a fine dicembre dal comitato internazionale della Croce Rossa un comunicato inviato dalla Croce Rossa bulgara, in cui si concedeva la corrispondenza tra i prigionieri di guerra serbi in Austria e Germania con le loro famiglie nelle zone sotto i bulgari, mentre ai prigionieri e agli internati era concesso l’invio all’estero delle proprie fotografie. Inoltre, si comunicò che la corrispondenza tra i civili sotto la zona bulgara e i loro familiari all’estero già si svolgeva secondo quanto prestabilito (in realtà non avveniva per nulla).172 La condizione rimaneva comunque sempre l’uso esclu-

166 Rapport…, cit, tomo I, doc. 37, inchiesta di R. A. Reiss «Ville de Rajane», p. 131. 167 Ivi, doc. 33, inchiesta di R. A. Reiss «Ville de Vlassotintze», p. 104. 168 Ivi, doc. 40, inchiesta di R. A. Reiss «Pojarevatz: village d’Oreovitza», p. 150. 169 AJ, MIP-DU, 334-22, n. 2086, da sottoprefetto Leskovac a tutti i comuni, 29 maggio 1917. 170 AJ, MIP-DU, 334-22, n. 646, da sottoprefetto Vranje a tutti i comuni, 13 febbraio 1917; e n. 7165, da sottoprefetto Tetovo a tutti i comuni, 11 ottobre 1917. 171 AJ, MIP-DU, 334-22, n. 2149, da sindaco Veles a sindaco comune Melnik, 20 giugno 1917; e (numero illeggibile), da sottoprefetto Veles a sindaco Veles, 8 agosto 1917. 172 A tal proposito non è stato possibile stabilire a cosa si riferissero le parole «in base a quanto prestabilito».

278

sivo della lingua bulgara: ai giovani della Morava reclutati nelle file dell’esercito bulgaro venne a più riprese impedito di scrivere in serbo alle proprie famiglie. La censura di Veles bloccò ad esempio tutte le lettere scritte in serbo provenienti dai soldati della Morava reclutati probabilmente nella tarda estate del 1917.173

Una novità consisteva nel fatto che veniva anche permesso l’invio di denaro nelle zone sotto occupazione bulgara. Il comitato internazionale della Croce rossa comunicò infatti che per quanto riguardava il denaro inviato fino ad allora tramite di esso, per un valore di 5 milioni di lev, erano cominciato ad arrivare le ricevute di consegna (670 per un valore di 190.000 lev), segno almeno apparente che le autorità bulgare in Morava e in Macedonia ne permettevano la distribuzione.174

In Macedonia la riconquista della città di Bitola non aveva messo termine alle sue sofferenze. Circondata dall’artiglieria bulgara e tedesca, venne ripetutamente bombardata, e i civili, insieme ai numerosi profughi che vi stavano facendo ritorno, furono le principali vittime delle granate esplosive e al gas. Dal momento della liberazione avvenuta il 6/19 novembre 1916 fino al 18/31 marzo 1917, Reiss stimò che le vittime civili furono 399, oltre a 365 feriti, mentre circa 2.000 case, soprattutto nei quartieri ebreo e turco, i più esposti, erano state completamente o parzialmente distrutte.175 Un esempio di questi bombardamenti avvenne la notte tra il 3/16 e il 4/17 marzo. Alle 21 i bulgari aprirono un fuoco d’artiglieria massiccio sulla città che durò fino alle 5 del mattino seguente. Tra i proiettili lanciati sulla città e sulle vie d’accesso, ne vennero utilizzati anche diversi al gas che provocarono molte vittime soprattutto tra i civili. L’ospedale civile si riempì di donne e bambini, almeno 50 di loro erano morti o agonizzanti.176 Reiss contò alla fine 62 morti civili in seguito ai gas e 19 a causa delle granate esplosive.177

Tutto ciò che era avvenuto in Toplica, le deportazioni e le sofferenze cui erano ininterrottamente sottoposti i cittadini di Bitola, unitamente alle ormai chiare politiche violente di snazionalizzazione delle autorità bulgare in tutta la

173 Rapport…., cit., tomo I, doc. 73, pp. 275-276, colonnello Maslinkov, 7 settembre 1917. 174 VA, 4/1, k. 67, f. 9, 27/1, pov. br. 786, da Stato maggiore I Corpo d’Armata a Sezione operativa Comando supremo, 19 dicembre 1917/1 gennaio 1918. La relazione era stata in precedenza ricevuta dal Ministero della Guerra e a sua volta dal Ministero dell’Edilizia il 23 novembre/6 dicembre 1917. 175 R. A. Reiss, Stradanje grada Bitolja, cit., in Slađana Bojković-Miloje Pršić, O zločinima..., cit., pp. 281-282. 176 VA, p. 4/1, f. 2, k. 40, 20/1, telegramma da comandante di tappa Bitola a comandante I Corpo d’Armata, 4/17 marzo 1917. 177 R. A. Reiss, Stradanje grada Bitolja, cit., in Slađana Bojković-Miloje Pršić, O zločinima..., cit., p. 282.

279

loro zona d’occupazione, divennero oggetto presente anche nei circoli politici internazionali.

Tra gli alleati bulgari, la questione era già stata segnalata dal quotidiano austriaco del Governatorato in Serbia, le «Beogradske novine». Tuttavia il problema della brutalità bulgara venne sollevato anche nei parlamenti. Un deputato sloveno denunciò con forza il comportamento bulgaro presso il consiglio imperiale a Vienna il 28 giugno/11 luglio 1917; lo stesso fece un deputato del parlamento ungherese, Zoltan Vermeš, nella seduta del 7/20 ottobre 1917; inoltre, la politica «di sterminio» bulgara fu evidenziata anche dalla stampa tedesca.178

Molto più dura fu comunque la denuncia tra i paesi alleati e soprattutto neutrali. La sezione olandese della Lega dei paesi neutrali, descrivendo le atrocità serbe, concluse:

La sistematica distruzione della nazione serba fa da pendant alla riduzione in schiavitù del Belgio. Da alcuni punti di vista quest’ultimo, forse, ha sofferto di più perché è più vicino a uno dei fronti; ma da altri, c’è qualcosa di ancora più grave nel trattamento inflitto ai serbi: e il mondo civilizzato ne sa molto poco.179

Il 10/23 novembre 1917, la delegazione dei socialdemocratici serbi che aveva partecipato alla conferenza dei socialisti a Stoccolma, stilò un documento di denuncia che fece il giro dell’Europa intera. Nel descrivere i crimini austro-ungarici e bulgari, non vennero risparmiati i toni più accesi. Gli esempi riportati furono molti, ed una frase lapidaria descrisse meglio di altre l’idea della brutalità bulgara: «Passato il fiume Morava, comincia l’Asia».180

L’auspicio che qualcosa potesse cambiare, che si intervenisse in qualche modo per mettere fine alle sofferenze dei civili serbi, cadde ancora una volta nel nulla. L’anno che si stava aprendo infatti, l’ultimo della dura occupazione bulgara, sarebbe stato l’«anno della fame».

178 Ljubomir Jovanović, op. cit., p. 97. 179 Statement by the League of Neutral Countries on Bulgaria’s Occupation of Serbia, 1917, liberamente consultabile all’indirizzo internet www.firstworldwar.com. 180 Memoire du Parti socialdemocrate serbe sur la situation de la Serbie occupée, présenté au Comité Russo-Hollando-Scandinave, Imprimerie «Union», Paris, 1917, p. 24.

280

This article is from: